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Ottanta volontari sani in fila per i test. Al via le ricerche sui farmaci del futuro [file.pdf]

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12 novembre 2009

Ottanta volontari sani in fila per i test. Al via le ricerche sui farmaci del futuro

PARTE LA IL PROTOCOLLO DI SPERIMENTAZIONE "FASE 1" CHE COINVOLGERÀ 80 VOLONTARI CHE PARTECIPERANNO ALLA SPERIMENTAZIONE DI FARMACI GRAZIE ALLA QUALE SI SVILUPPERANNO I FARMACI DELLA NUOVA GENERAZIONE

Corridoi luminosi, lucidi, con le pareti decorate a motivi geometrici rossi, bianchi, gialli e blu. Dodici posti letto con monitoraggio continuo di ritmo cardiaco, pressione arteriosa, temperatura corporea. Sale d'attesa con poltrone confortevoli, biblioteca, tv satellitare, videogiochi, computer, dvd.

Siamo all'ospedale Brotzu. Trecento metri quadri all'undicesimo piano: è il reparto realizzato per ospitare “Fase1”, srl con socio unico la Regione Sardegna, creata per, spiega l'amministratore unico Francesco Marcheschi, «portare nuovi potenziali farmaci a una fase più avanzata di sviluppo». Il reparto ospiterà, prevalentemente, persone sane:

bisogna non avere malattie, non assumere droghe e non essere allergici, per diventare volontari per la sperimentazione dei farmaci.

CAVIE UMANE In lista sono già in 79: 79 sardi che hanno sentito uno spot o letto un'inserzione pubblicitaria. Credi nella ricerca? Ci credono, altroché: tanto da accettare (per iscritto) di ricoverarsi e offrire il proprio corpo per la sperimentazione di molecole provate, finora, solo su animali (almeno due specie: «in genere il topo o un altro roditore e un mammifero superiore come la scimmia», precisa il modulo per aspiranti volontari sul sito internet “www.sardegnaricerche.it”). È quella che i protocolli della ricerca farmacologica indicano come “fase uno”, da cui il nome della srl presentata ieri mattina fra il T-hotel e il Brotzu: si tratta di indagare sulla sicurezza della molecola che potrebbe diventare un farmaco, e quindi di accertarne gli effetti collaterali sugli esseri umani.

RISCHI E SOLDI Nobile scopo. E rischi: tre anni fa, in Inghilterra, andò male a sei volontari, ridotti in fin di vita da un anti-infiammatorio tedesco. I 79 sardi selezionati e assistiti (anche psicologicamente) dall'équipe medica guidata da Giampaolo Pilleri sono pronti ad affrontare l'eventualità. Magari lo fanno per il rimborso spese. «Tra i mille e i tremila euro a seconda della durata della sperimentazione», precisa Giovanni Biggio, presidente del comitato scientifico di “Fase1” di cui fanno parte anche il neurogenetista Antonio Cao, il preside della facoltà di Medicina di Firenze Gianfranco Sensini, il direttore generale e un dirigente dell'Agenzia italiana del farmaco, Guido Rasi e Carlo Tomino, il presidente dell'Istituto superiore di Sanità Enrico Garaci, il dirigente dell'Istituto tecnologie biomediche del Cnr a Milano Luca Pani.

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MISSIONE La scommessa è attrarre in Sardegna le multinazionali che, finora, si affidano a centri in Paesi come India, Russia o Romania, dove però, avverte Guido Rasi, «non ci sono solide garanzie etiche» o a quelli statunitensi o irlandesi, i cui comitati etici non impiegano più di tre settimane per dire se il protocollo di sperimentazione è ammissibile o no: in Italia, il tempo medio d'attesa è un anno. La nuova società conta sulla rapidità del comitato etico del Brotzu per poter competere a livello internazionale.

BOLLINO BLU “Fase1” può anche finanziare e assistere piccole aziende farmaceutiche o gruppi di ricerca locali che hanno un progetto da far crescere e non vogliono farsi fagocitare dalle multinazionali, e ha un'unità di clinical trial management (con sede a Pula, nel parco scientifico e tecnologico regionale Polaris) in grado di registrare, validare e analizzare i dati sulla ricerca e rilasciare il Medical report , il “bollino blu” dei farmaci.

«EPOCALE» Creatura bipartisan , voluta da Renato Soru, la cui Giunta aveva messo a bilancio uno stanziamento annuo di 4,3 milioni confermato (negli impegni) da Ugo Cappellacci e dall'assessore Antonello Liori, “Fase1” segna, per il presidente dell'Istituto superiore della sanità Enrico Garaci, «un evento epocale nella storia della ricerca scientifica in Italia». Perché? Semplice: «Per la prima volta un ente pubblico si incarica di colmare il vuoto tra l'eccellente produzione di conoscenza farmacologica (vedi l'alto numero di molecole brevettate in Italia) e il bassissimo livello produttivo (nel 2007, nel Belpaese, sono arrivate alla fase uno di sperimentazione appena 20 molecole contro le 280 della Gran Bretagna)». Entusiasti Sergio Dompè, presidente di Farmindustria e Roberto Gradnik, presidente dell'Assobiotec. «I farmaci servono a garantire la salute dei cittadini e sono rimborsabili», applaude Luca Pani: «Sono, dunque, di interesse pubblico».

RICADUTE Che ci guadagna la Sardegna? A parte la gloria di collocarsi all'avanguardia nel settore (centri simili ci sono solo quello della ex Glaxo a Verona, quello di Chieti e quello, specializzato nel campo oncologico, di Pisa) ci guadagna ossigeno per i ricercatori.

Per ora c'è da lavorare su un antibiotico, un antinfettivo e due molecole sviluppati dal Cnr di Roma e una dall'università di Genova. A gennaio potrebbe partire la sperimentazione su alcune molecole brevettate dalla multinazionale Novartis.

Marco Noce

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