Indice
Introduzione p. 3
Teoria e metodi e storia degli studi
Il ruolo dell'archeologia processuale in Italia p. 6
Complessi di archeologia e relazioni nello spazio p. 8
Ordine, regole sfocate e caos p. 11
Quantificazioni economiche: macroeconomia e microeconomie p. 14
Il tema dell’agricoltura in Toscana p. 15
Il database, il GIS e la network analysis
Costruzione e struttura del database p. 20
La piattaforma GIS p. 25 La network analysis p. 26 Immagini p. 30 La schedatura I siti p. 35 Le relazioni p. 39 Immagini p. 44 La viabilità in Toscana Introduzione p. 46
La Via Cassia e la Via Clodia p. 49
La Via Aurelia e la Via Aemilia Scauri p. 61
Le strade minori romane p. 66
La Via Francigena p. 68
Immagini p. 75
Analisi spaziali sulla viabilità
Introduzione p. 90
La Cassia tra Chiusi, Arezzo, Firenze e Siena p. 91
La Cassia in val d’Arno p. 94
L’Aurelia p. 96
I passi appenninici p. 98
La Via Francigena p. 99
Immagini p. 102
Analisi statistica sugli insediamenti
Introduzione p. 190
L’abitato sparso p. 190
L’abitato accentrato - Le mansiones p. 192
L’abitato accentrato – Vici e villaggi p. 195
Le ville p. 201
Evoluzione quantitativa degli abitati tra I e X secolo d.C. p. 206
Immagini p. 211
Analisi spaziali sugli insediamenti
Abitato sparso, abitato accentrato ed elementi di attrazione p. 230
L’analisi del vicino più prossimo p. 239
La “risalita degli insediamenti”: verità o mito storiografico? p. 241
Immagini p. 244
Analisi statistica e spaziale sulle merci
Il mare, le strade, i fiumi p. 246
Le merci africane p. 248
Le merci iberiche p. 265
Le merci galliche p. 268
Le merci del Mediterraneo orientale p. 269
Le merci di produzione adriatica p. 271
Le merci di produzione dell'Italia centro-meridionale p. 274
Le merci di produzione della Toscana p. 278
La network analysis sulle merci p. 282
Conclusioni
Il ruolo delle strade romane per la formazione della rete insediativa p. 314 Quali sono (e come funzionano) gli attrattori del paesaggio? p. 315
Insediamenti e commerci: un modello unico? p. 315
Commerci: dal sistema di mercato ai sistemi di mercati p. 316 Il tema delle imitazioni: intrusioni nei mercati o sostituzioni dei mercati? p. 318 Il sistema dei Big Market e le aree di pertinenza p. 320
Teoria dei central places p. 321
Archeologia della sostenibilità, dell’insostenibilità e concetto di resilienza p. 321 Le crisi di III e di VI secolo: fenomeni statistici simili per diverse ragioni storiche p. 321
Le Toscane p. 327
Dall’età dell’oro dei contadini al ritorno dei padroni p. 328
Il modello economico toscano p. 330
Considerazioni finali p. 331
Introduzione
Una regione come la Toscana, connotata dall'alto tasso di Ricerca, come più volte è stato giustamente detto, perchè avrebbe bisogno di uno studio “sistematico” riguardante le strade, i fiumi, i commerci, il ruolo degli insediamenti secondari e dei villaggi altomedievali, le importazioni, le città?
Effettivamente le ricerche archeologiche in Toscana hanno avuto un intenso sviluppo e i progetti degli ultimi trentacinque anni hanno dato un impulso straordinario agli studi sull'età imperiale, tardoantica e altomedievale della Regione.
Senza volontà di essere esaustivi, citiamo i lavori della Carta archeologica della Provincia di Siena e della Provincia di Grosseto, gli scavi dei castelli iniziati da Francovich e proseguiti (sviluppando ulteriori temi di Ricerca) soprattutto da Valenti e Bianchi, Citter, Farinelli.
Poggibonsi, Miranduolo, Cugnano, Scarlino, Castel di Pietra, Montarrenti, Montemassi, Donoratico, Campiglia Marittima sono solo alcuni dei siti che hanno contribuito in modo sostanziale alle nostre conoscenze sull'altomedioevo toscano, alla formazione del paesaggio medievale e alle trasformazioni dei villaggi in aziende curtensi e poi in castelli.
Nel sud della Regione, il tema della cristianizzazione delle campagne toscane nell'altomedioevo è stato affrontato da Farinelli e, attraverso lo scavo di Pava, anche da Campana. Verso nord invece il contributo a questo ramo di studi è stato più sostanzioso, ricordando gli scavi di Ciampoltrini a Sant'Ippolito di Anniano e a Lucca, di Cantini a San Genesio e di Redi a San Pietro a Grado.
Nel territorio aretino, soprattutto per quanto riguarda le trasformazioni urbane, possiamo contare sui lavori di Molinari e per le campagne sugli scavi di Cincelli e dell'Ossaia.
A Siena, le attività archeologiche sono iniziate con lo scavo in Piazza del Duomo condotto da Francovich a fine anni '80 dal XX secolo, proseguendo poi nei decenni successivi in molte aree della città. Soprattutto a Citter si deve invece l'indagine del contesto urbano di Grosseto.
Spostandoci al nord della Regione, le città sono state studiate in ogni singolo aspetto, soprattutto a Pisa, dove le attività di scavo non si sono mai fermate; a Firenze e Fiesole, con gli scavi di Francovich; a Pistoia con Vannini, a Lucca con Ciampoltrini.
Un sito atipico potrebbe essere stato quello di Filattiera, anche se nel lavoro che ho condotto è stato fondamentale e ha offerto informazioni importantissime.
Spostandoci lungo la costa, non possiamo non considerare le fiorenti indagini archeologiche a Populonia e nel suo interland (in ultimo le indagini di Cambi sul golfo di Baratti), gli scavi di Cosa della Fentress e della leggendaria villa di Settefinestre, oltre alle ricognizioni nelle valli
dell'Albegna, dell'Osa e del Chiarone. Vanno poi citate le attuali ricerche sul sito di Vignale, che stanno chiarendo importanti punti di domanda, soprattutto sulle vicende insediative delle mansio. Allo stesso filone possono essere ricondotti gli scavi di Capannori, San Genesio, Santa Cristina in Caio e Pantani-Le Gore.
Gli scavi dell'importante porto di Vada hanno poi contribuito in modo determinante alla comprensione della portata economica di tali scali e alla loro influenza all'interno della regione. In conclusione voglio parlare del sito di Santa Cristina in Caio a Buonconvento (SI); tale insediamento, scavato dal 2009, è stato da me studiato per la stesura della tesi specialistica, è servito per comprendere l'importanza delle relazioni archeologiche, uscire da una mentalità sitocentrica, scontrarsi con i problemi del territorio e lo studio della geografia. Santa Cristina per me non è uno scavo, ma una fucina di pensieri, abbagli, sogni, fantasie e riflessioni, maturati in anni di studio e ragionamento, solitario e di gruppo con amici, colleghi e professori. In definitiva, il mio vero e personale banco di prova.
Alla luce di questa carrellata di ricerche archeologiche, a cosa serve quindi il lavoro che sto proponendo?
Quando ho iniziato il dottorato non avevo idea di dove mi avrebbe condotto questo studio: ho pensato e scritto il progetto esclusivamente perchè mi piaceva e mi interessava comprendere tali temi.
Negli anni successivi ho poi capito che quello che manca alla Toscana (o alle Toscane, per essere più precisi) è un lavoro organico, che prenda in considerazione tutto il materiale edito acquisito in questi anni di lavoro, che restituisca dignità e valore alle briciole di pane di Pollicino, ovvero la cultura materiale, che proponga un sistema in stile Von Bertalanffy. Un lavoro che si approcci alla Regione come un organismo in continua trasformazione, evoluzione, cambiamento.
In definitiva ho cercato di analizzare il Sistema Toscana, attraverso la schedatura dei siti, delle strade, dei fiumi e della cultura materiale, sfruttando archivi alfanumerici e soprattutto GIS.
Applicare alla realtà archeologica i dettami di Von Bertalanffy e di Clarke è un problema non secondario: ho ritenuto che la Toscana fosse un corpo sufficientemente vasto e soprattutto variegato, ma comunque abbastanza connesso da non essere slegato in più corpi separati.
È stato interessante capire in che momenti questo enorme organismo si è mosso in maniera unitaria (e quali sono stati i metodi utilizzati per farlo), in quali altri invece il Sistema è esploso e per continuare ad esistere ha dovuto modificare, anche notevolmente, i propri connotati.
Una delle domande principali che sta alla base di questa tesi di dottorato è: la realtà archeologica di età imperiale e altomedievale, può essere rappresentata e/o schematizzata all'interno di una o più teorie economiche e geografiche? La risposta che mi viene naturale è no. Partendo da questa
negazione, ci si accorgerà però che qualcosa si plasma sui grandi modelli geografici costruiti tra la fine dell'ottocento e la prima metà del novecento e che, forse, la storia economica antica è basata su modelli teorici più di quanto si creda. Il problema che impedisce di dare con chiarezza una risposta affermativa a tale domanda è l'atavico dilemma dell'incompletezza del dato archeologico. Il problema del “campione” e della sua capacità (o meglio, incapacità) di rappresentare la “popolazione reale” resterà sempre il dubbio per antonomasia.
Quando nell'ottobre 2012 mi presentai all'Università dell'Aquila per il concorso di dottorato e presentai alla Commissione il mio progetto di Dottorato, il Prof. Roma sollevò proprio il dubbio della rappresentatività del campione. Oggi, dopo anni di riflessione e di studi, finalizzati anche a rispondere a questa domanda, mi rendo conto che non esiste una strada convincente che possa eliminare del tutto il dubbio. Ma del resto, anche nelle scienze esatte, è estremamente difficile riuscire ad avere un risultato assolutamente certo.
Credo che, nel momento in cui scrivo, i dati che ho a disposizione siano i più solidi (nell'estensione, nell'intensità e nell'architettura) che siano mai stati prodotti per la Toscana. Il futuro della Ricerca, con nuovi scavi, ricognizioni, analisi e studi, produrrà ulteriori scenari che potranno anche cambiare completamente il risultato di questo lavoro: ma fino a quel momento, come in una sorta di “teoria della Fisica” i modelli che proporrò saranno quelli maggiormente verosimili.