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CAPITOLO3 LESIONI DIGITALI

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CAPITOLO3

LESIONI DIGITALI

(R. ISHII :2000; C. LISHER, P. OSSENT:2000; J.BERG C.L.FRANKLIN: 2000; P.OSSENT: 2000; GREENOUGH, P.R., WEAVER, A.D., BROOM, D.M., ESSLEMONT, R.J., GALINDO, F. A. 1997. GREENOUGH, P., WEAVER, A.D..; SMEDEGAARD, H.H. 1985; J. K. SHEARER, J. HERNANDEZ: 2000; A. BRIZZI:1994; J HERNANDEZ, J.K.SHEARER: 2000; R.A.LAVEN, I.DEMIRKAN, R.W. BLOWEY: 2000; .CHELI, F.ADDIS, C.M. MORTELLARO:1980)

LESIONI TESSUTI MOLLI

DERMATITE INTERDIGITALE

La dermatite interdigitale è un infiammazione acuta, subacuta o cronica, della cute dello

spazio interdigitale nella sua parte volare e raramente in quella dorsale, che interessa quasi

sempre il bipede anteriore, soprattutto in bovine da latte in lattazione. Lesione molto

frequente e conosciuta da molto tempo con il termine volgare di “rasidura”.

Sembra dimostrato il ruolo eziologico del “bacterioides nodosus” e di alcune spirochete,

anche se assumono una grande importanza nello sviluppo della patologia fattori

predisponenti quali la lettiera umida ed il fango.

L’evoluzione della patologia attraversa diverse fasi, inizialmente si ha erosione della cute

interdigitale con produzione prettamente essudativa, nella seconda fase la dermatite va ad

interessare i bulbi con ipercheratosi ed erosione progressiva degli strati dell’epidermide

(2)

Figura 1

Il “Bacterioides nodosus” si moltiplica nello strato germinativo del corium, provocando la

crescita anomala del corno, lo scollamento e la separazione dell’unghione a livello del

bulbo. Le deformazioni cornee, sotto l’azione di forze compressive, provocano ulteriori

traumi che possono incrementare lo stato infiammatorio del cheratogeno, con ulcerazioni

della suola, dei talloni e dei bulbi (figura 3).

A livello dei bulbi si formano delle caratteristiche fessurazioni a “V”, con vertice nello

spazio interdigitale, inoltre gli unghioni si allungano, si alzano ed il corno della suola si

ispessisce.

Nelle forme meno gravi manca di solito la zoppia, è presente però ipersensibilità (l’arto

viene battuto violentemente a terra); in quelle più gravi la lesione, estendendosi molto

(3)

Figura 2

Dermatite interdigitale con malattia della linea bianca

La terapia si basa essenzialmente sull’applicazione topica di ossitetracicline e sulla

correzione e pulizia chirurgica delle fissurazioni del corno, il pareggio correttivo è

indispensabile nei casi più gravi per evitare imponenti ulcerazioni e per prevenire zoppie

peggiori. Risulta utile quando possibile la messa al pascolo del soggetto colpito. Riguardo

le misure preventive, un utilizzo costante delle vasche di disinfezione, una ridotta

esposizione ai liquami ed un regolare pareggio incidono nettamente sull’incidenza della

(4)

DERMATITE DIGITALE

La dermatite papillomatosa digitale è una delle sfide nella podologia bovine in quanto fino

ad oggi non è stata sviluppata una strategia di trattamento e prevenzione ottimale.

L’eziologia è multifattoriale, fattori ambientali ed infettivi. Sono stati molti gli sforzi per

isolare gli agenti infettivi responsabili della patologia, l’attenzione si è focalizzata

sull’isolamento e la coltivazione di spirochete.

Un nuovo Treponema sp. È stato isolato nelle lesioni da dermatite papillomatosa ed è stato

chiamato Treponema brennaborense strettamente relazionato al Treponema maltophilum,

una spirocheta orale (Demerkan et al. 1999a 1998).

Recentemente in California sono state isolate nuove specie di Treponema: T.denticula,

T. phagendis, T. medium/vicentii ( Read et al. 1999 Walker et al. 1998), aventi come

caratteristica un’invasività elevata per la pelle.

Inoltre batteri simili al treponema sono stati isolati in lesioni simili alla necrosi

interdigitale, suggerendo una combinazione con la dermatite papillomatosa digitale.

Altri batteri anaerobi sono stati trovati nelle lesioni da dermatite papillomatosa digitale, pur

non risultando chiaro il loro ruolo patogenetico: Porphyromonas spp., Fusobacterium

necrophorum,

Prevotella bivia, Peptostreptococcus indolicus (Schulz et al. 2000), Campylobacter

sputorum (Ohya et al. 1999).

Le probabilità di sviluppare la dermatite papillomatosa digitale sono maggiori nelle vacche

nell’ultima fase della lattazione ed in quelle che partoriscono durante l’inverno.

Sono colpiti maggiormente gli arti posteriori. Le proliferazioni papillomatose si hanno

(5)

Gli animali colpiti presentano una zoppia di grado variabile e non correlata alla gravità,

dolore alla palpazione, calo ponderale e riduzione della produzione lattea.

La parte distale dell’arto colpito viene tenuta in semiflessione sia in stazione che in

movimento.

Sulla cute posteriore, dai talloni agli unghielli, si evidenziano nella fase iniziale della

lesione iperemia e tumefazione, in un secondo momento compaiono soluzioni di continuo

di tipo ulcerativo, ricoperte da essudato sieroso abbondante dall’odore sgradevole.

Si distinguono 3 forme:

• Forma ulcerativa: si ha una lesione circolare, con essudato abbondante di odore sgradevole, superficiale.

• A fragola: con fenomeni regressivi e proliferativi granuleggianti. (figura 4)

• Proliferativa: con proliferazioni digitiformi e verrucose a cavolfiore.

(6)

Fissure, erosioni e solcature sono le possibili complicanze sull’unghia (figura5).

Figura 4

Dermatite digitale con interessamento del tessuto corneo dei talloni.

La terapia prevede l’accurata exeresi della cute interessata, l’asportazione deve interessare

anche il tessuto corneo, quando coinvolto, per evitare le temibili complicanze riguardanti

l’unghia.

È necessaria l’applicazione topica di ossitetracicline e talvolta di penicilline per via

parenterale.

Nell’ottica della prevenzione è consigliato il pareggio periodico degli unghioni e l’utilizzo

delle vasche per la disinfezione con solfato di rame, formalina o anche con tetracicline in

(7)

IPERPLASIA INTERDIGITALE

L’iperplasia interdigitale è comunemente nota come “tiloma”, consiste in un processo

iperplastico della cute dello spazio interdigitale. Solitamente localizzato alla commessura

anteriore degli unghioni può a volte estendersi all’intero spazio interdigitale. Colpisce

solitamente il bipede posteriore e può estendersi ad entrambe gli arti. Colpisce soprattutto i

maschi in età intermedia, mentre è molto rara nei soggetti con età inferiore ai due anni.

La patologia scaturisce da un’infiammazione cronica della cute dello spazio interdigitale,

oltre al determinante concorso del tipo di pavimentazione e della condizione igienica degli

animali, l’elemento fondamentale nella patogenesi è la conformazione difettosa degli

unghioni e lo stiramento del legamento interfalangeo distale, che causa un’indubbia

diminuzione della resistenza della cute interdigitale verso agenti irritativi meccanici,

chimici e microbici. Anatomicamente si tratta di un iperplasia cutanea cronica fibrosa

accompagnata da ipercheratosi o paracheratosi (figura 6).

Figura 5

(8)

Nella fase iniziale non ci sono disturbi funzionali, nella parte anteriore dello spazio

interdigitale, protendente in esso, si nota una tumefazione sessile, rotondeggiante, di

dimensioni variabili, priva di peli con cute liscia o cribrosa. Alla palpazione non si

evidenzia dolorabilità e la zoppia è assente. Un alterato appoggio od una lieve zoppia si

evidenziano solamente quando il processo iperplastico raggiunge un certo volume, nel toro

può determinare gravi disturbi nel salto.

Il quadro può aggravarsi con la colonizzazione di microrganismi, come il Fusiformis

Necrophorus, in seguito a microtraumi o all’azione compressiva esercitata dagli unghioni

sulla cute. Il tessuto fibro-adiposo povero di vasi offre una scarsa resistenza alla

colonizzazione batterica ed in breve tempo si può sviluppare un grave processo settico con

rilevante tumefazione della parte, ulcerazioni, focolai di necrosi e tragitti fistolosi con

fuoriuscita di essudato dall’odore sgradevole (figura 7).

Figura 6

(9)

Oltre al disturbo funzionale di gravità variabile può essere presente risentimento generale.

Nelle forme complicate da processi settici può in parte confondersi con il flemmone

interdigitale, che però è sempre accompagnato da risentimento generale spesso grave e da

un’espansione maggiore del processo locale.

Per l’asportazione (figura8) si eseguono due incisioni convergenti alla base del tiloma, in

modo da isolare ed asportare una formazione triangolare con base nella parte anteriore; una

volta asportato il cuneo viene eliminato anche il tessuto adiposo sottostante. La parte viene

quindi cosparsa con antibiotici ed eventualmente fasciata mantenendo gli unghioni

ravvicinati per facilitare la completa cicatrizzazione delle superfici cruentate poste a mutuo

contatto. La prognosi è favorevole e la cicatrizzazione si completa in due settimane circa.

(10)

FLEMMONE INTERDIGITALE

(NECROBACILLOSI INTERDIGITALE) E SUPER FOOT ROT.

FLEMMONE INTERDIGITALE

Si tratta di un processo acuto o subacuto del tessuto sottocutaneo dello spazio interdigitale

e delle regioni vicine con tendenza alla necrosi ed alla suppurazione.

Conosciuto anche come patereccio o zoppina lombarda, il flemmone interdigitale è una

malattia infettiva causata dall’azione sinergica di due batteri gram-negativi anaerobi:

Fusobacterium necrophorum sub. Necrophorum e Porphyromonas levii (Berg e Loan

1975), che fanno parte della flora batterica gastro-intestinale dei bovini (sono infatti

isolabili dal rumine e dalle feci).

I fattori predisponenti devono esser considerati come una parte importante della patologia,

in quanto i batteri, prima che il flemmone possa svilupparsi, devono invadere il derma

interdigitale.

Il F. necrophorum ed il P. levii non hanno questa invasività, dunque hanno un ruolo

fondamentale le lesioni da trauma o da altre patologie infettive, l’eccessiva umidità della

lettiera, le carenze alimentari.

L’incidenza della patologia sembrerebbe essere influenzata anche dall’età (giovani) e dalla

stagione (estate), interessa solitamente un solo piede ma può, nei giovani ed in

manifestazioni epidemiche, interessare più arti, sono colpiti più frequentemente gli arti

posteriori delle femmine a stabulazione permanente. Una percentuale rilevante si può

osservare nei soggetti ad ingrasso di allevamenti industriali.

L’insorgere di una zoppia acuta o sub-acuta è, generalmente, il primo sintomo osservato

(11)

Ad un esame precoce del piede, la pelle appare decolorata e necrotica, in breve appaiono

fessurazioni ed è presente un essudato necrotico, spesso caseoso, sulla lesione ( odore

marcio).

L’edema è molto evidente e può estendersi notevolmente al tessuto sottocutaneo del dito (

notevole dolore ed assenza di movimento). La cute in preda a necrosi, suppurazione ed

abbondantemente separata dai sottostanti tessuti può sollevarsi e cadere lasciando ampie

soluzioni di continuo. Le perdite di sostanza sono presto rimpiazzate da tessuto fibroso e di

granulazione, determinando la comparsa di formazioni ulcerose brunastre. Il decorso può

essere benigno oppure il processo necrotico può per varie ragioni (diminuzione delle

resistenze, aumento della virulenza dei microrganismi coinvolti, ulteriori traumi), invadere

le strutture più profonde. Negli animali non trattati è possibile l’interessamento

dell’articolazione interfalangea distale; meno comunemente sono implicate la borsa

navicolare, le guaine tendinee ed i legamenti. Il coinvolgimento di tali tessuti appare in un

periodo variabile dai 10 ai 20 giorni dalla comparsa del flemmone, nei casi più estremi il

processo risale lungo l’arto determinando fistolizzazioni più o meno ampie.

Dolore e febbre influenzano l’appetito, riducendolo; il risentimento generale sempre

presente si manifesta anche con ottundimento del sensorio e diminuzione della secrezione

lattea.

Per la diagnosi le prove colturali sono utilizzate raramente per il tempo e le spese

necessarie alle procedure colturali in anerobiosi; ci si basa quindi sui reperti clinici:

repentino insorgere della zoppia, edema digitale, fessurazioni interdigitali tipiche, odore

marcio, dolore risvegliabile alla palpazione.

La terapia prevede il trattamento con antibiotici per via sistemica con o senza

l’applicazione topica; vengono utilizzate ampicillina, amoxicillina, tetracicline e

sulfamidici. La terapia antibiotica sistemica deve avere una durata minima di tre giorni,

(12)

un’unica somministrazione vengono utilizzati antimicrobici che danno un elevato livello

ematico. Sono usate alte dosi si ossitetracicline, penicillina G e sulfonamidi.

Quando sono già presenti processi suppurativi o necrotico gangrenosi caratterizzati da

tragitti fistolosi oltre al trattamento sistemico è necessaria un’attenta pulizia chirurgica, con

rimozione dei tessuti necrotici ed eventuale asportazione del tessuto corneo interessato.

Con un trattamento tempestivo, la prognosi è favorevole anche se in caso di complicanza

diventa riservata.

Per prevenire la comparsa di focolai epidemici si possono somministrare tetracicline o

sulfonamidi nell’acqua o nel foraggio. Le altre misure volte a prevenire focolai di necrosi

interdigitale e che possono aiutare nel controllarne l’incidenza, consistono nell’isolare gli

animali malati dal resto dell’armento, nello spostare se possibili gli animali sani in zone

incontaminate, nell’impedire la stabulazione in zone fangose o umide e nel praticare bagni

podali con solfato di rame, solfato di zinco o formalina. L’aggiunta alla razione di

metionina e zinco o di Etilendiamina diidroiodata sembrano ridurre l’incidenza e la gravità

della lesione.

L’utilizzo di un vaccino contenente 2 ceppi inattivati di F.necrophorum (Volar) sembra

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SUPER FOOT ROT

Riscontrabile con maggiore frequenza nelle vacche da latte, è caratterizzato da una rapida

progressione dei sintomi, danni tissutali molto gravi e scarsa risposta al trattamento.

Inizialmente il primo segno clinico è l’edema imponente ma sono assenti le fessurazioni

interdigitali.

La patologia progredisce velocemente, compaiono fessurazioni molto evidenti e necrosi

tissutale che si estende velocemente sino agli strati più profondi.

La terapia in questa forma di necrosi interdigitale prevede un trattamento antibiotico molto

aggressivo, è importante il ruolo degli addetti al bestiame per un’attenta osservazione

dell’evoluzione dei sintomi affinché si possano eventualmente aumentare i dosaggi degli

(14)

FLEMMONE AI TALLONI

Il flemmone ai talloni è abbastanza raro nella forma primaria, quando cioè non insorge

contemporaneamente al flemmone interdigitale; si intende un processo flemmonoso che

partendo dal corpo fibroelastico del tallone, si estende alla tela sottocutanea a ed

extracornea. Raggiungendo a volte anche il pastorale.

La causa fondamentale che agisce su un substrato normale od alterato da processi

patologici predisponenti come la pododermatite cronica, è la formazione di soluzioni di

continuo settiche dei talloni, anche se il processo flemmonoso può instaurarsi per

continuità da processi vicini.

Inizialmente si manifesta con atteggiamento antalgico ed una notevole tumefazione

localizzata di tutto il tallone, color rosso mattone, calda e dolente, solitamente dura.

L’evoluzione della lesione spesso va ad interessare la cute sovrastante coinvolgendo

corona, bulbo e a volte tutto il pastorale.

Negli stadi più avanzati, alla palpazione si possono apprezzare zone fluttuanti e nelle forme

più gravi è presente come nel flemmone interdigitale risentimento generale con anoressia,

diminuita secrezione lattea, febbre.

È indispensabile la somministrazione per via parenterale di sulfamidici o antibiotici ad alte

dosi per più giorni, se sono presenti ascessi o zone fluttuanti si procede con la loro apertura

e pulizia chirurgica, è opportuna anche l’applicazione locale di disinfettanti antibioticie la

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LESIONI DEL CHERATOGENO

PODODERMATITE ASETTICA TRAUMATICA LOCALIZZATA

Comunemente nota come sobbattitura, la pododermatite asettica traumatica localizzata

consiste in un processo flogistico asettico localizzato del cheratogeno, provocato da una

compressione o contusione del corno. Può interessare tutto il corium, ma assume maggior

rilevanza clinica quando interessa la suola.

La causa fondamentale è la contusione o la compressione, provocata da corpi estranei, a

cui può essere soggetto il cheratogeno, dove provoca la rotture vasali e la formazione di

ematomi.

Il processo patologico può quindi arrestarsi e gradualmente riassorbirsi, oppure

trasformarsi per inquinamento batterico in una pododermatite settica.

Difetti di appiombo, deformazioni dell’unghione per irregolare pareggio, forme

cronicizzate di dermatite digitale e interdigitale sono considerati fattori predisponenti alla

lesione.

(16)

La sintomatologia è caratterizzata dall’insorgere di un’improvvisa zoppia con evidenti

segni antalgici, che può diventare particolarmente evidente nei soggetti giovani.

All’esame della suola può essere rinvenuto il corpo estraneo o un localizzato cambiamento

del colore del corno per la presenza di sangue (figura 9).

La consistenza del corno è inferiore al normale ed alla palpazione strumentale si può

risvegliare notevole dolore.

Come intervento terapeutico, al pareggio può essere sottratto all’appoggio l’unghione

malato, mantenendo più alto quello sano oppure applicando una soletta ortopedica.

Attendendo il riassorbimento dell’ematoma possono essere somministrati antibiotici per

(17)

PODODERMATITE ASETTICA TRAUMATICA DIFFUSA

Come per la forma localizzata, anche questa lesione è indotta dalla compressione e

contusione su tutto o sulla gran parte del cheratogeno della suola.

Fattori predisponenti sono i difetti di appiombo, le alterazioni di forma dell’unghione, la

cattiva qualità del tessuto corneo e va comunque considerata anche la forma cronica della

pododermatite asettica diffusa. La causa predisponente fondamentale è senza dubbio da

ricercare nell’eccessiva usura del corno su pavimenti troppo abrasivi, specialmente sui

grigliati a fori o a travetti.

L’iperconsumo trasforma la suola in un sottile strato di tessuto corneo che non è più adatto

a proteggere il cheratogeno dagli insulti meccanici esterni. Ne derivano delle compressioni

estese del cheratogeno con emorragie conseguenti. La situazione può rimanere tale oppure

può complicarsi per l’impianto di flora polimicrobica.

L’insorgenza della lesione è in genere improvvisa ed interessa solitamente più unghioni.

La sintomatologia è caratterizzata da notevole zoppia e da atteggiamenti antalgici, la

deambulazione è estremamente cauta ed incerta, talvolta barcollante. Nella maggior parte

dei casi l’animale rimane sdraiato con decubito quasi permanente, spesso si verifica una

diminuzione nella produzione di latte ed un marcato dimagramento.

All’esame della suola si rilevano colorazioni rosa giallastre, grigie, rosso scuro o nerastre

in relazione alla cronicità della lesione.

Il tessuto corneo alla palpazione è caldo, estremamente morbido e deformato, la semplice

palpazione manuale risveglia intenso dolore.

Come per la forma asettica traumatica localizzata la terapia è di attesa. Affinché si verifichi

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ricovero in box con lettiera soffice ed abbondante. Per la prevenzione di complicanze

(19)

-PODODERMATITE ASETTICA DIFFUSA - LAMINITE

La laminite è un processo flogistico diffuso a tutto il cheratogeno, nota anche come

podoflemmatite è una lesione riscontrabile in soggetti giovani ed adulti, con frequenza

aumentata negli allevamenti industriali.

Riguardo la sua eziopatogenesi sembra accertato sia legata a disturbi nella

microcircolazione del corium dell’unghione, con conseguente alterazione degenerativa ed

infiammatoria dell’ingranaggio dermo-cheratofilloso.

È più semplice dividere la patogenesi della laminite in fasi differenti. Sembra che la prima

alterazione si abbia nel sistema vascolare; in questa prima fase l’azione di amine vasoattive

o di endotossine provoca l’alterazione della perfusione ematica e ristagno di sangue per la

paralisi delle pareti vasali e per l’alterazione degli shunts artero-venosi che rimangono

aperti.

Si instaura ipossia nei tessuti vicini e nella parete dei vasi che iniziano a fendersi. La

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formano delle macchie rosso scuro sul corium, soprattutto sulle lamine; è una situazione

estremamente dolorosa per l’animale.

Il deterioramento dell’ingranaggio dermo-cheratofilloso, porta al danneggiamento

dell’apparato sospensore e ad un scollamento delle lamelle sensitive da quelle cornee.

Nella seconda fase la falange distale, non più sorretta dall’ingranaggio

dermo-cheratofilloso, affonda(2), nell’affondamento può ruotare o meno, e comprime il corium

della suola e del tallone, portando ad ulteriori danni ai capillari,a fenomeni emorragici,

trombotici, a reazioni infiammatorie ed a necrosi ischemica. Questa lesione rappresenta un

grave pericolo per la vita dell’animale, in questa fase non ci sono del resto segni visibili

sebbene il processo infiammatorio possa essersi instaurato da diverse settimane,

sviluppandosi vicino o sulla superficie interna dell’astuccio corneo.

Nella terza fase, circa 8 settimane dall’origine del processo, le lesioni iniziano ad essere

visibili sulla superficie dell’unghione. L’accumulo di essudato tra le lamelle, l’iperplasia

lamellare o la separazione della giunzione dermo-epidermica, porta ad alterazioni della

linea bianca, che diventa più ampia, ed alla formazione di strati più friabili di tessuto

corneo, favorendo l’ingresso di agenti infettivi (malattia della linea bianca). Inoltre

l’accumularsi di masse di tessuto necrotico e di sangue sulla superficie del corium,

impedisce i processi riparativi, con l’evolversi poi della patologia queste masse vengono

incorporate ed espulse con il nuovo tessuto corneo, apparendo come macchie rosse o,

quando il processo è stato abbastanza esteso, come una doppia suola o un doppio tallone.

Quando la produzione di tessuto corneo è totalmente bloccata il processo flogistico può

evolvere e portare all’ulcera, che si sviluppa dove i tessuti sono maggiormente compressi e

danneggiati.

La laminite si può presentare in varie forme in base alla durata ed alla gravità del processo

(21)

Figura 9

.

La forma acuta di laminite ha spesso come agente eziologico un singolo fattore, una

patologia sistemica dell’animale (acidosi, mastite o metrite grave); la pododermatite

asettica diffusa insorge rapidamente con anoressia, stitichezza, sudorazione, congestione

delle mucose, tremori muscolari, rigidità, epifora. La temperatura è di solito aumentata, il

polso ed il respiro sono accelerati.

L’animale assume una postura caratteristica: gli arti anteriori sono portati in avanti, quelli

posteriori sotto di sé; la deambulazione risulta difficoltosa, il soggetto si muove lentamente

(22)

rialzandosi solo se sollecitato. In questa forma, all’ispezione del corno dell’unghione si può

notare poco, sono invece evidenziabili segni di episodi pregressi come alterazioni della

normale conformazione della linea bianca.

Nella forma sub-acuta possono essere presenti gli stessi sintomi, anche se molto meno

pronunciati; come per la forma acuta sono possibili sia le recidive che l’evoluzione nella

forma cronica.

Nella laminite cronica non si hanno solitamente sintomi sistemici, le alterazioni sono

localizzate agli unghioni, che sono allungati con la suola allargata ed appiattita.

L’irregolare produzione del tessuto corneo causata dagli episodi infiammatori determina

cerchiature della parete, ravvicinate alla punta e divergenti ai talloni. Il bordo dorsale della

parete è concavo, il corno soleare è molto soffice e con zone necrotiche, è frequente la

complicazione con ulcere della suola (figura 10,11), distacchi della linea bianca e

pododermatiti settiche, che possono anche arrivare ad interessare la terza falange con

osteomielite e sequestro osseo. Il soggetto colpito preferisce il decubito e presenta notevoli

difficoltà motorie.

(23)

Figura 11 sequestro osseo

La laminite subclinica è una patologia multifattoriale, comprendendo fattori come la

nutrizione il mangement, la predisposizione genetica, il comportamento, l’esercizio,

l’ambiente.

L’insorgere di questa forma è subdolo e non sono quasi mai osservati cambiamenti

posturali o di locomozione.

Sono evidenti invece i segni di episodi subclinici precedenti, il tessuto corneo è più

morbido, appare scolorito, ceroso. Sulla suola sono visibili anche macchie gialle e

soprattutto emorragie diffuse vicino alla linea bianca.

Per la terapia della forma acuta il trattamento prevede 3 elementi fondamentali.

Prevenzione: deve essere primaria la cura dell’alimentazione, il rapporto foraggi

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Terapia causale: con rimozione di eventuali processi causali, secondamento manuale se

questo non è avvenuto normalmente, trattamento radicale di eventuali mastiti, metriti o

dell’acetonemia. Eliminazione dei concentrati con esclusiva somministrazione di fieno.

Terapia diretta: è fondamentale l’uso di antistaminici, i cortisonici forniscono buoni

risultati solo nei primissimi stadi della lesione, mentre nelle fasi più avanzate il loro

utilizzo risulterebbe dannoso per modificazioni sul metabolismo della cheratina (inibizione

sulla sintesi proteica).

Sono consigliati anche impacchi freddi sull’unghione interessato.

Per la pododermatite asettica diffusa cronica cronica l’unica soluzione terapeutica è il

controllo della crescita del corno con il pareggio, in caso di lesioni della suola è opportuno

sottrarre all’appoggio la parte interessata spostando, con il pareggio, il carico sugli

unghioni sani ( figura 13).

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PODODERMATITE CIRCOSCRITTA – ULCERA SOLEARE

Consiste in una flogosi localizzata e circoscritta del cheratogeno della suola localizzata in

corrispondenza della prominenza mediale sulla faccia inferiore della terza falange.

Colpisce in particolar modo i soggetti adulti, nelle femmine è colpito prevalentemente

l’unghione laterale degli arti posteriori, nei maschi l’unghione mediale sia anteriore che

posteriore.

Sono colpiti maggiormente i soggetti a stabulazione permanente.

Fattori che hanno un significato particolare nella patogenesi dell’ulcera soleare sono la

laminite e la biomeccanica del piede. Secondo la teoria dell’affondamento, sembra che le

contusioni soleari e le ulcere si sviluppino nello stesso modo: in una prima fase si verifica

un disturbo generale nella perfusione vascolare del corium, successivamente, le strutture

che uniscono la falange distale al tessuto corneo si alterano, la terza falange affonda e

causa varie lesioni andando a comprimere la sottostante suola o il corium del tallone.

La terza fase inizia quando l’emorragia diventa visibile sulla superficie cornea della suola

o quando si ulcera la stessa.

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L’animale colpito manifesta un’ evidente zoppia e chiari atteggiamenti antalgici (appoggio

in punta); all’esame della suola nella parte postero-mediale, in corrispondenza della

prominenza ossea della terza falange, a volte si può notare solo il sollevamento del tessuto

corneo con intenso dolore svelabile alla palpazione e fuoriuscita di materiale necrotico. In

altri casi accanto al sollevamento del tessuto corneo sono presenti ampie fessurazioni con

abbondante fuoriuscita di materiale essudatizio (figura 14). Con la pulizia chirurgica ed il

pareggio della parte si evidenzia la presenza di tessuto di proliferazione necrotico

granuleggiante, spesso facilmente sanguinante.

Possibili complicanze sono l’artrosinovite e la tenosinovite.

Nel trattamento della lesione è primaria la cruentazione per eliminare totalmente il tessuto

patologico necrotico e granuleggiante. Va anche asportato e rifilato il tessuto corneo

prossimo alla lesione. Tramite il pareggio si correggono le modificazioni assunte dal dito

eventualmente alleggerendo i carichi sull’unghione malato (figura 15, 16).

(27)

.

(28)

MALATTIA DELLA LINEA BIANCA

Si intende con il termine di “malattia della linea bianca”, una diastasi traumatica

localizzata primitiva della linea bianca o conseguente alla penetrazione di corpi estranei ,

spesso accompagnata da complicanze settiche.

Il trauma può essere diretto o indiretto, nel trauma diretto la diastasi è provocata

dall’azione di corpi estranei di varia natura che si incastrano a livello della linea bianca; nel

trauma indiretto invece la diastasi è causata dall’enorme pressione sull’unghione che

allontana la parete dal bordo della suola.

Riguardo la struttura cornea della linea bianca, una sua alterazione o malformazione, può

essere una causa determinante insieme a episodi di laminite o di altre patologie podali.

I corpi estranei possono penetrare attraverso la diastasi, accompagnati da una flora

microbica in cui predominano i piogeni.; se il materiale estraneo rimane localizzato nello

spazio corrispondente allo spessore della suola, non raggiungendo il cheratogeno, il

processo patologico si risolverà nell’allontanamento dal bordo della suola dalla parete, con

un effetto solo meccanico accompagnato da risentimento algico.

Quando invece il corpo estraneo raggiunge il derma-cheratofilloso, porta a lacerazioni ed

emorragie seguite repentinamente da un processo settico localizzato con tendente a

raggiungere la corona.

I primi sintomi della patologia sono l’atteggiamento antalgico e la grave zoppia, all’esame

ispettivo della superficie plantare è visibile la diastasi della linea bianca con la possibile

presenza all’interno di corpi estranei, nelle forme settiche si ha fuoriuscita di materiale

purulento dalla soluzione di continuo, alla palpazione è evidente l’algia e nelle forme

(29)

Le artrosinoviti e le tenosinoviti sono le più probabili complicanze che si sviluppano

insieme al quadro principale della patologia.

Nelle forme asettiche si provvede ad un accurato ampliamento del tragitto con asportazione

completa del materiale contenuto rimuovendo anche il tessuto corneo alterato e pulizia

della parte.

Anche se l’elemento corneo si riforma in breve tempo, a volte può essere necessario

ricorrere ad una fasciatura protettiva.

Nelle forme settiche ed in quelle particolarmente estese è indispensabile un’accurata

pulizia chirurgica del tragitto, con eventuale controapertura della corona con rimozione del

corno che lo ricopre.

Se il cheratogeno è lievemente interessato, pareggiando il piede, si ricostituisce la

fisiologica distribuzione dei carichi. Quando però la lesione ha compromesso il

cheratogeno è sempre opportuno alleggerire il carico sull’unghione malato, nella fase di

pareggio l’unghione sano viene mantenuto più alto assorbendo quasi totalmente il peso

gravante sull’arto. Questa redistribuzione dei carichi può non essere sufficiente e si deve

ricorre all’applicazione di una soletta ortopedica, pratica in cui è necessario procedere

sempre con estrema attenzione per la totale sottrazione all’appoggio dell’unghione malato.

Può essere necessario il ricorso ad una fasciatura e all’applicazione topica di spray

antibiotico.

(30)

Malattia della linea bianca con lesioni estese fino alla corona.

In questo caso (figura 17) è evidente come il processo patologico interessante il corium si

estenda dalla suola fino alla corona, venendo a mancare totalmente una parte della parete

dell’unghione; dato il notevole coinvolgimento del cheratogeno è stato necessario sottrarre

totalmente all’appoggio l’unghione colpito, con l’applicazione di una soletta ortopedica

(figura 18, soletta ortopedica fissata con materiali autopolimerizzanti ).

Figura 17

Applicata la soletta si è proceduto alla pulizia chirurgica del tragitto fistoloso, eliminando

totalmente con il curasnetta il corno degenerato (figura 19) e data la notevole estensione

della lesione oltre all’uso dell’antibiotico è stata necessaria una fasciatura protettiva

(31)
(32)

PODODERMATITE SETTICA

Consiste in un processo localizzato o generalizzato del cheratogeno, causato dalla

colonizzazione da parte di piogeni. La colonizzazione può avvenire per via linfoematogena

sul cheratogeno integro, per via linfoematogena su cheratogeno affetto da un processo

patologico asettico, per continuità o contiguità di un processo purulento e per lesioni

traumatiche o iatrogene che espongono il corium all’impianto di piogeni.

La flora batterica determina processi distruttivi e liberazione di ormoni tissutali che

provocano intensa iperemia, inizio del processo flogistico con successiva formazione di

una cavità ascessuale.

Sotto l’azione proteolitica del pus, la lesione evolve con la formazione di fistole a livello

della suola e della corona.

Clinicamente è evidente la zoppia, il risentimento generale ed evidenti segni antalgici; in

presenza di formazioni ascessuali non fistolizzate si ha un aumento del calore del corno ed

alla palpazione è facilmente risvegliabile il dolore, quando si ha fistolizzazione il carattere

clinico fondamentale è il tragitto fistoloso mentre gli altri elementi clinici diminuiscono di

intensità.

La terapia prevede un trattamento generale con antibiotici o sulfamidici e la pulizia

(33)

PODODERMATITE CRONICA

Conosciuta con i termini di pododermatite necrotica cronica ed “erosio ungulae”, è un

processo patologico del corno bulbare in cui si possono evidenziare fenomeni proliferativi,

erosivi e necrotici.

Il processo consiste fondamentalmente in un intenso fenomeno irritativo del cheratogeno

del bulbo, causato da modificazioni qualitative della struttura del corno del bulbo, insulti

meccanici, soluzioni di continuo in cui possono entrare sostanze estranee, spesso tossiche

che agiscono in profondità sul cheratogeno. Anche processi patologici esistenti nella

regione possono irritare il cheratogeno del bulbo.

In seguito alla stimolazione del cheratogeno da parte di questi fenomeni irritativi, si

verifica una abnorme ed irregolare proliferazione cornea. Inoltre il corno presenta caratteri

diversi dal normale (minore compattezza, mancanza di una regolare struttura), che lo

rendono facilmente aggredibile da agenti diversi, favorendo l’impianto di una vasta flora

batterica.

Non sono evidenziabili atteggiamenti particolari o zoppia, che possono però essere presenti

come complicanza di lesioni addizionali o quando si verifica l’interessamento di strutture

endocornee.

Il corno bulbare appare irregolarmente proliferato, cribroso e percorso da solchi, con odore

sgradevole più o meno intenso.

Alla palpazione non c’è reazione algica, il tessuto ha una consistenza pastosa ed alla

pressione può fuoriuscire materiale maleodorante.

La terapia è essenzialmente chirurgica con l’asportazione di tutto il tessuto corneo,

applicazione topica di anitimicrobici ed eventuale fasciatura protettiva. È opportuna la

(34)

LESIONI DEI TESSUTI CORNEI

Ipoconsumo

Si tratta di un consumo limitato della parte plantare dell’unghione per mancata usura del

tessuto corneo. Tale evenienza si verifica in soggetti mantenuti su lettiera permanente.

Si rompe così il normale equilibrio tra produzione e consumo del tessuto corneo con

accrescimento anormale dell’unghione che assume una forma conica.

Si instaurano così condizioni anatomiche tali per cui le strutture endocornee subiscono

alterazioni come: abnormi ed irregolari compressioni e alterate distribuzioni delle forze.

Nelle forme lievi i soggetti presentano barcollamento alla deambulazione ed atteggiamenti

antalgici, nelle forme più gravi la deambulazione è decisamente barcollante, l’appoggio è

molto cauto ed il soggetto affetto preferisce il decubito alzandosi solo se sollecitato.

L’unico trattamento è il pareggio funzionale.

Piede a cavatappi

Si tratta di una rotazione del corno dell’unghione laterale, che insieme al mancato consumo

del corno conferisce all’unghione la forma tipica di un cavatappi (figura 20).

La predisposizione è su base genetica e l’alterazione del corno può evolversi più

velocemente per da eventuali danneggiamenti al legamento collaterale abassiale

dell’articolazione interfalangea distale. Il danno legamentoso causa esostosi periarticolare,

la quale produce una pressione meccanica all’interno del corno accelerandone la

produzione.

Tale conformazione dell’unghia non permette una fisiologica distribuzione dei carichi e

(35)

Figura 19

Per il trattamento si può procedere con il pareggio funzionale, ma tale pratica rimane solo

un palliativo, sarebbe invece opportuna l’esclusione dalla riproduzione dei soggetti

(specialmente i tori) che presentano una concavità asimmetrica sulla superficie assiale del

corno.

Fessura verticale

La fessurazione verticale si sviluppa in seguito a disidratazione del corno che quindi si

spacca.

L’evaporazione dell’acqua è normalmente limitata dallo strato esterno della benda

perioplica. Quindi qualsiasi cosa vada a ridurre la qualità della benda perioplica

contribuisce a rendere estremamente fragile il tessuto corneo. In questa situazione di corno

disidratato anche la normale pressione esercitata sull’unghia durante la locomozione

provoca la spaccatura della parete.

Il processo è accelerato in zone ventose e sabbiose, in animali anziani ed in stati subclinici

di laminite.

La lesione è più frequente nei quarti dorsali anteriori abassiali. È frequente l’inquinamento

settico che aggrava notevolmente la situazione quando l’infezione arriva alla capsula

(36)

Per fessurazioni infette è necessaria la pulizia chirurgica della lesione con asportazione del

tessuto corneo vicino. Si può applicare una fasciatura protettiva dopo applicazione locale

di antimicrobici.

Fessura orizzontale

Qualsiasi disturbo nella produzione del corno può provocare delle fessurazioni orizzontali

del corno. Distocie, complicazioni nel post partum, episodi febbrili o brusche variazioni

nell’alimentazione riducono la quantità e la qualità di corno prodotto, che perde la sua

integrità. L’alterazione nella crescita del corno è variabile e diverse sono le lesioni

repertabili. Si può andare da un semplice segno sulla parete più o meno ampio, alla

fessurazione del corno nelle forme più severe che interessano lo strato interno ed

intermedio del corno. La continuità del corno è mantenuta solo dallo strato lamellare e

questo provoca all’animale forte dolore alla deambulazione con evidente zoppia.

Per il trattamento la fessurazione va rimossa chirurgicamente, va asportato tutto il tessuto

corneo a partire dalla fessurazione ed in questo caso può essere aumentata la pressione

sull’unghia malata applicando una soletta ortopedica in modo da stabilizzare la fessura

(37)

Figura

Figura 10 ulcera della suola in punta con complicazione settica.
Figura 11 sequestro osseo
Figura 12 ulcera della suola dopo pulizia chirurgica e pareggio terapeutico.

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