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Archiviata l’inchiesta sul comico anti-Erdogan

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Academic year: 2022

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VICINI E LONTANI. Sergeij Lavrov e John Kerry all’Onu a New York (Epa)

HAITI

Matthew imperversa:

già sette le vittime

Port-au-Prince. Almeno cin- que uomini sono morti nel sud di Haiti, a causa delle forti piogge e venti provocati dal- l’uragano Matthew che da do- menica imperversa sulla zona.

Un uomo è morto a Bariadel sommerso nel crollo della sua casa mentre due pescatori so- no annegati a St Jean Du Su- de. Una persona è dispersa ad Aquin, altre due sono state uc- cise sempre nel sud. Due bim- bi sono invece morti a Santo Domingo, dall’altra parte del- l’isola. Oltre 200 le case di- strutte dal ciclone di categoria 4 su un massimo di cinque.

GERMANIA

Archiviata l’inchiesta sul comico anti-Erdogan

Berlino. La Procura di Ma- gonza, vicino Francoforte nel- l’Ovest della Germania, ha an- nunciato di non voler perse- guire il comico Jan Boehmer- mann, autore di una satira con- tro il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, episodio che nella primavera di quest’anno aveva causato una crisi diplo- matica tra Berlino e Ankara. La vicenda aveva avuto anche pe- santi ripercussioni di politica interna, poiché la cancelliera Angela Merkel, aveva dato l’autorizzazione alla Procura di indagare sul reato di lesa mae- stà (ai danni di Erdogan) con- tro Boehmermann. Nel testo, letto in tv il 31 marzo scorso, l’umorista dava del «pedofilo»

e «zoofilo» al presidente turco.

RUSSIA L’ Ong Memorial

è un «agente straniero»

Mosca. La principale organiz- zazione di difesa dei diritti u- mani in Russia, Memorial, ha annunciato di essere stata re- gistrata dal ministero della Giustizia come «agente stra- niero», termine che ai tempi dell’Urss si usava per i «sabo- tatori». Il ministero, nel decre- to, ha elencato le dichiarazio- ni dell’Ong che criticano le au- torità russe per dimostrare che Memorial (fondata nel 1989 dal Premio Nobel Sakharov), com- pie attività politica benefician- do di finanziamenti esteri.

YEMEN

Bombe sul mercato Massacro di civili

Sanaa. Almeno 10 civili, di cui 6 bambini, sono stati uccisi e altri 17 sono rimasti feriti nel bombardamento su un mer- cato popolare nella città di Taez, nel sud-ovest dello Ye- men. L’attacco è stato attri- buito, dall’Onu, ai ribelli sciiti Houthi. «Hanno colpito una strada piena di gente vicino a un mercato», ha confermato l’Alto Commissariato Onu per i diritti umani, Rupert Colville.

Roma. Va in mostra l’orrore delle carceri

Si apre al Maxxi l’esposizione «Nome in codice: Caesar»

Immagini

che «testimoniano le torture compiute dal regime siriano»

PAOLO M. ALFIERI

esi finora quasi invisibili dalla per- sonalità dei loro «comandanti in ca- po», ieri notte i due candidati alla vi- ce presidenza Usa, il governatore repubbli- cano dell’Indiana Mike Pence e il senatore democratico della Virginia Tim Kaine, si so- no ripresi per qualche ora la scena nel loro primo dibattito l’un contro l’altro in diretta tv. Politici d’esperienza, affabili, pacati e po- co controversi, Pence e Kaine hanno avuto soprattutto il compito di rassicurare il pub- blico sul loro compagno di corsa.

Entrambi si sono preparati con attenzione.

Il governatore dell’Indiana si è allenato al dibattito con il collega del Wisconsin Scott Walker, mentre il senatore della Virginia ha fatto le prove con il super avvocato Robert Barnett. Ma al di là delle questioni più spi- nose – le tasse di Trump, le mail della Clin- ton – i due vice hanno avuto il compito di

R

aiutare a correggere l’immagine dei loro boss. Kaine ha cercato di rafforzare le cre- denziali progressiste dell’ex segretario di Stato, il posato Pence ha provato a contro- bilanciare le intemperanze di Trump e ad u- sare le sue radici evangeliche per rassicura- re l’elettorato social-conservatore.

WikiLeaks ha intanto annunciato che, prima del voto dell’8 novembre, pubblicherà ogni settimana una serie di documenti «per di- fendersi da quella che è una recrudescenza McCarthysta negli Usa, in particolare da par-

te di Hillary Clinton e dei suoi alleati perché è lei che è la più esposta attualmente», ha spiegato il fondatore Julian Assange. I rap- presentanti dell’organizzazione hanno an- che sostenuto che Clinton avrebbe voluto, quando guidava la diplomazia americana, colpire Assange con un drone militare.

La stessa Clinton, secondo gli ultimi son- daggi, ha visto aumentare il suo vantaggio su Trump da 3 a 5 punti percentuali grazie al pri- mo dibattito tv tra i due. Per la democratica voterebbe il 47 per cento degli elettori con- tro il 42 per cento che preferirebbe il ma- gnate. E, secondo il sondaggio, Clinton a- vrebbe aumentato i suoi sostenitori tra gli uomini (ha ridotto il distacco con Trump dal 22 al 5%) e gli indipendenti (44% per lei con- tro il 37% per il repubblicano). Per il liberta- rio Gary Johnson voterebbe il 7% degli in- terpellati, mentre per la candidata dei Verdi Jill Stein il 2 per cento.

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LUCAMIELE

ccuse speculari, rimpallo delle responsabilità, oscil- lazione pendolare tra aper- ture e chiusure. Mentre le armi continuano a sopraffare la (flebi- le) voce diplomatica. La “scatola nera” del pantano siriano è tutta qui. Dopo lo strappo di due gior- ni fa che ha ricatapultato i due

“contendenti” in un gelido clima da guerra fredda – gli Usa che han- no interrotto i contatti con la Rus- sia, Putin che ha stracciato l’ac- cordo sul plutonio –, ieri è riparti- ta la macchina diplomatica, con il consueto, ritmico gioco di attacchi e riaperture.

Per il segretario di Stato america- no, John Kerry lo stallo diplomati- co ha un solo responsabile, la Rus- sia colpevole di «aver chiuso gli oc- chi davanti a Bashar al-Assad, che non ha esitato a usare gas e cloro per uccidere la popolazione ed è responsabile per il massacro dei si- riani». Nonostante questo, dice Kerry, «dobbiamo continuare ne- gli sforzi per porre fine al conflitto in Siria, che è la più grande trage- dia umanitaria dalla fine della se- conda guerra mondiale». «Conti- nuiamo a essere impegnati per u- na Siria in pace, stabile, unita e non settaria – ha assicurato il capo del- la diplomazia Usa –. Non abbiamo abbandonato il popolo siriano, e faremo ogni cosa per avere una so- luzione al conflitto». La rottura a- mericana era «inevitabile» anche per il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni che alla Camera ha det- to che «non è certo» qualcosa «di cui rallegrarsi ma gli Usa hanno preso atto di una situazione che e- ra degenerata».

La voce russa è, ancora una volta, discordante. Il portavoce del Crem- lino, Dmitrij Peskov ha fatto sape- re che «Mosca resta interessata» a mantenere e migliorare i rapporti con Washington «per promuovere la stabilità e la sicurezza globali».

Ma per Mosca – ha dispiegato per la prima volta in Siria una batteria di missili S-300, destinati alla base navale di Tartus, circostanza che conferma le intenzioni di Mosca di proseguire ed incrementare le pro- prie operazioni militari – non ci so- no dubbi: «L’Amministrazione di

A

Barack Obama non è in grado di soddisfare la condizione chiave per la cooperazione permanente, per risolvere il conflitto siriano, oppu- re non ha avuto e non ha affatto questa intenzione».

Gli Usa sarebbero «colpevoli», è la tesi del ministro degli Esteri Ser- geij Lavrov, di non «saper divide- re le forze dell’opposizione siria- na da quelle dei terroristi». Il Cremlino ha comunque auspica- to che «la saggezza politica» pre- valga a Washington. Sul fronte di- plomatico, Francia e Spagna pro- vano loro a spingere per un’inte- sa per un cessate il fuoco ad A- leppo con una bozza di risoluzio- ne per una tregua sotto egida O- nu che dovrà monitorare la fine di ogni combattimento e lo stop ai voli degli aerei da guerra sulla se- conda città siriana. Quest’ultima parte, l’imposizione di fatto di u- na no-fly zone su Aleppo – il “ca- sus belli” della rottura tra Mosca e Washington –ha già fatto solle- vare obiezioni da parte russa che ha più volte ribadito come non in- tenda sospendere i raid aerei al fianco dei jet di Damasco.

La crisi ad Aleppo ha raggiunto li- velli tali che lo stesso consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite do-

vrebbe «trovare un modo per limi- tare il ricorso al potere di veto» dei cinque membri permanenti del- l’organo esecutivo del Palazzo di Vetro. È quanto ha chiesto il capo del Consiglio dei diritti umani Onu di Ginevra, Zeid Ràad al-Hussein, secondo il quale «quando ci sono gravi timori che possano essere sta- ti commessi crimini di guerra, cri- mini contro l’umanità o genocidio»

tout court come sta avvenendo ad Aleppo. Mosca si oppone.

Sul campo si continua a combat- tere. Ad Aleppo prosegue l’avanza- ta dei soldati governativi. Conqui- stano un palazzo alla volta strap- pandoli al controllo delle forze ri- belli procedendo nella loro strada per conquistare i quartieri orien- tali della città. In particolare – ha fatto sapere l’Osservatorio siriano per i diritti umani – il cuore degli scontri si concentra sul quartiere di Suleiman al-Halabi per prose- guire poi verso nord, in direzione di Bustan al-Basha, cercando di guadagnare terreno un quartiere alla volta. A Damasco colpi di mor- taio hanno danneggiato, due gior- ni fa, l’ambasciata russa. Nessun membro del personale diplomati- co è rimasto ferito.

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ROMA

onostante il cartello all’ingresso che mette in guardia dal subbu- glio emotivo e fisico che seguirà, servono abbondanti dosi di per vedere fino alla fine la mostra «Nome in codice:

Caesar», al Maxxi di Roma da oggi al 9 ot- tobre e promossa da varie associazioni (Amnesty international, Focsiv, Federa- zione nazionale della stampa italiana ecc). Tracce delle violenze in corso in Si- ria, il Paese che da cinque anni soffre u- na guerra segnata da bombe, bambini uccisi, fazioni interne, tregue promesse e non riuscite e tanta indifferenza fuori.

Dopo il Palazzo di Vetro dell’Onu a New York, il Parlamento Europeo a Strasbur- go, Parigi, Dublino e altre città, arrivano per la prima volta anche in Italia le foto-

N

grafie della mattanza siriana. Così se- condo Caesar, pseudonimo forzato di un ex fotografo della polizia militare di Da- masco passato all’improvviso da scatta- re foto di vittime di incidenti stradali, o- micidi o rapine a quelle di chi è morto di torture e sevizie nelle carceri di Bashar a- Assad tra il 2011 e il 2013.

«Facevo delle pause per trattenermi dal piangere ma ero terrorizzato» ha rac- contato l’autore. All’inizio del 2014 ha di- sertato, scappando dalla Siria e portan- dosi via le copie di oltre 50mila foto del- l’orrore, grazie all’aiuto del Qatar. Oggi Caesar è un “fantasma” e vive sotto pro- tezione in un luogo segreto. Le immagi- ni esposte a Roma sono una trentina. Tut- te a colori. Una sola è di una donna, co- perta in parte, forse per un’inaspettata ed estrema pietà. Sull’autenticità delle foto,

restano dubbi e obiezioni ad esempio sui veri autori: non il regime di Assad – so- stiene il fronte opposto – ma i cosiddetti ribelli, miliziani jihadisti protagonisti di violenze contro i soldati siriani. Perciò è stata istituita una commissione interna- zionale formata da Procuratori ed esper- ti di medicina legale.

Esclusa l’ipotesi fotomontaggi, l’obietti- vo è accertare se di tortura si tratta e chi siano i responsabili. Ma anche cercare di dare un nome a quei corpi attraverso i ri- conoscimenti di parenti e amici delle vit- time. Circa 9.000 quelli che sarebbero sta- ti identificati finora ma il lavoro è lungo, ancora in corso e contrastato in un Pae- se stravolto dal conflitto.

Se le torture venissero accertate, potreb- be aprirsi la strada per un’inchiesta su presunti crimini di guerra.

M O N D O 13

Mercoledì 5 Ottobre 2016

Lo stallo

Kerry: «Dobbiamo continuare negli sforzi»

E il Cremlino: «La

saggezza politica prevalga a Washington». Colpi di mortaio sull’ambasciata russa a Damasco

La conferma: missili S-300 dispiegati a Tartus

Far comprendere ai bambini della scuola materna il senso dell’iniziativa non è stata una cosa semplice: come spieghi a piccolini di tre o quattro anni che dall’altra parte del mondo c’è chi fa carne da macello di quelli come loro? Che di bambini – e donne, e uomini di ogni età – ne sono morti a migliaia, in Siria, e altri ne morranno? Che non resta che pregare che la guerra finisca in fretta? Anche i bambini di Alzano Lombardo, in provincia di Bergamo, domani, si uniranno alla preghiera dei bambini di Aleppo, al parco di Montecchio: alle 14.30, 150 alunni delle materne canteranno insieme un canto sulla Creazione, poi libereranno nel cielo tanti palloncini. «Ma è solo l’ultimo atto di un percorso fatto in classe –

spiega Katia Syll, anima dell’iniziativa – dove ciascuno di loro ha dato forma alla sua personale preghiera. Con un disegno o un bigliettino, colorando, costruendo, tagliando e incollando. Il tutto è stato ben riposto dentro un grande scatolone che vogliamo far arrivare ai frati francescani che stanno ad Aleppo. Perché sappiano che anche qui, nel nostro piccolo paese, c’è chi li pensa e prega per loro. E con loro». All’iniziativa hanno aderito tutte le materne di Alzano Lombardo, una statale, una

parrocchiale e una parificata: «Gli insegnanti – spiega Syll che in quelle scuole fa promozione della lettura, come volontaria – hanno subito dato la loro disponibilità senza esitazioni. Insieme abbiamo pensato a una formula che fosse comprensibile per i più piccoli e in cui si potessero riconoscere i bambini di tutte le religioni, dato che le nostre scuole sono frequentate anche da alunni di altri credo». (Ni.Ma.)

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LA VICINANZA

Domani anche i bimbi di Alzano Lombardo pregheranno con quelli della «città martire»

L’arcivescovo. Joseph Tobji: si combatte la «Terza Guerra mondiale per procura»

ROMA

on vedo Assad come il dia- volo. In Siria prima stavamo bene, era un mosaico vivibi- le, con un islam moderato e aperto. A- desso viviamo in compagnia della mor- te. Aleppo, con 10mila anni di storia, e- ra la città siriana più importante per l’in- dustria e la cultura. Aveva 4 milioni di a- bitanti, oggi sono circa un terzo».

Joseph Tobji, arcivescovo maronita di A- leppo, ha portato la sua testimonianza diretta alla Commissione Esteri del Se- nato. Tobji esprime un convincimento:

N

«

«Pensare che le potenze mondiali insie- me non possano far fuori una banda è una favola. Papa Francesco ha indivi- duato bene il problema: in Siria non ci sono né una rivoluzione né una guerra civile. C’è la Terza Guerra mondiale per procura. Noi siamo un giocattolo nelle mani delle grandi potenze».

Per l’arcivescovo maronita anche «le tre- gue stanno terrorizzando la popolazio- ne. Le tregue servono alle forze in campo per riposarsi, prendere armi e poi rico- minciare con più lena. Le tregue servi- rebbero solo se ci fosse la volontà di per- correre un vero cammino verso la pace».

Assange: diffonderemo documenti prima del voto Nella notte il primo dibattito tra

i vice Pence e Kaine. Hillary aumenta il vantaggio

Casa Bianca 2016. WikiLeaks «sfida» Clinton

ucia Ratajo- va è un’assi- stente arbi- trale e sa fa- re il suo mestiere. Con tutto ciò che di giusto e di sbagliato ci mette chi lavora. Domenica era

in campo a Brno, nella Repubblica Ceca, per la par- tita tra lo Sparta Praga e la squadra di casa. Ha com- messo un errore: non ha segnalato un fuorigioco e- vidente del Brno. Cose che succedono. Ma in questo caso la “colpa” della guardialinee è stata identifica- ta con solida certezza: donna. «Le donne sono ca- paci solo di stare davanti ai fornelli», ha dichiara- to il portiere dello Sparta Tomas Koubek. Che ha trovato un’infuriatissima sponda nel centrocapista Lukas Vacha e “raddoppiato” nel post-partita: «Le donne non devono arbitrare il calcio maschile». L’in- contro è finito 3-3. Ma a perdere sono stati i due cal- ciatori: i loro commenti sessisti hanno suscitato u- na valanga di indignazione e polemiche. Koubek ha

cercato di metterci u- na pezza, postando su Facebook una foto del- la moglie e della figlia con il commento: «Ho pronunciato frasi di cui mi vergogno e per le quali vorrei chiede- re scusa a tutte le donne». Ma le critiche non si so- no fermate. Ora probabilmente il calciatore subirà una sanzione da parte della commissione dicipli- nare. Mentre sul caso è intervenuto il presidente del- la Federazione calcistica ceca, Miroslav Pelta: «lE donne sono parte e sempre lo saranno del nostro sport». I vertici dello Sparta Praga hanno invece spe- dito due giocatori ad allenarsi per un po’ con la squadra femminile. Non si tratta di una punizione diretta a metterli alla berlina di compagni e tifosi, hanno spiegato. Ma di un modo «per permettere lo- ro di rendersi conto che le donne possono essere bra- vissime. E chiaramente non solo in cucina».

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L

In campo con le donne

Calciatori sessisti

«puniti» a Praga

BARBARAUGLIETTI

Accuse e timide aperture tra i due Paesi Le truppe di Assad avanzano ad Aleppo

Usa-Russia, tragico gioco in Siria

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