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Il periodo monarchico di Roma durò circa 2 secoli e mezzo ( 250 anni). La città si trasformò, in quest’epoca, da colonia di Alba a città egemone di una vasta area compresa tra la riva sinistra del Tevere, la costa fino al Circeo e l'entroterra con le principali città latine e sabine.

Al tempo della monarchia ( = è una parola greca che significa “governo di uno solo”), il re veniva eletto dal Senato (= autorevole consiglio di anziani). Il re governava ed esercitava il potere politico, giudiziario, militare e religioso. La religione era politeistica e naturalistica (divinità dei campi, dei boschi, delle greggi).

Nel periodo in cui regnarono i re etruschi, Roma diventò la città più importante del Lazio e dell’Etruria. Al tempo di Tarquinio Prisco a Roma vennero costruite numerose opere pubbliche, come :

La Cloaca Massima – la fognatura che raccoglieva le acque sporche di tutta la città;

Le mura serviane - cinta muraria di tufo che delimitava la città;

Il Foro – la piazza dove si svolgeva la vita politica e finanziaria e si trovava anche il Comizio, spazio circolare dove i patrizi svolgevano le loro assemblee;

Il Circo Massimo – il luogo dove si tenevano le corse ed era situato tra il Colle Palatino e l’Aventino;

Il tempio di Giove Capitolino – tempio dedicato agli dei protettori della città: Giove, Giunone e Minerva;

Il Ponte Sublicio – ponte in legno che collegava l’isola Tiberina con la terraferma;

La Curia Hostilia - sede del Senato fatta costruire da Tullo Hostilio;

Il tempio di Vesta – tempio dedicato alla dea del focolare domestico e vicino sorgeva la dimora del re, la Domus Regia;

Foro Boario – Centro commerciale della città.

Gli abitanti di Roma erano distinti in tre classi :

patrizi (ricchi e potenti, si consideravano discendenti dei fondatori della città), I patrizi erano proprietari di terreni agricoli (campi da coltivare), pascoli, mandrie e greggi. Se scoppiava la guerra i patrizi erano obbligati ad andare a combattere;

plebei (umili lavoratori, senza diritti politici: non potevano neppure contrarre matrimoni coi patrizi, né trattare affari); erano agricoltori, artigiani e commercianti. Erano uomini liberi, ma non potevano partecipare al governo della città, e non potevano eleggere il re

schiavi (all'origine prigionieri di guerra, di proprietà dei padroni).

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