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Rinuncia eredità dopo successione

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Rinuncia eredità dopo successione

Autore: Redazione | 09/06/2020

Come e quando rifiutare il patrimonio ereditario del defunto.

Immagina per un momento che sia morto un familiare a te molto vicino. L’evento è sicuramente fonte di dolore, ma una volta realizzata la situazione occorre occuparsi anche di una serie di adempimenti. Primo fra tutti, il patrimonio del defunto. Non tutti, però, hanno intenzione di accettare l’eredità, soprattutto quando il deceduto ha lasciato solo una marea di debiti. Ma è possibile fare la

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rinuncia all’eredità dopo la successione? Quali sono i termini e i costi? Qual è la procedura da seguire? Niente paura te lo spiego in questo articolo.

Cos’è la successione?

Prima di vedere come rinunciare all’eredità, cerchiamo di capire cos’è la successione. Devi sapere che alla morte di una persona, si apre la successione, ossia quel procedimento finalizzato a individuare gli eredi a cui trasferire il patrimonio del defunto (che può essere costituito da beni mobili e immobili, da crediti o, nel peggiore dei casi, da debiti).

La successione può essere:

testamentaria, quando è regolata da un testamento;

legittima, quando è disciplinata esclusivamente dalla legge (in assenza di testamento)

La successione a causa di morte poi può essere:

a titolo universale: quando l’erede subentra in tutti i rapporti (o in una loro quota) facenti capo al defunto al momento della sua morte;

a titolo particolare: quando il soggetto (chiamato, in tal caso, legatario) subentra in uno o più diritti o rapporti determinati.

Come si diventa eredi?

Per diventare eredi è necessario accettare l’eredità. Per farlo, però, occorre essere chiamati alla successione. Ciò può avvenire, come già detto, in virtù di un testamento oppure per legge. Questo passaggio si chiama tecnicamente

“vocazione”, ovvero l’individuazione del soggetto chiamato a succedere. Una volta chiamato all’eredità, quindi, il soggetto è libero di accettare oppure di rifiutare. Analizziamo per adesso il primo caso.

L’accettazione dell’eredità può essere:

formale, cioè quando il chiamato manifesta la sua volontà con un atto pubblico o scrittura privata autenticata;

tacita: quando il chiamato assume un comportamento specifico che presuppone la sua volontà di voler accettare l’eredità. Classico esempio è il

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prelievo di una somma di denaro (anche irrisoria) dal conto corrente del defunto.

Con l’accettazione, quindi, l’erede diventa proprietario dei beni ma, al tempo stesso, subentra al defunto anche nei debiti (qualora ci fossero).

L’accettazione, inoltre, può essere di due tipologie:

pura e semplice: comporta la confusione del patrimonio del defunto con quello dell’erede, con la conseguenza che quest’ultimo è tenuto al pagamento dei debiti del de cuius anche se questi superano l’attivo che gli è pervenuto in eredità;

con beneficio di inventario: comporta la confusione dei due patrimoni che, tuttavia, rimangono distinti. Di conseguenza, l’erede sarà tenuto al pagamento dei debiti ereditari solo nei limiti del valore di quelli che gli sono pervenuti.

Rinuncia eredità dopo successione

A questo punt,o ti è chiaro che accettando l’eredità assumi inevitabilmente oltre i crediti, anche eventuali debiti del defunto. Il consiglio, quindi, è sempre quello di prestare molta attenzione all’apertura della successione e verificare se la spesa vale l’impresa. In altre parole, se l’eredità è composta principalmente da debiti, allora è meglio rinunciare per non rischiare di rimetterci.

Quindi, la rinuncia consiste nel manifestare la decisione di non voler acquistare l’eredità e può essere fatta solo dopo l’apertura della successione.

Per decidere se accettare o rinunciare all’eredità hai ben 10 anni di tempo.

Tuttavia, se, al momento della morte del de cuius, eri nel possesso dei suoi beni (ad esempio, convivevi con il defunto) i tempi sono più stringati: hai 3 mesi dal decesso per fare l’inventario (in caso di accettazione con beneficio di inventario) e altri 40 giorni per dichiarare l’eventuale accettazione o rinuncia.

Per rinunciare all’eredità basta firmare una dichiarazione davanti al notaio oppure recarsi in tribunale (del luogo in cui si è aperta la successione) e presentare un atto al cancelliere (solitamente della sezione della volontaria giurisdizione o presso l’ufficio successioni).

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Se intendi fare la rinuncia davanti al notaio è sufficiente il documento di identità.

Se, invece, decidi di rivolgerti tribunale occorrono i seguenti documenti:

copia sia del documento d’identità che del codice fiscale;

certificato di morte del de cuius;

copia conforme dell’eventuale verbale di pubblicazione del testamento;

copia codice fiscale del defunto;

copia conforme del provvedimento di autorizzazione del giudice tutelare, se vi sono incapaci.

A differenza dell’accettazione, la rinuncia può essere revocata fino a quando l’eredità non è accettata da altri eredi.

Rinuncia eredità: quali sono gli effetti?

Una volta che hai rinunciato all’eredità non sarai chiamato a rispondere di eventuali debiti contratti dal defunto. Ti faccio un esempio.

Tizio viene chiamato all’eredità dopo la morte di Caio, ma decide di rinunciare.

Se Caio ha omesso di versare le imposte durante la sua vita, l’Agenzia dell’Entrate non può inviare a Tizio alcuna cartella esattoriale.

Va detto, altresì, che la rinuncia (come l’accettazione) opera retroattivamente. In parole povere, chi rinuncia all’eredità è considerato come se non vi fosse mai stato chiamato.

Con la rinuncia, i creditori del defunto possono farsi autorizzare ad accettare l’eredità in nome e luogo del rinunciante. Lo scopo è naturalmente quella di soddisfarsi sul patrimonio ereditario.

Rinuncia all’eredità: quanto costa?

La rinuncia all’eredità comporta dei costi che ovviamente cambiano a seconda che ci si rivolga al notaio oppure al tribunale.

Se la rinuncia all’eredità viene fatta davanti al notaio, il costo è rappresentato esclusivamente dall’onorario del professionista.

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Invece, per la rinuncia in tribunale occorre pagare:

200 euro da versare all’Agenzia delle Entrate tramite modello F23. La ricevuta del versamento va poi consegnata presso la cancelleria del tribunale;

16 euro di marca da bollo da apporre sull’atto della rinuncia.

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