Cultura – Pag. 55 08 febbraio 2007
DI ROBERTO PARACCHINI
Sulle ali delle scienze, splendori e miserie della ricerca
Cambiando colore dei governi la percentuale di prodotto interno lordo dedicata dallo Stato alla ricerca non cambia. Parte da questo dato italiano che grida allo scandalo (quel misero 0,25% contro un rotondo 0,48% della media europea) la panoramica di Roberto Paracchini sulla scienza: Cari posteri andate al diavolo (Cuec, 2007, 14 euro).
Una panoramica che, come svela il sottotitolo: "Sulle ali delle scienze tra Sardegna e universo mondo", sorvola passato-presente-futuro della ricerca e della tecnologia, per poi planare sull'isola dei nuraghi, Silicon Valley mediterranea in pectore. Paracchini, giornalista professionista (alla Nuova Sardegna redazione di Cagliari), scava impietosamente nei mali italici, quando ci ricorda che in Europa siamo agli ultimi posti per numero di brevetti, e sardi, quando sventola l'orribile pagella del rendimento scolastico. Ma il libro sorride alle esperienze di successo, nelle quali si evidenzia il valore, che ancora sorprende, dell'ingegno isolano. Come l'idea lungimirante della Regione, poi sposata da giunte di ogni colore, di creare un centro di supercalcolo in Sardegna. Scrive Paracchini: «Chi sin dal 1990 appoggiò l'iniziativa del Crs4 (a quel tempo l'allora Dc Mariolino Floris, che presiedeva una giunta regionale di centro sinistra, e il socialista Antonello Cabras assessore alla Programmazione) aveva in mente il discorso dei parchi scientifici e tecnologici che si erano sviluppati in altre parti del mondo sulla scia dell'esperienza della mitica Silicon Valley della baia di San Francisco». E poi la scommessa Polaris (oggi Parco Tecnologico Sardegna Ricerche) a Pula e Porto Conte (Alghero). L'autore, nato a Bortigali ma cagliaritano d'adozione, passa in rassegna una Sardegna che cambia sotto la spinta dell'innovazione e nelle 200 pagine del libro elenca una serie di successi, da Video Online a Tiscali, dalla bussola geomagnetica inventata da Sergio Sulas (imprenditore di Bolotana), alla calcolatrice per misure elettriche ideata da Matteo Spano (titolare di un'azienda elettronica cagliaritana), dagli studi di genetica (Università di Cagliari e Sassari, Cnr, SharDna) a quelli di farmacologia con in cattedra, di nuovo, gli atenei sardi e aziende come Pharmaness (ex Neuroscienze). Il lungo e appassionato elenco delle virtù sarde non finisce qui: c'è spazio anche per il radiotelescopio dell'Istituto nazionale di astrofisica (in costruzione a San Basilio) e per le sofisticate indagini dei ranger forestali che combattono contro gli incendi, per le ricerche sui materiali ultraresistenti di Giacomo Cao (condotte anche nello spazio) e per il super computer sardo a memoria condivisa (Cybersar) fino alla speranza di veder nascere un Centro della Scienza anche in Sardegna. Ma Paracchini, affascinato della matematica e dalle storie degli scienziati (nel 2003, sempre per la Cuec, ha scritto Grazie a Dio sono ateo. Divertissement tra numeri, strutture e dintorni), dedica le pagine più avvincenti all'opera di Einstein (e a quanto da essa è seguito e seguirà, anche nella vita di tutti i giorni), a Freud e a Gödel. Il volume si chiude con l'immagine dei giovani che partono per fare ricerca all'estero. Con la speranza di rientrare, oggi più concreta. La Sardegna è anche questo.
Andrea Mameli