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ARTEMISIA GENTILESCHI (Roma, 1593 Napoli,post agosto 1654)

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ARTEMISIA GENTILESCHI

(Roma, 1593 – Napoli,post agosto 1654)

• Figlia di Orazio Lomi Gentileschi e orfana di Prudenzia Montoni.

• Viene educata alla pittura dal padre.

• Più volte il padre tenta di convincerla a prendere i voti.

• Fino al 1612, vive sostanzialmente dentro le mura

domestiche, tanto da non essere mai vista da molti amici del padre come Carlo Saraceni.

Madonna con Bambino, 1611, Roma, Galleria Spada

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SUSANNA E I VECCHIONI

• Prima opera a lei attribuibile, firmata e datata «Artimitia Gentileschi F/1610», Pommersfeldencollezione Graf von Schönborn.

• Dubbi di attribuzione: sicuramente sotto la supervisione del padre.

• Susanna, eroina che incarna la Giustizia.

• Iconografia tipicamente italiana.

Peter Paul Rubens e bottega, Susanna e i Vecchioni, 1618, Torino, Galleria Sabauda

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GIUDITTA E OLOFERNE

• Prima versione realizzata tra il 1612 e il 1613, poco prima di partire per Firenze.

• Tagliata a sinistra (non si può stabilire di quanto).

• Napoli, Museo di Capodimonte.

Cornelis Galle, da Peter Paul Rubens, Giuditta e Oloferne, 1610 ca.

Caravaggio, Giuditta e Oloferne, 1597 ca., Roma, Palazzo Barberini

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PROCESSO DEL 1612

Orazio Gentileschi denuncia Agostino Tassi di aver disonorato Artemisia.

Artemisia viene interrogata e sottoposta a tortura.

Dalle carte del processo, Artemisia in un primo momento dimostra affetto per il suo aguzzino, che accusa pienamente solo quando si accorge di essere stata raggirata.

Agostino Tassi è richiestissimo, protetto dal cardinal Montalto (e non solo) nonostante abbia imbarazzi penali.

Punto di vista differente: non è crimine sentito come contro la persona, ma contro l’onorabilità della famiglia

Orazio spera in un congruo risarcimento (dote), ma ottiene soltanto il riconoscimento della colpa e la condanna all’esilio (non applicata).

Orazio scrive una lettera a Cristina di Lorena Granduchessa di Toscana supplicandola di intervenire e, nello stesso tempo, glorificando le virtù pittoriche della figlia.

Due mesi dopo la fine del processo, Artemisia sposa il fiorentino Pierantonio Stattesi.

Madonna con Bambino, 1611, Firenze, Palazzo Pitti

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PERIODO FIORENTINO

• 1613 Trasferimento a Firenze

• Durante il periodo a Firenze, dà alla luce quattro figli: Giovanni Battista, Cristofano, Prudenzia e Lisabella (morta ancora bambina).

• 1616: è la prima donna a essere ammessa all’Accademia del Disegno.

• Entra in contatto con molti intellettuali toscani tra cui Galileo Galilei e Michelangelo Buonarroti il Giovane che le commissiona l’Allegoria dell’Inclinazione.

Allegoria dell’Inclinazione, 1615/1616,

Firenze, Casa Buonarroti.

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LA CONVERSIONE DI MARIA MADDALENA

• 1615-1616, Firenze, Galleria Palatina, Palazzo Pitti.

• Tema popolare durante la Controriforma per il valore didattico della possibilità di redenzione.

• Sensualità sublimata attraverso il lusso: il vestito oro, gli orecchini di perle…

• Equilibrio tra sensi e spiritualità: rifiuto della vanitas attraverso il gesto di allontanare lo specchio.

• OPTIMAM PARTEM ELEGIT: Vg. Luca (10-42) riferito all’episodio in casa di Marta e Maria.

• Jacopo da Varagine riferisce la frase alla vita della Maddalena: tra le tre parti della vita (penitenza, contemplazione spirituale e gloria celeste) la

«scelse la parte migliore», ossia la penitenza.

• Firmato «ARTIMISIA LOMI», come è tipico del

periodo fiorentino, prima di partire per Firenze si

dichiarava analfabeta.

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GIUDITTA E ABRA

• 1618-1619, Firenze, Galleria Palatina, Palazzo Pitti.

• Tema iconografico più antico e tradizionale.

Caravaggio, Vocazione di Matteo, 1599, Roma, San Luigi dei Francesi, Cappella Contarelli

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SECONDO PERIODO

ROMANO E SOGGIORNO A VENEZIA

• 1620 Ritorno a Roma con il marito (che da lì a poco lascia il tetto coniugale e sparisce per sempre dalla sua vita).

• 1627-1628 Soggiorno a Venezia.

Artemisia, Venere dormiente, 1627 ca., Princeton, Piasecka Johnson Foundation

Tiziano, Venere di Urbino, 1538 ca., Firenze, Uffizi

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IL CONTATTO CON NAPOLI

Sinite Parvulos, 1625 – 1630, Roma, San Carlo al Corso (già New York, Metropolitan Museum of Art)

• Acquistato da Fernando Enrìquez de Ribera, terzo duca di Alcalà, quando era ambasciatore spagnolo presso la Santa Sede.

• Fama di Artemisia a Napoli la precedette

grazie a committenti spagnoli e

napoletani

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TRASFERIMENTO A NAPOLI

• 1630 Fugge dalla peste a Roma e si trasferisce a Napoli dove incontra il favore del viceré Francesco de Ribera, grande appassionato d’arte, probabilmente anche perché presentata da Cassiano dal Pozzo, con cui Artemisia era in fitto contatto epistolare.

Prima opera: Annunciazione, firmato e datato «Aertemitia Gentilescha F:

1630» non si sa per quale chiesa (Napoli, Museo di Capodimonte).

Federico Barocci, Annunciazione, 1582 – 1584, Città del Vaticano, Pinacoteca (già Basilica di Loreto)

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NASCITA DEL BATTISTA

• 1633 – 1635, Madrid, Museo Nacional del Prado.

• Commissionato da Filippo IV di Spagna, faceva parte di una serie di sei dipinti sulla vita del Battista, si cui quattro eseguiti da Massimo Stanzione e uno da Paolo Finoglia (Battista in carcere, perduto).

• Inizio della collaborazione con Massimo Stanzione e, successivamente, con altri pittori napoletani quali Bernardo Cavallino e Domenico Gargiulo.

• Ispirazione a prototipi di Simon Vouet.

Simon Vouet, Nascita della Vergine, 1620 ca., Roma, San Francesco a Ripa.

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SOGGIORNO IN INGHILTERRA

• 1638: giunge a Londra dove già si erano trasferiti il padre Orazio e i fratelli Francesco e Carlo. Finisce le opere lasciate incomplete dal padre.

• Partenza rimandata da tanto tempo: nel 1635 scrive a Francesco I d’Este, duca di Modena e Reggio, inviando anche pitture come dono, per scongiurare di dover partire per l’Inghilterra.

• Poco dopo la morte del padre (1639) fa ritorno a Napoli (1640) dove vive fino alla morte (1656?) e dove organizza una bottega con allievi, tra cui Onofrio Palumbo.

Autoritratto come Allegoria della Pittura, 1638-1639, firmato

«A. G. F.», Londra, Kensington Palace.

Cesare Ripa, Iconologia (1595): donna bella, con i capelli neri un po’ arruffati, con la catena d’oro su cui si trova appesa una maschera, tiene in mano un pennello e nell’altro la tavolozza e ha le vesti cangianti.

• Nuova iconografia dell’autoritratto.

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ARTEMISIA STRAORDINARIA

• Non fu una virtuosa come Lavinia Fontana o Sofonisba Anguissola ma di lei Baldinucci disse «valente pittrice quanto mai altra femina».

• Durante il processo contro Agostino Tassi e appena arrivata a Firenze si autodefinisce «analfabeta», ma nel corso della vita intratterrà un intenso epistolario con intellettuali dell’epoca e nobili. Nelle lettere, grammaticalmente spesso ingenue, dimostra una cultura per nulla banale. Nessuna missiva è indirizzata al padre.

• Sapeva districarsi tra committenti come un’esperta imprenditrice: in una lettera a Galilei chiede di poter ottenere da Ferdinando II de’ Medici un cenno di gradimento per un dipinto da lei offerto, spera in una ricompensa di gloria, doni e denaro come già altri potenti d’Europa (che artatamente elenca).

• Al matrimonio combinato, oppone una relazione intensa e amorosa con il rampollo fiorentino Francesco Maria Maringhi, con cui rimane in contatto per tutta la vita e con cui era in rapporto epistolare anche il marito stesso prima di abbandonarla.

Clio, Musa della Storia, 1632, collezione privata, firmato e

datato (libro, tromba e alloro in capo

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