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Introduzione Sigle e abbreviazioni... 18

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Academic year: 2022

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INDICE GENERALE

Introduzione . . . 9

Sigle e abbreviazioni . . . 18

PRIMA UNITÀ DIDATTICA UNA RIPRESA DEL PENSIERO PATRISTICO 1.1 Gregorio di Nissa e la questione dei “Nomi divini” . . . 20

1.1.1 L’analisi del testo paolino . . . 24

1.1.2 La Vita Moyses e la conoscenza di Dio . . . 36

1.1.3 La conoscenza come partecipazione (metousia). . . 38

1.1.4 La conoscenza come “vedere nel non vedere” . . . 39

1.1.5 Il divieto comandato da Dio . . . 40

1.1.6 Fides quae e Fides qua . . . 40

1.1.7 Un canto mistico. . . 41

1.1.8 Osservazioni . . . 42

1.2 Dionigi Areopagita – pseudo . . . 45

1.2.1 Un sovraccarico di autorevolezza . . . 45

1.2.2 La metodologia teologica di Dionigi . . . 48

1.2.3 Una pagina significativa . . . 49

1.2.4 Impliciti enunciati teologici . . . 51

1.2.5 La meta cercata e le questioni aperte . . . 52

1.2.6 Il Dopo-Dionigi in Oriente e in Occidente . . . 53

1.3 Leonzio di Bisanzio . . . 54

1.3.1 La cristologia calcedonense e l’“enhypostaton ” . . . 54

1.3.2 Un cambiamento in Dio? . . . 56

1.3.3 Il tramite della conoscenza-comunione . . . 57

1.3.4 Il profumo umano in Dio . . . 58

1.3.5 Il progetto di Dio e la rivelazione . . . 59

1.3.6 Nella Sua Luce vediamo la Luce . . . 60

1.3.7 La missione dono di rivelazione . . . 61

1.4 Massimo il Confessore . . . 61

1.4.1 Il contesto del pensiero di Massimo . . . 61

1.4.2 Monoenergismo e monotelismo. . . 62

1.4.3 L’energeia theandrica. . . 63

1.4.4 Tra apofatismo e antinomia . . . 63

1.4.5 Conoscenza unione e divinizzazione . . . 64

1.4.5.1 La tesi di Massimo sulla divinizzazione . . . 65

1.4.5.2 L’esempio tipologico di Elia-Eliseo . . . 66

1.4.6 La conoscenza e la natura divina . . . 67

1.4.7 La somiglianza con Dio . . . 68

1.4.8 Un metodo teologico induttivo? . . . 69

1.4.9 L’esegesi di Gal 3, 28-Col 3, 11 e la proposta trinitaria . . . 70

1.4.10 La perichoresi o circuminsessione . . . 72

1.4.11 Indicazioni metodologiche e riflessioni . . . 74

1.4.12 La dichiarazione di fede del “Confessore” . . . 75

(2)

1.4.13 La “mistica teologia” di Massimo . . . 76

1.4.14 Conseguenze pratiche . . . 76

1.4.15 L’ortodossia della fede . . . 78

1.4.16 La conoscenza come theo-sis . . . 78

SECONDA UNITÀ DIDATTICA IL CAMMINO TEOLOGICO DEGLI OCCIDENTALI 2.1 Severino Boezio . . . 81

2.2 Rabano Mauro . . . 82

2.2.1 Il “Veni Creator Spiritus ”. . . 84

2.2.2 Una veloce puntualizzazione . . . 85

2.2.3 Un breve commento . . . 86

2.3 Tommaso d’Aquino . . . 88

2.3.1 Tommaso d’Aquino sulle “processiones ” trinitarie . . . 92

2.3.1.1 Primo Saggio – Quaestio 27: De processione divinarum personarum 93 2.3.1.2 Secondo Saggio – Quaestio 29: De Personis divinis . . . 95

2.3.1.3 Terzo Saggio – Quaestio 39: De Personis ad essentiam relatis . . . 102

TERZA UNITÀ DIDATTICA LO SCOGLIO DEL “FILIOQUE” 3.1 La problematica del “Filioque ” . . . 107

3.2 Prospettive e sensibilità diverse. . . 109

3.3 Testimonianze patristiche e medievali . . . 113

3.3.1 Agostino . . . 113

3.3.2 Giovanni Damasceno . . . 114

3.4 Il patriarca Fozio . . . 115

3.5 Il Sinodo di Bisanzio e la reazione romana . . . 116

3.6 Il conflitto aperto . . . 118

3.7 Scomuniche e polemiche . . . 119

3.8 Una questione aperta fino ad oggi . . . 120

3.9 Il pensiero di Pavel Florenskij. . . 121

3.10 Da Pavel Florenskij a Vladimir Losskij . . . 123

3.11 Ripensamento sul metodo teologico . . . 123

3.12 L’orizzonte ecumenico . . . 125

EXCURSUS Il “Memorandum” della Commissione “Fede e Costituzione” 1. Interrogativi sul problema in sé . . . 129

2. Un consuntivo teologico . . . 130

QUARTA UNITÀ DIDATTICA TEOLOGIA TRINITARIA CONTEMPORANEA Una premessa. . . 135

4.1 Dalla Trinità l’avvento di Dio tra storia e profezia (Piero Coda) . . 136

4.1.1 I mistici nordici . . . 136

4.1.2 I mistici mediterranei . . . 137

4.1.3 La testimonianza di Teresa d’Avila . . . 138

4.1.4 Giovanni della Croce . . . 142

INDICE GENERALE

(3)

4.1.5 Qualche osservazione critica . . . 143

4.1.6 Problematiche da ripensare? . . . 144

4.1.7 Una profondità incomparabile . . . 146

4.1.8 Il paradosso di voler comprendere l’incomprensibile . . . 147

4.2 La crisi del teocentrismo trinitario nel Novecento teologico (Nicola Ciola) . . . 149

4.2.1 Come leggere il libro . . . 149

4.2.2 Cosa non cercare nel libro . . . 151

4.2.3 La preziosità delle domande poste . . . 151

4.2.4 Suggerimenti e piste di ricerca . . . 153

4.2.5 La crisi dei manuali di teologia . . . 154

4.2.6 Esigenza di un nuovo approccio . . . 155

4.2.7 Il rasoio della secolarizzazione . . . 157

4.2.8 Le varie piste difensive dell’ortodossia . . . 158

4.2.9 La teologia del processo . . . 159

4.2.10 Teodicea, teologia cristiana e analogia . . . 161

4.2.11 Rifondazione dell’analogia . . . 163

4.2.12 Apertura al mistero e paradosso trinitario . . . 164

4.3 La “Trinità come storia” (Bruno Forte) . . . 166

4.3.1 Una sensibilità teologica post-conciliare . . . 166

4.3.2 Dall’esilio al ritorno della Trinità . . . 167

4.3.3 Una precomprensione franco-germanica. . . 167

4.3.4 La debole eco di una scuola romana . . . 168

4.3.5 La confessione trinitaria nel tempo . . . 169

4.3.6 Un panorama teologico . . . 171

4.3.7 Inevitabile richiamo al mistero . . . 175

4.3.8 Tra “apax ” (una volta sola) e “aei ” (sempre) . . . 176

4.3.9 In analogia col mistero cristologico . . . 177

4.3.10 La conoscenza suppone un coinvolgimento . . . 178

4.3.11 L’accesso apofatico al mistero . . . 179

4.3.12 Brecce teologiche nel libro di Forte? . . . 180

EXCURSUS Gregorio Palamas 11. Giustificazione di una scelta . . . 181

12. La lettura di uno psicanalista . . . 183

13. I Neopalamiti . . . 185

14. Un eccesso di apologetica? . . . 187

15. Fede e crescita nella conoscenza di Dio . . . 188

16. Jean-François Colosimo e il pensiero palamita . . . 189

17. Struttura antinomica della conoscenza . . . 190

18. La reazione degli Occidentali . . . 190

19. Alcuni testi di Gregorio Palamas . . . 191

10. Approcci diversi al mistero della grazia . . . 195

11. “Energeia”, “aitia”, “hypostasis” nel palamismo . . . 196

12. Una rischiosa radicalizzazione . . . 197

13. Problemi per una corretta pneumatologia . . . 198

14. Il rispetto della “taxis” (ordine) in Dio-Trinità . . . 199

15. La “aitia” (causa) nei rapporti intratrinitari . . . 201

16. Energeia e theo-sis in Gregorio Palamas . . . 202

17. L’aggiunta delle prove da Bibbia e Tradizione . . . 203

INDICE GENERALE

(4)

4.4 Al di là della parola. Apofatismo e personalismo nel pensiero

di Vladimir Losskij (Paolo Prosperi) . . . 205

4.4.1 Una giustificazione dovuta. . . 205

4.4.2 L’apofatismo nel pensiero cristiano . . . 205

4.4.3 L’apofatismo secondo V. Losskij . . . 206

4.4.4 L’apofatismo suppone l’antinomia . . . 207

4.4.5 Apofatismo e apofatismi . . . 209

4.4.6 Apofatismo e mistero trinitario . . . 210

4.4.7 Natura e Persona . . . 211

4.4.8 La proposta losskiana della “Doppia Economia” . . . 213

4.4.9 Una fonte del “monopatrismo”? . . . 214

4.4.10 Interrogativi aperti. . . 215

4.4.11 Una novità rispetto ai Padri . . . 217

4.4.12 Un conflitto teologico inevitabile . . . 218

4.4.13 L’antinomia apofatica e la Trinità . . . 219

QUINTA UNITÀ DIDATTICA PROVOCAZIONI PER UN RIPENSAMENTO DELLA TEOLOGIA TRINITARIA IN OCCIDENTE 5.1 Mistero e indicibilità . . . 223

5.2 La via dell’eminenza e l’“analogia entis ” . . . 225

5.3 Dialettica e/o antinomia . . . 226

5.4 Una possibile via convergente . . . 228

5.5 Una radice comune? O una opposizione necessaria? . . . 228

5.6 Lo scacco della ragione. . . 231

5.7 Perché nonostante tutto “teologhiamo”? . . . 232

5.8 L’ascesa verso la Verità . . . 232

5.9 L’esperienza mistica e il discernimento . . . 235

5.10 I quattro fuochi di O. Clément . . . 237

Conclusioni aperte: Un piccolo apporto per una riflessione comune . . . 239

Una sintesi riassuntiva delle nostre lezioni . . . 246

APPENDICE I – Oggi, pensare all’Universo Un’introduzione alla sua complessità [Savino Angelo Vulso] . . . 253

Teoria del Big Bang . . . 253

Teoria del Big Crunch . . . 259

Teoria del Multiverso o Universi Paralleli . . . 260

Il Multiverso nella fisica . . . 260

Teoria delle Stringhe . . . 261

APPENDICE II – Canto XXXIII del Paradiso . . . 267

Bibliografia essenziale . . . 271

Indice biblico. . . 277

Indice dei nomi . . . 279

INDICE GENERALE

(5)

Introduzione

A

vevo sospeso la prima parte delle nostre Lezioni di Teologia Trinitaria proponendo il pensiero di Agostino che, come gli studenti hanno potu- to notare, si concludeva con una sorta di canto all’Amore sintetizzabile in quell’espressione riportata in appendice1: «Ecce tria sunt: amans, et quod amatur, et amor». Avevo anche cominciato a proporre alcune conclusioni che l’itinerario patristico già permetteva di fare con appena qualche accen- no alla problematica trinitaria, così come essa viene affrontata dal pensiero cristiano orientale, evidenziando alcuni punti di convergenza della riflessio- ne teologica trinitaria dell’Oriente con alcune analoghe riflessioni dell’Occi- dente. Riportavo a questo proposito anche dei testi del Concilio Vaticano II che si riferiscono all’Eucaristia Celebrata intesa come “fons et culmen” di ogni altro modo di essere della comunità dei credenti, ma si trattava ovvia- mente di semplici accenni. Restava infatti la necessità di un approfondimen- to sul seguito della riflessione sul Mistero Trinitario nei secoli successivi che vanno dal periodo dei Padri della Chiesa fino alla nostra contemporaneità.

Un cammino davvero impegnativo che difficilmente potremo trattare ade- guatamente. E, infatti, ci fermeremo inevitabilmente soltanto su alcuni pun- ti particolari.

La scelta è stata quella di privilegiare la problematica che attiene ai rap- porti tra Chiesa romana e Chiesa bizantina che veniva definita anticamente la Grande Chiesa. Mi sembra infatti che questa particolare prospettiva sia quel- la più trascurata dai teologi occidentali nonostante l’insistenza dei colleghi orientali nelle loro ragioni. Per far questo non potrò ovviamente tralasciare una presentazione, a sua volta importante, del cammino percorso dalla rifles- sione teologica non soltanto in Oriente, ma anche in Occidente, dopo Agosti- no, compresa la grande fioritura della teologia scolastica.

Riprendo il cammino con una seconda parte delle nostre Lezioni, lascian- domi suggerire alcuni punti di avvio dal prof. Piero Coda2, il quale evoca giu-

1G.I. GARGANO, Lezioni di Teologia Trinitaria. Dalla “lex orandi” alla “lex credendi”, Ur- baniana University Press, Città del Vaticano 2014, p. 225.

2Vedi: P. CODA, Dalla Trinità: l’avvento di Dio tra storia e profezia, Città Nuova Editrice, Roma 2012 (II edizione).

(6)

stamente la grandiosa sintesi compiuta da Tommaso d’Aquino. A proposito di quest’ultima il prof. Coda si affretta subito a notare che essa impressionò a tal punto i teologi dell’Occidente che, a parte certe distinzioni legate alle di- verse scuole teologiche, le quali opponevano qualche “distinguo” alla scuola tomista – come faceva per esempio la scuola francescana, che preferiva fare riferimento a Duns Scoto e a Bonaventura da Bagnoregio –, si limitò per lun- ghi secoli a commentare, almeno nell’ambito della Chiesa cattolica, quasi uni- camente il pensiero e l’impostazione di San Tommaso.

I Commentatori potevano essere qualche volta anche molto geniali, co- me quelli espressi dalla cosiddetta teologia barocca alla quale apparteneva- no, dopo il XVI secolo, soprattutto i grandi teologi Gesuiti che ebbero in Roberto Bellarmino il loro rappresentante più rinomato. Di fatto però di- venne pressoché universale la cosiddetta “scolastica” che privilegiava il me- todo deduttivo interessato quasi esclusivamente ad una lettura metafisica e ontologica, più che storica, della realtà, con preoccupazioni di ordine mora- listico e giuridico, così come sembrava fosse richiesto dalla sensibilità comu- ne di quei secoli.

Sarebbe stata certamente interessante la lettura di qualcuno degli autori della teologia barocca, per esempio, che non si fosse limitato alla ripetizione pura e semplice delle tesi tomiste, ma il contesto apologetico – imposto non solo dalla necessità di rispondere alle obiezioni della teologia orientale greca, condizionata dalla problematica relativa al Filioque e alla polemica sul pala- mismo, ma anche, e soprattutto, dalle contestazioni dei Protestanti – non per- mise in quei secoli, secondo l’opinione comune, uno sviluppo vero e proprio del pensiero teologico.

I vari Concili che si susseguirono, da quello di Lione del 1274 al Concilio di Firenze del 1431-1439, al Concilio di Trento (1545-1563), e infine al Con- cilio Vaticano I (1870), si preoccuparono, in linea di massima, di precisare e difendere quasi unicamente l’impostazione di Tommaso d’Aquino.

Con Leone XIII (papa dal 1878 al 1903), e quindi dopo la celebrazione del Concilio Vaticano I, si tentò l’avventura teologica del Neotomismo, che pro- dusse di fatto una certa rivisitazione più moderna di Tommaso e che sfociò nella manualistica della cosiddetta Teologia Positivo Scolastica, ma i tempi culturali, e dunque anche i tempi teologici, imponevano ormai un cambia- mento vero e proprio di paradigma.

L’impostazione deduttiva, che poneva a fondamento di tutto la dimensio- ne metafisica della veritas perennis, cominciava già allora ad essere scalzata dall’impostazione induttiva che considerava fondamento di tutto la ricerca della veritas historica la quale, partendo dal basso, dava un senso più credi- bile e accessibile a quella stessa veritas perennis perseguita da tutti.

Si pose così, gradatamente, una maggiore attenzione a quella particolare conquista progressiva della verità che caratterizzava il metodo dei Padri della Chiesa e che trovava in un famoso detto di Gregorio Magno: divina eloquia

INTRODUZIONE

(7)

cum legente crescunt3, lo spiraglio provvidenziale, scoprendo la possibilità di un ritorno diverso alle origini cristiane, e dunque anche ad una lettura diver- sa della Bibbia e degli stessi Padri della Chiesa, a partire, per esempio, dalle intuizioni di Ireneo di Lione, che privilegiavano piuttosto la ricerca di una ve- rità in progress che camminava, rivelandosi con sempre maggiore precisione, con la storia e nella storia, facendo di quest’ultima lo strumento per antono- masia della conoscenza4.

Non si trascurava certamente la filosofia, ma adesso si trattava non tanto di metafisica quanto piuttosto di filosofia, appunto, della storia. Un atteggia- mento che comportava una prospettiva diversa nel guardare al reale, ma an- che un modo diverso di guardare al mistero di Dio, alla ricerca di uno spira- glio sulla oikonomia ad intra non percepibile altrimenti che attraverso un’a- nalisi, la più precisa e contemplativa possibile, della oikonomia ad extra, avendo come centro indiscusso l’evento storico di Cristo e del suo Mistero Pasquale compreso di Incarnazione-Croce-Risurrezione annunziato e vissuto a sua volta nel mistero e attraverso i misteri celebrati della Chiesa5.

Il prof. Piero Coda sostiene, per esempio, a conclusione di un impegnativo articolo sulla voce “Dio” nel Nuovo Dizionario di Teologia6– proponendo la sintesi del professore dell’Anselmianum Ghislain Lafont sul rinnovamento teo- logico del XX secolo – che si possono individuare tre movimenti particolari nel- la riflessione teologica, secondo la successione che proponiamo qui di seguito.

1. Il primo parte dalla storia della salvezza sino al suo compimento cristo- logico, e si concentra sull’evento pasquale attraverso il quale abbiamo accesso per Gesù Cristo crocifisso e risorto nello Spirito Santo al Padre, partecipando gratuitamente alla vita trinitaria come Chiesa;

2. Il secondo contempla il mistero di Dio Uno e Trino in Se stesso – Pa- dre, Figlio e Spirito Santo – rivelato/comunicato e compreso a partire dall’evento pasquale quale vita dinamica di Agape, nel dono reciproco delle tre divine Persone;

3. Il terzo rilegge alla luce dell’Essere trinitario di Dio-Agape gli eventi della storia e del creato, illuminati dall’incarnazione/morte/risurrezione del Figlio di Dio e dall’effusione pentecostale dello Spirito Santo, come auto comunicazione della vita trinitaria alla Chiesa quale sacramento

INTRODUZIONE

3Cf. G.I. GARGANO, Il sapore dei Padri della Chiesa nell’esegesi biblica. Introduzione ad una lettura sapienziale della Scrittura, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2009, pp.

318-325.

4Cf. ID., Il formarsi dell’identità cristiana. L’esegesi biblica dei primi Padri cristiani, Edizio- ni San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2010, pp. 167-172.

5Cf. C. VAGAGGINI, Il senso teologico della liturgia. Saggio di liturgia teologica generale, Edizioni Paoline, Roma 19654.

6Cf. G. BARBAGLIO– G. BOF– S. DIANICH(a cura di), Teologia, (I Dizionari di San Paolo), Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2002, p. 450.

(8)

del Regno destinato a coinvolgere, tramite essa, tutta l’umanità e il co- smo nella prospettiva finale di Dio “tutto in tutti”.

Il percorso viene pertanto ritmato così: economia – teologia – economia.

In tal modo, accolta a partire dall’evento pasquale di Gesù Cristo, la dinami- ca trinitaria dell’Amore si mostra come la luce che illumina, in sé e nella loro relazione, il mistero di Dio e il mistero della creazione nella sua vocazione di partecipazione gratuita alla vita stessa di Dio, aperta a tutta l’umanità, come pegno dei cieli nuovi e della terra nuova verso i quali ci autorizza a tendere la stessa bella notizia del Vangelo.

Da qui le tappe che si dovrebbero percorrere in un cammino di riflessione teologica sul Mistero del Dio Trinità, tappe che, in parte, abbiamo tenuto pre- senti anche noi nelle prime nostre unità didattiche, con accentuazioni ovviamen- te diverse, e che dovrebbero comportare adesso una rilettura di tutto a partire dal basso del nostro esserci concreto, storico, nel mondo e nella storia di oggi.

Tutto questo dovrebbe comportare un’attenzione particolare a fruire di tutte le ricchezze e di tutti i chiarimenti fisici, astronomici, matematici, logici, emotivi, psichici e di altro tipo. Si pensi in particolare ai passaggi misteriosi in cui certi miti vengono intrecciati con la mistica, e soprattutto a certe acqui- sizioni legate alla consapevolezza profonda della coscienza identificata da al- cuni col “subconscio” freudiano e condivisa ampiamente nella letteratura, nell’arte e, qualche volta perfino nella lettura di alcune esperienze mistiche della tradizione cristiana7. Ma si pensi, soprattutto, all’indicibilità di tutto ciò che attiene al mistero sia ovviamente con riferimento a Dio, sia anche con ri- ferimento alle nuove scoperte degli universi infinitamente grandi e infinita- mente piccoli di questo nostro mondo creato, compresi evidentemente l’uomo e l’umanità nel suo insieme8.

Un cammino teologico

Restando entro i limiti della riflessione teologica propriamente detta, nessu- no dovrebbe dimenticare l’orizzonte dei progressi della scienza compiuti in questi ultimi decenni in tantissimi ambiti, compreso quello della teologia, e tuttavia penso di poter procedere, per parte mia, unicamente a piccoli passi.

Consapevole del mio limite ho scelto comunque di scansionare la riflessione sul mistero della Trinità seguendo il suggerimento del prof. Coda9, che con- siglia di:

INTRODUZIONE

7Cf. P. CODA, Dalla Trinità, pp. 430-452.493-509.

8Vedi Appendice I.

9P. CODA, Dalla Trinità, pp. 450-451; cf. J. RATZINGER, Introduzione al cristianesimo, Que- riniana, Brescia 1969, pp. 140-141.

(9)

1. Partire dall’esperienza/comprensione del mistero di Dio rivelato/attua- to in Cristo come Chiesa e celebrato nella sua Liturgia, oggi, entro la situazione, cosmica, umana, sociale, psicologica, culturale, religiosa del nostro tempo.

2. Attingere dalla sorgente permanente e centro della rivelazione, che è l’e- vento pasquale del Cristo Crocifisso e Risorto, per proporre alcune pi- ste conoscitive, senza alcuna pretesa di definitività, del mistero inteso nella sua estensione più ampia, come sopra dicevo.

3. Accostare ad esso la preparazione/promessa del Primo Testamento te- nendo conto dell’universale esperienza religiosa dell’umanità nelle sue molteplici espressioni, ma soprattutto della misteriosa vocazione di Israele recuperato come typos indispensabile alla conoscenza piena del- l’antitypos, cioè del mistero di Cristo e della Chiesa in cui si nasconde l’allegoria e dunque l’articolarsi misterioso del genere umano all’inter- no di una non meno misteriosa storia del nostro pianeta terra e degli universi continuamente scoperti dalle scienze astronomiche, fisiche, matematiche, etc. Tutti convengono, del resto, nel superamento dell’an- tico assioma: “nihil sub sole novum”, perché le continue scoperte della scienza aprono ormai ad uno stupore anagogico continuamente nuovo, mettendo l’uomo di fronte ad un ultimo che resta inevitabilmente pe- nultimo per sollecitare la conoscenza della creatura a correre senza stancarsi mai oltre la linea dell’orizzonte, intravisto sempre e non pos- seduto mai.

4. Percorrere il cammino della comprensione della Chiesa nel tempo dei Padri e dei grandi teologi, in cui progressivamente si risale dall’econo- mia alla teologia.

5. Sostare (in contemplazione/riflessione?) sulla pienezza dei tempi indivi- duata nel Secondo Testamento ed escatologicamente realizzatasi in Ge- sù Cristo con lo sguardo della fede trasmessa dai Padri.

6. Ritornare all’oggi in un tentativo di sintesi sistematica dove, dopo aver riletto la teologia trinitaria a partire dall’economia, si possa dischiude- re con pertinenza una contemplazione della creazione e della storia del- la salvezza alla luce della fede cristiana nel Dio Unitrino.

Il prof. Piero Coda parte in realtà, a sua volta, da una citazione di J. Rat- zinger il quale «trattando della comprensione dogmatica della Trinità e rife- rendosi in particolare ad Agostino e alla nota questione della predicazione in divinis della sostanza e della relazione, affermava: “qui si cela un’autentica ri- voluzione del quadro del mondo: la supremazia assoluta del pensiero accen- trato sulla sostanza viene scardinata, in quanto la relazione viene scoperta co- me modalità primitiva ed equipollente del reale. Si rende così possibile il su- peramento di ciò che noi chiamiamo oggi pensiero oggettivante, e viene alla ribalta un nuovo pensiero dell’essere. Con ogni probabilità, bisognerà anche

INTRODUZIONE

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dire che il compito derivante al pensiero filosofico da queste circostanze, è an- cora ben lungi dall’essere stato eseguito, quantunque il pensiero moderno di- penda dalle prospettive qui aperte, senza le quali non sarebbe nemmeno im- maginabile”»10.

Ma allora di cosa si tratterebbe? Piero Coda non ha dubbi che si trattereb- be e si tratta del sorgere di un nuovo pensiero che va sotto il nome di “pen- siero personalistico”.

Conclusione che viene avvalorata dallo stesso professore con la seguente citazione di Fides et Ratio di Giovanni Paolo II: «Il vero centro della riflessio- ne teologica sarà la contemplazione del mistero stesso di Dio Uno e Trino, ma a questo si accede riflettendo sul mistero dell’Incarnazione del “figlio di Dio”:

sul suo farsi uomo e sul conseguente suo andare incontro alla passione e alla morte, mistero che sfocerà nella sua gloriosa risurrezione e ascensione alla de- stra del Padre, da dove invierà lo Spirito di verità a costituire e ad animare la sua Chiesa. Impegno primario della teologia diventa allora, in questo orizzon- te, l’intelligenza della kenosi di Dio, vero grande mistero per la mente umana, alla quale appare insostenibile che la sofferenza e la morte possano esprime- re l’amore che si dona senza nulla chiedere in cambio» (FR 93).

La connessione tra contemplazione del mistero di Dio e contemplazione del mistero del Verbo Incarnato è, a questo punto, evidentissima. Così come è evidente l’invito a passare da una considerazione ontologica, oggettivante appunto, ad una considerazione più strettamente storica centrata sull’evento che ha interessato una persona ben precisa in un momento/spazio preciso del- la realtà creaturale: quello del Verbo fatto carne in Gesù di Nazareth. Così la Cristologia diviene l’ineliminabile punto di partenza, centro e punto di arrivo di ogni possibile riflessione credente sul Mistero della Trinità.

Da cui la conclusione ovvia: l’evento pasquale è la chiave d’accesso al mi- stero di Dio così che la kenōsis del Figlio in Gesù di Nazareth, il crocifisso e risorto, si rivela via indispensabile e necessaria all’intelligenza della kenōsis di Dio da parte del credente11.

Sì, ma quali altre conseguenze si possono legittimamente, o forse necessa- riamente, trarre dalla constatazione appena fatta, che ci aiutano a fare soprat- tutto i nostri colleghi teologi orientali, quando evidenziano la necessità di uno scacco della ragione richiesto, ed essi direbbero perfino imposto, da una ke- nōsis che sfocia inevitabilmente nell’agnosia apofatica?

«La rivelazione/autocomunicazione di Dio, compiuta escatologicamente nella storia della salvezza con l’evento pasquale di Cristo, accolto nella fe- de», può dischiudere infatti al pensiero credente il novum della rivelazione

INTRODUZIONE

10Ibid., pp. 430-431.

11Cf. GIOVANNIPAOLOII, lettera enciclica Fides et Ratio (14 settembre 1998), 97. D’ora in avanti FR.

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trinitaria attuata dallo Spirito Santo, attraverso una rinnovata comprensio- ne del senso dell’essere e cioè dell’ontologia, grazie all’azione rivelatoria del- lo Spirito Santo12.

Ma questo comporta anche una vera e propria radicale metanoia o con- versione non soltanto del cuore, ma anche della mente. Da qui una riflessio- ne, la più adeguata possibile, sul problema fondamentale dei Nomi di Dio da cui non potrò non partire anche io nelle lezioni di questa seconda parte dedi- candomi con la massima attenzione possibile alla lettura attenta del Padre per antonomasia di questa fondamentale problematica, che risponde al nome di Gregorio di Nissa.

Antonio Rosmini constatava già nel secolo XIX – come ricorda il prof. Co- da – il «profilarsi dell’attenzione alla storia della salvezza simultaneamente al- l’affermarsi progressivo di una sensibilità personalistica e dialogica… per cui egli tentava di disegnare, a partire dalle viscere della rivelazione, una metafi- sica della carità». Infatti egli «interpretava radicalmente l’Essere di Dio come atto che è – nella luce della rivelazione – essenzialmente dono di sé e cioè ca- ritas (cf. 1Gv), giungendo a sostenere che la natura divina è per sé tale da in- cludere necessariamente il concetto di un eterno dare se stesso. Per cui la pri- ma Persona della Trinità dà, e ha sempre dato, tutto alla seconda, il quale at- to di dare è ella stessa, onde ella stessa non sarebbe, se non desse e avesse sem- pre dato tutto alla seconda»13.

Ne deriva – ragionava il Rosmini – che «In questa costituzione della divi- na Trinità, si distinguono nell’operazione interna ad essa non realmente, ma logicamente, due note e condizioni: 1. Un dare tutto ad altri; 2. Un ritenere tutto. E cioè: un mettere tutto in atto in sé medesimo di maniera che l’essen- za divina, che è nel principio e che viene comunicata, è messa in atto per lo stesso atto per il quale sono messe in atto le divine persone distinte realmen- te tra di loro. Dal che risulta che il dare tutto se stesso al proprio oggetto e al- l’oggetto amato è quell’atto con cui si costituisce il principio stesso nell’ulti- ma e infinita sua perfezione»14.

Ma cos’è questo dare tutto, che ha come pendant un ritenere tutto, se non una conclusione alla quale può arrivare il credente che, contemplando il mi- stero pasquale, viene posto di fronte alla realtà ineffabile della kenōsis che permette a Paolo in Filippesi 2, 9 di parlare di propter quod et Deus exalta- vit illum? E dunque è dalle viscere della rivelazione, come ha giustamente no- tato lo stesso Rosmini, che si può attingere un simile paradossale dare tutto e ritenere tutto!

INTRODUZIONE

12Cf. P. CODA, Dalla Trinità, p. 431.

13Ibid., pp. 432-433.

14Citazione in ibid., p. 433.

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Il secolo successivo, il XX, mette in realtà i teologi – prosegue il prof. Co- da – di fronte a sviluppi straordinari di questa intuizione, rintracciabili anche in autori come Sergej Bulgakov, Hans Urs von Balthasar, Eberhard Jüngel, i quali tutti – ricorda sempre Coda – si concentrano sul tema paolino della ke- nōsis utilizzandolo come «chiave di ulteriore penetrazione nell’Essere di Dio inteso come Agape»15. Da qui la conclusione del Coda il quale, dopo una sot- tile disquisizione sull’interpretazione balthasariana di questa intuizione, scri- ve: «Di Dio, Atto puro d’Essere che è Agape, si può e si deve dire che Egli è, e che è Agape; del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, in quanto questi ul- timi sussistono come relazione, e cioè nel darsi tutti reciprocamente, si può perciò dire che Essi sono (Sé) soltanto in quanto non sono (in Sé), cioè indi- pendentemente dagli altri, ma si donano dando tutto Sé e così Si ricevono in ritorno»16.

Ovviamente tutto ciò si può dire – chiarisce il prof. Coda – soltanto del- le Persone divine, perché mai delle persone create, appunto perché create e limitate, potrebbero realizzare un simile atto. Infatti nella creatura essere e Agape non coincidono. Cosa che invece può avvenire in Dio, perché Dio è Agape. Per ciò che riguarda la creatura si dovrà in ogni caso concludere che, per essa, «la morte costituisce la dimissione – nella mani di Dio – di tutto il proprio essere di creatura, cosa che permette al Cristo, crocifisso e risorto, di realizzare quella “nuova creazione” che è il compimento a cui è destina- ta per grazia la persona creata, grazie alla comunicazione dello Spirito san- to»17. Che è come dire che al termine del cammino “conoscitivo” del teolo- go ci si potrebbe, o dovrebbe, ritrovare comunque di fronte a quel misterio- so silenzio di cui parlano i nostri fratelli orientali quando si riferiscono al- l’apofasis prodotta di fatto dalla constatazione che l’unica strada metodolo- gica perseguibile in teologia sarebbe quella dell’antinomia in cui la ragione umana cede completamente le armi, abbandonandosi semplicemente alla fe- de, vivendo la quale si arriva a quella particolare percezione della verità che nasce e si afferma grazie alla “partecipazione” (metousia) alla natura divina o “theōsis”.

INTRODUZIONE

15Ivi.

16Ibid., p. 434; il corsivo è nostro.

17Ivi.

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Per approfondire

Vedi anzitutto G.I. GARGANO, Lezioni di Teologia Trinitaria. Dalla lex orandi al- la lex credendi, Urbaniana University Press, Città del Vaticano 2014. Poi è sem- pre utile punto di riferimento: Johannes FEINER e Magnus LÖHRER(a cura di), Mysterium Salutis. Nuovo corso di teologia dogmatica come storia della salvez- za, vol. 3, edizione italiana a cura di Fernando Vittorino Joannes, Queriniana, Brescia 1972, III edizione. Per ciò che riguarda poi gli anni successivi al Concilio Vaticano II segnalerei Giuseppe Marco SALVATI, La dottrina trinitaria nella teolo- gia cattolica postconciliare, apparso in: Angelo AMATO(a cura di), Trinità in con- testo, LAS, Roma 1994. Aggiungerei una lettura meditata di: Gisbert GRESHAKE, Il Dio Unitrino. Teologia trinitaria, Queriniana, Brescia 2000, tenendo conto so- prattutto di ciò che l’Autore scrive nell’introduzione e nel capitolo primo (pp. 7- 74) sulla visione d’insieme circa i fondamenti e i problemi principali della Teolo- gia della Trinità con ampio riferimento agli interpreti più significativi dell’ultima generazione. Sarà importante anche avventurarsi nella lettura dell’uno o l’altro Autore riferito in nota, tenendo conto dei giudizi di valutazione dello stesso Gres- hake, anche se la nostra selezione sarà oggettivamente ridotta.

INTRODUZIONE

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