FERMATA D’AUTOBUS
https://www.youtube.com/watch?v=mC2L79Bvd6I
Quante sorprese riserva la vita,
a volte indefinibili,
ne ravvisiamo l’avvicinarsi
benché il loro giungere silente
sia un gelido, ingannevole brivido cui non badi,
invece ne rivela la presenza.
Improvvisa la parola:
“Attraente!”
Ricavato dall’istantanea a figura intera di pochi giorni fa.
Neppure rammento perché l’ho voluto,
forse pensando di abbinarlo ad una poesia dedicatami.
Un po’ sorrido.”
“Non mi pare, trovo sia turbato!”
Mi volto.
“Che ha detto? Scusi, chi è lei? Ci siamo già incontrati?
La osservi meglio, vede lo sguardo disteso, sereno, non è forse perfetto?”
La nuova sopraggiunta scruta. Occhi torvi, infuocati.
“Decisamente bella, c’è rimasto bene! Non le dia retta”.
“Ancora? Perdoni! Non l’avevo notata. Tutte donne!
parecchio lontani, i vostri tratti hanno un che di solenne.”
“Non si preoccupi di questo, tanto lo spazio non è mai abbastanza,
difficile rendersi conto della quantità di persone che circolano,
in numero spropositato, enorme,
mezzi che si fermano e ripartono stracarichi.
Con assiduità.”
“È proprio quel che voglio, devo rientrare a casa.
Altrimenti che ci farei qui?
Purtroppo non arriva mai quel che sto aspettando,
potrebbe essere non l’abbia visto,
“Unica corsa è prevista, la uno barra dodici,
davanti ha il segno meno, non c’è molta scelta,
ci raccoglie per distribuirci su altri piazzali...
e avanti, senza sosta. Lei quanto è che aspetta?
Ma... sta poco bene? Ha uno sguardo assente, impersonale.”
“Niente... grazie, un malessere passeggero. Già va meglio,
aspetto il prossimo, immagino che... dovrei fare più attenzione.
Stavo dicendo a queste due signore... Non ci sono più! Svanite!
Avverto qualcosa di insolito, provo una strana sensazione”
“No! Hanno appena preso l’autobus, quasi un miracolo,
era strapieno ed è ripartito subito.
Non ci ha fatto caso era disattento, capita, lo so,
i primi giorni pure io ero confusa.
Pian piano si abituerà.”
“Abituarmi a che? Cosa può essere? Oltre voi non c’è alcuno.
Strano... qui è deserto, la piazza gigantesca, calma, silenzio.
Dunque ero rimasto che questo è un mio primo piano
ritagliato da una più grande che mi hanno scattato al bar.
Mentre ero in posa, nel preciso istante,
mi giunse la voce di Chavela Vargas, cantava “Las Golondrinas”,
fui colto da un tremito, il mondo si è fermato, forte emozione,
“Bravissima Isabel Lizano... donna inimitabile, interprete unica!”
“Senza dubbio! È stata la più grande, brani struggenti, la voce,
ma io accennavo ad alcune signorine, ragazze...
effettivamente, ripensandoci, l’ho usata come un taxi,
e sapesse quanti artisti, per farci guidare,
le amiche ed io, nel mondo del piacere... ”
“L’accenno è stato notato... ho inteso a che si rapporta!”
“Da cosa l’ha capito? Ecco, guardi là! C’è un’altra signora,
non eravamo rimasti soli, sta asciugandosi le lacrime,
mi pareva aver sentito singhiozzare, piange, invoca...
Mi perdoni, voglio vedere che è successo. Aspetti prego.
Malinconia? Mi fa molto soffrire vederti così, non lo sopporto.”
“Penso al nostro periodo, trascorso veloce, lo imploro di ritornare...
ora che ti vedo sto meglio, non sono più sola.”
“Perché? Il tempo è passato? Di nuovo? Me l’ha detto...
Non c’è più, si è dileguata. Non ci posso credere.
Deve essere partita ed io non me ne sono accorto,
ho perso anche questo. Beh! Ne passerà un altro...”
“Ottima scelta, anch’io con te se... ancora mi vuoi.”
“Sì! Però l’ombrello l’hai portato? Io non ne uso,
ma stasera... hai notato? Comincia ad imbrunire,
ho l’impressione ci sia da aspettare e... potrebbe diluviare”
“Se il conducente non ci vedesse? Qualora passasse dritto?
In questo settore tutto può verificarsi... è tanto che ti aspetto”
“Chi te l’ha detto? Come fai a saperlo? Adesso che ci penso...
Chavela Vargas non ha cantato ‘Las Golondrinas’, mai!
E mai ho capito perché. Le è stata dedicata due anni fa, al suo funerale”
“Salti ogni volta da un discorso all’altro, ferma il cervello, riposa.
Sto qui da un’eternità, ormai so tutto dell’ingranaggio, tu...
sei appena arrivato e di punto in bianco pensi alla musica.”
“Ma l’ho sentita mentre mi fotografavano, era la sua voce,
non posso sbagliarmi... mi ha voluto fare un regalo, ecco cos’è!
Ah! Sì... perciò sarebbe meglio non si accorgesse di noi. Giusto?”
“Certo! Intendo l’uomo al volante vestito di nero,
potrebbe scendere, arrabbiarsi... farci salire di forza.
Amore, io ho paura.”
“Di che? L'autista del Tempo?
Ma quello è un vile oltre che stanco e annoiato,
il suo tragitto è lungo e tortuoso...
al massimo tenterebbe di coglierci all’improvviso, alle spalle,
basta essere vigili, non perderlo d’occhio,
appurare che percorra sempre la stessa linea,
L’hai vista la mia foto?”
“Aspetta! Prima ti prendo a braccetto, mi è ancora permesso?
Con te mi sento in pace, serena, completa. Ovunque.
Allora... eccoti finalmente! Il solito disordinato, è tutta sciupata, sgualcita.”
“È di pochi giorni fa...”
“Il tuo viso! Non sei cambiato, sempre bello,
con la consueta espressione tenebrosa, voglio guardare meglio,
per cortesia tienimi l’ombrello!
Possibile che... l’immagine sia a tal punto stinta.
Ingiallita?”