Capitolo 1.2: Introduzione
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INTRODUZIONE
Dall’antichità, fino alla metà del XX secolo, le uniche fonti di energia utilizzate da parte dell’uomo erano la forza umana e quella degli animali, solo successivamente si iniziò ad usare l’energia del vento, dell’acqua e quella proveniente dalla combustione del legname.
Con la rivoluzione industriale del secolo scorso, si incominciò ad utilizzare su vasta scala, per produrre energia, i combustibili fossili in quanto l’accesso ai servizi energetici ed una adeguata disponibilità di energia sono requisiti essenziali per lo sviluppo socio-economico, per migliorare la qualità della vita e soddisfare i bisogni umani fondamentali.
Per contro, l’uso massiccio di combustibili fossili (carbone, petrolio e gas naturale) necessari a produrre l’energia per l’intensa attività industriale, ha avuto un devastante impatto sugli ecosistemi e sull’equilibrio climatico del nostro pianeta.
Con il passar del tempo è apparso sempre più chiaro che l’effetto delle attività industriali si estendeva ben oltre i confini locali, fino ad interessare intere regioni ed in alcuni casi, l’intero pianeta.
Con l’utilizzo su grande scala di combustibili fossili, per esigenze energetiche, oltre a produrre e rilasciare nell’ambiente composti non presenti in natura, l’uomo ha significativamente modificato il ciclo naturale di molte sostanze.
Capitolo 1.2: Introduzione
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Ha influenzato, ad esempio, direttamente i cicli del carbonio e dello zolfo, ha ampiamente modificato con le sue attività i cicli naturali di gas come l’anidride carbonica (CO2), il metano (CH4) e gli ossidi di azoto (NOx), che agiscono tutti come gas ad "effetto serra", aumentando in maniera preoccupante e non sostenibile l’effetto serra naturale.
Il progressivo riscaldamento del globo, imputabile secondo molti scienziati all’effetto serra e la scarsità delle fonti fossili, ha spinto molti paesi ad intraprendere politiche energetiche rivolte verso lo sviluppo delle tecnologie che sfruttino le fonti rinnovabili di energia (eolica, solare, biomasse etc.)
Tra tutte le energie disponibili quella derivante dalle biomasse è considerata la strada più proficua e promettente, a breve e medio termine, per riuscire a soddisfare in modo sostenibile il fabbisogno energetico di un mondo in continua espansione industriale.
Ad oggi è chiaro che la disponibilità di energia per un futuro sostenibile non può prescindere dall’utilizzo di energie rinnovabili.
La Commissione Europea, nell'ambito della politica energetica per l'Europa, ha presentato una proposta recante una tabella di marcia a lungo termine per l’utilizzo delle energie rinnovabili.
Tale proposta prevede per tutti i paesi membri, il raggiungimento di un obiettivo generale vincolante del 20% di energie rinnovabili e un obiettivo minimo, anch'esso vincolante, del 10% di biocarburanti da raggiungere entrambi entro il 2020.
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È previsto inoltre, nei grandi orientamenti politici ed economici, un percorso per integrare il piano energetico con le energie rinnovabili nei settori dei trasporti, dell'elettricità, del riscaldamento e del raffreddamento.
Dieci anni fa l'UE si era prefissata l'obiettivo di raggiungere entro il 2010 una quota del 12% di energie rinnovabili nel suo mix energetico globale.
Nonostante si sia registrato un aumento del 55% del consumo di energie rinnovabili nel corso di quest'ultimo decennio, sembra improbabile che la loro quota superi il 10% del totale energetico entro il 2010.
Occorre quindi, un salto di qualità per dotare l'Europa di una visione attendibile a lungo termine sul futuro delle energie rinnovabili.
In questo contesto di consumo energetico, cercheremo di capire come nasce la necessità di provvedere allo sfruttamento di altre fonti energetiche, con un particolare sguardo alle biomasse, utilizzate per la produzione di energia elettrica.