sono proprio contento di avere, anche in questo Natale, la possibilità di stare con voi tramite questa lettera.
Mi piacerebbe che questo dialogo non s’in- terrompesse mai. Ho la fortuna di vedervi di persona durante l’anno, incontrandovi nelle parrocchie e di ricevere tante vostre lettere.
Voi siete tanto importanti per me. Lo posso dire: siamo amici! E se lo
siete per me, chissà quanto lo siete per Gesù! Sono contento ogni volta che vi ascolto: ho sempre molto da imparare.
Ogni anno nella festa del Natale Ge- sù Bambino ci mostra la strada per camminare verso il Regno di Dio:
abitare il mondo con amore, gustare la vita con gioia, vivere la pace che gli Angeli annunciano.
Anche quest’anno voglio vivere con voi l’incanto del Natale e compren- dere una parte dei suoi più profondi significati.
Per questo ho deciso di scrivervi ancora per farvi un grande regalo. Sape- te che ho trovato la formula segreta per essere tutti più felici? Ma prima di rivelarvela voglio spiegarvi come sono arrivato alla sua ideazione.
Una sera, prima di addormentarmi, dopo aver detto le preghiere, all’im- provviso ho sentito una bellissima musica natalizia. Pensavo stessi sognan- do. Ma ero sveglio! Ho cercato, quindi, di capire da dove giungesse.
Ho aperto, allora, le finestre della mia casa, che si affaccia sul Duomo, per poterla ascoltare meglio. Risuonava dal vecchio amplificatore di un ven- ditore ambulante. “Ah! La conosco questa canzone” mi sono detto!
Si trattava, infatti, di un vecchissimo brano che la mia mamma mi insegnò quando ero piccolo. È stato scritto trecento anni fa, ma è sempre piacevo- le ascoltarlo.
Sono sicuro che lo sapete anche voi. Non ditemi, cari bambini, che non lo conoscete!
Ma forse non vi ricordate tutte le parole di questo canto. Mentre lo can- ticchiavo, ho deciso perciò di scrivervele:
Tu scendi dalle stelle, o Re del cielo, e vieni in una grotta al freddo e al gelo, e vieni in una grotta al freddo e al gelo.
O Bambino mio divino, io ti vedo qui a tremar.
O Dio beato!
Ah! Quanto ti costò l’avermi amato.
Ah! Quanto ti costò l’avermi amato.
A te, che sei del mondo il Creatore,
mancano i panni e il fuoco, o mio Signore.
Mancano i panni e il fuoco, o mio Signore.
Caro eletto pargoletto, quanto questa povertà
più mi innamora, giacché ti fece amor povero ancora.
Giacché ti fece amor povero ancora.
Tu lasci del tuo Padre il divin seno, per venire a tremar su questo fieno;
per venire a tremar su questo fieno.
Caro eletto del mio petto, dove amor ti trasportò!
O Gesù mio, perché tanto patir, per amor mio...
Questo canto l’ha composto un grande e simpati- cissimo santo napoletano, Sant’Alfonso Maria de’
Liguori, nato a Marianella di Napoli nel 1696 e morto nel 1787.
Era un uomo buono e un prete saggio. Aveva studiato molto bene le gran- di verità della nostra fede e le insegnava agli altri con tanto amore. Forse non lo sapete, ma anche io, prima di essere nominato vescovo, per nume- rosi anni, ho insegnato in Seminario ai giovani che si preparavano a di- ventare sacerdoti. Prima di iniziare le lezioni recitavo un “Gloria” proprio a Sant’Alfonso perché mi aiutasse a trasmettere bene la grandezza dell’a- more di Dio. Lui divenne poi Vescovo, come è capitato anche a me! Per questo lo sento ancora più vicino e amico.
Sono sicuro che anche per ciascuno di voi, carissimi bambini, c’è un Santo o una Santa in Paradiso da conoscere meglio. Vi può accompagnare per tutta la vita con il suo aiuto potente e con l’esempio luminoso.
Sant’Alfonso sapeva usare anche la musica per insegnare il catechismo in modo efficace e divertente. Aveva capito che, quando cantiamo, le parole giungono nella mente e soprattutto arrivano dirette al cuore.
Sant’Alfonso scriveva parole bellissime per raccontare di Gesù e le faceva cantare a tutti, piccoli e grandi. Secondo me lui aveva già intuito qualcosa della formula segreta che tra poco vi confiderò.
Tantissimi bambini (e quanti adulti!) hanno provato un sentimento profon- do cantando “Tu scendi dalle stelle” davanti al Presepe.
Anche un grande uomo d’affari molto famoso, che io conosco, non riesce a trattenere le lacrime quando arriva alle parole: “Ah! Quanto ti costò l’a- vermi amato”. E una volta mi ha detto: “Io non posso proprio capire! Il Re del Cielo poteva comandare tutto da lassù… E invece eccolo qui! Al freddo, così piccolo, così povero… Perché lo fa? Non dovrei forse essere io a fare qualcosa per lui? Don Dionigi, mi aiuti a capire”.
Quell’uomo d’affari è arrivato a comprendere il punto più impor- tante: l’amore di Gesù Bambino “ci
innamora” con la sua povertà.
Non è una cosa normale che ciò accada nel nostro mondo così attratto da ricchezze e comodità.
Infatti, ciò che ha fatto Gesù non è normale: è divino!
In questo mo- do Dio ha scel- to di amarci tut- ti, senza diffe- renze. Addirittu- ra vuole farci par- tecipare alla sua stessa vita co- me fanno un papà e una mam- ma con il proprio figlio.
Mi sono chiesto:
che risposta pos- so dare io a quel- l’uomo? Che consiglio posso dargli? In realtà, non capiremo mai che cosa possiamo fare per Gesù se prima non ci lasciamo con- quistare dal suo progetto d’amore.
Gesù è la manifestazione del vero Amore, è l’apparire tra noi di Dio-Amore. E l’Amore, niente altro, lo “fece povero ancora”.
Mi sembra di scorgere, carissimi bambini, dipinta sul vostro viso l’espressione perplessa che ho già visto sul volto di quell’ amico imprenditore, che mi diceva: “Il Re del Cielo poteva comandare tutto da lassù…”.
E invece è sceso dalle stelle…
Gesù è venuto “qui a tremar, al freddo e al gelo” senza “panni e fuoco” per dirci una cosa bellissima anche se un po’ difficile da capire.
Provo a spiegarvela a partire da un fatto successo qualche mese fa.
Per alcune settimane tantissimi Italiani hanno perso la testa per il Supere- nalotto, una di quelle lotterie dove tutti sperano di vincere favolosi premi in denaro giocando dei numeri. Il montepremi aveva raggiunto una cifra davvero astronomica. La sequenza fortunata tardava ad essere estratta e co- sì i giornalisti chiedevano alle persone come avrebbero impiegato tutti quei soldi qualora avessero vinto.
Mi ha colpito la risposta di un uomo, intervistato insieme alla moglie:
“Cento milioni di euro li daremmo ai frati che si occupano di educare i ra- gazzi poveri e difficili. Gli altri quaranta milioni li divideremmo a metà tra i nostri due figli. E noi saremmo contenti così!”. Erano generosi a non pen- sare a se stessi. Per loro la gioia era dare tutto ai figli e agli altri meno fortunati.
È la gioia di chi vuol bene e pensa di fare felici i propri cari donando loro le cose più belle. Sono certo che avrebbero detto e fatto così anche i vostri genitori, che vi vogliono tanto bene. Anche loro desiderano per voi tutto il meglio e pensano di non poter essere abbastanza felici finché non sono certi di aver fatto tutto il possibile per voi.
A quella lotteria vinse poi una sola persona.
Invece a Natale Gesù nasce povero per “far vincere tutti”.
Anzi, per ricordare che per essere felici e fare contenti gli altri non c’è bi- sogno di vincere nessun premio. C’è bisogno della formula segreta che io ho scoperto e che tra poco conoscerete anche voi.
La vera felicità è frutto dell’amore e non dipende dalla fortuna.
Dio Padre, donandoci Gesù povero, capace di amare senza ricchezze, ha fatto all’umanità il regalo più prezioso e importante.
Il Figlio di Dio, che è il Re dei re, “da ricco che era si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà”, per mostrare che l’Amore non regala cose a chi ama. L’Amore vero regala se stesso!
Pensate: Gesù è diventato un bambino come voi. E noi, così, abbiamo potuto conoscerlo proprio perché è venuto ad “abitare in mezzo a noi”.
E da quel giorno sappiamo cosa ci serve per essere felici e per donare il nostro amore: il nostro sorriso, le nostre parole buone,
l’affetto del nostro cuore, i gesti di bene che facciamo, le preghiere, l’umiltà, la fiducia verso gli altri… In- somma ciò che caratterizza ogni bambino.
Anche Gesù Bambino era così. Non vi è mai venuta la curiosità di vederlo? Un modo c’è. Possiamo anda- re ad ammirarlo insieme davanti al presepe.
Prendiamo tra le mani la statuetta di Gesù Bambi- no… Guardiamolo intensamente, cantando la sem- plice e antica preghiera: “Caro eletto pargoletto, io ti vedo lì a tremar, o Dio beato…”. Questo bambi- no, così piccolo, così povero, è proprio Dio! È lui che ci salverà! Ogni persona al mondo, anche la più pic- cola e povera, “vale” la vita del Figlio di Dio!
Non so se avete mai visto un bambino piccolissimo, appena nato. Piange e ha freddo, tanto che, qualche volta, lo mettono in una culla speciale dove possa ri- cevere il calore necessario.
Maria, la mamma di Gesù, non ha potuto fare così, in quella grotta fredda, fredda… Ed era inverno! Per scaldarlo l’hanno aiutata il suo dolcissimo sposo, Giuseppe, un asino e un bue…
Li conoscete, vero?
Glielo chiedo anche per voi, perché vi aiuti a comprendere l’importanza dell’essere obbedienti alle persone che vi vogliono bene. A lui chiedo anche un dono speciale che vi aiuti a trovare la vo- cazione, quella chiamata speciale che Dio ha per ciascuno. Ve lo dico per esperienza: do- na una gioia profonda impegnare la vita come piace al Signore!
E l’asino e il bue? Possiamo imparare anche da lo- ro. Sono stati vicini a Gesù povero e infreddolito semplicemente con il caldo respiro. Respirare significa vivere. Provate a pensare: cosa succederebbe se ci di- menticassimo di respirare?
Quei due buoni e simpatici animali, che la tradizione cristiana ha messo nel presepe, hanno dunque offerto il loro respiro, la loro vita normale e genuina al Re del Cielo.
Da San Giuseppe impariamo a stare sempre vicino a Gesù e a Maria, an- che senza parole. Giuseppe ha fatto molto per la vita di Gesù Bambino. Pen- sate, ad esempio, a quando lo ha sottratto alla violenza di Erode, obbe- dendo all’Angelo che gli disse di portarlo in salvo insieme a Maria in Egit- to. A San Giuseppe io chiedo di aiutarmi sempre a capire e a fare la volontà di Dio, anche quando questo è difficile.
Per prima cosa occorre informarsi bene sulle miserie e sulle ingiustizie, di cui sono vittime tantissime persone e, in modo par- ticolare, molti bambini.
Lo sapete, ad esempio, che 2 miliardi e 800 mila persone nel mondo vivo- no con meno di quattro euro al giorno e che di
queste 1 miliardo e 200 mila con meno di due euro? Chiedete alla mam- ma o al papà che cosa si possa comprare con soli due euro. E sapete che la fame uccide più di 20 mila persone ogni giorno, lasciando nella miseria più profonda quasi 800 milioni di uomini, donne e bambini ogni anno?
Nella nostra grande e ricca Europa ci sono 52 milioni di persone che vivono al di sotto di quella che gli esper- ti chiamano la “soglia di povertà”.
Anche oggi Gesù Bambino continua a tremare. Lo fa attraverso il corpo e l’ani- ma sofferenti di tantissime persone denutrite, senza acqua, malate, sole, tri- sti, oppresse, in fuga, offese, umiliate, dimenticate.
Riconosciamo la presenza di Gesù nei poveri di oggi. È questo il nostro modo per incon- trarlo di persona, senza doverci accon- tentare di contemplarne la statuina nel presepe.
Vogliamo mettere tutto il nostro fiato per scaldarlo?
Come possiamo fare?
Ecco, bambini, come possiamo trasfor- marci in “asini” e “buoi” di quel presepe che è oggi la nostra città, il paese dove vi- viamo, la nostra nazione e il mondo in- tero.
Sembra un gioco. È invece una cosa seria e importante: impegnandoci con tutte le nostre forze, con il no- stro “respiro”, diventeremo uomini e donne che amano Dio e gli altri co- me se stessi.
Pensate, bambini, a quanti vostri coetanei soffrono! In questo Natale pro- viamo a ricordarci di loro. Sono tante le persone in difficoltà. E con la mia formula segreta, ne sono certo, sarà più facile aiutarle.
Saprete certamente della crisi economica che ha colpito anche l’Italia.
Vi sarà capitato di sentirne parlare a scuola, fra gli adulti, i genitori o fra compagni. Avrete sentito dire che la mamma di un amico “ha perso il la- voro” o che il papà di un altro è “in cassa integrazione”… Provate a pen- sare cosa possa significare per un genitore perdere il posto di lavoro. Per voi potrebbe essere motivo di gioia perché, con la mamma o il papà a ca- sa, potreste immaginare di trascorrere più tempo insieme. Ma in realtà per un adulto la mancanza di un lavoro comporta preoccupazione e ansia per il domani. Pensate: come potrebbe mantenere sé e i propri cari?
Concetti per voi forse un po’ complicati, ma sicuramente potete capire la causa che ha portato a questa situazione. “Crisi economica internazionale”
vuol dire che in tutto il mondo le fabbriche faticano a produrre e vendere perché sono pochi i soldi a disposizione. E così l’economia si ferma. So già che qualcuno di voi sta pensando: “Perché tutto questo?”.
Già, perché?
Siete molto intelligenti a porvi questa domanda. Anche tutti gli adulti do- vrebbero porsi lo stesso interrogativo.
All’origine della crisi c’è l’egoismo di poche persone che, anziché cercare il guadagno di tutti, hanno pensato solo al proprio interesse accumulando tanti soldi per sé e causando la rovina di molti. E così, in tutto il mondo, tante famiglie si sono ritrovate in condizioni difficili.
Mi ha colpito la storia, letta su un giornale, di un’anziana signora.
I soldi della pensione non le bastavano più per garantirsi l’essenziale per vivere. Un giorno, per questo, ha
commesso un gesto sbaglia- to: ha preso della pasta al supermercato sen- za pagarla. È stata scoperta. Per fortuna il direttore del negozio si è commosso e l’ha aiutata.
Ecco ora l’altra parola: “sobrietà”. Risulta più facile spiegarla attraverso il suo contrario: spreco. Siamo sobri, infatti, ogni volta che non sciupiamo e non sprechiamo i beni che abbiamo, come l’aria, l’acqua, il cibo, l’energia, i vestiti, i soldi, i nostri giocattoli, ciò cui teniamo e che, per noi, è indi- spensabile. Purtroppo questo non si verifica ovunque. Anzi, in molte par- ti del mondo, e anche tra di noi, ogni giorno si gettano tonnellate di cibo nell’immondizia, mentre altrove molti bimbi, uomini e donne muoiono perché non hanno niente da mangiare. E lo stesso succede con l’acqua.
Quanta, senza accorgercene, ne sprechiamo ogni giorno.
L’acqua è preziosa e in molti Paesi gli uomini fanno fatica a trovarla. Non ne hanno né per bere né per lavarsi.
Non dobbiamo lasciare sole le persone che soffrono. Se smettessimo di ri- volgere loro il nostro affetto e il nostro pensiero, sarebbe come se l’asino e il bue smettessero di soffiare su Gesù Bambino.
È bene conoscere ciò che succede intorno a noi perché conoscere la verità ci spinge ad amare e servire Gesù che ritroviamo nelle persone povere.
Per poterlo fare ci vengono in aiuto due concetti molto belli, che ora pro- verò a spiegarvi anche perché sono preziosi per imparare bene la formula magica che tra poco vi rivelerò. Non sono parole che si imparano in teo- ria a scuola, ma si possono apprendere meglio nella vita di tutti i giorni, soprattutto in famiglia, fra i propri amici, in classe con i compagni.
Queste parole sono: solidarietà e sobrietà.
Esse ci possono mostrare la vita bella, giusta e gioiosa.
La parola “solidarietà” dice del rapporto che lega tutte le persone da sem- pre, non solo quando si verificano dei problemi.
La solidarietà ci unisce tutti e, così, dà coraggio, ci aiuta a essere più forti, a vincere le paure proprio perché non ci sentiamo soli. Ecco, offriamo la no- stra solidarietà a chi sta vivendo un momento difficile: non si sentirà solo!
È proprio quello che ha fatto Gesù: è venuto tra noi la notte di Natale a of- frirci per sempre la solidarietà di Dio.
Un vostro sguardo, bambini, una vostra carezza, una preghiera possono aiu- tare chi, vicino a voi, è in difficoltà. E se lo facessimo tutti insieme quale beneficio ne avrebbe il mondo intero!
Qualcuno forse ha montato male i “pezzi” della nostra società: nel mondo le ricchezze sono mal distribuite. Poche persone consumano la maggior parte del cibo e di altre risorse, mentre la maggioranza della popolazione deve accontentarsi di poco, che, a volte, non è sufficiente.
Questa è una grave ingiustizia! E tutti noi che viviamo tra i più fortunati ne diventiamo complici se non cominciamo a vivere con più sobrietà.
Gesù ha compiuto un miracolo per spiegare il significato della parola sobrietà.
E lo ha chiarito grazie all’aiuto di un ragazzo come voi!
Un giorno intorno a Gesù si era radunata tantissima gente per ascoltarlo, almeno cinquemila persone. Giunta l’ora del pasto, si accorsero di non avere nulla da mangiare. Allora gli apostoli hanno chiamato un ragazzino che aveva con sé cinque pani e due pesci. Poteva tenerli per sé e invece li ha donati a Gesù che, dopo la preghiera, li ha fatti distribuire a tutti i presen- ti… e – miracolo – sono bastati per tutti! Se vuoi conoscere meglio questo episodio puoi cercarlo al capitolo 6 del Vangelo di Giovanni.
Voi, carissimi bambini, siete disposti a imitare questo ragazzo, consegnando un po’ di ciò che avete a chi non ha nulla?
Se ci fidiamo di Gesù, lui ci aiuterà a condividere con gli altri i nostri beni e scopriremo che, dopo averli donati, non ci mancheranno e li riceveremo moltiplicati!
E il miracolo di Gesù si ripeterà ancora. Che sia questa la formula segreta che vi devo confidare? Quella di Gesù è davvero speciale, imparatela, non è segreta, è scritta nel Vangelo, la
dobbiamo conoscere tutti.
È la formula delle “Cinque R”. Eccole:
Sono sicuro che questa formula segreta sarà preziosa anche per tanti adul- ti, che potranno, così, scoprire come essere felici.
La formula è segreta ma autorizzo voi che siete miei amici a regalarla agli altri.
È arrivato il momento di confidarvi anche la mia formula, che non è im- portante come quella di Gesù, ma, applicandola alla lettera, può aiutarci a fare del bene.
Non l’ho inventata improvvisamente. È da tempo che conduco esperi- menti su esperimenti.
Ho cominciato a provarla la Notte di Natale dello scorso anno, quando ho voluto rinunciare a parte dei miei risparmi che pure mi potevano fare co- modo. E, durante la Messa di mezzanotte in Duomo, ho chiesto ai presenti di fare altrettanto, per donare tutti insieme – io e loro – dei soldi a chi fos- se in difficoltà. In questo modo, abbiamo potuto aiutare tante persone bi- sognose a causa della perdita del lavoro. Pensate, grazie alla generosità di molti, abbiamo raccolto più di cinque milioni di euro destinati a più di due- mila famiglie!
È tanto, vero, ma ancora molti sono coloro che hanno bisogno.
Sono certo che mi darete una mano.
Non preoccupatevi: sarà facile con la mia formula, che consen- tirà a voi e a chi aiuterete di esse- re felici.
Allora è giunto il momento di svelarvela per iniziare subito questa bellissima missione.
iidduurrrree llee ccoossee cchhee ssii ccoommpprraannoo,, bbaaddaannddoo ssoolloo aa qquueellllee ddaavvvveerroo eesssseennzziiaallii;;
iicciiccllaarree ggllii ooggggeettttii ffiinncchhéé ssii ppoossssoonnoo uussaarree ((vveessttiittii ee ggiioocchhii ddii uunn ffrraatteelllloo oo ddii uunn ccuuggiinnoo ppiiùù ggrraannddee...)) ee cciiòò cchhee ppuuòò eesssseerree rriiggeenneerraattoo ((aattttrraavveerrssoo,, aadd eesseemmppiioo,, llaa rraaccccoollttaa ddiiffffeerreennzziiaattaa ddeeii rriiffiiuuttii));;
iippaarraarreeggllii ooggggeettttii aannzziicchhéé bbuuttttaarrllii aall pprriimmoo ddaannnnoo;;
iissppeettttaarree,, ttrraattttaarree bbeennee llee ccoossee,, ggllii aammbbiieennttii ee ssoopprraattttuuttttoo llee ppeerrssoonnee cchhee llii hhaannnnoo rreeaalliizzzzaattii ccoonn iill lloorroo llaavvoorroo;;
eeggaallaarree ccoonn ggiiooiiaa ee ggeenneerroossiittàà qquuaallccoossaa ddeeii nnoossttrrii rriissppaarrmmii aa cchhii oorraa èè nneell bbiissooggnnoo.. FFaatteevvii ssppiieeggaarree ccoommee ppaarrtteecciippaarree aallll’’iinniizziiaattiivvaa ddeell FFoonnddoo FFaammiigglliiaa LLaavvoorroo,, cchhee hhoo llaanncciiaattoo nneellllaa nnoottttee ddii NNaattaallee..
E non scordatevi di cantare, insieme a me, “Tu scendi dalle stelle” per co- noscere e dire a tutti l’incantevole bellezza di quel Bambino, per portare una luce che nessuno potrà mai spegnere.
Buon Natale, bambini. E che sia un Natale di felicità per voi e per tutte le persone che aiuterete con la formula “delle Cinque R”!