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Osservazioni di ANCI Lombardia al PDL 146
in tema di: “Misure per la crescita, lo sviluppo e l’occupazione”.
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Milano, 28 febbraio 2012
Pag. 2 di 13 ANCI Lombardia condivide l’obiettivo di Regione Lombardia di promuovere strumenti per il rilancio dell’economia e della crescita, per contrastare una tendenza alla recessione che sta investendo tutta l’Europa e in particolare il nostro Paese.
Le seguenti osservazioni fanno seguito a quelle presentate alla Giunta regionale lo scorso 8 febbraio.
La situazione della finanza locale per i Comuni lombardi
Le diverse manovre economiche che sono state messe in campo per raggiungere l’obiettivo del contenimento della spesa e del pareggio di bilancio, intervenendo sia sui redditi individuali sia sulle risorse a disposizione degli Enti locali, rischiano tuttavia di aumentare i pericoli di recessione.
Ricordiamo che l’ultima manovra, il D.L. 201/11 del governo Monti, non solo conferma tutti i tagli ai trasferimenti già attuati negli ultimi anni ai Comuni e gli obiettivi del Patto di Stabilità Interno, ma prevede un ulteriore taglio nel 2012 di 1,45 miliardi di Euro al Fondo Sperimentale di Riequilibrio destinato ai Comuni.
L’introduzione dell’IMU non porterà né ad un miglioramento dell’autonomia finanziaria dei Comuni né a maggiori risorse, visto che l’eventuale maggior gettito sarà compensato da un corrispondente ulteriore taglio del FSR, senza dimenticare che il 50% dell’IMU sulla “seconda casa” è versato direttamente allo Stato.
Complessivamente nel 2012 i Comuni saranno chiamati, con tagli diretti e obiettivi di saldo del PSI, a contribuire al risanamento della finanza pubblica per oltre 8 miliardi.
Si vuole qui ricordare ancora una volta che i Comuni hanno contribuito in questi anni al risanamento finanziario, raggiungendo e superando i diversi obiettivi loro imposti dalle manovre economiche.
Tutto ciò mentre i diversi provvedimenti hanno invaso il campo dell’autonomia organizzativa propria degli Enti, dettando norme di dettaglio che hanno complicato invece di semplificare.
I Comuni vogliono contribuire al rilancio del Paese e chiedono di poter svolgere quanto hanno storicamente rappresentato: un volano per la crescita e l’economia e un baluardo nelle politiche di coesione sociale.
E’ necessario un nuovo patto per lo sviluppo, che veda tra i protagonisti i Comuni e che superi le “stupide” rigidità dell’attuale PSI, che deprime gli investimenti ed aggrava la situazione di
Pag. 3 di 13 difficoltà economica. Ricordiamo che, dalle dichiarazioni dei Comuni lombardi relative al Patto di Stabilità Territoriale 2011, risulta che ci siano oltre 6 miliardi di residui passivi che non possono essere spesi, aggravando così la crisi di diverse aziende che pure hanno tutti i diritti di vedersi pagate per i lavori che hanno realizzato per gli Enti locali. Ricordiamo che nel 2010 la spesa per investimenti ha avuto una contrazione di circa il 20%. L’esatto contrario di quanto servirebbe in una fase di crisi.
A completamento del quadro della finanza locale è bene ricordare che ai Comuni si rivolgono sempre più famiglie e persone in difficoltà, a causa della crisi economica e sociale. Una domanda che purtroppo non accenna a diminuire e che coinvolge ceti sociali fino a pochi anni fa non toccati dalle difficoltà e dalla crisi. La spesa sociale dei Comuni si è quindi espansa, proprio mentre i fondi nazionali per le politiche sociali sono drammaticamente diminuiti.
Ricordiamo che nel 2011 vi è stato l’azzeramento del fondo per la non-autosufficienza, la drastica diminuzione del Fondo Nazionale per le Politiche sociali e la diminuzione del Fondo regionale per le politiche di ambito.
E’ evidente che, in questa situazione, salteranno politiche sociali decise negli ambiti distrettuali, che hanno visto la concertazione con attori sociali e del mondo del volontariato.
In una situazione di forte crisi economica e sociale è necessario seguire rigorosamente criteri di equità sociale ed evitare sovrapposizioni di interventi, essendo rigorosi nell’utilizzo delle risorse.
ANCI Lombardia chiede che siano integrati i fondi che Regione Lombardia stanzia per le politiche sociali, almeno al livello del 2011 e che sia istituito un tavolo unico tra tutti gli attori interessati, per affrontare le tematiche relative al socio-sanitario: politiche sociali, sanità, Comuni.
I Comuni lombardi sono convinti della necessità delle gestioni associate e sono decisi nel sostenere e premiare le forme di gestione associata più strutturate, come le Unioni dei Comuni.
La proroga di 9 mesi per l’applicazione dell’art. 16 del D.L. n. 138/11 sulle forme associate, norma illogica e irragionevole, che ha la conseguenza di far saltare le unioni dei Comuni già formate in Lombardia, insieme alla giusta norma adottata da Regione Lombardia sulla dimensione demografica minima delle forme associate, permette un lavoro di definizione degli ambiti ottimali rispettoso delle autonomie e delle esperienze territoriali.
ANCI Lombardia ribadisce quanto si è già avuto modo di sostenere in incontri istituzionali: è necessaria una legislazione regionale di riordino territoriale, che metta in relazione gestione
Pag. 4 di 13 associata e ridisegno delle funzioni dei diversi livelli istituzionali, tanto più di fronte alla riforma che investe l’Istituzione Provincia.
I Comuni lombardi hanno dimostrato di saper sperimentare strade innovative per premiare i Comuni più virtuosi, partecipando attivamente al gruppo di lavoro istituito da Regione Lombardia per la definizione dell’indice sintetico di virtuosità, applicato per la prima volta in occasione del Patto di Stabilità Territoriale 2011.
Si accoglie positivamente la norma del pdl relativa ad una semplificazione della procedura per il Patto di stabilità territoriale, inserita con l’art. 61 del pdl n. 146. Tuttavia si ripropone la necessità che sia individuato quanto prima il plafond che Regione Lombardia mette a disposizione di Comuni e Province. Questo permetterebbe sia una maggiore capacità di programmazione sia un più agevole ricorso al patto orizzontale che continuiamo a ritenere importante nel quadro di una finanza pubblica articolata a livello regionale.
E’ nostra convinzione che, in un’ottica federalista, sia importante attivare procedure anche per il monitoraggio e le sanzioni, che rendano centrale il patto di stabilità territoriale responsabilizzando l’intero sistema locale, sia nel raggiungimento degli obiettivi, sia nella solidarietà interistituzionale attraverso il patto orizzontale.
Infine, si condivide l’obiettivo della semplificazione, legato strettamente alla possibilità di poter disporre in tutto il territorio della banda larga e si ribadisce che la semplificazione maggiore parte dal riconoscimento della sussidiarietà verticale ed istituzionale, che permetta al Comune di rispondere agli obiettivi generali dettati dai livelli istituzionali superiori, in un quadro di certezza delle responsabilità, delle norme e di rispettoso riconoscimento della propria autonomia decisionale e organizzativa.
Vogliamo avanzare una raccomandazione.
Non può esistere uno sviluppo senza un efficace accesso al credito, sia per le imprese che per le famiglie. Si potrebbe pensare a forme di sostegno per le famiglie che vogliono investire sulla prima casa.
TITOLO I - Misure per il sostegno del capitale umano
ANCI Lombardia concorda con l’istituzione di un fondo regionale a carattere rotativo, alimentato da risorse pubbliche e private, per l’apprendimento continuo e permanente. Si ritiene, infatti, indispensabile l’adozione di misure finalizzate a promuovere le politiche attive
Pag. 5 di 13 del lavoro, il diritto alla formazione lungo tutto l’arco della vita, nonché il riconoscimento di forme alternative ai percorsi tradizionalmente attivati.
Per questo motivo sorprende il mancato inserimento della Dote Comune tra le misure citate all’art. 5: si tratta di una sperimentazione avviata d’intesa tra Regione Lombardia e ANCI Lombardia, condotta con ottimi risultati, che anzi andrebbe implementata, come auspicato nelle premesse del progetto.
La Dote Comune si è inserita nel sistema dotale regionale, è finanziata con fondi comunali, consente il riconoscimento di crediti formativi attraverso la certificazione delle competenze acquisite e costituisce un’opportunità per i giovani lombardi dai 18 ai 30 anni d’età, che negli ultimi mesi hanno dimostrato grande interesse alla proposta, partecipando ai bandi pubblicati con numeri importanti.
ANCI Lombardia ritiene anzi di dover avviare misure di estensione e potenziamento della Dote Comune, per poter ampliare la platea dei beneficiari. Questo potrebbe aver luogo attraverso una verifica, con Regione Lombardia, del percorso sperimentale intrapreso e con possibili sviluppi da concordare e attivare in sinergia.
Si chiede, pertanto, di contemplare, all’art. 5, la valorizzazione delle iniziative svolte nella pubblica amministrazione lombarda, che prevedono lo svolgimento di attività di formazione con tirocinio formativo, curriculare ed extracurriculare, inserite nel sistema Dote della Regione Lombardia, che siano anche forme di sviluppo della cittadinanza attiva con certificazione delle competenze acquisite.
In merito alla modifica della Legge Regionale n. 19/07, prevista all’art. 8 del Patto, relativamente al reclutamento del personale docente da parte delle istituzioni scolastiche, si ritiene indispensabile un approfondimento della proposta, soprattutto considerando le possibili conseguenze derivanti dall’applicazione della nuova norma già dall’anno scolastico 2012/13.
La materia, oggi regolata da norme nazionali, negli ultimi anni è stata oggetto di contenzioso giuridico, che adesso potrebbe essere aggravato da ulteriori complicazioni per la gestione delle procedure di reclutamento del personale docente delle scuole. Si ritiene che l’affidare alle singole scuole la pubblicazione dei bandi, finalizzati al reperimento di personale che svolga attività didattiche, possa introdurre elementi di incertezza e di difficoltà per gli stessi supplenti, aspiranti all’assunzione in ruolo con le regole in vigore a livello nazionale, non raggiungendo quindi né l’obiettivo della stabilizzazione del personale precario né la qualità del servizio scolastico. Riteniamo necessaria una condivisione della proposta con il Ministero, al fine di evitare situazioni di conflitto che si scaricherebbero sugli utenti.
Pag. 6 di 13 Purtroppo non vediamo ripresa la proposta di ANCI Lombardia affinché Regione Lombardia contribuisca a dare maggiori certezze alle famiglie lombarde ed agli amministratori locali per quanto riguarda il sistema educativo di istruzione. Questo soprattutto al termine del triennio 2008/11, in cui gli Enti locali lombardi hanno concorso in modo determinante al contenimento della spesa pubblica, sia attraverso le operazioni di dimensionamento sia garantendo i servizi del diritto allo studio, mettendo a disposizione risorse comunali.
ANCI Lombardia ritiene che, tra le misure per la crescita, lo sviluppo e l’occupazione debbano essere inserite la certezza di risorse e la stabilizzazione dei servizi scolastici, soprattutto per la fascia 3-6 anni, in evidente sofferenza da molti anni. Infatti, da una parte, si prende atto della mancata istituzione di nuove sezioni di scuole dell’infanzia statali, nonostante l’aumento della domanda da parte delle famiglie e, contestualmente, si constata la difficoltà di sopravvivenza delle scuole appartenenti al sistema integrato, che chiedono sempre più frequentemente aiuto e sostegno da parte dei Comuni.
TITOLO II – Misure per lo sviluppo del territorio
ANCI Lombardia, coerentemente con quanto sostenuto nella discussione sul pdl 133 "piano casa", ribadisce la netta contrarietà a norme che prevedano deroghe agli strumenti di programmazione e pianificazione adottati dai Comuni senza una esplicita volontà da parte del Comune stesso.
Sull’art. 17 non si capisce perché scaricare sul Comune gli oneri relativi ad un intervento che è già premiato con un aumento di volumetria. Il costo degli oneri di urbanizzazione ricadrebbe dunque sulla collettività.
Per quanto riguarda l’art. 18, considerata la criticità dei temi, in relazione ad esempio al rispetto delle normative vigenti ed ai vincoli ambientali e paesaggistici, si ritiene che la comunicazione fatta ai Comuni circa gli interventi di efficientamento energetico debba essere correlata da una autocertificazione di responsabilità da parte di un professionista abilitato e dal richiedente.
In particolare, all’art. 19 si prevede il potere della Regione di modificare, attraverso l’aggiornamento annuale del PTR, la destinazione d’uso dei beni immobili che intende valorizzare. Lo stesso PTR interviene anche per modificare destinazione d’uso e volumetria anche in deroga agli strumenti urbanistici dei Comuni. L’inciso contenuto, che prevede che la Giunta adotti le misure “sentiti i Comuni”, non è rispettoso della funzione di governo dei Comuni.
Pag. 7 di 13 Premesso che si ritiene che il PTR non possa essere lo strumento corretto per intervenire su casi specifici e di dettaglio locale, non si condivide che ciò possa accadere in contrasto e in deroga con quanto previsto dalla programmazione adottata dal Comune ed in assenza di un suo coinvolgimento. Ciò, soprattutto per interventi importanti, porterebbe grave pregiudizio ai contenuti ed agli obiettivi del PGT, senza alcuna possibilità di intervento da parte dei Comuni;
andrebbe invece privilegiato un iter di massimo coinvolgimento, per quanto semplificato.
Si propone lo stralcio di questa parte che prevede la deroga rispetto al PGT o, quantomeno, di sostituire la formula “sentiti i Comuni” con “previa intesa vincolante con il Comune interessato”.
Non si condivide nemmeno il fatto che ricada sui Comuni l’onere economico conseguente alla valorizzazione del patrimonio regionale, con l’abbattimento del 50% dei costi di urbanizzazione primaria e secondaria. Si tratta di una ben strana sussidiarietà alla rovescia, anche se dipende dalla volontà del singolo Comune applicare la norma.
Si propone, quindi, lo stralcio della disposizione prevista o, quantomeno, di cassare le parole
“ridurre, in misura non inferiore al 50 per cento”, per lasciare al Comune la scelta dell’importo della possibile riduzione.
Ribadiamo l’importanza e la necessità di una norma che ottemperi a quanto previsto nell’art.
27, comma 1, punto 7 del D.L. 201/11 in merito alle dismissioni degli immobili di proprietà comunale e/o di altri Enti-Istituzioni, alla loro classificazione come patrimonio disponibile e alla relativa determinazione di destinazione d’uso, prevista dal piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari.
La previsione di uno strumento come un “Fondo immobiliare”, fatta per supportare il processo di valorizzazione, si configura come un’interessante occasione. Si tratta di capire come questo strumento interloquisca con altri che già ora sono presenti in Regione e con quelli che si stanno approntando anche a livello nazionale. Inoltre è opportuno evidenziare che la valorizzazione del patrimonio pubblico sarà perseguita se coniugata con l'obiettivo di soddisfare anche esigenze abitative di carattere sociale.
Relativamente alla grande distribuzione ANCI Lombardia ribadisce la necessità di sostenere l’esperienza dei “distretti del commercio”, soprattutto dopo le norme sulle liberalizzazioni. I Comuni lombardi sono stati i protagonisti dei processi di trasformazione urbana e territoriale che hanno coinvolto anche il mondo del commercio, con inevitabili conseguenze sul tessuto urbano. Processi di liberalizzazione sia economica che regolamentare sono stati e sono tuttora necessari per introdurre flessibilità e maggiori opportunità, sia per il mondo imprenditoriale sia per il cittadino utente e consumatore. L’obiettivo non può essere che quello di politiche che
Pag. 8 di 13 riescano a contemperare esigenze di modernizzazione e flessibilità con esigenze di presidio del territorio in grado di rispondere anche a utenze deboli.
Si potrebbe unificare questa parte, condivisibile, con l’art. 57, sui distretti del commercio.
Per quanto riguarda il proposto inserimento dell’art. 6 ter nell’art. 20, riteniamo superflua e in contrasto con le esigenze di semplificazione l’ipotesi di adottare uno “specifico schema di certificazione su base regionale”, perché esistono già diversi schemi di certificazione a livello internazionale (BREAM, LEED ) e nazionale (ci sta lavorando ISPRA). Un nuovo schema di semplificazione sarebbe un ulteriore costo a carico delle imprese e pertanto sarebbe opportuno sostituire quanto indicato con la formula “anche concordando lo schema di certificazione da adottare per uniformare le valutazioni”.
Per quanto riguarda l’istituzione del fondo per il rischio idrogeologico, così come previsto all’art. 21, ne chiediamo lo stralcio. Alternativamente si potrebbe condividere l’istituzione del fondo, a condizione che vengano coinvolti i Comuni, per stabilire come utilizzarlo, oltre alla previsione di una norma che ne renda vincolato l’utilizzo sul territorio dove ha avuto origine, che confluisca nel fondo regionale solo qualora lo stesso non sia utilizzato. Resta intesa l’assoluta impossibilità di intervenire con edificazioni in zone ad alto rischio.
TITOLO III - INTERVENTI IN MATERIA AMBIENTALE
Si condivide l’obiettivo di insistere sul raggiungimento degli obiettivi di efficientamento energetico e di incentivazione delle FER. Resta da specificare la modalità con cui questi obiettivi si realizzeranno, per comprendere l’effettiva ricaduta sui Comuni delle disposizioni contenute nei diversi articoli, considerato anche il difficile stato della finanza locale descritto in premessa.
In relazione ai diversi aspetti che saranno regolamentati da successivi atti, è necessario prevedere un coinvolgimento dei Comuni nella fase della loro stesura.
All’art. 24, relativamente all’abrogazione della L.R. 52/82, resta da capire come i Comuni potranno provvedere alla acquisizione del canone d’uso per le servitù e per il mancato incasso delle sanzioni.
In particolare l’articolo 29 bis, proposto sempre nell’art. 24 del pdl, circoscrive un solo e specifico settore di livello regionale ed esclude tutte le reti di trasmissione nazionali e tutti gli altri settori che utilizzano reti interrate ed aeree. ANCI Lombardia, invece, ritiene che il tema debba essere affrontato complessivamente, regolamentando l’intero sistema delle reti,
Pag. 9 di 13 ovviamente escludendo quelle di esclusiva competenza nazionale. Pur comprendendo l’interesse generale della Regione, riteniamo che la potestà regolamentare sul tema sia di competenza delle Autonomie Locali, che dovranno tenere conto dei contenuti delle Linee guida di settore della Regione. Ricordiamo che, su questo specifico tema, Regione Lombardia, attraverso un tavolo tecnico composto da ANCI Lombardia, da UPL e dai rappresentanti dei principali operatori del settore, ha già definito le “LINEE GUIDA PER LA MANOMISSIONE E L’USO DEL SUOLO E SOTTOSUOLO”, che riguardano l’intero sistema delle reti interrate e aeree e che sono state divulgate agli Enti Locali, affinché gli stessi valutassero il loro recepimento e inserimento nei propri regolamenti. Inoltre ANCI Lombardia sta promuovendo un nuovo tavolo tecnico, che declini le Linee guida regionali e le traduca in un regolamento tipo da sottoporre alla valutazione dei Comuni e delle Province. Pertanto, riteniamo che sia più corretto che Regione Lombardia ufficializzi nella presente legge la precedente determinazione dirigenziale delle “Linee guida per l’uso e la manomissione del suolo e sottosuolo”, dando al tema una diversa e più pregnante importanza.
Sull’art. 25 riteniamo importantissimo che il Piano Regionale minerario debba essere redatto acquisendo il parere degli Enti Locali coinvolti.
In particolare, si intende porre l’accento sul bonus premiale, messo a disposizione di imprenditori che intervengono bonificando aree inquinate, proposto dall’art. 28. Pur comprendendo l’obiettivo di risolvere situazioni difficili e che rappresentano un costo pesante per gli interventi privati, ANCI Lombardia ribadisce quanto già espresso in occasione del dibattito sul pdl 133 “Piano casa”: si è contrari ad interventi che vengano fatti utilizzando la deroga agli strumenti di programmazione territoriale di cui una comunità si è dotata.
Inoltre, si ribadisce che eventuali bonus possano essere concessi sulla base di una autonoma decisione del Comune, che è l’unico soggetto con funzione di programmazione in materia edilizia ed urbanistica. Resta infine l’interrogativo circa la lettura possibile dell’intervento proposto che sostanzialmente premia chi ha inquinato, scaricando i relativi costi, anche in termini di maggior insediamento e quindi di più pesante infrastrutturazione, sulla collettività.
Pertanto, si chiede lo stralcio dell’articolo.
Malgrado quanto asserito nella nota esplicativa, l’art. 29, nell’introdurre misure di semplificazione per le autorizzazioni alle emissioni in atmosfera, non prevede le forme attraverso le quali la Regione possa mantenere ferme le garanzie di tutela della salute pubblica e dell’ambiente. Preoccupa che tutto si possa ridurre ad un innalzamento delle deroghe e delle soglie attualmente previste.
Pag. 10 di 13 TITOLO IV - INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Relativamente all’art. 33, si sottolinea l’importanza di molte opere compensative e la centralità delle richieste del Comune che riguardino aspetti strutturali del paesaggio e di ricucitura del territorio. Non si può eliminare la necessità di un confronto con le comunità interessate circa l’utilità e l’impatto dell’opera proposta. Anche in questo caso si praticherebbe un modello di decisione che non considera la democrazia locale.
Riteniamo corretto che le misure compensative debbano essere strettamente correlate all’impatto delle opere, ma non condividiamo la riduzione stabilita a priori senza tener conto dell’importanza dell’impatto dell’opera sul territorio.
TITOLO V - DIFFUSIONE BANDA ULTRA LARGA E GOVERNO SOTTOSUOLO TITOLO VI - SEMPLIFICAZIONE
Sicuramente è condivisibile l’obiettivo di diffusione di banda larga e di BUL in tutta la Regione, da una parte superando con decisione l’attuale digital divide che ancora interessa troppe realtà del territorio regionale e, dall’altra, attrezzando la Regione con l’infrastruttura che più di altre sarà determinante nei prossimi anni.
A proposito dell’art. 32, si ritiene sia importante definire la relazione tra il concetto di
“semplificazione degli interventi per la BUL” e l’obiettivo di “offrire un’adeguata copertura territoriale dei servizi, anche nelle zone territorialmente svantaggiate”. Infatti, l’integrazione delle zone territorialmente svantaggiate attraverso la BUL, in fibra ottica, prevede difficoltà di impatto maggiori rispetto alla banda larga (sia a livello tecnico che a livello di redditività dell’infrastruttura) e si ritiene che proprio questo abbia portato al permanere di zone territorialmente svantaggiate.
Diversi Comuni in questi anni hanno fatto in modo autonomo ciò che viene prospettato dalle norme in discussione, anticipando tempi e risorse, spesso nella più forte solitudine istituzionale. Proprio per questo si ritiene opportuno e necessario riconoscere un canone da parte di chiunque utilizzi infrastrutture pubbliche.
Riteniamo che la riduzione degli oneri istruttori incassati dagli Enti preposti all’istruttoria dei procedimenti ed alla autorizzazione di VIA e VAS non sia lo strumento più opportuno in questo momento di scarsità di risorse della P.A.
Pag. 11 di 13 Al contrario, sarebbe più opportuno attivare diverse forme di incentivazione per i casi maggiormente virtuosi.
Per quanto riguarda la costituzione dell’Ufficio PUGSS, si sottolinea come si tratti di una invasione della autonomia organizzativa dell’Ente. Bisognerebbe lasciare alla libera autonomia del Comune la decisione su come raggiungere gli obiettivi posti da una legislazione quadro regionale. Inoltre, rileviamo la grande difficoltà per molti piccoli Comuni di avere le risorse materiali, umane ed economiche, sufficienti e necessarie per ottemperare a quanto richiesto.
Le continue strette circa le risorse e le politiche del personale rendono di fatto impossibile rispondere agli obiettivi proposti. In particolare, la dimensione di 10.000 abitanti è troppo ridotta per farsi carico degli obiettivi posti dalla norma e il limite temporale troppo ravvicinato.
Proponiamo di elevare la dimensione demografica a 30.000 abitanti.
Il processo di gestione associata obbligatoria per i Comuni sotto i 5.000 abitanti riguarda anche le funzioni di urbanistica: in riferimento agli artt. 36-39, si propone che l’istituzione dell’ufficio unico per gli interventi del sottosuolo e l’istituzione e aggiornamento del catasto del sottosuolo rientrino tra le attività da svolgere in gestione associata, secondo le tempistiche previste dalla normativa e individuando risorse e incentivazioni adeguate per i Comuni.
Per raggiungere gli obiettivi è comunque necessario individuare piani formativi e risorse aggiuntive appositamente destinate, in particolare per:
1. Definizione e aggiornamento del Piano urbano generale dei servizi del sottosuolo (PUGSS) entro il 31 dicembre 2012 (art. 39);
2. Costituzione del catasto del sottosuolo (art. 41);
3. Atti generali di semplificazione e digitalizzazione (art. 45 e 46).
In particolare, riteniamo come la costituzione di un Catasto, la cui gestione debba essere in capo ai Comuni, rappresenti uno strumento importante per il razionale utilizzo del sottosuolo, garantendo un uso efficiente ed efficace della risorsa sottosuolo che è in capo agli organi territoriali comunali. Ciò potrà essere realizzato solo definendo risorse, sia per l’hardware sia per il software e per la formazione, oltre a linee guida condivise con i Comuni.
In particolare, sarebbe necessario specificare che i soggetti che gestiscono infrastrutture presenti nel sottosuolo debbano fornire tutte le informazioni concernenti i rapporti con i gestori della rete elettrica, telefonica, del gas, ecc., specificando i formati dei documenti.
Pag. 12 di 13 Per quanto riguarda gli artt. 42 e 43, ci si chiede se l’attuazione delle norme debba o meno contemplare la modifica dei regolamenti edilizi o l’adozione di forme di coordinamento tra enti locali. In questo caso è necessario il coinvolgimento dei Comuni.
Si ritiene che, per il raggiungimento degli obiettivi previsti dal pdl, prima di prevedere nuove iniziative, sarebbe opportuno dare piena attuazione agli accordi sugli SUAP, gli sportelli unici per le attività produttive, previsti dall’intesa sottoscritta da Regione Lombardia, Unioncamere Lombardia e ANCI Lombardia, soprattutto per quanto riguarda la formazione congiunta, che sicuramente deve coinvolgere il Personale degli enti locali.
Infine, ma non ultimo per importanza, si prende atto che l’art. 53 prevede il riordino ed il potenziamento di meccanismi e strumenti di monitoraggio e valutazione dei costi, dei rendiconti e dei risultati dell’attività svolta dalle amministrazioni pubbliche, a norma dell’art. 11 della legge n. 59/97, individuando livelli minimi di qualità dei servizi propri e di quelli erogati da enti o società dipendenti.
Il Patto prevede il coinvolgimento delle Camere di Commercio e delle associazioni di rappresentanza delle imprese e delle associazioni regionali di tutela degli utenti e dei consumatori; si ritiene debbano essere coinvolte anche le associazioni degli Enti locali.
Inoltre, si sottolinea la possibile sovrapposizione con la determinazione dei fabbisogni standard: definire la qualità dei servizi è un lavoro complesso, che ha bisogno di professionalità, dati e studi, che non sono in possesso attualmente né della Regione né delle associazioni.
Per questo, preliminarmente, si ribadisce la richiesta, già fatta in altre occasioni, che Regione Lombardia, sulla base dell’esperienza maturata da altre Regioni come l’Emilia Romagna, si doti di una struttura di raccolta ed elaborazione dei dati della finanza locale, in collaborazione con ANCI e di un osservatorio sulla finanza locale, propedeutico ad una seria valutazione delle criticità e delle possibilità di studi e simulazioni anche sulla virtuosità. La premialità va valutata nell’insieme dell’attività dell’Ente e non per singole funzioni e servizi.
Esprimiamo contrarietà per quanto riguarda l’art. 62, che attribuisce al Difensore regionale le competenze del Garante per l’infanzia e l’adolescenza, abrogando di fatto la legge regionale 6 del 30.3.2009, che istituiva tale figura. Si sottolinea come il tema della tutela dei minori necessiti di riferimenti precisi e di competenze in materia di diritti dell’infanzia. Prevedere la figura del Garante, che abbia la possibilità di esprimere pareri su atti normativi e di indirizzo riguardanti l'infanzia, l'adolescenza e la famiglia, su argomenti di competenza della Regione, delle Province e dei Comuni, segna inoltre un principio di decentramento territoriale.
Pag. 13 di 13 Si sottolinea che il Governo nazionale ha istituito la figura del Garante dell'infanzia nazionale, con funzioni di coordinamento dei Garanti regionali. Il Garante nazionale è stato nominato dai Presidenti della Camera e del Senato il 30 Novembre 2011, ai sensi della legge 12 luglio 2011, n. 112.
Il Presidente (Avv. Attilio Fontana)