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RASSEGNA STAMPA 20-07-2016

1. REPUBBLICA.IT Non Fare Autogol, "bocciati" in prevenzione il 53% degli studenti

2. DIRE Tumori, 5 giovani su 10 non conoscono la prevenzione 3. ANSA Tumori: metà studenti italiani bocciati in prevenzione

4. QUOTIDIANO SANITÀ Vaccini. Metanalisi promuove “a pieni voti” quello contro l’Hpv

5. CORRIERE.IT Tracciata una prima mappa del cancro (e delle possibili cure) 6. POPSCI Tumore al seno: nessuna correlazione con stress o eventi

traumatici

7. DOCTOR 33 Choosing wisely, cinque pratiche inappropriate in chirurgia oncologica

8. GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO Nuovi progressi contro il cancro alla mammella

9. STAMPA Intervista a Albero Mantovani - I vaccini che sapranno sconfiggere i tumori

10. QUOTIDIANO SANITÀ “Il personale del Ssn è la priorità. La stabilità dia i fondi che servono”. Intervista a De Biasi

11. ILSOLE24ORE.COM Corruzione, firmato l’atto integrativo tra Salute e Anac.

Arriva il Registro degli ispettori

12. STAMPA Boom di farmaci contraffatti sul Web: “A volte possono anche uccidere”

13. CORRIERE DELLA SERA Il marocchino rinato con un cuore italiano

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19-07-2016 Lettori

291.389

http://www.repubblica.it/oncologia/ 

 

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Non Fare Autogol, "bocciati" in prevenzione il 53% degli

studenti

Presentati al Ministero della Salute i risultati della sesta edizione del progetto “Non Fare Autogol” realizzato dall'Aiom per la prevenzione oncologica nelle scuole. Cinque ragazzi su dieci non conoscono il tema. Il presidente Pinto: “Abbiamo compreso l’importanza di fare educazione nelle scuole. E’ a questa età che si vince la battaglia contro i tumori”. Mister Allegri: “Progetto importante, giusto coinvolgere i calciatori”.

Gli oncologi italiani "bocciano" il 53% degli studenti delle superiori in prevenzione del cancro. Il 78% degli under 19, infatti, ignora che bisogna consumare cinque porzioni di frutta e verdura al giorno, il 32% ritiene che le sigarette light non siano molto pericolose per l’organismo. Il livello di conoscenza è basso anche su tematiche meno mediche e più vicine alla vita quotidiana dei giovani come il sole e lo sport. Per esempio, per il 54%

dei ragazzi le lampade solari incrementano la resistenza al sole e quindi possono

rappresentare un “buon rimedio” contro le scottature e quattro su dieci pensano che lo

sport aumenti il livello di stress. Sono alcuni dei dati emersi dalla sesta edizione della

campagna “Non Fare Autogol” promossa dall'Associazione Italiana di Oncologia

Medica (Aiom) e di cui sono stati presentati oggi i risultati presso il Ministero della

Salute.

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Coinvolgere gli studenti. La prevenzione dei tumori inizia sui banchi di scuola perchè prima si imparano le regole e gli stili di vita sani, meglio è. Per questo l'Aiom ha

promosso a partire dal 2011 questa campagna: “Abbiamo girato l’Italia incontrando gli studenti delle superiori" spiega Carmine Pinto, presidente nazionale Aiom "perché la vera lotta al cancro si deve iniziare sui banchi di scuola. Ben il 40% dei tumori è causato da scorretti stili di vita e fattori di rischio modificabili”. Gli studenti che hanno partecipato alla campagna, in tutto 10.547 giovani, hanno risposto ad un test dal titolo "Quanto conosci le regole del benessere". I risultati analizzati dagli oncologi indicano che i giovani hanno ancora tanto da imparare in fatto di prevenzione. Del resto, i dati relativi agli stili di vita dei ragazzi confermano gli esiti del test. Si inizia a fumare mediamente a 17,9 anni, ma fra i 15enni, il 25% dei ragazzi e il 22% delle ragazze dichiara di aver acceso la prima sigaretta a 13 anni. Oltre il 15% degli studenti di 15 anni e il 12% delle ragazze della stessa età dichiara di bere uno o più drink al giorno. Nel 2014 (rispetto al 2010) si è registrato un aumento dei 15enni che dichiarano di essersi ubriacati almeno due volte nella vita. Inoltre, il 24,9% dei 15enni non fa mai colazione e ha la stessa cattiva abitudine il 35,3% delle ragazze. Naturalmente per agire sugli studenti è

fondamentale coinvolgere attivamente anche i docenti: “All'inizio del progetto è partito un corso di formazione per 2.500 professori delle scuole superiori" spiega Pinto. "L’obiettivo è stato raggiungere chi tutti i giorni è in “prima linea” con i ragazzi. Abbiamo spiegato come è possibile educare i giovani anche al benessere e la risposta, da parte dei docenti, è stata davvero ottima. Dobbiamo rafforzare l’alleanza tra il mondo della

medicina e quello dell’istruzione se vogliamo contrastare efficacemente i comportamenti scorretti dei teenager”.

La campagna. Il progetto “Non Fare Autogol”, reso possibile da un educational grant di Roche, da settembre al giugno scorso ha coinvolto anche i campioni delle squadre di calcio di Serie A e di Serie B e alcuni allenatori italiani. “Nelle sei edizioni della

campagna, abbiamo coinvolto poco meno di tremila Istituti, incontrato e dialogato con centinaia e centinaia di docenti e dirigenti scolastici, migliaia e migliaia di giovani, diffuso oltre un milione di opuscoli. Un lavoro impegnativo ed importante perché ci ha permesso di capire quanto sia necessario fare informazione ed educazione" sottolinea Pinto.

"Come dimostra l’indagine è ancora basso il livello di conoscenza dei ragazzi delle principali regole del benessere. Dobbiamo quindi proseguire e intensificare questo tipo di attività”. Alcuni comportamenti scorretti sono molto diffusi tra i teenager italiani: il 20,8% dei quindicenni è in sovrappeso e il 3,7% addirittura obeso. Il 33% dei quindicenni maschi dichiara di consumare alcol almeno una volta la settimana e il 50% delle ragazze della stessa età afferma di aver già fumato.

Le iniziative sul web. “Non Fare Autogol” è un’iniziativa partita nel marzo del 2011 e che gode del patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Coni, della

Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) e della Federazione Medico Sportiva Italiana

(FMSI). Questo anno il tour si è svolto in tutte le Regioni italiane che a loro volta lo

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hanno patrocinato e sostenuto. La campagna è stata condotta anche sul web. Per raggiungere tutti gli studenti italiani, non solo quelli che hanno avuto la fortuna di incontrare dal vivo i calciatori, è attiva la pagina Facebook

(www.facebook.com/NonfareAutogol); il profilo Twitter (Twitter.com/NonfareAutogol) e un sito internet www.nonfareautogol.it dove tutti possono scaricare l’opuscolo e

consultare altro materiale informativo.

Il coinvolgimento di Mister Allegri. Per l’edizione 2015-16 Massimiliano Allegri, il

mister campione d'Italia, è stato il coordinatore degli allenatori e calciatori che sono

intervenuti nel tour. “Sono felice di aver potuto partecipare anche quest’anno a “Non

Fare Autogol” afferma il coach della Juventus. "Come padre, prima ancora che uomo di

sport, sono convinto che la scuola sia il luogo migliore per insegnare alcuni valori di

fondamentale importanza per i giovani come la salvaguardia del proprio benessere e

salute. Giusto aver coinvolto il mondo del calcio”.

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19-07-2016

 

http://www.dire.IT 

Tumori, 5 giovani su 10 non conoscono la prevenzione

ROMA – Il 53% degli studenti delle superiori sono ‘bocciati’ in prevenzione del cancro.

LE CONVINZIONI SBAGLIATE

Il 78% degli under 19, infatti, non sa che è

consigliabile consumare cinque porzioni di frutta e verdura al giorno mentre il 32%

ritiene che le sigarette light non siano molto pericolose per l’organismo.

Per il 54% le lampade solari incrementano la re sistenza al sole e quindi pos sono rappresentare un “buon rimedio” contro le scottature e quattro su dieci pensano che lo sport aumenti il livello di stress. E’ quanto emerge dal quiz somministrato a 10.547 giovani e condotto durante

‘Non fare autogol’, una campagna promossa da ll’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) i cui risultati sono stati presentati oggi in una conferenza al ministero della Salute.

IL PROGETTO ‘NON FARE AUTOGOL’

“Abbiamo girato l’Ital ia inc ontrando gli stu denti delle superiori- spiega il professor Carmine Pinto, presidente nazionale Aiom- perché la vera lotta al cancro si deve iniziare sui banchi di scuola. Ben il 40% dei tumori è causato da scorre tti stili di vita e fattori di rischio modificabili”.

Il progetto, da settembre a giugno scorso, ha coinvolto i campioni delle squadre di calcio di serie

A e di serie B e alcuni allenatori italiani. “Ne lle sei edizioni della campagna, abbiamo coinvolto

poco meno di 3.000 istituti, incontrato e dialog ato con centinaia e centin aia di docenti e

dirigenti scolastici, migliaia e migliaia di giovan i, diffuso oltre un milione di opuscoli- sottolinea

Pinto- Come dimostra l’indagine è ancora basso il livello di conoscenza dei ragazzi delle

principali regole del benessere . Dobbiamo quindi proseguire e intensificare questo tipo di

attività”.

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I COMPORTAMENTI SCORRETTI

Alcuni comportamenti scorretti sono molto di ffusi tra i teenager ital iani: il 20,8% dei quindicenni è in sovrappeso e il 3,7% a ddirittura obeso. Il 33% dei quindicenni maschi dichiara di consumare alcol almeno una volta la settimana e il 50% delle ragazze della stessa età afferma di aver già fumato.

MISTER ALLEGRI COORDINATORE DEL PROGETTO

‘Non fare autogol’ è stata resa possibile dal sostegno di Roch e, grande azienda farmaceutic a basata in Svizzera, e g ode del patrocinio del la presidenza del Consiglio dei ministri, del Coni, della Fed erazione italiana giu oco calcio (Figc) e dell a Fed erazione medico sportiva italiana (Fmsi). Questo anno il tour si è svolto in tutte le regioni italiane ch e a l oro volta lo hanno patrocinato e sostenuto.

Per l’edizione 2015-16 Massimiliano Allegri, il mister campione d’Italia, è stato il coor dinatore d egli a llenatori e calciatori che sono intervenuti nel tour. “Sono felice di aver potuto partecipare anch e quest’anno a ‘Non fare autogol’- afferma il tecnico d ella Juventus- Come padre, prim a ancora che uomo di sport, sono convinto che l a scuola sia il luogo migliore per insegnare alcuni valori di fondamentale importanza per i giovani come la salvaguardia del proprio benessere e salute. Giusto aver coinvolto il mondo del calcio” .

“A inizio del progetto è part ito un corso di formazione per 2.500 professori delle scuole

superiori- aggiunge Pinto- L’obiettivo è stato raggiungere chi tutti i giorni è in ‘prima linea’ con i

ragazzi. Abbiamo spiegato come è possibile educare i giovani anche al benessere e la risposta, da

parte dei docenti, è stata davvero ottima”.

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19-07-2016

Lettori 155.567

http://www.ansa.it 

Tumori: metà studenti italiani bocciati in prevenzione

Da sigarette innocue a lampade che fanno bene, molti errori

 

s

(ANSA) - ROMA, 19 LUG - Più di metà degli studenti delle superiori italiani è 'bocciato' in prevenzione. È il risultato della campagna 'Non fare autogol' dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), durata sei anni, che ha raggiunto decine di migliaia di ragazzi usando come testimonial allenatori e calciatori di serie A e B.

Agli studenti è stato dato un questionario con domande sugli stili di vita e la prevenzione dei tumori, e nel 53% dei casi le risposte giuste sono state meno di un terzo del totale. In particolare il 78% degli intervistati non sa che bisogna

consumare almeno cinque porzioni di frutta e verdura al giorno, il 32% ritiene che

le sigarette light non siano pericolose, per il 54% le lampade solari incrementano

la resistenza al sole e proteggono la pelle. "Abbiamo trovato una scuola non molto

preparata - ha affermato Carmine Pinto, presidente dell'Aiom -, nel resto del

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mondo occidentale si cerca di dare un'educazione nelle scuole, perché tutto questo impatta sulla salute della popolazione 20 anni dopo. Serve un intervento più organico di tutti gli attori, dai medici alle istituzioni".

Alcuni comportamenti scorretti, sottolineano gli esperti, sono molto diffusi tra i

teenager italiani. Un quinto dei quindicenni è sovrappeso, il 3,7% è obeso, un

terzo consuma alcol e metà delle ragazze ha già fumato. Il progetto, realizzato

con il contributo di Roche, ha anche formato migliaia di insegnanti. "Siamo

convinti - ha affermato Maurizio De Cicco, presidente e ad dell'azienda - che il

ruolo delle industrie farmaceutiche è anche sociale, non è solo fornire farmaci, per

questo abbiamo aderito a questa campagna con entusiasmo".(ANSA).

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20/7/2016 Vaccini. Metanalisi promuove “a pieni voti” quello contro l’Hpv

http://www.quotidianosanita.it/stampa_articolo.php?articolo_id=41784 1/1

quotidianosanità.it  

Marted ì 19 LUGLIO 2016 

Vaccini. Metanalisi promuove “a pieni voti”

quello contro l’Hpv

Secondo un’a na lisi combina ta  dei da ti deg li studi clinici, il va ccino 9-va lente

(9vHPV) contro il pa pilloma  virus uma no è g enera lmente ben tollera to e mostra  un profilo di effetti colla tera li pa ra g ona bile a  quello del va ccino qua driva lente HPV (qHPV). Il va ccino 9vHPV è sta to sviluppa to per la  protezione contro i tipi di HPV g ià  coperti da l va ccino qHPV più i cinque tipi oncog eni di HPV, più comunemente a ssocia ti con il ca ncro del collo dell’utero. 

(Reuters Health) - Secondo un’analisi combinata dei dati degli studi clinici, il vaccino 9-valente (9vHPV) contro il papilloma virus umano è generalmente ben tollerato e mostra un profilo di effetti collaterali paragonabile a quello del vaccino quadrivalente HPV (qHPV).Il vaccino 9vHPV è stato sviluppato per la protezione contro i tipi di HPV già coperti dal vaccino qHPV più i cinque tipi oncogeni di HPV, più comunemente associati con il cancro del collo dell’utero.

 Secondo questa recente analisi, pubblicata daPediatrics, condotta da Edson Moreira Jr. e colleghi per conto del Ministero della Salute brasiliano di Bahia, il vaccino 9vHPV ha mostrato significativa efficacia, sicurezza e tollerabilità. Moreira e colleghi hanno valutato la sicurezza e gli eventi avversi del vaccino 9vHPV in sette studi di fase 3 che hanno incluso più di 15.000 uomini e donne di età compresa tra i 9 e i 26 anni che hanno ricevuto una o più dosi di vaccino 9vHPV. In due di questi studi, più di 7.000 soggetti di controllo hanno ricevuto almeno una dose di vaccino qHPV.

 Nell’analisi combinata, gli eventi avversi più comuni associati con il vaccino 9vHPV erano localizzati al sito di iniezione (dolore, gonfiore, eritema) o sistemici (mal di testa, febbre). In particolare gli effetti collaterali localizzati nel sito di iniezione sono risultati più comuni con il vaccino 9vHPV, rispetto al vaccino qHPV. La maggior parte di questi eventi erano di grado lieve-moderato, e le interruzioni della profilassi o i gravi eventi avversi correlati al vaccino erano rari – 0,1% con il vaccino 9vHPV e <0,1% con il vaccino qHPV. Sono stati segnalati, inoltre, sette decessi, ma nessuno di questi è stato correlato al vaccino. Infine, le proporzioni di gravidanze con esito negativo erano entro i valori riportati nella popolazione generale.

In conclusione, gli autori promuovono a pieni voti il vaccino 9vHPV rimarcandone il profilo di sicurezza e sottolineando che il vaccino 9vHPV potrebbe potenzialmente prevenire, circa il 90% dei tumori del collo dell’utero, e i tumori della vulva HPV-correlati, vaginali, anali e le verruche genitali in tutto il mondo.

Fonte: Pediatrics 2016 Reuters Staff

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

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19-07-2016 Lettori 319.200

http://www.corriere.it/ 

progetto internazionale 

Tracciata una prima mappa del cancro (e delle possibili cure)

Un ricercatore italiano è stato protagonista di un imponente lavoro di analisi su una trentina di diversi tipi di tumore provenienti da 11mila pazienti e mille linee cellulari

su cui sono stati testati centinaia di farmaci vecchi e nuovi. Con interessanti sorprese

di Roberta Villa

Cellule tumorali (Getty Images)  

Studiare le mutazioni genetiche di un tumore e trovare il farmaco più adatto per quel singolo paziente.

L’obiettivo è chiaro. Tuttavia, sebbene da tanti anni si parli di cure personalizzate contro il cancro, in

pratica questo approccio sembra far fatica a prendere piede. Un balzo in avanti in questa direzione

potrebbe ora venire dal lavoro di un giovane ricercatore italiano, Francesco Iorio, un bioinformatico di

stanza a Cambridge, presso l’Istituto Europeo di Bioinformatica (EMBL – EBI) e il Wellcome Trust

Sanger Institute. Iorio è infatti il primo autore di uno studio internazionale, pubblicato sull’importante

rivista Cell, che si potrebbe leggere come una mappa del cancro e delle sue possibili cure, la più estesa

che finora sia mai stata compilata.

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Le colture cellulari sono un modello limitato ma affidabile

«Anche sulla base delle mappature condotte da altri gruppi prima di noi, abbiamo cercato le mutazioni caratteristiche delle cellule malate in 11mila campioni di tessuto provenienti da altrettanti pazienti con 29 diversi tipi di cancro» racconta Iorio, che, con il suo background informatico, rappresenta una delle nuove professionalità divenute indispensabili nei laboratori di biologia molecolare. Un’impresa

faraonica come questa, infatti, è resa possibile solo dalla capacità di elaborazione dati delle nuove tecnologie. Il passo successivo è stato verificare che le stesse mutazioni si ritrovassero anche su oltre un migliaio di linee cellulari usate normalmente per studiare ogni specifico tumore in laboratorio.

«Abbiamo dimostrato che le alterazioni genetiche più ricorrenti nei pazienti sono presenti nelle colture cellulari e sono osservabili in vitro con una frequenza simile a quella osservata nei pazienti» aggiunge Iorio. Un riscontro importante, questo, in controtendenza rispetto a diverse segnalazioni che negli ultimi tempi hanno fatto sospettare dell’attendibilità di queste colture cellulari come modello per lo studio della malattia. «Ovviamente questa concordanza varia a seconda del tipo di cancro e soprattutto dall’ampiezza del corrispondente numero di modelli in vitro disponibili. C’è anche una serie di

aberrazioni genomiche che sono molto meno frequenti nei pazienti e che non si ritrovano nelle linee cellulari. In altre parole, le colture di laboratorio riproducono in modo parziale, ma fedele, le

caratteristiche genetiche dei tumori nei pazienti, per cui possono essere usate per identificare marcatori e studiare la migliore risposta al trattamento farmacologico» spiega il ricercatore trasferito a

Cambridge. Resta ovviamente la necessità di generare nuovi modelli che colgano le alterazioni

genetiche meno frequenti, ma il fatto che lo studio si basi sui dati provenienti dalla caratterizzazione di 11mila pazienti consente di identificare quelle più rilevanti dal punto di vista clinico, focalizzarsi su quelle, nelle linee cellulari, e correlarle con il modo in cui le linee cellulari rispondono a un farmaco.

«Così facendo, non rischiamo di farci distrarre da mutazioni non rilevanti che le linee cellulari (particolarmente quelle di vecchia data) potrebbero aver acquisito per adattarsi alla loro “vita in laboratorio”».

Cercare l’ago nel pagliaio dei farmaci 

Una volta accertato che le mutazioni più rilevanti nei pazienti corrispondono effettivamente a quelle delle cellule usate in laboratorio, si è passati alla fase che in futuro potrà avere maggiore impatto sulla cura: testare su queste colture 265 diversi farmaci, già in uso o in una fase avanzata da sviluppo, per verificare la loro capacità di uccidere o frenare la crescita dei diversi tipi di cellule tumorali, in

relazioni alle loro specifiche mutazioni. «Si è così potuto vedere, per fare un esempio, che un farmaco efficace su una certa quota di pazienti con cancro alla vescica funziona solo nelle colture cellulari che presentano una determinata mutazione. Dopo ulteriori e necessarie validazioni sperimentali, questo marcatore potrebbe quindi essere utilizzato in futuro per selezionare i malati da sottoporre alla cura, risparmiando da eventuali effetti collaterali quelli che difficilmente ne trarranno beneficio - prosegue il ricercatore -. In altri casi, l’analisi dettagliata delle mutazioni legata ai diversi tipi di tumore, ha

permesso di mettere in luce nuovi potenziali bersagli, su cui lavorare per mettere a punto strategie terapeutiche innovative».

Uno spirito di collaborazione 

Il lavoro è stato pubblicato con il criterio dell’“open access”, è cioè liberamente e gratuitamente disponibile a tutti, come è stato recentemente proposto che debba essere entro il 2020 tutta la ricerca condotta in Europa grazie a finanziamenti pubblici. Ma in questo caso si va anche oltre: i ricercatori mettono a disposizione della comunità scientifica in tempo reale tutti i loro risultati e i dati generati attraverso un unico portale web, aggiornato a mano a mano che si raccolgono informazioni nuove.

 

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20-07-2016

 

http://www.popsci.it/ 

Tumore al seno: nessuna correlazione con stress o eventi traumatici

Un evento traumatico o lo stress non hanno nessuna correlazione con un rischio aumentato di sviluppare tumori al seno. Questa la conclusione a cui arriva lo studio britannico

guidato dall’Institute of Cancer Research di Londra e pubblicato sul Breast Cancer Research. I risultati, che smentiscono quello che è un convincimento di alcune donne che si ammalano di questa patologia, arrivano dal ‘Breast Cancer Now Generations Study’, uno studio

prospettico che seguirà per 40 anni complessivamente 113mila donne inglesi.

Lo studio

Dal 2003, a quelle coinvolte è stato periodicamente chiesto quanto si sentissero stressate, e quanto in particolare avessero sperimentato eventi come divorzi o lutti. Per sei anni le

partecipanti allo studio sono state poi seguite per vedere quante sviluppavano tumore al seno, raccogliendo dati anche su altri fattori come obesità, attività fisica, consumo di alcol, familiarità per questo tipo di malattia.

Dai risultati è emerso che 1.783 delle circa 106mila partecipanti coinvolte in questa analisi hanno sviluppato un cancro al seno, ma non è stata osservata un’associazione statisticamente significativa tra la frequenza dello stress e l’incidenza complessiva di cancro al seno, così come neppure per gli eventi traumatici è stata osservata una correlazione con un maggiore

rischio. Un’associazione molto debole è stata osservata tra il divorzio e un tipo di cancro al

seno, quello estrogeno recettore negativo, un’analisi però basata su solo 25 casi e con

dati ‘borderline’ in quanto a significatività statistica.

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20-07-2016

 

http://www.doctor33.it/ 

Choosing wisely, cinque pratiche

inappropriate in chirurgia oncologica

 

Aderire o non aderire? La gran parte delle società scientifiche americane propendono di certo per la prima ipotesi, facendo riferimento all'iniziativa Choosing wisely, campagna varata dall'Abim (American board of internal medicine) per identificare in ogni disciplina medico-chirurgica le 5 pratiche su cui medici e pazienti dovrebbero discutere in quanto ritenute inutili, costose e potenzialmente dannose. Si registra infatti una continua comparsa di nuove "Top 5 lists" nel già vasto gruppo esistente. L'ultima, appena uscita (pochi giorni fa), è opera della Society of surgical oncology (Sso).

Ecco le principali raccomandazioni dei chirurghi oncologi americani:

1) Non ricorrere di routine alla biopsia del linfonodo sentinella in donne clinicamente

(palpatoriamente) negative a linfonodi di età =/> 70 anni con un cancro mammario invasivo positivo ai recettori ormonali. La terapia ormonale è uno standard per tutte le pazienti con malattia positiva ai recettori ormonali, ma l'omissione della biopsia del linfonodo sentinella in donne clinicamente negative a linfonodi di età =/> 70 anni trattate con terapia ormonale non porta ad aumentati tassi di recidiva locoregionale e non determina alcun impatto sulla mortalità da ca mammario. Le donne =/> 70 anni con ca mammario positivo ai recettori ormonali in fase precoce e senza linfonodi ascellari palpabili possono essere trattate in sicurezza senza stadiazione ascellare.

2) Non ricorrere normalmente alla risonanza magnetica (Rm) mammaria per lo screening

del tumore del seno in donne a rischio intermedio. Questo tipo di screening dovrebbe essere

riservato alle donne ad aumentato rischio, ovvero portatrici di mutazione nota del gene

Brca, loro parenti di primo grado, donne con un rischio per l'aspettativa di vita superiore

del 20% misurato secondo i metodi di valutazione del rischio basati principalmente sulla

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storia familiare di ca mammario, soggetti con storia clinica associata a rischio significativo di tumore del seno (comprese quelle che hanno ricevuto una radiazione a mantello prima dei 30 anni di età).

3) Non prescrivere di routine analisi del sangue (per esempio emocromo o testa di funzionalità epatica) fatta eccezione per i livelli di antigene carcinoembrionario (Cea) durante la sorveglianza per cancro colorettale. A causa della mancanza di sensibilità e accuratezza nella detezione di recidive precoci, le attuali prove non supportano la misurazione dell'emocromo o l'esecuzione dei test di funzionalità epatica per la

sorveglianza a seguito di un trattamento per cancro colorettale. Nonostante le evidenze non siano univoche, i regimi di sorveglianza che comprendono il test seriale del Cea sono stati associati a una migliore sopravvivenza. A seconda dello stadio della malattia non

metastatica, metodi accettati per la sorveglianza del ca colorettale comprendono una combinazione di anamnesi ed esame fisico, Cea, Tc del torace, dell'addome e della pelvi e colonscopia, a intervalli variabili a seconda dello stadio e del rischio della malattia

recidivante.

4) Non eseguire di routine una Pet/Tc allo stato iniziale di un cancro localizzato del colon o del retto come parte integrante di una sorveglianza abituale per pazienti trattati in modo curativo per ca colorettale. Una Tc del torace, dell'addome e della pelvi con contrasto orale o endovenoso fornisce un'eccellente stadiazione e l'imaging Pet standard non migliora in modo significativo l'accuratezza diagnostica o gli outcome quale parte iniziale dell'iter o dei test di sorveglianza. L'uso della Pet non elimina la necessità di raccomandare una stadiazione Tc con contrasto orale o endovenoso ma aumenta i costi.

5) Non prescrivere routinariamente studi di imaging per stadiare pazienti con prima

diagnosi di melanoma cutaneo primario localizzato a meno che non vi sia il sospetto di una

malattia metastatica in base alla storia clinica e all'esame fisico. Le abituali indagini per il

melanoma localizzato - compresi la radiografia del torace, l'Rm cerebrale, l'imaging in

sezioni trasversali e la Pet/Tc - non sono sensibili ai limiti inferiori di risoluzione e non

migliorano significativamente la stadiazione di questi pazienti. Vi è un basso rischio di

metastasi e anche il rischio di rilevare reperti non correlati al melanoma (per esempio falsi

positivi o lesioni incidentali). L'imaging dovrebbe quindi essere attuato se vi sono elementi

che riguardano la storia clinica e l'esame fisico e questi test dovrebbero essere guidati dai

sintomi.

(16)

20-LUG-2016 da pag. 18 foglio 1

Dir. Resp.: Giuseppe De Tomaso www.datastampa.it

Lettori Ed. I 2016: 493.000 Diffusione 05/2016: 23.748 Tiratura 05/2016: 32.026

Quotidiano

Dati rilevati dagli Enti certificatori o autocertificati

- Ed. nazionale

(17)

20-LUG-2016 da pag. 30 foglio 1 / 2

Dir. Resp.: Maurizio Molinari www.datastampa.it

Lettori Ed. I 2016: 1.241.000 Diffusione 05/2016: 159.940 Tiratura 05/2016: 227.480

Settimanale

Dati rilevati dagli Enti certificatori o autocertificati

- Ed. nazionale

(18)

20-LUG-2016 da pag. 30 foglio 2 / 2

Dir. Resp.: Maurizio Molinari www.datastampa.it

Lettori Ed. I 2016: 1.241.000 Diffusione 05/2016: 159.940 Tiratura 05/2016: 227.480

Settimanale

Dati rilevati dagli Enti certificatori o autocertificati

- Ed. nazionale

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20/7/2016 “Il personale del Ssn è la priorità. La stabilità dia i fondi che servono”. Intervista a De Biasi

http://www.quotidianosanita.it/stampa_articolo.php?articolo_id=41758 1/3

quotidianosanità.it  

Marted ì 19 LUGLIO 2016 

“Il personale del Ssn è la priorità. La stabilità dia i fondi che servono”. Intervista a De Biasi

“Senza  investimenti sul persona le sul pia no dell’occupa zione, della  certezza

contra ttua le e della  forma zione non a ndia mo da  nessuna  pa rte in sa nità . Questo sia chia ro”. “Lorenzin dia  l’ultima tum a lle Reg ioni per la  predisposizione dei

fa bbisog ni di persona le così da  a vvia re i concorsi stra ordina ri per colma re emerg enze deriva nti da l nuovo ora rio di la voro”, così la  presidente della

Commissione Sa nità  del Sena to in un’intervista  rila scia ta  a l mensile dell’Ana a o

“Dirig enza  Medica ” 

Non ha dubbi la presidente della Commissione Sanità del Senato Emilia Grazia De Biasi: il personale è la priorità del Ssn. E questo vuol dire che nella prossima legge di stabilità non potranno mancare i fondi necessari per il rinnovo di contratto e convenzioni e per le nuove assunzioni, necessarie a colmare i vuoti di tutti questi anni di blocco del turn over, al quale si è aggiunta l’emergenza orario di lavoro ancora non risolta nonostante gli impegni presi con la precedente finanziaria. 

 

Ma non è solo questione di fondi. Per De Biasi, intervistata sull'ultimo numero del mensile dell'Anaao Assomed " Dirigenza Medica" ,  il personale del Ssn ha bisogno di un’attenzione strategica in grado, non solo di tamponare le emergenze di oggi, ma soprattutto di programmare i bisogni di domani.

 Per questo servono interventi in grado di valorizzare appieno i medici in primis ma anche tutte le altre

professioni sanitarie, superando incomprensioni e polemiche scaturite da un comma 566 scritto male e che va rivisto quanto prima.

 

Nello stesso tempo i medici devono contare di più nelle scelte delle aziende sanitarie, anche se questo non vuol dire abbandonare le logiche di una gestione manageriale della sanità, dalla quale non si può più tornare indietro. Anzi, la managerialità di Asl e ospedali va salvaguardata e migliorata con una selezione diversa e più attenta alle competenze dei DG, come prevede la riforma Madia.

 E il Pd, del quale De Biasi è un esponente di spicco, è vero che sembra aver abbandonato la sanità o quanto meno averla messa in sordina nella sua agenda politica? “Il PD deve tornare a imparare che salute non è soltanto l’augurio che si fa dopo uno starnuto”, ci ha detto la presidente in questa lunga intervista, dove alla fine assicura sul fatto che la legge sulla responsabilità professionale sarà licenziata dalla sua Commissione prima della pausa estiva.

 E poi una proposta sui farmaci: “Deve essere l’Ema a negoziare il prezzo, individuando una soglia massima valida per tutta la UE. Una cosa è negoziare il prezzo dei nuovi farmaci per 60 milioni di italiani, una cosa è farlo per 500 milioni di cittadini europei”

 

Presidente De Biasi, sono anni che i medici si sentono dire che solo grazie a loro la sanità è andata avanti in questi tempi di crisi e che i loro sacrifici hanno salvato il Ssn. Ma la misura è colma.

Contratto ancora al palo e senza fondi, turn over fermo, nuove assunzioni mai arrivate, e tante altre promesse mancate. A partire dall’art.22 del Patto per la salute…

Iniziamo col dire che la nostra posizione è stata chiarita già nel nostro parere sul Def: forte preoccupazione per la discesa degli investimenti in sanità e del fondo sanitario…

 

E i 2 miliardi promessi da Lorenzin per il 2017 sarebbero sufficienti?

Prima di tutto bisogna capire se ci sono davvero come da previsioni del Def 2017. Se ci fossero saremmo contentissimi. Soprattutto perché si potrebbe iniziare a rispondere a due priorità: il rifinanziamento del fondo per i farmaci innovativi e il personale. E questa seconda priorità è strutturale, come del resto ammette lo

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20/7/2016 “Il personale del Ssn è la priorità. La stabilità dia i fondi che servono”. Intervista a De Biasi

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stesso Def che segnala una diminuzione a mio giudizio pericolosa del personale sanitario.

Senza investimenti sul personale sul piano dell’occupazione, della certezza contrattuale e della formazione non andiamo da nessuna parte in sanità. Questo sia chiaro.

 

Sempre Lorenzin ha parlato di un fondo ad hoc per il personale del Ssn.

Mah, non so se serva un fondo ad hoc, anche perché se iniziamo a immaginare un fondo per ogni emergenza penso che si rischi una forte confusione finanziaria. E’ certo però che per il personale sanitario serva un investimento mirato e vincolato al rinnovo dei contratti e delle nuove assunzioni. Non si può continuare con le promesse e le pacche sulle spalle. Detto questo, con la prossima legge di stabilità i soldi per i contratti e le assunzioni ci devono essere, ci mancherebbe! Sono tre anni che in occasione della legge di bilancio

presentiamo proposte per il personale e i contratti e sono sempre state accantonate. Speriamo che quest’anno sia la volta buona, ma serve una sponda forte con il ministro Lorenzin. Dobbiamo lavorare in sinergia per un affondo comune, come abbiamo fatto per i farmaci innovativi. Il Parlamento è pronto a fare la sua parte.

 A proposito di promesse, la stabilità dello scorso anni ha previsto l’avvio di una serie di procedure per consentire l’assunzione di nuove unità di personale (si era parlato di 3mila medici) per tamponare l’emergenza creata dal nuovo orario di lavoro europeo. Ma ad oggi si è fatto poco o nulla.

Qui c’è una responsabilità evidente delle Regioni alle quali spettava la determinazione dei fabbisogni di personale sulla base dei quali indire i concorsi. A questo punto penso che spetti al Governo chiedere un’accelerazione immediata per chiudere la partita. Non ci sono più scusanti.

 Ma come può accadere che gli stessi enti titolari della gestione di Asl e ospedali non sappiano di quanto personale hanno bisogno?

Ci sono certamente differenti situazioni da una regione all’altra. Ma sono convinta che moltissimo dipenda dalla capacità dei vertici delle aziende. E in questo senso attendiamo con fiducia le nuove norme per la selezione dei direttori generali, dalle quali ci aspettiamo una svolta nelle attribuzioni di responsabilità del nuovo

management sanitario per il quale, a mio avviso, dovrà essere previsto tra gli elementi vincolanti di valutazione del loro operato anche quello della determinazione dei fabbisogni di personale, in modo costante e attento alle evoluzioni dei bisogni di assistenza e salute.

 

Torniamo al quadro generale delle politiche del personale. Abbiamo detto dei finanziamenti, abbiamo detto dei contratti. Ma è certo che è lo stesso assetto del personale sanitario ad apparire ormai scosso da interventi legislativi che sembrano in qualche modo mettere in discussione la leadership medica. Cosa ne pensa?

Non so cosa si intenda effettivamente oggi, nel 2016, per leadership medica. Se intendiamo che al medico e solo al medico spettino la diagnosi e la terapia non ho dubbi. Essa c’è e va mantenuta senza se e senza ma.

Per il resto ritengo che la realtà superi la stessa legislazione. Nelle strutture si lavora ormai in equipe e ognuno è conscio del proprio ruolo e delle proprie prerogative. Ma è indubbio che va fatta chiarezza.

  Cioè?

Intanto rivedendo il comma 566, superando l’attuale impostazione ed eliminando le ambiguità in esso contenute che hanno creato solo problemi e confusione. Ribadendo la centralità del medico ma anche, se vogliamo che si continui a lavorare in team con le altre professioni sanitarie,  valorizzando infermieri e altri professionisti sanitari, come del resto abbiamo fatto con la legge di riordino delle professioni, ora all’esame della Camera. Poi c’è il tema della formazione post laurea che abbiamo provato ad affrontare nell’ambito della legge di riordino delle professioni. Ma il Mef ha bocciato il nostro emendamento sugli specializzandi

coinvolgendo le Regioni e gli ospedali. Non possiamo aspettare: è un tema che andrà affrontato e risolto.

 Altro tema. Il governo clinico. Se lo ricorda? Non è che ormai i medici nelle Asl non contano più nulla e a decidere tutto sono solo i manager? 

Attenzione a non rispolverare un dibattito non so orami quanto utile. Pensare che aziende sanitarie con bilanci milionari non debbano avere un approccio manageriale alla gestione è senza senso. Ma è certo anche che, se la percezione del cittadino (e non solo) è che alla fine le cose si fanno o non si fanno nella sanità solo sulla base dei costi, ciò è sicuramente il portato di una esagerazione nella definizione delle priorità economiche rispetto agli obiettivi di salute. E questo è il lascito della cultura degli anni che abbiamo alle spalle. Ora bisogna riequilibrare la mission ma senza perdere la bussola del management, che anzi deve ulteriormente crescere in qualità e competenza.

 

Ma i medici potrebbero avere più ruolo nelle scelte aziendali?

E’ chiaro che i medici debbano avere più voce in capitolo. Ma sui temi di loro competenza. Per esempio l’appropriatezza, e per inciso colgo l’occasione per esprimere tutta la mia soddisfazione per la cancellazione

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20/7/2016 “Il personale del Ssn è la priorità. La stabilità dia i fondi che servono”. Intervista a De Biasi

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del decreto e del suo assorbimento nei nuovi Lea. Come non c’è alcun dubbio che un piano diagnostico e terapeutico non si possa fare senza ascoltare i medici, come non si potrà mai attuare l’integrazione ospedale territorio senza l’apporto dei medici dei due settori. E così via.

 

Parliamo di politica. Secondo lei è in qualche modo fondata l’accusa che proviene da più parti secondo la quale il PD avrebbe in qualche modo abbandonato il pubblico impiego al suo destino puntando tutto sulla riforma Madia? E ancora, la stessa accusa riguarda anche l’attenzione alla sanità che, si dice, sia ormai venuta meno nell’agenda delle priorità del PD.

Andiamo con ordine. La riforma Madia è molto importante, forse non popolarissima, ma molto importante. Ma è certo che tutto sta nella sua attuazione e in questo Paese siamo troppo abituati agli annunci piuttosto che alla pratica attuativa delle leggi. Ci saranno senz’altro momenti di conflittualità ma questi si possono e devono superare ascoltando le parti, non chiudendo alla relazione col mondo del lavoro del pubblico impiego.

Poi il PD deve tornare a imparare che salute non è soltanto l’augurio che si fa dopo uno starnuto.

 E quest’ultima cosa come la spiega?

Diciamo che essendo la sanità un argomento e un mondo molto complesso, da tempo delegato alle Regioni e quindi disseminato nelle logiche delle politiche territoriali,  si è fatto fatica in questi anni ad avere una visione unitaria e nazionale del valore della salute, come valore imprescindibile per lo sviluppo del Paese nel suo complesso. Al contrario ci siamo appiattiti sull’emergenza e sulle battaglie contro i tagli dai banchi

dell’opposizione. Ma oggi siamo al Governo e va recuperata una visione complessiva della salute dell’oggi e del domani. A partire dall’universalismo come elemento chiave della sanità pubblica. Mettendo in chiaro che il fatto che il privato possa surrogare il pubblico è solo un’illusione pericolosa che non sta in piedi né dal punto di vista etico né economico. Perché non esiste un soggetto privato che possa sostituirsi al pubblico per garantire la sanità a tutti, pena la grande disuguaglianza nel diritto alla cura che si verrebbe a creare.

 

Va detto che la stessa disattenzione verso la sanità si potrebbe ascrivere anche alle altre forze politiche, sia di maggioranza che di opposizione. In sostanza non mi sembra che la sanità sia nelle agende della politica italiana.

Assolutamente vero. E secondo me c’è un motivo di fondo. Abbiamo abituato gli italiani, e quindi anche la politica, al fatto che abbiamo un ottimo Ssn e che quindi non ci sia molto da fare. E invece sappiamo che i grandi settori del welfare, come la sanità, hanno bisogno di continue attenzioni e innovazioni altrimenti il sistema arretra, inevitabilmente.

 

 Responsabilità professionale. Che tempi abbiamo per il via libera al Senato? Ce la faremo prima dell’estate?

Stiamo attendendo il via libera della Bilancio sugli emendamenti e contiamo di chiudere i nostri lavori in

Commissione sanità prima della pausa estiva per portare la riforma in Aula a settembre. E’ mio auguro che ciò accada anche alla Camera dove è in discussione l’altra riforma simbolo di questa legislatura per la sanità e cioè la riforma delle professioni sanitarie. Queste due leggi devono vedere la luce insieme. Senza dimenticare che si tratta di due leggi che finalmente ci mettono in linea con quelle europee. E se la stessa cosa si facesse anche per il farmaco non sarebbe male…

 Si spieghi.

Molto semplice. Oggi abbiamo l’Agenzia europea dei medicinali, l’Ema, che si occupa di tutta la vita del

farmaco, dalle norme per la sperimentazione fino all’autorizzazione in commercio. Norme vincolanti e valide in tutta l’Unione Europea. Ma l’Agenzia si ferma davanti al prezzo, delegando ai singoli Stati le trattative con le aziende. Bisogna cambiare. Il prezzo va negoziato dall’Ema, ipotizzando magari una sorta di prezzo massimo europeo sul quale semmai i singoli Stato possono ottenere ulteriori sconti in base alle specificità dei rispettivi bacini di utenza. Una cosa è negoziare un prezzo per 60 milioni di italiani, una cosa è farlo per i 500 milioni di europei.

 

Potrebbe essere una delle nuove mission dell’Ema “ italiana” ? Milanese, prego!

 Cesare Fassari

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lug2016

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DAL GOVERNO

Corruzione, firmato l’atto integrativo tra Salute e Anac. Arriva il Registro degli ispettori

Istituzione del Registro del personale ispettivo a supporto delle attività di verifica e monitoraggio, disposizioni per regolare la costituzione dei team ispettivi e attivazione di specifiche attività formative per l’addestramento del personale preposto. Sono questi i principali contenuti dell’atto integrativo del protocollo d’intesa (siglato lo scorso 21 aprile) fra il ministero della Salute e l’Autorita nazionale anticorruzione, firmato oggi a Roma dal ministro Beatrice Lorenzin e dal presidente dell’Anac Raffaele Cantone.

L’atto integrativo permette, tra l’altro, l’attuazione di un piano di attività di verifica, controllo e valutazione - anche sul campo – dell’attuazione delle misure previste dai piani per la trasparenza e per la prevenzione della corruzione adottati dalle aziende sanitarie del nostro Paese.

«Con questo atto - ha sottolineato Lorenzin - avremo la possibilità di interagire con tutte le aziende sanitarie, la possibilità di monitorare l’attuazione del piano anticorruzione, di verificare quello che viene fatto. L’obiettivo è prevenire azioni e comportamenti illegittimi o illegali, che possono dar luogo a casi di corruzione. Sono entusiasta perché stiamo rispettando i tempi previsti, anche per gli step operativi; alla fine del percorso avremo la possibilità di interagire con tutte le Aziende sanitarie e gli Enti assimilati del Servizio sanitario nazionale, mettendo in atto le attività di verifica, controllo e valutazione dell'attuazione e della coerenza delle misure di trasparenza ed integrità e di prevenzione della corruzione adottate, riuscendo a prevenire

comportamenti illeciti».

Dal canto suo Cantone ha parlato di «un esperimento molto importante». «Sin qui i Piani di prevenzione hanno funzionato poco - ha aggiunto - forse perché percepiti come strumenti burocratici calati dall’alto. Il Piano che oggi andiamo ad integrare è invece diverso e fornisce indicazioni precise alle aziende sanitarie per operare nella legalità.

Con quest’atto integrativo - ha continuato il magistrato - saremo in grado di verificare se l’adeguamento al Piano in questione è soltanto formale o anche sostanziale».

Il registro del personale ispettivo, si legge nel primo articolo dell’atto integrativo, «è organizzato presso l’Anac, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica», e sarà composto da ispettori e personale del ministero della Salute e dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas). Entro il mese di settembre 2016 è previsto l’incontro con tutti i responsabili delle Aziende sanitarie per un primo confronto operativo.

Per il dg dell’Agenas, Francesco Bevere, dunque, l’obiettivo «è creare una rete culturale che parta dal basso e mettere in collegamento tutti i responsabili anticorruzione delle Asl per rivederli a partire da settembre e lavorare insieme. Il sistema reagisce, questa è la strada con cui combattere questo fenomeno e prevederlo in tutte le sedi».

«Dopo 20 mesi di “impalcatura regolatoria” - ha concluso - oggi illustriamo gli effetti di un altro passaggio del lavoro di Anac, ministero e Agenas grazie al contributo di ben 7 tavoli tematici, ai quali hanno lavorato 120 persone affrontando temi più diversi. Il piano ha bisogno di personale adeguatamente formato per queste attività, per massimizzare i

L’atto integrativo del protocollo d’intesa

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risultati della complessa attività di contrasto ai fattori distorsivi che possono favorire fenomeni di corruzione nella sanità».

Prima della firma del protocollo Lorenzin e Cantone hanno osservato un minuto di silenzio in ricordo del magistrato Paolo Borsellino, nel 24mo anniversario della Strage di via D’Amelio. Borsellino «è uno dei nostri eroi che meritano di essere ricordati, presi a ispirazione ed esempio», ha detto la ministra. «La sua morte, come quella di Falcone, ebbe per la mia generazione un impatto incredibilmente forte. Dopo quell'evento niente fu più come prima per ognuno di noi. È una brutta pagina della storia italiana».

Da parte sua Cantone ha ricordato che quel 19 luglio 1992 era «un uditore giudiziario, vissi questa esperienza come un momento devastante della vita della magistratura. Già dopo la morte di Falcone ci fu un momento di terrore all'interno della magistratura, con la morte di Borsellino, molti pensarono che sarebbe stato difficile reagire e invece, paradossalmente la strage di via D’Amelio è stato il momento dal quale si è ripartiti. Il loro sacrificio è servito per ripartire davvero».

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