DOMENICO SOPRANO
La guerra moderna sa- rebbe il portato fatale della civiltà europea?
NAPOLI
LIBRERIA EDITRICE «SEBEZIA >
Via Roma- Angolo Pellegrini, 34 1917
Il ricavato dellavendita èa beneficiodellaCroce Rossa.
La
guerramoderna
sarebbe ifatale della civiltà europea?
portato
DOMENICO SOPRANO
*•»
La guerra moderna sa- rebbe il portato fatale della civiltà europea?
NAPOLI
LIBRERIA EDITRICE «SEBEZIA * Via Roma-Angolo Pellegrini, 34
1917
NAPOLI-TIRS.MCRANO
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SoGd
La pressione umana
e
la società prebellicaIl carattere paradossale della guerra europea sarebbe dovutaalla paradossale civiltà prebellica ?
O
La
potenza distruttiva della guerramon-
diale è ormai tale che essa si confonde nel nostro pensiero colla potenza terrifi- ficante di un grande cataclisma terrestre
Le
viteumane
distrutte si contano ormai a milioni, le risorseumane
in ricchezze dissipate a centinaia di miliardi; Yener- giaumana
potenziale distrutta ingerme
nei più floridi paesi della terra richiede- derebbe delle cifre ancora più grandi.
Perchè, perchè tutto ciò? continua a
6
chiedersi irrefrenabilmente il cuore del- l’uomo, tra le angoscie e le speranze, in un’ attesa che trema ormai di formulare.
I combattenti, tra lo stupore stanco della vitadi trincea,intravedonoimprovvisamente
la ragione nell’attacco cherisveglia e mol- tiplica in un baleno tutte le loroenergie latenti e fa sì che nel feroce accendersi dell’ istinto di conservazione, nella ine- briante volontà di vincere per vivere, essi
divengano eroi.
1 sentimentali, le vedove e gli orfani la intravedono nel retaggio di dolore nel quale una voce misteriosa ci fa vedere il
compagno
inseparabile del nostro viaggio mortale.Ma
vi sono tuttavia ancora alcuni chesi chiedono se furono le pagine di Nietz- sche e di Treiske inneggiauti alla neces- sità dell’assoluto dominio del più forte o se furono alcune frasi telegrafiche scam-
7
biate tra il Kaiser e lo Czar che avvici^
narono la favilla per laformidabile esplo- sione di tutto quest’ odio accumulato sul quale era tramata l’ineffabile civiltà del
secolo
XX.
Ora, se è un* ingenua follia guardare alla guerra
come
ad unfenomeno
nuovo, inatteso e capriccioso—
nonpuò
essere una follia esaminare le ipotesi tendenti a chiarire la portata del carattere nuovo, della nuova intensità, dellapotemza nuovadistruttiva del millenario fenomeno della guerra.
Tarde
diceva che i popoli primitivi tendono ad amare e ad uccidere il più che possono, i popoli moderni tendono a produrre e a consumare il più che è loro possibile.La
grande guerra ha dimostrato che anche questa non è che una frase letteraria: ledue
formole non sono incon- ciliabili,ma
s’intrecciano anzi e si molti-—
8—
plicano: Y eccesso nell’amare e Vodiare, Teccesso del produrre e nel consumare culminano oggi simultaneamente nell*alba del secolo
XX,
in un’orgia di distruzione e di sangue che sembrerà nuova anche al vecchio carro del sole.La
guerra ci ha rivelato che 1’uomo
non è mutato nellasua insaziabilità, nella sua ferocia, nel suo bisogno folle di ag- gredire e di distruggeredopo
di avere organizzato e creato.Ma
è mutata la vastità e la potenza della sua forza distruttiva.Perchè ?
*
Fin dal principio della guerra, è stata prospettata
Y
ipotesi malthusiana, assai più vecchia di Malthus. 11 pensiero è riandato alle frasi incisive di Nicolò Macchiavellielle Storie fiorentine: 11
I popoli che a-
—
9—
bitano le parti settentronali tra il
Reno
eil Danubio, vivendo in un clima sano e favorevole alla moltiplicazione della spe- cie, saccrescono sovente al punto di for- zare masse numerose ad uscire dal loro seno
ed
a lasciare il loro paese natale, per cercare nuove abitazioni.Furono
que-ste migrazioni che causarono la caduta deirimpero
Romano
11.E
si potevano al- lora anche ricordare le parole con cui Malthuscommenta
la descrizione dei ca- ratteri deiGermani
fatta da Tacito:Dei
costumi così favorevoli alla popolazione, uniti ad un grande spirito d’iniziativa e di emigrazione, così propri ad allontanare la paura del bisogno, presentano Fimma-
gine di una società dotata di un princi- pio di accrescimento irresistibile, Essa ci mostra Finesauribile sorgente di queste armate e di queste colonie, di cui Fim-10
—
pero
romano ebbe
a sostenere 1’urto e sotto il qualeebbe
a soccombere n.Malthus non fu il primo nè Yultimo a ritenere la guerra un fattore ostacolante l’eccessivo aumento della popolazione. Il
Gumplowitz
dice che è lafecondità delladonna
che ha creata la storia, la quale non è che una trama di guerre.Ma
la guerra non sarebbe il solo fat- tore diretto ad arginare ilmoltiplicarsi in- definito del formicolaioumano
che tende a coprire tutta la terra. Ora, se noi get- tiamo uno sguardomalthusiano su un con- gruo periodo prebellico, noi siamo subito coltida due
fenomeni singolari:—
mai,come
in tale periodo, l’aumento della po- polazione fu rapido e preoccupante;—
mai,
come
in tale periodo, tutti i fattoriche avrebbero dovuto ostacolare e frenare tale aumento furono diminuiti di efficacia e quasi annullati.
Il
Si calcola che fino al 1
800
la popo- lazione europea si sarebbe appena tripli-cata dall’era cristiana: essa si è invecee più che raddoppiata in 100 anni dal 1801
al 1
900
; nella2*
metà del secolo /’ au- mento è stato più accelerato. In1700
anni circa, l’aumento della popolazione inEu-
ropa ha avuto unaumento
percentuale del 2,10%
che in ragione d’anno siri-duce
ad una quotad'accrescimento annuo di 0.12%
; nel secolo 19° invece laquota annua di accrescimento passa a 1.15 %>. Nell'ultimo secolo quindi la
quota di accrescimento
fuì4
volte piùforte di quella dei 18 secoli precedenti,
Il Colajanni, spirito indipendente quanto acuto, nota che, se 1’ accrescimento della popolazione fosse stato nel passato quale fu di fatto in
Europa
nel secolo 19°, a quest'oraavremmo
una popolazione checi costringerebbe all’antropofagia.
Che
tale aumento di popolazione nel cinquentennio prebellico fosse sproporzio- nato all’aumento dei mezzi di sussistenza è dimostrato dal crescente aumento della maggior parte dei prezzi dei generi di prima necessità, anche nel periodo in cui si verificò il fenomeno della scarsezza dell*oro e quindi dell’aumento del suo valorecome
negli ultimi 25 anni del se- colo 19° e fin quasi alle scoperte tran-svaliane.
Il Flora notava che in Italia, ripartendo lafortuna totale della nazione, tocchereb- bero lire
350
annue a famiglia : ciò checi lascerebbe semplicemente morire di fa-
me
: è evidente quindi almeno in Italia1’ eccesso della popolazione in confronto dei mezzi di sussistenza.
Ma
Malthus rite-neva che,
quando
la popolazione si è ele- vatafino al limite chenonpuò
oltrepassare, tutti gli ostacoli che ne prevengono l’ac-13
—
crescimento, e quelli che la distruggono, agiscono con maggiorforza.
Le
abitudini viziose si moltiplicano, l’esposizione dei fanciulli èmeno
rara, le guerre e le epi-demie
divengono probabilmente più fre- quenti e micidiali.Ora
ilfenomeno
più singolare del pe- riodo prebellico è che la rapidità affattonuova dell’accrescimento dellapopolazione è concomitante
—
si direbbe conseguen-te
—
all* affievolirsi e sminuirsi di tutti ifattori di ostacolo, i quali, nell’ipotesi malthusiana, avrebbero il compito di ri-
durre la popolazione al livello dei mezzi per sostenerla.
Nell’epoca prebellica, tutti gli sforzi sociali delle nazioni civili sono stati giu- stamente ed efficacemente tesi ad isteri- lire tali fattori di ostacolo.
14
—
*
-k
Uno
di questi fattori è costituito dalle epidemie.La
peste nera,secondo Heikse, dal 1345 al1350
uccise inEuropa
25 milioni di abitanti.La
mortalità dei centri urbani, quasi da per tutto, superava la natalità
ed
in casi eccezionali distrusse dal 24° al 45° della popolazione. Malthus riteneva che il progresso della popola- zione è arrestato dai ritorni periodici delle epidemie, le quali, in certi paesi, hanno luogo ad intervalli, di cui lamedia
è di circa 4V
2 anni.Ora
è indubitato che il propagarsi delle misure igieniche, il miglioramento delle condizioni delimitato, delFalimentaaione, della potabilità, i mezzi profilattici e di disinfezione, il diffondersi della cultura nelle nazioni civili hanno ridotto notevoi-15
—
mente la potenza distruttiva di questofat- toreneirultimo cinquantennio; le epidemie sono strozzate in sul nascere e non rie-
scono ad avere una portata molto
mag-
giore delle malattie ordinarie.
Altro fattore è costituito dalle carestie.
Ora, lo sviluppo delle comunicazioni, gli
scambi internazionali
enormemente
accre- sciutisi nell’ultimo periodo hanno inEu-
ropa quasi annullata 1* influenza deleteria dei cattivi raccolti.Un
cattivo raccolto di grano in Italia poteva passare quasi inav- vertito dalla popolazione, per i maggiori arrivi di grano provocati dal mercato gra- nario di Napoli e del Sud- America, e, pur avendo indubbiamente ripercussioni economiche e demografiche, non poteva certo aver più la potenza distruttiva o di arresto che aveva una volta,quando
lamancanza
o la difficoltà grande dei tra- sporti impedivano che la penuriaverifica-—
16tasi in una località potesse essere colmata sufficientemente
da
provenienze lontane.Le
malattie, i sinistri, le calamità co- stituenti quel fattore che sinteticamente viene enunciato colla parola n sventura f!e costituente altro formidabile ostacolo alla
tendenza allo sproporzionato accrescimento della popolazione, non può negarsi che abbiano trovato nell’ultimo periodo e nella civiltàeuropea elementi sempre piùefficaci di compensazione. Sovratutto la previden- za e l’assistenzapubblica ha operato sem- pre più efficacemente per diminuire la portata di tale fattore; essa ha operato estesamente colla cura dei deboli, dei vecchi, dei poveri, col contribuire all’au-
mento
della vita media.Anche
le scienze mediche-chirurgiche, per quanto limitato possa ritenersi il lorocampo
d’azione, hanno lievemente contri- buito a limitare l’influenza delle sventure17
—
fisichesui
movimento
della popolazione: la scoperta di un rimedio specifico contro la difterite, contro la sifilide, il diffondersi di metodi igienici preventivi, la maggior cura della morbosità infantile e il diffondersi in genere dell’assistenza medico-chirurgica in tutti gli abitati non hanno potuto non avere unacertainfluenza sul prolungamento della vita media.Delle stesseriforme sociali che dovreb- bero guidare l’umanità verso il regno della felicità, non
può
essere contestata Yin- fluenza sulmovimento
della popolazione,il miglioramento del benessere e la sicu- rezza materiale riffettendosi indubbiamente sull’aumento delle nascite o sulla dimi- nuzione della mortalità.
Le
pensioni, le assicurazioni obbligatorieofacoltative, l'au-mento di salari e stipendi, l’offerta molti- plicantesi di impieghi pubblici semi-im- produttivi,
ma
necessari per l’applicazione18
—
di vantate riforme sociali che avrebbero dovuto rimediare ai mali provenienti dal- l’accrescimento dellapopolazione: tutti gli
elementi che
accompagnavano
meccanica- mente i passi incerti della civiltà prebel- lica erano tutti fatalmente coefficienti di squilibrio per ilmovimento
della popola- zione, poiché non venivano coordinati ad una volontà chiarovegente e previdente.Malthus osservava che nelle classi infe- riori, le leggi relative ai poveri (tipica, la legge inglese) sono un incoraggiamento al
matrimonio che agisce in
modo
costante e sistematico, poiché esse tolgono ad ogni individuo il peso della responsabilità chela natura
impone
ad ogniuomo
che di- viene padre.La
beneficenza privata ha la stessa tendenza: essafacilita, secondoMal-
thus, il mantenimento d unafamiglia, egua-
glia, per quanto sia possibile il farlo, i
—
19carichi del matrimonio e quelli del ce- libato.
Gli stessi progressi dell’industria e della tecnica, che aumentano il conforto della vita, il lusso stesso accresciutosi non sono senza influenzasul
movimento
della popo- lazione. Condorcet si chiedeva: 11Nel
pro- gresso dell’industriae dei benessere,donde
risulta unaproporzione più vantaggiosa tra le facoltà dell’
uomo ed
i suoi bisogni, ogni generazione, sia per il progresso, sia per la conservazione dei prodotti di una industria anteriore, è chiamata a dei go- dimenti piùestesi e quindi,in conseguenza della costituzione fisica della specieuma-
na, ad un accrescimento nel
numero
degli individui. Allora non deve giungere un termine in cui queste leggi egualmente necessarie verranno a contradirsi? in cui, l’aumento delnumero
degli uomini sorpas- sando quello dei loro mezzi, nerisultereb-—
20benecessariamente, senon unadiminuzione continuadel benesseree spopolamento, una marcia veramente retrograda, almeno una specie di oscillazione tra il bene ed il
male? Questa oscillazione, nellle società giunte a questo termine, non sarebbe una causa sempre sussistente di miseriein qual- che
modo
periodiche?Non
segnerebbe illimite, oltre il quale ogni miglioramento diverrebbe impossibile, un limite alla per- fettibilità della specie umana, il termine ehe essa raggiungerebbe nell’immensità dei secoli, senza poterlomai sorpassare? 11.
Accenniamo
al freno morale, cheMal-
thus
—
il quale era un veggente col cuore di fanciullo—
riteneva il maggiore ostacolo che avrebbe frenato il minaccioso accre- scersi della popolazione,impedendo
ilma-
trimonio senza la sicurezza dell’economia famigliare e consigliando a molti la rinun- cia all’amore.21
n
La
castità—
diceva Malthus—
non è,come
suppongono alcuni, una virtù forzata, prodotta da un assetto di società pura- mente artificiale,ma
essa hail suo fonda-mento
reale e solido nella natura e nella ragione: questa virtù è il solomezzo
le- gittimo di evitare i vizi e la sventura cheilprincipio di popolazionetrascina conse ,!.
In realtà, se un fattore morale ha in- fluito sul
movimento
della popolazione nel periodo prebellico, essosembrebbe
avere agito a rovescio deile previoni malthusiane.L’uomo
tendeva a crearsi una piccola morale strettamente utilitaria, compieta- mente staccata dalla moralità terrestre ;tendevaadesagerare indefinitamentei
com-
piti e le possibilità della società difronte alle esigenze, allo sviluppo incomposto de-
gli istinti individuali: ogni individuo che apre gli occhi alla scena del
mondo,
solo per questo nascerebbe col diritto che lasocietà, sovrapponendosi allafamiglia, sor- reggesse questa sua vita, per assicurargli
il mantenimento e lo sviluppo dell’ esi- stenza e potrebbe creare indefinitamente degli esseri che nascerebbero cogli stessi diritti che si ritengono innati.
La
moralità dell’ individuo è venuta a determinarsi inprofonda antitesi collamo-
ralità terrestre, quale traspare dalla dina- mica delia vita. Essa concede all’individuo appena quel tanto, perchè egli possa di- venire strumento sia pure inconsciente del divenire
umano
: 1’istinto di conservazio- ne, l’ambizione e l’amore—
che la co- scienzaumana
accentra ed individualizza, formandone la base dei così detti diritti dell’individuo—
sono in realtà diritti della Vita, la quale li polverizzaper creare nuo- ve forme di vitalità, verso una mèta checi è ignota.
11 separare la moralità dall’ individuo
-
23-
dalla moralità della Vita è forse la sor- gente della più tragica illusione del cuore dell’uomo.
*
* *
Tutti i fattori di ostacolo all’eccessivo accrescimento dellapopolazione sono stati
dunque
giustamenteed
efficacemente iste-riliti dalla civiltà prebellica su cui vege-
tava
T
Europa.Ma
la popolazione cresceva: delle na- zioni in un cinquantennio si erano rad- doppiate, innumerevoli città si slargavano, colossali alveari umani; l’emigrazione pa- reva sostarecome
dinanzi ad un vicolo cieco.Si avvertiva inalcuni paesi quel carat- teristico senso di benessere insolito che previene talvoltale congestioni.
Come
nota infatti ilNowikow
, Y organismo sociale risente uno speciale godimentoquando
24
-
avverte i!
fenomeno
del proprio accresci- mento.La
pressioneumana
ingrossava e mi- nacciava di straripare dalle valvole che la civiltà cercava di tenere ben chiuse consforzi crescenti.
Rimaneva
la guerra.Anche
contro di essa il diritto inter- nazionale, teorici, statisti e diplomatic1 delie nazioni più deboli, si affaticavano e lottavano per trattenerne Fimpulso cre- scente, per neutralizzarne il virus dele- terio.Ma
la guerra è esplosa colla forza fi-sica di un’eruzione vulcanica.
La
pressioneumana
che doveva sfug- gire dalle tante valvole, è stata concen-trata contro la resistenza di una sola; lo scroscio bellico è stato il più formidabile che la storia ricordi, affatto nuovo nella sua terribilità, perchè affatto nuove sono
-
25-
state le condizioni in cui la pressione umana, artificialmente ingrossata dallapro- gredita
ma
frammentaria e disorganica ci- viltà del periodo prebellico ci ha condotto alla guerra.E
quindi evidente che V influenza delle pagine di Nietzscheed
i sibillini tele-*grammi
del Kaiser allo Czar possono va- lere solocome
sintomi o esponenti della cattiva coscienza che la pressioneumana
aveva creato nelpopolo più aggressivo diEuropa
nel 1914.Uno
dei fenomeni concomitanti all’ac- crescimento della popolazione è infatti l’abbassamentodella morale, la quale, evi- dentemente nonpuò
essere che infunzione delmovimento
della popolazione.Se
la pressioneumana
crescesse fino all’assurda ipotesi malthusiana della progressione geo- metrica, i codici col lorominimum
di morale verrebbero incendiati dalla fame e26
-
dalla volontàdi respirare o si dovrebbero creare
norme
affatto nuove per conciliare le ipotetiche così mutate esigenze dell’u- manità.Ma
la pressioneumana
sembra aver trovata inEuropa
la sfuggita della guerra non per l’impulso della fame,ma
per ilfatale accumularsi di ambizioni di cupidi- gie, di odi dei popoli più congestionati.
E
la guerra ciha data la rivelazione chela nazione più progredita nell’affievolire i
frenimalthusiani all’accrescimento della po- polazione, nell’intensificare 1’ azione dei coefficienti sociali della civiltà prebellica sul
movimento
della popolazione, nell’i- giene, negli scambi, nelle scienze e nelle industrie era la più ferocemente aggres- siva, la più vigliaccamente barbara delmondo
: la Germania.Il carattereparadossale della guerra eu- ropea che seguita
—
e seguiterà forse a27
—
maciullare carne umana, finche non sarà sostituita nel suocompito distruttivo epre- ventivo da una spaventevole carestia
—
sarebbe quindi in stretta dipendenza col carattereparadossale dellaciviltà moderna, che, cogli allettamenti affascinanti di un progresso indefinito, non essendo perve- nuta alla cosciente, organica determina- zione della sua attività, ha creato fatal-
mente le terribili condizionidella presente lotta europea?
I peggiori cinici sarebbero
dunque
gli ottimisti di corta vista, gli idealisti del- Tindefinito automatico progresso sociale?La
nostra civiltà, malgrado i suoi be- nefici intentied
i primi beneficii risultati, per essersi astratta dalle esigenze della dinamica umana, per non avere acquistata la coscienza della sua azione, costruivadunque
sull*abisso e non faceva che af- frettare, ingrossare, rendere ineluttabile la-
28-
collera del mostro chel’avrebbe divorata:
la guerra?
Anche
questa non è che un’ipotesi,come
un ipotesisarebbe l’immaginare che l’umanità possa raggiungere un secondo studio di assetto, in cui la sociologia an- ziché uncampo
di dialettica oziosa , di- venisse un contributo ad un’azionesociale chiaroveggente che sorvegliasse il movi- mento della popolazione confreni ricono- sciuti danorme
internazionali, relativi al-ì’età e alia sajute degli sposi(normena- zionali costituirebbe solo insidia dei paesi più fecondi) ed in cui grandi unioni di popoli potessero segnare l’inizio di un’or- ganica coscienza dellaciviltà avvenire del
mondo.
Comunque,
il fare oggetto di studi unatale ipotesi , potrebbe avere speciali in- dicazioni, poiché indubbiamente, appena
dopo
la guerra tutte le nazioni oracom-
29
-
battenti tenderanno irrefrenabilmente, con
tutti i mezzi artificiali, a favorire il ripri- stinamento se non l'aggravarsi della pres- sione
umana
europea che hacondottoalla guerra.Ma
tutte le ipotesi risolutivesembrano vacillare di fronte al dubbio millenario della possibilità di una soluzione pacifica del grande problema umano, dell’ammis- sibilità di un eterno stato di pace che che permettesse all’uomo di trovare la sua piccola possibile felicità individuale nel suo viaggio terrestre.Ciò che di piùstraordinario ha rivelato questa guerra è stato il rifiorimento del- l'eroismo e il sublime disprezzo della morte, specialmente nella razza latina, la razza dell’amore.
L’esuberanza di amore, che è stata la caratteristica del periodo prebellico, èstata seguita
da
un inatteso eroico disprezzo-
30—
delia morte.
La
visione dei paìiido lirico italiano è la grande verità cheingemma
e folgora V orribile notte in cui viviamo.lì bisogno della dedizione individuale
all’ idealearcano, che agitaFazioneumana,
si è rivelato attraverso eroismi e sacri- fici! impensati,attraversoilfulgore di glorie immortali.
Dai
morti nella fornace diVerdun
ai sorridenti eroi del Carso.La
guerra ci ha rivelato anch’essa nel suo fragore tremendo chelapiccola realtà della nostra vita egoislica quotidiana che non trova soluzione è unamenzogna
eche quellochechiamiamo vagameate Ideale,—
l’aspirazione a sacrificarsi per un misterio- so divenire dello spirito
—
è la sola realtà immanente.Tu,
tu solo—
o ideale—
esisti!La
pacesarà sempreallora unachimera, se ad essa non viene mutatoilsignificato.E
la guerra finirà forse soltantoilgiorno31
-
in cui gli uomini apprenderanno una più alta e più terribile via per sacrificare e confondere la loro vita nell’ideale che trascina oggi abbagliandoci la nostra co- scienza crepuscolare.