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CAPITOLO 3 FORME DI PIANIFICAZIONE E DINAMICHE SOCIALI 3.1 - I piani di sviluppo economico e d'assetto del territorio

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CAPITOLO 3

FORME DI PIANIFICAZIONE E DINAMICHE SOCIALI 3.1 - I piani di sviluppo economico e d'assetto del territorio I piani di sviluppo economico e d'assetto del territorio proposti fino ad oggi dal governo del Distretto Federalle sono:

1) Piano di sviluppo integrato per la zona federale 1971/1973 (1970);

2) P.E.O.T. - Piano strutturale di sistemazione del territorio del Distretto Federale (1977);

3) Programma di sviluppo integrato per la regione Geo-economica di Brasilia - documento di riferimento (1985);

4) P.O.T. – Piano d’occupazione del Territorio del Distretto Federale;

5) Piano triennale del governo della zona federale - 1987/1989 (1986);

6) P.O.U.S.O. - Piano d'occupazione ed utilizzo del suolo della zona federale (1986);

7) Brasilia Revisitada 1985/1987 (apparso nel 1987); 8) Piano di sviluppo industriale (1990);

9) Schema direttoriale del Distretto Federale; 10) P.D.O.T.

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A - Piani di natura Fisico-spaziale (piuttosto dedicati alla sistemazione e al1'occupazione del territorio)

1) P.E.O.T. 2) P.O.T. 3) Brasilia Revisitada 4) P.O.U.S.O. 5) Schema direttoriale 6) P.D.O.T.40

B- Piani di sviluppo economico e sociale • Piano di sviluppo integrato • Piano triennale

• Schema direttoriale che si occupa delle questioni socioeconomiche

• Piano di sviluppo industriale C - Piani di sviluppo regionale

¾ Programma di sviluppo integrato per la regione Geo Economica

¾ Piano di Lúcio Costa, che è già stato oggetto dell’analisi

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3.2 - Piani di natura fisico-spaziale

3.2.1 - Il P.E.O.T. il Piano Strutturale d'Organizzazione del Territorio è stato elaborato su richiesta del governo del Distretto Federale ed adottato con decreto nel 1978. È diventato la prima proposta concreta di pianificazione del territorio del D.F. dopo il Piano di Lúcio Costa. Divide il tracciato regionale secondo due parametri di amministrazione del territorio: 1)-parametri sociali ed economici (demografia, mercato di lavoro e reddito) 2)-parametri fisici (abitazione, infrastrutture urbane, salute, scuole, rete idrica, fogne, sistema stradale). I principali problemi riscontrati nella gestione dello spazio distrettuale sono: 1-crescita demografica fuori controllo; 2-privilegio del centro rispetto alla periferia in termini d'infrastruttura e reddito; 3-espansione urbana accelerata; 4- occupazione irregolare del suolo; 5-deterioramento dell'ambiente; 6- crescita del mercato di lavoro informale; 7- 1'abitazione.

L'analisi intrapresa dalla P.E.O.T. sarà sempre fondata sui punti sovra menzionati con particolar riferimento al primo punto. La distribuzione sparsa della popolazione sul territorio del D.F. e nella sua regione circostante crea centri urbani allontanati tra loro. Nella maggior parte delle città la densità della popolazione non è molto elevata, le case e le costruzioni seguono norme d'occupazione e costruzione rigorose (dimensione, numero massimo di piani, ecc.). A causa di questa situazione

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tendenzialmente dispersa il sistema di trasporti non è adeguato perché gli autobus percorrono lunghe distanze. Dunque, come obiettivo generale il P.E.O.T. pretende di neutralizzare la crescita demografica del D.F. con una politica d'occupazione del territorio volta ad aumentare la densità demografica nelle città satelliti. Per realizzare quest'obiettivo propone piani d'azione a medio e lungo termine, dove la distribuzione delle attrezzature, la configurazione del sistema stradale e la configurazione e localizzazione delle abitazioni, occupazioni, servizi e superfici di svago, saranno i principali target. Questa strategia, dopo lo studio di tre alternative, è arrivata alla proposta di creazione nell'asse Taguatinga/Ceil ãndia/Gama di una struttura urbana che "beneficerà di un'economia d'agglomerazione", con l'instaurazione di attività economiche e formative di occupazioni; con la creazione quindi di centri auto sufficienti ed indipendenti dalla struttura urbana del Piano Pilota. Nel 1982 sono stati elaborati, secondo quanto stabilito dal P.E.O.T., i progetti "Samambaia" ed "Águas Claras"; il primo diventerà la nuova città satellite ed il secondo, una sottoamministrazione dipendente da Taguatinga. Le altre proposte del P.E.O.T. sono descritte di seguito: densità di popolazione più elevate per i futuri centri urbani, modificando le loro tipologie residenziali; localizzazione delle loro popolazioni fuori delle superfici di protezione ambientali (che prevedono, in particolare, la preservazione delle fonti d'acqua); restrizione riguardo alla

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3.2.2 - Il P.O.T., che appare nel 1985, sembra tenere conto della necessità di definire meglio le forme e le norme d'occupazione tanto delle superfici d'espansione proposte dalla P.E.O.T., che delle altre aree. La sua analisi è fondata su quattro sottosistemi (rurale, d'abitazione, di servizi ed industriale), le cui attività conservano relazioni funzionali con lo spazio complessivo. La concentrazione delle attività nell'ambiente urbano, fondate su un'economia terziaria non industrializzata, contribuisce all'esistenza di una domanda non soddisfatta di terreni ed abitazioni; cosa che determina l'espansione dello spazio urbanizzato verso l'ambiente rurale. Il P.O.T. aveva come obiettivo principale di occuparsi "dell'assetto del territorio, definendo la sua occupazione ed il suo utilizzo, al fine di ottimizzare la qualità della vita." Il P.O.T. ha diviso il territorio del D.F. in zone, secondo 5 grandi categorie d'utilizzo del suolo: zone urbane (spazi già occupati), zone rurali (destinati all'agricoltura ed all'allevamento del bestiame), zone d'urbanizzazione prioritarie (destinate all'espansione prevista dalla P.E.O.T.), zone d'occupazione ristretta (quelle d'occupazione irregolare) e zone d'interesse ambientale (parchi, bacini, fiumi, ecc.). Tale strategia permetterebbe quindi di avere, un più attento “utilizzo del suolo urbano, (...), cosa che renderà possibile, nel futuro, una politica di magazzinaggio di terre

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per lo sviluppo urbano. Il P.O.T. introduce due concetti nuovi nel quadro della pianificazione del D.F.: le superfici di pianificazione (cioè, le zone), ed il concetto d'impiego del suolo che non esisteva fino a questo momento. La creazione di queste zone è una conseguenza logica di espansione del territorio e corrisponde ad una necessità di pianificazione, sviluppo e controllo del suolo.

Concludendo, proponeva:

♦ la legalizzazione delle superfici rurali ed urbane

occupate irregolarmente

♦ un sistema di pianificazione urbana per fare

fronte alla crescita della popolazione

♦ la promozione dell'industrializzazione per

aumentare l'offerta di lavoro

Il P.O.T. ha creato cinque tipologie di zone di occupazione del suolo:

a) Zone urbane (spazi occupati per

l’abitazione e la lottizzazione urbana)

b) Zone di urbanizzazione prioritaria (spazi

definiti dal P.E.O.T. 1977)

c) Zone di occupazione limitata (le porzioni

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d) Zone d’interesse ecologico (i grandi parchi e le riserve naturali)

e) Zone rurali (le porzioni di territorio a

vocazione agro-pastorale)

3.2.3 - P.O.U.S.O.: questo piano è la continuità ed il rafforzamento dei due piani precedenti. Effettivamente, è soltanto uno strumento normativo approvato al livello del Consiglio d'architettura, urbanistica ed ambiente. Regolarizza, dunque, il P.O.T. che raccomandò uno strumento normativo atto a definire bene le zone, come pure le loro norme di controllo e d'occupazione. In realtà, la sola modifica rispetto alla P.O.T. è la creazione di zone a destinazione mista a utilizzo urbano/rurale. Propone soltanto definizioni tecniche e legali, che determinano i limiti delle zone, le norme di utilizzo, le forme d’occupazione. Queste possono essere riassunte nelle constatazioni seguenti, che diventano innovazioni poiché per la prima volta sono formalizzate:

♦ Definizione e limitazione del territorio in due categorie: suolo urbano e suolo rurale

♦ Regime distinto d'occupazione del suolo di ogni zona, secondo la loro destinazione

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♦ Imposizione di "piani d'azione" preliminari e di “valutazioni dell'impatto ambientale” sull'ambiente per l'occupazione delle zone urbane, rurali ed ambientali.

3.2.4 - Brasilia Revisitada

Questo progetto, firmato dal progettista di Brasilia, ratifica lo “scoppio” della città. Brasilia Revisitada ha come target il Piano Pilota. Secondo la diagnosi del suo autore, l'esistenza di spazi vuoti, nel centro-città può incoraggiare l’occupazione irregolare del suolo e favorire pressioni immobiliari incontrollabili, cosa che sfigurerebbe la struttura urbana della città.

La finalità principale del progetto è la costruzione di abitazioni per la classe media. "Pensare a 1'espansione delle superfici residenziali per la classe media.

Gli obiettivi del progetto sono la preservazione ed espansione del Plano Piloto attraverso l’occupazione delle superfici continue e la costruzione di sei nuove zone:

due nella parte occidentale della città (Quadras

Setor Oeste)

♦ la regolarizzazione di "Vila Planalto"

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♦ una zona commerciale al limite sud del Piano Pilota

♦ l'estensione delle ali del nord e sud, al di là

delle rive del lago Paranoá

3.2.5 - Schema Direttoriale

Lo schema direttoriale non è propriamente un piano, poiché non costituisce un documento ufficiale di pianificazione che offre proposte sui numerosi aspetti dello sviluppo regionale. Le proposte che presento qui di seguito fanno parte delle discussioni preliminari che hanno previsto 1'elaborazione, a partire dal 1991, di uno schema direttoriale per il D.F., osservando la determinazione dell'articolo 182 della nuova costituzione brasiliana che rende obbligatorio 1'instaurazione di tale strumento e questo corcerne tutte le città aventi più di 20 mila abitanti. Ma con il fatto che non si dedica esclusivamente alle questioni fisiche e spaziali, affronterò le questioni che riguardano questi vari aspetti. Le questioni socioeconomiche saranno analizzate nei paragrafi successivi.

Tre caratteristiche sono alla base della caratteristiche del territorio del D.F.:

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♦ Utilizzo differito secondo il settore (commercio, residenza, ecc.)

♦ Discontinuità spaziale (grandi distanze tra le

città).

♦ Espansione urbana verso la periferia

♦ Occupazione irregolare delle superfici

♦ Deterioramento dell'ambiente conseguenza di

questa espansione/occupazione non controllata

Lo schema direttoriale riprende le analisi e raccomandazioni degli altri piani. Ecco le principali:

♦ l'occupazione delle bande di terreni situate

lungo i "corridoi d'autobus" che collegano le città,

♦ l'aumento del numero di passeggeri per

chilometro

♦ la diminuzione dei costi dei trasporti;

♦ la protezione all'ambiente grazie alla creazione

di zone di protezione ambientali,

♦ la creazione di norme per la costruzione più

flessibili che permettano l’edificazione di costruzioni collettive in superfici esclusivamente individuali

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3.2.6 - Analisi e Commenti

Queste sono le principali proposte portate dai sovra citati piani:

1) L'aumento della densità di popolazione, per 1'occupazione degli spazi vuoti con il cambiamento della tipologia e della configurazione delle abitazioni, edifici e strade

2) Il sistema di suddivisione in zone

3) L’espansione del D.F. secondo due logiche di crescita: La prima è una delle conseguenze del processo di crescita demografica, che fisiologicamente comporta l'occupazione degli spazi vuoti.: La seconda logica risale alle ragioni che hanno ispirato la costruzione di Brasilia cioè la “difesa” della capitale vetrina . Il centro come agente principale della pianificazione.

3.2.7 - P.D.O.T. 1992

Il P.D.O.T. è stato approvato con la legge n.º 353 del 18/11/92. Rinforza il modello polinucleare, come pure consolida il bipolarismo fra Piano Piloto e Taguatinga. Presuppone la conurbazione Guará, Taguatinga, Ceilândia, Samambaia. fortificata dall’implementazione di una rete metropolitana Rinforza, un altro asse di conurbazione in direzione di Samambaia, Recanto das Emas, Gama e Santa Maria

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Qui di seguito si riportano le principali innovazioni:

• Realizzazione di studi di impatto ambientale per tutti i nuovi territori

• Creazione di un sistema di informazione territoriale e urbano

• Ottimizzazione delle risorse idriche • Messa in opera di un piano dei trasporti

3.2.8 - P.D.O.T. 1997

Nel 1995, iniziarono i lavori di revisione del P.D.O.T./92 che culminarono nell’elaborazione del P.D.O.T./97, approvato dalla legge complementare n.17 del 28/01/97. Il P.D.O.T./97 delineò obbiettivi di politica territoriale e urbana. Venne introdotta la macrozonizzazione. Il territorio del Distretto Federale fu suddiviso in Zone, aree che possedevano le stesse caratteristiche e tendenze nell’utilizzo del suolo, rispetto ai piani precedenti. Furono create dapprima sette zone di utilizzo del suolo: Zona urbana di dinamizzazione, Zona urbana di consolidamento, Zona urbana di utilizzo controllato, Zona rurale di dinamizzazione, Zona rurale di uso diversificato, Zona rurale di uso controllato, Zona di conservazione ambientale. Successivamente si procedette alla ridefinizione delle sovra elencate zone:

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Zone urbane di consolidamento: gli spazi dove l'occupazione di terreni da costruire è promossa nel rispetto delle zone di preservazione.

Zone urbane d'impiego controllato gli spazi dove l'occupazione residenziale è di debole densità, sottoposta a criteri specifici d'occupazione. L'espansione urbana scoraggiata per ragioni ecologiche.

Zone rurali d'aumento economico gli spazi caratterizzati dall'attività agropastorale.

Zone rurali per uso differenziato gli spazi dove sono permesse allo stesso tempo le attività agropastorali ed agroalimentari e le attività industriali e di svago.

Zone rurali per uso controllato gli spazi dove sono possibili allo stesso tempo le attività agropastorali ed agroalimentari

Zone di preservazione ambientali soprattutto APAs del lago Paranoâ e dei bacini di Gama e di Cabeça de Veado.

Zone di conservazione ecologica gli spazi che includono ecosistemi di grande importanza ecologica ed altre risorse che meritano di essere mantenute, protette o recuperate (stazioni e riserve ecologiche, parchi e giardini, zone di protezione ambientale (APAs) e di grande interesse ecologico (ARIEs).

Zone di direttive speciali parti territoriali sottoposte a criteri d'impiego di zone speciali di preservazione, come quelle delle località urbane di Sobradinho e Planaltina.

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Il P.O.D.T./97 definisce come asse di occupazione prioritaria l’asse ovest/sudovest. e individua come area di maggior incidenza urbana la zona nordest/sudest.

3.3 - Piani di natura socio-economica 3.3.1 - Piano di Sviluppo Integrato

Il primo Piano di sviluppo integrato, piano elaborato all'epoca del trasferimento definitivo della capitale e della creazione di Guara e Ceilândia, sarà la prima prova formale di pianificazione (1970/1973). Riconoscerà che Brasilia come il Distretto Federale non hanno goduto di una pianificazione ordinata e ciò è stata causa di problemi d'ordine urbanistico e di ordine economico. Per fare fronte ai problemi urbanistici proporrà grandi investimenti in infrastrutture. Invece, per far fronte ai problemi d'ordine economico proporrà spese di bilancio al fine di consolidare le attività produttive. La sua diagnosi generale sarà fondata sul fatto che la trasformazione del settore primario e secondario, aggiunto ad una stima della diminuzione del ritmo della crescita demografica, porterà con se il calo di disoccupazione e contemporaneamente contribuirà all'aumento della produzione che riguarda il mercato interno. Dal punto di

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servizi sanitari, istruzione ed alloggio, che saranno oggetto prioritario dell'azione del governo. Tuttavia, il governo si dedicherà anche alla creazione di nuove superfici.

Ecco i principali obiettivi:

♦ Aumento della produzione industriale che

prevede la riduzione delle importazioni e l'impiego della mano d'opera locale

♦ Aumento del reddito tributario

♦ Aumento della produzione agricola e del

bestiame destinata al mercato locale

♦ Espansione della rete d'approvvigionamento

del commercio per servire la domanda locale ed assorbire la manodopera terziaria

♦ Costruzione di abitazioni

3.3.2 - Piano Triennale

Il fatto che il Piano triennale sia apparso soltanto sedici anni dopo il primo piano di sviluppo socioeconomico, rende l’analisi opportuna per mostrare che la comprensione ufficiale della dinamica regionale ha subito numerosi cambiamenti. Il sovra menzionato piano si occuperà principalmente degli aspetti sociali mettendo l'accento "sulle azioni a breve termine che possano permettere ai meno abbienti l’accesso ai beni e servizi essenziali”.

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• l'incapacità del settore governativo di continuare a rendere dinamica l'economia

• Il ruolo secondario dell'industria senza autonomia rispetto al settore pubblico

• la debacle del modello rurale che è stato rovesciato dall'occupazione non produttiva del suolo rurale e dall'introduzione delle tecnologie intensive

• l'aumento dell'importanza dei settori commercio e servizi

• l'incapacità del sistema di formare del reddito tramite l'offerta di lavoro, ciò ha comportato sia l'aumento del mercato del lavoro informale, sia la segregazione socio-spaziale.

Di fronte a questo panorama l'economia locale resta estremamente limitata così, le politiche che prevedono il recupero economico devono considerare i cambiamenti subiti dalla struttura produttiva, mettendo l'accento sulle attività che si sviluppano attorno al settore pubblico ed i legami stretti d'interdipendenza sociale ed economica con Entorno. In questo modo, lo sviluppo economico e sociale del D.F. dovrebbe avere per obiettivi principali la formazione di occupazioni e di reddito, e la

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validità del suo ruolo nazionale e regionale mediante l'integrazione con la regione circostante.

Il piano di sviluppo proporrà politiche e strategie d'azione che abbiano per scopo: l'incoraggiamento di attività economiche con una disponibilità relativa di altri fattori di produzione; ripresa degli investimenti della costruzione civile, per fare fronte in particolare alla domanda per abitazione dei meno abbienti; utilizzo intensivo della terra nella produzione agricola, che prevede non soltanto l'aumento della produttività, perfezionamento del sistema d'affitto della terra rurale, mediante il controllo rigoroso della selezione degli inquilini, impiego del suolo, e trasferimento della proprietà; Facilitazioni fiscali per le piccole e medie imprese che operano nel settore del commercio e dei servizi; diffusione di nuove tecnologie a partire dal settore terziario/servizi; investimento in infrastrutture sociali; preservazione dell'ambiente mediante il controllo rigoroso delle superfici ecologiche ed impiego di nuove tecnologie per il controllo dell'inquinamento e la prevenzione delle erosioni; riassetto dell'insieme del territorio della regione, compreso Entorno, evitando la speculazione e dando precedenza all’occupazione degli spazi.

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3.3.3 - Schema Direttoriale socio-economico

Lo schema direttoriale si occupa delle questioni Socio-economiche l’analisi dello schema direttoriale è fondata sulle relazioni economiche che riguardano i tre settori (Servizi, Industria, Agricoltura). L'introduzione di nuove tecnologie contribuisce alla meccanizzazione ed all'informatizzazione della produzione, cosa che richiederà una manodopera specializzata. Tuttavia, il processo di industrializzazione non risolverà il problema della disoccupazione degli operai non qualificati; il terziario avrà bisogno di manodopera specializzata, ed il settore rurale verrà investito dal fenomeno della concentrazione fondiaria (grandi proprietà). Fra le più importanti proposte:

• norme meno rigide per l'impianto di attività che riguardano il settore dei servizi, in particolare nelle città satelliti

• scuole tecniche per formare la manodopera

• facilitazioni per l’implementazione di piccole e medie imprese, soprattutto nelle città satelliti

3.3.4 - Piano di Sviluppo Industriale

Il Piano di sviluppo industriale divide in quattro sottoregioni il territorio del D.F. e della regione limitrofa.

Si riportano qui di seguito alcune caratteristiche del settore Industriale:

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• vocazione piuttosto terziaria dell'economia

• mancanza di una consolidata tradizione imprenditoriale • mancanza di manodopera qualificata

• dipendenza dai centri industriali del Sud-Est.

In questo contesto il ruolo del settore industriale sarà quello di promuovere la stabilità socioeconomica del D.F.Tuttavia, i governi interessati (D.F. – Goiás – Minas Gerais) dovranno incoraggiare lo sviluppo delle industrie già installate e promuovere l’installazione di nuove attività industriali.

Secondo le proposte riguardanti gli aspetti economici, ci si può accorgere che la preoccupazione di base su quest'argomento può essere riassunta "in una politica di occupazioni e reddito, con tecnologie intensive”. I piani, tuttavia, non spiegano come potrebbe essere realizzata. Secondo il Piano di sviluppo industriale, lo sviluppo del settore industriale non sarebbe realizzato soltanto nel D.F., ma in tutta la regione limitrofa. L'industrializzazione ad ampia scala presuppone l'accumulo di capitale. Secondo Sylos-Labini il progresso tecnico, e l'introduzione di tecnologia d'avanguardia, potrebbe portare vantaggi considerevoli al sistema. La crisi del fordismo a partire dagli anni ‘70 e ‘80 ha comportato tassi di crescita disuguali nelle economie internazionali e tassi negativi nell'ambito delle economie dei paesi in via di sviluppo. Tutto questo ha generato una forte specializzazione della manodopera, introducendo distorsioni tra la domanda e l’offerta

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di lavoro, con riflessi sui livelli salariali. A questo proposito, si riportano le parole del sig. Santos :«Con lo sviluppo industriale il numero di operai qualificati aumenta più rapidamente di quello delle manovalanze, poiché i lavoratori con bassa qualificazione sono stati gradualmente sostituiti dalle macchine». La minoranza dei lavoratori aventi un salario relativamente elevato tende, quindi, ad aumentare41». Di fronte a questo "panorama generale",

si dubita che il semplice fatto di incoraggiare l'industria nel D.F. e nella regione limitrofa possa effettivamente riuscire a fare aumentare il livello d'occupazione e di reddito. Le piccole e medie imprese sono la base del settore industriale. I problemi finanziari e di bilancio del Governo Federale, assorbono la quasi totalità delle risorse e pertanto impediscono la ripresa degli investimenti pubblici, in particolare nel settore delle costruzioni civili. Il governo di fronte alla sua impotenza a continuare a sostenere gli investimenti pubblici trasferisce alla popolazione, e principalmente agli strati meno favoriti, tramite le imposte indirette, i carichi che dovrebbero pesare sulle grandi imprese. Ciò non vuole tuttavia dire che il reddito non ritorna al sistema produttivo. I problemi finanziari e di bilancio del governo, sia federale che locale, assorbono la quasi totalità delle risorse e pertanto impediscono la ripresa degli investimenti pubblici, in particolare nel settore delle

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costruzioni civili. Questa trova i suoi limiti anche nella capacità di finanziamento del sistema finanziario; nell'interesse delle imprese di partecipare ai "fondi per gli investimenti" per le attrezzature collettive; e nella mancanza sempre più grande di terreni liberi. Il fallimento dell'intervento statale ha prodotto un'economia su scala ridotta, che rientra nelle iniziative puramente individuali, con la quasi completa autonomia riguardo alla gestione centralizzata. Così come ha sottolineato C. Aubertin, riferendosi al caso specifico del D.F.:«(...) Devant la faillite des modèles de

développement fondés sur la production industrielle, on semble découvrir l'importance du travail informel, des réseaux d'échange non monétaires, des structures de clientélisme qui irriguent tout le tissu associatif. Pour rendre compte de ces mouvements urbains, il est difficile de continuer à privilégier les approches en termes de système

de production, de marché d'emploi, de catégories sociales, de revenus42».

Concludendo, per quanto riguarda specificamente l'impianto delle industrie nel D.F e la regione circostante, ci si accorge che la preoccupazione per il fattore territorio è alla base della maggior parte delle proposte. A causa della mancanza sempre più grande di spazio fisico nel territorio.

In conclusione Brasilia svolge un ruolo piuttosto simbolico di polo regionale capace di irradiare lo sviluppo attraverso l'industrializzazione.

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3.4 - Piani di sviluppo regionale

Il programma di svilppo integrato per la regione Geo-economica di Brasilia è un piano che è stato preparato per provare a sostituire la PERGEB nei settori in cui ha fallito. Nonostante il fatto che non sia stato effettivamente realizzato, è un riferimento importante.

In realtà, riprende gli stessi obiettivi della PERGEB, cambiando le strategie d’intervento per rendere gli investimenti più efficaci e complementari tra loro.

Propone la divisione della regione in “superfici programmi” che a sua volta verranno divise in sotto superfici omogenee, ciascuna con un centro locale di polarizzazione. La loro omogeneità consentirebbe l’applicazione di modelli di sviluppo specifici per ogni sotto regione ed articolazioni con alcune caratteristiche comuni all’insieme della regione. Conformemente a

quanto analizzato in occasione della trattazione sulla PERGEB43 la

regione Geo-economica di Brasilia è stata concepita per permettere la promozione del suo sviluppo tramite una politica d’intervento del Governo. Una delle ragioni del fallimento del PERGEB fu dovuta alla dispersione delle risorse su tutte le “superfici-programma”.

E’ per tale ragione che preferiamo affermare che una politica di sviluppo per la regione non comporta una strategia unica per

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tutto il suo insieme. Dopo l’esperienza del PERGEB occorre che i prossimi tentativi d’intervento prendano coscienza: 1- dell’eterogeneità del suo spazio. 2- che gli interventi devono essere realizzati secondo le caratteristiche specifiche dello spazio.

Lo spazio omogeneo è definito dalla totalità degli elementi esistenti in un territorio dello stesso tipo ma non necessariamente attigui, mentre una superfice omogenea è caratterizzata dall’esistenza di alcuni elementi dello stesso tipo e che sono attigui

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