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Per il diritto di Fiume

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Academic year: 2021

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Q V A D E R N l d i C O L T V R A

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dallVisione Ge n e r a l e In s e g n a n t i Itali ani

Co g i t a t o Lo m b a r d o

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Con una carta topografica

del territorio del Corpo separato di Fiume e sue adiacenze al 40.000 1 9 2 0 M I L A N O Ge n e r a l e insegnanti It a l i a n i Co m i t a t o l o m b a r d o Vni one

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PER IL DIRITTO DI FIUME

MILANO

UNIONE GENERALE DEGLI INSEGNANTI ITALIANI

C o m ita to L om bardo 1920

J'

V

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Riconfermate il diritto italiano dichiarando cittadini eguali e li­ beri quanti nascono e nacquero tra l’Alpi e il mare.

Ma zz in i.

I.

La questione di Fium e, che tanto appassiona «di anim i degli ita lia n i e che dolorosam ente ha spezzato la solida» rietà fra gli A lleati cem entata dal sangue sparso nella lu n g a terrib ile gu erra, ci ha pro cu rato lo sdegno di W ilson, ina viceversa ha infirm ato la posizione m orale di colui che volle erigersi arb itro suprem o per V assetto politico

della nuova Europa, m ettendone a nudo la m ediocre col­ tu ra politica e rivelandone la m ente tu tt’ altro che supe­ riore.

La questione di F ium e è una questione di diritto : di d iritto di a u to d e c isio n e , che costituisce il postulato fon­ dam entale della d ottrin a m azzin ian a, p er il quale i po­ poli soli possono d isporre della p rop ria so rte ; di d iritto storico, p er il quale nessuno può sopprim ere le conquiste civili faticosam ente acquisite con lunghe lotte tenaci ; di d iritto n atu rale, che ritra e i fondam enti nelle condizioni geografiche dello spazio entro il q uale un popolo si è

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in-A

sediato e che con in tellig en te operosità è riuscito a vaio* rizzare, rendendolo atto a serv ire di dimora, a fornire al- 1’ uomo ciò che è necessario p e r la esistenza ed a dargli eziandio agiatezza e godim enti in tellettu ali.

N essuno può n egare che F iu m e sorga al di qua della cornice m ontuosa delle Giiilie, estrem a sezione di q u elle Alpi che la tradizione e la storia hanno additato e la scienza ha conferm ato confini d ’ Ita lia . Nessuno può n e ­ gare che F iu m e sia i ta li a n a , anzi costituisca Y estrem a

vedetta d e ll5 ita lia n ità sopra il Q uarnaro, come già T arsà- fica sua progenitrice, posta contro la testata m eridionale del vallo liburn ico , lo fu della l a t i n i t à , allorquando con l e aq u ile gloriose Rom a estese l 5 illum inato suo dom inio fino alle Alpi e p iù o ltre ancora. N essuno può in firm a re che la m aggioranza della sua popolazione, sebbene si tra tti di un em porio co m m erciale, sia sta ta e sia a ttu a lm e n te (62.5 °/0) ita lia n a e che la n a z io n a li^ , la quale si rifle tte potentem ente sul suo sp irito e sul suo diritto, abbia com e è noto, costantem ente e v irilm en te sem pre difesa.

Ma p u re secondo il nuovo d iritto dei popoli, in b ase a l q uale i ra p p re se n ta n ti degli sta ti riten u ti tra d izio n a l­ m ente i veri arald i della dem ocrazia e della lib e rtà , si sono accin ti all' assetto della nuova carta politica d e ll5 E u ­ ropa, F iu m e che in u n a lo tta plurisecolare ha sem p re com battuto p er m an ten ere in te g ri quei d iritti che gli A sburgo stessi le hanno rico n o sciu ti e solennem ente co n ­ ferm ati ; F iu m e che in mezzo a m olteplici e spesso dolo­ rose vicende è riu sc ita a co nservare i privilegi s ta tu ta r i di libero com une e 1* uso della lingua italian a ; F iu m e che prim a fra le c ittà irred en te, allorquando lo sfasciam ento dello im pero a u stro -u n g a ric o era im m inente, innalzò il

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tricolo re e m anifestò con solenne plebiscito il suo volere; la piccola F iu m e infine, che con sacrificio di sè stessa ha sostenuto il suo buon diritto, insidiato spietatam ente d alla coalizione della plutocrazia intern azionale che le prom etteva ricchezze se avesse rin n egato i santi suoi p rin ­ cipi, non può v enir a ttrib u ita a ll’ Italia, perchè, secondo W ilso n , « F iu m e deve essere l ’ egresso e l ’ingresso p e r i » com m erci non d ell’ Italia, m a delle terre a setten trione » e a n o rd -e st di quel porto , cioè d e ll’ U ngheria, della » Boèm ia, della Rom ania e degli stati del gruppo jugoslavo. » A ssegnare F iu m e a ll’ Ita lia creereb be la convinzione che » il porto dal quale dipendono p rin cip alm en te quei paesi » per il loro sbocco nel M editerraneo, fosse stato da noi » di proposito consegnato ad u na potenza della qualp non » faceva p a rte in teg rale e la cui s o v ra n ità , se fosse ivi » riconosciuta, non potrebbe non sem brare stra n ie ra, nè » id en tifica ta con la vita com m erciale e in d u stria le di » ‘quelle regioni cui detto porto dovrà serv ire ».

Q uesta concezione è in p erfetta an titesi con 1’ origi­ nale pensiero rip e tu ta m e n te espresso dal P resid en te degli S. U. nei m essaggi e discorsi p ro n u n ciati dopo l ’ in te r­ vento d e ll’ A m erica nella grande g u e rra : prin cip ii che, sebbene non nuovi, hanno fatto rin ascere n e ll’ anim o dei popoli doloranti p er la terrib ile g u e rra la speranza di un più lieto avvenire :

« N essuna pace può d u rare che non riconosca e non » accetti il principio che i governi traggono il loro po- » tere dal consenso di coloro che sono governati e che » non esiste il m inim o diritto di far p assare di m ano in » m ano da potentato a p o te n ta to , i piccoli, come se essi » costituissero u n patrim onio ». (Messaggio al Senato ame­ ricano : 1897, gennaio 22).

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« N essun popolo può essere costretto ad a c ce tta re u n a » sovranità che respinge, nessu n territo rio potrà cam biare » di m ani se non allo scopo di p ro cu rare al popolo che » l ’ab ita p rob ab ilità di sviluppo e lib e rtà » . (Nota al Go­ verno russo: 1917, giugno 17).

« T u tte le aspirazioni nazionali ben definite devono » essere soddisfatte nel modo p iù sem plice possibile, senza » in tro d u rre nuovi o p e rp e tu a re vecchi elem enti di di- » scordia o di antagonism o, su scettib ili di provocare even- » tu alm en te la fine della pace in E uropa e p er conse- » guenza nel mondo ». (Messaggio al Congresso : 1918. feb ­

braio 12).

« N essun in teresse speciale o separato di q u alsiasi » nazione o gruppo di nazioni deve essere la base di qual- » siasi p a rte del tra tta to [di pace], se non sia consono al- » l ’in te resse com une di tu tti ». (Discorso per il I V pre­ stito : 1918, settem bre 18).

Ciò prem esso dirò che nello svolgim ento della spinosa questione fium ana W ilson , con la tacita acquiescenza di F ra n c ia ed In g h ilte rra , p u r m ostrandosi irriducibile a v v e r­ sario alla soluzione che appag asse la plebiscitaria volontà lib eram en te e rip e tu ta m e n te espressa dai fium ani ed il sentim ento degli ita lia n i tu tti: V unione diretta della città

don la m adre p a tria ; p u r cercando di ostacolare con ogni mezzo le v arie soluzioni p ro gettate per risolvere l ’ ornai torm entosa situazione che im pedisce al popolo ita lia n o di fru ire dei benefici della v itto ria : p u r essendo riu sc ito con la com plicità a ltru i a deform are l’ infelice concezione di T ardieu, di far cioè, di F iu m e uno stato cuscinetto, in ­ grandendone a d ism isu ra il territo rio per annegare la città m artire, rib elle ai suoi im p erativ i n e ll’ iroso m are slavo

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— non ha potuto a meno di riconoscerne l ’ita lia n ità . Ma della ita lia n ità della reg in a del Q uarnaro la m ente sem- lic ista di W ilson, m algrado l ’ im paraticcio dei suoi esperti,

riu sc ì ad una concezione sulla qu ale giova in sistere b re­ vem ente. A llorquando egli venne in mezzo a noi, Roma con la m aestà delle rovine radiose di gloria etern a, con il fulgore delle inclite sue m em orie, con gli spendori del- T a rte im m ortale non gli suggerì uno spunto p er celebrare la grande v itto ria m ilita re p er la q u ale non solo 1' esercito au striaco e ra stato da noi vinto, m a l’ im pero degli Asburgo — nem ico secolare d e ll’Ita lia — disfatto e cancellato dalla c a rta d ell’E u ro p a : p er glorificare il grandioso avvenim ento della conquista della im pervia b a rrie ra alpina come con­ fine : sogno, aspirazione, m artirio di p arecch ie generazioni di italian i. Alle dim ostrazioni calde di entusiasm o del po­ polo plaudente, assiepato intorno a lui festeggiato come u n restitutor orbis, non ebbe u n a nota che p artisse dal cuore,

m a attrav erso a gelide frasi convenzionali, non m iscono­ scendo lo sforzo im m ane sostenuto dal nostro paese nella im pari lo tta , cred ette bene di ric o rd arc i l ’ assoluta n e­ cessità di m o strare « una purezza d ’ in ten ti, ed un disin­ teresse quale il mondo non ha mai veduto prim a d ora

nei consessi delle Nazioni ». In o ltre nel discorso fatto alla rap p resen tan za della stam pa così si è espresso : « A Nuova Jo rk vivono più ita lia n i che credo in qualsiasi c ittà d ’ I- talia : (ed ha soggiunto con u n sorriso) questa non sarà m ai

u n a ragione p er cui l’ Ita lia vorrà avanzare p retese verso Nuova \ Tork ». Ora nei discorsi di propaganda ten u ti in varie città degli S. IT. p er ric h iam a re l’ attenzione del popolo am ericano sul tra tta to di V ersàg lia e p e r difendere l ’ opera sua politica, l’ uno e l’ a ltra validam ente

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contra-stati dal senato, p ro sp ettan d o la questione di F ium e, pei* la qu ale fu indotto a fare il « gran rifiuto », svolse l ’id en ­ tico concetto , concludendo « che F ium e non può essere d a ta a ll’ Ita lia p erch è a ltrim en ti anche Nuova Y ork do­ vrebbe essere d ata a ll’ Ita lia ». Ognuno com prende la v a­ c u ità di sì fatta argom entazione : Nuova York è c ittà d ’Am erica, sebbene un g ran nuipero d e’ suoi ab itanti siano ita lia n i : q uesti però non sono elem ento indigeno, ma degli ospiti, i q u ali anche raggiungessero la proporzione del 99°/0, rim arreb b ero sem pre tali. F iu m e invece è s ta ta p rim a città rom ana, poi ita lia n a : dei suoi abitanti gli ita ­ lian i sono in num ero prep o n deran tissim o ed hanno sem pre costituito l’elem ento fattivo e d irettivo della vita c itta d in a ; gli a ltri, gli ospiti, p u rtro p p o sono sta ti sem pre n em ici im placab ili dei prim i. Ma v ’ ha di più : W ilson pervaso d alla più a c u ta ju g o s la v o filia , nem m eno si è dim ostrato propenso a ris p e tta re quanto gli stessi Asburgo non a v e­ vano osato toccare : i d iritti speciali di libero comune del corpo separato di Fium e. M a ... ricordiam o F antico m otto

« quos v u lt p e rd e re .Tupiter d em en tai ».

IL

xkrmando H odnig, A ttilio e Guido De Poli, A ttilio Tam aro, Edoardo Susm el hanno illu strato il diritto sto rico del « corpo separato » di Fium e, il cui contenuto g iu rid ico è stato messo in ch iara evidenza da Vittorio Scialoja. Ma q uale ne è la estensione te rrito ria le : quali ne sono i coufini ? Il corpo separato di F iu m e è u n territorio di form a rozzam ente trian golare, la cui base si stende luugo il m are

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d a ll'a n tic o sbocco della T arsia o F iu m ara, ai pressi di C antrida. Il cateto occidentale ha ap p u nto inizio di fianco il molo prosp iciente la fab b rica di prodotti chim ici che ivi sorge : di qui, circu ito verso setten trio n e il gruppo di fabbricati in d u striali, volge decisam ente a nord p er tagliare quindi 1’ a lta valle di S curigna, e in seguito con bruschi salti, sem pre tendendo a nord, ma nel contem po piegando, verso oriente, p assa al di là del Monte L u ban (m. 499) e raggiunge la valle d ella T arsia, sotto Sebastiani, località posta contro il vertice del nostro triangolo : 1’ altro lato del quale segue detto corso d ’ a c q u a nei num erosi suoi m eandri e V accom pagna, come dianzi ho accennato, fino

a ll’ antica sua foce.

Il territo rio così delim itato ha u n a estensione di 20.56 Km.2 e com prende la c ittà di F ium e con i sottocom uni, ossia le frazioni di Cosala , sv ilup p ata alle spalle della città ; di Drenova, che si svolge al vertice del nostro tria n ­ golo e di P iasse, distesa ad occidente del concentrico u r ­ bano, fra questo e il confine ex austriaco. In u tile dire che di sì fatto m inuscolo spazio politico la città di F iu m e è sem pre stata rig u a rd ata come il nocciolo fondam entale e p er la sua im portanza econom ica e politica, e perchè ha sem pre diretto lo speciale m ovim ento rivolto a sostenere P autonom ia tradizionale del libero com une e 1’ uso della lingua italian a.

Se noi con anim o sereno consideriam o lo sviluppo della città n e ll’ epoca storica, la vediam o sorgere dalle p iù um ili origini : poche case presso la foce della F iu ­ m ara rag g ru p p ate attorno alla m odesta chiesuola di S. Vito? rico rd ata in docum enti rig u a rd a n ti il secolo X III, sul sedim e della quale fu innalzata nel 1638 la grandiosa

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chiesa d ie tu tto ra si am m ira : di qui il suo prim o nome di terra fla m in i Sancii Viti, italian am en te di poi chiam ata San Vito, oppure Fiume di San Vito... ed in seguito sem ­

plicem ente Fiume. Il nostro abitato ebbe da prim a un p ro ­

cesso d ’ ingrand im en to ostacolato dalla p ira te ria su la rg a scala e serc ita ta da slavi e da n a re n ta n i ; in seguito, resi sicu ri i m ari, data la sua situazione lungo la grande in te r­ com unicante T rie ste-S e g n a , ed in u n im portante crocic­ chio di strade, non tard aro n o i com m erci, le costruzioni m arittim e e l ’in d u stria del legnam e a p ro cu ra re al com une p rettam e n te italiano un vero stato di floridezza : di qui probabilm ente l ’ ostilità non larv a ta di Venezia verso la piccola concorrente, che ebbe a sp erim en tare, e non una volta sola, 1’ avversione della D om inante.

I tem pi calam itosi p er le co n tin ue g u erre fecero in ­ tris tire i com m erci specie verso la seconda metà del se­ colo XV, e giunsero a p aralizzarli q u asi totalm ente nel su ccessiv o ; in seguito l’im p e rato re Carlo V I intese con saggi provvedim enti a riso llevare le d epresse condizioni econom iche d e ll’ im pero, ed avendo nel 1713 dichiarato T rieste e F iu m e porti fran chi, la c ittà del Q uarnaro fu d estin ata a riso rg ere a nuova vita, tanto più che per fa c i­ lita re le com unicazioni del porto con le regioni finitim e vennero co stru tti alcun i tro n ch i di strada e re ttific a ti a ltri p reesisten ti. Ma ciò che ha contribuito in modo sp e ­ ciale allo svilupp o com m erciale di F iu m e fu 1’ a p e rtu ra (1723) della via « C a ro lin a » , che da H re ljin per i v alichi di Berdo (m. 913) e di V rata (m. 790) arriva a Carlovaz nella valle della Culpa.

P u r tu ttav ia d ata la creazione (1748) della p ro vin cia m ercantile, con il lito rale da Aquile)a a Carlopago, a lla

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q uale nel 1752 venne ag gregata Pium e, i provvedim enti presi non portarono tu tti i benefici effetti sp erati. F u solo con l'a n n e s s io n e di F iu m e (1779) come « corpo separato » a lla corona di S. Stefano, e con a ltre facilitazioni acco r­ date da M aria T eresa — in modo speciale l’estensione del porto franco a tu tto il territo rio (1769), ed un p iù razionale coordinam ento della rete strad ale — che lo sviluppo di F iu m e divenne veram ente im ponente. Non solo le in d u strie m arittim e ebbero allora increm ento note­ volissimo, ma ne sorsero varie nuove ed a ltre parecchie aum entaron o la loro potenzialità. M edesim am ente la c ittà per il cresciu to benessere andò sem pre più popolandosi e trasform ando il suo im pianto u rb an o ; ab b a ttu te le m ura rin se rra n ti la « città vecchia » fu possibile la fusione di questa con il nuovo sobborgo, nel quale sorsero a ltri q u a rtie ri con case p iù vaste e divisi da vie spaziose e regolari.

Con la bufera della rivoluzione francese e di Napo­ leone subentrò un breve ma notevole periodo di decadi­ mento p erd u rato eziandio dopo cessato il dom inio fra n ­ cese : allora F ium e, già esau sta per gli enorm i co n tributi di g u e rra im posti, venne inco rpo rata a ll’A ustria e con la perdita dell'indipendenza, che aveva p er il passato saputo sem pre conservare, scemò p u re di im portanza, essendosi i suoi com m erci rid o tti in modo veram ente im pressionante.

In seguito però rito rn a ta ancora (1822) con 1' U nghe­ ria. con la ria c q u istata lib e rtà rip rese il moto ascensio­ nale dei traffici : in questo tem po venne fondato anche un grande can tiere navale, ed il m ovim ento portuale a s ­ sunse proporzioni non p rim a rag g iu n te. In tale periodo fu ap erta la strada « Ludovicea » (1809), che seguendo la

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T arsia, e fiancheggiando il cam po di Grobnico, per Gel- legne rag giu ng e al valico di Ràuno Podolje l ’altitu d in e m assim a di 929 m., donde scende a Locve, a Delnizza e p e r la valle della C ulpa e D obra a rriv a a Carlovaz : q u e ­ sta strad a, g iu stam en te osserva Guido De Poli, costituì il fatto re m assim o dell' increm en to di F iu m e fino alla co stru ­ zione delle ferrovie.

Già fin dal 1820 p er ovviare ai gravi inconvenienti che p resentavan o gli in te rrim e n ti co n tinu am ente causati dalle torbide tra sc in a te dalle acque della F iu m a ra , era stato proposto lo scavo di u n can ale derivato dall* ultim o tronco di detto corso di acqu a ; lavoro com piuto poi nel 1855. Nello stesso tem po però a ltri, che nutriv an o la più g rand e fiducia nel sicuro avvenire com m erciale di Fium e, accarezzavano u n progetto p iù grandioso e com plesso : la costruzione di un nuovo porto di fronte la città, p ro lu n ­ gando F esisten te molo m arino (lungo 75 m. circa) e fa ­ cendone divergere il braccio verso occidente. L a m u n ici­ p a lità nel 1821 edificò a p ro p rie spese la scogliera che costò fiorini 20.000 ed il governo ne curò il rivestim ento interno, spendendone a ltri 16.000 : nel 1841 fu p u re decisa la costruzione del braccio trasv ersale, i cui lavori vennero in tra p re si nel 1846.

Altro periodo di decadenza su bentrò con la dom ina­ zione cro ata in sta u ra ta nel 1848, allorq u an do cioè 1’ U n­ gh eria rivoluzionaria insorse contro l ’A u stria; periodo do­ loroso non solo p er le sofferenze dei fium ani, e p er le gravi offese rec a te alla tradizionale autonom ia cittadina, m a anche perchè in quel tem po languirono i com m erci e le in d u strie locali. Ma, rip ristin a to il p reesisten te nesso con F U ngh eria (1868), che g a ra n tì nel p roprio constituto

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— ad onta delle p roteste croate — i d iritti del corpo se­ parato, F iu m e ridiven n e nuovam ente un grande em porio com m erciale ed in d ustriale.

Se con l’a n tic a vela era possibile con piccoli mezzi c re a re condizioni sufficienti per co stitu ire dei c e n tri anche im portanti di com m ercio m arittim o , con la introduzione del vapore le cose cam biarono ed il porto di F ium e non adatto ai nuovi m etodi di traffico e non appoggiato ad una flotta m ercan tile p ro p ria, attrav ersò u n nuovo periodo di stasi : il governo u n g herese p er su p e ra re la grave crisi che trav agliav a la città, fu largo di a iu ti ; dal 1875 al 1908 furovo spesi in lavori portuali 81 m ilioni di fiorini ed a ltri 4 successivam ente. Oltre a ciò il porto venne (1873) riu n ito ferro v iariam en te a S. P ietro, innestando il tronco fium ano con la lin ea delle M eridionali V ien n a-T rieste, c o stru tta nel 1857, e nello stesso anno (23 ottobre ’73) fu a p e rta a ll’ esercizio la m aravigliosa linea dovuta a c a p i­ tali ungheresi, che da F ium e p er Z agàbria m ette a B u ­ dapest. In questo tem po ebbero p u re v ita potenti società di navigazione, fattori di p rim a ria im portanza per il com ­ m ercio fium ano e sorsero eziandio i g ran d i suoi stabili- m enti in d u stria li : 1’ a ttiv ità com m erciale ritornò cosi a fiorire non solo con vantaggio d e ll’ U ngheria, ma a rr ic ­ chendo gli ab itan ti della città e del territo rio circo­ stante.

L e fortu nate condizioni econom iche, come è n atu rale, hanno avuto potenti riflessi sopra lo sviluppo dem ografico della c ittà : F iu m e sul cadere del 1600 contava circa 3000 ab itan ti ; nel 1777 la sua popolazione e ra salita a 5132 ed a 6764 nel 1794 ; nel 1869 risu lta p iù che raddoppiata e

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nei censim enti successivi andò sem pre in modo rap id o crescendo, come m ostrano i dati qui sotto rip o rta ti :

1869 a b ita n ti 17.844

1880 » 20.981

1890 » 29.494

1900 » 38.955

1910 » 49.492

L ’ aum ento dal 1869 al 1910 raggiunse il 171.1 °/0 , valore veram en te cospicuo.

Al di là della F iu m a ra fino alla seconda metà del secolo X V III non esisteva che un ospizio, la casetta p e r il gabelliere e la capp ella di S. Lorenzo : la regione non aveva nem m eno nom e p artico lare, essendo così designata gen eralm en te negli atti pubblici : « oltre la F iu m a ra presso T ersatto » oppure « o ltre il ponte della F iu m a ra » . Il topo­ nim o di Sùssag si trova, secondo Giovanni Kobler, p er la p rim a volta rico rd ato nella seconda m età del secolo X V III ed ufficialm en te solo nel 1801 , anno in cui com inciò a sorgere qualch e edificio : nel 1819 vi esistevano 16 case con 146 a b it a n ti , saliti a 225 nel 1829 : i censim enti of­ frono le seguenti risu ltan ze :

1869 a b ita n ti 6.224

1880 » 6.293

1890 » 8.327

1900 » 11.033

1910 » 13.170

ossia dal 1869 al 1910 l ’ increm en to è riuscito p ari al 111.6 °/0, valore grande, ma inferio re a quello risco n trato p er F ium e. Dai dati dianzi rip o rta ti risu lta che P abitato di cui parliam o si è venuto sviluppando in questi ultim i anni ; anzi il suo ingran d im ento si può dire sia corso p a ­ rallelo allo sviluppo in d u stria le e m arittim o di F ium e.

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Siccom e q uesta città è u n ' isola italian a in mezzo al m are croato, ne venne che con il fiorire delle in d u strie e con i cresciu ti traffici po rtu ali, una p a rte della popolazione della cam pagna circo stan te (di scarso valore produttivo p er la n a tu ra càrsica del suolo e per la co p ertura a bosco) fu a ttra tta verso la città, nella q uale trovò sia negli opi­ fici. sia nelle operazioni po rtu ali e ferroviarie, sia infine come basso personale dei pubblici uffizi lavoro più conti­ nuativo e rim uneratizio. Q uesta popolazione, data la m an­ canza di ad a tte aree fabbricabili n e ll’ am bito del concen­ trico urbano già densam ente abitato, si stab ilì nei suoi pressi, al di là della F iu m ara, facendo sorgere ed in g ra n ­ dire il sobborgo, appena separato dalla città a mezzo della T àrsia. su lla q u ale fin dal 1640 era stato gettato un ponte. Si noti però che S ù s s a g , benché figlia di Fium e, è da questa politicam ente ed am m in istrativ am en te indipendente, essendo p ertin en za della Croazia e perciò è anche re tta da leggi diverse.

1 brevi cenni intorno alla storia ili Fium e dim ostrano ch iaram en te che lo stato di floridezza della città — come è n a tu ra le — si è sem pre m ostrato in stretto rapporto con lo sviluppo dei traffici m arittim i e con quelli a questi c o n n essi: che con l’unione a ll’ U ngheria, essendo stata estesa la zona di competenza del suo porto ad u n a regione ricca, l’ ascensione fu rapidissim a : di ciò troviam o una riprova considerando i periodi interm edi d u ran te i quali venne aggregata a ll’A u stria : in questi, sia p er la con­ correnza di T rieste, sia perchè venne a re strin g e rsi note­ volm ente 1’ hinterland fium ano, lim itato ad u n a zona ad

econom ia povera, la città attrav ersò periodi di crisi molto gravi.

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P e r con cludere dirò che il m are ha avuto in passato , h a tu tto ra ed avrà eziandio n ell' avvenire una funzione sovrana n e ll’ econom ia di P ium e, costituendo V u n ica su a

sorgente di ricchezza.

Il porto di F ium e, come m ettono in evidenza le s ta ­ tistich e del traffico, è stato sem pre in prevalenza uno scalo di tra n sito : esso non è dovuto alla speciale con­ form azione della costa od allo sbarram ento di u n a in se ­ n a tu ra a mezzo di u n ostacolo natu rale.... ; ma. se si p r e ­ scinde d alla foce della T arsia, la q uale si può rig u a rd a re come un breve p rolungam ento del m are entro la te r r a ferm a, m a che ha perduto g ran p a rte del valore che in a ltri tem pi aveva, lo possiam o classificare fra i p o rti e s­ senzialm ente artificia li, dovuti, cioè, all' ingegno ed a ll’o­ p e ra d e ll’uomo.

L a im portanza econom ica del porto stesso è in p a rte legata alla sua posizione geografica, ed in p arte alle con ­ dizioni econom iche del re tro te rra . È noto che il traffico m arittim o ha n a tu ra le tendenza di p en etrare p er via d ’acqua quanto p iù è possibile entro la massa co n tin e n ­ tale, perciò i grand i p o rti m erc an tili si aprono di p re fe ­ renza nelle p iù in te rn e sezioni dei golfi, negli e stu a ri ecc. : ed in sì fatte condizioni si trova appunto Fium e, che sorge sul fondo del Q uarnaro. L a zona circostante al p orto poi è in g ran p a rte am m antata da bosco, oppure ric o p e rta da prato, il resto in m assim a ris u lta una landa, p e r la n a tu ra càrsica del suolo, ben poco redittizia. Solo n e ll'in ­ terno troviam o regioni agricole feraci, ma ancora oggidì con scarsa produzione in d u striale.

I fium an i costituiscono u n tipico esem pio di quelle popolazioni state co strette dalle condizioni dell am biente

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per sv ilup parsi a rivolgersi al m are, offrendo ben poche risorse il territo rio circo stan te — e quindi ad u su fru ire della costa, q u alu n q u e ne fosse il valore economico. — E questo p er sè stesso è assai scarso, non solo perchè priva di q uelle condizioni n a tu ra li che facilitano V accesso al

m are, m a anche perchè la cornice m ontuosa alpina se rra da presso la zona lito ran ea e ren d e difficile e costosa l ’a- p e rtu ra di comode vie di com unicazione.

Il contrasto fra la popolazione costiera e quella del re tro te rra già fin dai tem pi p assati deve essere stato grande, anche p er la m arcata differenza etn ica e di c u l­ tu ra. I croati allorqu ando nella seconda m età del secolo V II irru p p e ro attrav erso il Vallo lib ùrn ico non più difeso dalle vigili scolte rom ane, forti della loro rozzezza e del num ero, cercarono di sovrapporsi ai pacifici indigeni la ti­ nizzati da Roma : nella resistenza opposta da questi, per la irrem ovibile loro volontà di co nservare i p rivilegi di una civiltà superiore, ebbe origine la lotta che, i m e ve­ drem o co stitu ì sem pre il perno della storia di F ium e, e che già fin da prin cip io culm inò in una fase violenta, alla quale con tu tta prob ab ilità si deve la stessa distruzione di T a rsà tic a rom ana ravvolta nel m istero. E solo p er una fallace interp retazio n e di poche notizie contenute nelle vecchie cronache che fu a ttrib u ita la rovina della città alla vendetta di Carlom agno : racconto accolto dallo sto­ rico del F riu li P alladio degli Ulivi (secolo XVII), il q uale F abbellì di fantastici particolari, e rip e tu to in seguito dagli sc ritto ri posteriori. T a rsà tic a non ebbe sorte diversa da quella toccata a Salona, la p ro g en itrice di Spalato, stata verso la m età del secolo V II m essa a ferro e fuoco dagli slavi. Nel febbraio 1914 p er la dem olizione di

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al-cune vetuste case al lim ite esterio re del vecchio co n cen ­ trico fium ano furono m essi in luce avanzi di m ura e di case della città rom ana che m ostravano evidenti i segni della distruzione violenta e dello incendio patito.

Il contrasto dianzi accennato andò in seguito sem p re m aggiorm ente accentuandosi, qu an to più crebbe lo sv i­ luppo e la p ro sp erità della nuova città, giacche — com e si è detto — la sua floridezza esercitò un potente r i ­ chiam o fra le popolazioni povere e rozze dei dintorni. E siccom e a poco a poco la costa in te ra del piccolo com une venne occupata dagli im pianti portu ali, questo co n trasto non potendo d e te rm in a rsi che entro la lim itata zona lito ­ ranea, gli a ttr iti che si originarono riuscirono di e stre m a violenza.

Sì fatto contrasto fu poi il fulcro degli avvenim enti della storia m oderna di F ium e, la q u ale si può d efinire la risu lta n te della lotta ingaggiata dagli ab itan ti dei re tro te rra sopra la zona costiera gelosam ente custodita e difesa d ai n a tu ra li possessori, i quali con una enorm e somma di se­ colari lavori, sa crifici ed audacie, l'avevano valorizzata ; e e ciò non solo p er p a rte c ip a re ai pacifici traffici, m a e s­ senzialm ente p er togliere ai possessori di diritto il inono- poglio dei m edesim i e so stitu irli eziandio nel reggim ento della lib era città po rtu ale. In ciò ripeto sta la rag io n e prim a della lotta secolare contro i croati, divenuta p e r i fium ani non solo lotta nazionale, ma anche lotta p e r la esistenza, p er la prop ria conservazione; in ciò sta p u re la ragione del m ovim ento antim agiaro negli u ltim i a n n i violentem ente esploso. F iu m an i ed U ngheresi quando q u e sti erano popolo oppresso d a ll’ elem ento tedesco d e ll’ im pero degli Asburgo, vissero in buon accordo : m a q uan do i

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m agiari pes* il com prom esso del 1867, che trasform ò in dualistica la m onarchia, ebbero gli stessi d iritti dei tede­ schi, vale a dire divennero il popolo egem onico nel regno di Santo Stefano, im itarono 1’ esem pio di quelli. Il governo di B udapest abilm ente soccorso dalla plu to crazia m agiara, riuscito a legare l ’ in te ra attiv ità com m erciale ed in d u ­ striale di F ium e ad istitu ti di credito ed a società unghe­ resi, ingaggiò u na lotta a coltello p er la conquista della città, che cercò anzitutto di m agiarizzare con le più igno­ bili arti, con le p iù raffin a te persecuzioni. Gli U ngheresi — che in F ium e nel 1910 erano soli 6400 — p er di­ sporre a lor talento del porto avevano bisogno di scalzare il diritto, da loro stessi sem pre riconosciuto, del libero e dem ocratico com une italiano, il quale rip rese la lotta p er salvagu ard are i p ro p rii privilegi : vera lotta di difesa del p atrio suolo, che al m are attin g e la ricchezza. P e r l’e n e r­ gica azione sp ieg ata da questo m inuscolo organism o sta ­ tale, vennero d iscip lin ate tu tte le attiv ità dei cittadini, indirizzate verso la m eta tra c cia ta d alla storia e difese dai rip e tu ti e violenti attacch i sfe rra ti da chi aveva in te­ resse a d eviarle : così si im pedì che F ium e fosse a ttra tta , a mezzo delle influenze econom iche, n e ll’orbita della n a ­ zione dom inatrice.

III.

W ilson non essendo riuscito a far asseg n are F ium e alla Jugoslàvia, insiem e alla F ra n c ia e a ll’ In g h ilte rra si era proposto di organizzare un piccolo stato , che 1’ affa­ rism o sta tu tto ra covando : m a p er il porto e gli im pianti f e r r o v ia r i, seguendo i m etodi croati e m a g ia ri, volle

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at-te n ta re alla so v ranità ed a ll’ a u to rità del corpo separato, a ttrib u en d o li alla Società delle d azio n i, la q uale divenendo un ente nel nuovo d iritto in sta u ra to dalla plutocrazia, avrebbe la facoltà di far re g o la m e n ti, di eseg u ire opere, di a c q u ista re im m obili p er i p ro p ri servizi : e tutto ciò in d ip end en tem en te dallo stato che F ospita.

L a costa, è noto, costituisce u n a speciale m odalità di

confine, anzi il confine p iù n a tu ra le fra qu an ti se ne pos­

sono trovare : la costa , linea m atem atica di separazione fra il m are e la te rra ra p p re se n ta u n a concezione sc ie n ti­ fica ornai s u p e ra ta ; intendendosi invece u n a striscia, u n a specie di n astro più o meno largo, dovuto in m assim a al lavorio d iu tu rn o del m are sopra la te rra , e sul quale si esplica F attiv ità um ana.

Ma v’ h a di più : anche prescindendo dal fatto che fi­ sicam ente è im possibile segnare u na n etta delim itazione fra la te rra ferm a ed il dom inio del m are , giova te n e r presen te come sia u n iv ersalm en te am m esso che la sovra­ n ità di uno stato non possa a rre s ta rsi al lim ite, sia p u re indeciso, fra i due elem enti : lo stato ne rise n tireb b e evi­ denti svantaggi non solo p er la difesa della c o sta , e p er la polizia m a r ittim a , m a eziandio p erch è vedrebbe p a ra ­ lizzata la sua azione di tu te la delle persone che dalle acque che bagnano il te rrito rio sul q uale abitano , tra g ­ gono i mezzi di sussistenza : di qui la concezione della strisc ia di m are p iù o meno esp ansa che si trova in con­ tatto con la t e r r a , ossia il « m a re te r r ito ria le » , il quale è F integrazione n a tu ra le del territo rio nazionale dello stato m arittim o. Così m entre il d iritto in tern azion ale allarg a, e g iu sta m e n te , la fro n tiera di questo , portandola non solo idealm ente, ma anche di fatto ad u n a c e rta distanza dalla

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così detta « linea di spiaggia » fino al m are « libero », W ilson in nome « dei d iritti sacri dei popoli degli stati nuovi ed a n tic h i---- - del d iritto del mondo alla pace e ad una sistem azione di tu tti gli interessi tale da ren d ere la pace d u ra tu ra » vuole p riv are i fium ani della zona co­ stiera lim ite del loro territo rio , togliendo loro anche il porto che posseggono di buon diritto dal dì ^he riso rta la città sulle arse rovine di T arsàtica , gli abitàbili suoi al m are hanno dedicata — come abbiam o vislò 4 -o m te ra la loro attiv ità, ed hanno profuso le loro * riecheaz^ /per d are al porto u n assetto conform e allQ<^ | ^ a M ^ ^ ^ 't r a f f i c i e

dei com m erci. ^ --- ^

11 m are costituisce una delle fonti di ricchezza n a tu ­ rale che la posizione geografica ha conferito ad un paese, come le riso rse m in erarie sono sorgenti di ricchezza che le condizioni geologiche hanno a ttrib u ito ad a ltri. Se nella concezione an tica il m are rap p resen tav a esclusivam ente una fonte di ricchezza p er 1J alim entazione um ana (pesca) e per alcune in d u strie estrattiv e (la più com une ed an tic a è la fabbricazione del sai marino), con il progresso del tempo, p e r F au dacia d ell’ uomo e p er il perfezionam ento della navigazione, è diventato u n a sorgente di ricchezza e di potenza come mezzo di com unicazione. Il m are è la grandiosa sem plice via univ ersale libera ed a p e rta a tu tti i popoli, ap p arten g an o a ll’uno od a ll” altro stato in cui si trovano rip a rtiti i continenti, a ll” uno od a ll’ altro em isfero. E di ciò hanno in tu ita l ’ im portanza an che le prim e genti che, affacciatesi da p rim a pavide al lido flagellato dalle onde tu m u ltu an ti, furono tosto a ttra tte ad av v en tu rarsi sopra fragili schifi, movendo a te rre non lontane, p erfet­ tam ente visibili dalla spiaggia da loro ab itata : q u in d i,

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vincendo il senso di tim ore che produce l ’ ignoto, si sono lan c ia ti sopra i gran di m ari, e gli oceani senza c o n f in i, scoprendo nuove terre, trovando nuovi p o p o li, attivando con loro scam bi, venendo in possesso di a ltre ricchezze. Alla funzione del m are, come via di com unicazione, dob­ biam o i benefici rap p o rti in tern azio n ali p er i quali i po­ poli della te rra si sono u n iti con u n a rete di in te ressi m ateriali, in te lle ttu a li che insiem e li affratella. ,

L a storia ci insegna che piccoli spazii politici sul m are sono riu sc iti a conseguire potenza grandissim a, e ste n ­ dendo la loro influenza sopra una zona incom parabilm ente più v asta del loro territo rio . B asterà ric o rd are le gloriose nostre repubbliche m arin are, la storia delle quali p u re ci dim ostra come le c ittà costiere possano assurgere an che a g rande potenza politica e sv ilup p are in modo m aravi- glioso i loro com m erci senza la sov ranità sopra le zone che servono ; anzi ap punto per la lib ertà della quale ven­ gono a f r u i r e , si trasform ano in stru m en ti sem pre più sensibili, agili e perfezionati degli scam bi, sviluppando in modo m irab ile con un m assim o rendim ento economico, la loro attiv ità : il che offre le m aggiori facilitazioni alla zona di com petenza che loro è prop ria.

Bisogna però convenire che il valore economico del m are qu ale mezzo di com unicazione è dato in m assim a dalla striscia detta « te rrito ria le » come quella che c ir­ conda la fascia costiera, nella q uale si trovano q u elle in ­ ta c c a tu re o quegli aggetti n a tu ra li, o speciali costruzioni innalzate dall' uomo che ehiam ansi porti ; sono q u esti i

pu n ti di convergenza delle linee di com unicazioni m on­ diali, e nel tem po stesso c e n tri fecondi di scam bi e di distribuzione delle m erci che vi affluiscono sia p e r m are che p er terra.

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Come le grandi m in iere di ferro a n u lla servirebbero se non esistessero officine sid eru rgiche che, con speciale trattam en to tecnico del m inerale estratto dai reconditi ipogei, ricavano il m etallo e questo lavorano, oppure a p ­ prestano p er il lavoro ; così avviene per il m are ; i grandi porti, con lo sviluppo delle loro b anchine e moli e con i m ultiform i ed ogni dì sem pre più prefezionati a rred am en ti m eccanici costituiscono le vere officine che valorizzano il mare. Ora i porti si trovano secondo il d iritto n a tu ra le ed internazionale inclusi necessariam ente nei lim iti del territo rio dello stato, entro le cui coste si aprono : tale diritto è una logica derivazione d ella posizione geografica e per nulla lede quello degli a ltri sta ti relativo al lìbero uso dei porti stessi per i pacifici com m erci.

Il p riv a re F ium e del suo porto significa, per conclu­ dere, togliere a questa città sovrana V u n ica sua fonte di

ricchezza n a tu ra le .

Ma oggidì il porto non è solo il luogo nel quale si effettua lo scam bio delle m ercanzie fra le navi di grande tonellaggio che recano i prodotti di regioni lontane, ed i c a rri ferro v iari che le portano nell* interno o viceversa ; questo scam bio non si com pie come nei tem pi passati a mezzo di un sem plice trasbordo, m a p er le nuove condi­ zioni dei traffici sono necessari m agazzini che facilitino la sosta in franchig ia, la divisione e la conservazione delle m ercanzie : in d u strie che puliscano , oppure trasform ino alm eno in p arte i prodotti, affine di poter soddisfare nel m iglior modo le rich ieste di ciascun stato im portatore ; sono in o ltre indispensabili officine che rip arin o le navi, istitu ti di credito che facilitino le transazioni

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commer-ciali : istitu ti di assicurazione che g arantiscan o il avlore delle m erci d u ra n te il viaggio e la sosta nel porto, ecc.

F ium e è u na c ittà em in en tem en te in d u s tr ia le , m a delle in d u strie che n ella p erla del Q uarnaro fioriscono a l­ cu n e sono connesse d ire tta m e n te al m are, come il grande c a n tiere « D anubius » ora tram u tato in istitu to italiano, che im piegava p rim a della g u e rra 4387 operai : così di­ casi della fonderia in seguito trasfo rm atasi nel silurificio W h ite h ea d con 981 operai ; a ltre invece tra tta n o le m a­ terie prim e im portate a mezzo del m are e c h e , lavorate, in p a rte d istribuiscono al re tro te rra ed in p a rte rie sp o r­ tano altrove. F ra queste rico rd erò le m aggiori : la P ila ­ tu ra del riso ed A m ideria (operai 593) che produceva in m edia Q.li 400.000 di riso pilato e 30.000 di am ido ; la fabb rica dei tabacch i che im piegava 2042 persone ; la ra f­ fin e ria del petrolio sorta con lo scopo di lav orare quelli grezzi di R ùssia e di A m èrica , m entre invece si dedicò al tra tta m e n to degli olii galiziani (383), con u n a produzione di 500.000 q u in tali di petroli. 100.000 di olii lu b rific an ti, 500 di paraffin e ed a ltri prodotti ; i due oleifici con 123 e 103 operai ; lo stabilim ento p er i prodotti tan n ici con 119, quello dei prodotti chim ici con 115, la fabbrica « U nion » p e r 1* acido acetico con 69 : la torrefazione del caffè con 99 : la c a rtie ra, la fab brica di cioccolatto etc.

Il traffico m arittim o di u n porto è sem pre in c o rre ­ lazione con V attiv ità e 1’ organizzazione econom ica e in d u ­

stria le dello stato cui a p p artien e, P e r questo non è pos­ sibile isolare F iu m e dal suo scalo e dalla sua stazione ferro v iaria che costituiscono u n tu tto inscindibile, anzi p er o ttenere il m assim o rendim ento è necessario che lo stato conscio della sua d elicata funzione adotti un

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prò-gram m a organico, ferm o e coerente p er il q u ale sia possi­ bile 1’ utilizzazione più rapida, più in ten sa del porto stesso, ossia la sua m assim a valorizzazione. P e r ciò la tu te la degli in teressi econom ici dei vari popoli che sono situ a ti entro la zona di com petenza di un porto qu alsiasi in rapporto al- F accesso al m are, non riu sc irà efficace se il porto non sarà sotto la sovranità di uno stato libero e che offra sotto ogni aspetto la più com pleta garanzia p er tu tti i suoi clienti, a q u alu n q u e aggruppam ento politico apparten gan o.

IV.

Secondo i geografi tedeschi Y acquisto di un libero

accesso al m are costituisce una delle finalità alla quale tendono irresistib ilm en te tu tti gli sta ti. T ale postulato è u na n a tu ra le derivazione del p rin cip io posto dal Ratzel a fondam ento della sua concezione g eografico-politica : la lotta per la conquista dello spazio, la quale, come la « lotta

p er la esistenza », im periosa legge della vita anim ale, do­ m inerebbe tu tta la storia della diffusione d ell’ uomo nel cam po econom ico e politico. Sì fatto principio, giova te ­ n e r presen te, p er 1’ a lta au to rità del suo assertore diffuso con la scuola, ha contribuito non poco a determ in are nei tedeschi quello stato d ’ anim o che fu la causa p rec ip u a d ell’im m ane conflitto europeo. In v irtù del principio dianzi esposto i diversi popoli tenderebbero a m ettersi in condi­ zioni di aver tutto quanto loro abbisogna p e r lo sviluppo delle in d u strie e dei com m erci, p erchè quanto m anca, si cerca altrove, estendendo il territo rio a danno necessa­ riam ente di a ltri popoli.

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Ma forse m eglio che u na derivazione, la rite n u ta in ­ d isp en sab ilità dell' accesso al m are co stituisce u n a e ste n ­ sione del p rin cip io stesso, p erch è lo spazio p iù gran de che 1' Uomo possa dom inare è il m are, la cui estensione in cifra tonda risu lta tre volte m aggiore di quella delle terre ; il m are che non ha confini, come non ha in te rru ­ zioni, giacché i vari bacini nei quali scolasticam ente si. suole dividere la m assa equorea sono intercom un icanti. Il m are sebbene non si possa occupare, lo si domina, e lo si dom ina sia politicam ente, sia com m ercialm ente con le flotte da g u erra e m ercan tili, con il possesso di punti strateg ici, con i porti, con le stazioni carboniere, con gli em pori.

Ora m entre il d iritto d' accesso al m are anche per i popoli co n tin en tali fu reclam ato da W ilson, sebbene con u na certa lim itazione — in fa tti nel m essaggio al senato am ericano del 1897, genn. 22 scriveva : « con un giusto co­

m itato di controllo n essuna uazione deve essere p riv a ta del libero accesso alle vie a p e rte del com m ercio m ondiale e le strade del m are debbono essere lib ere in diritto e in fatto al tem po stesso » — il P re sid e n te filosofo ha voluto, im pedendo a ll’ A ustria tedesca di riu n irsi, come era n a ­ turale, alla G erm ania, farne uno stato p rettam ente co n ti­ nen tale ; e sta ti p u re in te rn i sono ris u lta ti la Ceco-slo- vaceliia, e l’ U ngheria. Però sebbene la risorta Polònia raggiungesse nei confini asseg n ati sulla sinistra della Vistola il B àltico con u n a strisc ia costiera abitata da po­ lacch i e cassubi, loro affini, trattan d o si di una spiag gia

im portuosa, W ilson ha sostenuto la idea accarezzata dal governo provvisorio di tale popolo, di a p rire u n largo corridoio che d alla fro n tie ra del nuovo stato,

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sviluppasi-dosi in m assim a in un paese non abitato da polacchi, a r ­ rivasse a Dànzica, c ittà em inentem ente tedesca (3 °/o di polacchi). Ma gli alleati, nella elaborazione definitiva del progetto di spartizione della G erm ania hanno creduto più opportuno form are di Dànzica e suo territo rio un m inu­ scolo staterello. nom inalm ente sotto la protezione della lega delle Nazioni, m a di fatto asservito alla Polònia, non solo perchè posto entro la fro n tie ra doganale di questo stato, ma anche p erch è al m edesim o fu concesso il diritto di una zona fran ca nel porto stesso e quello del controllo sopra le ferrovie e le p o ste-teleg rafi, e perchè infine gli fu a ttrib u ita la rap p resen tan za a ll’ estero : ossia D ànzica costituisce u n a c ittà nom inalm ente autonom a sotto la so­ v ran ità polacca.

Ed u na sim ile soluzione, rep u g n an te ai princip i di giustizia p o litica sebbene ap p licata ad un popolo vinto, W ilson voleva estendere a F ium e italiana ; egli dopo aver in u tilm en te cercato di farne una c ittà croata, inclu ­ dendola n ella grande Jugoslàvia, estendendo di poi — come abbiam o accennato — la concezione T ardieu, volle, conform e ai desiderata iugoslavi, in g ran d ire a dism isura

il territo rio dello stato cuscinetto p er inclu d erv i il num ero più rilev an te possibile di croati e sloveni, che avrebbero sop rafatti i rib elli fium ani ; unirlo al sistem a doganale dello stato S. H. S„ perchè la dipendenza econom ica porta necessariam ente alla dipendenza politica ; ed infine a ttrib u ire a questo la rap p resen tan za all' estero. Anzi W il­ son irrid u c ib ile nem ico di ogni ingerenza d ell’ Ita lia sopra F iu m e italiana, rifiu tò 1’ approvazione del progetto Nitti, nel quale si accettava con q u alch e lieve rettific a la lin ea di confine con la Jugoslàvia pro p u g n ata dal P residente,

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che abbandonava allo stato S. H. S. estesi te rrito ri di non dubbio valore (Idria, P ostùm ia, S. P ietro , Castelnuovo....), situ a ti entro i confini d e ll’ Ita lia ed a questa a ttrib u iti dal P atto di L ondra, p e r o tten ere u n a ristre ttissim a striscia costiera che unisse la p a rte d e ll’ I s tria a noi asseg n ata con il corpo sep arato di F iu m e : questo doveva esser eretto in stato in d ip en d en te sotto la g aran zia della S ocietà delle Nazioni e con il d iritto di lib e ra scelta della p ro p ria ra p ­ presentanza diplom atica. P e r di p iù W ilson p er im pedire che, scaduto d alla presidenza potesse la Società delle N a­ zioni m odificare il costituto in senso m eno offensivo agli ita lia n i, e m eno lesivo ai d iritti dei fium ani, in sistette ca ­ tego ricam ente che nel tra tta to fosse in se rita la clausola che « la L ega dovrà tra c cia re tutta la vita futura dello stato ».

Ma rito rn an d o alla q uestione g enerale, dirò che se si am m ette che un popolo insediato nello interno, p er la sua espansione abbia d iritto ad acced ere al m are, che — come abbiam visto — ra p p re se n ta u na fonte di ricchezza e di potenza p ro p ria degli spazi costieri, e ciò in sfregio a tu tti i d iritti — ai popoli il cui te rrito rio ris u lta privo di alcun i elem enti indispen sabili al loro sviluppo dovrebbe essere eziandio concesso di in sed iarsi là ove la n a tu ra h a a c c u ­ m u late ricchezze, in q u a n tità molto su periore ai bisogni dei n a tu ra li abitanti. Così, P Ita lia che m anca dei più n ecessari prodotti m inerali, specie del carbone, dovrebbe aver diritto ad una concezione, anche sotto la so v ran ità nom inale della lega delle Nazioni, sopra una p a rte di u n bacino carbonifero, p e r esem pio di In g h ilte rra , dal q uale poter e s tra rre la q u a n tità di carbone n e cessaria p er lo sviluppo di forza m otrice, p er riscaldam ento, p er

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le in d u strie m etallurgiche.... B asta solo un po' di senso com une p er com prendere F assu rd ità di q uesta pretesa : m a p u re qualch e cosa di consim ile venne san cita nel tra t­ tato di Y ersàglia. W ilson irrid u cib ile avversario delle ri­ vendicazioni italiane, non volle, come è noto, che le m i­ niere d" Id ria, scoperte da un italiano e situ a te al di qua della ch iostra delle Alpi, e per ciò in territo rio p e rtin en te a ll’ Italia, fossero assegnate, sia p ure a titolo di rip a ra ­ zione, al nostro paese ; p u r tu ttav ia non si p eritò di a s­ secondare le rich ieste dei francesi, i q u ali vollero sten ­ dere le m ani rap aci sul ricchissim o bacino carbonifero della S a rre (Km.2 1927.79), i cui 649.507 ab itanti, quasi tu tti tedeschi, a suon di contanti, con le m in iere che la ­ vorano e che passano in p ro p rietà del governo francese, con il suolo che abitano, potranno essere ris c a tta ti fra

15 anni pagando il tutto in oro.

Ma anche in via di ipotesi amm esso il diritto di ac­ cesso diretto al m are per d are ad uno stato interno la m assim a in dipendenza nello svolgim ento dei traffici, ci troviam o nei rig u a rd i della Jugoslàvia in q u esta condi­ zione ? Il confine occidentale dello stato S. H. S. risu lta in m assim a p arte m arittim o, svolgendosi lungo la portuosa costa o rien tale dell" A driàtico. Ora nel solo lito rale croato troviam o v ari porti, tra i q u ali quello di Segna, che con la navigazione a vela ha avuto p ro sp era vita, tram o n tata di poi, non essendo il relativo im pianto ed allacciam ento con il re tro te rra stato adattato alle m u tate esigenze, giacché l ’U ngheria non aveva in teresse di d istogliere i traffici co n centrati esclusivam ente nel porto di Fium e. Ora il porto di Segna per la sua posizione geografica costituisce lo sbocco n a tu ra le della Croàzia ; esso è p u re su scettibile

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di am pliam ento e di congiunzione ferro v ia ria con Ogulin — da cui dista in lin ea re tta circa 40 Km. — sulla F iu m e -Z a g àb ria, im p ortantissim o nodo di comunicazioni strad ali e ferro v iarie. In questo porto, sistem ato che sia. potrà u tilm en te essere indirizzato tu tto il traffico croato, già monopolizzato da F iu m e, del cui m ovim ento totale per altro ra p p re se n ta v a solo il 7 °/o (il 13 °/0 comprendendovi quello della B osnia ed Erzegovina). Le a ltre p a rti dello stato jugoslavo potranno essere serv ite con evidente van­ taggio econom ico, d ata la difficoltà delle comunicazioni, dai num erosi, alcuni anzi veram ente grandiosi porti, che abbondano nella sv iluppatissim a costiera m eridionale. Per ciò lo stato S. H. S., che non è affatto continentale, pos­ sedendo lungo il suo esteso confine m arittim o non uno solo ma p arecch i porti, fru isce già della più assoluta in­ dipendenza degli scali e delle vie di accesso al m are: quindi nem m eno in base a considerazioni p rettam e n te di ord in e econom ico è il caso di a lla rg a rn e il dom inio per a ttrib u irg li un nuovo accesso al m are, assoggettando, con­ tro la volontà rip e tu ta m e n te m an ifestata dagli abitanti, un piccolo stato libero, popolato da gente non slava, la q uale sul proprio m are ha in modo esclusivo sem pre svi­ lu p p a ta la sua attiv ità. Il d iritto economico, che può dai soli p artig ia n i delle econom ie p artico la ristic h e degli stati esser invocato p er la Polònia n ella q uestione di Dànzica, esu la affatto nel caso della Ju goslàvia.

F iu m e ha assolto p er lo passato nel m iglior modo il suo non facile compito, come ne fa fede il valore sem pre crescen te del suo m ovim ento p o rtu ale e lo farà anche nel- 1’ avvenire, rim an g a il suo territo rio un libero staterello o venga riu n ito alla m adre p atria, l ’Italia, la sola nazione.

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diciam olo ad alta voce, che conseguita F unica vittoria m ilita re per la quale F intesa rim ase v in citrice nella lunga e sanguinosa g u erra, rifuggendo da in san i im perialism i e da app etiti rap aci, m ostrò sem pre la p iù d isin tere ssa ta m oderazione ed il m aggior senno politico.

P e r quanto in precedenza fu detto anche gli interessi degli a ltri popoli com presi nella zona di com petenza del porto fium ano saran no meglio tu te la ti da uno stato libero che non dalla Jugoslàvia, staro balcanico. Questa sarà in ­ dotta a c u ra re an zitu tto le operazioni che interessano i propri' com m erci e disim pegnare poi quelle dei popoli clienti, che v erran no soddisfatte in correlazione alle con­ venienze politiche. Invece uno stato civile e libero, che non assorba p er proprio conto che una frazione del movi­ m ento p ortuale, ha tutto F in teresse di serv ire i popoli clienti nel modo m igliore e p iù celere, p er non sviare i traffici che fan capo al porto stesso — sua sorgente di ricchezza — e dal quale potrebbero essere distolti anche a mezzo di un sem plice congegnam ento delle tariffe dei trasp orti.

V.

La Lega delle Nazioni non può e non deve co stituire u n nuovo strum ento di sfru ttam en to dei popoli ad esclu ­ sivo vantaggio di potenze p riv ilig ia te ; non può e non deve tra m u ta rsi in una organizzazione sapiente di dom i­ natori insiem e associati p er rib a d ire ceppi, e per im pe­ dire che si form i una coalizione p o litica diversa da quella franco-anglosassone, affinchè la plu tocrazia di F rància, d ’ In g h ilte rra e degli S tati U niti possa in d istu rb ata fru ire

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degli im m ensi benefici che si è p re p a ra ta . P e r q u esta r a ­ gione nem m eno possiam o essere tra n q u illi della co stitu ­ zione degli stati cuscinetto posti sotto Y alto p atronato di

q u esta lega : p erchè D ànzica, F iu m e e gli S tre tti sono testate di im p o rtan ti linee di penetrazione politica ed eco­ nom ica che cadrebbero fatalm ente con le vastissim e zone di loro com petenza in balia delle plutocrazie delle nazioni dom inatrici.

Bisogna risa lire alle fonti p u re e d are alla lega stessa quelle funzioni che sola può assolvere p e r il bene e nel- 1’ in teresse di tu tti, se non si vuole che i popoli abbiano la sensazione di av er com battuto la lunga e te rrib ile g u e rra p e r sv in colarsi da una egem onia che si andava de­ lineando, per cad ere tosto fra le sp ire di u n 'a ltra , della p rim a non meno fatale. È necessario che q u esta lega, tr i­ b u nale di su prem a giustizia um ana, rivolga F occhio vigile non solo a d irim ere i co n flitti che po trebbero sorgere fra gli stati, ma con p rev id en te saggezza cerchi di elim in arn e le cause, specie quelle di ordine economico, le qu ali p u r troppo hanno form ato il lievito della m aggior p a rte delle lotte che hanno to rm en tata 1* um anità.

Negli stad i m aggiorm ente evoluti della civiltà, ric o r­ diamolo, sem pre più va accen tu and o si la tendenza a cu­ ra re gli in te ressi gen erali della società e q u esti antep o rre a q u elli egoistici dei singoli stati, bene inteso senza tra ­ sc u ra re ed offendere q u est' u ltim i e senza v en ir meno al risp etto della so v ranità dello stato stesso. Le econom ie da nazionali tendono a d iv en tare m ondiali ed a collegare, in ­ siem e con i ra p p o rti in te lle ttu a li, gli uom ini tu tti.

La L ega delle Nazioni, sebbene sorta v u ln era ta dal- F opera n efasta di colui che se n ’ era fatto apostolo, deve

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co stitu ire non u n a forza organizzata di potenza superiore ad ogni a ltra coalizione presen te o fu tu ra, come appunto aveva pensato W ilso n, m a bensì u n vero istitu to di soli­ d a rie tà u m ana quale aveva in tu ito G iuseppe Mazzini, il cui « credo » lucid am en te trovasi espresso già n e ll’ antico (1835) suo scritto Fede ed avvenire: « c re d ia m o .... nella

S anta Alleanza dei Popoli, come qu ella eh ’ è la più vasta form ola d ’associazione possibile n e ll’ epoca n ostra — nella lib ertà e n e ll’ egualianza dei popoli senza le quali non ha vita associazione vera — n ella n azionalità, eh ’ è la co­ scienza dei popoli e che assegnando ad essi la loro p a rte di lavoro n e ll’ associazione, il loro ufficio n e ll’ U m anità, costituisce la loro missione su lla terra, cioè la loro in d i­

vidualità, senza la q uale non è p o ssib ile lib ertà nè egua­ glianza — nella santa P a tria , cu lla d ella nazionalità, a l­ tare e lavoreria p er gli individui che compongono ciascun popolo ».

Anzi il M aestro rito rn an d o di poi sopra il grandioso progetto accarezzato d u ran te il lungo ed illum inato suo apostolato, in una delle u ltim e p agin e sc ritte alla vigilia della m orte (Politica internazionale) così si espresse : « Le

nazioni sono gli individui d e ll’ U m anità : tu tte devono la ­ vorare alla conquista del fine com une , ciascu n a a seconda

della p ro p ria posizione geografica, delle p ro prie singolari attitu d in i, dei mezzi che sono ad essa n a tu ra lm e n te for­ niti. L ’ insiem e di queste condizioni co stituisce p er essa u n fine speciale da ragg iu n g ersi su lla direzione del fine comune ».

Questi santi p rin cip i fecondi di bene, noi li possiam o app licare anche a ll’ ordinam ento economico d ell’ um anità. Come è noto sotto questo rig u ard o gli stati vengono divisi

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in agricoli, in d u stria li e ad econom ia m ista. Ora p er la divisione del lavoro n e ll’ intento com une nelle zone a g ri­ cole o m iste si dovranno coltivare non già le speci vege­ tali u tili a ll' uomo che trovano condizioni di am bien te non irrid u cib ile, ma solo quelle p er le qu ali 1* am biente stesso p erm ette uno sviluppo econom icam ente favorevole. Negli stati in d u stria li o m isti dovranno invece sv ilu p p arsi in modo essenziale le in d u strie che trovano nel suolo le m a­ terie p rim e necessarie, op p ure nella posizione dello stato la rag io ne del loro sviluppo. S arebbe cam m inar a ritroso procedere altrim en ti, p erch è è solo in tem pi orm ai tra ­ scorsi, che per V insu fficien te sviluppo dei mezzi di tra f­

fico era an co ra possibile, ripeto, 1' esistenza di econom ie p artico la ristic h e nella vita delle g rand i collettività um ane.

Se la g u e rra ha spezzato quella m irab ile rete di scam bi che già la nostra civiltà era riu sc ita con lungo e faticoso lavoro ad in tessere con vero vantaggio di tu tti, è n eces­ sario rip re n d e re i fili in fra n ti della grandiosa tela, r ia l­ lacciarli, com piere le m aglie ancora in terro tte, estendere e p erfezionare il sistem a in modo da ren derlo sem pre più agile, robusto ed efficace. La società delle Nazioni senza e n tra re n e ll' ordinam ento politico sociale dei singoli stati dovrebbe appunto con i suoi organism i reg olare la pro du ­ zione e la d istribuzione dei prod otti necessari all' esistenza proporzionatam ente alla potenzialità ed ai bisogni di ogni singolo associato. Così il costo di produzione dei vari pro ­ dotti scem erà, m algrado 1' au m e n tata valorizzazione della manti d ’ opera. Non avrem o p iù in d u strie o coltivazioni che si reggono solo in grazia di p a ra ssita ri dazi p ro tettiv i, m a si sv ilu p peran n o e perfezioneranno in modo esclusivo quelle che sono econom icam ente convenienti : riu scirem o

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così ad una utilizzazione p iù pro ficu a e sapiente delle ri­ sorse n a tu ra li, d e ll’ ingegno e d e ll’ opera d ell’ uomo a be­

neficio di tu tti.

Con lo sta b ilirsi di una rete ancora più densa e fit­ tam ente anastom izzata di rap p o rti econom ici, au m enterà la solidarietà um ana : non guarderem o gelosam ente le ric ­ chezze a ltru i, essendone in proporzioni eque p artecip i ; la « lotta per la conquista dello spazio » sa rà relegata fra le idealogie di un epoca m eno civile e tram o ntata p er sem ­ pre e gli atteggiam enti egem onici saranno im possibili, ossia per concludere la c a u sa di ta n ti conflitti verrà in m assim a elim inata.

Ma ricordiam o bene la profezia del M aestro che « senza un nuovo assetto d ’ E u ro p a secondo le tendenze naturali dei popoli, non vi sarà pace, nè associazione fra tern a possi­

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COMITATO LOMBARDO UNIONE INSEGNANTI

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DOCUMENTI DELLA GDERRA ITALIANA

1914-1919

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A beneficio degli orfani di guerra

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