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100 anni di storia, 100 anni di vita e dedizione

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Academic year: 2022

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Un traguardo importante che merita di essere festeggiato. Cominciamo con un numero speciale del nostro giornalino dedicato a questi primi 100 anni.

Iniziamo evidenziando la riconoscenza e la memoria.

Riconoscenza alla Divina Provvidenza che ha tenuto in piedi l’Istituto in tutti questi anni. Riconoscenza ai fratelli Berna, Pietro e Maria, che hanno avviato l’Istituto nella loro casa a inizio ‘900. Riconoscenza a Don Orione che ha accettato di dare continuità all’iniziativa dei fratelli Berna facendo un salto di fede (il nascente istituto non offriva solide garanzie).

Riconoscenza ai religiosi di Don Orione

(soprattutto a quelli delle prime ore) che hanno lavorato tanto, con grande dedizione e amore per i giovani.

Riconoscenza ai tanti ex allievi che hanno diffuso il buon nome del Berna e hanno restituito quanto ricevuto (come educazione e come competenze), alle realtà del territorio, alla società e alle famiglie che hanno costruito.

Riconoscenza alle aziende che hanno sostenuto l’Istituto e che offrendo stages, lavoro, ore di insegnamento e materiali hanno permesso vita e continuità al Berna.

Riconoscenza alle tante famiglie che ci hanno dato fiducia in tutti questi anni affidandoci i loro figli.

Riconoscenza ai benefattori che nel silenzio e nella discrezione ci hanno sostenuto con tante, tante piccole gocce.

L’anniversario è anche il momento per un consolidamento della consapevolezza della missione di questa Casa Orionina.

100 anni spesi nell’educazione dei giovani iniziata con un convitto dove i ragazzi vivevano dentro il Berna e si era una famiglia allargata.

La scuola, durante questa epoca di convitto, non era solo per rispettare l’"obbligo di alfabetizzazione", ma era soprattutto strumento di riscatto ed emancipazione per garantire futuro e indipendenza ai giovani convittori.

Una storia dedicata sempre

all’educazione tra mille avventure.

Il perno di questi 100 anni di vita è in questa straordinaria parola:

educare.

Giunti a questo punto di maturità, consolidare la consapevolezza

significa uno sguardo di riconoscenza, significa conoscenza della storia, ma soprattutto capacità di declinare la missione nell’oggi tra vecchie e nuove sfide.

Sfide nell’insegnamento: l’educatore non è l’insegnante, ma ogni insegnante può essere educatore. Vestire il ruolo educativo richiede propensione e preparazione.

Sfide nella sostenibilità: fare la carità è costoso.

Fare una scuola per gli ultimi è costoso.

Sfide per un’educazione adeguata. Cambi nelle famiglie, cambi nei giovani, cambi nelle interferenze tra tecnologie e vita richiedono un costante aggiornamento anche agli educatori stessi.

Sfide per destreggiarsi nelle leggi sempre più esigenti.

Festeggiare questo anniversario, in ultima

considerazione, può essere solo un appuntamento per festeggiare, oppure può essere un’occasione per passare ad un lavoro avanzato e completare la realizzare del mandato di S. Luigi Orione di crescere “buoni cristiani e onesti cittadini”.

100 anni di storia, 100 anni di vita e dedizione

Don Stefano Bortolato Direttore istituto Berna

Chiesetta di San Rocco - via Manin - 1921

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Gira ancora molto una notizia falsa (e un po’

tendenziosa), una narrazione del tutto negativa sulla città di Mestre: non è una città, una città invisibile, un agglomerato di case, una immensa periferia,

un dormitorio…

Piena, talora inconsapevole, superficialità:

affermazioni di questo tipo hanno cominciato a correre da quando la logica della costruzione della ‘Grande Venezia’

aveva riservato a Mestre il compito di dare comunque un tetto prima a chi era sfrattato, sfollato o aveva visto distrutta la propria casa dai bombardamenti e poi a quanti dalle vicine campagne o da varie parti d’Italia cercavano una residenza a Mestre, vicina alle fabbriche di Marghera e ai molti uffici pubblici di Venezia.

Questo divenne un alibi per un esercito di speculatori che distrussero quasi totalmente i ‘segni’ della storia che testimoniavano visivamente non solo l’esistenza ma la crescita, specie a cavallo tra Otto e Novecento di una città. Sparirono pezzi di mura del ‘castello’, furono cementificati fiumi e corsi d’acqua. Campi su cui da secoli si raccoglievano pannocchie o frumento o erano disseminati di viti e di alberi da frutta videro crescere

interi quartieri senza servizi con strade strettissime spesso senza marciapiedi, anonimi palazzoni sorsero sul terreno dei due parchi cittadini di villa Ponci e di villa Erizzo,

furono demolite quasi tutte le villette liberty che costeggiavano l’elegante viale Garibaldi tra il centro di Mestre e la frazione di Carpenedo, voluto dal sindaco Napoleone Ticozzi che aveva tratto ispirazione dai boulevards che aveva visto a Parigi durante una sua visita nel 1878…

Ma certi ‘segni’ della vita di una comunità di cittadini sono difficili da cancellare: così restano ancora ben visibili il Canal Salso e piazza Barche (che meriterebbero più attenzione per una giusta rivalutazione), forte Marghera e i forti del campo trincerato che testimoniano la centralità di Mestre nello scacchiere della difesa del confine orientale che ne fece una delle città più dinamiche nelle immediate retrovie del fronte durante la Grande Guerra del 1915-18. Le molte industrie che sorsero tra il Canal Salso e la ferrovia, le istituzioni educative come la grande scuola elementare intitolata a Edmondo De Amicis accanto alla torre dell’orologio (1903) e i due istituti educativi per gli orfani e l’infanzia: il San Gioacchino (1894) per bambine e ragazze, e il Berna (1921) per bambini e ragazzi.

Pietro Berna (1835-1919) appena trentenne, nel 1865, era già al vertice dell’amministrazione del Comune di Mestre, durante gli ultimi mesi della dominazione austriaca, dove si distinse per riuscire a ottenere, con un notevole risparmio di spesa, l’ampliamento dell’illuminazione notturna dell’area centrale della città, passando dall’uso del costoso olio di oliva a quello dell’olio minerale ottenuto dalle rocce di scisto.

Di professione farmacista fece sempre parte del gruppo cattolico-conservatore.

Era di sua proprietà la storica farmacia al ponte della Campana dove, nel 1878, venne murata una lapide a ricordo della battaglia della Sortita quando, il 27 ottobre

1848, un manipolo di ‘rivoluzionari’ usciti da forte Marghera sconfissero gli austriaci e li costrinsero a ritirarsi da Mestre, seppur per un solo giorno.

Fu ripetutamente sindaco di Mestre: dal 1882 al 1892, dal 1894 al 1899 (nel 1896 fu il primo a essere eletto dal consiglio comunale, in quanto in precedenza i sindaci erano di nomina regia) e infine dal 1907 al 1910 - in qualità di “prosindaco”, come disse lui stesso - in quanto, in consiglio comunale, liberal-conservatori e democratico-socialisti non riuscendo a trovare l’accordo su alcun nome si erano alla fine rivolti a lui quasi come a un nume tutelare.

Si deve soprattutto a lui se Mestre, dal 1906 poté disporre di un terreno dove sorse un ospedale intitolato al re Umberto I e inaugurato il 23 aprile 1906. Nell’arco di un paio d’anni ne riuscì a ottenere la costituzione in ente morale, acquistò l’area nella zona di Castelvecchio e ne fece subito dono al neonato ente, ne seguì i lavori e divenne il presidente del primo consiglio di amministrazione.

Due anni dopo, il 4 aprile 1908, all’interno del recinto dell’ospedale veniva inaugurata una chiesetta neogotica eretta grazie a una donazione di sua sorella, la maestra Maria.

Non era sposato, non aveva figli, la sua famiglia era tutta nel legame con quella sorella. E lei raccolse l’eredità di generosità e servizio verso la città del fratello favorendo la costituzione di un istituto che gli sarebbe poi stato intitolato.

Negli ultimi anni della sua vita Pietro e Maria avevano toccato con mano le conseguenze della guerra: in una Mestre bersagliata dai primi bombardamenti aerei

avevano visto passare, dopo Caporetto, colonne di famiglie ricche solo di poveri stracci e di bambini orfani.

Nel testamento Pietro lasciò indicazioni precise perché il suo patrimonio fosse messo a disposizione di quella massa di sofferenti. Scrisse infatti, rivolgendosi alla sorella Maria: “L’Istituto qui di San Gioacchino raccoglie fanciulle povere; fondiamo un San Gioacchino per fanciulli abbandonati, discoli, poveri.

Il nostro San Gioacchino non sarà ricovero completo tanto presto. Facciamolo e camminerà certo, perché le anime buone per le cose buone non mancano. Non è un’imposizione che ti faccio, è un consiglio, un desiderio che ti raccomando. Della sostanza che in te si concentra sei libera disporre come vorrai, solo amerei che tu assecondassi il mio desiderio.

Ed ora alcune indicazioni sull’Opera che io vagheggio.

Essa potrebbe avere sede nella nostra casa di abitazione utilizzando le adiacenze, da estendersi al caso, nell’annesso orto. Accenno a ciò perché di solito la difficoltà di comporre istituzioni è la residenza. Fondata la sede, iniziato il funzionamento anche in misura limitatissima, troverà la retta via per crescere e prosperare”.

Morto il fratello, Maria diede subito inizio all’Opera accogliendo nella sua casa, in via Manin, tre piccoli orfani. Aveva vissuto direttamente le difficoltà, specie dopo la ritirata di Caporetto, dei profughi, dei soldati sbandati e feriti, dei molti bambini spesso orfani e soli in quanto faceva parte di quel gruppo di donne della borghesia mestrina che si occuparono attivamente dell’assistenza fornendo vestiario, preparando cibo, aiutando i molti analfabeti a comunicare con i parenti lontani.

In particolare per questa continua opera, in quello che venne definito ‘il fronte interno’, al Comune di Mestre venne concessa dal Governo, nel 1921, la croce al merito di guerra.

Maria si trovò però impreparata ad avviare l’Opera:

chiese consiglio al suo confessore che si rivolse al vescovo di Treviso Giacinto Longhin (da poco proclamato beato), in quanto Mestre allora dipendeva dalla diocesi di Treviso, il quale prese contatto con un altro sant’uomo Gruppo con San Luigi Orione e Mons. Andrea Longhin.

Inaugurazione del Berna 1921

Villa Berna, 1922

L’istituto Berna nella città di Mestre

Sergio Barizza storicoDi Mestre

Maria Berna con tre orfani, 1919

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il cardinale Pietro La Fontaine perché in quello stesso periodo don Orione stava per prendere in gestione due orfanotrofi a Venezia: uno in Lista di Spagna (il ‘Manin’) e uno ai Gesuati presto denominato ‘agli Artigianelli’ in quanto oltre a ospitare gli orfani vi si insegnava loro un lavoro.

Fu così che Maria fu invitata a prendere contatto con don Orione che venne a Mestre a rendersi conto della situazione e accettò di cimentarsi nell’impresa.

E sul finire del 1919 Maria decise di mettere a sua disposizione “tutto il suo patrimonio, valutato in lire 400.000, per l’erezione di un istituto che raccolga ed educhi i fanciulli poveri con particolare riguardo agli orfani di guerra”.

In realtà, fin dall’inizio, l’istituto (collocato nella villa di proprietà dei Berna in via Manin) si caratterizzò quasi subito come una vera e propria scuola professionale.

Scriveva infatti il direttore don Carlo Sterpi al sindaco di Mestre Ugo Vallenari nell’invitarlo alla inaugurazione

programmata per il 12 giugno 1921 alla presenza del vescovo di Treviso monsignor Andrea Longhin..: “I fanciulli accolti saranno educati all’onesto vivere cristiano e civile.

Frequenteranno le scuole elementari pubbliche e poi saranno avviati ad un’arte remunerativa secondo le singole loro attitudini onde, cresciuti in età, possano guadagnarsi nella vita un pane onorato”.

Vallenari non si presentò: scrisse a don Sterpi che aveva scelto di non intervenire “per ragioni di

coerenza, dato il carattere confessionale dell’istituzione”

ma assicurava che “sarà sempre disposto a rendersi utile quando avrà avuto modo di constatare che il programma prefissosi verrà svolto nell’interesse comune senza preconcetti di carattere religioso”.

In quel 1921 già qualche fabbrica cominciava a sorgere a Marghera e molti giovani, negli anni seguenti e fino al secondo dopoguerra, avrebbero trovato in quell’istituto, intitolato al farmacista Pietro Berna, la possibilità di costruire la propria vita lavorativa.

“Prendersi cura è una vocazione, accompagnare le persone nella crescita per la propria realizzazione è una missione, non una semplice professione”.

Con questa convinzione che la formazione professionale sia strettamente legata al progetto educativo ho trovato in piena sintonia l’intero mondo della formazione professionale di ispirazione cattolica del Veneto. I risultati ne sono stati la conseguenza. Ottima preparazione, educazione e realizzazione dei percorsi di vita sia dei giovani discenti, che dei formatori che hanno creato non un istituto prestigioso, ma un ecosistema. La sfida sempre attuale è di uscire dal perimetro della scuola e permeare il tessuto sociale,

urbano, produttivo. Essere un tutt’uno nella comunità tra scuola, lavoro e vita. La tradizione del Berna, tra formazione professionale e istruzione è un punto di riferimento per le politiche regionali che sono a loro volta, grazie al contesto di grandissima qualità rappresentato in generale dal sistema unitario educativo del Veneto, riferimento nel paragone nazionale. 

L’Italia avrebbe tanto bisogno di mutuare questa felice risposta ai bisogni educativi e formativi dei giovani, capace di ridurre al minimo, rispettando i parlamentari europei, l’abbandono scolastico, in grado di far entrare nel mondo del lavoro i giovani dalla porta principale e di dare struttura a quegli studenti che vogliono proseguire gli studi.

La tradizione è la capacità di trasmettere, di portare il meglio del passato nel futuro, attraversando il presente e restando e contaminati in modo positivo. 

È anche la grande responsabilità di chi guida i processi, nella cosa pubblica, nella politica, nella comunità e nella scuola. Ringrazio Dio di avermi permesso di fare l’Assessore Regionale alle deleghe più belle tra quelle che una amministrazione regionale ha di competenza:

istruzione, formazione e lavoro. Ovvero la vita stessa,

della persona tra le persone, nella dimensione di comunità: la scuola, l’esperienza formativa, il lavoro.

E ringrazio di aver potuto conoscere il meglio della società, tra coloro che per missione, servizio e senso nobilissimo del dovere, educano, formano, guidano i più giovani in un percorso che poggia su principi, valori e condivisione. 

La strada percorsa insieme è stata lunga e feconda, per Voi, per la città di Mestre, per i tanti che attraverso il Berna hanno costruito la propria vita di relazione professionale. 

Che sia lunga la strada ancora e ricca di tappe fondamentali.

Palazzo Balbi sede della Giunta Regionale Pietro e Maria Berna

Il Berna nuovo nel 1958

Istituto Berna, palazzina SFP, 2018

La tradizione del Berna è un punto di riferimento per le politiche regionali

Elena Donazzan assessore regionaleall’istruzione, ForMazione, lavoroe Pari oPPortunità

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Festeggiare un anniversario è sempre occasione per tracciare un bilancio di quanto è stato fatto e stabilire gli obiettivi da raggiungere per gli anni a venire. Se poi si tratta del centesimo anno di attività

di un Istituto scolastico come il Berna di Mestre allora il plauso e la soddisfazione di tutta la Città di Venezia sono solo il preambolo di un sincero grazie per il lavoro di tantissime persone che hanno consentito il raggiungimento di questo traguardo.

L’anniversario che cade proprio nello stesso anno in cui Venezia celebra il 1600° anniversario dalla sua fondazione rappresenta non solo una storia di successo della nostra città, ma è anche un esempio

di generosità grazie al Commendatore Pietro Berna che lasciò i suoi beni immobili a favore della gioventù più bisognosa di Mestre.

Una storia che, anno dopo anno, ha saputo rinnovarsi senza dimenticare di restare ancorata sui solidi insegnamenti di San Luigi Orione, e ha formato, cristianamente, generazioni e generazioni di giovani.

Il vostro è un esempio di tenacia, passione e dedizione per tutti noi. Ancora Grazie e vi auguro che questo importante anniversario sia l’occasione per guardare al futuro e, nonostante il periodo difficile che stiamo vivendo, farlo con fiducia e speranza.

“Formare onesti cittadini e buoni cristiani”. Queste le parole che San Luigi Orione ha sempre ripetuto e che hanno continuato a ispirare coloro che si sono rifatti alla sua figura.

Questo, né più né meno, l’obiettivo che si pone l’Istituto Berna, una realtà fondamentale per la nostra comunità non solo dal punto di vista formativo, ma anche culturale.

Perché essere “onesti cittadini” significa essere parte integrante di una società che evolve verso il bene. Inoltre, le salde radici cristiane e il fondamento nella Dottrina Sociale della Chiesa aiutano ad aprirsi all’altro, al prossimo, ad ascoltarlo, a capirne necessità,

inclinazioni ed idee. Significa aiutarlo a mettere a frutto i suoi talenti!

Tutto questo insegna l’istituto Berna ai nostri futuri cittadini, sin dalla prima infanzia.

Gli studenti del Berna hanno la fortuna di frequentare aule, corridoi e palestre che hanno fatto la storia della nostra Città, all’insegna di un metodo educativo di grande efficacia e di un sistema di valori unico e prezioso.

Un grandissimo ringraziamento a dirigenti e docenti dell’Istituto Berna, perché, giorno dopo giorno, goccia dopo goccia, lavorano per formare

“buoni cittadini”.

A tutti i ragazzi che oggi frequentano le classi del Berna e a tutti quelli che le frequenteranno arrivi il mio più sincero augurio di “buon cammino”!

Buon anniversario, Berna!

Ca’ Farsetti sede del Consiglio Comunale Municipio di Mestre

Un esempio di tenacia, passione e dedizione per tutti noi

Luigi Brugnaro sinDacoDi venezia Simone Venturini assessore coMunalealla coesione sociale, PoliticheDi resiDenza, sviluPPo econoMico, lavoro, turisMo

Formare onesti cittadini e buoni cristiani

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Nelle parole di William Butler Yeats si cela il cuore della sfida educativa dell’Istituto “Berna” di Mestre, che quest’anno celebra il centenario dalla nascita.

Secondo il modello pedagogico del fondatore, San Luigi Orione, la formazione professionale e umana dei giovani avviene mediante lo sviluppo della dimensione culturale, sociale e morale. Alla centralità della persona si aggiunge, poi, un forte legame con il territorio e il suo tessuto produttivo. I percorsi triennali del “Berna” in ambito estetico, meccanico, elettrico e della ristorazione si rivolgono direttamente al mondo del lavoro. Un mercato in continua evoluzione, chiamato a reggere

equilibri sempre più delicati tra domanda e offerta, tra formazione e profili richiesti.

È noto, del resto, che le imprese riscontrino difficoltà crescenti nel reperimento di alcune figure. Secondo il Rapporto Statistico regionale del 2019, il fenomeno riguarderebbe soprattutto le categorie intellettuali e tecniche, artigiani e operai specializzati.

Dalle elaborazioni dell’Ufficio di Statistica del Veneto su dati Istat, emerge poi che l’83,6%

dei diplomati tecnici e l’81,2% dei diplomati professionali è inserito nel mercato del lavoro.

Eppure, soltanto il 37% dei ragazzi frequenta un istituto tecnico e il 21% un istituto professionale, mentre il 42% sceglie un liceo.

Questi dati dimostrano che per le imprese è fondamentale trovare nei giovani candidati una preparazione tecnico/pratica direttamente spendibile. Un aspetto che il “Berna” incoraggia attraverso gli stage aziendali e l’applicazione del sistema duale, ovvero l’alternanza scuola-lavoro, per gli iscritti al quarto anno.

Per tali motivi l’Istituto rappresenta un modello

virtuoso nel nostro territorio, dove convivono grandi e piccole aziende che producono un fatturato di circa 45 miliardi di euro e presentano

un indice di esportazione del 39%. Un tessuto produttivo estremamente vivace, nato dall’intraprendenza di donne e uomini mossi dalla passione per il saper fare.

Alla scuola, principale agenzia educativa insieme alla famiglia, spetta il compito di contribuire non solo alla formazione dei giovani, ma anche allo sviluppo delle loro inclinazioni e alla valorizzazione dei loro talenti. È così che ogni ragazzo potrà “accendere un incendio” dando il proprio apporto al progresso della società.

Non è un caso se il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza assegna alla Missione Istruzione e Ricerca oltre 30 miliardi di euro. Una somma cospicua che servirà, ad esempio, a colmare il gap di competenze di base, a sostenere le attività laboratoriali e a combattere l’abbandono scolastico. Il PNRR prevede, inoltre, una riforma dell’orientamento che valorizzerà l’istruzione tecnico-professionale. Ambito strategico, come abbiamo visto, da implementare anche attraverso un potenziamento delle connessioni con le imprese nei territori.

Il centenario dell’Istituto “Berna” ricorre, dunque, in una fase dal potenziale enorme per il nostro Paese. Non possiamo lasciarci sfuggire la straordinaria opportunità che ci viene offerta: lo dobbiamo ai nostri figli.

In loro continueremo ad investire con la fiducia e l’amore dei quali don Orione è stato chiaro testimone.

Il futuro dei giovani è nelle nostre mani e i giovani sono il nostro futuro.

Da un secolo, la storia dell’istituto Berna si

intreccia alla storia di Mestre e di tutta la vasta area metropolitana veneziana. In realtà, la vicenda della famiglia Berna, in particolare di Pietro e

Maria, i fondatori dell’istituto inaugurato il 12 giugno 1921, è legata alla città già da molto prima. Residenti nella villa di famiglia posta nel cuore di Mestre, in via Manin, che diverrà la prima sede dell’istituto (oggi la villa è scomparsa, abbattuta quando uno scriteriato sviluppo urbanistico lo impose per farvi passare una strada, l’attuale via Einaudi), i Berna contribuirono alla crescita della città ottocentesca. È il periodo nel quale Mestre diventò una vera cittadina, equilibrata nelle

diverse componenti urbane, capace di proiettarsi nel futuro, nel Novecento, serbando presenze storiche e, insieme, dotandosi di infrastrutture e servizi moderni (il tram, l’acquedotto, l’ospedale, l’illuminazione ecc.). Fu l’ultima Mestre autonoma, innovativa e lungimirante, prima che, nel 1926, venisse declassata a frazione del più grande e neocostituito comune di Venezia.

Di quella città in evoluzione, Pietro Berna, titolare di una farmacia in centro (l’attuale farmacia Zannini), fu sindaco per tre volte (1882-1892, 1894-1899, 1907- 1910) accompagnandola saggiamente nel ventesimo secolo. Attiva nella vita civile fu sempre anche Maria, generosa e impegnata crocerossina e soprattutto, con il fratello, ideatrice e prima realizzatrice del progetto che diventerà l’istituto, infine consegnato alla congregazione di Don Luigi Orione che la svilupperà ulteriormente, trasferendola nell’attuale sede di via Bissuola (inaugurata nel 1958 dal cardinale Angelo Roncalli, patriarca di Venezia e futuro papa Giovanni XXIII).

L’idea originale, poi perfezionata nel tempo, era, insieme, antica e nuova: prendersi cura dei ragazzi e

delle ragazze senza nessuno, a cominciare dagli orfani di guerra (della Prima, 1915-1918): una cura appunto antica, che impegna gli adulti e le comunità che

intendono riparare i guasti, i lutti, i vuoti aperti dalla più arcaica delle tragedie e da ogni altro dramma sociale o umano.

Insieme, però, i Berna pensavano anche al tempo nuovo e ai problemi nuovi che avevano di fronte. Coglievano la centralità della funzione educativa e la necessità di avviare i giovani ad attività professionali non solo manuali, esigenza che avvertiva anche la moderna società industriale che nel contesto veneziano andava prendendo forma, con la nascita del polo industriale e portuale di Porto Marghera.

Bisognava quindi preparare a “un lavoro che fosse il risultato di uno studio, di un’applicazione seria, di una meritata conquista” come dirà il patriarca successore di Roncalli, il cardinale Urbani, commemorando Don Orione nel ventennale della morte e festeggiando, al contempo, il riconoscimento del ministero della Pubblica Istruzione che aveva conferito nel 1959 all’Istituto Berna il diploma di prima classe e la medaglia d’oro dei Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell’Arte.

Da allora, continuamente aggiornando l’intuizione dei Berna e tuttora ispirandosi alla lezione di Don Orione, l’istituto ha proseguito la propria evoluzione, aggiornando gli insegnamenti, potenziando gli strumenti didattici ed educativi, le strutture, gli spazi, calibrando il rapporto con il mercato del lavoro e la complessità dell’approccio educativo e mantenendo e approfondendo il legame con la città, seguendone i mutamenti e accompagnandone ulteriormente la crescita. È un dono, un lascito prezioso, un progetto impegnativo e avvincente, la presenza del Berna fra noi, in questa città che soprattutto di progetti e di guide ha bisogno.

Vincenzo Marinese PresiDenteDi conFinDustria veneziaareaMetroPolitanaDi veneziae rovigo

“La scuola non è riempire un secchio, ma accendere un incendio”

Gianfranco Bettin consigliere coMunale

L’istituto Berna a Mestre: un dono e un progetto

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Sono entrato per la prima volta al Berna, in Via Manin, nel 1959 per frequentare la scuola tecnica ovvero il biennio che mi dava il diploma sufficiente per insegnare nella scuola di avviamento

professionale.

Durante il periodo di studio facevo anche l’assistente ad un gruppo di 75 ragazzi interni.

Ho cominciato a documentarmi sulla storia del Berna leggendo in particolare quanto scritto da Don Attilio Piccardo relativo ai suoi 15 anni come direttore al Berna.

Pietro e Maria hanno lasciato quanto avevano a Don Orione per la formazione dei giovani e per questo noi dobbiamo sempre ricordarli.

Nel 1959 c’era solo la Villa Berna e l’Istituto; le officine erano già fuori servizio a causa del piano regolatore che con via Einaudi isolava le officine passando in mezzo al cortile.

L’8 settembre 1943 Don Piccardo comperava il terreno in via Bissuola, dove ci troviamo attualmente.

Nel 1955 si iniziò la costruzione del nuovo Berna.

Nel 1957 fecero l’ingresso gli alunni e nel 1958 si fece ufficialmente l’inaugurazione. C’era la scuola di avviamento professionale, la scuola tecnica, i corsi di meccanici generici e saldatori.

I 75 allievi interni al mattino partivano da Via Manin a piedi per Via Bissuola; a mezzogiorno ritornavano in via Manin per il pranzo e al pomeriggio studio.

Dopo qualche anno, il direttore Don Bariani, fece in modo che gli alunni interni rimanessero in via Bissuola anche per il pranzo.

Gli alunni erano circa 600. Tanti venivano dalla periferia di Mestre: Mirano, Portogruaro, Scorze’, Oriago... oltre a quelli del Comune di Venezia.

Per gli alunni esterni c’era la possibilità di scaldare i loro pentolini e mangiare in refettorio.

Il gruppo di ragazzi interni erano quasi tutti orfani ed avevano tanta voglia di imparare e tanti, che ricordo con piacere, si sono poi realizzati bene.

Nel 1966 è stato inaugurato il nuovo istituto per ragazzi interni.

Quando sono ritornato al Berna nel 1968, per frequentare l’Istituto tecnico, gli interni erano 150 dei quali circa metà orfani di lavoratori. L’Istituto tecnico per metalmeccanici di 5 anni dava un diploma.

Nel 1963 la scuola di avviamento

professionale cessava e subentrava la scuola media unica.

Il centro di addestramento professionale comprendeva meccanici, saldatori e disegnatori meccanici.

Negli anni ‘70 abbiamo avuto vari corsi brevi di saldatori per il cantiere navale Breda.

Al mattino si facevano quattro ore di teoria, mentre al pomeriggio quattro ore di saldatura. Erano gruppi di

Il laboratorio, 1974 Fratel Renzo in aula, 1992

25 operai. Ogni mese 5 saldatori facevano pratica in cantiere.

Per un ventennio abbiamo avuto un corso triennale per gli analisti biologico-clinici, i quali poi

frequentavano esternamente il quarto e il quinto anno per diventare infermieri.

Ho avuto la fortuna di rimanere tanti anni al Berna per volere dei superiori, e così ho fatto tante esperienze e conoscenze di alunni e aziende nell’ambiente. A contatto con i datori di lavoro in tante officine ho avuto la possibilità di collocare tantissimi allievi ed oggi li trovo realizzati e contenti e si sono formate delle buone famiglie. Quando si ha un buon posto di lavoro si lavora volentieri, si realizzano tante cose e si vive anche moralmente bene. Oggi abbiamo bisogno di persone, di famiglie così.

Ho trascorso una vita a fare scuola al Berna e sono molto orgoglioso e contento perché ne vedo continuamente i risultati.

Quando ringrazio gli offerenti per il giornalino spesso mi dicono: “ sono io che devo ringraziare il Berna per quello che mi ha dato e se mi sono realizzato devo solo dire grazie a questa scuola, grazie a Don Orione.... mi avete insegnato a vivere bene”. E quanti ex allievi in questi 100 anni si sono messi in proprio realizzando piccole e medie imprese e ne vanno fieri.

Nei raduni annuali degli ex allievi, tanti ci tengono a manifestare il loro amore e riconoscenza al Berna.

In questi 100 anni del Berna sono usciti anche professionisti preparati, imprenditori, professori e tecnici nei vari settori.

Dopo i corsi per meccanici, scuola tecnica, istituto tecnico, scuola media, si sono aggiunti i corsi per elettricisti, motoristi, alberghiero con relative attrezzature e laboratori. Ultima giunta è stata la scuola elementare.

Così siamo riusciti a realizzare quello che voleva Don Orione:“ Buoni cristiani e onesti cittadini che si guadagnano onestamente il pane”.

La mia vita al Berna

Fratel Renzo Zoccarato

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Arrivai all’istituto Berna nel 1984, proveniente dal seminario di Campocroce.

Il Provinciale Don Mario Bai mi aveva assegnato il ruolo di Direttore per il triennio 1984-87.

La Scuola Media e il Centro Professionale erano in quel periodo due attività già ben collaudate. Posso dire che furono anni di intenso lavoro educativo. Fortunatamente la comunità religiosa era numerosa e ben integrata.

Ognuno aveva un ruolo preciso. Don Velo si dedicava all’economia, Don Pangrazi era un insegnate di provata qualità, Don Omenetto si ingegnava come professore di educazione fisica e poi c’era una bella schiera di insegnanti laici.

Al CFP fungevano da pilastri Don Puppin e Fratel Zoccarato con il contributo di Don Tombacco che faceva la spola dalla sua comunità di Venezia.

A dirigere il Centro era Don Battistella, a cui non mancava un buon grado di creatività che a volte rasentava l’improvvisazione.

Il prete novello Don Mercanti, oltre ad avere il ruolo di animatore spirituale, era sempre in mezzo ai ragazzi per rispondere ai bisogni più pratici e immediati.

Il doposcuola pomeridiano con le attività ricreative per i ragazzi delle medie costituiva un fiore all’occhiello molto apprezzato dalle famiglie.

La presenza di tanti religiosi nel pieno delle loro energie è stato senz’altro un elemento importante per garantire alla gioventù di quegli anni un’ottima formazione scolastica e religiosa. In questo senso fu di grande valore anche il periodo delle vacanze estive trascorse sull’altopiano di Asiago, nella storica casa orionina di Gallio. In inverno invece era particolarmente attesa la settimana bianca, nel corso della quale professori ed alunni diventavano un’unica grande famiglia.

Dopo questa prima esperienza, fui chiamato a dirigere

il Berna in un secondo breve periodo nell’anno scolastico 2002-2003. Trovai l’istituto molto cambiato. I religiosi erano in numero minore e gli

insegnanti laici avevano preso in mano la responsabilità del settore scolastico. Era sorta una bella palestra e soprattutto si era avviata la scuola elementare.

Posso dire che entrambe i periodi, ognuno in modo diverso, hanno costituito

momenti belli e significativi ed hanno segnato tappe importanti del mio servizio sacerdotale in mezzo alla gioventù.

Lieto di rendermi partecipe della festa commemorativa per il centenario dell’attività educativo-scolastica e professionale del caro Istituto Berna nel quale, a vario titolo, sono stato operativo per 12 anni, sento che la mia prima parola non può che essere quella di un cordialissimo grande augurio perché detta apprezzata istituzione continui nel tempo a godere di quella stima e ricerca di domanda che le ha consentito di raggiungere il bel traguardo del secolo. Cento anni sono tanti e tuttavia mi piace considerarli come una “porta/finestra” sempre aperta e disponibile a nuove accoglienze per percorsi formativi grazie ai quali chi ne fa domanda possa inserirsi, poi, dignitosamente e ben preparato nel mondo del lavoro.

Per indicazione dei miei Superiori sono approdato al Berna all’avvio dell’anno scolastico del 1981 ricevendo l’incarico di insegnante di cultura generale e cultura religiosa (oggi:

etica) nel settore dei meccanici: cinque classi con oltre 100 allievi con i quali ho cercato subito di rapportarmi con cordialità ed opportuna fermezza nell’esigere serietà ed impegno nell’attenzione scolastica e professionale.

Fresco di preparazione personale, come insegnante sono (come si suol dire) partito in quarta, salvo poi rendermi ben presto conto di aver innestato una marcia non adeguata perché troppo esigente per ragazzi di quell’età e poco inclini allo studio. Cambiato, pertanto, il ritmo e adeguandomi alle loro effettive capacità, nel complesso tutto è andato per il meglio riuscendo anche ad accattivarmi la loro simpatia e il loro interesse educativo.

Divenuto dapprima Direttore del solo CFP (1986) e successivamente di tutto l’Istituto (1987) mi sono subito reso conto della complessità dell’istituzione e, di fronte alla responsabilità affidatami - condivisa con i confratelli ed insegnanti tutti dai nomi tuttora molto cari - mi sono messo nella disponibilità dell’ascolto curando con attenzione le molteplici relazioni personali onde favorire un costruttivo clima collaborativo utile al bene dell’Istituto

stesso chiamato, proprio in quegli anni, ad innovazioni e cambiamenti di varia natura.

A tal proposito, ricordo la crisi delle iscrizioni alle medie inferiori, il riavvio dei corsi di sostegno per insegnanti destinati al supporto degli allievi disabili, la chiusura dei corsi per analisti chimici sostituiti, però, dall’ampliamento dei settori meccanico ed elettrico. Ricordo ancora l’avvio sperimentale del settore handicap, l’avvio dei corsi serali di riqualificazione e aggiornamento professionale di tanti operai e… non solo. E poi, la preoccupazione di una manutenzione continua delle strutture arrivando alla costruzione della nuova palestra con l’intento, tra l’altro, di aprirci al territorio per offrirgli la possibilità di un più accurato servizio ludico-sportivo.

Come non ricordare, infine, i molti timori condivisi anche con la federazione FICIAP generati dalla relazione con il governo regionale che paventava, sulla base di una generalizzata riforma scolastica, la possibile chiusura dei vari CFP regionali e convenzionati.

Luci ed ombre, dunque, che hanno accompagnato quel mio bel brano di vita sostenendomi nel positivo interscambio relazionale con i molti insegnanti ed operatori sempre ben disposti, in linea di massima, nel dare il meglio di se stessi pur esigendo il rispetto contrattuale del lavoro.

Positivo è anche il ricordo di tanti genitori che, preoccupati per il futuro dei loro figli, si rendevano presenti e partecipi anche in iniziative parascolastiche di diversa natura.

Da ultimo, a conferma di quanto ho cercato di richiamare in termini di valore e di significato, non può mancare un accenno affettuoso e cordiale ai sempre ben frequentati raduni annuali degli ex-allievi che, con fierezza di appartenenza, frequentavano la loro festa annuale nella seconda domenica dopo Pasqua, domenica in Albis.

Questo è il mio Berna che conservo vivo nella memoria e che, pur a distanza di anni, torna di frequente ad essere, per me, oggetto di richiamo e di cordiale ricordo.

Cottolengo - Milano

I religiosi garanzia di un’ottima formazione

Don Diego Lorenzi 1984-1987 / 2002-2003

Questo è il mio Berna che conservo vivo nella memoria

Don Nello Tombacco 1987-1993

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Sono arrivato all’Istituto Berna di Mestre nell’ottobre del 1993 succedendo a Don Nello Tombacco. Per me si è trattato di un ritorno: avevo già trascorso due anni come educatore della Scuola Media,

insegnante del C.F.P. (che a quel tempo si chiamava ancora C.A.P.) e segretario per alcuni periodi (erano gli anni 1969-71).

Arrivavo dal Canton Ticino da Lopagno, a circa trenta Km dal confine di Chiasso, dove ero Vice-Direttore ed Economo, oltre che responsabile del foyer, cioè dei locali del laboratorio occupazionale protetto.

A Lopagno ho trascorso due anni con il Direttore Don Diego Lorenzi (già direttore e preside della Scuola Media negli anni 1984-87. Sarebbe poi tornato a Mestre come Direttore nel 2002-03).

Come avevo trovato il Berna? Cambiato? Pur non avendo mai perso i contatti con il Berna in questi anni (durante più estati ero venuto al Berna per le iscrizioni alle classi della Scuola Media, del CFP e dell’ITI ed ero stato anche a Chirignago negli anni dal 1976 al 1982, come Insegnante nei Corsi per Invalidi Civili, e poi negli anni 2002-08 come Direttore): ho trovato il Berna inserito come un tempo nel territorio mestrino, come Scuola media, come Centro di Formazione Professionale, come luogo dove trovarsi per incontri o per corsi scolastici e sportivi.

Direi che l’identità del Berna in Mestre è soprattutto come Centro Scolastico: oltre alla nostra Scuola media e al C.F.P., avevamo in quegli anni il Corso Biennale di Specializzazione Polivalente (Insegnanti di sostegno), ospitavamo il Centro Pedagogico “Ugo Foscolo” (corsi per scuola magistrale e per assistente di comunità infantile, sezioni serali e festive). Utilizzavamo alcune delle nostre aule anche l’Università del Tempo libero con corsi di storia delle religioni, paleontologia, inglese, francese, storia dell’arte, maestri del pensiero, sociologia, medicina, biologia e geologia.

Al Berna diversi organizzatori venivano a chiedere aule, per corsi organizzati, ma di breve durata, la Confcommercio, la Confesercenti, il Collegio dei periti,

l’Ordine degli Architetti.

C’era già, però, la necessità di rivedere la nostra presenza come Centro di Formazione Professionale, in base alla legge sul

prolungamento della Scuola dell’obbligo a 16 anni: ci saremmo preparati con la solita competenza e serietà anche a quello che la scuola ci avrebbe chiesto per essere sempre più Veneziani con i Veneziani, come voleva Don Orione, e direi ora più Europei con gli Europei”.

Con il nuovo anno scolastico 1994- 95 potevamo contare 95 alunni della Scuola Media e circa 300 del Centro di Formazione Professionale: nonostante il periodo di crisi per tutte le scuole, il “Berna” reggeva abbastanza bene.

Il Centro di Formazione Professionale, si presentava con una novità: scompariva dopo 22 anni il corso per Analisti Chimici Biologici; nel contempo iniziava un Corso per Addetti alla vendita, per giovani di età superiore ai 18 anni già diplomati: questo Corso, rivolto a giovani non occupati era il segno di un nuovo stile del Berna, che si avvicina ai problemi, in questo caso lavorativi, per poterli risolvere con competenza, per giovani ai primi Corsi dopo la Scuola Media o diplomati in cerca di lavoro.

Durante questo periodo potemmo celebrare il 75^

“compleanno” dell’Istituto, nato, appunto, il 12 giugno 1921, 75 anni prima.

La sede di via Bissuola, emigrata da Via Manin in Centro a Mestre, occupa attualmente un’area di quasi tre ettari e si compone di tre ampi edifici, moderni e funzionali, perché costruiti per lo scopo cui sono destinati. Uno, inaugurato nel 1957, ospita il Centro di Formazione Professionale; il secondo edificato nel 1965, come convitto è ora sede della Scuola Elementare

e Media e del Pensionato studentesco;

il terzo, la nuova palestra, che si erge squadrata e massiccia a proteggere lo spazio destinato ai giochi.

Sono passati 100 anni da quel luminoso giorno d’estate, ma non ci sono rughe sul volto del Berna, perché l’impegno di quanti, Religiosi, Insegnanti ed Educatori hanno lavorato per il bene degli oltre diecimila giovani di Mestre e dintorni, ha mantenuto vivo e forte lo spirito di servizio, ispirato all’amore cristiano, dal quale la Signorina Berna e Don Orione hanno dato inizio alla sua vita.

La comunità religiosa e gli ex-allievi desiderarono, per commemorare in maniera solenne il 75° di fondazione del Berna, curare una pubblicazione con dati storici e molte fotografie, allo scopo di divulgare alla città di Mestre l’opera educativa e sociale dell’Istituto.

Venne a proposito l’anno 1996, Anno Europeo della Istruzione e della Formazione lungo tutto l’arco della vita.

A questo proposito, pur mantenendo le sue caratteristiche di formazione da base e/o di primo livello, rivolta a giovani in uscita dalla scuola dell’obbligo, l’attività del Centro di Formazione da alcuni anni continuava ad ampliare nell’area della

“Formazione Continua”.

Con l’utilizzo dei finanziamenti comunitari (Fondo Sociale Europeo) o di finanziamenti privati, si sono realizzati interessanti interventi formativi di riqualificazione o di aggiornamento, su diverse aree tecniche, per adulti in stato di occupazione.

Tra gli altri sono stati svolti Corsi di Operatori CAD- CAM, per la Gestione del progetto e del prodotto di qualità, Corsi sulle tecniche di vendita per commessi e per Capi Negozio e sul conseguimento della

certificazione sulla saldatura, altri di Informatica di base o di Office Automation. Poi sono iniziati dei Corsi per Tecnici addetti alla progettazione e disegno navale, per Tecnici addetti alla contabilità di lavori a preventivo e consuntivo (cantieri edili), per Addetti ai servizi di cucina o Corsi sulla sicurezza per Imprese artigiane.

Una nuova esperienza finanziata dal Fondo Sociale Europeo, rivolta a giovani disoccupati in situazione di disagio sociale all’inizio di gennaio 1998 è stato il Corso di formazione per “Addetto ai servizi di cucina”, con l’obiettivo di acquisire competenze nel campo della ristorazione.

La “nuova formazione” con la proposta di creare nuove figure professionali è stata subito accolta dal CFP del Berna e nel settembre 1998 ha iniziato diversi corsi, approvati dalla Regione Veneto: Corsi per disoccupati per Addetto alla vendita nella grande distribuzione (rivolto a donne non occupate), per Addetto alle preparazioni alimentari (per giovani in disagio sociale), 10 Corsi per Formazione alle tecniche di vendita, per

Addetto alla progettazione navale, per Addetti alla progettazione e alla produzione con sistemi CAD/CAM e con M.U. a C.N.C. nel settore occhialeria a Longarone (BL), per Tecnico Addetto alla progettazione meccanica mediante sistemi CAD.

Con l’obiettivo 2 del Fondo Sociale Europeo vengono spostati sul FSE tre dei Corsi dopo la prima qualificazione: Corso biennale Operatori addetti all’Assistenza domiciliare (riconosciuto dal Ministero del Lavoro, rivolto a donne non occupate), nelle ore pomeridiane sono iniziati Corsi rivolti a lavoratori per certificarli nella saldatura, per Operatori di macchine utensili a controllo numerico, per Operatori CAD-CAM e per Operatori CAD per la formazione sulle tecnologie e metodologie informatiche per l’organizzazione aziendale.

Nel gennaio 1999 sono iniziati: Corso per Tecnico progettista di software multimediale, per Tecnico della Comunicazione e del marketing turistico, Corso per addetto alla gestione di sistemi automatizzati utilizzanti controllori programmabili, per occupati. Queste iniziative hanno richiesto uno sforzo di conversione degli operatori che divengono progettisti, coordinatori, tutor.

Un nostro Superiore, durante una visita alla Comunità religiosa ha lasciato detto: “La scuola che costituisce la vostra fatica e la vostra passione sta diventando ultimamente anche una grande preoccupazione. E anche se il futuro è difficile da prevedere a causa di fattori che esulano dalle nostre possibilità, c’è in tutti voi lo sforzo di continuare una missione che si rivela sempre più impegnativa. In nessuno di voi è emerso un cenno di dichiarare concluso un capitolo della storia del Berna.”

Don Orione Bergamo

Luogo dove trovarsi per incontri e corsi scolastici e sportivi

Don Oreste Maiolini 1993-1999

(10)

Dei dodici anni trascorsi all’Istituto Berna di Mestre (1990-2002) la cosa che più mi ricordo e che ha segnato la mia vita è stato l’incontro con tantissime persone: i ragazzi/e della scuola, le loro

famiglie, gli insegnanti, gli ex allievi e soprattutto la comunità religiosa dei sacerdoti.

Ho vissuto l’esperienza di vivere in una grande famiglia con serenità e tanto entusiasmo, soprattutto nei primi anni come preside della scuola media, mi sono avvicinato a tanti nostri alunni che avevano bisogno di essere aiutati, ascoltati e capiti. Le difficoltà incontrate si risolvevano abbastanza facilmente perché il desiderio degli insegnanti e dei genitori

era di realizzare il progetto educativo di Don Orione:

“quello cristiano-paterno”.

Tra gli insegnanti della scuola media a me molto cari voglio ricordare la professoressa Giuseppina Salmistraro, da lei ho ricevuto sempre tanto

entusiasmo... vi ricordate i saggi scolastici e la passione che ci metteva? Questa passione l’ho sempre trovata in tutto il corpo docenti. Negli anni trascorsi alla formazione professionale con ragazzi più grandi si è ripetuta questa esperienza educativa di grande umanità e anche qui vorrei citare una persona fra tutte: Fratel Renzo Zoccarato che ha sempre fatto risplendere l’istituto Berna in tutte le aziende dove portava i nostri ragazzi per gli stages.

Mi domando: “che cosa rimane ancora da dire come augurio di questi cento anni di vita, da quando don Orione nel 1921 inaugurò questo grande istituto?”

Una sola cosa... non possiamo venire meno nel compito così importante dell’educazione della gioventù cercando di donare a tutti indistintamente quell’apertura di cuore e di mente che Don Orione ha saputo dare ad ogni persona che incontrava.

Era la vigilia della festa del Redentore del 2003, mi trovavo sul vaporetto che stava solcando il canale della Giudecca, quando mi suonò il cellulare. Risposi.

Dall’altra parte la voce del Provinciale che mi chiedeva se ero a Milano; dissi che mi trovavo nella città lagunare, per la festa del Redentore, assieme ad un gruppo di giovani dell’oratorio di Milano, ove mi trovavo da 8 anni. Capii subito che non era una telefonata di routine… infatti di lì a qualche giorno, dopo il mio rientro a Milano, volle incontrarmi per chiedermi di trasferirmi al Berna di Mestre.

Conoscevo questa realtà scolastica per avervi già trascorso un anno (1990/91), ma ero un semplice studente di teologia.

Ora l’incarico era radicalmente diverso: si trattava di accettare la direzione, la guida di questa grande e bella realtà. Avevo poco tempo per pensarci; e più riflettevo, più aumentava la consapevolezza dei miei limiti e delle mie paure: sicché decisi di accogliere quella richiesta del mio Superiore e fidarmi più della Divina Provvidenza che delle mie capacità.

Approdai per la prima volta al Berna nell’agosto del 2003: ad accogliermi in quel caldo ed umido pomeriggio, don Giuseppe Velo e fr. Renzo Zoccarato.

Non dimentico la loro “sorpresa”, dall’alto della loro veneranda età ed esperienza, nel trovarsi davanti quel

“ragazzino” trentaseienne che, forse un po’ sprovveduto e ingenuo, aveva accettato un sì tale incarico e sfida.

Da settembre mi rimboccai le maniche e cominciai la mia esperienza al Berna: se dovessi usare un’immagine, per raccogliere i ricordi degli otto anni a seguire, dovrei rifarmi a quella di una “grande famiglia di famiglie”: per me questo è stato il Berna. Una grande realtà scolastica diversificata, ove abbiamo tentato di condividere come religiosi, insegnanti, collaboratori ed amici, uno spirito orionino di famiglia: impegnarci perché ognuno stesse bene, nel proprio ruolo, all’interno

di questa casa comune.

Questa grande famiglia, come certamente anche oggi, aveva allora il volto delle maestre, dei bambini delle

elementari e dei loro genitori: com’era bello vederli arrivare trafelati ogni mattina o entrare nelle loro aule e trovare i loro sorrisi e le loro domande; aveva il volto impegnato dei professori: quelli più composti e seriosi e quelli più scanzonati e giocosi, anche perché magari più giovani. Aveva il volto dei ragazzi delle medie, che arrivavano in maggioranza in bicicletta e correvano subito nel campetto in erba sintetica, sperando che non suonasse mai la prima campanella.

Aveva il volto di don Loris e don Giancarlo che, armati di fischietto, ad ogni ricreazione vigilavano e giocavano insieme ai ragazzi. Aveva il volto delle centinaia di ragazzi del Centro Professionale, dalla faccia e dal passo più assonnato, non certo per aver studiato fino a tardi la sera prima. Aveva il volto di tutto lo staff di segreteria e amministrazione della scuola e del Centro Professionale: sempre sul fronte tra carte e telefoni, pur di dare conferma dell’efficienza della squadra. Aveva il volto dei gruppi sportivi, che nel pomeriggio e nel fine settimana, popolavano di corse e schiamazzi la palestra e gli spazi sportivi; oppure il volto dei giovanotti del pensionato universitario o dell’università di psicoterapia cognitiva, che ci tenevano compagnia al sabato e alla domenica, con la frequenza ai loro corsi di specializzazione. O il volto dell’estate, quando, verso giugno si approssimava l’atteso ultimo giorno di scuola e tutto sembrava volgere al termine di quella stagione, ed invece, contemporaneamente, prendevano forma sia i temuti esami di diploma e qualifica, che la giocosità e la musica dei centri estivi, a tenerci compagnia per quasi tutte le settimane calde. Attorno a tutte queste realtà educative (che raccoglievano l’energia, le competenze e l’impegno di tutto lo staff di professori e personale ausiliario - circa Santuario Madonna della Guardia - Tortona

Educazione sempre al centro

Don Renzo Vanoi 1990-2002. rettore Basilica santuario MaDonnaDella guarDia tortona

Il cielo sopra la laguna

Don Walter Groppello 2003-2012

(11)

Sono tornato al Berna, dopo aver fatto il mio tirocinio nei due anni dal 1998 al 2000, come insegnante e poi come direttore dell’Istituto nel 2016 dopo l’esperienza pastorale nella nostra parrocchia di

Marghera.

Gli anni del Berna sono stati molto intensi e caratterizzati da un impegno sempre crescente. Al mio primo impegno di insegnamento della cultura etica presso il CFP, si è aggiunta l’assunzione di responsabilità come presidente ENDOFAP e infine come direttore dell’Istituto.

Ciò che ricordo con particolare gratitudine e affetto è stato il rapporto con tutti i ragazzi a cui ho insegnato e a cui ho voluto molto bene. Nella complessità delle loro

vite hanno reso difficile una parte del mio compito in mezzo a loro ma è stato altrettanto bello e stimolante.

Anche il rapporto con i dipendenti è sempre stato di grande fiducia e stima.

Avevo anche una ulteriore convinzione che l’Istituto Berna fosse conosciuto poco: da qui le aperture a gruppi di preghiera, convegni, feste che potessero far conoscere meglio cosa si celava dietro e dentro una semplice scuola. In particolar modo porterò sempre nel cuore le bellissime feste in occasione del giorno anniversario dell’apertura del Berna il 13 giugno con grande concorso di popolo.

È stato un tempo anche di grande rinnovamento per le strutture che hanno dato lustro al nostro Istituto: le nuove officine, la nuova sala insegnanti, i nuovi uffici per il coordinamento e le segreterie. Auguro che il Berna possa continuare la sua missione educativa per altri 100 anni.

Parrocchia Ognissanti - Roma Don Orione Bergamo

un centinaio di persone), il gruppo di amici ed ex allievi, nonché la simpatia delle parrocchie limitrofe.

Quanti ricordi, quanta vita, quanta giovinezza. Dai tavoli della mensa dei più piccoli, con la difficoltà di non rovesciare il vassoio del pranzo, ai camerieri e cuochi del cfp eleganti e professionali; dalle estetiste, sempre a caccia di coraggiosi volontari, che si fidassero delle loro mani, a chi puliva aule e cortili; dalle officine elettriche a quelle meccaniche e motoristi; dalla cucina, che quotidianamente, con passione e fantasia, ristorava le bocche affamate dei giovani allievi, alle feste che tentavamo di organizzare ad ogni possibile occasione, per rendere quella grande famiglia, ancor più “famiglia”.

Sicuramente io ho ricevuto, in quegli otto anni mestrini, più di quanto sono stato in grado di dare.

Il mio duplice augurio: che tanti, transitati nelle varie annate scolastiche passate, possano loro pure dire, come me, di aver ricevuto tanto per la loro vita; ed anche l’augurio al Berna e alla sua grande famiglia di poter ancora nei prossimi anni, continuare a educare nuove leve della Chiesa e della Società del domani.

Anni molto intensi e un impegno sempre crescente

Don Daniele Panzeri 2012-2015

(12)

Sono entrato all’Istituto Berna nell’ottobre del 1948 all’età di 12 anni.

Allora il Berna si trovava in via Manin, subito dietro a Piazza Ferretto, nella villa che era dei fratelli

Maria e Pietro Berna successivamente ampliata per le necessità del nascente Istituto.

Mia madre era rimasta vedova nel 1940 con tre figli piccoli: io, il maggiore di 4 anni, mio fratello di 3 e mia sorella neonata.

Nel 1948 era appena finita la 2^ guerra mondiale e in giro per Mestre c’erano ancora le macerie degli edifici distrutti dai bombardamenti. C’era molta povertà e continuare gli studi dopo la V elementare era quasi un privilegio.

Così iniziai una nuova vita, assieme ad altri 60/70 ragazzi convittori (detti anche interni), molto diversa da come ero abituato, con orari ben scanditi e rigorosi.

C’erano poi gli alunni esterni che erano circa 500. Al Berna vi era la Scuola di avviamento di tipo industriale triennale e la Scuola Tecnica biennale in seguito sostituita da Corsi triennali. Oltre a questi due indirizzi scolastici c’erano dei corsi professionali più pratici: un corso per aggiustatori meccanici e successivamente un corso biennale per tornitori-fresatori meccanici con attestato finale riconosciuto dal Ministero del Lavoro.

Negli anni ‘60/’70, per ragioni ideologiche, vennero eliminati questi indirizzi scolastici perché ritenuti discriminanti e sostituiti con la Scuola Media unica e dai Corsi triennali professionali. Con questa riforma è iniziata la decadenza della Scuola italiana e anche oggi mancano e sono molto richieste le figure professionali che venivano formate al Berna.

La giornata di noi interni era scandita da orari e impegni ben precisi:

ore 6,00: Sveglia, pulizia personale e rifacimento del letto;

ore 6,30: S. Messa nella chiesetta di S. Rocco a pochi

metri dal Berna;

ore 7,00/7,45: Studio per l’ultimo ripasso delle lezioni prima dell’inizio della scuola;

ore 7,45: Colazione (a quei tempi d’inverno imperversavano i geloni – in dialetto buganxe – per cui i buoni padri ci facevano trangugiare in modo indiscriminato un bel cucchiaio di olio di merluzzo dal sapore non precisamente gradevole);

ore 8,30/12,30: Scuola

ore 12,45/14,00: Pranzo e breve ricreazione;

ore 14,00/17,00: Scuola

ore 17,00/18,00: Merenda e ricreazione;

ore 18,00 /19,30: Studio per lo svolgimento dei compiti assegnati a scuola;

ore 19,30/21,00: Cena e breve ricreazione;

ore 21,00: Breve funzione serale nella Cappellina interna con alla fine la “Buona notte” del Direttore con buoni pensierini, qualche rilievo sui comportamenti e qualche rimprovero se era il caso;

ore 21,30: In camerata per il riposo notturno (la camerata in inverno era gelida e al mattino l’acqua per lavarsi era altrettanto gelida).

Il sabato era un giorno particolare perché la scuola terminava alle 12,30 e successivamente nel primo pomeriggio veniva deciso il nostro fine settimana che era legato ai voti assegnati ad ognuno di noi relativamente al comportamento tenuto durante la settimana ed erano costituiti dalle seguenti voci:

Pietà: Comportamento durante i vari momenti religiosi della giornata;

Condotta: Comportamento disciplinare (litigi, parolacce, ritardi, etc.);

Studio: Comportamento durante l’orario scolastico e nello studio dopo la scuola.

Se in una di queste voci si prendeva un “otto” anziché nove o dieci scattava la punizione che consisteva nel rimanere dentro l’Istituto il sabato e la domenica.

Lo svago per noi collegiali era soprattutto alla domenica

in cui alternativamente si andava a vedere la partita di calcio della Mestrina che allora militava in serie C o al cinema parrocchiale

“Concordia” che al tempo era dove oggi c’è un supermercato e prima la Standa: sia allo stadio che al cinema entravamo gratis.

In primavera, se era una bella giornata, al sabato pomeriggio si andava a giocare a calcio in un grande appezzamento di terreno in via Bissuola, in mezzo alla campagna, non sapendo che in quel posto anni dopo sarebbe sorto il “nuovo” Berna. Gli interni che abitavano nelle vicinanze potevano andare a casa: io spesso andavo dai miei zii paterni che abitavano a Mestre.

Sono stato al Berna dal 1948 al 1951 e sono stati tre anni decisivi per la mia formazione scolastica e religiosa e ne conservo un bel nostalgico ricordo.

Dopo il Berna proseguii gli studi e mi diplomai Perito Industriale.

Però durante la frequenza dell’ultimo anno mi ammalai di pleurite e rimasi assente dalla scuola per circa due mesi superando il 25% delle assenze per cui dovetti sostenere l’esame di diploma in tutte le materie a ottobre.

Durante le vacanze estive aiutavo al Berna il Segretario della Scuola don Guerrino Valentini: sacerdote di cui conservo un grato e devoto ricordo.

Il 14 ottobre 1956 seppi di aver superato l’esame di diploma e tutto contento andai al Berna per dirlo a don Valentini che sapeva l’ansia che avevo avuto nel dover affrontare gli esami. Dopo avergli detto che mi ero diplomato, con mia grandissima sorpresa mi disse che mancava un insegnante di Disegno tecnico nella Scuola di Avviamento e che se volevo potevo all’indomani, che iniziava l’anno scolastico 1956/57, iniziare l’insegnamento e così fu per oltre cinque anni. Poi ho lavorato fino al pensionamento in molte aziende di Porto Marghera.

Fin dal 1935 era attiva al Berna una Sezione dell’Associazione ex allievi e nel 1957 si dovevano rinnovare le cariche e su suggerimento di don Valentini fui nominato Presidente, carica che mantenni fino al 1960. Dopo una vita di lavoro e ormai pensionato nel 2006 su forte insistenza di Fratel Renzo Zoccarato fui di nuovo nominato Presidente della Sezione ex allievi dedicata a don Attilio Piccardo che fu Direttore del Berna dal 1929 al 1945 e che dette un impulso decisivo allo sviluppo delle Scuole e ai Corsi professionali del Berna.

Rimasi in carica fino al 2019 e dopo 13 anni causa l’età mi dimisi.

Riporto la proposta che feci nel Convegno ex allievi e 2017 e ancora attuale:

“ Tra quattro anni ricorrerà il centenario del Berna e molti di voi, soprattutto i più anziani, ricorderanno la chiesa di S. Rocco in via Manin che per circa un quarantennio è stata retta dai Religiosi orionini. Qui gli allievi interni partecipavano alla S. Messa quotidiana e gli allievi esterni alla S. Messa di inizio e fine dell’anno scolastico. In quella Chiesa nel corso degli anni sono passati migliaia di giovani del Berna e, fatto ancora più significativo, più volte vi ha celebrato l’Eucarestia S. Luigi Orione stesso. Di tutta questa storia non vi è traccia da nessuna parte. La mia idea che vi propongo,sarebbe che gli ex allievi, in occasione del centenario, apponessero una lapide che ricordi alla città di Mestre quanto qui accaduto.”

In questa Chiesa volli sposarmi nel 1964.

Superfluo ribadire l’importanza della scuola cattolica, anche in questi giorni al centro di polemiche fastidiose, nella formazione oggi come ieri dei ragazzi e dei giovani.

A una buona semina generalmente segue un copioso raccolto in frutti,contenuti e valori, quelli che danno struttura alle persone preparandole con la forza che viene da Cristo e dal suo Vangelo ai doveri e agli impegni professionali e famigliari.

Incontro ex allievi 1952

Testimonianza dal passato

Amedeo Ubizzo ex allievo

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