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1) Comunicazioni del segretario. 2) Prospettive del Partito dopo la Direzione Nazionale del 3 Maggio. 3) Varie ed eventuali.

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CIRCOLO PD PERUGIA CENTRO 2018

PD Perugia Centro

Via del Lavoro 62 Pagina 1

A tutti gli iscritti al Circolo PD Perugia Centro p.c. Segretario Comunale Paolo Polinori Partito Democratico - Organizzazione

Oggetto: verbale riunione del Circolo PD Perugia Centro del 07/05/2018.

Il 07/05/2018, alle ore 21:00, presso i locali del Circolo PD Perugia Centro, siti in via del Lavoro 62, si è svolta la riunione di cui all’oggetto, per trattare il seguente ordine del giorno:

1) Comunicazioni del segretario.

2) Prospettive del Partito dopo la Direzione Nazionale del 3 Maggio.

3) Varie ed eventuali.

Sono presenti alla riunione i tesserati: Giancarlo Monsignori, Giovanni Pagnozzi, Marco De Ciuceis, Lavinia Pannacci, Fausto Materazzi, Silvio Cipriani, Stefano Domian, Andrea Tafini, Vincenzo Scorza, Giuseppe Torcolini, Francesco Arcelli, Roberto Crisafi, Rossana Battista, Laura Bernini, Renzo Salvatici, Daniela Marzullo, Marco Pecetti.

- Comunicazioni del Segretario.

Apre la riunione il segretario Vincenzo Scorza il quale informa l’assemblea che a seguito della precedente deliberazione nella quale venivano evidenziati i costi eccessivi del conto corrente, il Circolo PD Perugia Centro ha cambiato istituto bancario ed aperto un conto corrente ex-novo con spese molto ridotte rispetto le precedenti. Nei prossimi giorni saranno comunicati ai tesserati gli estremi del nuovo conto corrente. Per ora, fino al passaggio delle domiciliazioni di tutte le utenze, verranno mantenuti attivi entrambi i conti correnti.

Successivamente il segretario comunica all’assemblea che è partito ufficialmente il tesseramento 2018.Da poi il bentornato al tesserato Giuseppe Torcolini il quale, dopo un periodo di allontanamento dal PD per seguire altri progetti politici, ha deciso di tornare a frequentare il Circolo PD Perugia Centro. Interviene il tesserato Giuseppe Torcolini il quale ringrazia per l’accoglienza e legge la seguente mail inviata ai vertici di Sinistra Italiana:

Carissima Elisabetta,

come avrai capito dalla mia mail del 13 aprile e dai miei vari interventi a partire dall’ultimo alla sala Commedia di San Mariano, dove ho sostenuto-fra l’altro-che occorreva procedere presto e bene al congresso di Sinistra Italiana, il mio stato di disagio è arrivato al capolinea!

Ho letto in queste ore che all’assemblea nazionale di sabato scorso a Roma la maggioranza di “Sinistra Italiana” ha deciso di proseguire nell’esperienza di “Liberi ed Uguali”! il che mi trova in profondo disaccordo:

non c’è bastato il grave errore fatto il 3 dicembre con l’indicazione di Pietro Grasso come candidato premier;

non c’è bastata l’incursione coloniale fatta sulla pelle dei compagni dell’Umbria dove ci è piovuta tra capo e collo la candidatura della brava e simpatica Rossella Muroni, quando noi avevamo in casa-non solo per prendere voti- la candidatura di Mauro Volpi che ha trascinato l’Umbria alla vittoria del NO nel referendum del 4 dicembre 2016, nonché se del caso, quella del bravo compagno Valerio Marinelli e via dicendo. Inoltre non c’è bisogno di ricordarti i problemi sollevati da me nella suddetta mail, a cominciare dal caso di Umbertide!

Volevo continuare nei miei 69 anni di vita politica a non “perdere tempo” (come invece è avvenuto negli ultimi tempi). Mi dimetto da “Sinistra Italiana”. Contemporaneamente intendo riprendere la tesser del PD (il che avverrà mercoledì sera presso il mio vecchio Circolo “Perugia Centro”); è in questo modo che intendo continuare il mio impegno politico.

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Fraternamente Peppe Torcolini

- Prospettive del Partito dopo la Direzione Nazionale del 3 Maggio Intervento del segretario Vincenzo Scorza:

Ho voluto convocare questa riunione dopo aver ricevuto l’input da nostri compagni ed amici iscritti al Partito che avevano l’esigenza di confrontarsi in questo momento così delicato per la nostra compagine politica.

L’elezione del 4 Marzo ci hanno relegato tra i perdenti di questa tornata elettorale, un segnale forte che i cittadini ci hanno voluto recapitare. Come spesso accade però ci concentriamo molto “sull’elaborazione del lutto” e poco sulle soluzioni da mettere in campo per poter tornare ad essere forza di governo in questo Paese. A distanza di più di un mese dalla sconfitta elettorale si assiste ancora a riunioni nelle quali si analizzano le ragioni della sconfitta, come se queste non fosse già chiare a tutti purtroppo. Di contro però, come sempre accade, accanto ai militanti che cercano di trovare una guida che li possa risollevare dal torpore post-elettorale, si assiste alla nascita, più o meno spontanea, di comitati o correnti organizzate interne al partito con l’unico scopo di colmare il vuoto di potere lasciato dal precedente segretario. Una prassi che ancora non siamo riusciti ad arginare e che penso sia una delle cause, insieme ad altre di natura programmatica, che ci hanno portato alla sconfitta: la capacità della sinistra di litigare e non trovare una linea condivisa.

La figura del nostro segretario nazionale, dimissionario dopo il voto del 4 Marzo, sembra ancora ingombrante all’interno del Partito. L’assemblea nazionale, convocata per il 21 Aprile, è stata rinviata, non si sa bene per quali motivi, lasciando elettori, simpatizzanti ed iscritti, senza prospettive future, ma con l’incertezza di un avvenire più difficile da affrontare. Nel mentre si moltiplicano iniziative dei singoli individui, si formano nuove correnti e si stringono nuove alleanze all’interno del Partito. Sembra che, ancora una volta, la lezione che ci hanno impartito gli italiani non sia stata assimilata. Ci troviamo di fronte all’ennesima pantomima di una classe dirigente incapace di dare prospettive e più incline ad assicurarsi un futuro, questo si, personale. Tanti pseudo generali in cerca di un posto al sole o di una rivincita personale, che non si accorgono che il loro esercito li sta abbandonando.

Matteo Renzi, al netto dei tanti buoni provvedimenti proposti ed approvati nella passata legislatura, ha il demerito di aver polarizzato il Partito sulla sua persona. E’ innegabile, anche alla luce delle tante analisi post- voto fatte in queste settimane, che uno dei principali fattori che ha determinato la sconfitta del PD è stato il giudizio sul segretario uscente: o si è pro o si è contro. Un fattore che a mio avviso è molto preoccupante in un Partito come il nostro. Nessuno, in passato, anche personalità di rilievo indiscusso, è mai riuscito ad incentrare il dibattito, e quindi il consenso, su una sola persona, trascurando l’ideologia ed il portato valoriale del Partito.

Se da un punto si deve ripartire io propongo che sia questo: ripensare alla forma Partito e come riportare la discussione su temi cruciali all’interno dei Circoli.

Nei giorni scorsi, le prime battute a caldo post-elezioni, denotavano come sia fondamentale ripartire dalla base e dai Circoli, per poter ricostruire una rete lasciata forse all’abbandono in questi anni, ma soprattutto ristabilire, lasciatemi passare la citazione gramsciana, quella “connessione sentimentale” che forse è mancata in questa fase.

In questi 5 anni di segreteria Renzi è innegabile come il Partito abbia abdicato il suo ruolo di guida per gli iscritti. La mancanza di leadership forte da parte del segretario, all’interno del partito, ha contribuito ad accentuare quello sfilacciamento della base che, non vedendosi più protagonista, ha preferito tenere anche un basso profilo in campagna elettorale. Senza tornare sull’analisi del voto affrontata anche nella precedente riunione, pongo qui il tema di come deve riorganizzarsi il nostro Partito e di quale “forma” più propriamente deve farsi carico.

A più di 50 giorni dalle elezioni non si è ancora formato un governo. Le due principali forze politiche uscite vincitrici dalla tornata elettorale, non riescono a trovare un accordo per un combinato disposto di veti incrociati.

Dall’altro canto, il Partito Democratico, che inizialmente aveva dichiarato di voler fare opposizione, si trova nella situazione di dover prendere una decisione. Non passano inosservate le aperture, fatte da qualche dirigente nazionale o parlamentare eletto, verso il Movimento 5 Stelle che, con “la politica dei due forni” di andreottiana memoria, ha rispolverato uno stile proprio da Rrima Repubblica: si va al governo con chiunque, purché sia io a comandare, anche se abbiamo idee differenti. E’ evidente come le nostre idee siano del tutto

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antitetiche a quelle della destra e del movimento 5 stelle ma, vista la delicata fase che stiamo attraversando e considerando le posizioni di apertura prima citate, non sarebbe stato opportuno celebrare l’assemblea nazionale e confrontarsi sul tema, a viso aperto, con gli iscritti? Se la base deve avere il suo peso e tornare a vestire un ruolo da protagonista all’interno del Partito, penso queste siano occasioni dalle quali non possiamo prescindere.

Le spaccature all’interno del nostro Partito sono ormai molto evidenti purtroppo. Non aver convocato l’assemblea nazionale ed aver preferito convocare una direzione nazionale, organo non elettivo ma nominato, ha portato uno sconvolgimento della prassi democratica all’interno del Partito. Ancor più sembra improprio e fuori luogo il comportamento di alcuni dirigenti del nostro Partito, in particolare il comportamento dell’ex segretario Matteo Renzi il quale, alla vigilia di questo importante appuntamento, invece di confrontarsi negli organismi deputati, ha preferito by-passare tutti dettando la linea in una trasmissione televisiva. Penso che, se davvero si debba ripartire dal basso, queste non siano le giuste premesse per un confronto sereno e pacato all’interno del Partito.

Dobbiamo ritrovare i nostri ideali, riscoprire il significato di essere una comunità, recuperare il nostro portato valoriale. Leggevo pochi giorni fa, in occasione della festa del Primo Maggio, un interessante articolo che mi ha segnalato il nostro iscritto Giuseppe Torcolini, pubblicato su Repubblica a firma di Antonio Polito. L’articolo parlava di lavoro e del fatto che purtroppo, dopo tanti anni, il Primo Maggio è stata una festa nella quale i lavoratori, per la prima volta, non potevano contare su una sinistra parlamentare che li rappresentasse.

Analizzando infatti i flussi elettorali in seguito alle elezioni del 4 Marzo, si vede come il lavoratori, sia dipendenti che autonomi, non votano più il PD mi polarizzano il loro voto, verso altre forze politiche che con la sinistra non hanno nulla a che fare sia per programmi che per storia politica che per portato valoriale.

Insomma il mondo del lavoro, gli operari, non ci vedono più come punto di riferimento per le loro battaglie. Una amara scoperta che però ha avuto già delle avvisaglie quando abbiamo deciso di smettere di avere un dialogo con i sindacati o quando abbiamo deciso di non coinvolgere più i lavoratori nelle scelte cruciali. Inutile però negare che molto è stato fatto per i lavoratori. Basti pensare alla misura degli 80 euro o alla stabilizzazione di molti precari nella pubblica amministrazione. Misure straordinarie che però, a quanto pare, non sono state comunicate in modo efficace o percepite in maniera positiva.

Per tornare alla politica di questi giorni, oggi le consultazioni per la formazione del nuovo governo, hanno segnato un punto di svolta. Il Presidente della Repubblica ha dato un aut-aut ai partiti: o si trova una intesa in tempi brevi o si va verso un governo del Presidente. Dalle dichiarazioni rilasciate dai leader politici la soluzione di un governo del Presidente sembra sia ben accetta solo dal PD, il quale si è dichiarato disponibile a votare un governo che vada in questo senso. Attenzione però a non fare gli errori precedenti: abbiamo già sostenuto e votato un esecutivo del Presidente (governo Monti) e l’impatto sulla gente non è stato positivo. La perdita di consensi è stata direttamente proporzionale alla nostra responsabilità: non ripetiamo gli stessi errori.

Tralasciando per un attimo le questioni nazionali sulle quali spero si sviluppi il successivo dibattito, passo velocemente alle questioni locali. Anche qui, purtroppo, i conflitti interni a livello nazionale si ripercuotono sulle dinamiche interne del nostro Partito. Nella prossima tornata elettorale si andrà al voto in 8 comuni della nostra Regione, i più importanti dei quali sono Terni, Spoleto, Umbertide e Corciano. C’è da sottolineare, purtroppo, come in questi comuni il gruppo dirigente del PD sia spaccato e lacerato, con fratture così vistose che difficilmente, in alcuni casi, sarà impossibile riparare. A Terni, dopo avere scelto il candidato Sindaco, una parte del gruppo dirigente ha deciso di sancire uno strappo che forse porterà una candidatura contrapposta rispetto quella ufficiale del Partito. Sono tante le voci che in queste ore si rincorrono e che vedrebbero alcuni dirigenti locali essere alla ricerca e lavorare per una candidatura di rottura con quella scelta dal segretario in carica: una situazione non edificante neanche agli occhi dei cittadini e che potrebbe complicarci la vita in una città nella quale di difficoltà da superare ne abbiamo tante. Stessa cosa a Spoleto, dove la minoranza del Partito che ha perso il congresso pretende di dettare la linea politica e designare il candidato Sindaco. Anche qui si sta creando una spaccatura difficile da spiegare al nostro elettorato e che potrà portare solo ad una sconfitta annunciata. Di Umbertide inutile rammendare i fatti che hanno preceduto l’attuale candidatura, sulla quale nessuno mette in dubbio professionalità e correttezza. Una situazione, a livello regionale, che non fa ben sperare per le imminenti elezioni. Anche a Perugia la situazione non è delle migliori. Ad un anno dalle elezioni non abbiamo ancora tracciato un percorso comune per individuare il candidato Sindaco. Di contro, il gruppo consigliare, spaccato al suo interno, non fa una giusta opposizione a questa amministrazione di destra.

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Vorrei anche ricordare che dopo le amministrative del 2019, nel 2020, si andrà al voto per la Regione:

riconfermare il risultato, con tutti i grandi comuni in mano al centrodestra, si prefigura come una missione quasi impossibile. Per questo penso si debba sin da ora pensare al futuro, cercare di recuperare terreno nei confronti dei nostri avversari laddove ne abbiamo la possibilità, mettere in campo interventi straordinari per lasciare un segno a livello di governo regionale

.

Giovanni Pagnozzi: stiamo vivendo in queste settimane una situazione nuova, che non si è mai verificata:

non abbiamo un governo dopo le elezioni. Anche a livello interno la situazione non è delle migliori: come pensiamo di affrontare probabili elezioni? Cosa chiediamo ai nostri dirigenti? Come sempre, nel nostro Partito, si assiste ad una guerra tra bande, indice di una situazione critica e non chiara. Non possiamo ridurre il dibattito interno sulla figura dell’ex segretario. Per quanto riguarda le consultazioni che stanno andando avanti in questi giorni, trovo grave lo sbandamento che abbiamo avuto durante questa fase. Come possiamo recuperare consenso, il tema che dobbiamo porci è questo, altrimenti rischiamo far ridurre la contesa politica ad un ballottaggio tra M5S e Lega. Ci servono posizioni chiare, gli altri partiti hanno ottenuto consenso perché hanno mantenuto sempre la stessa linea. Anche noi dobbiamo ribadire con forza il nostro “no” ad una eventuale alleanza con il M5S o la Lega. Non bisogna avere tentennamenti: si devono avere posizioni chiare e mettere da parte le divergenze interne.

Fausto Materazzi: concordo con l’intervento di Giovanni Pagnozzi e condivido la linea politica tracciata dal segretario. In questo momento di difficoltà si sente molto la mancanza del Partito inteso come entità. Non c’è, al momento, un’anima che guidi il Partito. Anche le liti interne e le uscite dell’ex segretario Matteo Renzi, non portano nessun beneficio. Renzi è stato una figura di rottura con il passato, ha individuato percorsi nuovi da seguire, portato un nuovo modo di fare politica, ma in questo momento non sta facendo il bene del Partito.

Quando è stato segretario ha concentrato tutte le energie alla guida del governo e poco sull’organizzazione del Partito: forse ora paghiamo questo scotto. Non è possibile che si dimette e poi resti a dettare la linea dietro le quinte. Anche il Umbria, dopo le dimissioni di Giacomo Leonelli, non abbiamo un segretario. Penso che Giacomo non doveva dimettersi, e se anche avesse voluto farlo, prima doveva consultare la base, tutti quelli che lo hanno sostenuto. Renzi ha fatto la stessa cosa, si è dimesso senza consultare la base, ma a differenza del nostro segretario regionale, continua a dettare la linea non pensando al bene del Partito. Per quanto riguarda le consultazioni sono contrario ad una alleanza con i 5 Stelle, ma penso che sarebbe sotto meglio fare un confronto con loro, anche per far emerge le loro contraddizioni. Confrontarsi non vuol dire accettare le idee dell’altro, confrontarsi è anche ascoltare. Potevano avere un confronto con loro e fare il bene del Paese imponendo i nostri punti programmatici. Se fossimo capaci di far emergere le loro contraddizioni interne, forse la gente capirebbe meglio il nostro punto di vista, nella consapevolezza che le nostre idee sono diametralmente opposte alle loro. Posso riassumere in questo modo: viviamo le stesse realtà ma da prospettive diverse. In questo momento i 5 Stelle sono l’antitesi della democrazia: in campagna elettorale volevano il 51% dei voti, ma in questo modo non si può avere democrazia, non può esserci dialogo, comanda una sola persona. Il nostro compito è quello di smontare le loro idee populiste che cambiano a seconda degli umori del popolo: dobbiamo far emergere le loro contraddizioni. In questa fase Renzi ha fatto l’errore di dettare la linea del Partito by-passando gli organismi interni: si deve fare da parte, in questo momento ha lo stesso atteggiamento che aveva D’Alema quando faceva parte del PD.

Giancarlo Monsignori: noto come purtroppo non si fa nel Partito una analisi seria della sconfitta ma si da la colpa di tutto ad una sola persona, non mi trovo d’accordo con questa personalizzazione della sconfitta.

Quando abbiamo preso il 40% alle elezioni europee nessuno ha mai tacciato il segretario di imporre una linea non conforme ai valori del PD: non c’è più rispetto per questo gruppo dirigente. Si assiste in questi giorni ad un ammutinamento generale: i padri nobili del Partito, invece che discutere negli organismi preposti, by-passano il gruppo dirigente. Siamo un Partito che non discute più, solo pochi, i capi corrente, abbozzano una discussione che certo non rappresenta il sentore degli iscritti. Dobbiamo tornare a discutere, dobbiamo tornare ad intercettare i cambiamenti ed i bisogni della gente. Non possiamo più permetterci di ragionare con la testa rivolta all’indietro, se continuiamo così non saremo in grado di intercettare i giovani. In questa società moderna i giovani sono abituati ad avere tutto e subito, perché sono stati educati in questo modo. Anche dal punto di

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vista economico dobbiamo tornare ad essere un Paese che produce: non abbiamo una classe imprenditoriale, abbiamo tanti scalatori finanziari. Dobbiamo puntare sulla scuola, sulla ricerca; dobbiamo riformulare la nostra politica economica con particolare attenzione ai giovani ed ai più bisognosi. Sulle dimissioni del segretario regionale rimango dell’idea che non doveva candidarsi, ma restare al proprio posto e guidare il Partito in questa difficile fase. Terni, Sploleto, Umbertide sono esempi di come il Partito in queste realtà non esista o sia fortemente spaccato. Anche a Corciano le cose non vanno meglio: c’è un gruppo di persone che sta lavorando contro gli interessi del Partito. Dobbiamo prendere atto che la politica fatta in questi anni non è stato percepita in modo positivo dagli elettori che nella passata tornata elettorale ci hanno inviato un forte segnale. Il Movimento 5 Stelle pensava di vincere a mani basse, invece si è ritrovato senza una maggioranza e con la necessità di stringere accordi per poter governare. Non capisco poi tutta la polemica sulla legge elettorale: non è stata votata solo dal PD ma anche da altre forze politiche presenti in parlamento. C’è bisogno di ridiscutere la nostra linea politica, di avere un confronto interno, di decidere cosa vogliamo fare e quali siano le priorità, altrimenti ognuno fa come gli pare. Sul livello locale denoto anche molte difficoltà a fare opposizione all’attuale maggioranza. Il Sindaco si fa vedere molto in giro, anche se non ce ne accorgiamo, lui sta tra la gente.

Abbiano fatto in passato l’errore di credere che potevamo vivere di rendita, ma sappiamo tutti come è andata a finire. Devo però, purtroppo, constatare che anche in Regione si sta seguendo la stessa linea: cioè la convinzione che si possa tornare a vincere senza fare ulteriori sforzi, non c’è più confronto con gli amministratori.

Giuseppe Torcolini: l’andamento della discussione stasera mi conforta perché in questo Circolo si può discutere liberamente e ognuno può portare il proprio contributo. Sulle consultazioni in corso vorrei sottolineare come Di Maio, pur di andare al governo, stia facendo carte false: ha offerto al PD 5 punti programmatici e 3 ministeri. Sconfortante pare la situazione locale dove non si vede una classe dirigente.

Vorrei fare una proposta: visto anche quello che è emerso durante la discussione, vorrei suggerire di trasformare Villa Umbra, Scuola di Pubblica Amministrazione della Regione Umbria, in un luogo di formazione sia della classe dirigente politica che imprenditoriale. Anche io non sono d’accordo sul fatto che il Sindaco non si muova; lo fa, ma in silenzio. Anche sul nostro territorio dobbiamo cambiare marcia. Abbiamo un territorio molto vasto che fa riferimento al nostro Circolo: dobbiamo muoverci sul quartiere, contattare le associazioni che operano in esso, intercettare i bisogni della gente che ci vive. Sia a livello nazionale che locale farei forza su tre-quattro parole d’ordine per far presa sulla gente.

Lavinia Pannacci: in questi due mesi dal voto sento l’esigenza di un confronto con gli iscritti di questo Circolo in un momento nel quale il Partito sembra non esistere. Sono stato eletta in assemblea nazionale circa un anno fa, ma rispetto alla mia elezione molto cose sono cambiate all’interno del Partito. Non c’è più una comunità di persone ed un sistema valoriale che ci ha sempre contraddistinto. In questi anni abbiamo vissuto molte sconfitte: nel 2008 abbiamo preso 14 milioni di voti, ora, nelle ultime consultazioni elettorali, siamo scesi a 6 milioni. C’è bisogno di costruire una nostra identità, c’è bisogno di riscoprire i nostri valori. Non so come rapportarmi con i comuni cittadini, chi siamo e quali siano le nostre idee. Sono offesa dal fatto che l’assemblea nazionale non sia stata convocata, in quanto è l’unico organo rappresentativo di tutto il Partito ed il solo che può avallare la linea politica del segretario. E’ così tanta la confusione anche all’interno del Partito che attualmente non so quale sia il mio riferimento nazionale all’interno dell’assemblea. Invece di convocare l’assemblea si è deciso di convocare la direzione nazionale, organo non rappresentativo della base nel quale c’è gente che non rappresenta più nessuno, in quanto neanche eletta nei propri collegi. In questo momento c’è bisogno di una profonda riflessione sulla nostra linea politica, siamo ai minimi del consenso e non siamo lucidi:

non possiamo fare gli interessi dei cittadini se i nostri ideali non sono condivisi tra di noi. Anche a livello locale non siamo messi bene. Durante lo spoglio del 4 Marzo il seggio simbolo della nostra sconfitta penso sia stato quello di Moiano. Alle passate consultazioni la Lega ha preso, in quel seggio, 2 voti; alle elezioni del 4 Marzo ne ha presi 119: è un dato così fuori dagli schemi e dalle analisi che non può essere né spiegato, né confrontato. La dirigenza attuale non sta facendo il bene del Partito. Propongo, sulla scorta delle iniziative avviate da altri Circoli, di scrive una lettera al nazionale chiedendo di convocare un’assemblea e contestualmente coinvolgere i Circoli nella definizione della strategia politica nonché interpellarli sulle decisioni

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cruciali per il Partito; applicare quindi la norma del nostro statuto che prevede referendum consultivi tra gli iscritti nel caso di decisioni importanti.

Il segretario Vincenzo Scorza, mette in votazione la proposta. La proposta è accettata all’unanimità. Nei prossimi giorni il segretario invierà agli iscritti una bozza di lettera aperta ai contributi di tutti.

Rossana Battista: il successo della Lega in questa compagna elettorale è dovuto ai temi trattati: il populismo e il tema dell’immigrazione sono stati cruciali per la vittoria. Anche i 5 Stelle, attraverso la loro piattaforma web, stanno sviluppando tematiche simili. Nel nostro Partito noto che manca una certa umanità, un senso di comunità che si è persa. La colpa di tutto ciò non è solo di Renzi ma di tutto il gruppo dirigente incapace di intercettare i cambiamenti. Le politiche sociali fatte in questi anni sono state importanti ma non del tutto percepite. Lavoro in un contesto nel quale tutti i giorni vedo come sia importante per i cittadini ricevere gli 80 euro o accedere al REI (reddito di inclusione). Nonostante lavori in questo contesto noto come ci sia stata mancanza di comunicazione: le misure che ho descritto non sono conosciute da tutti. Cosa possiamo fare noi come Circolo? Noi possiamo farci tramite di queste idee, parlare con la gente, intercettare i loro bisogni; nel nostro piccolo penso che si possa fare molto. Possiamo partire dal basso e fare cose concrete, però, per fare ciò, servono due prerequisiti: idee chiare ed unità di intenti.

-Varie ed eventuali.

Nulla da discutere

La riunione si chiude alle ore 22:30.

Perugia 14/05/2018

Il segretario verbalizzante Vincenzo Scorza

Il segretario

Vincenzo Scorza

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