• Non ci sono risultati.

FACOLTA DI LINGUE, LETTERATURE E CULTURE MODERNE ATTIVITA FORMATIVA A SCELTA: STORIA DELLA CULTURA NORD-AMERICANA

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "FACOLTA DI LINGUE, LETTERATURE E CULTURE MODERNE ATTIVITA FORMATIVA A SCELTA: STORIA DELLA CULTURA NORD-AMERICANA"

Copied!
9
0
0

Testo completo

(1)

FACOLTA’ DI LINGUE, LETTERATURE E CULTURE MODERNE

ATTIVITA’ FORMATIVA A SCELTA: STORIA DELLA CULTURA NORD-AMERICANA

PROF. FRANCESCO MELI

GLOBALIZZAZIONE: ALCUNE CONSIDERAZIONI

Le argomentazioni contrarie alla globalizzazione, prima ancora di essere di ordine economico-politico e sociale, sono di ordine culturale. La scomparsa dei confini nazionali in un mondo ormai interconnesso dai mercati ( e da internet) assesterà un colpo mortale alle culture locali e nazionali, e alle tradizioni, alle consuetudini, ai costumi e perfino alle lingue che costituiscono l’identità di ogni Stato nazionale e di ogni regione.

(2)

Poiché il mondo non è in grado di resistere all’invasione di prodotti culturali provenienti dai paesi più sviluppati – o per meglio dire dalla unica superpotenza, gli Stati Uniti – la conseguenza inevitabile è che la cultura nord-americana finirà per imporsi a tutti, standardizzando il mondo e sterminando tutte le sue variegate culture. In questo modo, tutti gli altri popoli, non solo i più deboli, perderanno la loro identità e diverranno nel XXI secolo nulla più che colonie costruite sulle norme culturali di un nuovo imperialismo che, oltre a dominare il pianeta per mezzo del suo strapotere militare e finanziario e delle sue superiori conoscenze scientifiche, imporrà agli altri il suo linguaggio, i suoi modi di pensare, di credere, di divertirsi, perfino di sognare.

Quest’incubo, o utopia negativa, di un mondo che a causa della globalizzazione sta perdendo le sue diversità linguistiche e culturali e viene colonizzato dagli Stati Uniti, è stimolato dal rancore verso la superpotenza e questo senso di persecuzione si manifesta anche in paesi ricchi e di antica cultura ed è condiviso da forze sia di sinistra che di centro e di destra: il caso più noto è quello della Francia, dove frequenti sono le campagne governative in difesa dell’ “identità culturale” nazionale che sarebbe minacciata dalla globalizzazione.

(3)

Prima di fornire qualche riflessione in merito alla presunta

“omogeneizzazzione” del mondo mi sembra necessario ricordare che le attuali identità si sono lentamente formate/costruite in processi secolari che hanno rielaborato apporti esterni molto vari (in questo senso ogni identità è sempre frutto di un “meticciato”

culturale. Inoltre il carattere nazionale di queste identità è anch’esso frutto di potenti influssi dall’alto, quelli degli Stati ottocenteschi che hanno cercato di fondere, attraverso l’istruzione di massa e la leva militare, le varie identità locali in un unico insieme.

Si può riconoscere comunque che le argomentazioni anti- globalizzazione abbiano un fondo di verità. Nel nuovo secolo il mondo sarà meno pittoresco e più povero di colore locale rispetto al mondo che ci siamo lasciati alla spalle. Tutta una straordinaria varietà di universi culturali diversi dal modello dominante va sparendo e quando non scompare del tutto si va restringendo a piccole minoranze, mentre l’insieme della società assume costumi e modelli culturali più appropriati ai nostri tempi.

Tutte le aree del pianeta attraversano questo processo, alcune più rapidamente, altre meno; ma forse non si tratta di globalizzazione. Si tratta piuttosto di ciò che da tempo è stato

(4)

chiamato modernizzazione, che preesiste alla globalizzazione e ne è la causa, non l’effetto. E’ certo possibile deprecare le trasformazioni, e provare nostalgia per i vecchi modelli di vita che, specialmente dal nostro punto di vista odierno, ci appaiono pieni di fantasia, colore e tranquillità. Sicuramente non erano proprio così (dominante è sempre stata la mera lotta per la sopravvivenza con mezzi e risorse inadeguate) e in ogni caso il processo di modernizzazione appare inevitabile. Anche i regimi politici più totalitari che si chiudono in se stessi e decretano ogni sorta di divieti e censure contro la modernità non riescono ad impedire che essa lentamente si infiltri e cominci ad erodere la cosiddetta identità culturale del luogo.

E’ vero che la modernizzazione cancella molte forme di vita tradizionali ma, allo stesso tempo, apre opportunità nuove e costituisce un passo avanti importante per la società nel suo insieme. Le accuse contro la globalizzazione e la difesa delle identità culturali, tradiscono una concezione statica e chiusa della cultura che è del tutto priva di fondamenti storici. Quali culture sono mai rimaste inalterate nel tempo? Il concetto stesso di identità culturale è assai pericoloso, in particolare il concetto di

“identità collettiva”: finzione ideologica e base del peggiore nazionalismo.

(5)

Quel comune denominatore comune che può definire una comunità (lingua, religione, territorio, caratteristiche comuni,ecc.) non può mai definire fino in fondo ciascun individuo e il suo attributo più prezioso, conquistato duramente nei millenni, ovvero la libertà. Il concetto di “ identità collettiva”, impiegato quindi su scala non esclusivamente individuale, è di per sé riduttivo e disumanizzante, è un’astrazione ideologica che cancella tutto ciò che è originale e creativo nell’essere umano e che non può dipendere unicamente da quanto è imposto da tradizione, geografia e condizionamento sociale.

La globalizzazzione, se attuata con criteri di equità e giustizia, può contribuire ad estendere per la prima volta a tutti i cittadini del pianeta la facoltà di costruire una propria individuale identità culturale attraverso il libero arbitrio, secondo le loro preferenze e i loro desideri. Oggi gli esseri umani non sono inevitabilmente obbligati, come in passato e come in molto luoghi ancora oggi, a rispettare un “identità” che li confina in una via senza uscita imposta da lingua, nazionalità, chiese, usi e costumi del luogo di nascita. Ma un’identità culturale non può essere imposta, come è accaduto in passato con la forza e lo strapotere degli Stati Nazione. Ed oggi, anche grazie all’indebolimento degli Stati-

(6)

Nazione, possiamo vedere culture locali dimenticate, marginalizzate e costrette al silenzio riemergere e dare segni della loro presenza nel concerto del pianeta globalizzato: in questa prospettiva la globalizzazione è benvenuta perché allarga gli orizzonti di scelta e di libertà.

La paura che il nostro pianeta subisca un processo di

“americanizzazione” ha a che fare più con una paranoia di tipo ideologico che con un’effettiva realtà. Naturalmente non c’è dubbio che a seguito della globalizzazione la lingua inglese sia divenuta l’idioma generale del nostro tempo, come lo fu il latino nel MedioEvo. Sicuramente continuerà la sua ascesa dato che si tratta di uno strumento indispensabile di scambio e comunicazione a livello internazionale. Ma questo non significa che per forza l’inglese si sviluppi a danno delle altre grandi lingue (l’espansione dello spagnolo nelle Americhe è un esempio).

La perdita d’importanza dei confini e la sempre maggiore interdipendenza del mondo incentivano le nuove generazioni a conoscere le altre culture e ad abituarsi al contatto con esse: se non per scelta almeno per necessità, dal momento che l’abilità di parlare diverse lingue e di navigare in modo sicuro attraverso culture diverse è diventato un fattore cruciale per il successo nel

(7)

lavoro. La miglior difesa delle nostre rispettive lingue e culture consiste nel promuoverli con energia ed intelligenza nel mondo globalizzato, piuttosto che nella pretesa naive di vaccinarli ( e vaccinarci) contro le minacce dell’inglese (e dell’America).

La propensione propria delle culture è verso l’universalità, ossia l’opposto dei ciechi nazionalismi e provincialismi. Le culture devono avere la possibilità di vivere in libertà, confrontandosi perennemente con altre culture. Questo processo di “contaminazione” le rinnova, permette loro di evolversi, di adattarsi al flusso continuo di esperienze, di vita.

Anche per esperienza diretta non posso che essere d’accordo con la nota frase del famoso regista tedesco Wim Wenders a proposito della sua generazione, cresciuta dopo gli orrori e la sconfitta della Seconda Guerra mondiale: “Ci ha salvato l’America”. Letteratura, musica, cinema e mode americane sono stati veicolo di apertura al mondo e di democrazia: la cultura americana è stata nel suo insieme un grande “vento di libertà”

portato verso un’Europa che si era praticamente autodistrutta, evitando il ritorno di rancori nazionalistici e desideri di rivincita.

(8)
(9)

Riferimenti

Documenti correlati

Gli studenti e le studentesse dovranno affinare gli strumenti e le metodologie analitiche e concettuali per la comprensione e l'interpretazione delle opere studiate, della loro forma

Nell’ambito della ricerca sul “Portoghese come Heritage Language” (Fondi FARS prof.ssa Katia de Abreu Chulata), nello specifico della ricerca che la prof.ssa de Abreu

• L'apprendimento delle lingue straniere scelte viene particolarmente sviluppato attraverso esercitazioni che prevedono apposite attività di laboratorio linguistico a diversi livelli.

30/06/’16 PESCARA Intermediazione import/export www.internationaltradeagency.it Info@internationaltradeagency.it 713 AGENZIA

17) Le arti figurative nelle letterature iberiche. 18) VIII Congreso Internacional de la Asociación Hispánica de Literatura Medieval, Santander, Universidad de

mentre per “trattamento” si intende “qualsiasi operazione o insieme di operazioni, compiute con o senza l’ausilio di processi automatizzati e applicate a dati personali o

L'accertamento dell'acquisizione di tali abilita verra attuata, oltre che con le consuete forme di verifica a conclusione di ciascun corso disciplinare, anche attraverso verifiche

In conclusione, il progetto si è rivelato un’attività formativa efficace. L’uso della piattaforma online predisposta per lo studio della Costituzione si è rivelata un ottimo