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Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte

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(1)

MINISTERO PER I BENI CULTURALI E AMBIENTALI

Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte

Monografie 1

1991

(2)

MINISTERO PER I BENI CULTURALI E AMBIENTALI SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGICA DEL PIEMONTE

PROVINCIA DI CUNEO

MONTALDO DI MONDOVÌ

Un insediamento protostorico. Un castello

a cura di

Egle Mieheletto e Mariea Venturino Gambari

LEONARDO - DE LUCA EDITORI

(3)
(4)

70 MONTALDO DI MONOOvì

Fig. 32 Pianta schematica del castello con indicazione delle Aree di scavo.

a. I a.IV

a . Vffi

/

a. V

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a. VI

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I I

(5)

71

Lo scavo

Mauro Cortelazzo - Egle Micheletto

Il sito interessato dall'indagine archeologica è posto a 815 m sul livello del mare, sul boscoso crinale che separa le valli dei torrenti Corsaglia e Roburentello e domina da nord-est la chiesa e l'abitato di Montaldo.

Geologicamente il promontorio roccioso è costituito da serpentinoscisti con croste di alterazione argillificate (cfr.

Carta Geologica d'Italia, scala 1: 100.000, Foglio 91-Boves e note illustrative ai fogli 81-Ceva e 92-93/Albenga-Savona, Roma 1971).

Un progetto di sistemazione dell'area come parco comu- nale, che aveva evidenziato sin dai lavori preliminari di ripuHtura la presenza di strutture mutarie e la potenzialità stratigrafica del complesso, impose l'avvio di uno scavo archeologico in estensione, finanziato dall' Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte e dall' Amministrazione Comunale di Montaldo. Nelle estati 1983 e 1984 e nell'au- tunno del secondo anno, la Soprintendenza Archeologica condusse -tre campagne di scavo, limitate alla sommità dell'altura, all'interno della cinta muraria del castello, di cui si individuò per intero il perimetro, fatta eccezione per il lato occidentale, non conservato. Nel 1985 si è effettuato un primo consolidamento delle murature, grazie ad un finanzia- mento del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, in attesa di un nuovo progetto di sistemazione del parco con percorso archeologico, attualmente in fase di avanzata esecuzione.

Il sito, che alternava, isolandoli, affioramenti rocciosi a settori in cui si conservava invece la sequenza stratigrafica, ha imposto l'individuazione di aree (fig. 32), solo parzial- mente identificabili con gli ambienti in seguito messi in luce, là dove l'articolazione strutturale del castello era suggerita da resti murari. Proprio la diversa qualità nella conservazione del deposito stratigrafico tra le varie aree, del tutto consueta nell'ormai ampia casistica di lavori su insediamenti d'altura, è all'origine di una specifica impostazione anche della presentazione dei risultati dello scavo; si è infatti rivelata impraticabile la strada di un'analisi periodizzata, che accor- passe i dati stratigrafici fase per fase su tutta l'area del cdslrum, a causa delle lacune del contesto. Pressoché forzata è stata quindi la scelta di ricostruzione, nella prima parte descrittiva, dei processi deposizionali per singoli settori, considerati "bacini stratigrafici" .

Sono state esaminate le unità stratigrafiche e le correla- zioni fisiche con quelle circostanti, tentando ipotesi di interpretazione del processo di deposizione e in qualche caso di post-deposizione. L'elemento interpretativo ha tenuto conto ovviamente di considerazioni scaturite dallo studio dei materiali e della stessa correlazione delle varie fasi tra aree diverse.

Sono stati infine descritti nel dettaglio elementi struttu- rali di rilievo, come fosse silos o cisterne. Quando è sembrato significativo, per ogni area è stato inserito il

malrix, soprattutto per cogliere appieno la densità stratigra- fica di ogni fase riconosciuta. Presentare un malrix unico per tutto il sito avrebbe uniformato una situazione che invece si presentava frammentata in vari sotto insiemi tra loro quasi mai collimanti nella realtà.

Data la particolare conformazione e orientamento della sommità dell'altura in senso nord-sud, non coerente con l'andamento poligonale della cinta medievale, nella descri- zione dello scavo, per semplificare, si è preferito indicare come nord il lato del perimetro difensivo caratterizzato dal contrafforte (cfr. fig. 25).

Area I

Si è identificato con questa sigla un ambiente quadrango- lare addossato al lato nord della cinta muraria e che sfruttava sul margine opposto la parete di roccia, alta m 2,50 ca. (fig.

33).

Lo scasso per la posa di tubature, poi non messe in opera, collegate ad una cisterna costruita sull'altura nei primi anni '70, ha in parte alterato la stratigrafia, soprattutto per quanto riguarda i livelli superficiali.

Il crollo parziale del muro di cinta, US 47, aveva causato il franamento del settore settentrionale dell' ambiente, ed il primo strato evidenziato, US 1, era in parte slittato a valle, coprendo i resti della cinta del castello con uno spessore di terreno di m 0,50 ca. (fig. 34: sezione B-B').

Nell'angolo sud·est affioravano i resti di un piano pavimentale lastricato, US 15, localizzato in corrispondenza dell'unico accesso, aperto nel muro perimetrale est (US 12);

esso copriva uno strato, US 23, poco compatto ed esteso su tutta l'area. La presenza di piccole lenti di bruciato, US 31, e di crollo, US 3 e 16, conservatesi per brevissimi tratti a suo contatto, ne fanno ipotizzare una destinazione come suolo di calpestio.

In particolare, l'US 31 è quanto rimane di un falò acceso per bruciare una porta o un cofano ligneiJ di cui si sono salvati solo il chiavistello ed i cardini (cfr. CORTELAZZO·

LEBOLE D1 GANG1, I metallt~ infra).

Queste ultime attività. documentate da parziali crolli e piccoli incendi, paiono riconducibili al momento dell'ab- bandono e della successiva frequentazione saltuaria del castello.

Il livello sottostante è caratterizzato da uno strato di riempimento, US lO, alterato dagli scassi moderni, ma contenente materiale ceramico, insieme ad una moneta identificata come un Minuto della Repubblica di· Genova, emesso negli anni compresi tra la fine del XV e la prima metà del XVI secolo (cfr. RovELLl, Le monete, infra, n. 12) che rappresentano il momento di transizione tra due

(6)

72 MONTALDO DI MONDOvt Fig.33 Area L Maln'x dello scavo.

FASE 5

25

FASE 4

FASE 3

FASE 2

FASE 1

FASE o

JJ

significative fasi di occupazione del sito (XIV secolo-prima metà del XVI).

Nel settore est, meno perturbato, si metteva quindi in luce un battuto argilloso, US 32, intervallato da piccole buche di palo, a cui si collegavano altri strati, meno conservati, US 11-13-14, in parte identificati dalle stesse componenti (fig. 36). L'US 13 si appoggiava ad una struttura costruita in pietre a secco, disposta con orienta- mento est-ovest lungo la parete rocciosa ed interpretata come il basamento di una mangiatoia lignea, piuttosto che come base per un focolare, in assenza di strati combusti.

Il piano di calpestio della stalla si trovava alla stessa

quota della risega di fondazione del muro perimetrale ovest, US 2, documentando il mantenimento dei livelli pavimentali nelle diverse fasi di utilizzo dell' ambiente. Al di sotto compariva un poderoso strato di riempimento, US 39, posto a livellare tutte le irregolarità della superficie rocciosa; in quest'ultimo si è rinvenuta una grande quantità di materiali ceramici: oltre ad un servizio da tavola in ceramica graffita, anche ceramica da fuoco, contenitori per derrate, spezie e salse (cfr. CERRATO-CORTELAzzo-MoRRA, La ceramica dei secoli XIII-XIV. Il XIV secolo, infra). L'omogeneità dei materiali, tutti inquadrabili nell'ambito del XIV secolo, consente quindi la registrazione di due attività, separate da un breve intervallo temporale: una prima sistemazione dell'ambiente alla metà del XIV secolo, probabilmente utilizzato per la stabulazione sin dal secolo precedente, e il suo successivo livella mento e colmatura con materiale di risulta prelevato forse dal settore più elevato del castrum, corrispondente alla domus signorile, pur conservandosi la destinazione a ricovero per gli animali.

La prima occupazione del sito in epoca medievale, è attestata da scarsissimi resti risalenti al XIII secolo: una fossa di pietrisco, US 33, ed uno strato di vita, US 34, contenenti una elevata percentuale di materiale residuo protostorico, a ulteriore prova delle opere di sistemazione dell'altura in concomitanza con l'impianto del castello.

In corrispondenza dell'angolo nord-ovest del vano, la prosecuzione dello scavo evidenziava ancora, su una super- ficie di m 2 x l ca., uno srrato ricco di carboni, US 45 (fig.

35: sezione C-C'), in cui era ricavata una probabile fossa di scarico, US 41 e 41b, entrambi relativi alla fase protostorica di occupazione dell'altura. Purtroppo, anche in questo punto, dove pure la sequenza stratigrafica si conservava in profondità, il cantiere medievale, ed in particolare gli scassi per la fondazione delle murature perimetrali, hanno prodot- to consistenti alterazioni della stratigrafia, impedendo di fatto l'identificazione di veri paleosuoli e soprattutto di eventuali connessioni con la fossa di scarico. Lo strato US 45 infatti, per le caratteristiche di tessitura e per la collocazione del materiale archeologico recuperato, general- mente non disposto di piatto, ma con inclinazioni superiori ai 30°, sembra più probabilmente interpretabile come il risultato di operazioni di livellamento e/o sistemazione della sommità dell'altura, verificatisi già nel corso della fase protostorica.

La fossa, del diametro massimo di m 0.50, presentava un riempimento, US 41, simile al terreno in cui era stata scavata, ma con una percentuale molto più alta di fauna, semi e legno carbonizzato, che ne avvalorano la destinazione d'uso.

I resti protostorici si sovrapponevano a livelli argillosi e sterili, US 36-44-46, in gran parte derivati dal disfacimento della roccia sottostante (fig. 37).

Area II

Si identifica con la sommità dello sperone roccioso, sul quale venne costruita nelle diverse fasi la torre, sorta nel punto dal quale si gode la migliore visibilità sulla valle e sui percorsi sottostanti (fig. 39).

Le strutture murarie, il cui profilo era in parte percepibi-

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LO SCAVO Fig. 34 Area I. Sezione B-B' (1a legenda vale per tutte le sezioni dello

scavo).

-2.00

-4.00

34

0.00

-400

35

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Matrice siltosa. Colore bruno-chiaro _ Matrice siltosa. Colore bruno

~

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U Matrice siltosa. Colore bruno-chiaro

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o I 100m

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~ Matrice sabbiosa. Colore bruno-giallastro (presenza di malta) Strato carbonioso. Colore bruno nerastro

Fig. 35 Area L Sezione C-C'.

200m I

2.00m.

~=~ Carboni, Colore nero

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Matrice argillosa. Colore bruno-giallastro

Matrice argillosa. Colore bruno-rossiccio

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Malta. Colore bianco

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Sabbia e/o malta

73

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74 MONTALDO DI MONDOVÌ Fig. 36 Area I. Planimetria con l'indicazione delle principali US messe in

luce (fasi 2-3).

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46

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(9)

LO SCAVO

Fig.37 Area l. Panoramica a scavo ultimato, da sud. Fig. 39 Area II. Panoramica, da est.

Fig. 38 Sezione nord-sud del castello (Aree IV·VIII·II· VII).

}7 39

38

(10)

76 MONTALDO DI MONDOvì

le anche prima dell'avvio dello scavo, erano coperte da un sottile strato di burnus, con tracce di combustione dovute ai tradizionali falò accesi in occasione della festa patronale del paese; oltre al muro di una torre circolare, US 20, si è messo in luce anche un modesto ambiente, delimitato da muricei legati con atgilla, US 22, ricavati in parte dalla demolizione della torre stessa.

Le macerie di quest'ultima, US 21, rinvenute in profon- dità, sino a contatto con la roccia, erano state sistemate per poter edificare più agevolmente il nuovo corpo di fabbrica, che trova puntuali confronti, per la tecnica costruttiva, con le murature di terrazzamento delle adiacenti Aree VII e IX, destinate a precaria abitazione, fienile, ricovero per attrezzi successivamente al XVII secolo.

La torre circolare, il cui perimetro è parzialmente conservato solo sul lato sud·orientale, pur essendosi mante~

nuto il profilo interno, era colmata con un terreno, US 18, posto ad uniformare uno strato di distruzione, US 19. I materiali ceramici contenuti in quest'ultimo riconducono all'ultima fase di occupazione del sito.

All'interno della struttura, costruita in pietre legate con una malta biancastra del tutto diversa da quella delle altre murature del castello, si evidenziava ancora uno strato, US 24, contenente alcuni frammenti di ceramica invetriata attribuibili ad un'unica forma, attestata principalmente nel XIV secolo (cfr. CERRATO-CORTELAzzo-MoRRA, La cerami- ca dei secoli XIII-XVI. Il XIV secolo, in!ra e fig. 79,1).

Sui margini est e sud dell'area, la muratura circolare sfruttava come basamento una imponente struttura muraria dal perimetro quadrangolare, US 85, il cui lato meglio conservato supera i 6 m, per una larghezza di m 1,20. La tessitura muraria, il legante, le dimensioni, ma soprattutto la sua posizione, unita mente al terminus post quem dell'impian- to della torre circolare nel XIV secolo, in assenza di ulteriori dati stratigrafici, lo identificano come il primitivo torrione del castello.

Area III

Si è denominato con questa sigla un corpo di fabbrica rettangolare addossato sul lato occidentale alla torre più antica e rimasto in uso, con successivi rifacimenti, durante tutto il periodo di occupazione dell'altura (fig. 40).

Trattandosi anche in questo caso di costruzioni fondate sul banco di roccia, sfruttandone la superficie come piano pavimentale, dopo averla parzialmente asportata o intaccata, il potenziale stratigrafico è risultato molto scarso e limitato alle fasi più tarde. Il muro perimetrale den'edificio, US 40, identificato con la domus del signore del castello, è conser·

vato solo per brevi tratti, limitatamente a due corsi di pietre ormai prive di legante a causa del degrado e del dilavamen·

to; al suo interno si metteva in luce uno strato, US 29, molto rimescolato, con una prevalenza di materiali del XVI secolo, in parte connessi con quelli dell'adiacente Area VIII.

Questo strato copriva un livello di vita, US 38, anch'esso disturbato, ma con una prevalenza di frammenti ceramici risalenti al XIII secolo, in particolare di ingabbiata chiara:

la predominanza di questa classe, di uso all'apparenza più corrente rispetto alla graffita, parrebbe consentire l'ipotesi di identificazione del piano terreno dell'edificio con i

Fig. 40 Area III. Panoramica, da est.

40

quartieri dei soldati, riservandosi il castellano il plano

superiore. .

La modesta stratificazione dell'area si concludeva con un poderoso livello sterile, US 43, non scavato completa- mente, che andava a colmare tutti gli anfratti rocciosi.

All'esterno dell'ambiente, in un avvallamento della roccia, si rinveniva ancora un accumulo di terreno, US 37, privo di collegamento con la sottostante sequenza stratigrafica e databile, sulla base del materiale archeologico recuperato, al XIV secolo.

Area IV

Adiacente all'Area I, è divisa da quest'ultima dalla struttura muraria US 12, che delimitava a est la stalla già descritta e si addossa al muro di cinta, che in questo punto piega a seguire il profilo della sommità dell'altura (US 59,130).

Gli scassi moderni per la posa di tubature sono indivi~

duabili nella sezione (fig. 41: sezione D-D'), dove è evidente l'asportazione ,della stratigrafia, effettuata in parte con un mezzo meccanico.

I primi strati messi in luce si presentavano quindi pesantemente rimaneggiati: in particolare le US 48 e 73 coprivano un notevole sperone roccioso che limitava ad un'area di m 2,50 l'estensione della stratigrafia in profondità.

Si evidenziavano poi in successione, al di sotto di piccole lenti di terreno misto a malta e frammenti carboniosi, alla quota di affioramento della roccia (US 56-57-137-138-139- 140), altri strati di limitata estensione riconducibili al XIV secolo (US 75-76-77-142-146), tra i quali si segnala un livello di dispersione di un focolare (US 77). Ad una profondità maggiore) si conserva parte di uno straro molto rimaneggia-

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LO SCAVO 77 Fig.41 Area IV. Sezione 0·0'.

0.00

-2 .00

-4.00

41

lO , US 75

,

contenente materiali ceramici del XIII secolo (fig.

42).

L'ulteriore str3tificazione si disponeva in senso orizzon- tale con una leggera pendenza verso il muro di cinta: gli stra;i (US 88-89-106-109-145-148-151), sono tutti relativi alla fase del XIII secolo e parrebbero connessi a riempimenti posti a colmare un settore del castello utilizzato intensiva- mente solo nel primo periodo di insediamento, sfruttando in parte la superficie rocciosa. A est, un ampio incavo della roccia aveva conservato tracce più antiche; in particolare, si è messa in luce una buca di palo, US 124, interpretabile, per analogia con buche di dimensioni simili poste a distanza regolare dalla cinta muraria nelle Aree V, VII e IX, come alloggiamento per i pali di un camminamen[Q di ronda. Il fatto che lo strato di riempimento della buca (US 125), fosse ricco di materiali procostorici, potrebbe trovare spiegazione, considerando che la palificata per il camminamento medie- vale, infissa in profondità, possa essere giunta ad intaccare la stratificazione protostorica (US 128). All'insediamento pro- toscorico sono inoltre attribuibili altre quattro buche di palo, US 111-113-126-126b, sulla sommità rocciosa, disposte su due allineamenti distanti tra loro m l,50.

Area V

o I 2.00

m.

I

Situata all'estremità nord-ovest del castello, è delimitata dal muro di cinta e dalla struttura muraria che separava il dongione dal settore libero da corpi di fabbrica. In superficie erano percepibili il taglio e la fossa per la posa delle tubature, che avevano intaccato la stratigrafia per una larghezza di m 0,60 ed in profondità sino al banco di roccia. Asportati livelli di riempimento moderni (US 49-60-63 e 65), si mettevano in luce alcuni strati di distruzione (US 50-52-55-66-67-92), composti prevalentemente di malta e pietrame minuto, che confermavano l'intensa opera di spoliazione delle murature del castello, avvenuta posteriormente al XVI secolo (fig. 43).

A! di sotto affioravano livelli di vita, US 54 e 97, ricchi di materiale ceramico; in particolare, la presenza nel primo di quattro monete, la più recente databile agli anni 1504-1553 (cfr. ROVELLl, Le monete, in/ra, n. 8), confermerebbero l'abbandono del castello come residenza abituale intorno alla metà del secolo. Il materiale ceramico è sminuzzato, a dimostrazione del fatto che il contesto fosse stato sottoposto a continui rimescolamenti, come ad esempio nel caso di una destinazione dell'area a orto. La frammentarietà del mate- riale è messa in ulteriore evidenza dal confronto del numero dei frammenti e del loro peso complessivo con quelli di una unità stratigrafica analoga, US 168, scavata all'interno del castello (Area VIII), i cui materiali sono spesso integrabili con quelli della US 54. Nel primo caso 1648 frammenti

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78 MONTALDO DI MONDOvì

Fig. 42 Area IV. MatTix dello scavo. Fig. 43 Area V. MalTix dello scavo.

FASE 5

FASE 5

FASE 4

FASE 3

FASE 4

FASE 3

FASE 2

FASE 2

FASE 1 FASE

FASE O FASE O

42 4)

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LO SCAVO 79 Fig. 44 Area V. Sezione E-E',

Q

44

pesano g 7547,2, nel secondo 835 frammenti pesano g 8118,3: pare superfluo commentare il fatto che in uno strato il doppio dei frammenti raggiungano a malapena la metà del peso dei secondi.

Come immediato risultato dell'azione di continuo rivol- tamento del terreno, si segnala la notevole quantità di materiale residuale, tra cui le monete, che coprono un arco cronologico che va dal 1056 al 1553 (se si esclude la prima, relativa alla frequentazione sporadica del sito prima dell'im- pianto del castrum) le altre ne documentano tutte le fasi di vita; cfr. ROVELL!, Le monete, infra, nn. 6-11).

Il livello ortivo copriva alcuni strati conservati per una estensione molto limitata (US 62-79-82-87b-83-98), relativi alla frequentazione dell'area tra la fine del XV secolo ed i primi anni del successivo, anteriormente alla definitiva destinazione dell'altura alla coltivazione agricola.

La modesta conservazione della stratificazione sotto- stante, costituita dalle US 81-86-87-90, in particolare per quanto riguarda le unità stratigrafiche databili al XIV secolo, non consente ipotesi in merito alla precedente utilizzazione di questa parte del castello, che parrebbe fosse stata lasciata libera da costruzioni, analogamente a quanto documentato dai lembi di stratificazione ancora anteriori.

La sezione (fig. 44: sezione E-E') conferma la modestis- sima estensione della porzione di terreno risparmiato dagli scassi moderni per la posa delle tubature (US 74) e dal riempimento di una fossa con minuto pietrame di scarto (US 67). Tuttavia, uno strato grigio-nerastro, US 99, pareva interpretabile come livello di vita, in quanto si sono rinvenuti compressi sulla sua superficie, in giacitura oriz- zontale, numerosi frammenti ceramici che hanno co?sentito la ricostruzione di tre vasi (figg. 69,3-5; 70,9), datatI al XIII

0.00

-2.00

2.00m.

-4.00

secolo. È infine da segnalare una buca di palo, US 121-122, distante m 2,00 ca. da quest'ultimo, per cui è tuttavia impossibile proporre un'interpretazione planimetrica.

Altre tre buche di palo, poste a distanza regolare (tra m 0,60 e m 0,80) dal muro di cinta, sono invece riferibili al camminamento di ronda, in analogia a quanto documentato nelle altre aree.

Ad una quota sottostante, ancora due buche di palo, US 115-115b, scavate direttamente nella roccia e riempite con un terreno nerastro, pur in assenza di un diretto rapporto stratigrafico, sono probabilmente da porre in relazione con la fossa di scarico già descritta nell' Area I, relativa alla fase di insediamento protostorico.

La sequenza era conclusa da strati sterili (US 100-103- 105), a diretto contatto con la roccia.

Area VI

Posta all'estremità sud-ovest del castello, è in parte occupata dalla cisterna.

Quest'ultima venne costruita (fig. 45) sfruttando, dopo averlo regolarizzato, un anfratto roccioso contro il quale furono addossati i muri perimetrali, in pietrame rivestito di uno spesso intonaco signino, che copre anche il fondo, da cui sporge la roccia; la copertura, non più conservata ma di cui rimane l'imposta, era a volta, con una probabile apertura che consentisse il prelievo dell'acqua. In assenza di sorgenti

sull'altura, la cisterna doveva raccogliere essenzialmente

acqua piovana: a questo scopo era stato realizzato sul lato nord una sorta di piccolo scivolo ad imbuto, che convogliava

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80

Fig. 45 Area VI. Cisterna: pianta e sezioni.

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MONTALDO DI MONDOvì

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2.00m.

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-2.00

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LO SCAVO 81

l'acqua di scolo dai tetti attraverso un sistema di canalizza- zioni di cui non è rimasta traccia. Sono inoltre ancora visibili le quattro buche pontaiche su cui dovette essere impostata la centina per la costruzione del voltino. La struttura era già stata interamente svuotata del suo riempimento negli anni precedenti l'avvio dell'indagine archeologica: tra il materiale di risulta allora recuperato venne segnalato l'unico frammen- to di intonaco affrescato proveniente dal castello.

Nel terreno circostante si è individuata la traccia di alcune buche di palo, attribuibili ad una qualche struttura

!ignea relativa alla cisterna; quelle più vicine al muro della fortificazione interna sono state invece interpretate come fosse per l'alloggiamento di una tettoia lignea, elevata nell'ultima fase di occupazione del castrum.

Area VII

Occupa tutto il settore a sud della torre e della domus signorile, ed in esso si è individuata la cucina del castello. Lo scarsissimo interro, la presenza di notevoli apparati radicali e l'immediato affioramento del banco di roccia al centro dell'area hanno indotto, dopo l'avvio dello scavo, ad una ulteriore suddivisione di quest'ultima in due parti: una relativamente ampia a ovest, occupata dal corpo di fabbrica delle cucinè, l'altra più limitata a ridosso del torrione, confinante con l'Area IX. La loro sostanziale difformità, che si riflette anche nella sequenza stratigrafica, ne impone descrizioni distinte (fig. 46).

Il settore ovest era delimitato da brevi tratti del muro di cinta, US 135, sul margine dello strapiombo ed occupato da una vegetazione infestante che aveva con le sue radici considerevolmente danneggiato le strutture murarie. Si met- tevano in luce alcuni muricci in pietre legate da argilla (US

155-156-157-94), molto simili a quelli dell'ambiente scavato

nell'Area II e interpretato come abitazionelfienile; in questo caso è impossibile proporne una interpretazione planimetri- ca, limitandosi alla segnalazione di una sua originaria estensione verso est, oltre la cinta. Al suo interno si identificava un poderoso strato di accumulo, US 84, molto rimescolato, che non ne rappresentava il piano di calpestio, bensl un riempimento per livellare le irregolarità della roccia.

Questo si sovrapponeva ad uno strato di vita, US 95, con una prevalenza di materiali del XVI secolo, tuttavia disomo- geneo e con una forte percentuale di ceramica residua protostorica, a documentazione dei pesanti interventi di rimaneggiamento subiti dal deposito archeologico.

Si identificavano infine due buche di palo, US 133 e 134, scavate nella roccia le quaIi, per la distanza dal muro di cinta, per le caratteristiche del loro riempimento, al cui interno sono stati recuperati frammenti ceramici del XIV secolo, e soprattutto per il confronto con buche analoghe nelle altre aree, sono state attribuite al camminamento di ronda del primo insediamento medievale.

La sequenza stratigrafica sottostante era circoscritta al breve settore coperto dalle murature a secco: si metteva in luce uno strato di accumulo di materiale protostorico, US 152, sotto il quale affioravano i profili di tre buche di palo allineate, US 241-243-245, scavate nell'argilla sterile, US 239.

La loro posizione coerente, in rapporto con quelle dell'Area

Fig. 46 Area VII. Matrix dello scavo.

FASE 2

FASE '

FASE o

46

IX (cfr. fig. 6), nonostante la diversa quota assoluta a cui sono state rinvenute e la differente profondità delle stesse, certamente imputabili agli sconvolgimenti dell'altura operati per l'impianto del castello nel XIII secolo con conseguente asportazione di parte del substrato roccioso, ne fanno ipotizzare l'attribuzione ad una capanna di forma subrettan- gola re, che occupava in età protostorica il margine setten·

trionale dell'altura.

Il settore sud-ovest, interessato in superficie da uno strato contenente materiali del XVIII e XIX secolo, risultato di un riempimento coevo alla costruzione di piccoli terrazza- menti per la coltivazione, era delimitato da una struttura muraria, US 167·172, che individua i lati nord e est di un corpo di fabbrica (fig. 47). Le murature erano parzialmente coperte da un livello di abbandono, US 161, che a sua volta copriva il crollo, US 171, dei muri perimetrali.

Nell'ambiente si mettevano in luce un focolare, US 166, con il relativo strato di dispersione e abbandono, US 162, che si estendeva, malgrado il dilavamento, su tutta la superficie interna; la sua scarsa consistenza faceva pensare più ad un progressivo accumulo seguito all'abbandono, che non ad un piano di calpestio, nonostante la presenza di numerosi materiali databili al XIII secolo.

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82 MONTALDO DI MONDOvi

Fig. 47 Area VII, seuore ovest. Planimetria con l'indicazione delle principali US messe in luce (fase 2).

o

Z.DOm

LI ________ -L ________ ~I

47

Il focolare, scavato nel terreno e privo di delimitazioni di sorta, era caratterizzato da un'ampia chiazza di terreno nerastro: la parte centrale (fig. 48) su un'area di mq 0,90 ca., assumeva in profondità la forma di un cono rovesciato;

l'espansione del terreno carbonioso ad esso strettamente connesso, si disponeva per m 2,00 ca. lungo il muro sud.

Contro quest'ultimo lo spessore dello strato flon raggiungeva i m 0,10, mentre in corrispondenza del punto di cottura, rorrivava a m 0,50, all'interno del banco di argilla sterile, US 165 nel quale era fondato anche il muro.

È

da segnalare ancora come le pareti della buca non fossero rivestite da uno strato di argilla concotta, ma caratterizzate da una maggiore compattezza rispetto al

terreno circostante, contrariamente a quanto si verifica di norma.

Il materiale rinvenuto nel focolare si presentava omoge- neo, limitato a frammenti di ceramica acroma insieme a due monete; la prima databile agli anni 1139-1339, la seconda coniata tra il 1220 ed il 1250 (cfr. ROVELLI, Le monete, infra, nn. 3-2). Il contesto conferma l'utilizzo dell'area di cottura tra il secondo quarto e la metà del XIII secolo, datazione non contraddetta dagli stessi materiali ceramici,

Tutti gli elementi sopra descritti concorrono ad indivi- duare un corpo di fabbrica addossato alla domus, il cui elemento caratterizzante è il focolare, che lo identifica con la cucina del primitivo insediamento medievale; l'apparente

(17)

W SCAVO 83 Fig. 48 Area VII. Il focolare.

48

disomogneità della tecnica muraria rispetto a tutto l'impian- to del XIII secolo potrebbe essere spiegato con l'esigenza di una migliore evacuazione del fumo, mentre l'isolamento dell'ambiente rispetto all'abitazione vera e propria com'e. prevenzione contro il pericolo di incendi.

È da segnalare ancora l'esistenza, all'esterno dell'edifi- cio, di una buca di palo scavata nella roccia, US 221, pertinente anch'essa al camminamento ligneo già descritto. Nell'angolo sud-ovest dell'area si sono rinvenute tracce di uno strato, US 207, attribuito nel matrix (fig. 46) al primo insediamento medievale, per la presenza di tre frammenti di ceramica acroma del XIII secolo; non è da escludere tuttavia il suo riferimento alla fase protostorica, data la quantità di materiali, con parziali rimaneggiamenti successi- vi, in parte dovuti anche agli apparati radicali.

Area VIII

Relativamente ampia e di forma irregolare (fig. 49), si estende ad occupare lo spazio esterno al lato nord della domus e della torre; caratterizzata come area di passaggio, collegata ad un probabile ingresso aperto nel muro d'ambi- to del dongione, US 2, in essa si sono individuate una serie di attività relative in particolare alle ultime fasi di occupa- zione del sito ed alla sua successiva, sporadica frequenta- zione.

Su tutta la superficie, una volta asportato l'humus, si evidenziava uno strato di riempimento, US 158 (fig. 50), contenente, oltre a numerosi materiali ceramici, anche una moneta coniata tra il 1562 ed il 1630 (cfr. ROVELL!, Le monete) in/ra, n. 13); quest'ultima non costituisce comunque un elemento di datazione assoluta, essendo associata a terraglia bianca e oggetti metallici molto più tardi. Si può supporre un'azione di rimescolamento della stratificazione antica, in occasione della costruzione della già descritta abitazione/fienile dell'Area II.

Lungo il suo muro perimetrale nord si evidenziava infatti il cavo di fondazione, US 184, che si era spinto in profondità sino a mettere in luce le murature della domus (US 174-183), poggiandovisi poi direttamente; era comunque percepibile

Fig. 49 Area VIII. Panoramica, da nord.

49

la traccia di una seconda fossa, US 178-189, più ampia della prima e più antica, colmata con la malta derivata dalla grossolana ripulitura delle pietre per il reimpiego, US

179-190.

Altri tagli analoghi, US 191-193, con i relativi riempi- menti, US 182-194, erano visibili anche sul lato opposto dell'area, insieme ad uno strato di distruzione, US 176, anch'essi collegati ai cospicui interventi di spoliazione succedutisi al castello posteriormente al XVII secolo.

L'affioramento del banco di roccia nel settore centrale divideva la stratificazione più antica: a nord compariva una sequenza regolare di strati di riempimento (US 177-180- 187-188-208-210), alternati a piccole porzioni superstiti di strati di vita (US 182-196); in particolare si segnala uno strato, US 181-195, che ha restituito 129 frammenti ricon- ducibili ad un unico vaso invetriato, databile al XVI secolo (cfr. fig. 92,1).

A ovest, contro il muro di divisione del dongione dall'area della cisterna, la stratificazione era in parte alterata dai già citati scassi degli anni '70; tuttavia, al di sotto di livelli di distruzione, US 164-169, si sono messi in luce strati di abbandono, US 168 e 198, di una struttura Iignea, probabilmente una tettoia, ricostruibile planimetricamente in base alla disposizione regolare di alcune buche per l'alloggiamento di pali e di una trave (US 213-214 e 200). Quest'ultima, in particolare, era circondata da pietre dispo- ste di taglio a delimitarne il perimetro quadrangolare (m 0,16 x 0,10; profondità m 0,20); gli altri avevano il consueto profilo circolare (d. 0,22; profondità m 0,13). Il ritrovamen- to di alcune monete coniate negli anni' 1504-1536 (cfr.

ROVELLI, Le monete) in/ra)' oltre al materiale ceramico molto omogeneo, indica con precisione l'arco cronologico di utilizzo della tettoia, compreso nella prima metà del XVI secolo. Più complesso appare il problema della sua destina- zione: il ritrovamento, nella sequenza di strati relativi alla frequentazione, di numerosissimi spilli in bronzo, unita- mente ad una matassa di filo metallico, che ne attesterebbe la fabbricazione in situ, ne farebbero la precaria protezione per una modesta e saltuaria attività artigianale (cfr. CORTE-

LAzzo-LEBOLE DI GANGI, I metalli, infra, tav. VII,!).

I livelli sottostanti restituivano con sempre maggiore frequenza materiali ceramici del XIV secolo, irtsieme (US

(18)

84 MONTALDO DI MONDOVÌ Fig.50 Area VIII. Matrix dello scavo.

11931 22

~ l 1B'J

"

-

9"

- ~

~

1_189J ~178.!

FASE 5

FASE 4

211

FASE 3

183 17.

FASE 2 FASE

FASE O

50

212) ad una moneta di Luchino Visconti coniata negli anni 1339-1349 (cfr. ROVELLI, Le monete, infr., n. 4); ancora al XIV secolo si datano alcuni lembi di stratificazione rinvenu- ti nelle spaccature della roccia.

Come già verificato per le limitrofe Aree II e III, poste

sulla sommità dello sperone roccioso, il mantenimento della

originaria quota di calpestio nelle successive fasi di occupa- zione non ha conservato, se non in traccia, l'attestazione della più antica frequentazione medievale.

Tra il muro ovest della domus ed il muro d'ambito del dongione, un'area subrettangolare conserva, nel punto più

Fig.51 Atea IX. Matrix dello scavo.

alto del poggio, un settore superstite ad andamento tabu.la.re inclinato leggermente verso sud-ovest. Su questa superficie, è ancora riconoscibile un complesso di almeno 13 coppelle di grandi dimensioni interrotto verso ovest da un taglio della roccia collegato alla sistemazione medievale, forse legato alla strada di accesso. ~'impia~to del .n:turo ovest della domus ha inoltre determmato piccole nfilature del blocco roccioso emergente, ostruendo alcune cavità natura- li, parzialmente modificate da interventi umani. Verso sud, allineato su un taglio che continua la dirittura del muro sud della domus, è ancora evidente un pozzetto circolare

FASE 5

FASE 4

FASE 3

~223J FASE 2

FASE

FASE o

51

levigato nelle superfici e danneggiato dai tagli medievali.

Le cattive condizioni della roccia rendono assai difficile individuare (Utti gli interventi di taglio e alcune delle stesse coppelle, come del resto riconoscere eventuali possibili canaletti di collegamento. La superficie rocciosa, dalla quale era già stata asportata la coltre di muschio prima dell'inter- vento archeologico, è stata compiutamente analizzata solo di recente e non rientra quindi nella sequenza di unità stratigrafiche e delle fasi individuate negli scavi (cfr. GAM- BARI-MANO, L'area a coppelle. Descrizione e analisi tecnica, infr.).

(19)

LO SCAVO Fig.52 Area IX. Fossa-siIos (A): pianta e sezioni.

o

I

85

2.00m. I

(20)

86 MONTALOO DI MONDOvt Fig.53 Area IX. Fossa-silos (B): pianta e sezioni.

~ I ~ , I

5J

Area IX

Ubicata all'estremo margine settentrionale del castello, è delimitata sui lati nord e ovest dal muro di cinta (US 135 e US 59); confina ad est con l'Area VII mentre, in assenza di elementi strutturali, il limite con l'Area IV è stato identificato con il profilo dello scasso moderno già descritto.

Sin dall'avvio dell'indagine, si constatava la pressoché totale assenza di stratificazione antica, insieme ad un'alta concentrazione di buche di palo e fosse. Si metteva infatti in luce uno strato di riempimento, di potenza variabile tra m O,4? e 0,60, che copriva alcuni muricci in pietre legate con argilla, US 94-157 (fig. 51), analoghi a quelli delle Aree II e VII, sempre privi di elementi di contatto, che ne avrebbero provato l'appartenenza ad un edificio planimetricamente

o

I

2.00 m.

I

definibile, Nei livelli sottostanti comparivano strati di distru- zione databili al XVI secolo, US 205-209 e 227, ed un livello di riempimento composto essenzialmente da pietre, US 233, poste a colmare un varco tra due speroni di roccia.

Asportate queste unità stratigrafiche, si individuava il perimetro di alcune buche di palo e di ampie fosse circolari, rasate nella parte superiore e quindi private del coevo livello di calpestio, perfettamente isolate nella roccia o nel terreno sterile, Una sottile lente di terreno e alcune pietre, US 226, costituivano il contenimento di un palo ligneo, US 218-228, relativo al camminamento di ronda, anche se posto ad una distanza maggiore da quest'ultimo rispetto a quelli descritti per le altre aree; la sua posizione eccentrica potrebbe essere stata imposta dall'esistenza delle due fosse sopra citate, Una di queste (fig. 52, A), di forma semicircolare, lJS 222,

(21)

LO SCAVO 87

interamente scavata nella roccia, sfruttava il muro di cinta come parete settentrionale e risultava riempita da uno strato, US 209, contenente materiali databili al XVI secolo; l'altra, di forma irregolarmente quadrangolare, US 223 (fig. 53, B), anch'essa scavata nella roccia, era colmata da un terreno ricco di pietrisco, US 224. Sul suo fondo, tra le fessure della roccia, si conservava tuttavia un sottile strato nerastro, US 225, in cui si è rinvenuta una punta di balestra, inquadrabile nel XIII secolo, che documenta la realizzazione della struttu·

ca, posteriormente al muro di cinta, ma ancora nell'ambito del XIII secolo.

La posizione delle fosse, nel punto meglio difeso del castrum, ne implica l'identificazione con silos per la conser- vazione di granaglie o comunque provviste alimentari, anche se l'assenza alloro interno di elementi caratterizzanti questo tipo di contenuto potrebbe non escludere altre interpretazioni (attività artigianale?).

Pare utile, al fine di omologare dati confrontabili con altri siti, procedere ad una analitica descrizione delle due fosse, prendendo ad esempio lo schema elaborato nella pubblicazione dello scavo del castello di Scribla in Calabria (NoYÈ, 1981, pp. 423-424):

Morfologia della fossa

1.1 US 222 Troncoconica ma irregolare. US 223 Quadrangolare ma irregolare

l.2 Orientamento -US 222-223 Verticale

1.3 Dimensioni -US 222 d. 93 cm, raggio 68 cm in sommità; d. 51 cm, raggio 39 cm alla base; capacità cubica non determinabile; profon- dità 52 cm. US 223 lunghezza lati nord-sud 73 cm, est-ovest 70 cm, profondità '50 cm; capacità cubica non determinabile.

2 Natura del suolo in cui è stata scavata

2.1 US 222-223 roccia naturale (serpentinoscisto) 3 La sistemazione interna

3.1 US 222 non presentava nessun rivestimento ma sfruttava il muro perimetrale come parete di chiusura del lato nord; US 223 non presentava nessun rivestimento

3.2 US 222-223 non contenevano nessun recipiente tipo doli, giare, etc.

3.3 US 222-223 assenza di copertura (non è stata ritrovata, era di legno?)

4 La sistemazione esterna

4.1 US 222-223 all'imboccatura non era presente nessun materiale particolare

4.2 US 222-223 non esistevano elementi perché si potesse supporre la presenza di sovrastrutture legate alla fossa

5 Il contenuto

5.1 US 222 riempita da materiale di riporto della fase 4

US 223 presentava un primo strato rossiccio con pietrisco (US 224) quindi sul fondo un sottile strato nerastro (US 225) tra le leggere spaccature della roccia

5.2 US 222 materiale inesistente. US 223 due frammenti ceramici protostorici nell'US 224 e una punta di freccia di balestra a sezione quadrangolare nell'US 225

5.3 US 222 assenza di semi. US 223 solo piccolissimi frammenti di legno carbonizzato (US 225)

6 Le modalità dei raggruppamenti o delle dispersioni e delle eventuali riutilizzazioni

6.1 US 222-223 con ogni probabiHtà realizzate contemporaneamente e forse sonoposte a molte riutilizzazioni

7 La scelta del luogo

7.1 US 222-223 posizionate sul terrazzamento inferiore rispetto alla sommità dove era dislocata la torre. La quota corrisponde ai livelli dov'è stata identificata la maggiore presenza insediativa

8 La localizzazione in rapporto alla fortificazione

8.1 US 222-223 situate in posizione diametralmente opposta all'ingresso principale del castello sull'estrema punta verso nord-est

9 La localizzazione in rapporto all'abitato

9.1 US 222-223 sicuramente all'esterno dello spazio domestico.

Nell'area circostante le fosse-silos, si sono messe in luce altre quattro buche di palo, US 217-229-231-238, in parte scavate nella roccia, in parte nel terreno naturale, US 239j una sola delle buche, US 238, risultava coperta da una sottile lente di terreno nerastro, US 216, contenente materiali del XIII secolo. Tutte indistintamente erano colmate con uno strato, US 215-230-232-240, ricco di frammenti ceramici protostorici. La loro connessione con quelle dell' Area VII pare completare lo schema planimetrico di una capanna di forma quadrangolare, che occupava un'area di 20 mq ca.

È da rilevare ancora come la profondità delle sette buche di palo, complessivamente rinvenute nelle due aree, fosse determinato dalla presenza della irregolare superficie roccio-

saj le buche realizzate in quest'ultima non superavano infatti

i m 0,15-0,20, mentre quelli scavati nel terreno si spingevano sino alla profondità di m 0,50. In sei casi su sette il profilo dell'imboccatura risultava di forma ovale allungata, contra- riamente a quelle di età medievale, accentuatamente circo- lari.

(22)

88 MONTALDO DI MONDOvì

Correlazioni tra Unità Stratigrafiche, Aree, Fasi e principali caratteristiche delle USo

La lettera 's'accanto al n. di US, indica la porzione di deposito conservato contraddistinguere strati diversi.

nelle sezioni e scavato in un secondo tempo. Le strutture e gli strati che interessano più Aree, vengono indicati in quella La lettera 'h' accanto al n. di US indica errori di compilazione e consente di in cui sono comparsi inizialmente.

US A F US A F US A F US A F

1* I 5 47' I 2 102* V 2 153* IV l

15* I 5 48* IV 5 103' V O 154*

vrr

l

11II0 II 5 49* V 5 104° V 2 155' VII 5

I/III* III 5 50* V 4 105' V O 156' VII 5

2' I 2 51 * V 5 106* IV 2 157' VII 5

3* I 4 52° V 5 107* V 2 158* VIII 5

4* I 4 53' V 2 108* IV 2 159* VIII 4

5* I 4 54* V 4 109* IV 2 160" VIII 4

(6) 55* V 4 110* V 2 161* VII 2

(7) 56* IV 4 111' IV l 162* VII 2

(8) 57* IV 4 112° IV l 163* VII l

9' I O 58" IV 5 113" IV l 164' VIII 4

10* I 4 59' IV 2 114* IV l 165' VII 2

11* I 3 60* V 5 115" V l 166* VII 2

12' I 2 61* VI 5 115b" V l 167' VII 2

13* I 3 62* V 4 116* V l 168* VIII 4

14° I 3 63* V 5 116bo V l 169* VIII 4

15' I 4 64* VII 5 117° IV 2 (170)

J60 I 4 65* V 5 118° IV 2 171* VII 2

17' I 3 66° V 5 119" IV 2 172' VII 2

18* II 4 67* V 4 120* V 4 173' VII 2

19* II 4 68° V 4 121" V 2 174' VIII 2

20' II 3 (69) 122* V 2 175* VIII 5

21° II 5 (70) 123* IV 2 176° VIII 5

22' II 5 (71) 124" IV 2 177° VIII 4

23* I 4 (72) 125* IV l 178" VIII 5

235* I 4 (73 ) 126" IV l 179° VIII 5

24* II 3 74* V 5 126b" IV l 180° VIII 4

25' I 4 75* IV 3 127° IV l 181* VIII 4

26' I 3 76* IV 3 127b' IV l 182' VIII 4

27* I 3 77* IV 3 128* IV l 183' VIII 4

28* II 3 (78) 129' IV O 184" VIII 2

29* III 4 79* V 4 130' IV 2 185" VIII 5

30* I 3 80° V 3 131 * VII l 186° VIII 5

31* I 4 81* V 3 132* V 2 187° VIII 5

32* I 3 82* V 4 133" VII 2 188* VIII 4

325* I 3 83* V 4 134" VII 2 189" VIII 4

33* I 2 84* VII 5 135' VII 2 190' VIII 5

34* I 2 85' II 2 136* IV 5 191" VIII 5

35' I l 86* V 3 137* IV 4 5

36' I O 87* V 3 138* IV 4 192* VIII 5

37* III 3 88* IV 2 139* IV 4 193" VIII 5

38* III 4 89* IV 2 140* 4 194' VIII 5

39* I 3 90* V 3 141' IV 4 195* VIII 4

395* I 3 91* V 2 142* IV 3 196' VIII 4

40' III 2 92* V 4 143* VII 5 197* VIII 4

41* I l 93* VII 4 144' VII 5 198* VIII 4

41b" I l 94' VII 5 145* IV 2 199* VIII 4

42* I 3 95* VII 4 146* IV 3 200" VIII 4

425* I 3 96* V 2 147' VII 5 201* VIII 4

43' III O 97* V 4 148' IV 2 202* VIII 4

44' I O 98* V 4 149' VII 5 203* VIII 4

45* I l 99* V 2 150' VII 5 204* IX 5

455* I l 100' V O 151* IV 2 205* IX 4

46' I O 101 * V 2 152* VII l 206' VIII 4

(23)

US A F

207*

VII

2

208*

VIII

4

209*

IX

4

210*

VIII

4

211*

VIII

3

212*

VIII

4

213"

VIII

4 214"

VIII

4

215*

IX

l

215b*

VII

3

PRINCIPALI CARATTERISTICHE DELLE US

* Presenza di materiali Assenza di materiali Strutture

" Strutture negative Roccia e terreno sterile () US abolite

US A F

216*

IX

2

217"

IX

l

218"

IX

2

219*

VIII

4

220*

VIII

3

221"

VII

2

222"

IX

2

223"

IX

2

224*

IX

2

225*

IX

2

LO SCAVO

US A

226*

IX

227*

IX

228*

IX

229"

IX

230*

IX

231"

IX

232"

IX

233"

IX

234*

VIII

235*

IX

FASI

O Substrato geologico 1 IV -II secolo a.c.

2 XlII secolo 3 XIV secolo

F 3 4 2 l l 1 l 4 3 l

4 Prima metà del XVI secolo 5 moderna

89

US A F

236*

VII

2

237*

VII

l

238"

IX

l

239'

VII

O

240"

IX

l

241"

VII

l

242"

VII

l

243"

VII

l 244"

VII

l 245"

VII

l

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