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Dell'intensa attività di comunicazione, soprattutto navale, ne è rilevante testimonianza il ritrovamento, sul finire dell'anno 1998, di un "porto urbano&#34

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INTRODUZIONE

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Pisa, antica Repubblica Marinara, sin dall’antichità si è sempre distinta come luogo di forti interscambi culturali e commerciali garantiti sia dalla vicinanza della città al mare, dalla presenza del fiume Arno, che l’attraversa e la collega con Firenze, nonché dal canale Navicelli, antico collegamento al porto mediceo di Livorno, oggi dismesso nel tratto urbano.

Dell'intensa attività di comunicazione, soprattutto navale, ne è rilevante testimonianza il ritrovamento, sul finire dell'anno 1998, di un

"porto urbano" presso l'area ferroviaria di San Rossore, laddove sono

stati rinvenuti importanti relitti di imbarcazioni risalenti all'epoca romana ed etrusca.

L'ingente quantitativo di reperti costituiti da monete, anfore, utensili vari, resti di strutture portuali ben conservate e da 16 scafi rinvenuti quasi completi, ha fatto nascere un'inaspettata e nuova, quanto imperdibile, opportunità di sviluppo economico e turistico del territorio, scaturente dalla possibilità di realizzare un nuovo museo delle navi, da integrare nel miglior modo possibile con i percorsi delineati dalle strutture museali già presenti nella città. Certamente un'occasione di sviluppo unica per la città, in cui la nuova realtà archeologica connessa a quella museale dovrebbe certamente determinare un indotto turistico, nonché un interesse scientifico di livello internazionale, senza trascurare la valenza dei lavori archeologici e di ricerca.

Considerata la rilevanza del ritrovamento si è imposto fin dagli inizi del 1999 il problema del recupero e restauro dei reperti, nonché di una loro sistemazione di tipo museale per la fruizione da parte degli studiosi e del pubblico non solo dei numerosissimi reperti ma anche dell’intero universo dei dati scientifici raccolti.

Da un primo confronto tra le istituzioni locali ed il Ministero dei beni culturali si era individuata, quale sede idonea per ospitare il futuro Museo delle navi, la struttura dei vecchi Arsenali Medicei della città, di proprietà dello Stato, quasi completamente vuota (vi insisteva soltanto il Dipartimento di Storia dell’Arte dell’Università) e bisognosa di limitati

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interventi di restauro, peraltro già previsti e finanziati dal Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica).

La vicenda, che sembrava avviata a una soluzione positiva in tempi relativamente brevi, si è complicata quando è risultato evidente che il numero delle navi e la quantità dei reperti ritrovati aveva bisogno di tutti gli spazi degli ex Arsenali Medicei, in contrasto con il protocollo d’intesa stipulato tra Soprintendenza ed Università.

Ciò comportava la necessità di una diversa soluzione, e ben presto si accreditava una nuova ipotesi di lavoro, che coinvolgeva il Comando Provinciale della Guardia di Finanza (dislocato nel Padiglione del Convento di San Vito, contiguo agli arsenali, nel quale si voleva spostare in blocco il Dipartimento dell’Università) e il vecchio distretto Militare, praticamente non utilizzato, sito nel centro della città (dove poteva andare a situarsi la Guardia di Finanza), con un “effetto domino”

che avrebbe visto l’implicazione di una pluralità di amministrazioni anche centrali.

Nel contempo emergeva, infatti, l’esistenza di trattative tra il comune e la difesa riguardo l’acquisizione da parte del primo, in funzione della creazione di un polo turistico, di alcune caserme, in cambio dell’offerta di un’area situata ad Ospedaletto, nei pressi dell’aeroporto, trattative da sancire, successivamente, in un accordo di Programma.

A questo punto la problematica usciva dalla dimensione circoscritta alla sola questione della sistemazione del Museo delle Navi, per ricomprendere un più ampio progetto di ridislocazione di una serie di beni demaniali della città.

Il problema della collocazione del Museo delle navi non poteva ormai essere più visto come un nodo da sciogliere isolato, ma diventava un anello di un piano complessivo di riorganizzazione della città, da mettere a punto tra le varie amministrazioni. In considerazione della ridefinizione degli obiettivi, la funzione di coordinamento esplicata dalla Presidenza del Consiglio si rendeva ancor più necessaria per il raggiungimento di risultati ottimali.

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Si può affermare, pertanto, che la necessità concreta di realizzare il Museo delle navi romane ha consentito all'Amministrazione comunale di accelerare la spinta allo sviluppo futuro della città in relazione anche alla valorizzazione del patrimonio immobiliare presente nel tessuto storico, con particolare riferimento a caserme, palazzi ed aree demaniali.

Si è delineata, così, un'operazione di rinnovamento urbano in grande scala che ben presto si è tradotta in uno strumento che è stato definito il "Piano Regolatore delle Grandi Istituzioni" della città, ad integrazione e completamento dello strumento urbanistico vigente, con forti impulsi sull'economia, sul turismo, sulla cultura e quindi con vantaggiosi effetti sulla vita sociale della città.

Figura 1 Schema dei trasferimenti delle funzioni urbane.

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Il Museo delle navi romane diviene chiaro momento di innesco di una riqualificazione urbanistica a larga scala, che è stata recepita nell'ambito di un accordo di programma istituzionalmente condiviso, quale è l'Intesa siglata, il 18 aprile 2001, sotto l'egida della Presidenza del Consiglio dei Ministri e sottoscritta dal Ministero della Difesa, dal Ministero per i beni e le attività culturali, dal Ministero del Tesoro, del bilancio e della programmazione economica, dal Ministero delle Finanze, dall'Agenzia del Demanio, dal Comando Generale della Guardia di Finanza, dall'Azienda regionale per il Diritto allo Studio Universitario di Pisa, dalla Regione Toscana, dall'Università degli studi di Pisa e naturalmente dal Comune di Pisa.

In attuazione di tale Intesa l'Amministrazione Comunale ha approfondito l'operazione di trasformazione di quattro aree localizzate nel territorio comunale ed individuate rispettivamente nella Caserma Cimatone e Montanara (oggi dismessa e interna al centro storico), nella Caserma Artale (prossima a Piazza dei Miracoli e prospiciente via Roma), nella Caserma Bechi Luserna (vasta area ad ovest della città, fuori dal perimetro del centro storico, ma ad esso adiacente) e nella nuova area per l'insediamento delle attività militari in località Ospedaletto (a sud-ovest della città), che rendono concreta l'idea di un progetto ambizioso di valorizzazione culturale e di riqualificazione urbana della città. La realizzazione del Museo delle navi, utilizzando lo spazio espositivo individuato nel recupero degli antichi Arsenali medicei, viene, così, ad inserirsi all'interno di un più ampio progetto di sviluppo che, individuando nell'area della Caserma Bechi Luserna il punto baricentrico di partenza, prospetta l'ipotesi di un vero e proprio "parco dei musei” ad ovest della città che va dagli Arsenali medicei (destinati

alle navi romane), al Museo Universitario delle Macchine da calcolo (localizzato negli ex Macelli comunali), al sistema museale dei Lungarni con il Palazzo Reale, il potenziamento del Museo di San Matteo, il Palazzo Lanfranchi ed il nuovo museo in Palazzo Giuli. Un parco museale, quindi, che viene ad intersecarsi con un sistema organico di

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parchi naturali urbani quali l'area verde della Cittadella, che viene a relazionarsi direttamente con un percorso attiguo alle antiche mura medioevali prospicienti l'Arno realizzando una passeggiata nel verde di grande fascino, il nuovo parco destinato anche ai servizi direzionali, individuato nell'area dell'attuale Caserma Bechi Luserna, ed il "parco sportivo" costituito dal Palazzetto dello Sport, già realizzato e molto attivo ad ovest della linea ferroviaria che collega Pisa a Genova.

Questo lavoro di tesi, innestandosi all’interno di questo processo, ha rivolto particolare attenzione alla riqualificazione della vasta area della caserma Bechi Luserna, oggi non adeguatamente valorizzata, tentando di integrare il maggior numero di funzioni possibili (lavoro, residenza, tempo libero, cultura) all'interno di un progetto che allo stesso tempo rispetti l'ambiente e consolidi una continuità con la storia del paesaggio, della cultura economica e sociale del luogo.

Figura 2 Il sistema museale di Pisa.

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