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Il problema Addome acuto* 3

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Academic year: 2022

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Addome acuto * 3

MOSHESCHEIN

“Per un chirurgo addominale è consueto restarsene seduto, con le mani ben lavate e con indosso il camice, in un angolo della tranquilla sala operatoria, con la lancetta dell’orologio che segna la mezzanotte… Tra pochi minuti il paziente sarà trasportato all’interno ed inizierà un’altra laparotomia d’urgenza. Questo è il culmine di un processo iniziato qualche ora prima quando il chirurgo ha incontrato e visitato il paziente, stabilendo una diagnosi ed un piano di azione.” (Peter F. Jones)

“Si può stabilire come regola generale che la maggior parte delle coliche addominali che insorgono in pazienti precedentemente asintomatici e che durano da almeno 6 ore sono causati da patologie di rilevanza chirurgica.” (Zachary Cope, 1881-1974)

Detto in modo semplice, il termine addome acuto indica un dolore addo- minale di breve durata che richiede la decisione se sia o no necessario un inter- vento chirurgico d’urgenza. Questo quadro clinico è il motivo più frequente per il quale sarete chiamati ad effettuare una consulenza in Pronto Soccorso (PS) ed è utile per introdurre la discussione sull’approccio alle urgenze chirurgiche addo- minali.

Il problema

La maggior parte dei testi contiene una lunga lista di possibili cause di dolo- re addominale acuto, spesso elencando dalle 20 alle 30 eziologie definite come le più comuni. Di solito questi elenchi pletorici vanno dall’ulcera peptica perforata alle cause più esoteriche come la porfiria e il morso della vedova nera. Questi elenchi vanno per la maggiore tra gli studenti di medicina ma sono totalmente inutili per dei tipi pratici come voi.

Chirurghi esperti, chiamati a consulenza in PS nel bel mezzo della notte per un paziente con dolore addominale acuto, non si comportano così: non prendono in considerazione le 50 o più cause più probabili di dolore addominale acuto ripor- tate nell’elenco e non tentano di escluderle una dopo l’altra.Il medico sveglio cer- ca di identificare un quadro clinico e di prendere una decisione basandosi su un numero limitato di opzioni.Di seguito dimostreremo come le varie eziologie del dolore addominale acuto convergano in realtà in un numero limitato di quadri cli- nici facilmente diagnosticabili. Una volta riconosciuti, per ciascuno di questi vi sarà l’indicazione ad uno specifico trattamento.

* Il dott. Asher Hirshberg ha contribuito alla stesura di questo capitolo nella prima edizione del libro.

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Addome acuto: quadri clinici e loro trattamento

Opzioni di trattamento

Visitando un paziente con addome acuto in PS avete soltanto 4 possibili opzioni di trattamento, elencate nella Tabella 3.1. L’ultima opzione (dimissio- ne) merita alcune considerazioni. Molti pazienti con dolore addominale acuto sono sottoposti ad esame clinico e ad un limitato iter diagnostico – che oggi, in alcuni centri, comprende anche una TC – solo per essere etichettati come pazienti con dolore addominale non specifico (NSAP) e quindi dimessi. Il NSAP è un’entità clinica, anche se non ben definita. È un dolore addominale acuto suf- ficientemente importante da portare il paziente a richiedere una visita medica (Fig. 3.1). L’esame clinico del paziente e l’iter diagnostico sono negativi ed il dolore è autolimitante e, di solito, non recidiva. È importante considerare che in un PS più della metà dei pazienti con dolore addominale acuto è affetto da NSAP e che le cause specifiche più frequenti sono costituite da appendicite acu-

Intervento chirurgico immediato (chirurgia d’urgenza)

Preparazione pre-operatoria ed intervento (chirurgia d’urgenza differita)

Trattamento conservativo (osservazione attiva, terapia infusionale, antibioticoterapia) Dimissione

Tabella 3.1. Opzioni di trattamento

Fig. 3.1. “Chi di questi ha un ‘addome acuto’?”

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ta, da colecistite acuta e da cause ginecologiche. Tuttavia l’esattezza diagnostica della patologia osservata dipende naturalmente dalla vostra sede geografica e dal vostro tipo di pratica clinica. Va ricordato che nei pazienti dimessi con diagno- si di NSAP vi è una maggiore probabilità di diagnosticare in seguito una neo- plasia addominale. Per tale motivo, possono essere indicate ulteriori indagini da eseguire in elezione.

Quadri clinici

L’addome acuto si presenta con uno dei 5 quadri clinici definiti, elencati nellaTabella 3.2. Due ulteriori quadri clinici (quello traumatico e quello gine- cologico) verranno discussi in un’altra sezione di questo volume. A volte può essere presente un quadro misto, occlusivo ed infiammatorio. Ciascuno di questi quadri richiede un trattamento specifico. Il vostro dovere è quello di identificare il quadro clinico specifico per sapere come procedere.

Dolore addominale e shock

Questo è il quadro clinico più drammatico e meno frequente dell’addome acuto. Il paziente si presenta pallido, sudato, con violenti dolori addominali ed ipo- teso (cosiddetta apoplessia addominale). Le due cause più frequenti di questo qua- dro clinico sono la rottura di un aneurisma dell’aorta addominale e la rottura di una gravidanza ectopica (Capp. 31 e 37). In questi casi la sola possibilità di trat- tamento è l’intervento chirurgico immediato. Non si dovrebbe perdere tempo in

“preparazioni” o ulteriori accertamenti. Perdere un paziente con apoplessia addo- minale in corso di TC è un peccato mortale e, sfortunatamente, questo non avvie- ne di rado. Va notato che altre urgenze addominali possono presentarsi con dolore addominale e shock per la perdita di liquidi nel “terzo spazio”, evenienza non rara nei pazienti con occlusione intestinale (Cap. 21), ischemia intestinale acuta (Cap. 23) o pancreatite acuta severa (Cap. 18) – soprattutto, se poi vengono tra- scurate oppure sono sovrapposte ad un sistema cardiovascolare marginale o prepa- tologico.

Dolore addominale e shock Peritonite generalizzata

Peritonite localizzata (circoscritta ad un quadrante dell’addome) Occlusione intestinale

“Malattia medica”

Tabella 3.2. Quadri clinici

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Peritonite generalizzata (diffusa)

Il quadro clinico di una peritonite generalizzata comprende violenti dolori addominali diffusi in pazienti sofferenti e in stato tossico. Di solito il paziente è immobile con un addome estremamente dolente e con segni di irritazione peri- toneale come resistenza muscolare (addome a tavola), dolore di rimbalzo (segno di Blumberg), reazione di difesa volontaria. Sorprendentemente, alcuni medici con minore esperienza possono talvolta fallire del tutto la diagnosi. Questo acca- de soprattutto nei pazienti anziani con muscolatura addominale debole o che non presentano i classici segni di peritonismo.

L’errore più frequente nell’esame clinico di pazienti con dolore addomi- nale acuto è una palpazione grossolana e profonda che può provocare una for- te reazione muscolare anche in pazienti senza patologia addominale. La palpa- zione dell’addome dovrebbe essere delicata e non provocare di per sé dolore.

L’ombelico è la parte più superficiale della parete addominale, dove il peritoneo è quasi a contatto con la cute, quindi una delle manovre più efficaci nell’esame clinico di un paziente con sospetta peritonite è la palpazione delicata della regione ombelicale, là dove la dolorabilità è maggiore. Siamo consapevoli che, in questa fase della vostra carriera chirurgica, non avete bisogno di una spiega- zione dettagliata su come esaminare un addome acuto. Tuttavia, perdonateci se sottolineiamo che l’assenza di dolore di rimbalzo non ha alcun significato e che il modo migliore per evidenziare una irritazione peritoneale è quello di invita- re il paziente a tossire, di scuotere (gentilmente) il letto o di effettuare una deli- cata percussione dell’addome.

Negli adulti, le tre cause più frequenti di peritonite generalizzata sono la perforazione di un’ulcera (Cap. 17), la perforazione del colon (Cap. 26) e la appendicite perforata (Cap. 28).

Il trattamento dei pazienti con peritonite generalizzata è costituito da una preparazione pre-operatoria e dall’intervento chirurgico d’urgenza. Il paziente dovrebbe essere portato in sala operatoria solo dopo una adeguata preparazione pre-operatoria, come accennato nel Cap. 6.

L’unica eccezione importante è costituita da pazienti con pancreatite acuta.

Mentre la maggior parte dei pazienti con pancreatite acuta presenta una modesta dolenzia epigastrica, alcuni di questi possono avere un quadro clinico che simu- la una peritonite generalizzata (Cap. 18). Per evitare un errore diagnostico, è buona norma eseguire un dosaggio dell’amilasi sierica in tutti i pazienti con importanti sintomi addominali (Cap. 4). Una (inutile) laparotomia esplorativa in pazienti con pancreatite acuta severa può portare ad un disastro.Ricordate:

Dio ha messo il pancreas posteriormente perché non voleva che i chirurghi ci si trastullassero.

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Peritonite localizzata

Nei pazienti con peritonite localizzata, i segni clinici sono confinati ad un quadrante dell’addome. Nel quadrante inferiore destro (QID), la causa principa- le di peritonite localizzata è l’appendicite acuta (Cap. 28), nel quadrante supe- riore destro (QSD), la colecistite acuta (Cap. 19) e nel quadrante inferiore sini- stro (QIS), la diverticolite acuta (Cap. 26). Nel quadrante superiore sinistro (QSS), la peritonite localizzata non è frequente, per cui questo quadrante viene definito “silente”.

Di regola, la peritonite localizzata non costituisce una indicazione al tratta- mento chirurgico immediato e, quando la diagnosi non è sicura, può essere ini- zialmente trattata con terapia conservativa.

Il paziente viene ricoverato in reparto chirurgico, trattato con antibioticote- rapia e.v. (se si sospetta una colecistite acuta o una diverticolite), reidratato ed atti- vamente tenuto sotto osservazione con esami clinici seriati.Il tempo è un magnifi- co diagnosta; tornati al letto del paziente dopo qualche ora, potreste scoprire tutti gli indizi mancanti.

L’eccezione alla regola, ovviamente, è un QID dolente che ponga una dia- gnosi di appendicite acuta per cui è indicata una appendicectomia. Tuttavia, se vi è una massa palpabile nel QID, l’ipotesi diagnostica è un flemmone appendi- colare per il quale è indicato, inizialmente, un trattamento conservativo (Cap.

28). In giovani donne, la presenza di segni di peritonismo localizzato nel QID può avere origine ginecologica, e in questo caso, può essere indicato un tratta- mento conservativo (Cap. 31).

Il trattamento della colecistite acuta varia da chirurgo a chirurgo. Mentre la passata esperienza ci insegnava che la maggior parte dei pazienti generalmente risponde all’antibioticoterapia, i chirurghi “moderni” preferiscono intervenire pre- cocemente su una colecisti “calda” – di solito il mattino seguente o appena la sala operatoria è disponibile (Cap. 19).

Occlusione intestinale

Il quadro clinico dell’occlusione intestinale comprende dolore addominale in mesogastrio di tipo colico, distensione, stipsi e vomito.

Come regola generale, più il vomito è precoce ed abbondante, più è probabi- le che la sede dell’ostruzione sia prossimale; più marcata è la distensione, più dista- le è la sede dell’ostruzione. Perciò, il vomito e il dolore di tipo colico sono più tipi- ci di una occlusione del tenue, mentre la stipsi e una distensione particolarmente marcata, sono tipiche dell’occlusione del colon. Di solito è possibile fare una distin- zione tra questi due tipi di occlusione eseguendo una radiografia diretta dell’addo- me (RXA).

Esistono due opzioni di trattamento per questi pazienti: conservativo o chirurgico dopo una adeguata preparazione. Il problema principale dell’occlu- sione intestinale non è quello di stabilire la diagnosi, piuttosto di decidere qua- le sia l’iter più appropriato da seguire. Se il paziente ha una storia di pregressi

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interventi chirurgici e si presenta con una occlusione del tenue senza segni di peritonite, l’ipotesi diagnostica è di occlusione dell’intestino tenue da “semplici”

aderenze. Il trattamento di questi pazienti è conservativo con terapia infusiona- le endovenosa e decompressione con sondino naso-gastrico. Se l’ostruzione è completa (ad es. assenza di gas nel colon al di sopra della riflessione peritonea- le del retto), vi sono scarse possibilità di risoluzione spontanea ed alcuni chi- rurghi preferiscono eseguire un intervento chirurgico d’urgenza. In presenza di segni clinici di peritonite, febbre e aumento dei globuli bianchi, l’indicazione alla laparotomia è assoluta (Cap. 21).

I classici trabocchetti nell’occlusione del tenue sono:

donne anziane obese senza pregressi interventi chirurgici con occlusione del- l’intestino tenue in cui può essere misconosciuta, se non specificamente ricer- cata, un’ernia crurale strozzata;

pazienti anziani con occlusione dell’intestino tenue da semplici aderenze che migliorano con trattamento conservativo, vengono dimessi e nuovamente ricoverati per una voluminosa neoplasia del colon destro;

donne anziane con “parziale” occlusione del tenue, che si risolve e recidiva in maniera intermittente, che alla fine risultano essere affette da un ileo biliare;

pazienti con anamnesi pregressa chirurgia gastrica che presentano episodi occlusivi intermittenti per un fitobezoario dell’ileo terminale.

Diversamente dall’occlusione del tenue, l’occlusione del colon pone sempre una indicazione all’intervento chirurgico – che poi può essere di urgenza imme- diata o d’urgenza differita ma, di solito è, per forza di cose (riequilibrio idro-elet- trolitico, circolatorio, respiratorio), d’urgenza differita. Una RXA diretta non con- sente di formulare una diagnosi nel caso in cui non si possa distinguere con cer- tezza una pseudo-ostruzione del colon (sindrome di Ogilvie) o un megacolon cro- nico da ostruzione meccanica. Perciò questi pazienti vengono generalmente sotto- posti ad una colonscopia o a un clisma opaco per chiarire la diagnosi.

Gravi cause mediche

Anche se esistono numerose cause non chirurgiche che possono determi- nare un dolore addominale acuto, dovete sempre tenerne in mente due: l’infar- to della parete inferiore del miocardio (IM) e la chetoacidosi diabetica. Una laparotomia negativa eseguita per una porfiria o per una polmonite basale è una sfortunata evenienza chirurgica (e medico-legale), tuttavia operare un paziente con IM non diagnosticato o con una chetoacidosi diabetica può essere un erro- re fatale che deve essere evitato a tutti i costi. Nella vostra pratica quotidiana è probabile che veniate a contatto con un numero crescente di pazienti HIV posi- tivi, con AIDS, predisposti a numerose sindromi addominali che possono indurre o simulare un addome acuto. Nel Cap. 33 troverete come gestire que- sti pazienti, per la maggior parte dei quali è più indicato un trattamento non chirurgico.

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Conclusioni

Le varie eziologie dell’addome acuto convergono in 5 ben distinti e definiti quadri clinici, a ciascuno dei quali è associato un trattamento specifico. Dovete conoscere bene questi quadri e le varie opzioni di trattamento. Dovete anche ricordarvi i trabocchetti tipici di queste comuni presentazioni in modo da evita- re errori grossolani nel trattamento chirurgico di questi pazienti. Dopotutto, non avete già abbastanza casi da presentare alle conferenze sulla morbilità e mortalità (M&M)? (Cap. 52).

“Affrontare i problemi addominali è un esercizio intellettuale tanto quanto lavorare sul genoma umano.” (Hugh Dudley)

Chi si dovrebbe occupare dell’addome acuto e dove?

Gli affari di tutti non sono affari di nessuno

La maggior parte dei pazienti con sospetto addome acuto o altra urgenza addominale non necessitano di un intervento chirurgico. Tuttavia siete voi chi- rurghi che dovreste prendere od ottenere il comando nel valutare, escludere o trattare questa condizione clinica o almeno avere un ruolo preminente alla gui- da della équipe medica. Per puntualizzare quanto questo sia fondamentale, dedi- chiamo all’argomento un’intera sezione di questo capitolo, anche se basterebbe un paragrafo. Sfortunatamente, nella “vita reale”, viene spesso negata ai chirur- ghi la responsabilità principale. Troppe volte vediamo pazienti con ischemia intestinale (Cap. 23) marcire nelle corsie mediche e il chirurgo chiamato a con- sulto per “valutare l’addome” soltanto quando l’intestino – ed in seguito il paziente – è morto. Una scena tipica è quella di un paziente con un’urgenza chi- rurgica addominale ricoverato in un reparto non chirurgico e sottoposto ad una serie di procedure diagnostiche e terapeutiche inutili, potenzialmente nocive e costose. Di solito sono coinvolti internisti, gastroenterologi, specialisti in malat- tie infettive e radiologi, ognuno dei quali, isolatamente, prescrive il proprio sape- re (Fig. 3.2). Quando finalmente viene chiamato il chirurgo, questi trova un quadro clinico difficilmente diagnosticabile, parzialmente trattato o maltrattato.

Infine viene eseguito l’intervento chirurgico – ma troppo tardi – con un conse- guente aumento delle percentuali di morbilità e mortalità. L’eziologia di tutto questo caos non è ben chiara; sicuramente sono coinvolti motivi di potere, di ego e considerazioni di natura economica. L’approccio di gruppo al paziente chirur- gico acuto non dovrebbe essere scartato; tuttavia l’équipe dovrebbe essere diret- ta e coordinata da un chirurgo generale. È il chirurgo che conosce l’addome da dentro e da fuori, è lui che ha i requisiti necessari per richiedere la consulenza di altri specialisti, per prescrivere esami idonei e vietare quelli superflui. Alla fine è soprattutto lui a decidere che è l’ora di farla finita e che il paziente deve esse- re portato in sala operatoria.

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Quando avete deciso di diventare chirurghi generali siete diventati i capita- ni di una nave che solca l’oceano profondo dell’addome. Non abbandonate la vostra nave quando imperversa la tempesta!

La continuità del trattamento è la conditio sine qua non nella gestione otti- male dell’addome acuto dato che il quadro clinico, che può cambiare rapida- mente, è il fattore che maggiormente determina la scelta della terapia e del timing. Questi pazienti devono essere rivalutati frequentemente dallo stesso medico, che dovrebbe essere un chirurgo. Deviare da questa regola può risulta- re rischioso per il paziente; questa è la nostra esperienza personale ed è ciò che viene ripetuto fino alla nausea in letteratura. Perché dovremmo reinventare la ruota? Perché non impariamo? Il posto per un paziente con un addome acuto è in un reparto chirurgico, in una Unità di Terapia Intensiva chirurgica o in sala operatoria sotto la supervisione di un chirurgo – la vostra! Non sfuggite alle vostre responsabilità. Solo 10 o 20 anni fa, quando eravamo dei medici interni, un addome acuto e l’evidenza clinica di una peritonite imponevano un inter- vento chirurgico. Adesso siamo più furbi. L’utilizzo prudente della diagnostica (Cap. 4), una migliore comprensione della storia naturale dei vari processi patologici, l’adozione di metodiche meno invasive ed una migliore selettività, ci hanno consentito di ridurre la morbilità e la mortalità e, in generale, di ottene- re di più con il minor danno possibile.

I punti chiave per ottenere il risultato “migliore” nei casi di addome acuto sono:

operare solo quando è necessario e fare il minimo indispensabile

non ritardare un intervento chirurgico necessario, e fare il più possibile quan- do è indicato

Fig. 3.2. “Chi è il responsabile?”

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Consiglio: terminato questo libro, andate a comprare Cope’s Early Diagnosis of the Acute Abdomen. Zachary Cope, morto nel 1974, pubblicò la prima edizione del suo libro nel 1926. L’edizione attuale è la ventesima! Non potete essere dei veri chirurghi generali senza aver letto questo libro. Oppure sì?

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