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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.36 (1909) n.1855, 21 novembre

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L'ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

S C I E N Z A E C O N O M I C A , F I N A N Z A , C O M M E R C I O , B A N C H I , F E R R O V I E , I N T E R E S S I P R I V A T I

Anno XXXYI - Voi. XL Firenze, 21 Novembre 1909 N. 1855

SOMMARIO : Sgravio dello zucchero e nuovi tributi — Il disordine nelle monete italiane — R.

DEBAR-B I E R I , .Ancora sulla industria dello zucchero — Il comune di Firenze nel 1908 — RIVISTA Iti

ELIO-GRAFICA i Luca Antonio Tosi Bellucci, Le azioni giudiziarie contro gli Stati stranieri - Antonio Franami, Cittadinanza e nazionalità - Ernst Bernhard, Hohere Arbeitsintensitat bei kurzerer Ar-beitszeit, ihre personalen und tecbnisb-sacblichen -Voraussettzungen - Prof. Jean Birot, Statistique Annusile de « Geographie comparée » - Dr. Friedrich Lent, Der Begriff der auftragslosen Geschaft-stabung — RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA: La statistica degli scioperi in Italia - V assi-curazione obbligatoria degli infortuni sul lavoro nell'agricoltura - Il Consorzio per la concessione dei Mutui ai danneggiati dal terremoto - Le Banche popolari in Italia - Un prestito della città di Baku - Un prestito serbo - La produzione dello zucchero nella repubblica Argentina — RASSEGNA DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE: Il commercio italiano - Il commercio inglese — Le Società operaie di produzione e le cooperative di consumo o di credito in Francia al I gennaio 1908 — L'industria siderurgica italiana — Cronaca delle camere di commercio — Mercato Monetario e Rivista delle Borse — Società commerciali ed industriali — Notizie commerciali.

Sgravio dello zucchera e nuovi tributi

L ' o n . Giolitti, nella prima adunanza della Camera dei Deputati, ha annunziato la presen-tazione di progetti di legge di ordine finanziario, destando la sorpresa dei deputati, della stampa e del Paese. Intralasciamo dal giudicare questo sistema dei secreti e delle sorprese, che davanti alla rap-presentanza nazionale può sembrare una puerilità, e vediamo invece in che consistano le inattese proposte.

Esse sono veramente semplicissime : uno sgravio della tassa di fabbricazione dello zuc-chero nella misura circa del 50 0[0 e la sostitu-zione di due nuovi balzelli, uno sui titoli mobi-liari perchè non sfuggano dalla tassa di succes-sione, l'altra sui maggiori redditi delle tre im-poste dirette in quanto superino le 5000 lire.

Le modificazioni al regime degli zuccheri comprendono una riduzione del sopradazio dello zuc-chero nella seguente misura :

Il sopradazio dal Po gennaio 1911 per lo zuc-chero di prima classe da lire 28.82 al quintale a lire 20, e per quello di seconda classe da lire 28.80 a lire 16; dal Lo gennaio 1913 rispetti-vamente a lire 18 e 14,85 ; dal primo gennaio 1915 rispettivamente a lire 15 e 12.

Sono aggiunte alcune disposizioni intese a difendere più efficacemente l'erario dal contrab-bando di saccarina.

Varie volte ci siamo occupati della partico-lare questione che sollevava in Italia il regime de-gli zuccheri, ed abbiamo dimostrato con tutta chiarezza e basandoci sui fatti che l'alto prezzo dello zucchero non derivava, come si voleva so-stenere, dalla soverchia produzione accordata ai pro-duttori, ma dall'alta aliquota che percepiva lo Stato, sia sotto forma di tassa di fabbricazione, sia sotto forma di sopradazio. Ed abbiamo pure sostenuto che se si voleva una diminuzione del prezzo

di quel prodotto si doveva di conseguenza indurre lo Stato a ridurre le gravezze che pesavano sullo zucchero, e che certo gli industriali avrebbero visto con piacere che si agevolasse il consumo, la qual cosa non poteva produrre che sviluppo alla loro industria.

Il Ministero colle sue proposte ha tenuto conto, e vedremo inseguito in quale misura, dei bisogni della industria, riducendo gradualmente in cinque anni il sopradazio da 25.15 a 15 lire il quintale; la tassa di fabbricazione è ridotta dal l.o Febbraio 1911 da L. 70.10 a lire 35 i! quintale. Quando avremo sott'occhio il testo del dise-gno di legge sarà il caso di esaminare gli effetti che alla industria può portare questo complesso di provvedimenti; intanto ci compiacciamo che il concetto da noi sostenuto abbia avuto una appli-cazione più sollecita di quello che non s'aspettava e ad ogni modo siamo persuasi che gli industriali da una parte, il Governo dall'altra troveranno modo, emendando il .progetto, di assicurare all'indu-stria almeno quella situazione, a dir vero, finan-ziarmente non brillante, che ha avuto fin qui, e che era per l'avvenire abbastanza promettente.

La riduzione della tassa di fabbricazione sugli zuccheri e de! sopradazio, portano una dimi-nuzione di entrata al bilam io che si prevede nella cifra di 40 milioni, pur tenuto conto del note-vole aumento del consumo. A risarcire questa perdita il Ministero propone :

1. Una migliore applicazione dell'imposta progressiva alle successioni e alle donazioni in quisa che questa forma di tassazione adottata con la legge 23 gennaio 1902 meglio risponda alla sua funzione;

disposizioni speciali intese ad evitare che per l'avvenire la grande massa dei valori mobi-liari sfugga in gran parte (ciò che accade at-tualmente) alle tasse sui trasferimenti, per causa di morte ;

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titoli al portatore in correlazione alle modifiche introdotte per la tassa di successione.

2. Una sopratassa progressiva delle tre imposte dirette nella seguente misura :

Il massimo non imponibile è fissato in lire 5000 di entrata complessiva annua e questa cifra si detrae poi sempre anche a favore dei contri-buenti tassati. Le aliquote sono le seguenti :

da L. 5000 a L. 10.000 L. 1 per cento fino a » 30.000 » 2 »

»

» 70.000 » 3 » » » 100.000 » 4 » » » 200.000 » 5 » oltre » 200.000 » 6 »

Disposizioni speciali contemplano le esenzioni, i metodi di accertamento diretti ed induttivi, i necessari aumenti nel personale delle Agenzie delle Imposte dirette, ecc.

Il concetto generale che emerge da queste disposizioni è adunque quello di concedere uno sgravio importante ad un prodotto che è consi-derato come un utile nutrimento anche alle classi popolari e nello stesso tempo di reintegrare il bilancio della perdita conseguente, mediante una maggiore imposta da prelevarsi sugli abbienti ed in misura progressiva. Il concetto quindi è degno della massima considerazione, poiché si basa su un principio democratico che manca, come è noto, quasi completamente nel nostro sistema tributario.

Naturalmente per un giudizio definitivo e ponderato occorrerebbe avere sottocchio l'intero disegno di legge per vedere quali sono i prov-vedimenti fiscali.

Le parole, ad esempio, che si leggono nel commento ai giornali : lievi ritocchi sulle tasse di negoziazione pei titoli al portatore ; sono pa-role di colore oscuro. Immaginiamo che ne sieno esclusi i consolidati ; se così non fosse si com-pierebbe un atto di mancanza alla fede pubblica e ciò in pieno periodo di conversione. Il dire che non si tratta di una tassa sugli interessi ma solo di negoziazione, è una distinzione non accettabile ; l'Italia, per far dimenticare il suo passato, che riguardo al trattamento del suo debito, non fu dei più corretti, ha bisogno di mantenere i suoi consolidati per lungo tempo esenti da qualunque balzello, affinchè la fede si ripristini in modo indiscutibile.

Riteniamo quindi che sotto la voce titoli al portatore, siano esclusi i titoli di consolidato.

Rispetto alle proposte di una sopratassa pro-gressiva alle tre imposte dirette, sui terreni, fabbricati e sui redditi di ricchezza mobile, pare che nella intenzione del Ministero sia di mettere il seme di una tassa globale avvenire sulla en-trata, cominciando ora con questa sopratassa.

Il principio è modesto nella misura e sem-plice nella forma; anche qui per altro sta a ve-dere se le norme fiscali renderanno sopportabile il nuovo aggravio. A nostro avviso alla tassa globale bisogna pervenirne, e non è certo dan-noso che intanto si cominci ad abituare il con-tribuente fin da ora ad una progressione di im-posta ormai quasi da tutti gli Stati adottata.

Ma all' infuori di queste proposte un'altra ne venne presentata separatamente dal Ministro

dei Lavori pubblici, il quale rilevando che bi-sogna aumentare gli stipendi al personale, sopra-tutto a questo inferiore, e che d'altra parte il bilancio delle ferrovie di Stato non "lascia mar-gine per provvedere a tali aumenti, propone che si inaspriscano le tariffe sul trasporto dei viaggiatori e delle merci. Si deve ammirare il carattere franco e sicuro dell'on. Bertolini, che ha affrontato un problema così grave il quale racchiude un dilemma inesorabile; ma nello stesso tempo è da domandarsi se sia proprio questo il momento in cui la industria italiana si mostra piuttosto affaticata, per accrescerne gli oneri di-retti come sono quelli che riguardano i trasporti delle persone e delle cose. Non esitiamo a dire che ammiriamo il coraggio del Ministro dei La-vori pubblici, e che il suo discorso rappresenta le emineuti qualità che riconosciamo in lui ; tut-tavia siamo molto perplessi a giudicare bene-volmente, specie in questo momento, delle propo-ste così gravi.

Certo ormai in tutti i paesi dove vi è l'eser-cizio di Stato, ed in molti di quelli dove vi è l'esercizio privato, la necessità di aumentare le tariffe, diviene sempre più impellente. Il miglio-ramento del servizio ed i bisogni del personale hanno gettato il disordine nelle aziende ferro-viarie; e la scelta si presenta ristretta nei due termini : o disavanzo, od aumento di tariffe.

In ogni modo vi è tempo di esaminare più attentamente in seguito anche queste proposte.

IL DISORDINE NELLE MONETE ITALIANE

Il popolo italiano è veramente un popolo paziente se non protesta contro la confusione mo-netaria Ji cui è vittima. Tutti sanno che la ra-gione economica per la quale si giustifica il mo-nopolio dello Stato nella coniazione delle monete sta nella tutela della fède pubblica. Non ostante le maggiori precauzioni è così facile ingannare quel gran numero di ingenui che gira per il mondo, che se non si adoperano sistemi che val-gano a salvaguardare la, eccessiva credulità, si creerebbe una fitta rete dì loschi interessi a danno dei creduloni. Bisogna quindi, si dice, che lo Stato abbia il monopolio della monetizzazione, che gra-vissime pene sieno comminate contro i falsifica-tori ed i sofisticafalsifica-tori, che infine il Governo vigili per non permettere che sieno messe in circola-zione monete false o sofisticate.

Come conseguenza di queste premesse si do-vrebbe ritenere che lo Stato, nel disimpegnare tale ufficio di fabbricatore e spacciatore delle monete, avesse la massima cura perchè le monete stesse abbiano tutti quei caratteri che meglio servano a distinguerle e ad impedire gli inganni e che il complesso del sistema monetario abbia perciò appunto a risultare il più semplice.

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belle tradizioni italiane, ha intrapresa la rinno-vazione della nostra suppellettile monetaria.

Lasciamo stare se lo scopo artistico sia stato raggiunto; molti con ragione ne dubitano e non è qui il caso di discuterne. Ma ciò che è veramente fuori di dubbio è che il Governo col metodo che ha adottato nel cambiare in nuove le monete vecchie, ha creato uno stato di cose che è in stridente con-traddizione coi fini che si propone il monopolio.

La cattiva prova che avevano fatta le mo-nete di- nichelio misto da L. 0.20 ; la poca pra-ticità sortita dalla creazione delle monete di ni-chelio puro da L. 0.25 ; hanno suggerito di ritirare le une e le altre monete per mettere in circola-zione monete di nichelio puro da L. 0.20.

Per le monete divisionarie d'argento, come è noto, si sono rinnovate le monete da una e da due lire e dovrebbe essere messa in circolazione una moneta da L. 0.50.

E tutto questo sta bene; i provvedimenti presi non possono che lodarsi.

Ma il modo con cui tutto ciò viene eseguito è veramente un disastro per quella fede pubblica che si vuol tutelare.

Va da se che non si può pretendere di cam-biare da un momento all'altro le monete in cir-colazione sostituendo quelle nuove alle vecchio in pochi giorni e bisogna quindi tollerare un periodo durante il quale devono restare in circolazione le monete vecchie e quelle nuove. Ma quando questo periodo di transizione minaccia di diven-tare eterno, non si può a meno di protesdiven-tare ed incitare il Governo a prendere provvedimenti energici pur affrettare questa sostituzione.

Si dice che la Zecca non è in grado di for-nire che una limitata quantità annua di monete nuove e quindi è inevitabile che il cambio sia lento. Ma prima di tutto è da chiedersi se vo-lendo rinnovare tutta la suppellettile monetaria si debba tenere la Zecca in una condizione di potenzialità normale, o se non era il caso di prendere dei provvedimenti eccezionali di fronte alla straordinarietà del bisogno.

Ma indipendentemente da ciò, è da deplorarsi che, conoscendo i mezzi limitati di cui dispone la Zecca, si abbia ciò non ostante voluto mettere tanta carne al fuoco mentre sarebbe stato più assennato e più provvido procedere per gradi so-stituendo prima una e poi l'altra moneta.

Il medio circolante è cosa delicatissima, non solo per le ragioni della fede pubblica a cui ab-biamo sopra accennato, ma anche per la solleci-tudine delle transazioni. Bisogna tener conto della scarsa istruzione di tanta parte della popolazione in eerte provincie e della lentezza colla quale penetra nella moltitudine la piena conoscenza delle nuove monete; e se si aggiunga che alcune delle nuove monete si distaccano molto dal tipo delle solite monete ed anzi hanno quasi l'aspetto di medaglie, si comprenderà che più difficilmente ancora penetra tale cognizione che è indispensa-bile perchè la moneta possa rapidamente circolare senza diffidenza.

In tutta questa materia della fede pubblica già i Governi sembrano troppo corrivi ; frequenti cambiamenti di carte-valori con prescrizione ec-cezionale, anche di soli cinque anni, turbano la buona fede de! pubblico, che meno può essere

edotto di tali cambiamenti e che ad un tratto, senza sua colpa, trova il suo sudato risparmio mutato in carta straccia. Ed il sistema è tanto più scandaloso in quanto queste carte-valori che per il proprietario diventano carta-straccia, costi-tuiscono invece un guadagno o per l'ente emittente, o per l'erario, o per coloro a cui la legge attri-buisce il benefizio.

Invochiamo infrattanto che si provveda a togliere l'inconveniente che riguarda la moltepli-cità delle monete e che costituisce un disordine nella circolazione. A parte i riguardi che si deb-bono avere per la popolazione, conviene anche riflettore che numerosissimi sono i forestieri ohe vengono in Italia i quali sono esposti ai pericoli cui può dar luogo questa confusione uel medio circolante.

Ancora sulla industria dello Zucchero

Dall'egregio ing. Riccardo Debarbieri riceviamo la lettera, seguente che pubblichiamo integralmente ; seb-bene alcuni dei dati che contieue sieno già noti ; altri ve ne sono di importanti, che meritano di essere tenuti nel debito conto.

Genova, 9 Novembre 1909. Ill.mo Sig. Direttore.

Dagli articoli che Lei ha pubblicato sull'In-dustria dello Zucchero in Italia e ohe io ho letto col più vivo nteresse, vedo che Lei si occupa con esame oggettivo e in modo veramente com-petente di questa industria che reca tanto gio-vamento alla agricoltura e alla classe operaia di parecchie regioni del nostro paese.

Quindi io mi permetto di sottoporle alcuni dati tecnici da me .raccolti all'estero e in Italia, i quali mi lusingo potranno riuscirle di qualche interesse, raccomandandoli alla sua benevole at-tenzione, perchè voglia tenerne quel conto che crederà opportuno.

Affinchè non possa sembrarle in me presun-zione eccessiva, mi permetto accennarle che fin dal 188B, appena laureato Ingegnere nella Scuola di Applicazione di Torino, venni mandato all'e-stero, (in seguito ad esame di concorso, tenutosi in Roma), per istudiarvi l'industria dello zuc-chero; rimasi cosi per due anni in Belgio, appli-cato in diverse fabbriche di zucchero e viaggiai in altri paesi zuccherieri esclusivamente per lo scopo accennato, ed i risultati dei miei studi fanno oggetto di due successivi volumi stampati dal Governo (Annali di Agricoltura anni 1886 1887).

L'Industria dello zucchero in Italia è sorta appena da un decennio ('mentre all'estero ha circa un secolo di vita) ed ha trovato subito oppositori tenaci e sistematici, i quali, si studiano in ogni modo di abbatterla e cercano di trascinare seco l'opinione pubblica con argomenti assolutamente contrari alla verità.

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perchè il fabbricante italiano possa sostenere la concorrenza dello zucchero fabbricato all'estero. Infatti anzitutto le barbabietole coltivate in Italia hanno una ricchezza zuccherina e quindi una resa industriale minore di quella che si ot-tiene negli altri paesi zuccherieri di Europa, come Ella certamente sa; tuttavia credo opportuno di mandarle a tale riguardo un numero delle « Su-crerie Belge », dove Ella a pag. 101 troverà con-fermato ampiamente quanto affermo.

Ella vedrà cosi che nella ultima campagna (1908-1909) in Austria le fabbriche da 100 kg. di bietole hanno ricavato in media kg. 17.13 di zucchero, mentre in Italia tale medio ricavo è stato appena di kg. 11.53.

Ciò vuol dire che per fabbricare un quin-tale di zucchero, mentre in Austria occorrono quintali 5.83 di bietole, in Italia ne occorrono quintali 8.67. Ora è noto che in Austria le bie-tole costano, rese In fabbrica L. 2.26 per quin-tale, quindi la materia prima necessaria per fab-bricare un quintale di zucchero costa: quintali 5.83 x L. 2.26 = L. 13.17.

In Italia le bietole, rese in fabbrica, costano in media al quintale L. 2.70; cioè per quintale di zucchero il costo della materia prima rinviene a quintali 8.67 x L. 2.70 = L. 23.41.

Da ciò risulta ohe per la sola materia prima il fabbricante italiano spende L. 10 circa di più che in Austria.

Ora si noti che queste L. 10 vanno tutte a vantaggio della agricoltura nazionale. Infatti, sempre a pag. 101 del citato fascicolo, Lei vedrà che il raccolto medio delle bietole in Italia e per l'anno 1908-190!» è stato di quintali 340 per Ea. che a lire 2.70 al quintale dànno un reddito lordo di quintali 340 x L. 2.70 = L. 918 per Ea., mentre in Austria il prodotto medio per Ea., essendo di quintali 239.50 a L. 2.26, il coltiva-tore ricava un reddito lordo di 239.50 X 2.26 = L. 541 circa per Ea.

Nell'anno precedente 1907-1908 la differenza è meno forte, ma il reddito lordo è sempre mag-giore per il coltivatore italiano in confronto del-l'austriaco.

Non è fuori proposito qui ricordare che il maggior prodotto in peso del raccolto è sempre in ragione inversa della ricchezza zuccherina delle radici; e però se in Italia la qualità del prodotto è scadente a scapito del fabbricante italiano, è per contro favorevole all'agricoltore, il quale ri-cava un maggior reddito che il coltivatore degli altri paesi zuccherieri di Europa.

Ma oltre alla materia prima, bisogna ancora tenere calcolo :

1. Il carbone in Italia costa L. 4 al quint. reso in fabbrica; all'estero invece costa meno della metà (facendo la media fra i paesi produttori di zucchero), perchè mentre in Francia il carbone costa solo un terzo meno che da noi, si ha per contro la Germania, il Belgio, la Russia, l'Olanda e l'Austria che hanno carbone che costa meno della metà che non l'Italia, ben inteso a parità di potere calorifico.

Ora siccome occorrono circa 8 kg. di carbone per ogni quintale di bietole, ne risulta che mentre da noi si spende per ogni quintale di zucchero

Bietole quint. 8.67 X 80 kg. X 4.00 _ T ~ 7 7

100 — ~

all'estero si spende

Bietole quint. 5.83 X 80 kg. X 1,8 T N QA

ioo — y' -m

quindi l'industriale italiano per il carbone spende L. 2.77 - 0.84 = L. 1.93 in più che non all'estero per fabbricare un quintale di zucchero.

2. Mano d'opera. — In Italia (è facile ve-rificarlo colle denunzie obbligatorie per legge alla Cassa Nazionale delle Assicurazioni per gii In-fortuni degli Operai) per i servizi interni di fàb-brica il numero degli operai strettamente neces-sario in nessun zuccherificio è inferiore a 100,

120 per ogni turno. I turni sono due, uno di giorno e l'altro di notte. Se poi si contano anche i servizi esterni, cioè servizio dei cortili, fac-chini, ecc., il numero degli operai necessari è di circa 150 per turno.

All'estero invece il numero degli operai im-piegati è meno della metà, come ho constatato nel mio lungo soggiorno nei paegi zuccherieri io stesso: ma per provare meglio il maggiore di-spendio di mano d'opera in Italia cito i seguenti dati che ricavo dalla « Sucrerie Belge » (15 di-cembre 1900):

Nomi delle fabbriche e loro lavoro per 24 ore : Richeubarleben, lavoro per 24 ore, quint. 3700

bietole, N. 46 operai impiegati nell'interno della fabbrica per ogni turno.

Kleinwanzleben, lavoro per 24 ore, quint. 6900 bietole, N. 46 operai impiegati come sopra. Wendessen, lavoro per 24 ore, quint. 4920

bie-tole, N. 46 operai impiegati come sopra. Schude, lavoro per 24 ore, quint. 5900 di bietole,

N. 57 operai impiegati come sopra. Inoltre devesi notare, e ciò è anche di molto peso, che da noi la paga media degli operai è sensibilmente superiore di quella che percepiscono gli operai nelle fabbriche di zucchero austriache. Nè ai creda che il maggiore numero degli operai impiegati dipenda dalla imperizia ed in-capacità dei Direttori Tecnici degli Stabilimenti Italiani (Direttori Tecnici che in parte sono an-cora stranieri) ; devesi considerare che la fabbri-cazione dello zucchero si compie all'estero da circa un secolo, e che colà ha potuto formarsi una maestranza specializzata che assolutamente manca in Italia, ove l'operaio lavora al massimo da un decennio negli zuccherifìci e per un periodo non superiore ai 75-80 giorni all'anno.

Stipendi. — Gli stipendi in Italia sono molto più elevati che all'Estero e ciò si comprende fa-cilmente, trattandosi di una industria nuova, la quale ha dovuto importare dall'estero quasi tutto il personale tecnico.

Consumi Diversi. — I prezzi dei consund diversi sono superiori a quelli esteri per la ra-gione che provengono dall'estero, noD solo quasi tutti i macchinari, ma anche i materiali per i macchinari.

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terreni e fabbricati, di tasse camerali, di circo-lazione titoli, ecc., in modo tale che da diligenti calcoli risulta che solo per le tasse suddette lo zucchero italiano viene aggravato di più di L. 3 circa al quintale e cioè il triplo che all'estero.

Inoltre il fabbricante italiano, che deposita lo zucchero nei magazzini fiduciari deve per legge assicurare contro l'incendio non solo il valore reale dello zucchero, ma bensì anche la tassa di fabbricazione di L. 70.15 per quintale.

Aggiungasi che in Italia, come è notorio, le tariffe ferroviarie sono elevatissime, in confronto di quelle di altri paesi, e quindi rilevanti sono le maggiori spese sopportate dai nostri zucche-rifici, in confronto di quelli esteri, sia per il tra-sporto delle bietole, che dello zucchero, come per le polpe, le melasse, i carboni, ecc. Oltre poi alle spese di trasporto, le fabbriche di zucchero de-vono pagare L. 20 per ogni vagone noleggiato, più L. 1 per ogni vagone e per giorno.

Aggiungasi ancora il tasso di interesse del capitale fisso e circolante, superiore che all'estero, gli ammortamenti che ogni anno, (non mi si chia-merà esagerato) debbono stabilirsi nella misura dell'8 a 1 0 % , mentre all'estero gli stabilimenti sono abbondantemente ammortizzati, come dimo-strerò fra breve, e si vedrà che per tutto ^com-plesso delle maggiori spese da me fin qui citate, lo zucchero italiano costa, come da calcoli esatti, circa L. 12 in più di quello estero (oltre ben in-teso le L. 10 che si spendono di più per la mi-nore resa delle "barbabietole).

Che cosa rimane allora della famosa prote-zione, se si considera ancora che i paesi espor-tatori di zucchero godono, per la convenzione di Bruxelles, di una protezione di circa L. 6 per quintale ?

Inoltre in un confronto fra l'industria sac-carifera italiana e quella estera, è importante considerare quanto segue: All'estero l'industria sorse circa un secolo fa, quando i prezzi dello zucchero erano enormemente più rimunerativi di quanto non lo siano stati al sorgere dell'industria indigena. . .

Basta dare una occhiata ad una statistica. Rilevo per esempio da una pubblicazione, che facilmente può trovarsi alle mani di tutti (L'industria dello zucchero - Commercio, Impor-tanza Economica e Legislazione Doganale di Luigi Fontana Russo - Manuale Hoepli, pag. ?5) che il prezzo di vendita dello zucchero greggio netto da imposta in Francia (e quanto dicesi per la Francia valga per gli altri paesi), fu nel decennio 1830-1839 di circa L. 131, dal 1840 al 1850 di L. 127, nel decennio 1851-1860 di L. 123, nel decennio 1861-1870 di L. 62.50, nel decennio 1871-188(1 di L. 65.85 e nel quinquennio 1881-1886 di L. 40.40.

Dal 1886 in avanti i prezzi dello • zucchero sono andati gradatamente diminuendo sino a rag-o-iuno-ere in momenti di crisi mondiale per so-vrapproduzione L. 16/17 al quintale. Per bilan-ciarsi oggi, dati i benefici effetti per l'estero della Convenzione di Bruxelles, sul prezzo di L. 30 al quintale.

Ora è indubitato che le fabbriche estere ven-dendo lo zucchero prima a 131 poi a 127, 123, 62, 65 e 40 franchi netti da imposta al Qle.

hanno potuto ammortizzare largamente i propri impianti non solo, ma dare anche pel passato lautissimi dividendi, i cui benefici effetti si fanno seutire tuttora.

Di fronte a questa industria che si è tanto fortemente affermata all'estero, sta 1' industria italiana, ancora all'inizio, che non ha potuto ac-cumulare nessuna riserva, nè ammortizzare alcun impianto, che ha dovuto rimediare agli sbagli inevitabili di tutti i principi, che ha dovuto lot-tare colla concorrenza estera, perchè proprio al suo sorgere (1900-1901) lo zucchero estero inse-guito alla crisi mondiale suaccennata si vendeva a L. 16-17 al Qle., ed entrava liberamente sul nostro mercato, non ostante la protezione, come rilevasi dalle statistiche doganali, — e che ha potuto finora distribuire soltanto dei magri divi-dendi sui capitali versati (in media il 6 per conto).

Che cosa succederà se la protezione venisse a mancare? Indubbiamente ne verrebbe la rovina; succederebbe cioè per l'industria dello zucchero, come Lei ben dice, quello che succederebbe per tutte le altre industrie italiane, se venisse loro a mancare la protezione di cui godono.

Ed ora consideriamo brevemente i benefici che la industria dello zucchero ha apportato alla agricoltura.

Attualmente sono coltivati a bietole circa 50,000 Ea. di terreno, in parte alluvionale, che prima era sfruttato con delle magre coltivazioni di frumentone, le quali in media non rendevano all'Ea. più di 400 o 500 lire, mentre le barba-bietole danno da 700 a 900 lire, cioè in media L. 300 in più; inoltre, fra i vari prodotti, la bietola ha il vantaggio di non temere le incle-menze climateriche (grandine, venti, pioggie tor-renziali, ecc.) rappresentando così un raccolto certo per il coltivatore.

Ma a parte questi vantaggi diretti, ve ne sono vari indiretti: la bietola essendo una pianta sarchiata, predispone assai bene i terreni per i raccolti successivi, ed è noto a tutti gli agricol-tori che sui terreni, ove fu coltivata la bietola, si hanno nell'anno seguente dei bellissimi frumenti.

Vantaggi pure importantissimi sono quelli derivati all'allevamento del bestiame; durante il raccolto delle bietole si ottiene dalla loro sco-lettatura un ottimo foraggio fresco, ed in seguito i cascani della lavorazione dello zucchero (comu-nemente chiamati polpe) e le melasse, mescolate ai foraggi, sono un ottimo alimento per il bestiame. Ed è bene si sappia che le Fabbriche Italiane regalano agli agricoltori le polpe in ragione del 30 per cento del peso delle bietole consegnate, e vendono il restante 70 per cento ad un prezzo medio di L. 0.10 a L. 0.20 al Qle. mentre al-l'estero il sottoscritto sa per esperienza propria che le polpe si vendono tutte quante ai coltiva-tori al prezzo di L. 0.50 al Qle.

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Si vorranno adunque distruggere tutti questi benefici che l'agricoltura annualmente risente?

E' indubitato che diminuendo anche lieve-mente l'attuale protezione l'industria saccarifera ne risentirebbe un colpo assai grave, al quale potrebbe forse resistere soltanto qualche zucche-rificio che trovasi in condizione eccezionalmente favorevole. Infatti rilevasi dalle statistiche doga-nali che, non ostante la protezione, nel decennio 1899-1908 sono entrati in Italia Qli. 1,774,000 di zucchero estero, e cioè in media Qli. 177,000 all'anno; limitandosi poi a considerare solo l'ul-timo quinquennio 1904-1908 si vede che in media sono entrati dall'estero ben 92 mila Qli. ogni anno, ed anzi prevedesi che per quest'anno la entrata di zucchero estero supererà di molto i 100,000 Qli.

Non ostante la protezione adunque siamo ancora tributari dell'estero di J/12 del consumo nazionale, mentre non un solo Qle. di zucchero indigeno può essere esportato all'estero in forza della Convenzione di Bruxelles. Se la protezione verrà diminuita, anche solo di poche lire, quale sarà la condizione degli industriali italiani dello zucchero?

Lo zucchero indigeno, come ho dimostrato, costa L 22 in più al Qle. dello zucchero estero, spesa che non è possibile per il momento dimi-nuire, se non abbassando il prezzo di acquisto delle barbabietole ai danni della Agricoltura, 9 riducendo il prezzo della mano d'opera a scapito degli operai.

In ultima analisi adunque i danni maggiori della diminuzione della protezione verrebbero ri-sentiti e da quella agricoltura e da quella classe operaia, le quali a parole si vogliono sempre aiutare, ma a fatti, come in questo caso, verreb-bero ad essere gravemente colpiti.

Nel chiudere questa mia lunga lettera tengo a dichiararle, Egregio Sig. Professore, che mi sono preso la libertà di mandarle i dati che pre cedono solo per la verità e perchè, come accennai in principio, ho visto con quanta competenza Ella si occupa della questione sulla industria dello zucchero; essi dati, che risultano dalla pratica e dagli studi da me fatti all'estero, sono confer-mati da quanto è esposto negli articoli da Lei pubblicati e quindi non diranno per Lei certa-mente nulla di nuovo; ma mi lusingo che non saranno perciò meno benevolmente accolti da Lei e che in ogni caso Ella vorrà tenermi per iscusato.

Con distinto ossequio

Dev.mo

ING. FÌ. DEBARBIERI.

Il Comune di Firenze nei 1908

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Continuiamo a spigolare sui dati statistici pubblicati dall'Annuario statistico del Comune di Firenze nel 1908.

Nei movimenti emigratori non si mantiene nel 1908 l'incremento notato negli anni

prece-(X) Continuaz., v. n. 1854.

denti. Immigrarono 7700 persone contro 8971 nel 1907 e emigrarono 5453 contro 5151 nel 1907.

Dei 7700 emigrati 2722 immigrarono da soli, gli altri con famiglie: dei 5453 emigrati, 1335 emigrarono da soli e gli altri con famiglia, onde la eccedenza di emigrazione fa nel 1907 di 2247 individui,

Questa eccedenza si verificò in ogni gruppo di professioni, meno che per gli industriali.

Dopo aver accennato al movimento dei pub-blici macelli, la Relazione si occupa della istru i zione pubblica.

Le spese fatte dal Comune nel 1908 per la pubblica istruzione superano di gran lunga quelle del precedente anno e sommano a L . 2,945,205 con una quota media per abitante di L. 12.70 (L. 8.34 nel 1907) che è la massima del sessennio 1903-1908: l'aumento riflette tutti i rami del ser-vizio, ma in modo speciale la istruzione elemen-tare e segnatamente la costruzione di nuovi edifici scolastici. Così la quota di spesa per ogni alunno di queste scuole sale nel 1908 a L. 149.92 (L. 93.15 nell'anno precedente).

Coll'anno scolastico 1906-07 sembra cessare nelle iscrizioni nelle scuole elementari il ristagno verificatosi per tre anni antecedenti : ili detto anno si ebbero quasi 500 iscrizioni in più del-l'anno precedente; nel 1907-08 la eccedenza sul-l'anno 1906-07 sali a 900 alunni. Altri 200 au-mentarono nelle iscrizioni dell'anno 1908-09 ma la cifra percentuale sul complesso degli abitanti discese da 6,7 a 6,5. La cifra complessiva di 15.358 alunni in detto anno scolastico è più che doppia di quella di 7626 segnata vent'anni indietro nel-l'anno scolastico 1887-88; anche la cifra relativa da 5,2 alunni su 100 abitanti è salita a 6,5 di-mostrando la simpatia crescente nella popolazione verso la scuola pubblica. Nondimeno questa cifra di 6,5 alunni per cento abitanti è ancora assai bassa, pur tenendo conto della scarsa natalità fiorentina, e inferiore a quella segnata da altre città italiane.

Questa scarsità relativa di alunni nelle pub-bliche scuole la Relazione spiega col fatto che un numero considerevole di fanciulli frequenta scuole private confessionali e laiche. Neil' anno 1908-09 l'Ufficio di Statistica potè rilevare, sui dati da esso forniti da 120 Istituti, un aumento di circa 720 alunni : il numero di questi si av-vicina così a 8000, e rappresenta la metà circa degli iscritti nelle pubbliche scuole.

Degli iscritti nell'anno scolastico 1907-08, l'Annuario fa per la prima volta la classificazione secondo la professione del padre in combinazione colla indicazione della zona di provenienza e della classe frequentata.

Le scuole secondarie danno in totale un mo-vimento di 3707 alunni contro 3556 nell'anno precedente.

Nell'andamento complessivo, le iscrizioni nelle scuole secondarie mantengono anche nell'anno 1907-08 una lieve tendenza all'aumento: tale au-mento è costante in tutto il periodo per le scuole tecniche : assai meno costante nei ginnasi, nei licei e nell'Istituto tecnico : si manifesta invece una lieve tendenza alla diminuzione nelle iscri-zioni alle scuole nonnali e complementari.

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iscri-'21 novembre 1909 747

zioni non fu molto differente da quella dello scorso anno con lieve tendenza alla diminuzione.

Fra le biblioteche fiorentine segnano un au-mento nel numero dei lettori : la Marucelliana, che ha per questo riguardo riacquistato nel 1908 il primato perduto nel precedente anno, e la Lau-renziana. Alla Nazionale il numero dei lettori di-minuì di circa 8000.

Le spese di pubblica beneficenza segnano un aumento costante nell'ultimo sessennio tanto nella loro cifra assoluta, quanto in relazione al numero degli abitanti. In cifre assolute, da lire 1147000 a lire 1468907, in cifre relative da lire 5,6'2 a 6,"23 per abitante. La spedalità per i poveri ha in questo aumento la parte più notevole. Nel oomplesso Firenze è una fra le città italiane mag-giormente gravate da spese di questo genere e spende per beneficenza, relativamente alla sua popolazione, quasi cinque volte più di Torino e quasi tre volte più di Milano, ove le Opere pie locali hanno una importanza finanziaria molto superiore a quelle fiorentine. Dell'aumento com-plessive nel numero dei malati ricoverati all'Ar-cispedale di S. M. Nuova ci si può render conto osservando come la cifra di esistenza media gior-naliera in tale ospedale sia passata in 8 anni da 1394 a 1708 malati. Anche il costo di manteni-mento è salito fra il 1903 e il 1907 di 27 cen-tesimi per malato e per giorno.

Mancano purtroppo ancora statistiche parti-colareggiate sulla morbilità negli ospedali, che insieme con quelle dei malati curati a domicilio dai medici condotti, darebbero annualmente un quadro esatto dello stato sanitario della città. La enumerazione, che si può ora ritenere pressoché completa, degli Istituti di beneficenza (l'Annuario accoglie i dati di 121 istituzioni filantropiche) di-mostra come la iniziativa privata sia pur venuta con certa larghezza di mezzi e con grande va-rietà di sforzi in aiuto alla pubblica beneficenza; in qualche caso potrà nondimeno rilevarsi una dispersione di forze e un conseguente aggravio eccessivo di spese generali e di amministrazione.

Ed eccoci alle finanze comunali.

Il provento per sovrimposta sui terreni va gradatamente scemando per'la continua fabbrica-zione che fa naturalmente aumentare il provento della sovrimposta sui fabbricati. Nel corso di 9 anni fra il 1900 e il 1908 la prima discese, te-nendo conto del solo Ruolo principale, da lire 82970 a lire 78834, la seconda salì da lire 2501055 a lire 2584585. L'aumento complessivo delle so-vrimpaste di fronte all'anno 1900 fu di oltre lire 79000.

Nello stesso periodo si ebbero aumenti an-che per le altre tasse comunali e così per la fossa di famiglia da L. 436000 a L. 522000, per quella sugli esercizi da L. 87000 a L. 127000, per quella sui cani da L. 31000 a L. 47712, per quella sui velocipedi da L. 51885 a L. 87797.

Si mantenne invece presso a poco alla stessa altezza la tassa sulle vetture private e sui dome-stici (L. 67671 nel 1908); quella sulle vetture pubbliche ebbe, pel cessato servizio degli

omni-bus, una notevole diminuzione.

Fu introdotta nel 1905 la tassa sul valor locativo con applicazione limitata, e il provento di essa salì da L. 20000 nel 1906 a oltre lire

27000 nel 1908. La tassa sugli spettacoli e sui trattenimenti pubblici è salita nel 1908 a oltre L. 36000 superando di oltre L. 12000 il provento del precedente anno. L'aumento è tutto dovuto al provento degli spettacoli cinematografici.

Il provento complessivo del dazio governa-tivo, e comunale nel 1908 con L. 7781676, supera di quasi 200000 lire il provento dell'anno prece-dente e rappresenta il massimo di tutto il pe-riodo 1866-1908: in sei anni, e cioè dal 1903, il provento complessivo del dazio è aumentato di circa 700000 lire. Le spese di riscossione in lire 1287958 rappresentano il 16,5 0i0 delle entrate: qualora non vi si comprendano le pensioni del personale a riposo, detta percentuale scende a 11,2.

Il debito complessivo del Comune di Firenze era al 31 Dicembre 1908 di L. 46121719 con una quota proporzionale per abitante di L. 199.

Il corso delle cartelle del Debito comunale, che dal minimo di 57 nell'agosto del 1891, aveva raggiunto il massimo.di 80 in vari mesi del 1905 discese a 70 nel Luglio e nell'Agosto del 1908 per risalire poi a 72,50 alla fine dell'anno. Te-nute presenti le medie annue dei corsi si può segnare per le cartelle suddette un periodo di tendenza al ribasso dal 1884 al 1894, uno di tendenza al rialzo dal 1895 al 1905, dopo il quale anno si inizia un altro periodo di tendenza al ribasso.

Gli iscritti all' Istituto di Previdenza del Comune erano in numero di 830 al 31 dicembre 1908 con un aumento di 121 3ugli iscritti al 31 dicembre dell'anno precedente: il patrimonio netto dell'Istituto saliva alla stessa data a L. 1.059.700. I mutui concessi agli impiegati comunali nell'anno trascorso furono 95 per un ammontare di L. 97452.

Svariatissime interessanti notizie sul movi-mento comunale fiorentino raccoglie ancora la rela-zione sotto il titolo comune statistische varie. Ecco brevi note illustrative.

Nei consumi medi di alcuni generi, calcolati per gli abitanti del Comune chiuso, osserviamo nel 1908 una ripresa nel consumi della carne e del vino\ aumentarono pure i consumi del pesce, delle uova, dello zucchero, del latte, del cacio, del petrolio. Diminuì notevolmente il consumo del carbone di legna e del carbon fossile.

Si mantenne anche nel 1908 l'incremento nella attività edilizia, manifestatosi in tutto il quinquennio precedente. Le nuove abitazioni co-struite furone 526 e cioè oltre un centinaio di più che nel 1907.

Anche il numero dei permessi di costruzione rilasciati nel 1908 (303) è superiore a quello dei permessi nel precedente anno (225).

Le famiglie rimaste prive di alloggio e che depositarono i loro mobili allo Stabulario comu-nale furono 264, numero poco diverso da quelli degli anni precedenti.

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quello di sei stanze in piccole casette composte di pianterreno e primo piano.

Presentano anche interesse i dati nuovi rac-colti quest'anno sul numero dei soci delle singole Cooperative, sul costo medio degli ambienti co-struiti, nonché sul prezzo d'acquisto dei terreni.

Sugli Istituti di Credito si sono raccolti al-cuni dati relativi al movimento complessivo dei loro affari; per ottenere però un quadro completo di questa importantissima parte della nostra vita economica occorrerebbe avere separatamente per la sede di Firenze le notizie su alcuni dei più importanti Istituti qui residenti.

Il prospetto delle operazioni della Stanza di compensazione dal 1885 al 1907 è tolto dalla Re-lazione pubblicata annualmente dalla Ban«a d'I-talia che ha la gestione della Stanza stessa e indica dal 1902 una costante e notevole diminu-zione annuale.

Il numero dei libretti di risparmio presso la Cassa Centrale di Risparmio e Depositi, del cui movimento questo periodico si occupa sepa-ratamente, è disceso da 82578 nel 1907 a 77109 nel 1908, mentre l'ammontare dei depositi saliva da 43 a oltre 84 milioni.

Nelle Casse di Risparmio postali la somma dei depositi in 45 milioni e mezzo supera di oltre tre milioni quella dei ritiri.

Il valore degli oggetti antichi espropriati nella somma di L. 275110 è lievemente superiore a quello delle esportazioni del 1907; assai più alta è invece la cifra relativa alla esportazione di oggetti d'arte moderni per un complesso di lire 4.552.560, inferiore peraltro alla cifra corrispon-dente dell'anno 1907.

Gli operai organizzati nella Camera di La-voro di Firenze erano 5691 per il solo comune, cifra che saliva a 7334 comprendendosi le Leghe dei dintorni.

Fra gli scioperi del 1908 furono notevoli per durata e numero di partecipanti quelli dei tran-vieri e dei facchini r carrettieri: assai meno im-portanti gli altri.

Gli accidenti stradali segnano nel triennio 1906-1908 un costante e rapido aumento da 93 a 265 nel loro numero complessivo, dovuto in modo particolare ai tramvai, ai barrocci, alle vet-ture pubbliche, alle automobili.

Un incremento notevole, costante è indicato dal movimento postale e telegrafico negli uffici cittadini; nel sessennio fra i 1903 e il 1908 le raccomandate in arrivo aumentano di oltre 70000 (da 650 a 766000); quelle in partenza di 165000 circa (da 990000 a 1155000), i pacchi postali in arrivo di 8000 (289 a 371000), quelli in partenza di 145000 (da 475 a 62000) i telegrammi in partenza di 13000 (da 269 a 282000). Nei tele-grammi in arrivo vi fn invece una diminuzione di circa 6000.

Nello stesso periodo il numero degli abbo-nati alla rete telefonica urbana passò da 1357 a 2515.

Fra i teatri fiorentini, quelli ove si ebbero maggior numero di rappresentazioni nel 1907 fu-rono: il Politeama Nazionale, il Teatro Alfieri il teatro Niccolini, il Verdi, il Nazionale.

L'annuario del Comune di Firenze, del quale abbiamo qui cercato riassumere alcuni dati

con-tiene, oltre un elenco di tutte le statisliche e bol-lettini ricevuti dall'Italia e dall'Estero, una se-quela di lunghe, esatte, interessantissime tabelle e prospetti.

Notevolissimi tra questi, le tavole relative alle cause di morte, dettagliatissime e divise pure per professioni, in modo da facilitare gli studi della patologia del lavoro: notevole pure quello dell'istruzione pubblica del movimento elettorale, delle contravvenzioni, ecc.

Le pubblicazioni dell'Annuario di Firenze, che continueranno tutti gli anni, vanno sempre più perfezionandosi e stanno al pari di quella grandiosa del Comune di Milano, della quale demmo pure un riassunto negli scorsi numeri dell' Economista.

RIVISTA

B i p l i o q r ^ f i c / i

L u c a A n t o n i o Tosi Bellucci. — La Azioni giu-diziarie contro gli Stati stranieri - Studio di diritto internazionale. — Torino, Unione Tip. Ed. Torinese, 1909, pag. 383 (L. 6). La maggior parte degli scrittori di diritto in-ternazionale hanno fin qui ritenuto che non possa nemmeno immaginarsi la possibilità di azioni giu-diziarie contro Stati stranieri poiché menome-rebbe il diritto di sovranità e perturbemenome-rebbe il concetto che si ha dello Stato.

Tuttavia non sembra che tale dottrina fosse indiscutibile, se coloro stessi che la sostenevano sentivano il bisogno di dimostrarla con ripetute illustrazioni e con minute distinzioni.

In quest'ultimo tempo però alcuno è sorto a sostenere una diversa dottrina e l'Autore con questo dotto lavoro si fa appunto avanti a di-mostrare la legittimità delle azioni giudiziarie in-tentate contro uno Stato straniero e spinge le sue conclusioni fino ad ammettere la sequestra-bilità dei beni che lo Stato estero possedesse nel territorio, e ad ammettere anche che il creditore possa provocare la esecuzione del giudicato nello Stato straniero nei modi ammessi dalle sue leggi.

L'Autore ha divisa in tre parti la sua trattazione ; nella prima si può dire espone la controversia questione con una larga citazione delle diverse opinioni ; nella seconda esamina le varie posizioni giuridiche dello Stato straniero di fronte al privato cittadino, e nella terza tratta della procedura introduttiva e della procedura esecutiva contro lo Stato straniero.

La sua erudizione, l'ordine seguito dail' Au-tore, e la serietà colla quale esamina le varie opinioni e varie quistioni dimostrano la cura con cui fn dettato questo lavoro.

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21 novembre 1900

del paese dove vanno affine di esercitarvi tutta la loro personale influenza al pari dei cittadini ; ma nello stesso tempo che dovrebbe essere faci-litata la possibilità del riacquisto della citta-dinanza italiana quando fossero cessate le cause che hanno determinato l'acquisto della cittadi-nanza straniera.

L'Autore cerca pure di dimostrare quanto sieno migliori in proposito le leggi svizzere e tedesche.

Dr. Friedrich Lent. — Der Begriff der auftra-gslosen G escila ftsftihung. — Leipzig, A. Deichert, 1909, pag. 184 (M. 3.60).

Mentre 3ullo regole generali vi è sufficiente concordia nel trattare della responsabilità del ge-store degli all'ari altrui senza mandato, sui svaria-tissimi casi pratici che si presentano la giurispru-denza incontra difficoltà ad applicare la dottrina, e quindi le divergenze non sono poche.

L'Autore di questa monografia cerca di ri-costruire la dottrina per renderla applicabile al maggior numero dei casi; distingue quindi tre momenti od aspetti diversi della responsabilità che si assume il gestore degli affari altrui sprov-visto di mandato; e cioè l'aspetto obbiettivo, quello soggettivo, e l'aspetto negativo.

Circa il moménto oggettivo l'Autore esamina le teorie fino ad oggi vigenti e le mette al con-fronto coi principi del diritto romano; nel mo-mento soggettivo vede l'elemo-mento della volontà ed in base a questa esamina le varie quistioni; infine nel momento negativo l'Autore nota la mancanza di autorizzazione come elemento giuri-dicamente dominante.

La monografia del Dr. Lent è condotta con molto rigore scientifico e non può a meno di essere considerata dagli studiosi come un importante contributo sull'interessante argomento.

Ernst Bernhard. - HGhere Arbeitsintensitdt bei kurzerer Arbeitszeit, ihve personalen und technisch - sachlichen Voraussetzungen. — Leipzig, Duncker et Huinblot, 1909, pag. 94 (M. 2.50).

E' stato affermato che diminuendo le ore di lavoro si otteneva una maggiore intensità di la-voro ; naturalmente la affermazione cosi espressa non avrebbe alcun positivo significato, giacché si intende subito che il suo valore sta nei limiti entro i quali la proposizione può funzionare. Per lo stesso modo che le prime ore di lavoro in una giornata dànno più intensità che non sia le ul-time, si intuisce che l'operaio, esaurito per non aver tempo di ricostituire le sue forze, non può dare quel lavoro che normalmente potrebbe. Ma si comprende che bisogna determinare i limiti e la funzióne di tali limiti, i quali non possono essere eguali per tutte le specie di lavoro e per tutte le condizioni in cui il lavoro si compie.

E l'Autore in questo lavoro, che viene pub-blicato negli « Staats-und sozialwissenscbaftliche Porschungen » dirette dai professori Schmoller e Sering, studia appunto tale questione con molta diligenza.

In una prima parte tratta le generalità del problema; nella seconda parte studia le condizioni

tecniche e di organizzazione per le quali il lavoro più breve diventa più intenso. Questa seconda parte ha naturalmente largo sviluppo giacché l'Autore specifica le sue osservazioni sull'effètto delle macchine in alcune industrie per ricavarne le regole generali.

Nelle parti successive l'Autore esamina la caratteristica dei fattori ed i confini di un con-densamento del processo di produzione ; le cause personali per cui la intensità del lavoro può es-sere maggiore, e infine esamina la questione te-cnica ed etica della diminuzione delle ore di lavoro.

Prof. Jean Birot. - Statistique Animelle de «Geographie comparve », 1909. — Paris, Hachette et C., 1909, pag. 31.

In questo piccolo volumetto l'Autore ha in-teso di condensare ordinatamente i principali dati statistici sulla popolazione, agricoltura, industria, commercio, finanze e forze militari dei diversi paesi. Rinnovando ogni anno (e la pubblicazione è già al quinto anno) i dati si ottiene una raccolta che può essere utilissima, sebbene la difficoltà di avere dati completi sia inevitabilmente grande. Mentre per alcuni fatti le condizioni sommarie possono avere un vero valore come popolazione, nascite, morti, commercio, titoli ecc., le specifica-zioni sono pericolose poiché bisognerebbe indicare caso per caso che cosa si intende di esprimere.

Cosi per esempio quando troviamo a pag. 29 che l'Italia nel 1907 ha importato 244 milioni di seta o esportato 467 dello stesso prodotto che si intende di dire ? La importazione e la espor-tazione della categoria seta furono rispettivamente 249 e 673 milioni nel 1907; con quali criteri l'Autore ha modificato queste cifre nelle altre due?

RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA

— Il Bollettino dell'Ufficio del Lavoro pub-blica la statistica degli scioperi in Italia del mese di settembre. Si ebbe in questo mese un totale di 71 scioperi, per 56 dei quali si conosce il numero degli scioperanti, che ammontò a 6112. Il maggior numero degli scioperi si ebbe nelle industrie alimentari (15 scioperi); nelle industrie edilizie, braccianti (11 scioperi); nelle industrie metallurgiche meccaniche (10 scioperi) ; nelle in-dustrie tessili varie (9 scioperi). Seguono poi le industrie poligrafiche con 6 scioperi, le industrie dei trasporti e quella della lavorazione del legno e della paglia con 5 scioperi ciascuna, l'industria del vestriario con 4 scioperi, l'industria della lavorazione delle terre, pietre, argille, sabbie con 4 scioperi, le industrie chimiche con 1 sciopero, i servizi pubblici con 1 sciopero. Non si ebbero - scioperi, durante il mese di settembre,

nell'agri-coltura, nelle industrie estrattive, nella lavorazione delle pelli.

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gli operai 15 scioperi; prevalentemente favore-vole 4; a mezzo favQrefavore-vole 6; mediocremente fa-vorevole 20; sfavorevoli 13; sospensivo o ignoto tredici.

Lo stesso Bollettino reca che nello stesso mese di settembre si ebbero in Inghilterra 19 conflitti, nei quali furono implicati 5340 operai direttamente e 7152 indirettamente. Dà poi le seguenti notizie sugli scioperi all'estero nel mese di agosto: in Francia si ebbero 73 scioperi, ai quali hanno preso parte 15,269 operai e 2 serrate; in Austria si ebbero 55 spioperi in 91 stabili-menti, nei quali erano occupati 9670 operai e scioperarono 6867, e 2 serrate per 500 operai ; nel Belgio si ebbero 8 scioperi, che interessavano direttamente 1215 operai ed indirettamente 656, ed una serrata riguardante 1468 operai; in Olanda infine, si ebbero 10 scioperi, 8 dei quali com-prendevano 710 operai, e 2 serrate.

!— In una delle ultime sue sedute il Comi-tato permanente del lavoro ha discusso l'esame dell'assicurazione obbligatoria degli

infor-tuni sul lavoro nell'agricoltura, relatori il consigliere Mazza e l'avv. Agnelli. Attraverso una nutrita discussione, alla quale parteciparono tutti i consiglieri, vennero fissati i seguenti ca-pisaldi :

1° Necessità della riforma e sua attuabi-lità con i! principio del rischio professionate.

2o Convenienza di una legge speciale che utilizzi quelle disposizioni della legge vigente sugli infortuni le quali si prestino a venire estese alla disciplina della nuova materia, e cioè: obbligo della prevenzione, definizione dell' infortunio, re-gime medico e farmaceutico, elencazione e sem-plificazione della invalidità permanente, revisione dell' indennità, nullità dei patti intesi ad esclu-dere il pagamento dell'indennità od a scemare la misura, omologazione giudiziaria per le transa-zioni, divieto di cedere, pignorare, sequestrare le indennità, libertà di scelta fra le Casse nazionali istituti privati, sindacati, mutui, Casse consor-ziali, Casse private; necessità dell'obbligo di as-sicurazione, denuncia al prefetto della natura dell'impresa, penalità per mancata o ritardata assicurazione, regime della responsabilità civile, indennità anche nel caso di colpa dell'operaio e procedura ordinaria per le contestazioni, esenzione di bollo e registro per tutti gli atti, denuncia di egni infortunio.

Sulla questione della scelta fra la Cassa na-zionale, istituti privati, sindacati, mutui Casse consorziali e Casse private, i consiglieri Cabrini e Rejna dichiarano di accedere all' idea che lo stesso trattamento sia fatto all'industria ed al-l'agricoltura, ma si riservano di sostenere la esclusiva assicurazione presso la Cassa nazionale 0 il monopolio di Stato delle assicurazioni.

Sempre sullo stesso tema si presero pure queste decisioni:

1. l'assicurazione deve essere estesa a tutti. 1 lavori agricoli ;

2. in massima l'assicurazione deve essere estesa a tutte le proprtelà (ogni decisione però suda convenzione di abbracciare anche i piccoli proprietari e su quolla di chiedere per i piccoli proprietari un contributo dello Stato, resta

su-bordinata alla conoscenza de) costo dell'assicura-zione) ;

3. per i lavoratori addetti alle macchine agricole, restano in vigore le disposizioni della legge vigente, che già li tutela;

4. nei fondi dati ad affitto, il proprietario deve concorrere nel pagamento del premio di as-sicurazione, salvo che il canone di affitto acceda una data misura ;

5. per i fondi a mezzadria o colonia parzia-ria in genere il proprietario deve sempre concor-rere in parte prevalente nel pagamento del premio di assicurazione ;

6. il proprietario deve sempre rispondere della totale osservanza dell'obbligo dell'assicura-zione per i casi di condudell'assicura-zione ed economia e a mezzadria. Sulla questione degli affitti eccedenti una data misura, sulla quale una parte dei con-siglieri voleva limitare la responsabilità al solo affittuario, il Camitàto ha deciso la sospensiva;

7. venne pure rinviata a prossima riunione la decisione sul limite della carenza proposta dai relatori in trenta giorni;

8. l'indennità deve essere a somma fissa per tutto il regno distinguendosi, però, la massa dei contratti in tre categorie: Uomini, donne e fanciulli ed assicurando per ogni gruppo rispet-tivamente L. 3 mila, 2 mila e mille in caso di morte e L. 3600, 2500, 2000 nei casi di inabilità permanente totale ; nei casi di inabilità tempo ranea, rispettivamente L. 1.50, 1.00 e 0.75 al giorno.

Vennero quindi esaminate minutamente le norme sull'accertamento itegli infortuni, quindi l'avv. Agnelli lumeggiò la sua relazione e le sue conclusioni nei riguardi dell'ordinamento dell'as-sicurazione e della misura dei premi.

— Il Re ha firmato il decreto, promosso dai Ministri del Commercio e del Tesoro, col quale si costituiva il Consorzio per la

con-cessione dei Mutui ai danneggiati dal ter-remoto del 28 dicembre 1908 delle provincie di Messina e di Reggio Calabria.

Il Consorzio sorge con un capitale iniziale di venti milioni di lire conferito da tre Istituti di emissione, dall'Istituto italiano di credito fon-diario, dall'opera di S. Paolo di Torino, dalle casse di risparmio di Milano, Verona, Torino, Palermo, Roma. Bologna, Cosenza, dal Monte dei Paschi di Siena e delle Assicurazioni Generali di Ve-nezia.

Il Consorzio ha facoltà di emettere obbliga-zioni sino al decuplo dei suo capitale e quindi esso sorge con una potenzialità di credito di 220 milioni di lire.

Sarà amministrato dai rappresentanti degli Istituti consorziali e gestito dall'Istituto italiano di credito fondiario.

I mutui saranno concessi ad un saggio non superiore al 4 per cento e dovranno ammortiz-zarsi in un periodo non maggiore di 30 anni.

II decreto contiene altre disposizioni circa le agevolazioni fiscali, i privilegi nella procedura per escutere i debitori morosi e le malleverie, delle quali sono circondate le operazioni dei mutui.

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seme-21 novembre 190'J L' ECONOMISTA 11

stralità dei mutui sono pagate per metà dal mu -tutario e per metà dallo Stato; il quale inoltre versa il 10 per cento della intera semestralità ch6 va a costituire un fondo di riserva speciale per risarcire il Consorzio delle eventuali perdite. Con questo decreto che sarà presentato alla Camera per essere convertito in legge il Governo ha provveduto convenientemente a fornire larghi mezzi per la riparazione e la ricostruzione degli edificii dei privati e degli Istituti di beneficenza, di istruzione e di educazione danneggiati o di-strutti dal terremoto del 28 dicembre 1908.

— La città di Baku è stata autorizzata a contrarre un prestito della citttà di Baku di 26,700,000 rubli al tasso del 5 per cento ed alla scadenza di 49 anni.

— Il numero delle Banche Popolari in

Italia dal 1898, primo anno in cui fu compilata intorno ad esse una statistica abbastanza esatta, crebbe da 696 a 795 nel 1904 e ad 832 ad oggi così distribuite per le diverse regioni: 36 in Pie monte, 12 in Liguria, 83 in Lombardia, 77 nel Veneto, 67 nell' Emilia, 49 in Toscana, 34 nel Lazio, 19 nell'Umbria, 64 nelle Marche, 51 negli Abruzzi, 141 nella Campania, 60 nelle Puglie, 17 in Basilicata, 35 in Calabria, 79 in Sicilia ed 8 in Sardegna.

Il loro capitale è in azioni da L. 5 a 100 ciascuna, e quasi intieramente versato.

Gli azionisti sono in generale grandi e pic-coli agricoltori, industriali e commercianti.

Nel 1898 il capitale delle 696 banche allora esistenti era complessivamente di L. 76,204,655 di cui 74,243,270; intieramente versate; nel 1906, per 832 banche - era di 92,549,384 lire, di cui 90,136,491 intieramente versate. Negli ultimi due anni l'aumento fu più forte, e, benché non se ne ! conosca ancora l'entità precisa, si può calcolare che il capitale complessivo delle 832 banche sor-passi ora i 100 milioni.

Un ramo importantissimo di operazioni, che nelle banche popolari prese un grande sviluppo e prova la fiducia che in esse il pubblico ripone, è quello dei depositi. L'insieme di questi ammon-tava, al 31 dicembre 1898, a L. 377,590,295 ed

è ora di circa un miliardo.

Il primo impiego, in ordine d'importanza, del denaro delle banche popolari si fa in sov-venzioni ed in sconti. Si calcola che alla fine del 1908 il totale di siffatte operazioni abbia sor-passato il mezzo miliardo.

Gli utili netti, che dal 1898 al 1908 sono quasi raddoppiati, permisero alle Aanche popolari non solo la distribuzione ai loro azionisti di

di-videndi sempre più alti, ma ancora di costituire fondi speciali di previdenza pel rispettivo loro personale.

— Viene riferito che il sindacato dell' an-nunziato prestito serbo dei 150 milioni venne ampliato col l'accessione della Banca di Parigi e dei Paesi Bassi, del « Comptoir National d' E-scompte » e della « Société Générale ».

Queste Banche francesi garantiscono una partecipazione sussidiaria, fino a 10 per cento nella porzione degli Istituti finanziari di Pietro-fi urgo.

L'autorevole giornale inglese riferisce inoltre che il prestito fu assunto al prezzo di 85.50 per cento, e che il prezzo d'emissione a Parigi sarà di 63 a 94, mentre a Berlino sarà probabilmente di 89.

L'emissione non verrà fatta prima del co-minciamento del nuovo anno.

— La produzione dello zucchero nella Argentina, sarà, da quanto è dato sapere in proposito, quest'anno sensibilmente inferiore a quella del 1908, e ciò malgrado un accrescimento importante della superficie coltivata a canna di zucchero.

L'estensione delle piantagioni raggiunge, adesso, acri 176,000, cioè che è molto più considere-vole dell'anno ultimo. Ma acausa dei geli dei mesi di aprile e maggio, si prevede un assai forte diminuzione del laccolto, tanto dal punto ai vista del peso quanto della ricchezza zuccherifera delle piante. E' così che si estima solamente a tonnel-late 150,000 la produzione del 1909, mentre che quella del 1908 aveva sorpassato 184,000 ton-nellate.

La consumazione totale in zucchero della Repubblica Argentina essendo di 165,000 tonn. per anno, si registrerà quest'anno un deficit di quasi 35,000 tonnellate. Per colmarlo, si impa-sterà molto probabilmente dello zucchero grezzo

he sarà sufficiente nell'interno del paese.

ERO

Il Commercio Italiano. — Ecco il rias sunto dei valori delle merci importate in Italia ed esportate, per categorie, dal 1 gennaio al 30 settembre 1909.

Imjiortazione

Valore delle merci importate dal 1° gennaio al 30 settembre

Differenza sul 1908 1999 Lire Lire Spirita, bevande 65,»»,-128 + '25,608,1183 Generi coloniali -15,661,013 — 1,968.911 Prodotti c h i m i c i rned. 74,978,34(1 — 11,196,901 Colori 29,766,329 -+- 1,933,595 Canapa, lino 84,678,730 + 1,289,775 Cotone 232,1/24,513 - 10,815,317 L a n a , c r i n o , peli 107,317,606 — 683,474 Seta 135,938,401 + 16,529,736 L e g n o e paglia 135,354,057 q- 18,241,184 Carta e libri 36,054,211 + 1,004,229 Pelli 72,551,172 + 3,174,027 Minerali, metalli 411,794,383 — 77,051,120 Veicoli 21,529,350 - 17,215,247 Pietre, terre e cristalli 265,532,539 + 21,420,341 G o m m a elastica 27,018,165 -f 6,614,129 Cereali, farine e paste 302,070,273 + 121,783,012 A n i m a l i e spoglie a n i m . 197,843,266 -+- 29,879,640 Oggetti diversi 28.745,019 + 1,530,240

Totale, 18 c a t e g o r i e 2 227,126,825 + 130,127,588 Metalli preziosi 6,181,000 — 11,034,500

(12)

Esportazione.

Valore delle merci esportata dal 1° gennaio al 30 settembre

1009 Lire 79,615,991 6,220,901 10,421,167 8,916,160 00,377,805 101,143,269 20,504,410 425,929,702 36,37,9.748 18,015,109 41,844,490 44,4,35,817 19,820,540 59,852,499 11,321,885 183,182,657 128,179,462 33,170,920 Spiriti, bevande Generi coloniali Prodotti c h i m i c i m e d . Colori Canapai lino Cotone Lana, e r i n O j p e l i Seta L e g ù o e paglia Carta e libri Pelli Minerali, metaili Veicoli

Pietre, terre e cristalli G o m m a elastica Cereali, farine e paste A n i m a l i e spoglie a n i m . Oggetti diversi

Totale, 18 categorie 1,319,284,125

Metalli preziosi 45,9)0,800 T o t a l e generale 1,365,184,425

Il commercio inglese. — Ecco secondo la classificazione del Boord of Trade i resultati del commercio inglese per il mese dì ottobre 1909.

I m p o r t a z i o n i .

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Differenze sul 1908 Lire 19,265,375 843,728 6,201,077 601,839 14,890,880 23 520,604 4,690,290 49.209,063 879,148 459,871 4,728,249 2,190,180 4,398,080 2,897 432 3,637,895 5,610,823 16,245^404 1,237,161 - f 62,622,121 + 33,203,500 + 95,825,621 P r o d o t t i alimentari Materie prime A r t i c o l i mani fatturati Diversi Ott. 10 mesi (migliaia di sterline) 21,374 207,383 18,674 171,257 12,177 121,661 187 2,106 Totale 52,652 502,412 Esportazioni. O t t . 10 mesi (migliaia di sterline) P r o d o t t i alimentari 2,381 18,995 Materie prime 4,681 41,651 A r t i c o l i m a n i f a t t u r a t i 26,282 245,652 Diversi 637 5,267 T o t a l e 33,931 311,268

Le società operaie di produzione

e le Coop. di consumo e di credito in Francia, ai I gennaio 1908

Società operaie di produzione.

La statistica delle Società operaie di p r o d u z i o n e vien c o m p i l a t a in F r a n c i a sulla base dei dati c o m u n i -cati a n n u a l m e n t e ai P r e f e t t i .

L e indicazioni seguenti r i g u a r d a n o soltanto le So-cietà f o n d a t e da operai per l'eserzizio in c o m u n e della loro p r o f e s s i o n e ; esso non si riferiscono q u i n d i alla m a g g i o r parte delle diverse Società di produzione agri-cola (latterie, f a b b r i c h e di b u r r o e di f o r m a g g i o , distil-lerie, f à b b r i c h e di z u c c h e r o , Società vinicole, ecc.), c o s t i t u i t e allo s c o p o di trasformare e di v e n d e r e in c o m u n e i prodotti raccolti i n d i v i d u a l m e n t e dai soci. Infatti questa t r a s f o r m a z i o n e e q u e s t a v e n d i t a di pro-dotti n o n v e n g o n fatte, di solito, dagli stessi soci, m a da un personale stipendiato dalla Società.

Al 1 g e n n a i o 19U8 il n u m e r o delle Società operaie di p r o d u z i o n e ascendeva a 414 c o u un a u m e n t o , sull ' e p o c a c o r r i s p o n d e n t e desull 1907, di 52 Società. Ma q u e -sto a u m e n t o che è effettivo solo per la differenza fra 50 (che è il n u m e r o delle n u o v e Società create nel 1907) e 31 (che è il n u m e r o di quelle scioltesi n e l l ' a n n o stesso), d e r i v a per g r a n parte dal f a t t o c h e i P r e f e t t i

segna-larono lo scorso a n n o , per la prima Volta, alcune So-cietà create a n t e r i o r m e n t e al 190^ ma di cui essi, fino allora, i g n o r a v a n o l'esistenza.

Le 414 Società di produzione c h e l a statistica d a v a c o m e esistenti al 1 g e n n a i o 1907, per rispetto alla pro-fessione, si s u d d i v i d o n o c o m e s e g u e :

A g r i c o l t u r a e silvicoltura 4 Miniere e c a v e di pietra 12

A l i m e n t a z i o n e 7 Industrie c h i m i c h e 1 L a v o r a z i o n e del legno, ebanisteria, eco. 31

Metalli 42. Lavori pubblici e fabbricati 126

I n d u s t r i e del libro e della c a r t a 68 I n d u s t r i e tessili, vesti ed affini 31

Cuoi e pelli 27 L a v o r a z i o n e delle pietre e del v e t r o 24

Trasporti e m a n u t e n z i o n i 30

Diverse 18 Delle 414 Società in parola 399 (vale a d i r e il 96

per cento) h a n n o indicato il n u m e r o dei loro soci, che è di 17,820. Di esse Società 28 (cioè il 5.51 per c e n t o ) h a n n o m e n o di 7 soci ; 90 (cioè il 22.55 per cento) h a n n o esattamente il n u m e r o di 7 soci necessari in Francia per la costituzione di una Società a n o n i m a ; 74 (vale a dire il 18.55 per c e n t o ) c o n t a n o da 8 a 10 s o c i ; 89 (cioè il 22.30 per c e n t o ) a n n o v e r a n o da 11 a 25 soci ; 59 (cioè 11 14.79 per c e n t o ) h a n n o da 26 a 50 soci ; '28 (cioè il 7.02 per c e n t o ) c o n t a n o da 50 a 100 affiliati e finalmente 37 Società, di cui 11 a p p a r t e n g o n o all'industria del li-bro, n o v e r a n o più di 100 soci.

F r a le Società c h e c o n t a n o il m a g g i o r n u m e r o di aderenti, v a n n o specialmente citati il Familistère di Guise forte di 1986 soci ; u n a Società per la f a b b r i c a -zione delle stoffe c h e c o n t a 737 s o c i ; q u a t t r o stamperie sociali c h e h a n n o r i s p e t t i v a m e n t e 800, 396, 365 e 320 soci, ed u n a vetreria ohe a n n o v e r a 352 affiliati.

N o n è però il caso di g i u d i c a r e d e l l ' i m p o r t a n z a di u n a Società operaia di p r o d u z i o n e dal n u m e r o dei soci. P e r citare solo q u a l c h e esempio si posson segnalare i seguenti casi. In una stamperia con 365 soci, soltanto 12 lavorano nella Società, c h e ha u n a cifra annuale di affari di 44,(XX) f r a n c h i ; in u n ' a l t r a stamperia, f o r t e di 396 soci, la cifra annuale degli affari sarebbe solo di 25,009 f r a n c h i ; la f a b b r i c a di stoffe più sopra citata, ohe ha 737 soci, ne ha impiegati nella sua industria 5 soltanto, ed ha un m o v i m e n t o a n n u o di affari di soli 37,000 f r a n c h i .

Delle 414 Società operaie di produzione ben 242 oc-c u p a n o operai ausiliari. Queste 242 Sooc-cietà, oc-c h e oc-c o n t a n o c o m p l e s s i v a m e n t e 10,457 socij i quali non tutti lavo-rano nelle loro rispettive Società, o c c u p a n o in periodo d ' a t t i v i t à n o r m a l e , ben 6181 operai ausiliari. F r a le Società in parola se ne n o v e r a n o 63 (vale a dire il '26 per c e n t o ) che o c c u p a n o un n u m e r o di operai ausiliari superiore al n u m e r o dei soci. Di queste 63 Società '27 a p p a r t e n g o n o all'industria edilizia.

Per q u a n t o r i g u a r d a le c i f r e d'affari delle Società operaie francesi di produzione, d i r e m o che si c o n o s c o n o solo parzialmente, perchè soltanto 365 di esse h a n n o f o r n i t o q u e s t o i m p o r t a n t e dato. Queste 365 diligenti Società che a n n o v e r a n o .16,149 soci ed o c c u p a n o c o m -plessivamente 6099 operai ausiliari, h a n n o u n a cifra totale d'affari di franchi 52,885,509 all'anno.

Nei r i g u a r d i , dei gruppi professionali le cifre più r a g g u a r d e v o l i d'affari v e n g o n date dalle Sooietà che si o c c u p a n o della lavorazione dei metalli con quasi 12 1|2 milioni di f r a n c h i , v e n g o n poscia le Società edilizie e di lavori pubblici con circa 11 1|'2 milioni, quindi quelle dei lavori delle pietre e delle vetrerie con quasi 9 m i -lioni, quelle dei trasporti con 6 milioni in cifra t o n d a e finalmente quelle d e l l ' i n d u s t r i a del libro e della c a r t a con 4 lp2 milioni di franchi.

Delle 365 Società operaie di produzione c h e h a n n o f a t t o conoscere l ' a m m o n t a r e dei loro affari, 42 h a n n o u n m o v i m e n t o a n n u o non superiore a 19,000 f r a n c h i , 78 f a n n o un g i r o d'affari da 10 a '25,0X1 f r a n c h i , 88 da •25 a 50,U00 f r a n c h i , 55 d a 50 a 100,000 franchi, 87 d a 100 a 590,000 f r a n c h i , I l da 500,000 franchi ad u n mi-lione e finalmente 4 hanno un m o v i m e n t o a n n u a l e su-periore ad un milione.

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