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Chiesa di San Martino

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Academic year: 2022

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Chiesa di San Martino

Realizzazione di Don Michele Capurso Foto di Don Michele Capurso e Fabrizio Forni

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Cenni Storici

La chiesetta di San Martino, vicino a Deggio, è di stile romanico anteriore all'anno mille con un'unica navata a soffitto ligneo e con il piccolo presbiterio a volta di botte. Già i restauri degli anni 1935- 1939 hanno riportato alla luce dipinti appartenenti ad epoche diverse, segnatamente cinque; ciò che i restauri attuali hanno precisato meglio. Lo strato più' antico, probabilmente risalente alla seconda metà del X secolo, lo si può notare nel ritrovamento dell'affresco di “dell'offerta di Abele” nella parte destra in alto dell'abside.

Sempre nell'abside c'e' un secondo strato risalente all'XI secolo dove appaiono due belle immagini: un drago o forse un cavallo marino e una grossa trota sul lato destro in basso a sinistro.

Un terzo strato datato al XIII secolo, è rappresentato da delle decorazioni, mentre la maggior parte degli affreschi, che si possono ammirare, sono del quarto strato e appartengono al tardo gotico (fine del XV secolo inizi del XVI).

Nella parte frontale dell'abside, è rappresentato una Crocifissione con San Giovanni sulla sinistra, la Madonna sulla destra con degli angeli interno alla Croce, impegnati a raccogliere nei calici le gocce del sangue di Cristo.

Sulla destra è ora visibile una processione di Sante, le quali sembra seguano dei soldati, ben riconoscibili per gli scudi rotondi.

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Nel centro del voltino abbiamo una Maiestas Domini, con interno le figure degli evangelisti, rappresentati dai loro simboli.

Sulla destra spiccano un angelo (San Matteo) e un toro (San Luca).

Sulla sinistra un'aquila (San Giovanni) e un leone ( San Marco).

Sono assai ben conservati e dalle fattezze eccezionali per precisioni e armonia dei tratti, da farne dei piccoli capolavori

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Sul frontone dell'arco del piccolo coro troviamo l'Annunciazione, interessante per la presenza di Dio Padre (al centro) che letteralmente invia verso la Vergine, sulla destra, un bambinello paffuto preceduto dalla colomba , simbolo dello Spirito Santo.

Sulla sinistra dell'arco si trova l'Arcangelo Gabriele, con in mano il giglio, sembra arrivare di corsa ed è in procinto di genuflettersi, mentre la Madonna, nel suo lungo manto azzurro (proprio sotto il quale si è scoperta la figura di Abele, risalente al primo strato) aperto su una veste rossa inginocchiata davanti allo scrittoio, incrocia le mani sul petto, in atteggiamento di umiltà e ubbidienza.

Sulla parete nord della navata possiamo ammirare un'ultima cena, sciupata dall'umidità ma ancora ben leggibile. Riprende lo schema del Cristo in mezzo agli Apostoli che offre il pane a Giuda, posto sul davanti di una ricca tavola imbandita.

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Dell'immagine dell'ultima cena sono interessanti alcuni volti, discretamente conservati, che esprimono i sentimenti provati nell'udire l'annuncio del prossimo tradimento di Giuda, in modo naturale e spontaneo, come raramente capita di osservare in rappresentazioni simili.

Questi personaggi hanno sciolto la fissità riscontrabile altrove, assumendo atteggiamenti più' liberi e realistici, come si può' notare nella mano, portata al petto non più in un modo rigido ma piegata, o nelle braccia che si aprono in modo relativamente armonioso.

In particolare degno di nota è il sottile scambio di sensazioni che sembra accomunare gruppi di due o tre Apostoli, creando varietà e movimento.

Tutto ciò' denota la mano di un artista di valore, anche se non necessariamente posteriore a quelli di altre “Cene”, o all'autore dell'affresco sulla parete sud, il meglio conservato, con San Martino che divide il mantello con il povero, su uno sfondo riccamente decorato a quadrifogli.

Relativo allo strato più' recente ( risalente alla seconda metà del XVI secolo), troviamo, a destra della cena e non ben leggibile, la raffigurazione dell'Arcangelo Michele con la bilancia per pesare colpe e meriti, mentre un diavoletto afferra il piatto dei peccati per tirarlo in basso e far si che il defunto venga mandato all'inferno.

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