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(5)

DESCRIZIONE

D

I

CERE ANTICA

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(6)

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(7)

DESCRIZIONE

D

I

CERE ANTICA

ED

IN

PARTICOLARE DEL MONUMENTO SEPOLCRALE SCOPERTO NELL'ANNO MDCCCXXXY1 DA

S.E.1LSIG.

GENERALE VINCENZO GALASSIE RMO ARCIPRETE

D.

ALESSANDRO REGCLINI

PER

SERVIRE

DI

PRELIMINARE ILLUSTRAZIONE

DEGLI

OGGETTI

INESSO

RINVENUTI

E COLLOCATI NEL NUOVO MUSEO GREGORIANO DEL

VATICANO.

Dl£LL’ ARCHITETTO CAV. LUIGI CANINA

ACCADEMICO DI MERITO REAIDESTE DELLA fOUTtNCIÀ ACCADEMIADI »•LUCA

SOCIOORDINARIODELLA fORTIUCIA ACCADEMIASOMARADIAP.CHROLm.IA

EDAGGREGATOAISOCICOnRiSPO* DESTI DIALTRE1X310*1ACCADEMIE

DISCIERIEESELLE ASTI.

ROMA

PER

ITIPI

DELLO

STESSO

CANINA

1838

.

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(8)

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(9)

PREFAZIONE

La

fortunata scopertafattaper cura di S. E.ilsi-

gnor Generale

Galassi e RiìioArciprete

D. Alessandro

Regulininell’apriledell’

anno i836

dialcuni

monu- menti

sepolcraliinvicinanza dell’anticacittàdi Agilla, ossiaCere, luogo ora

denominalo

Cervetri,ciportò aconoscereinpiù

ampio modo quanto ha

prosperato nellepiù antiche etàilpaese abitato dagliagilleioce- riti;

poiché

glioggetti,rinvenutiinquelle

tombe,

di-

mostrano ad un tempo somma

dovizia diquel

popolo

e vetusta perizianell’eserciziodellearti.

Vennero

i

medesimi

oggetti prescelti,traitanti altridi similge- nere rinvenuti

ultimamente

nelleregionidell’antica Etruria,

compresi

nelladizionepontificia,

ad

accrescere

decoro

al

museoVaticano

particolarmente distinto col

nome

del

Sommo

Pontefice regnante,

cd

instituito

con

propriasua munificenzaallodevole

scopo

di conservare

memoria

diquelleopere

che sono

reputatepiùutili a dimostrarele

comuni

pratiche degli antichi popoli dell’Etruria,e

che

perl’avanti soltantosi

potevano

rinveniresparse indiversiluoghiprivati,

ed anche

spesso

con molte

difficoltà.

Quindi

è

che con

giustizia

vengono unanimamente

attribuitegrandi lodialledi- sposizionidel

Sommo

Pentefice

che produssero

agli studiosi dellecose antiche

un

tanto benefizio.

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(10)

6 PREFAZIONE

Quantunque le cose riguardanti

i

vetusti ceriti,

che

si

conoscono per gli scritti degli antichi

,

sieno state soventi esposte ed illustrate da varj dotti scrittori

moderni, pure onde dimostrare tanto

1

epoca più pro- babile in cui furono costrutti gli annunciati monu- menti, quanto la vera località occupata dalla antica città dei ceriti c dalla stazione delle loro navi in Pirgi

,

mi è d’ uopo ritornare sulle cose medesime

.

Però esponendo gli stessi ben cogniti documenti

,

mi aster- rò dal far menzione di quelle tante discussioni che

si

fecero su di essi da alcuni moderni scrittori onde ri- durre le cose antiche ad essere più concordi colle at- tuali nostre pratiche e pensamenti

,

ed ancor più a vane opinioni di una originale indipendenza nazionale

$

im- perocché sono di parere che

si

debba prestare fede a chi scrisse molti secoli più da vicino alle cose che

si

riferiscono

,

e che sia troppo ardire

il

tacciare gli scrit- tori antichi di mancanza di verità. È pur vero che in

molte cose, riguardanti

i

primitivi stabilimenti dei più vetusti popoli

,

gli scrittori antichi seguirono a lor ta- lento le tradizioni che gli venivano narrate senza forse poterle spesso comprovare con documenti incontra- stabili: ma è altresì vero che

il

periodo di dieciotto in venti secoli di minor lontananza prestava loro assai

meno oscurità di quella che ora a noi nasconde le me-

desime cose. Laonde in questo ragionamento non mi

starò ad ideare un sistema di derivazione differente da

quello che ci venne indicato dagli antichi scrittori, nè

mi occuperò di riferire quelle opiuioni dei moderni

(11)

PREFAZIONE

7 scrittori

che

per motiviparticolari

concedono

alor piacimentoilmeritodeiprimiinsegnamentiitalici, edellapropagazionedell’incivilimentoora all’uno,

ed

oraall’altro

popolo

dellepiù lontaneregioni;

perchè

siffatteopinionitralorostessesidistruggono

,

e trionfano

sempre

quelletramandateci dagli anti- chi.Inoltre seguiròil

comune metodo

oraapprovato nel

non

riferiree dimostrarelepratiche degli antichi

con

lunghiragionamenti basati soltantosu partico- lari

pensamenti

,

benché

ragionevoli

ed

apparente-

mente

convincenti,

come

sisolevafareperlopassato:

ma

invece

procurerò

diottenerelo

scopo

prefissocol- l’

appoggio

solodei

documenti ed anche

precipua-

mente con

quei

che

sono giudicati

più

veritieri.Così

mentre poche

cose potrò aggiungere aciò

che bene

siconoscesui

documenti

scrittia riguardodell’an- nunciato

argomento, mi

studierò poidiappropriare a

quanto

ci

venne

narratosul’anzidetto

popolo

le

più

probabili derivazioni e successive vicende.

Quindi

in

ampio modo

dimostrerò col soccorso delle opere

monumentali

le

comuni

pratichedeglistessi ceriti;

sino atantoperò

che

conservaronoessilaindipen- dente

dominazione

del loropaese olo

governarono

unitamenteagli altri tirreni.

Intreparti

ho

divisoil

mio

ragionamento. Nella

prima

siriferiscetutto ciòche tende afarconoscere lastoriadell’anticaAgillao

Cere

dalsuo principio sino a tuttoil

tempo

incui ressein

Roma

il

governo

dellarepubblica,evieneintitolata osservazionisulla storia

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(12)

8

PREFAZIONE

dell-antica cere.Nella

seconda

partesidimostralapre- cisasituazione dellacittàdi

Cere

,dellesue adiacenze, e della stazione delle navistabilitainPirgi; e perciò essa portailtitolodiricerchetopografichesull’antica cere.

Nella terza parte poi,

che

vieneintitolata, descrizione deimonumentisepolcrali dell’antica cere,sidescrivelapar- ticolarestruttura degliannunciali

monumenti,

esi cerca distabilire lapiù probabile

epoca

dellaloroe- dificazione, e

con

ciò sivieneadedurre quella in cui furono operatiipreziosioggettiinesserinvenuti

,

ed

anche

laloro

più

evidente derivazione.

A

questoul-

timo scopo

crivoltoprincipalmenteil

mio

discorso;

poiché esso deveservire

come

dipreliminareillustra- zione

ad

altraopera

che

verràpubblicatasuglistessi oggetti

che

ora

sono

dinobiledecoroal

nuovo mu-

seo

Etrusco

delYaticano. Tale èil

metodo che ho

credulo più conveniente di seguire

onde

ottenere

con maggior

clùarezza

quanto mi sono

propostodi

dimo-

strare sull’annunciato

argomento.

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(13)

(EHI A R T 3 (E A

PARTE PRIMA

In

treepochedistintecredoopportunoamaggiorchiarezza delloscopo prefisso d’imprenderea considerarelecosechesi riferiscono allastoriadell’anticaCere,intitolandolaprimape- lasgica,lasecondatirrena

,elaterzaromana;perchè di ciascuna diessesihannocertidocumentiscrittichenedeterminanoalcune vicende riguardantiipopoliconegualinomidesignati.Questa distinzionemic stata necessaria di adottare per mettere in chiaro ogni cosa;mentre confondendociòche spettaadun’epoca col- l’altra,comespessovennefattoperilpassato,facilmente s’in- tralcianolenarrazioni,benchédistintecisicnoriferitedagli antichi.Allaprimadelle suddetteepoche nestabiliscoilprincipio dalle etàpiùremote, edilterminealtempodella guerratro- jana;allasecondadaitempiche succedettero allamedesima guerra sinoacheiceritinonfurono sottomessiairomani; cd allaterzadaltempoche passaronoessisottoaldominioro-

mano

sinoa tuttoilgovernodellarepubblica soltanto,poiché isuccessivi avvenimentisonoestraneialnostro scopo.

.

EPOCA PRIMA PELASGICA. Da

Dionisio di Alicar- nasso, accurato illustratore delle antichitàromane,civenne riferitoavere quei pelasghi,chesicongiunseroagliaborigeni nei dintorni di Cotila,e che insieme uniti cacciarono dalle loro sediisiculi,preseadabitareprimieramentemoltecittàfabbri- catedalorostessiotenuteuntempodaisiculi;taleeralacittà deiceriti,cheAgilla inqueitempidicevasi,etaleeraPisa, Saturniaed Alsio,ed altre espugnate col volger degli anni dai

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(14)

PARTE PRIMA

41 sipossonofacilmentecontradire,sullevariecomunicazioni cheebberotraloroidiversipopoli sino dalle età più remote; co-

me

puresioppongonoallemedesimeparticolariderivazionii

diversimonumentiche,fattioraallamanieraegizia,ora greca, Ora asiatica,edoraitalica,presentanoadevidenzadocumenti chedimostranoesservi state negli antichitempidiverse relazioni.

Questoèquantoche,percomprovareilsuddetto primitivo stabilimentodegliagillei,inconclusionehoreputatooppor- tunodiriferire.In finedebboaggiungerechehonarrate tuttelesovraindicate cose,riguardantilastoriadiCereantica

,

asolo oggetto di stabilire tantoleepochepiù probabiliincui accadderogliavvenimenti accennati,quantol’origine,ilprin- cipiocdilprogresso delle istituzioni e praticheadottateda- gliagillei;imperocchéfurono esse finora esposte in vario

modo

datutticolorocheimpreseroascriveresulmedesimoargo- mento.

Una

chiaratestimonianza della sussistenza disiffattidi- sparerilarinvengo in ciòchesiproposeultimamentedallano- stra pontificiaaccademiadiarcheologiapertemadiconcorso dell’anno1839;cioè difare unparalello critico,delle leggi etrusche,e dellegreche italiche sieno religiose, sienocivili,colle greche elleniche,lidie,egizieefenicie;e dichiararequale dei quattro popoli stranieripossaavere avutoima maggiorparte nellaciviltàdell'Italiaprimitiva.Miserve inoltrequesto stesso documentodivalevoleappoggioondescusareilnonavere adot-

tato interamentequantosiè finora pubblicatosulleprimitive vicende diquesto stesso popolo, ed inconseguenzaTesser ritor- nato suimedesimi documentistorici;poiché fu esso approvato daunasocietà di dotti conoscitoridellecoseantichec di ciò chesièscrittosullo stessoargomento.

Così inconclusionedellenarratecosesipotrà stabilire chelaprima epoca,intitolatapclasgica,sideveconsiderare quella in cuimaggiormenteprosperaronogliagillei,benchécor- rispondaa etàmoltoremote, e di cuisiabbianosoltantopoche 5

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(15)

PARTE SECONDA

47 dj256, ossiapoco menodegli stadj2C0indicatida Strabone; ed unatale diversitàdistadjquattrosipuòconsiderarebenissimo potere essere contenutanell’incircaindicatoda Strabone.Tra- sferendo poilastessamisura nella parte opposta di Ostia,ese- guendoladirezione della viaanticachecomunicavapertaleparte, sitrovacorrispondereprecisamente nelluogo oraoccupatodal casale e torre dis.Severa;cdinfattisesicalcolano circa miglia IIIdaOstia a Porto, migliaIXda Porto a Fregcnc,altrettanti daFregcne ad Alsio, migliaIVda Alsio aTorre,edaTorrea Pirgimiglia VII,sitrovano essereegualmente miglia

XXXII

se- condolapiù giusta misura.Laonde consicurezzasipuòstabilire essere statoilcastellodeiceriti,denominatoPirgi,situatonelluogo oraoccupato dalle fabbrichedis.Severa;elastessalocalità vieneconfermatadeduccndonelasua distanza da Gravisco, e passando periluoghioccupatida Punico, Castronovo, e Cento- celle,laqualesiregistradaStrabone essere eguale apocomeno di cento ottanta stadj

,ossiano migliaXXII.

Questoritrovatociporta ariconoscereessersiindicatoda Straboneilportotrovarsiacinquantastadjdistante deiceriti, 'Ero 3'lumìa» tùv Rapitovi» «tvvotoJiav,comesiè spiegato poc’anzi, enon esservistaticinquanta stadjdidistanzadaPirgialporto dei ce- riti,come hannoalcuniscrittorimoderniopinato.Infattise da s.Severa,luogostabilitoincuistavaPirgi, sidistendeunamisura dicinquantastadjversoilpaese deiceriti,sitroveràcorrispon- dere a poca distanza da Cerveteri,localitàpiùprossima a Cerveteri antica,come dimostreremonelseguitoconaltridocumenti.Per- tanto conviene osservarechese laindicata misuranongiungeva precisamenteallaterradiCerveteri,maggiormentescarsareusciva

asegnareladistanza diCeri

,ovesiponeda alcunilaCerean- tica

;giacche questa terrasitrova essere circa venticinquestadj più distantedaCerveteri.Quindi aggiungeremoche questa opi- nione viene confermatadaquantoscrisseDiodoroariguardo della spedizione, giàriferita,che fece Dionisio tirannodiSiracusa

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(16)

48

CERE ANTICA

per spogliareilriccotempiodegliagillei

,poiché disse chiara- menteessere stato queltempiosituatovicinoa!porto di Agilla,

alqualluogosidavailnomediPirgi(4).Cosipure Servio spiegandoleparolediVirgilioetpyrgi ^eteres, osservava che Pirgi eraunnobilissimocastelloin queltempocheitoscaniesercita- vanolapirateria,giacchéivistavalaloro metropoli(5).

Una

tale pirateriaperònonsidoveva esercitare neltempoin cui prospe- ravanolecose degliagilleiindipendentemente daitirreni

;poiché, comegiàabbiamoriferito,daStrabonesitrova indicato cheCere

divenneillustrepressoglielleniperilvalore e perlagiustizia, giacchésieraastenuta dai ladronecci dimare sebbenefossepo-

tente.Sesidevesse aver riguardoalnometravi!»,con cuivenne da StraboneedaDiodoroinparticolare distintalastazione delle navi deiceriti, siverrebbe astabilireessere statalastessastazionecir- condataconoperemurarie a guisadiporto

,poichéconlostesso

nome

sisolevacomunementedesignareunasimile opera,mentre

conlifri*denominavasiunanaturale stazione perlenavi:

ma

nella

indicatalocalitànon rimangonotracce di porto atcuno;esoloesiste

ilpiantatodiunlungomuroche potè evidentemente avere ap- partenutooalricinto deltempiooaquelloche circondavailca- stellomunitoa guisa di torre

,comeil

nome

suolodimostra. Però dalla disposizione,che conservalastessalocalità, siviene acono- scerecheilportodovevaessere situalo nellaparte orientale della torre dis.Severa, ovelaspiaggiaformaunpicco!seno, ed ove un maggiorfondo diacquasirinviene, e cosisitrovava corri- spondere piu da vicinoalluogo in cui stava l’antica Cere, invici- nanza di Cerveteri, cdanchepiù giusta eralamisura dei cinquanta

(4) Aisvtwra; 8iyjrrtptcrsrtintcpcbpBioiinpàaom hi Tuffaim,i/yt Tpnjpa;

tipTWvrat,npsqantv [ùvqloeavr^yTàvXiìttìivxarólusrv,Tr,8"tòrcilavu).ijss»vfioco èy™.yi/a-jpivme&KpómvradXùv,mbibpo/iiimi St'vinmianjfcu; 'hqM.tt; Top- pwlÌH-ràJ sminmóvsfuìfrre TWtrp,.(Diodoro Siculo Lib.XF.c.14.)

(5)IIuc castellaninubiUssimumfuti eo temporequotrucipiralicamexrr- ct rutti, nani Ulte metropoli! fuit.(Servio in Firmilo Aeneid. Lib. X. v.184.)

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(17)

PARTE PRIMA 15 degli

agillci

,

quantunque

si

dica ausonia

,

ossia

italicalacittà

stessa (10); ma solo a quella ben nota spedizione proveniente dalla Lidia e condotta da Tirreno figliuolo

di

Ati re

di

quel paese

,

dalla quale

si

stabilisce

il

principio delle dodici princi- pali

città

degli etruschi o

tirreni,

secondo

il

piano ordinato da Tarcone, del quale

si

dedusse

il

nome di Tarquinia, come venne

riferito

da Erodoto, Strabone, Vellejo Patcrcolo, Valerio Massi- mo,

e

da Tertulliano in particolare; quindi confermato da Tacito nel dimostrare esservi stata una antica parentela tra

i

sardiani e

gli

etruschi (11); imperocché

alla città di

Agilla

si

trova indi- cata una distinta provenienza. Anche Virgilio nei

citati

versi non disse essere

statigliagillei

derivati dalla Lidia

:

ma solo essere

la

loro

città

già florida

al

tempo della venuta

di

uomini dalla Lidia nei

colli

degli etruschi, ciò che invece prova una an- teriore esistenza della medesima

città,

ed una vetusta prosperità.

Chiaro documento della antica prosperità degli

agillci ci

offre ciò che

si

narra da Strabone

in

specie

a

riguardo del valore e della giustizia ch’essi ebbero; poiché

si

astennero dai ladronecci di mare, sebbene fossero potenti, e consacrarono

a

Delfo

il

teso- ro che

si

distingueva col loro proprio nome

(12).

Mentre questo

profectus

,partati

I

ialine cenuit et

Tyrrheniam nominai

it.(Sene.in t'ir".Aeneìd.

Lib.

Vili.

c.479.)

(10) A05t; SixipxctT/aùàsvixXsXetnórt;, Kiatevte.xs« jtpuospyscIlxcrahO neri

Kaìvàpjx Xt/iw;, ve-ocTvpàvegSciocco

Kto-ptuvo; aivohxrpeviuSeceu

"AyyW.av

Aucxiim

tbstxco;jjocsoce.

LuvipAr/iwrtvs»*, ts?jr «paiparo;

'PenseerjyóvtMV

l&irew

xotrrjpìvov;

Ay//Y); iv ùopi'eryjc pi!- cren;nci).r,e.

(Lieofrane.

Cassandra

v.1351. e seguenti.) (11) ErodotoinClio.Strabone Lib.

V.

VellejoPalercoloLib. I. c. 4.

Va-

lerio

Massimo

Lib. II. c. 4.Tertulliano.

De

Spectac.c. 5.secondo

Tauro

,e

Ta-

cilo.Annali. Lib.

IV.

c.53.

(12 Wccyx dirù;’Eàlr/scjtùò&dporre ò neh;caro, òri creòcicce

ym

StxanGÓwsv.

(18)

16

CERE ANTICA

documentocifaconoscere esserestati gli agiticisino dai più

antichi tempigente giusta,potente e doviziosa,ciconfermapoi laloroprovenienza dalla Grecia,edesserequestaaccaduta nel

modo

sovraindicato;poichéancheglispineti, cioèquegli abi- tantidiSpinaanticacittàposta vicinoallefoce delPo

,che

erano derivati dalla stessa spedizione di pclasghi,laqual poisi rivolseentro terra nel paesetenuto daisiculi,equindiunita- menteagliaborigenipreseadabitare Agilla,secondociòche venne daDionisio narrato,avevanodedicatountesoro in Delfo ,

come da StraboneedaPlinio inparticolaresitrovariferito (1 3).

Inqual

modo

fosseformatoiltesoro degliagitici,nonsicono- sce;giacchéPausaniatraitanti tesori di Delfononlodescrisse, operchènonmeritava di essere annoveratotraiprincipalida luiconsiderati nellasua descrizione,o perchèalsuotempo non esisteva piùper essere statounodei più antichi, e perciò di- struttocoglialtrimonumentinellaguerra focesecome venne daStrabonedescritta. Iltempoincui fuconsacratotaletesoro dovevacorrispondereaquellodellamaggiorprosperitàdegli

agillei,edallorché questinonerano ancor passati sottolado- minazionedeitirreni

;perchè col loroprimo

nome

diagiticie non conquello diceritivennelostessomonumentodistinto.

Peròessi lodovetteromaggiormentearricchireconnuovi doni nell’epocasusseguente, allorchésiportarono a consultare quel- l’oracolodopoladistruzionechesifece dei focesi nelmareTir- reno,comenelseguito riferiremo.

E

verochetrovoscrittonella geografia diStraboneessereammessida principio ad interrogare

r

w

tiyà?XrjTresi'srj ccaeyjrs,tatizieàmijunnXiierev.xoìIIuSh ?sv 'AyuUatwv xaisu-

«»»Óvi2>)xiSijvatup iv.(Strali.Uh. H.c.2.

(13) Kat ò Inivx, vùv ptv xva/sv,r.i\asJi'EUijvi; r.ih-Ivfo-s;.ibiemac; yiCv ZatvrràvIn AìX.fdt;Sstmvrat.{StrabaneUh. H.c.1.)EdaPlinionel seguentemudo sitrovaconfermata la stessa circostanza.HocanteEridanwnostinaidietimest aliisSpineticiun,aburbe Spina

,quacfuit iuxta praevalens,ut Delphicis credi- tuta est tbesauris,condita aDiomede.(Plin./fisi.Nat.Lib.Ili.c

.

20.)

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(19)

PARTE PRIMA

17 l’oracolo di Delfo soltantoipopoli circonvicini,iqualiavevano

ildirittodimandaredeputatiall’assemblea degli amfìzioni, e posciaviconcorseroancheilontani a consultarlo, e vimanda- ronodoniededificaronotesori,comefeceroCresoesuopadre Aliatte,edalcuniitaliotticsiceli (14):

ma

èaltresìverocheda Pausania nelnoverode’popolicheprendevanopartealmede- simoconsiglio sino dai primitivitempi,ossiadall’epoca in cui

sidiceva stabilito da Audizione,sivedonoregistratiitessali (15);

esiccomecliiaramentc dallo stessoStrabonefurono dettitessali gliagillei,cosinonsirendeimprobabileilcrederecheuntale tesorosiastato edificatonell’epoca pclasgicaora considerata.

Nelperiodo ditempoprescrittoaquestaprima epocasido- vette stabilire dagliagilleiilcastello sulmare denominato con vocabologreco Pirgi,nsjr/a,cioètorri,oveper testimonianza diStrabone sappiamoesservi statoun tempiod’ Ilitiachesi dicevafondato dai pclasghi,echesimantcnucassai dovizioso, sinché Dionisio tiranno diSicilianonloebbespogliato(1 G).

Vicino allo stesso castellosidovettepure stabilire sino dalla stessaepocalastazione delle navi degliagillei,laquale serviva diemporioaquelsìrinomatocommerciomarittimo,che pro- dusselaloroprosperità.Conservandoessisempreilvantato valore e costantegiustizia,ottennerolabenevolenzadeglicileni;

poichésieranogliagilleiastenutidalladroneggio,comune pressoglietruschi,quantunquefossero potenti inmare,come vennecontestatodaStrabone(17).

(14)Tèfxsvm/vf; é'./t: roT; r/yy; pentìmitsutmv wri tsjpentitoli, tfvripsv3ì vaiolimopaSxv àyantàvzs.mii/tòvrotw ptarusimiin-pnoiibùpa vaiinrsttiiocù; xsffflc- tnuó xaùxntpKpo"tao;,miènani?"Atvómj;.miTraXtoirSvrat;,ma'Esistei.:S(ni- bone Lib. IX. c. 3.)

(15)Pausati. Lib.X.e.8. 2.

(16) ’i’/y JéV.'ùiìS-jtz;ir/ivIlitewyàvtfyufutinXeuatèv neri•fivépnsv.WSlryi eàtòboviiato; òrùvTmùiwzònnìpoavo;mràzòo nteOv tsv ini Kvpvsv. (Str.L.P.c.'l.) (1 7) Tiapà diTflt;*Ett/jffrvlòàextpstonè nétte; avnj, StartùjbetxjmIbtxmerìvxy.

('Strabane Lib.V.c.2.) 3

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(20)

18 CERE ANTICA

Questa prima epoca di prosperità presso

gliagillei

dovette avere principio dappoiché

i

pelasghi cacciarono interamente

i siculi dall’ Italia,il

qual avvenimento accadde, secondo Ellanico di Lesbo

riferito

da Dionisio,

tre

generazioni prima della guerra trojana; giacché da quel tempo

si

narra avere quei pelasghi uni- tamente

agli

aborigeni cominciato a

stabilirsi

in molte regioni meridionali

dell’Italia,

come

si

trova registrato negli

scritti

dello stesso Dionisio (18). A quale dei due popoli

si

debba attribuire maggior parte ad una tale prosperità ed incivilimento, è ora

in-

certo a definirsi; però seguendo l’autorità di un antico celebre scrittore romano, veramente propenso

al

decoro del suo paese, qual era Sallustio

,si

viene a conoscere che

gli

aborigeni erano uomini rozzi, e da ogni legge e freno

disciolti

(19)

;

onde non potevano

essi soli

aver procurato un

tal

benefizio

al

paese occu- pato

:

ma bensì uniti

ai

pelasghi

,

che quantunque fossero in pic- col numero ed

afflitti

dalle lunghe peregrinazioni

,

pure avendo maggiori cognizioni

di

commercio e di civilizzazione, poterono

stabilire

tutte quelle principali cose ch’erano più necessarie

alla

prosperità di un paese

,

come

si

pretende dimostrare da coloro che all’opposto dei sostenitori di niuna intervenzione straniera in

Italia,

credono invece ogni insegnamento

di

prima civilizza-

(18) Dionisio. Lib./.C. 1 1

.Mentre quegliscrittorimoderni, chesi

oppon- gono

ad ogni intervenzione stranierainItalia,

non concedono

fedealletante cosenarratesuquestoargomento, considerano poi

come un documento

incon- trastabieilpassaggio deisiculiitalicinellaSicilia, riferito inparticolare da Dio-

nisio;esoltanto dissentanonel doversistabilireessere ciòaccaduto otregenera- zioniinnanzilaguerradiTroja,

come

da Ellanicodi

Lesbo

siriferiva,osolo ottant'anni

prima

della stessaepoca,

come

avevascrittoFilistodiSiracusa,o anchemoltianni

dopo

la

medesima

guerradiTroja secondoilsentimentodi Tucidideriferitocollesuddettealtreopinioni dallostessoDionisio.

(19)

Urbem

Ramarri,siculiego acarpi,candide reatque habuereinitiotro- iani,qui,

Aenea

duce, profugi, sedibusincerili

vagabanlur

;

cumque

hisabori- genes,genus

hominum

agreste,sinelegibus,sineimperio,liberum atquesolu- tum.(Sallustioin Catilina. c.6.)

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(21)

PARTE PRIMA 19 zione

essersi

derivato dalla Grecia; imperocché non

si

poterono facilmente ordinare

istituzioni

in modo interamente contrario

a

quelle che somministrava naturalmente

il

paese stesso

,

ed a quelle pratiche che per l’avanti già

si

erano

stabilite

dai primi-

tivi

abitatori. D’altronde altre cognizioni

si

dovettero dedurre dai popoli che abitavano

i

paesi vicini, ed

in

particolare dai

tir-

reni, come bene

si

trova dichiarato da Dionisio nel dire che

i

pclasghi, vivendo

in

mezzo a gente bellicosa

tra

cure e pericoli, erano divenuli assai

abili

nelle armi, e più ancora nella nautica per avere coabitato coi

tirreni (20).

Un principio misto colle cose proprie del paese, e quelle recate dagli

stranieri,

adunque dovette aver lo stabilimento degli

agitici

,e

non assolutamente italico, nè greco, nè

lidio

e nè egi- zio, come venne parti tamente definito. Così con questo meto- do mentre non

s’

imprende a sostenere

la

spesso vantata antica signoria pelasgica in

Italia, si

stabilisce poi un principio pro- dotto dagl’indigeni, quali erano

gli

aborigeni, coadiuvato dagli stranieri

ivistabiliti;

e così con questo stesso metodo

si

possono facilmente concordare

le

varie opinioni senza contradire

alle

cose narrate

in

vario modo.

Il

termine

di

questa prima epoca dovette accadere

allor-

ché, come da Dionisio venne indicato,

i

pclasghi cominciarono a decadere nella seconda generazione avanti

la

guerra di Troja, c durarono sino a che

si

ridussero

in

poco numero ad abitare Crotone

città

dell’Umbria (21). D’allora in poi credesi comu- nemente che venissero denominati dagli

scrittori

antichi pela- sghi-lirreni

;

e

vi

fu

trai

moderni

scrittori

chi imprese

a stabilire essersi

questi medesimi pelasghi di poi

trasferiti

in Grecia, ed in particolare nell’Attica, ed avere colà costruite molte opere

(20) ’ìhxvSìzi mXìjux,ixzcò fuiàxivdvvwvnsutzJzt zò;[uXirecs tv tSvzet r.-Ai;xn; nt/XZvàixsr/sv;,vai zvjjvar.izivauztxàincz/10.13;Sii njv u.tzi Tyspij-

vZvslvr^tv,£,t!ir)iìffTsvarKoWawózt;.

(Dionis.Lib.I. c.23.) (21)Dionisio.Lib./. c.2G.

(22)

20 CERE ANTICA

ad imitazione di quelle che avevano vedute

in Italia,

onde con ciò sostenere

la

sopraindicata primitiva civilizzazione italiana:

ma

siffatte

opinioni

,

non potendosi comprovare con nessun do- cumento antico, non meritano

di

essere ncppur confutate. Solo a questo riguardo

si

conosce, per quanto

cilia

lasciato

scritto

Strabone, che era fama essersi quel Maleoto pelasgo, che sog- giornava

in liegis-

Villa

,

dopo

di

aver regnato per alcun tempo

in

questi luoghi sopra

i

pelasghi suoi connazionali,

trasferito in

Atene, come

sic

poc’anzi accennato; ma un

tale

ritorno venne da Strabone

riferito

quale semplice supposizione; e d’altronde indicò

egli

essere stato solo Maleoto a ciò effettuare, e non con

i

suoi connazionali; perciò quando anche fosse accaduto

il

supposto ritorno, non poteva recare

alla

Grecia

il

vantato pas- saggio in quelle regioni di nuove cognizioni ed

istituzioni

stabi-

litealla

foggia

italica.

Con

altri

tanti documenti

si

potrebbe con- fermare una

tale

opinione, se lo scopo prefisso

ci

concedesse d’entrare in queste discussioni. Pertanto potremo osservare che tutto ciò che abbiamo narrato fm’ora sul primitivo stabilimento degli

agilleisi

deve considerare essere accaduto avanti

la

guerra trojana, ed allorché

la città

conservava

la

prima denominazione, e

si

governava indipendentemente dai

tirreni.

Questo è quanto che a riguardo della prima epoca da noi

stabilitasi

può osser- vare

di

più importante su

di

Agilla

.

EPOCA SECONDA TIRRENA. La seconda epoca dell’an-

tica città,

che

ci

siamo accinti ad

illustrare,

ha principio da che essa cambiò

il

suo primo nome

di

Agilla

in

quello di Cere

,

e che prese parte nell’ordinamento delle dodici

cittàtirrene.

Strabone nel seguente modo descrisse essere accaduta una

tale

mutazione.

Allorché quei

lidi,

che presero

il

nome

di tirreni,

mossero guerra

agli agillei,

uno di loro accostandosi

alle

mura domandò quale

fosse

il

nome della

città; alla

quale richiesta uno dei

tessali,

che

stavano sulle stesse mura, in luogo

di

risposta, gridò

x«rp£,

cioè

addio

,

ed

itirreni

ricevendo

1’

augurio

,

come ebbero presa

la

(23)

PARTE PRIMA 21

città,

sostituirono

all’

antico nome

'Ayj)lz

quello di (22),

il

quale poi

si

disse da

altriscrittori

Ko^wt ed anche

Koàpi^oc.

In

diffe-

rente modo venne

riferita

da Servio sulla autorità

di

Igino una

tale

circostanza

;

poiché

egli

asseriva essersi denominata Agilla

la

stessa

città «Iella

Toscana dal nome del suo fondatore, ed

i

romani ignari

di

una

tal

denominazione

la

distinsero con altro nome; poiché andando

essi

per

la

Toscana, interrogarono

gli agitici

in

«jual

modo

si

chiamasse

la

loro

città,

e coloro essen- do greci, e non intendendo ciò dicessi ignoravano, giudicarono di

salutarli

per

i

primi e dissero

/dipi,il

qual saluto credettero

i

romani essere

il

nome della

città,etoltal’

aspirazione

la

de- nominarono Cere (23). Un*

tale

avvenimento, tanto secondo

la

narrazione di Strabone

,

quanto di quella

di

Igino

riferita

da Servio, viene considerato da molti

scrittori

moderni una favola inventata dai suddetti

scrittori

antichi

:

ma osservando che pri- mieramente

lacittàsi

diceva Agilla e poscia Cere, come molti

altriscrittori

antichi l’attestano, e che una

tale

mutazione do- vette essere stata prodotta da una qualche circostanza partico- lare

,

credo invece doversi considerare

assai

probabile quanto

si

narra essere accaduto

,e

poter servire

di

principal documento a ciò che

siriferiscealla

seconda epoca ora esaminata. Conside-

(2'2)

T5v

Av

S&jot

mp

Toòprjvoi pvxivoitielirysm,£

nmporn

u<t

énw

re?;’AyuX- Xai’w;inpoetw v2

~u/u

ri rsùvspatvj;ìtsXkì;-t«v inozvj tu’/ov;©rrraXiw rtvòj Svrt rsS inoxp'tvoaHou,npoax/opdiex/ro;cahòvXpiiov Si tsv oìcovòvsiTu;iptyot

toOtov,

aksSam

t«v nòXcv funjvsfxawav.àoCru)jnpjipixsethzcpxv/ì sni). ti,ì/vìjcùga [xivsv.(Strab.Lib.

V.

c.2.)

Lo

stessosiriferisce

da

Stefanonellaspiegazione dellavoce ’AyuXXa,

(23)

A g

pila cìvitasestTusciac conditore appellata,cur

ex

insediaro-

mana

aliudestinditum

nomea. Nani cum romani

euntes

per Tusciam

interro-

gar

ent agyllinos

,

quae

diccrentcìvitas,illiutpotè gracci, quid audirent igno- ratites,et

optimum

daccntessiprius eos salutarent,dixerunt'/dipi

,

quam

salu- tationem

romani nomea

civilatisesse

putavemnt

,etdetractuaspirationc

Cerne

nominaverunt,utdicitl/iginius inurbibusItulicis(ServioinVirgilio

Aened.

Lib.

Vili.

v.

397

).

(24)

22

CERE ANTICA

randoquindiisuddettiduemodi concuisidisse essereacca- dutountaleavvenimento, sonodiparerecheallanarrazione di Iginosidebbapreferirequella diStrabono,tantoperchèè confermata daaltri scrittoriantichi,ed in particolaredaStefano nella spiegazione nel

nome

,quantoperchè vedesi essere più probabilechealcuniuominivenutidalontani paesinon conoscessero quelnome,qualieranoilidi,cheiviciniromani,i qualinonsipossonosupporre privi di ogni cognizione dei luoghi confinantialloroterritorio.D’altrondeil

modo

concuivenne riferitodaStrabonemeglioconcordaconlealtrecircostanze narrate dagli antichi;mentrenessuna notiziasiconosceche con- testil’andata inque’ paesi diromaninoncognitidelpaese stesso.

Ladeterminazione deltempoin cuiaccaddeilsuddetto cambiamentodinome, secondoilracconto diStrabone,èba- satasullavenuta deilidinell’Etruria,ilqualeavvenimento quantunquecontestatoda Erodoto,Strabone, Valerio Massi-

mo,

VellejoPatercolo, edaaltricelebriscrittoriantichi,pure è tenutodaalcuniscrittorimoderniquale altro racconto favo- loso.ImperocchéosservanoessiconDionisiocheXanto,antico scrittorelidioperitonellecosepatrie

,nonavevaneisuoi scrittilasciatoalcuncennodiTirrenosignore deilidi,nèdi nessunpassaggio dimeoniossianolidiinItalia.Iononvoglio sostenerecheglietruschisianostatioriginatiinteramente dai lidi,comealcuni recentiscrittoriopinarono(24); anzimipiace

(24) L’avvocato Feacondiversidocumentiprovò innnopuscolo pubbli- cato tragliultimi suoiscritti,ed intitolato Storia dei vasifittilidipinticheda quattroannisitrovano nello stato ecclesiastico in quella parte che è nell antica Etmriacollarelazione della colonia lidia chelifece per piùsecoliprimadel dominio deiromani,primieramente quale fosse nazione deilidi,equanto dubbia fosse laopposizione diXantoriferitadaDionisio sulla venuta deilidiinItalia;

quindi sostenneuntaleavvenimentoprincipalmente sull'autorità diOrazioche disseMecenate discendente dai relidicheavevanodominatosaglietruschi,

(Lib. III.Ode29.v.1.eScrm.LibI.Sat.6.)eposciasuquantoavevano scrittoCicerone, Virgilio, CajoPedoneAlbinovano, Properzio, Seneca, Marziale,

Dtgitìzedby

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(25)

PARTE PRIMA 23 seguire l’autorità dello stesso Dionisio nel crederli indigeni del paese, ed essere stato

il

loro nome derivato o dal modo con cui costruivano

le

loro abitazioni

,

o da qualche uomo che

li

aveva governati in tempi assai più antichi: ma poi credo che non

si

possa negare

la

venuta

di

alcuni

lidi

in queste stesse

re-

gioni

in

epoche non tanto remote; giacché

tutti

coloro che

scris-

sero intorno questa provenienza l’asserirono come cosa certa e nota a

tutti;

soltanto variavano

il

fondatore ed

il

tempo, come bene osservava Dionisio. Documento incontrastabile della venuta

di

alcuni

lidi

inEtruria è quanto trovasi narrato da Tacito sulle rappresentanze che

si

fecero da undici

città

dell’Asia per

la

preferenza d’innalzare un tempio

a

Tiberio(25); poiché non con- sisteva in una privata opinione

di

qualche scrittore, ma nella persuasione

di

un intiero popolo. Onde è che

il

silenzio

di

Xanto

si

deve attribuire non ad

intiera

insussistenza

di

taravvenimento, ma solo forse

al

piccol numero della gente componente una

tal

mandata

di

uomini dalla Lidia. Fra

gli scrittori

antichi,

clicri-

ferirono

lo

stesso avvenimento, Vellejo Patercolo

è

quello che ne determinò con più precisione- l’epoca; imperocché

egliin-

dicò essere accaduto nel tempo in cui fu ucciso Pirro figliuolo

di

Achille in Delfo, ossia poco dopo

la

guerra

di

Troja (26). Ed in

Stazio,Tacito, Giustino,Valerio

Massimo,

VellejoPatercolo, Plinio,Silio Ita- lico,TertullianoeServiotra gli scrittori latini,e traigreciSlraboneePlutarco:

ma

nel

mentre

chepertantidocumenti

conveniamo

conluinell’approvare

una

talevenutadilidiin Italia,

non

possiamo poi concedere perleragioni già adotte che ogni cosainseguitodiquesto

avvenimento

sifossefattoinEtruriaalla maniera deilidi.

(25)Itasardianosinter,

smyrnacosque

deliberatimi.Sardiani decretimi Etruriae recitavere

,ut consanguinei-nani

Tyrrenum Lydumque, A

lye regege- nito*,oh multitudinemdieisisse

gentem; Lydum

patriisin tcrrisresedisse;

Tyr-

rheno

datum

,novas ut condcret sedes. Et

ducum

e nominibus indita vocabula, illis

per

Asiarn,bis in Italia:auctaim/ue adirne

lydorum

opulentiam,missisin tìraeciainpopulis, cui inox aPelopenomcn. {Tacit.

A

miai. Lib.

IF.

c.55.)

(2G)

Factum

eiusadiis

comprobalum

,spatiovitacet felicitateimperli appartai: quippe vixit annis

XC

regnavit

LXX,

quiseetiama

Pyrrho

,Acidi-

(26)

24

CERE ANTICA

ciòsitrovaconvenirequanto vennenarratoda Strabono; poiché sidissedaegliuntaleavvenimentoaccadutodopochegliagil- lciavevanogiàprosperato permolto tempo,echealoro era statamossaguerradaqueilidicheavevanopresoilnomedi tirreniforse alcuntempo dopolalorovenuta in questi paesi.

Adunqueilcambiamentodinome,cheebbela cittàdiAgilla inquellodiCere,deveessereaccaduto pochiannidopola guerra di Troja, e così ancora l’unione chesifece collecittàdei tirreni.InfattiVirgilio

,narrandoiprimi avvenimenti diEnea conquesti popoli, distinsela cittàstessaprimieramentecolno-

me

diAgilla,e posciaconquello diCere,comenel seguitosi faràconoscere. Pertanto conviene osservare che in simil

modo

diversialtriscrittori,nonsolo greci

ma

latiniancora, distinsero col

nome

diAgillacodestacittà

,allorchévolleroriferirele loro narrazioni a cose primitive, econquello diCereallorché esserisguardavano cose posteriori,comeinparticolaresirin- viene registrato negliscrittidiSilioItalico,e di Rutilio(27).

Livio parimenti indicandocome Turnoedirutuliricorseroagli etruschiper essere sostenuti controitrojani,osservavaavere

lis/ilio,viriate vindicavit.Narri,quodpttctae eius,Menefaiatquc ffelenae filine Hermionesnupfias occupai'crai,Delphiseurn inlerfecit.Per haectemporaLydus etTyrrhcnusf'ralres,cumregnarent inLydia,sterilitalefrugumcompulsi,sor- titisuoi,ulercumpa-te multitudinis patria decederci. SorsTyrrhenumcontigli.

Perecctus in Italiam et loco et incolis etmarinobileacperpetuntna senomen dcdit.(l^ellejoPatercolo. Lib.!.c.1.

(27) Cosi Silio Italico indicandolavenuta deilidiintaliregioni registrava nellib.V.v.17.

Litorecorrcptum,stagnisdemisiiJgylle.

cposciaparlando di avvenimenti posteriori diceva nellib.Vili.v.474.

LectosCaereviros,lectosCortona superbi Tarcontis doinns et vetercsmisere Gravisene.

Umilio poi coi seguentidueversibenespiegava l’una el’altradenominazione.

lamCacrctanos demostrat novità fines, devodepositinomen Jgyllavetus.

[Lib.I.v.225.)

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(27)

PARTE PRIMA

25

in alloraMezenzioredegli etruschi imperato in Cere, castello a queitempidovizioso(28).Laondeprecisamentenell’epocain cui regnavaMezenziosuglietruschi dovette accaderelaguerra cheessimosseroagli agitici,elasottomissione di questialloro dominio

,come venneriferitodaStrabono,ecomesitrova con- fermato chiaramentedaVirgilioneldireche Agili» fu florida per molti anni sin cheMezenziocol furor dellearmibarbara- mente non ne ebbeusurpato l’impero (29). Intaleguerra fu- ronoitirrenisoccorsi da queilidicheemigraronodal loropaese circa nella stessaepoca;esiccomequestilidinon bene daprin- cipiopoteronoconoscereilpaeseitalico,cosisirendeprobabile essersialcuno diessiapprossimatoallemuradiAgillaper sapere il

nome

dellacittà

,comedallo stessoStrabonefuscritto .

Quindiè che questa stessa circostanza,mentreciconfermala venuta di gente straniera nel paese degliagillei,allorchélacittà fu occupatadaMezenzio,ci faconoscereancora che coloro che intaleepocal’abitavanoeranoprovenienti dallaGrecia,come tali sidicono esserestatiipclasghi sovraindicati;perchè Xaì(» è senzadubbiovocabolo greco. Dalle cose osservate intornole primevicende degliagillei

,sipuòstabilireilcambiamentodel

nome

diAgilla inCere, e l’unione degliagillei ai tirreniessere avvenutaneiprimi dieci anniche trascorserodopolacaduta di Troja; poiché intalperiodo ditemposidevonocredere essersi

trasferitiilidiinItalia,per avereVellcjo Patercolo stabilitoun taleavvenimentoessereaccaduto circanell’epocain cui fuuc- cisoPirrofigliodiAchille; equindisiconoscecheEneadovette nelmedesimo temposostenereleguerre sovraindicatecontroi

(28

)IndeTurnusrutulique,dif/tsirebus,adfiorentesetruscorum opes Mezentiumq'ic,corion regein, con/ugiunt: qui,Caereopulentotumoppidoimpe- ritans,iamindeabinitiominimeInetto;novae origine urbis. (Livio. Lib.I. C.2.)

(29)Hancmultai florentem annosrexdeinde superbo Imperio,etsaevis tenuitMezentius armis.

,(Virgilio.Aeneid. Lib.Fili,*481.) 3

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(28)

26

CERE ANTICA

tirreniecontroMezenzioloro re.Cosìallostesso periododi temposipossonoriferiretuttelecosechesinarranointornogli avvenimentiaccadutitraEneaeMezenzioesposteinvario

modo

daVirgilioedaDionisio in particolare (30).

E

cosìla cittàstessa,chenell’epocaantecedenteabbiamodistintacol

nome

diAgilla, in seguito del suddettoavvenimento,tanto in questaseconda epoca danoideterminataquantonellasusse- guente,designeremocol

nome

diCere.

Seguendociòchevennescrittoda Virgilio,sidevecre-

dere avereiltirannoMezenzioridottala città,inunostato di

sommo

avvilimento;imperocché primieramente vennenarrato daluiaverelacittàstessasomministrati milleuominia

Me-

zenzio, sprezzator degli dei,edalsuofiglioLauso,dimiglior indole,ondesoccorrere

T

urno(31).

Ma

poi facendoilpoeta rap- presentareda EvandroadEnealostato incuiMezenzioavevari- dotta l’Agillinacittà,dopodiaverneusurpatol’impero,riferiva leinique stragi elafierezzaorrendaconcuilo stessotiranno afflissegliagillei;poiché legar facevaa’corpimortiivivicompo-

(30) Nel settimoanno dopolapresadiTroja narrò Dionisioessere acca- duta la morte dìEneainunaterribilebattagliache fu datada’ tirrenicoman- datidaMezehzio loro re,ilqualeebbea sostenere poi altra battagliacontroÀa- canio in cui morìLausosuo figlio»comefu registratodaeglinelprimolibro;

mentreda Virgiliovenneriferitoneldecimolibrodell*EneideavereEneaucciso LausoeMezenzionelmedesimocombattimento;eciòforseilpoeta narrava ondeesaltaremaggiormenteilmerito del suo eroe.Ondeèche convien prestare piò fedeallanarrazioneriferitadaDionisio»che a quella di Virgilio.

(31)Primusinitbellum tjrrrhenis asperaboris ContemptordivoraMczentiusagmìnaquearmai.

Filius luùciuxtaLausus,quopulcrior alter Nùnfuit,exceplo laurentis corpore Turni.

Laususeqttutndomitor debcllatorqueferarum, DucitJgyUìna nequidquamexurbe secutos Mille vìros\dignus,patriisqui lactior esset Jmperiis et cui paterKaudMezentius esset,

(Fìrgilio Aeneid.Lib.FU.v.047.e seq.)

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(29)

PARTE PRIMA 27 nendoli

tra

loro con mani

a

mani e bocca a bocca;

e

così coloro, grondando

di

putredine, miseramente

li

faceva perire con lunga morte: ma stancati

alfinei

cittadini distrussero

la di lui

casa, ed

egli,

scampando dalla strage,

si

rifugiò presso Turno (32). In que-

ste

due narrazioni Virgilio distinse

lacittà

medesima col nome

di

Agilla

;

mentre poco dopo, descrivendo l’andata di Enea verso quel paese

,la

designò col nome

di

Cere

;

ed

ivi

vicino indicava esservi stato un freddo fiume ed un sacro bosco religiosamente custodito dagli antichi pelasghi e consacrato

al

dio Silvano (33).

Laonde precisamente nel tempo in cui Mezenzio aveva usurpato

l’

impero della stessa

città

dovette accadere

la

mutazione

di

no- me, come

si

è indicato poc’anzi. Così pure col nome di Cere Virgilio distinse

la città

stessa, (34) allorché descrisse

i

soccorsi che ottenne Enea dagli etruschi ed in particolare dai

ceriti,

e

(

32

)

Quid memorem

infandas caedes,quid facta tiranni

E f

fera? dicapitiipsius getterique resercenti

Mortua

quia etiam iungebat corporaviais

Conponens manibusque

maruisatque oribus ora,

Tormenti

genus,etsanietaboque fluentis

Conplexu

inmisero longasic

morte

necabat.

At

fessi

tandem

civcsin

fonda furentem Armati

circumsistunt

ipsumque

domumque--

Obtruncant

socios,

ignem ad

fastigioiaclant.

Iìle intercaedes rululorum elabsusinagros Confugereet

Turni

defendierhospitisarmis.

(Virgilio.Aeneid.Lib.

Vili.

v.

483

cscg.) (

33

)Est ingens

gelidum

Incus pro/xe

Cader

is

amnem,

Religione

patrum

latesacer;undiquecolles Inclusere cavietnigra nernus abiete cingimi;

Silvano

fama

estveteres sacrasse pelasgos,

Arvorum

pecorisque deo,

locumque diemque

,

Qui

prunifinisaliquando

habuere

lalinos.

{Virgilio.Aeneid. Lib.

Vili.

v.

597

.eseg.) (34)

1 ercentum

adiiciunt{

mens omnibus una

sequendi)

Qui

Caerete

domo

,qui sunt Minionisinarvis,

EtPjrrgi veteres intem/xcstaeqiie Graviscae.

{Virgilio.Aeneid. Lib. X.i>.1

83

.eseg.)

(30)

28 CERE ANTICA

da quei

dell’

antica Pirgi e della insalubre Gravisca. A quanto viene

stabilito

dai

riferiti

autorevoli documenti non possono con- siderarsi contrarii alcuni passi

di altri scrittori

antichi, nei quali vedesi dato

il

nome di Agilla

allacittà

cd

agli

abitanti di essa

,

anche narrando avvenimenti accaduti

in

tempi posteriori a quegli spettanti

alla

anzidetta prima epoca; poiché trovasi da

essi attri-

buito, oper nobilitare

il

discorso, o per insaputa della mutazione accaduta,

il

nome stesso ad avvenimenti

di

ogni tempo; e non chia- ramente appropriate

le

due denominazioni

alle

epoche

differenti,

come vedonsi praticate daisuddetti rinomati

scrittoriin

continuate e ben ordinate narrazioni. Questa definizione del tempo

in

cui ac- cadde un

tale

cambiamento

di

nome, non per anche da

altri

ante- cedentemente determinata,

ci

servirà

di

non

lieve

documento per

stabilire le

susseguenti vicende. Pertanto conviene osservare a

tale

riguardo che bene conveniva

alla

stessa mutazione

di

nome ed

alla

occupazione dei

differenti

popoli del medesimo paese, quanto venne

riferito

da Plinio rispetto a

tutta

l’Etruria; cioè che essa avea spesso mutato nome, per essere

stata

prima denominata dagli umbri, indi dai pelasghi, poscia dai

lidi

e da Tirreno loro

re,

ed

infine

denominati nella lingua greca tusci dal costume tenuto nei

sacrifizj (35).

Le condizioni che

si

stabilirono tra Enea o Ascanio suo

fi- glio

con Mezenzio c Lauso

figlio

di questo, risguardanti Tobbligo di somministrare

aitirreni

quanto vino produceva

la

campa- gna latina, come ancora

le

guerre che

si

fecero dai

latini

per liberarsi da un tale aggravio, sono

riferite in

vario modo dagli

scrittori

antichi ed in particolare da Dionisio, da Verno Fiacco, da Varrone per quanto venne scritto da Plinio, da Catone per- ciò che

si

conosce da Macrobio

,

da Ovidio, e dall’autore dello

(35)Adnectitur septimae,in

qua

Etruriaest,ab

amne Macra,

ipsa

mula-

ttisaepe nominibus.

Umbros

inde

exagere

antiquitaspelasgi;hos Ijdi,a quo-

rum

regeTj-rr/ieni,

mix

sacrificoritu,lingua

graecorum

t/inscisuntcognomi- nati.(Plin.1lisi.Nat. Lib, III.c.8.)

(31)

PARTE PRIMA 29

scrittosull’

origine della gente romana (36): ma

tutti

conven- gono nello

stabilire

non avere Mezenzio per alcun tempo dopo

al.

suddetto avvenimento governato

gli agillei,

ed anzi essere stato da questi odiato per

le

crudeltà eseguite, quantunque

si

veda po- steriormente da alcuni di

taliscrittori

designato col nome di

re

degli

agillei.

Solo adunque per poco dovette Cere

soffrireitristi effetti

dalla tirannia di Mezenzio; imperocché non molti anni dopo

la

guerra di Troja,

si

deduce dalla seguente circostanza narrata da Plinio, avere

la città

prosperato e protette

learti;

poiché

egli

volendo dimostrare che

la

pittura in

Italia

era stata portata

a

perfezione da tempi anteriori

alla

venuta di Dem arato

,

asseriva essere state in Ardea alcune pitture

fatte

prima della fondazione di Roma

,

e così in Lanuvio. Quindi aggiungeva che a Cere

si

conservavano pitture anche più antiche delle suddette, ed osservava

egli

che esaminandole

si

doveva convenire essersi

la

pittura

in

breve periodò

di

tempo perfezionata

;

giacché ncl-

l'

epoca

Iliaca

non appariva essersi posta in esecuzione (37).

(3G) Dionisio Lib.I. c.5G.Pernio Flocco.

Fastorum

anni

Romani.

Aprilcs.

Plinio. Ilut.Notar. Lib.

XI P.

c.14.

Macrobio

Satura. Lib. III.c.5.Ovidio Fast. Lib.

IP.

v.879. cseg.cSestoAurelio Pittore Orig. Gentis

Rum.

c.14.) (37)

Iam enim

absoluta erat pictura etiumin Italia.

Exstant

certe /lodieque antiquiores

Prbe

picturae

Ardeae

inaedibus sacris

,quibus

equidem

nullas

aeque

demirortaralongo

amo

durantcsinorbitatetedi,velatirecentes.Similiter Lanuvii ubi

A

talenta,et

He

lena,cominus pictae sant

nudac ab eodem

arti/ice, utraque excellcntissime

forma

,sed altera utvirgo:ne ruinis

quidem

templi con- cussae.Caius princeps eastollereco/iatus est, libidineaccensus,sitectoriinatura permisisset.

Durant

etCaere, antiquioreset ipsac;fatebiturque

,quisquiseasdili- gcnter aestimaverit, nullam artium celerius

consum

matain,

quum

Iliacistempo- ribusnon fuisse

eam

apparcat.(

PI

in.Histor.natur.Lib.

XXX P.

c.6.)Sele pittureileitempjardcatini,che nel seguitodescrisselo stessoPlinioessersifatte da

Marco Ludio

Elicla,eranolestessediquellefatte

prima

dellafondazionedi

Koma, come

incerto

modo

lodimostralaiscrizionedieivistavapostaindi lui onore,laquale erascrittacon antichelettere latine,(Lib.

XX XP.

c.3(.)si

verrebbeaconfermarc sempre

piùessersiderivatele

prime

istituzionidelle arti ita- lichedallaGrecia, giacché dali'Etoliatrovasiattestato esserepervenuto Ludio.

(32)

30

CERE ANTICA

Laondeconvien crederedietalipitturevenisserofattenello spazio ditempociietrascorsedopolacacciata diMezenzio, ossia circa dieci annidopolacaduta diTroja,elavenuta di DemaratoinItaliache dovette accadere neltempoincuireg- gevailgovernodi

Roma

TulioOstilio (38).In quest’epocasi feceroevidentementelepiù nobiliopere che servirono all’orna- mentodiCereedel lorotempiod’ Ilitiain Pirgi;mentrenel-

l’epocaantecedentesieseguironoleoperecheeranopiù neces- sarieallasicurezza del loro stabilimento tanto nella lorocittà, quantovicinoallastazione delle loro navi,fortificandountale luogocontorri,giacché fu distinto col

nome

di Pirgi,ossiano Torri,comesiè poc’anzi indicato. Infatti Dionisionarrandole impresefatteda Lucio TarquiniofigliodiDemaratocontroi vejenti,riferivaessersiquestosovranorivoltocol suo esercito versoCere,laquale era considerata in queltempo unacittàfe- licee popolataquantoogni altra dei tirreni, e perciòcontro di luipotè uscire valido esercito acombattereperlasalvezza delle propriecampagne(39).

Fu

inparitempoche lo stessoLucio Tarquiniointrodusse in

Roma

lamanieradi costruirelemura conpietresquadrate,qualesipraticava inTarquinia,donde n’eraeglivenuto, echestava vicinoaCere(40).

(3S) Molte cosesiscrisserointornolavenuta diDemaratocon diversiartisti diCorinto inItalia.Conalcune opinionisiesaltaronosommamentegl'insegna- mentiderivatidaunatalevenuta, e con altresitenuarono di molto:mada luttipoisitrovaconfermatountaleavvenimento,nonconsiderando però alcuni pochi scrittori chenonsoloquesto,maanchetuttigli altriavvenimenti accaduti nei primitivitempi diRoma,consideraronocomefavolosi.Èinoltreimportante l'osservareche Cicerone fece conoscere avereDemaratoistruitiisuoitiglinelle artie disciplinagrecaconleseguenti parole.Omnibuseos artibusadgraeco - rumdisciplinam crudiit.(Cicerone.DeRepubiLib.li, c. 19. e seg.)

(39) Eò3seìuuv3'iv,lixxirt;arie rwvivTuà^ijvcairóhssv,xatnoXvxvBpveet. i| i;

errarti fU/dXij px/i3i[iivil!t 7?,; izr.Xbi,xattrsUsy;uiv 3iay3ti/xceartàvnbhp.tuv, J'fri irXits;;;in/Sacrar* riv optrtrav,ti;rèa aiisvmai^rp.^Dion.L.UI.c58.) (40) Kat rà rtl/o rè; nóXai; aòrflegi3ta, xat jaòXa tal; èpyaotat;svra.tifxjrs;t3ext- UI71>.ì9st;àux;taist;lijSTaepuvst;ari;xavpva xaraaxrja^ttv. {Diutlil. Lib. III.c.67.)

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(33)

PARTE PRIMA 31

Dopo

la

morte di Tarquinio, insorgendo

i

vejenti contro

i

romani,

si

mossero pure

iceriti

e

i

tarquinensi, e di seguito l’Etru-

ria

tutta; e siccome dopo una guerra di venti anni vennero que-

sti

popoli

rifiniti

di uomini e

di

denari, così

le

dodici

città

unite stabilirono di cedere

ai

romani

e

di sottomettersi

alle

condizioni

stabilite

per

l’

avanti da Tarquinio. Tullio però multò

le città

dei

ceriti,

tarquinensi e vejenti per essere state

le

prime ad insor- gere

,

col dividere una parte delle loro terre a coloro che furono ammessi in quell’epoca

alla

cittadinanza

di

Roma, come in par- ticolare da Dionisio venne descritto (41). Così

iceriti

tanto per

la

lunga guerra che ebbero a sostenere contro

i

romani, quanto per

la

detrazione

fatta

della loro campagna

,

dovettero

soffrireili

molto e perdere gran parte di quelle ricchezze che avevano per

l’

avanti acquistate.

Nella ben nota spedizione che fecero

itirreni

uniti

ai

car- taginesi per impedire a quei foccsi

,

che

si

erano ricoverati in Alalia

città

della Corsica, di mettere a sacco e predare

i

paesi circonvicini,

si

crede che

iceriti

ne prendessero

la

parte principa-

le;

poiché dopo

la

vittoria cadmea, ottenuta dai

focesi, tutti

que-

gli

uomini, che

si

rinvennero sulle navi vinte dai cartaginesi e tirreni

,

furono lapidati dai

ceriti.

Erodoto

,

che in modo più ampio descrisse un

tale

avvenimento, aggiunse che

in

appresso accadeva

ai ceriti

che quanti passavano dal luogo, ove giacevano

i

focesi lapidati, divenivano

storti,

mutili cd apopletici, e ciò egualmente accadeva

alle

pecore ed

ai

giumenti.

Iceriti

volen- do rimuovere un

tale

reato

,

spedirono a consultare l’oracolo di Dejfo; e

laPitia

comandò ad

essidi'

celebrare grandi funerali, e certami

di

uomini ignudi ed equestri, quali ancora

si

facevano

al

tempo in cui viveva Erodoto (42). Da un

tale

documento

si

(41)Dionis. lÀb.

/y.

c.27.

(42) T«v3s iuc?5stau<jéi>v

vmv

tsv;m&pa;,ot

w

xsetol Tvprrr/sl ì'uc/iv zi

cvziw

jtjXXànX-i’su;,xai tsutsu; ìi-ar/sr/svu; xocihvaoni- firrà dt

'Af/Haiam

risaziezi sscxivzse tsv /jà>sv, ivt5si se;xxzaXivaSiyzt; ixicexo,ryivrrsàiisrsssccxcetiieszopse

(34)

32

CERE ANTICA

dedussedaalcuniscrittorimodernicheiltesorodetto degliagil- leichestava inDelfo,come venne da Straboneriferito,fosse stato consacrato in quest’epoca:

ma

osservando cheErodotoin- dicò essersi solo in allora spedito a consultarelaPitia diDelfo, siviene a conoscere chesiaveva un’ antica venerazione per quel-

l’oracolo anzi che essersi perlaprimavoltaspeditoadesso,ed offertogliuntesoro.Benvipoteronomandaredoni,

ma

nonedifi- carviuntesoro;poiché palese diversitàvipassavatraitesoriedi donioffertiall’oracolodiDelfo,comevedesidimostrataconchia- rezzanelladescrizione diStrabone ediPausania diuntalesa- crario. Itesorisierigevanodopo unaqualchevittoriaottenuta,

mentreidonisioffrivanopersemplicementeconsultarel’ora- colo,comesifecenelladesignata circostanza.D’altrondegià abbiamodimostrato doversi considerareper principaledocu- mentidello stabilimento di quei pelasghi

,chesidiresseroalle focidelPo,itesoricheavevanoedificatiinDelfo tantoiprimi abitantidiSpinaquantoquei di Agilla;cosisiviene a confer- mareavereiceritinellaanzidetta circostanzaoffertinuovidoni all’oracolomedesimo, ondeottenerneunarisposta in sollievo dei malichesoffrivano,edessersilaconsacrazione del tesoro

xxfànòitXTTxra,òfatu;irroraxxlu n^vytatxscìsaiSpvxoi.oi9i'Ayu)AóIx ir Atfygòr f rajATOv, /SouXujUsvtt cattaivr3xtnjv«awr<Bx’hd< >7afta; ixiXtuatrotiti»,tà xaì vuv 0?’AyyXXxfotèriimxùiooai. xxl y£p ivTfi^ovat apttxryxXw;, xatìcrywvsy\jtxvoòvvaiimi- xèv tmaràai.ierieyrocfuv rSrj.<benaaiwrottura»fxòoy Utr/f-riaanno- (Ervd.LibJ.c. 167.) Strabone(Lib.VI.c,1.)ne riferisce pureunaindicazione dello stessoavveni- mentoaccaduto ai focesi, e cosiDiodoro[Lib.V-c.5.)senza però determinare in alcunmodocheiceritiavesseropresaparte in talebattaglia,ed anzi#Dio- dorocaddeinerrore nelnominareCalarila cittàfondata daifocesiinvece di Alalia.

Quantunquepoisirinvengano inErodotoitirrenidiCere distinti colnomedi agillei,nonsideve perciò credereche lostessonomeconservasseronell’epoca incuiaccaddeilsuddetto avvenimento;comeinparticolarevennesuppostoda

^iiebuhr nella sua storia dell’Italia antica: perchè daaltritantidocumentiposi- tivisiconoscono essersichiamaticeritisinodatempianteriori a quello incui accaddeilsuddetto avvenimento.

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(35)

PARTE PRIMA

33 anzidettofattaneipiù antichitempiallorchéconservavano an- corailprimitivo

nome

diagitici,colquale

nome

era distinto lostesso tesoro.

Mentrel’epoca anteriore'alla guerra diTrojasiriferivaa tutto ciòclicriguardavaAgilla avantiildominiodeitirreni, quellapoiche succedetteallamedesimaguerra trojana sinoal-

l’intero governo dei sette re di

Roma

sitrovacorrispondere a tuttoiltempochelastessacittàfeceparte delladominazione tirrena;cdanz'idopolacacciata diTarquinio superbodaRoma, vedesi narrato da Livio,essersiquesto principeconduesuoi’

figliricoverato inCere (43),da dove evidentementeindusseitir- reniaprendere parte in suo favore. Nellapacestabilita traPor- senaedirappresentanti della repubblicaromanadovetteropu- re coglialtritirreniesserecompresiiceriti;-perciò d’allorain

poisihannonotizie diessisolocomeamicicdalleatidei ro- mani,nella qual qualità consideratisi costituiscelaterzaepoca danoi distinta,e clicoraimprenderemoa descrivere. Pertanto conviene osservareche in dettasecondaepoca,quantunquesi mantenesseroiceritiindipendenti dairomani,dovetteroperò somministrare piùmezziafarfigurarelapotenza di questi,che

laloropropria;perchèdavariipassi deglistoriciantichisicono- sconoessere state dairomani,specialmente sottoilgovernodei tarquinj

,derivatemolteistituzionie pratiche nelleartidai tirreni,tra’qualiiceriti,comeipiùprossimi a

Roma,

dovet- tero avernelapiùgrandeparte.

EPOCA TERZA ROMANA.

11ricettoclicdetteroiceriti allevergini vestali edallecose sacre a loro affidate neltempo dellainvasione deigalliin

Roma

,èilprunopiù importante av- venimentochesi riferiscaaCeredopol’alleanzafattacoiro- mani.

Da

Livio,L. Floro, Strabono, Plutarco e ValerioMassimo vennenarratountaleavvenimento;etuttiquestiscrittoricon-

(43) ZaWo. Lib,I.c.60. * •

4

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(36)

34 CERE ANTICA

cordarono nel dire che dai

ceriti

furono ricevute e custodite

tali

cose con venerazione sino a tanto

si

poterono trasportare

di

nuovo in Roma (44). Da Strabono inoltre venne

riferito

che in

tale

circostanza

iceriti

debellarono

qtiei

medesimi

galli

che avevano presa Roma, dopo

di

averli sorpresi nel loro ritorno

sul territorio

sabino, ed a forza

li

spogliarono di quelle ricchezze che avevano loro cedute

i

romani

(45).

Lo stesso Strabone incolpava

i

romani di non aver dimostrata verso

iceriti

una grande gratitudine per un

tale

benefizio. Però

si

conosce da

altri

documenti che in riconoscenza

di

aver

ricettate le

cose sacre, ed

i

sacerdoti del popolo romano

,

e perchè in seguito di

tal

benefizio non venne sospeso l’onore dovuto

ai

numi

,

decretarono

i

romani l’obbligo di dare pubblica ospitalità

aiceriti,

come venne registrato nel ben noto senatus -consulto

riferito

da Livio (46). Parimenti fu

(44)Livio.lÀb.

F.

c.40. Lucio Floro Lib.I. c.<3.Strab. Lib.

F.

c.2.

PlutarcoinCamillo. Valerio

Massimo.

Lib.I. C. 1.ar.10.

(45)Karlyxptcù; tJ.àvra;tv/Pmuttv FaXóra;xocTSìroXsfMjcrav,àmovocv in&èpsvai xaràlafiivov;-xai

ima

ixivrswtkafiav'Papatuvixftvot Xirpvpa,axswa;àqniXavro.

(Stra- bone.Lib.

V.

c. 2.)Ciò chediseguito

venne

narratoda Strabonesullapoca riconoscenzadimostratadai

romani

aiceriti,

non

sitrovabenedefinitonel testochecièstatotramandato; pcrcuisi

danno

variespiegazioni.

(4G)

Cam

cacrilibushospitium publiccfìerct,

quod

sacrapopuli

romani

ac sacerdotes recepissent,beneflcioqueeiuspopuli non intermisus honor

deum

immorlaliumesset.(Livio Lib.

F.

c.50.)

Un frammento

diun’anticaiscri- zione riportato dalGrutcro, Muratori, Fabbretti, Borghesi, c daaftriscrittori moderni,contestalostessoavvenimento, e viene supplito nei seguente

modo.

Cum

Galli

invaDERENT CAP ITO LI FM vcSÌ'ALES CAERE DEDFXIT

atQFE RITFS SOLLEMNES NE omitteRENTFR CFIiAl SIBI HA-

BFIT coERATA SACRA ET FI RG INES rcveXIT.

Per

un

talericetto vantavano posciaiceritiesseredivenutalalorocittàilsacrariodel popolo ro-

mano. Caere

,sacrarium populi romani,deversorium sacerdoturn,ac reccptacu- lupi

romanorum sacrorum

intanctum inviolatumque criminebelli,hospitiumve- stalium cultisquediisdarent.(LivioLib.

FU.

c.20.)

Da un

talericettodato daiceritiallecosesacredei

romani

sisuole,tra levarieopinioni, dedurrela etimologia del

nome

caerimZnia dato dailatiniad ogni celebrazionedisacrorito.

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