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di bene 1/22 I 100 anni dell Ospizio dell OTAF a pag.4 Il nostro Ticino a colori a pag.14 Mercatino di Natale a pag.6 Anno CI - MARZO 2022

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RIVISTA ILLUSTRATA DELLA SVIZZERA ITALIANA PUBBLICATA DALLA FONDAZIONE OTAF

Insieme: ieri, oggi, domani

Anno CI - MARZO 2022

di bene 1/22

RIVISTA ILLUSTRATA DELLA SVIZZERA ITALIANA PUBBLICATA DALLA FONDAZIONE OTAF

Mercatino di Natale a pag.6

I 100 anni dell’Ospizio dell’OTAF a pag.4

Il nostro Ticino a colori a pag.14

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a fine della seconda guerra mondiale e il crollo del muro di Berlino nel 1989, a cui è seguito un periodo di benessere sociale e di crescita economica, ci hanno illuso che almeno l’Europa, a differenza di altre regioni nel mon- do, fosse al riparo da inutili stragi. Il conflitto in Ucraina ci ha risvegliati da questo sogno e ci restituisce giornalmente immagini drammatiche di civili in fuga dalle loro case e dalle loro terre.

Nel 2022 l’OTAF festeggia l’apertura della sua prima casa a Sorengo: l’Ospizio per bambini gracili. Un’iniziativa che si rese necessaria per venire in soccorso ai bambini del Cantone pro- venienti da famiglie povere, che avevano biso- gno di assistenza speciale per essere rinvigo- riti o rigenerati nel fisico. Povertà – neanche a dirlo – causate da una guerra logorante che aveva messo in ginocchio l’economia del Pae- se, colpendo prima di tutto le fasce più debo- li. Il tenore di vita delle popolazioni, per mol- ti già precario, era stato fortemente intaccato anche in paesi neutrali come la Svizzera. Il de- perimento fisico per le lunghe privazioni favo- rì poi la diffusione nel paese della “Spagnola”.

Oggi la storia si ripete, o per dirlo con le pa- role del noto filosofo napoletano Giambattista Vico, Corsi e ricorsi storici.

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3 Editore Fondazione OTAF, 6924 Sorengo, Tel. 091/ 985 33 33;

Redattore responsabile Giuseppe Mimmo;

Abbonamenti annuo CHF. 30.- sostenitore CHF. 50.-; CCP 69-352-8;

Tiratura 5’500 esemplari, esce 5 volte l’anno;

Stampa Tipografia Fontana Print, 6963 Pregassona;

Grafica studio grafico Boneff, Lugano - [email protected];

Copyright Riproduzione, solo con autorizzazione della redazione;

www.otaf.ch

Hanno collaborato a questo numero:

Semi di Bene

RIVISTA ILLUSTRATA DELLA SVIZZERA ITALIANA PUBBLICATA DALLA FONDAZIONE OTAF ANNO CI, N.1 - 2022

EDITORIALE

l Alessio Demontis l Ambra Giacometti l Armando Boneff l Avv. Pier Mario Creazzo l Benedetto Ricciardi l Casa Nava l Domenico Lippa l Francesco Ferrari l Giorgio Galbusera l Giuseppe Mimmo l Guido Casellini l Javier Martinez

l Katerina Neumann l Kevin Codoni l Martino Pezzullo l Noa Balestrieri l Olvin Losa l Paola Frangi l Piercarlo Soldini l Roberto Roncoroni l Sergio Cornejo l Viorel Dolci l Yan Peccolo

Corsi e ricorsi storici

DENTRO L’OTAF Il Gabibbo scomparso Il peso delle parole Lavorare con gusto Navadan 2022 PASSATEMPI OTAF CONCORSO 100 ANNI

SEMI DI BENE Elenco dei vincitori 8

28 24

30 24

L

8 27

CENTENARIO

“OSPIZIO DELL’OTAF”

I 100 anni dell’Ospizio dell’OTAF Il centenario dell’Ospizio bambini di Sorengo

La mia infanzia 4

4

A distanza di 100 anni da quegli eventi, sia- mo ancora confrontati con cronache di guer- ra e reduci da due anni di sacrifici e limitazio- ni nei contatti sociali a seguito dell’emergenza sanitaria per lo scoppio della pandemia. Anco- ra una volta, come allora, il prezzo più alto lo stanno pagando le categorie più fragili fra cui bambini, anziani e persone con disabilità. E al- lora, la solidarietà, la disponibilità e lo spirito di accoglienza che hanno caratterizzato la sto- ria dell’OTAF ci porta a non far mancare il no- stro sostegno a chi fugge dalla guerra.

La fiducia e la responsabilità verso le nuove generazioni ci deve spingere a continuare con perseveranza e determinazione nel nostro ser- vizio per perpetuare la nostra storia che è ini- ziata con piccoli atti di generosità, con picco- li “semi di bene”.

Sulla “ridente collina di Sorengo” i semi so- no diventati alberi, arbusti, fiori fino a crea- re un meraviglioso giardino, che giornalmente con amore e passione ci preoccupiamo di cu- rare e sviluppare.

Questo è il nostro impegno e la nostra missio- ne, giorno dopo giorno!

OTAF E DINTORNI Il nostro Ticino a colori Colonia estiva 2022 a Sommascona-Olivone Teatro di quartiere

Intervista ad Antonio Bolzani 14

14 10

12

16 18

31 l Roberto Roncoroni

Direttore OTAF

21

(3)

5 4

L

CENTENARIO “OSPIZIO DELL’OTAF”

I 100 anni dell’Ospizio dell’OTAF

a storia dell’Ospizio dei bambi- ni gracili di Sorengo nasce al- la fine del secondo decennio del se- colo scorso. L’edificio dove fu creata la sede storica dell’OTAF, appartene- va all’albergatore e farmacista Enri- co Wagner, di origine alsaziana, che lo realizzò come casa di cura e di sog- giorno per convalescenti. Lo stabile, costruito con competenza e razionali- tà, era dotato di apparecchiature all’a- vanguardia e circondato da un ampio giardino, tre piccoli châlets e due zo- ne recintate riservate ai bagni di so- le e ai bagni di acqua. La proprietà si estendeva su circa 10’000 mq pa- ri alla metà di quella attuale. La ca- sa portava il nome Lichtort, cioè luo- go della luce, e ospitava persone che cercavano quiete, riposo e tranquil- lità, principalmente provenienti dal- la Germania, fra cui vi furono alcuni Principi della Casa imperiale tedesca.

Con l’arrivo del primo conflitto mon- diale il Kurhaus Lichtort non fu più finanziariamente gestibile e nel 1919 venne revocata la patente. Nel 1921 la proprietà venne venduta a condi- zioni di favore dal signor Wagner al- la “Opera luganese di assistenza alla fanciullezza” creata dall’ing. Arnoldo

22 febbraio 1922

Giornata fredda e coperta. Di buon mattino, sola e silenziosa, giungo alla casa che diventerà l’”Ospizio”.

Sbaglio, a dir sola: ho sur un brac- cio un bimbo senza mamma, dal viso sfigurato dall’impetigine. Il poveret- to, infagottato in molti cenci, non si muove e non si lamenta: una povera

22 febbraio 1942

Son passati vent’anni: in un soffio!

Ma se mi volgo indietro, a guardar- li, quanti giorni entro, densi di av- venimenti, di sorprese, di difficoltà, e – perché non dirlo? – di soddisfa- zioni….

Penso alle prime dolorose prove del- la nostra resistenza: l’incendio che in poche ore ci scoperchia e ci vuota la casa e le fa correre il rischio di non servire più al suo scopo; la difterite che s’insinua insidiosa tra gli ospi- ti dei primi anni, ne mette in perico- lo la vita e c’impone notti di veglia e giorni di ansia quali nessuna mam- ma ha conosciuto; la difficoltà di for- mare un personale per il lavoro che ancor nessuno conosce; la diffiden- za, per non dir l’avversione che in- contra l’organizzazione della vita dei ragazzi, con le cure d’aria e di sole, la ginnastica in calzoncini e la scuo- la all’aperto; la necessità di far an- dare di pari passo la casa piena di bimbi e la raccolta delle risorse atte a tenerla in piedi…

Vedo il continuo crescere degli ospi- ti e il continuo allargarsi del nido che

li accoglie….La casa principale sven- trata ed ampliata, i nuovi padiglio- ni aggiunti, la cinta della proprietà estesa con nuovo terreno acquistato, le installazioni rinnovate, completa- te, perfezionate….Ad ogni anno il suo progetto, ad ogni progetto la sua re- alizzazione, per ogni realizzazione i fondi necessari…

“Omissis”

Nell’archivio Cora Carloni deposita- to presso l’Archivio Comunale di So- rengo (cfr. Il fondo Cora Carloni e Lu- igia Carloni Groppi edito nel 2007 dal Comune di Sorengo) si trova un docu- mento contenente disposizioni di ul- tima volontà del 17 giugno 1968 nel quale si legge il seguente passaggio:

“Sono passati quasi vent’anni dal- le mie prime disposizioni finali, che rileggo oggi in solitudine, e ripeto in pieno. Bisogna soltanto che le com- pleti e lo faccio di cuore e con volon- tà decisa (….).

Questo impegno per il quale ho la- vorato tutta una vita non deve finire con me. C’è ancora molto da fare: c’è l Avv. Pier Mario Creazzo,

presidente dell’OTAF dal 1989, è nato il 22 febbraio 1937, esattamente 15 anni dopo l’apertura della prima casa dell’OTAF.

“Sulla ridente collina di Sorengo, in una festa di sole, di verde, di azzurro, è la casa che le più propizie circostanze hanno destinato al benefico scopo” (Bollettino “Fraternità” n. 4 del 1921).

Albergo Lichtort visto dal laghetto di Muzzano.

la casa grande degli autistici che è il mio grande desiderio, ci sono tan- ti bambini per i quali bisogna anco- ra lavorare. Chi mi ha voluto bene, chi mi ha seguito, chi ha approvato lo scopo del mio lavoro, per favore, riprenda l’impegno là dove io lo do- vrò abbandonare (...).”

E’ martedì 22 febbraio, giorno del mio 85esimo compleanno. Giornata soleggiata, in periodo di prolungata siccità. Da qualche giorno il Consi- glio Federale ha revocato quasi tut- te le misure contro la pandemia del coronavirus. L’OTAF, struttura me- dicalizzata, dovrà ancora avere un po’ di pazienza. L’atmosfera è co- munque più serena e si comincia a rivedere i volti e, soprattutto, i sor- risi delle persone.

A esattamente 100 anni dall’a- pertura dell’Ospizio dell’OTAF im- magino di avere accanto a me Cora Carloni che mi chiede di rivedere i luoghi e le strutture cui ha dedica- to tutta la sua vita.

misera cosa che mi è stata affidata, partendo dal mio villaggio: - Prende- telo, e cercate di farlo guarire!-

Anche l’altra mano è impedita da un carico: vi penzola (e le dita s’ir- rigidiscono a sostenerlo) un vecchio cestino slabbrato, sobbalzante a trat- ti per misteriose scosse: vi ballonzo- la dentro un gattino, il vispo gattino di casa mia….

Il tratto dalla stazione alla casa è lungo e faticoso a percorrere: la ne- ve che scende calma e larga mi vie- ne sul viso, mi entra dal collo mal ri- parato, ricopre con insistenza i due carichi che invano mi sforzo di pro- teggere con un ombrello il quale non serve a nulla: mi trotta dietro, pur silenzioso e assorto, lo ometto di fi- ducia della casa che spinge, sur un povero carretto a mano, quello che è stato l’arredamento del locale di se- greteria dell’Opera, in città, da tra- sferirsi nella nuova sede.

“Omissis”

Bettelini. Il contenuto della casa, adi- bito alla cura di persone era adegua- tamente attrezzato. L’Ospizio di So- rengo fu ufficialmente inaugurato il 22 febbraio 1922.

A distanza di 20 anni dall’apertu- ra della Casa di Sorengo Cora Car- loni scriveva sulle pagine del Semi di Bene, riportate anche nel libro Il quartiere delle emozioni, i seguenti suoi ricordi.

(4)

6 7

22 febbraio 2022

Imbocchiamo la Via Collina D’Oro risalendo verso Gentilino. Sulla sini- stra dove esistevano grandi spazi ver- di e folte alberature, Cora vede un piazzale di cemento con dei posteg- gi e qualche manufatto abbandonato, dominato da alcuni alti pali che spie- go essere delle “modine” per indica- re le dimensioni di un grande palaz- zo che verrà costruito. Poi un cartello indica l’entrata dell’OTAF. Cora rico- nosce l’edificio principale che era sta- to da lei voluto e costruito su progetto di suo nipote arch. Tita Carloni, ma si sorprende del suo aspetto esteriore e del suo ingrandimento. Spiego a Cora che lo stabile, a suo tempo principal- mente occupato da camere per il per- sonale con lunghi balconi sulle pareti laterali, è stato ampliato per adibirlo ad altri scopi eliminando le balcona- te, allargando i locali e creando nuove facciate. L’entrata è abbellita da una colorata scultura di un albero che si innalza sino al piano superiore. Due grandi mani accolgono i visitatori e li indirizzano verso la scala e l’ascen- sore che portano verso la ricezione al primo piano. Spiego che ai piani superiori vi sono due laboratori e gli uffici della Direzione e dell’ammini- strazione della Fondazione.

Ritorniamo sulla via Collina d’Oro e Cora si meraviglia di non vedere più la vecchia casa con la grande insegna OSPIZIO BAMBINI e nemmeno l’adia- cente Padiglione Balzan. La stradina di accesso è stata eliminata e, al suo posto, vi è una rampa che scende ver- so l’entrata di una grande autorimes- sa sotterranea. Spiego a Cora che, ne- gli ultimi 30 anni, molti sono stati i cambiamenti e che l’OTAF si è ormai sviluppata nel più grande e importan- te centro del Cantone Ticino per disa- bili di tutte le età.

Proseguendo sulla nostra strada Co- ra rimane affascinata dalla visione delle tre grandi palazzine rosso mat- tone a forma di vele, due sulla sini- stra e una sulla destra. Spiego che so- no gli edifici progettati da Mario Botta:

il primo, che con il suo grande piaz- zale e giardino esterni occupa gli spa- zi della vecchia casa e del Padiglione Balzan ricoprendo il garage sotterra- neo, è adibito a residenza per disa- bili più gravi e contiene, al pian ter-

reno, una bella cappella dedicata a San Francesco; il secondo è la gran- de casa per l’asilo, le scuole speciali e le abitazioni di ospiti minorenni. Il primo è chiamato Casa Nava per ri- cordare il nome del vecchio nucleo che arrivava fino alla strada interrom- pendo il marciapiede, il secondo Casa Cora per ricordare proprio lei, Cora

Carloni, che ha iniziato e dedicato la sua vita alla cura e all’educazione di bambini bisognosi di assistenza. Co- ra, commossa, legge poi che la stra- da che segna il confine della proprie- tà non si chiama più via Giroggio ma via Cora Carloni co-fondatrice OTAF.

I 100 ANNI DELL’OSPIZIO DI SORENGO

Dopo una visita alla terza costruzio- ne sulla destra chiamata Casa Fome- lino (dal nome della località indicata sulle vecchie mappe comunali) che contiene la nuova falegnameria e il soprastante ampio salone multiuso chiamato Le Tre Vele, ci riportiamo sulla via Cora Carloni scendendo ver- so l’altro accesso al piazzale inferio- re. Cora riconosce le lunghe e basse costruzioni che ospitano i locali del- le terapie, progettate dal nipote Ti- ta, con annessa piscina per il tratta- mento riabilitativo. Poi Casa Giroggio che conteneva i saloni per le attività e le abitazioni dei minorenni, ora tra- sformata in quattro foyers per disabi- li maggiorenni con sottostante sala e locali per attività comuni e terapie. Lo stabile, parzialmente ampliato, non si presenta più con le facciate in mat- tonelle grigio scuro, bensì con un co- lore chiaro che lo rende più piacevo- le alla vista e più conforme alle altre costruzioni. Dopo aver intravisto sul- la destra il prefabbricato che ospita due centri diurni, entriamo sul piaz- zale e visitiamo la nuova palazzina costruita sul precedente avvallamen- to utilizzato come orto, nella quale si trovano al pian terreno le ampie cu- cine per i laboratori di gastronomia, il bar e il ristorante Buonap e agli al- tri piani i laboratori di ceramica, tes- sile-alimentare, informatica e assem- blaggi. Uscendo ci incamminiamo di

nuovo verso l’entrata principale di Casa OTAF.

Tutte le costruzioni sono ora colle- gate fra di loro, con passaggi per lo più sotterranei e pianeggianti, servi- ti da numerosi ascensori. Per l’acces- so alla sala Tre Vele e al Parco Elia, utilizzato per giochi e percorso didat- tico, è stato realizzato un passaggio pedonale sotto la via Collina d’Oro, in sostituzione del vecchio manufat- to di collegamento sopra tale strada.

Spiego a Cora che, nel vecchio stabile in cui vi era il centro ortottico, verrà realizzato un nuovo centro per bam- bini in età prescolastica affetti da di- sturbo dello spettro autistico, ritardi, difficoltà di linguaggio e/o di appren- dimento e disturbi del comportamen- to. Un ampliamento della costruzione permetterà di realizzare un corridoio interno per unire tale centro a Casa Giroggio. Questo manufatto delimite-

rà una ulteriore area di svago e di in- contri per i nostri ospiti, parzialmen- te erbosa con alberature, panchine e ombrelloni. Cora mi ricorda le parole scritte nel suo codicillo testamentario del 17 giugno 1968: “C’è ancora mol- to da fare: c’è la casa grande degli autistici che è il mio grande deside- rio, ci sono tanti bambini per i quali bisogna ancora lavorare.” Le rispon- do che con e per i bambini tutto ha avuto inizio e, sotto la mia presidenza avviata a conclusione, proprio con il nuovo centro per la terapia dei bam- bini autistici termina la riedificazio- ne del Campus dell’OTAF di Sorengo.

Cora, ricordando i suoi timori su chi avrebbe continuato dopo di lei a far vivere e sviluppare l’OTAF, pro- nuncia una sola parola: GRAZIE.

Questo ringraziamento lo esten- do e condivido con tutti coloro che in questi 100 anni hanno lavorato e lottato per la sopravvivenza e lo sviluppo dell’OPERA, con le Autori- tà cantonali che hanno concesso i sussidi per la gestione delle nostre strutture, con le persone, le fonda- zioni e gli enti che hanno contribu- ito al finanziamento dei nostri la- vori e con tutti coloro che ci hanno sostenuto e stimolato per una sem- pre più efficiente e diversificata at- tività a favore di persone bisognose di aiuto e delle loro famiglie.

L’Ospizio di Sorengo viene aperto il 22 febbraio del 1922.

Albergo Lichtort di proprietà del dr. Enrico Wagner prima della sua vendita all’OTAF.

Casa Giroggio a Sorengo.

Primo piano da destra a sinistra: via Collina d’Oro - casa OTAF con ricezione e amministrazione - stabile ex ortottica da riattare e ampliare per centro bambini autistici.

Secondo piano da sinistra a destra: padiglioni terapie - casa Nava e casa Cora - via Collina d’Oro - casa Fomelino con bosco e parco Elia.

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CENTENARIO “SEMI DI BENE”

8 9

1. Rosanna Testorio, Melano

Buono acquisto di prodotti e servi- zi dei laboratori OTAF del valore di CHf 100 + 6 buoni entrata per le iso- le di Brissago

2. Romilda Bernasconi, Novazzano

Buono acquisto di prodotti e servi- zi dei laboratori OTAF del valore di CHF 100 + 4 buoni entrata per le iso- le di Brissago

3. Marina Oettlin-Battaglioni, Locarno

Biglietto per un viaggio in mongolfiera 4. Carlo Catti,

Muralto

Buono spesa del valore di CHF 100 (negozio indicato sul buono) + buono da utilizzare presso il ristorante “La Rucola” del Grand Hotel Villa Casta- gnola del valore di CHF 50.00 5. Cleofe Soldini,

Bigorio

Cena di 3 portate per 2 persone (be- vande escluse) presso il Ristorante Conca Bella di Vacallo

(pubblicato su Semi di Bene n. 4/2021).

Ringraziamo di cuore tutti coloro che hanno sottoscritto un nuovo ab- bonamento al Semi di Bene e i no- stri fedeli abbonati che hanno deci- so di rinnovare il loro sostegno alla rivista. Un grazie speciale, inoltre, agli sponsor che hanno gentilmen- te offerto i premi per il concorso.

N

elle scorse settimane, abbo- nati e sostenitori hanno ricevu- to la nostra lettera con la richie- sta di rinnovo dell’abbonamento al Semi di Bene per l’anno 2022.

A causa di un problema tecnico, alcune polizze presentavano un errore, per cui non era possibile effettuare il versamento.

Qualora aveste riscontrato que- sto problema, potete utilizzare la polizza annessa per rinnovare il vostro sostegno alla nostra inizia- tiva editoriale. Ci scusiamo per il disguido e vi ringraziamo per la passione con cui seguite le no- stre attività.

Errore nell’emissione delle polizze per l’abbonamento 2022

Concorso 100 anni Semi di Bene

6. Fabio Lavizzari, Bellinzona

Aperitivo per 4 persone presso l’Hotel Internazionale di Bellinzona

7. Luigi e Carla Vanetti, Canobbio

Cena per due persone presso il Risto- rante Tabla di Collina d’Oro

8. Brunella Vazquez, Anzonico

4 biglietti di risalita per la Funicola- re del Monte San Salvatore

9. Luciana Camponovo-Botti, Novazzano

6 biglietti di ingresso alla Swissmi- niatur di Melide

10. Francesco Fraschina, Mendrisio

4 biglietti di ingresso alla Swissmi- niatur di Melide

Elenco dei vincitori:

C O M U N I C A T O

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1

Pavimentazioni stradali

Lavori di impermeabilizzazione Edilizia e genio civile

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Pavimentazioni speciali per lo sport Spalu sa

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Cert. Nr.

CH 97/0232

10 11

22

febbraio 1922 – 22 febbra- io 2022. Sono passati 100 anni dal giorno in cui la prima casa dell’OTAF, il vecchio Ospizio di Soren- go, apriva le sue porte ai primi set- te bambini gracili bisognosi di cure profilattiche.

L’ing. Arnoldo Bettelini, fondatore dell’Opera nel 1917, ne annunciava l’apertura con toni entusiastici attra- verso il bollettino Fraternità1: “Sem- brava un ideale di visionari, un sogno di anime poetiche. Oggi è realtà. Sulla ridente collina di Sorengo, in una fe- sta di sole, di verde, di azzurro, è la casa che le più propizie circostanze hanno destinato al benefico scopo. È una villa grande, bella, circondata da un vasto giardino. “Omissis”

Sulla rivista Semi di Bene2, sempre l’ing. Bettelini narrava le vicende che caratterizzarono i mesi che ne prece- dettero l’apertura: “Finalmente, l’O- spizio ticinese pei bambini gracili è aperto. Quanto ci sembrò lungo l’in- dugio. Lo comprammo in giugno. En- trammo in possesso in settembre. Ci accingemmo subito ai lavori di adat- tamento, di abbellimento. Ordinammo i mobili, la biancheria… Credevamo che sarebbero bastate poche settima- ne per prepararlo. E invece occorsero tre o quattro mesi. Poi venne la “grip- pe” ed eccoci una raccomandazione dei medici, che equivaleva ad un di- vieto, di attendere che questa epide- mia fosse passata. (…). Finalmente passò anche la “grippe” e il divieto medico fu tolto. Lanciammo l’avviso di condurre i bambini. E questi ven- nero. “Omissis”

Nel libro “Il quartiere delle emozio- ni”, il presidente dell’OTAF, avv. Pier Mario Creazzo, preannunciava che il 22 febbraio 2022 si sarebbe fatta festa all’OTAF per ricordare il centesimo anniversario dell’apertura dell’Ospi- zio dei bambini di Sorengo. Il perdu-

rare della pandemia di Coronavirus, a 100 anni dalla ancor più tragica epi- demia di “grippe” chiamata Spagno- la, non ha permesso l’organizzazio- ne di un festeggiamento di rilievo di tale centenario. Una piccola festa ci è comunque stata con un pranzo nella Sala Tre Vele in cui si è voluto abbina- re il predetto anniversario con l’85e- simo compleanno dell’avv. Creazzo, alla presenza, oltre che della moglie Martina, del figlio Marco e degli altri suoi familiari anche dei più stretti col- laboratori della Fondazione. Fra gli invitati anche l’arch. Mario Botta con la moglie Maria, al quale sono stati rinnovati i sentimenti di stima e gra- titudine per la sua progettazione ed esecuzione del nuovo Campus di So- rengo, vero gioiello nella realizzazio- ne di centri per disabili di tutte le età.

Al termine del pranzo è stata scat- tata una foto di gruppo nel punto in cui sorgeva il vecchio Ospizio bambi- ni, che nel 2014 è stato demolito per lasciare spazio alla futura Casa Nava.

22.2.22

Il centenario dell’Ospizio bambini di Sorengo

Oltre al centenario dell’Ospizio bambini di Sorengo, il 22 febbraio 2022 si è festeggiato anche l’85esimo compleanno del presidente dell’OTAF, avv. Pier Mario Creazzo.

1 Fraternità, n. 4 1921

2 Semi di Bene, 1 marzo 1922

CENTENARIO “OSPIZIO DELL’OTAF”

(7)

La mia infanzia

S

ono passati quasi sessanta anni dal mio arrivo in quel che anco- ra era “l’Ospizio dei bambini gracili”, ma il ricordo della mia infanzia rima- ne quasi intatto. Mi tornano in men- te molti, moltissimi ricordi. In primis la “signorina Cora”, prima direttrice della casa di Sorengo.

lo vi entrai nel lontano 17 settem- bre del 1962. Lei mi definì “un pulci- no bagnato”. Avrei compiuto i 6 an- ni il successivo 5 novembre. Qualche mese prima avevo subìto un inter- vento ad un occhio e, proprio a So- rengo, vi era l’unica scuola ortottica in Ticino, per cui i miei genitori - che non potevano permettersi di portar- mi e venirmi a prendere tutti i gior-

ni - optarono per farmi frequentare lì le scuole obbligatorie con lo statu- to di “interno”.

Il ricordo di quegli anni passati nel- la struttura (dal 1962 al 1970) non li posso dimenticare: sono stati la mia infanzia. Ho fatto una scappatina qualche anno fa per rendermi con- to dei grandi cambiamenti dal punto di vista edilizio e mi sono reso conto che le necessità attuali sono ben di- verse da quelle di un tempo, quan- do del centinaio di fanciulli che fre- quentavano l’Istituto solo una decina, e poi nemmeno tutti interni, erano

“bisognosi di cure particolari”, men- tre gli altri frequentavano lì le scuo- le obbligatorie.

l di Guido Casellini

Tornando alla “signorina” Cora - poiché era così che si dovevano chia- mare lei e tutte le altre figure femmi- nili che erano impiegate all’Ospizio - non potrò di certo dimenticare il suo fare “generalesco” ma buono e il suo immancabile grembiule bianco. Nel- le sue mansioni era coadiuvata dal- la signorina Anna Maria Pelli, che in quanto a “generalismo” non era di certo seconda alla signorina Cora.

In fondo a quella che era la veran- da del vecchio edificio vi era una gi- gantografia ed io ero il bambino a si- nistra (v. Foto A). La foto, scattata in occasione della festa della mamma del 1963, venne poi rimossa con la crea- zione del laboratorio di falegnameria.

A testimonianza della mia presenza allego pure una foto di classe (v. Fo- to B) scattata, se non ricordo male, in occasione di una passeggiata a Ponte Tresa. Io sono quello che porta gli oc- chiali con la “toppa”. Tra i tanti com- pagni di scuola, ho potuto mantene- re un certo contatto con Fulvio C. e, grazie ad un casuale incontro di la- voro di tanti anni fa, con Duilio B., la cui mamma lavorava in cucina, dove la cuoca, la signora Iva, preparava i pasti per tutti. Impossibile dimenti- care la sua pizza sofficissima ornata di pomodori ed acciughe.

Tra i tantissimi eventi, ricordo le passeggiate, già allora definite “sco- lastiche”, a Bellinzona a visitare i Ca- stelli, in Val Verzasca, in Valle Maggia fino a Fusio e poi a Berna per la visi- ta al Palazzo Federale (in terza mag- giore).

La vita di collegio - perché così la si poteva definire - era scandita da co- loro che ci sorvegliavano dall’alzata del mattino al momento della colazio- ne nei refettori e poi dell’alza bandie- ra che si faceva, tempo permettendo, ogni giorno sul piazzaletto antistan- te il padiglione Balzan. Poi si anda- va tutti in classe a seguire le lezioni, i maschi con la giacchetta a quadro- ni rossi e verdi e le femmine con un grembiule a quadretti bianchi e rosa.

Non posso dimenticare le mie varie insegnanti: da Luisa Platinetti, avuta in prima elementare, a Mariangela Cossu in seconda elementare, a Gio- vanna Curreli dalla terza alla quinta elementare; e poi la “signorina Car- la” (Lombardi) alle maggiori, con la quale ho mantenuto un certo contatto fino alla sua scomparsa. Donna tutta d’un pezzo e alquanto tosta.

Tra i tanti insegnanti che veniva- no dall’esterno ricordo Padre Calli- Foto A – “In fondo a quella che era la veranda del vecchio edificio vi era una gigantografia

ed io ero il bambino a sinistra”. (estratto dal testo).

sto (scomparso qualche anno fa), Don Walter Fontana, per tanti anni par- roco di Sorengo, gli insegnanti di di- segno Marcionelli e Gonzato, l’inse- gnante di ginnastica (non ricordo il nome, ma il fatto che fosse severo) e quello di musica, Mo Masoni che, da- ta la mia poca intonazione, mi mise subito in fondo all’aula regalandomi un “5” all’ultimo trimestre delle mag- giori. Ricordo che una mattina inse- rimmo alcuni bastoncini del Mikado nei tubi di scarico del suo maggioli- no...alla ripartenza emise un rumo- re simile ad una mitraglia!

Importanti erano anche i momenti di ricreazione che potevamo goderci giocando a calcio (su un campo ca- tramato) oppure giocando a biglie o a raccogliere castagne nel “bosco”, pic- colo parco adiacente l’Ospizio che si raggiungeva attraverso una passerel-

la. Nel parco vi era anche un piccolo edificio coperto che ci permetteva di giocare a hockey con i pattini a rotel- le. D’inverno, invece, slittavamo sul- la stradina all’interno del comprenso- rio o giù per il prato. Una particolare menzione va anche ai custodi, Plinio, Romeo e Rosario.

Non potrò nemmeno dimenticare le due sagre, San Giuseppe e San Provi- no, durante le quali vendevamo car- toline con premi. Qualche tempo fa ho partecipato alla “Giornata della memoria”. In quell’occasione ho ac- quistato 6 pianelle del corridoio che portava ai refettori. Ora fanno bella mostra incorniciate su un muro di ca- sa mia. Malgrado le tante possibilità offerte, non ho mai avuto l’occasione di andare in colonia estiva al mare o in montagna.

In occasione del centenario dell’a- pertura dell’Ospizio, il mio desiderio è che gli allievi di allora, unitamen- te ai volontari e agli insegnati, possa- no ritrovarsi tutti insieme. Quale mi- gliore occasione per una rimpatriata?

Foto B – Foto scattata in occasione di una passeggiata a Ponte Tresa.

Il vostro ricordo

Desiderate condividere con i letto- ri del Semi di Bene un ricordo lega- to al vecchio Ospizio di Sorengo?

Scriveteci a [email protected].

I vostri scritti troveranno spazio nei prossimi numeri della rivista, all’in- terno della rubrica dedicata ai 100 anni dell’Ospizio bambini.

La quotidianità dell’Ospizio di Sorengo rivissuta attraverso il ricordo di chi lo ha frequentato.

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CENTENARIO “OSPIZIO DELL’OTAF”

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OTAF E DINTORNI

Il nostro Ticino a colori

A

Cartoline turistiche “creative”: un progetto del laboratorio di informatica dell’OTAF.

ngoli di Ticino come non lo avete mai visto. Il laborato- rio di informatica dell’OTAF si è fat- to promotore di un progetto volto a rivisitare i luoghi del nostro Can- tone attraverso alcune tecniche di rielaborazione grafica impreziosite dal tocco originale degli artisti coin- volti: Martino, Domenico e Sergio.

L’apertura del primo laboratorio di informatica dell’OTAF risale agli inizi degli anni Novanta, in un periodo in cui l’informatica era un terreno fertile per lo sviluppo di nuove opportunità lavorative. Nel tempo, l’evoluzione

della tecnologia ha comportato, da un lato, la necessità di un costante aggiornamento dei programmi, delle apparecchiature e delle competenze, dall’altra ha permesso di sperimen- tare e poi di aggiornare la gamma dei servizi offerti.

“Sulla base di questa premessa, ci siamo chiesti come potessimo ottimiz- zare la nostra attuale infrastruttura, valorizzando al contempo il talento e la creatività di alcune delle perso- ne che vi lavorano” spiega Noa Ba- lestrieri, operatrice del laboratorio e promotrice di questa iniziativa insie- me a Martino Pezzullo, Domenico Lippa e Sergio Cornejo.

“È nata così l’idea di riprendere le foto di alcuni paesaggi del nostro Can- tone – vedute panoramiche, scorci, scene di vita quotidiana che raccon- tano qualcosa del posto – e di rielabo- rarle al computer aggiungendovi un tocco personale e ricorrendo a tecni- che diverse, a seconda dell’artista che le realizza”. Da questo punto di vista, la formazione di Noa presso il CSIA (Centro scolastico per le industrie ar- tistiche) si è rivelata utile nel trasferi- mento del know-how necessario alla realizzazione delle cartoline.

“Ognuna delle persone coinvolte tra- sferisce nelle immagini la sua perso- nale visione dei luoghi e del mondo e

il risultato è sorprendente” prosegue Balestrieri. “Inoltre, ognuno di loro è specializzato in una tecnica diversa.

Martino ha uno stile più tradizionale e rimane più fedele ai colori originali;

Domenico ha uno spiccato senso este- tico ed è molto bravo nel miscelare i colori; Sergio invece ricalca la foto su un piano illuminato e poi la colora a mano oppure al pc. Dopo quattro mesi dall’inizio del progetto ho notato un netto miglioramento nella padronanza della tecnica e una maggiore compe- tenza nella scelta dei colori e nell’uso del programma grafico”.

Si è dunque partiti da immagini semplici per arrivare a sviluppare un

Il manifesto di Lavertezzo, in Valle Verzasca, è stato selezionato tra i 25 vincito- ri del concorso indetto da Ticino Turismo per i suoi 50 anni e verrà esposto in occasione della mostra itinerante che coinvolgerà nei prossimi mesi i principali centri del Cantone. La cartolina è stata realizzata in sinergia da Martino Pezzul- lo e Domenico Lippa.

Martino e Domenico mentre lavorano su una delle loro creazioni.

album di cartoline che ha permesso a questo progetto di evolversi, fino a sfociare nella partecipazione al ban- do di concorso “Saluti dal Ticino – 50 anni, 25 nuovi manifesti” lanciato lo scorso dicembre da Ticino Turismo e dall’associazione culturale Creatti- vati per celebrare appunto i 50 anni dell’allora Ente Ticinese per il Turi- smo. L’obiettivo del concorso, aperto a tutti i residenti in Svizzera, era quello di realizzare nuovi manifesti artisti- ci che contribuissero a promuovere, in chiave moderna, l’immagine del Ticino. L’OTAF ha aderito all’inizia- tiva con un’immagine ripensata del celebre ponte romano di Lavertezzo,

realizzata in sinergia da Martino e Domenico.

“Con un po’ di sorpresa e con tan- to orgoglio, la nostra creazione è sta- ta selezionata tra i 25 manifesti che verranno esposti in occasione di una mostra itinerante che sarà allestita dall’11 marzo al 16 settembre 2022 nei principali poli del Cantone (Bel- linzona, Chiasso, Ascona, Mendrisio, Lugano, Locarno)” ci rivela Olvin Lo- sa, responsabile dei laboratori arti- gianali (v. riquadro). “Le persone che visiteranno la mostra potranno votare il loro manifesto preferito e i tre più votati si aggiudicheranno un premio”.

“Trovo gratificante poter vedere un mio lavoro esposto al grande pubbli- co. Chissà che un giorno possa trovare spazio anche sul lungolago di Luga- no, un luogo che frequento spesso nel mio tempo libero” confessa Martino.

Sul futuro, Olvin Losa non ha dub- bi: “Si dice che l’appetito vien man- giando, per cui ci piacerebbe propor- re questa iniziativa agli enti turistici o ad altri operatori del turismo attivi nel Cantone e pensare insieme ad una collaborazione che permetta alle no- stre realizzazioni di raggiungere un pubblico più vasto”.

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Il programma della mostra itinerante per i 50 anni di Ticino Turismo

Prima tappa

dal 11.03.2022 al 11.04.2022 Piazza del Sole, Bellinzona Seconda tappa

dal 12.04.2022 al 12.05.2022 Viale Papio, Ascona

Terza tappa

dal 13.05.2022 al 13.06.2022 Mendrisio, lungolago Capolago Quarta tappa

dal 14.06.2022 al 14.07.2022 Lugano, Giardini Belvedere lungolago

Quinta tappa

dal 15.07.2022 al 15.08.2022 Chiasso, Corso San Gottardo Sesta tappa

dal 16.08.2022 al 16.09.2022 Locarno, Giardini Jean Arp A fine settembre verranno premia- ti i tre manifesti contemporanei più votati dal pubblico. È da subito possibile entrare nel sito ticino.ch/

giubileo e selezionare tre opere.

l di Giuseppe Mimmo e Noa Balestrieri

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S

tabile dei laboratori protetti, centro OTAF di Sorengo Il laboratorio di informatica si trova a Sorengo ed è in- serito al primo piano dello stabile dei laboratori pro- tetti. Attualmente vi lavorano 18 persone sotto la su- pervisione di 3 operatori con formazione inerente.

I servizi offerti (elenco non esaustivo):

l Lavori di stampa di vario genere e scansioni;

l Digitalizzazione di cartoteche, fotografie, diapositive e negativi con trasferimenti su supporti esterni.

l Assemblaggio di nuovi pc;

l Riparazioni di computer e notebook e aggiornamenti di software;

l Riversamenti video da VHS, VHS-C, mini DV, Super 8 su DVD, Mpeg2, divx, mp4;

l Riversamenti audio;

l Masterizzazione CD, DVD e Blu-Ray;

l Ripresa di dati e indirizzi, stampa unione e spedizio- ne in blocco.

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Colonia estiva 2022 a Sommascona-Olivone

Fedele alla sua storia, nel periodo estivo la Fondazio- ne OTAF organizza, presso le sue case di vacanza a Sommascona, una colonia estiva per bambini e ragaz- zi dai 3 ai 14 anni e una colonia per adolescenti dai 14 ai 16 anni. Con la sistemazione della seconda casa (ca- sa arancione) e in concomitanza con il turno di colonia per bambini, dall’estate 2009 viene proposto un cam- po di vacanza per adolescenti (14-16 anni) che deside- rano diventare monitori di colonia.

Colonia per bambini dai 3 ai 14 anni (turno unico) da domenica 3 luglio a sabato 16 luglio 2022

Colonia per adolescente dai 14 ai 16 anni da domenica 3 luglio a mercoledì 20 luglio 2022

Per maggiori informazioni sulla colonia e per scaricare la documentazione di iscrizione,

visita il sito www.otaf.ch sezione

“Colonia montana” oppure scansiona il codice QR.

IL NOSTRO TICINO A COLORI

Il laboratorio di informatica dell’OTAF

Per maggiori informazioni:

Olvin Losa, responsabile dei laboratori artigianali 091 985 33 61 - [email protected] - www.otaf.ch La funicolare del Monte Brè rivisitata da Sergio Cornejo.

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OTAF E DINTORNI

l di Giuseppe Mimmo

al mese di giugno 2021 Au- tismo Svizzera Italiana (asi), in collaborazione con la Fondazio- ne Oltre noi e con il sostegno della Commissione di quartiere di Bre- ganzona, propone l’Atelier Teatro di quartiere. Il progetto intende rac- contare i vissuti di persone, fami- liari e operatori che vivono la con- dizione dell’autismo attraverso due espressioni artistiche dal linguag- gio universale: la musica e il teatro.

Teatro di quartiere è l’evoluzione del progetto Viaggio nel tempo, nato in periodo di pandemia quale rispo- sta al blocco di tutte le attività ricre- ative domenicali organizzate da asi;

momenti d’incontro molto importan- ti per le famiglie che vivono la condi- zione dell’autismo soprattutto in un periodo di confinamento. Una situa- zione che ha stimolato la ricerca di nuove strategie per rimanere in con- tatto utilizzando gli strumenti che la tecnologia offre. Il risultato è stato l’organizzazione di incontri virtuali il sabato sera – progettati da giovani con un disturbo dello spettro autisti- co con la passione per la storia e la musica, sostenuti dai loro genitori, e realizzati insieme ad Alex Gasparot- to, cantante e musicista che da anni conduce l’atelier Cantiamo insieme, ai quali si sono uniti ospiti di istitu- ti che partecipano regolarmente alle attività proposte da asi.

“Ogni sabato ci si incontrava per viaggiare con la fantasia guidati dal-

la musica e da altre forme artistiche.

Incontri durante i quali si ascoltavano brani di musica classica, si ammirava- no opere d’arte e si condividevano le paure, le speranze e le incertezze det- tate dal particolare momento storico.

Dal mese di giugno Viaggio nel tempo è proseguito con incontri in presenza e con la vacanza Famiglie accompagnate; un viaggio con pro- fessionisti e volontari, tutti mossi dal desiderio di sperimentare nuovi per- corsi, condividere interessi e soprat- tutto conoscersi e divertirsi insieme”

afferma Patrizia Berger, presiden- te di asi. Da qui è nata l’idea di dare voce alle emozioni attraverso il tea- tro e la musica, che sono da sempre due potenti mezzi per fare comunità.

“Nel nostro percorso abbiamo avu- to la fortuna di incontrare il regista e attore René Fourés e la direttrice dell’Harp Center, Eleonora Ligabò.

Con la sua esperienza, René Fourés aiuta le persone con autismo ad espri- mere le proprie emozioni e a condivi- derle attraverso il teatro. L’arpa, inve- ce, è uno strumento che serve a dare armonia. Il teatro, unito alla musica, diventa uno strumento di liberazione per rigenerarsi, per scoprire risorse nascoste e, in definitiva, per fare nuo- ve esperienze.

Il teatro di quartiere è un progetto aperto a tutti con l’obiettivo di fare co- munità. Il valore aggiunto di questo progetto risiede nel fatto che può esse- re condiviso dai familiari con i propri figli, con amici, con la gente del quar-

tiere, per vivere un pomeriggio insie- me, alla pari, andando oltre il mero aspetto della cura, senza la presun- zione di sostituirsi agli interventi dei professionisti.”

Un laboratorio teatrale che nasce dunque come luogo di scoperta, inclu- sione e rispetto tra persone con diffe- renti abilità comunicative, che vivo- no direttamente o indirettamente la condizione della neurodiversità, per dar voce ai partecipanti in forma po- etica. Una modalità che permette di esplorare gli spazi interni di ognuno e di creare occasioni d’incontro nel quartiere e non solo.

“In questo tipo di teatro non c’è giu- dizio e ci si sente liberi di poter espri- mere le proprie emozioni in un luogo protetto e accogliente, dove ci si di- verte tanto.

In occasione del Forum svizzero

“Cultura e salute, alleanza per un fu- turo sostenibile” tenutosi a Lugano nel mese di novembre 2021, il progetto Teatro di quartiere è stato menzio- nato per la sua originalità, in quanto progetto nato dal basso.

In occasione della giornata mondia- le dell’autismo del prossimo 2 aprile, abbiamo pensato di proporre questo progetto per sensibilizzare e favori- re la consapevolezza rispetto all’auti- smo, ma anche per parlare dei vissu- ti dei familiari utilizzando una forma poetica.

Se per i 30 anni di asi scrivevamo su Semi di bene che per l’Autismo ci vuole un concerto, oggi possiamo ag-

giungere che ci vuole un palco, do- ve poter raccontare di questo distur- bo e di queste persone meravigliose”.

In questo contesto verrà presenta- ta una scena del progetto Teatro di Quartiere. La scena che parla del co- lore blu: colore dell’autismo.

Nello spirito del viaggio, il progetto si svilupperà poi nel tempo includen- do anche gli altri sei colori dell’arco- baleno, andando ad esplorare le emo- zioni che i vari colori suscitano nei protagonisti.

“L’idea dei colori è nata durante la vacanza organizzata da asi nel mese di agosto 2021” ci rivela ancora Pa- trizia Berger, “nell’ambito della qua- le ci siamo inventati una sorta di gio- co per parlare di come ci sentivamo.

Al mattino ci salutavamo con la do- manda: “Di che colore ti sei sveglia- to? Per poi giungere alla sera con la domanda: “Di che colore è diventata la tua giornata?” Abbiamo sperimen- tato come i colori potevano essere uno strumento per facilitare l’incontro e la relazione, per conoscersi e per su- perare le difficoltà di comunicazione tipiche delle persone con un distur- bo dello spettro autistico, attraverso una modalità divertente e vincente!”.

Siete interessati a partecipare a questo progetto?

Allora potete annunciarvi a [email protected]

oppure visitare il sito www.autismo.ch.

Locandina di presentazione dell’evento ASI in occasione della Giornata Mondiale per la consapevolezza dell’Autismo 2022, in programma sabato 2 aprile 2022 al LAC di Lugano.

Evento ASI per la Giornata Mondiale per la consapevolezza dell’Autismo 2022

In collaborazione con il LAC Lugano Arte e Cultura, nell’ambito del progetto LAC edu.

Con il sostegno di FIPPD (Fondazione Informatica per la Promozione della Persona Disabile) l’Associazione Archivio Diversità cognitiva e HarpCenter Lugano

Sabato 2 aprile 2022 Dalle 14:00 alle 17:00

Sala 1 LAC Lugano Arte e Cultura ARTE, CURA E INCONTRO

INCONTRARSI ATTRAVERSO NUOVE ESPERIENZE MEDIATE DALL’ARTE Conduce il pomeriggio il Prof. Lorenzo Pezzoli

14:00 Accoglienza e saluti delle Autorità 14:30 Intervento di Danilo Forini

14:45 Intervento della rappresentante della Mediazione culturale LAC

15:00 Interventi di familari Patrizia Berger, Pierangelo Maddalena e Graziano Terrani Viaggio insieme nel tempo del confinamento ed esperienze di condivisione

“Pensavo che stare lontano da casa era impossibile, invece ce l’ho fatta.” Gianmaria 15:30 Interventi di Elena Ligabò, Alex Gasparotto e René Fourés

Progetto Teatro di Quartiere; l’arte che unisce

16:00 Rappresentazione – estratto del progetto Teatro di quartiere; Il blu Con l’accompagnamento delle arpe di Harp Center Lugano

“Ogni colore è una cosa magnifica in ogni punto quando la mette insieme. Con la felicità ha una colorazione davvero speciale.” Gianmaria

16:30 Intervento di Claudio Godenzi, Stiftun für Wahrnehmungsbehinderte Menschen (persone con difficoltà di percezione)

Progetto Mostra Rendere visibili 16:45 Intervento Claudio Cattaneo ARES 17:00 Rinfresco offerto da asi

Esposizione e vendita delle Maglie Arcobaleno realizzate in collaborazione con gli attori del progetto Teatro e i laboratori della Fondazione Diamante.

Con la collaborazione di: ArchivioDiversitàCognitiva Harp Center

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Teatro di quartiere

Le emozioni

raccontate attraverso

il teatro, la musica

e… i colori.

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Il teatro e l’importanza del gioco di ruoli

René Fourés collabora già da alcu- ni anni con la Fondazione OTAF, do- ve propone un’attività di teatro per gli utenti interessati. Lo abbiamo intervi- stato per parlare del suo duplice im- pegno in seno all’OTAF e nell’ambito del progetto Teatro di quartiere, ma anche per conoscere la sua persona- le idea di teatro.

Secondo lei, cosa vuol

dire fare teatro in un contesto come l’OTAF?

Svolgere l’attività teatrale in un con- testo come l’OTAF è un arricchimento personale. Provo una grande emozio- ne quando i partecipanti s’impegna-

no con anima e corpo a giocare i ruo- li e le emozioni, scelti da loro stessi oppure consigliati da me o dagli al- tri componenti del gruppo. Oppure come agiscono positivamente ai sug- gerimenti o alla guida, per riuscire a dare in forma più completa l’idea di un personaggio.

Mi piace partire dal semplice con- cetto che le emozioni e le sensazioni, prima o poi, le viviamo ed affrontia- mo tutti noi. Sperimentando un gioco di ruoli ci si diverte ad immaginarci e trasformarci in un poliziotto, un ven- ditore, una sarta ecc. Si tratta di vive- re un’esperienza di condivisione, per far sì che ognuno ne esca arricchito e a volte pure sorpreso, dai propri pen- sieri e dalle proprie idee. Non meno importante è il fatto di trascorrere un momento di convivialità e creatività insieme a tutti i partecipanti.

Cosa vuol dire invece fare teatro di quartiere con un’apertura verso l’esterno?

Nel lavoro di teatro di quartiere val- gono le stesse premesse elencate pre- cedentemente. Ma inoltre, bisogna ag- giungere che si tratta di un gruppo aperto e sempre bendisposto a riceve- re nuovi partecipanti. Non da ultimo il prodotto teatrale potrà essere rap- presentato davanti al pubblico: sicu-

ramente il 2 aprile al LAC di Lugano in occasione della giornata mondia- le dell’autismo e magari già ad inizio inverno 2022 a Breganzona.

Cosa lo ha motivato a

intraprendere questo progetto insieme ai famigliari?

Il progetto mi ha entusiasmato su- bito, perché rappresenta una realtà particolare e probabilmente poco co- nosciuta, vissuta in prima persona e con grande intensità dai famigliari, che è molto importante poter diffon- dere per far sapere che esiste.

Il teatro come mezzo di comunicazione delle emozioni, di cura e di incontro.

Nel mio lavoro d’insegnante di te- atro, costato di frequente quanto sia importante il gioco di ruoli: da un la- to per diventare un ascoltatore più empatico, disponibile e consapevo- le; dall’altro per riuscire a propor- re le proprie idee ed opinioni in sva- riate maniere, in modo che possano giungere in modo più efficace a chi ci ascolta.

Non meno fondamentale è smettere di auto-giudicarsi e di non ritenersi in grado di mostrare o esprimere la propria idea o creazione.

TEATRO DI QUARTIERE

Pensieri in libertà

Ogni colore è una cosa magnifi- ca; quando li metti insieme con la felicità hanno una colorazione spe- ciale. Mi dà ricchezza e la forza di creare una giornata diversa. Con loro posso trovare la mia forza, il loro profumo… sono aghi, sono tutte punte della mia vita.

Gianmaria.

Cantare, io voglio cantare! Sì per- ché le canzoni fanno sorridere e poi stiamo tutti insieme. Mi pia- ce ricamare, magari potrei aiuta- re con i costumi o creare un distin- tivo per tutti. Che bello!

Nevia

È importante stare insieme ed espri- mere le nostre emozioni attraverso il ballo, il canto e la musica. Ho scoper- to che anche il teatro è bello; mimare è interessante, perché osservi l’altro e puoi scherzare, dei suoi e anche dei

tuoi comportamenti, ma senza offen- dere, con affetto. I gesti dicono mol- to più delle parole! Io mi esprimo me- glio con la danza perché faccio fatica a parlare quando mi emoziono.

Sara

OTAF E DINTORNI

a oltre 30 anni la sua vo- ce accompagna i radioa- scoltatori della Svizzera italiana.

Attivo agli esordi come giornali- sta sportivo, all’inizio del nuovo millennio Antonio Bolzani inizia ad occuparsi di temi di attuali- tà, di costume e legati alla vita della nostra società attraverso la formula dell’intrattenimen- to e dell’approfondimento infor- mativo. Appassionato di natura, fotografia e sport – tre passioni che gli consentono di mantene- re un contatto costante e diret- to con il mondo circostante e con la gente - rivendica l’importanza dei media tradizionali nel proces- so di costruzione e verifica del- le notizie e il ruolo della radio nell’allenare la capacità di ascol- to. Interpellato sull’OTAF, rimar- ca l’importanza di una comuni- cazione attiva e coraggiosa da parte degli enti che si occupano di persone con disabilità. Un te- ma, quello della disabilità, che se- condo Bolzani dev’essere affron- tato in un’ottica inclusiva.

La ascolto fin da bambino.

Cosa l’ha spinto a scegliere di fare questo lavoro?

Da piccolo ero un grande appassio- nato di calcio e di sport in generale e mi divertivo a fare le radiocronache.

Mi piaceva l’idea di potermi confron- tare con l’evento sportivo, la compe- tizione e l’agonismo. È stato dunque lo sport a scatenare questa mia vo- glia di raccontare in prima persona gli avvenimenti. Da lì è nato il mio in- teresse per il giornalismo sportivo ed ho iniziato la mia carriera proprio in questo ambito.

Da quanti anni fa questo lavoro?

Negli anni del liceo ho cominciato a collaborare come freelance con l’E- co dello sport, che era un settimanale sportivo, e con il Corriere del Ticino.

Scrivevo articoli sulle partite che se- guivo dal vivo (soprattutto calcio, ma anche pallacanestro e hockey), rea- lizzando inoltre qualche intervista e qualche servizio di approfondimen- to. Questa attività mi ha consentito di fare apprendistato come giornali- sta. Nel 1987 ho iniziato con le prime radiocronache ufficiali e un anno do- po ho firmato il mio primo contratto con la RSI come redattore fisso all’in- terno della redazione sportiva della radio. Ho fatto il giornalista sportivo per tanti anni, fino all’inizio degli an- ni Duemila, poi mi sono orientato su temi di attualità, di costume e di cul- tura popolare.

Ha diverse passioni tra cui la fotografia, la natura e il calcio, è allenatore del FC Rapid Lugano.

Insomma, è molto attivo…

È vero, sono molto attivo e questo deriva sia dalla mia indole, sia dalla mia professione. Il lavoro che svolgo mi porta a restare sempre in contat- to con il mondo e con la gente. L’amo- re per la natura è un fatto molto in- timo e personale, che mi permette di mantenere un contatto con la realtà che mi circonda. La fotografia, inve- ce, è un modo per fissare le cose che per me sono importanti, come costru- zione di tanti mondi diversi, un mo- do di vedere le cose con uno sguardo più attento al dettaglio e al partico- lare. Per dirlo con parole diverse, la fotografia è un altro mezzo per rac- contare i luoghi in cui la gente vive.

Anche lo sport è un grimaldello per conoscere realtà che altrimenti non avrei mai incrociato, che molto spes- so non si conoscono o che si conosco- no solo in maniera superficiale. Co- me allenatore del Rapid Lugano, ad esempio, vivo da vicino i problemi, la quotidianità e le speranze dei giova- ni e ho l’opportunità di confrontarmi con le loro famiglie. Ma ci sono anche ragazzi che arrivano da realtà parti- colari e che non hanno una famiglia alle spalle. Qui si innesta un discor- so sociale legato all’aspetto educati- vo e di contatto con gli educatori che li seguono. Cose che non avrei mai vissuto se non mi fossi impegnato in questa attività.

Voce

alla voce

l di Benedetto Ricciardi

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Intervista ad

Antonio Bolzani, giornalista

radiofonico

della RSI.

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ai160640563113_95x136, Semi di bene (2020_11).pdf 1 26.11.2020 16:47:12

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Di cosa si occupa attualmente in radio?

In radio, i palinsesti cambiano mol- to velocemente. In 35 anni di carrie- ra avrò fatto almeno 40 programmi diversi che mi hanno permesso di ar- ricchirmi professionalmente con tan- te modalità e diversi “format”. Attual- mente conduco “Millevoci”, in onda dalle 9 alle 12, e “Controcorrente”, un programma del mezzogiorno che dura mezz’ora, in cui gli ascoltatori intera- giscono direttamente con me tramite le telefonate e i messaggi e ci si con- fronta su un tema caldo d’attualità.

Si tratta di una tipologia di trasmis- sione che mi consente di instaurare un rapporto privilegiato con il pub- blico, e questo è importante perché il contatto diretto con i radioascolta- tori aiuta a capire che aria tira. Poi, di tanto in tanto, mi capita di lavora- re anche la domenica mattina, nello spazio dedicato alla cultura popolare.

Secondo lei, che importanza devono avere informazione e intrattenimento nel palinsesto della radio?

È una buona domanda. A mio pa- rere, ci devono essere sia l’infor- mazione, sia l’intrattenimento, ma soprattutto non può mancare l’intrat- tenimento informativo. L’intratteni- mento può essere un momento più

“leggero”, ciò non di meno deve esse- re un momento intelligente e curioso, mai banale, che stimola il pensiero e la riflessione anche critica. Chi par- la deve raccontare qualcosa che ab- bia comunque un valore e un suo per- ché. Nel corso della giornata e quindi anche della sera si può sempre fa- re informazione raccontando fatti di cronaca e d’attualità che incontrano un interesse trasversale nel pubblico che ascolta e che viene coinvolto dal- le tue parole.

Lei ha già avuto modo di conoscere e di parlare dell’OTAF attraverso le sue trasmissioni. Ci ricorda in quali occasioni?

Direi spesso e volentieri, quando alcuni temi di forte attualità vi coin- volgevano direttamente o toccavano, più in generale, alcune problematiche con cui sono confrontate le persone con disabilità. Il tema della disabili- tà dev’essere trattato in un’ottica in- clusiva e come specchio di una socie- tà inclusiva. Ad esempio, se si parla

di barriere architettoniche se ne de- ve parlarne come di un tema attua- le e importante da affrontare a 360 gradi e non all’interno di una serie di trasmissioni dedicate unicamente alle persone con disabilità. Tutte le volte che si presenta l’occasione per parla- re di temi legati alla disabilità è fon- damentale affrontare il tema con le persone giuste, che abbiano le com- petenze, le conoscenze e l’esperienza necessaria per poterne parlare.

Per certe trasmissioni di carattere storico, mi è capitato di andare a ri- prendere un po’ la vostra storia. E quando risento la voce di Cora Carlo- ni confesso che mi vengono i brividi.

Pensiamo a ciò che era l’OTAF 40, 50 o 60 anni fa. C’è una lunga storia die- tro. Bisogna conoscerla questa storia, perché ci fa capire come si è evoluta nel tempo questa istituzione. Il fatto di riascoltare le vecchie interviste a Cora Carloni e ai dirigenti dell’epo- ca - e in questo senso sono formida- bili e straordinari custodi del passato l’archivio e le Teche della RSI – aiuta a capire cosa fate oggi, perché siete qui, cosa avete messo in piedi come impegno e filosofia di vita e di azio- ne. È interessante riascoltare queste registrazioni anche per capire come, in passato, il tema della disabilità fos- se ghettizzato. Già gli stessi educatori e dirigenti di allora tendevano a non uscire mai dal proprio ambito. Non c’era assolutamente l’idea di una so- cietà inclusiva.

Questi approfondimenti

le hanno permesso di cambiare la sua personale percezione

della nostra realtà?

In parte sì, perché comunque ho ca- pito che oggi è veramente molto di- verso rispetto a quando ho comincia- to io a occuparmi di queste cose. E quindi c’è una maggior consapevo- lezza da parte dell’opinione pubblica per quelli che sono i temi importanti per un mondo che includa veramen- te tutti. D’altro canto, noto una mag- giore consapevolezza da parte di en- ti come il vostro sull’importanza di curare la propria immagine. Quando oggi sono entrato nel vostro centro a Sorengo ho visto affisso sulla parete d’ingresso un cartellone che riporta in breve cos’è l’OTAF, in quanti siete e cosa fate. Questo è un biglietto da visita importante. Arrivo, aspetto e intanto leggo. Quindi anche la comu- nicazione da parte vostra è impor- tante. Come sentiamo il parere del virologo, dell’esperto di politica fe- derale, dello scienziato, del sindaca- lista o del datore di lavoro, allo stesso modo sentiamo il parere dei rappre- sentanti dell’OTAF o di altre istitu- zioni simili. Ma potremmo farlo su un qualsiasi tema, anche apparen- temente slegati dal focus principale.

Ad esempio, si potrebbe interpella- re l’OTAF su un tema universale co- me quello dei rifiuti per sapere come viene affrontata questa problematica nelle sue strutture. Come dicevo, que- sto confronto continuo implica un’a-

pertura anche da parte vostra. Ed è necessario che anche voi facciate in- formazione su temi politici di vostra competenza, com’è successo durante la pandemia quando si è parlato dei problemi con cui eravate confronta- ti e del fatto che non avete avuto un accesso prioritario alle vaccinazioni.

Questo è un chiaro esempio di comu- nicazione attiva e non passiva.

Nell’era dei social media, qual è la difficoltà principale nel fare infor- mazione?

Oggi basta avere un telefonino e scrivere qualcosa per definirsi gior- nalisti. La pandemia prima e la guer- ra in Ucraina poi hanno dimostrato, invece, che i media tradizionali han- no ancora la loro affidabilità e la lo- ro responsabilità. Chiaramente è dif- ficile essere oggettivi e imparziali al 100%, però dietro la costruzione di una notizia c’è tutto un processo di raccolta di informazioni, di verifiche e di confronto, ci sono persone com- petenti -professioniste e professioni- sti- che conoscono i dossier e li divul- gano. Oggi la vera sfida è educare i giovani ad informarsi bene: leggono meno i giornali, ascoltano meno la ra- dio, guardano meno la televisione e si informano attraverso uno smartpho- ne. E lì si trova di tutto e di più, com- prese notizie false che si diffondono, purtroppo, a macchia d’olio. E questo è pericoloso. Noi giornalisti dobbiamo essere coscienti e consapevoli del fat- to che il nostro lavoro è importante e dobbiamo farci sentire. Il nostro la- voro è proprio quello di fare da filtro, perché non possiamo sapere tutto. E allora cerchiamo di interpellare per- sone che su temi specifici e su argo- menti controversi e dibattuti abbiano i titoli, le competenze, le conoscenze e i requisiti per parlare consapevol- mente, argomentando con cognizio- ne di causa un’opinione, una teoria o una tesi.

Secondo lei che ruolo ricopre la radio nella società?

Io spero che sia ancora importante.

Quando è nata la televisione si dice- va che la radio sarebbe sparita. Non è successo. C’è ancora e, soprattut- to, la radio ha il vantaggio di essere un mezzo molto facile da utilizzare, molto diretto e fruibile anche mentre si sta facendo altro. Inoltre, la radio dovrebbe ricordare a tutti quanto sia importante ascoltare. Oggi si ascolta

VOCE ALLA VOCE

In memoria di

Anita Soldini

1923- 2022

Un ringraziamento speciale a Chantal Ferrari, Rita Campana, Lorenza, alle cugi- ne Silvia e Angela, al Foyer Casa Iris, ai col- leghi del Laboratorio di assemblaggi, alla casa anziani di Savosa e alle Onoranze fu- nebri Ceresio.

Che riposi in pace.

Il figlio, Piercarlo

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sempre meno, purtroppo. La radio invece ci aiuta e ci stimola ad ascol- tare anche chi la pensa diversamen- te da noi. Anche nei dibattiti pubblici non c’è più l’abitudine al confronto.

La radio dovrebbe quindi ricordarci che ascoltare per tanto tempo qual- cuno che parla può essere un eser- cizio utile e prezioso per capire me- glio un punto di vista. Al termine di un mio programma, quando ricevo e-mail, messaggi e telefonate arriva- no tanti complimenti ma anche delle critiche. Ringrazio sempre se si tratta di osservazioni che arrivano da una persona che ha ascoltato. Riconosco il fatto che una persona si è presa il tempo di ascoltare. Poi il prodotto può anche non piacere, però almeno l’a- scolto attivo e critico c’è stato. Que- sto è fondamentale e la radio ce lo ri- corda tutti i giorni.

Un pensiero ad Anita che rimarrà per sempre nei nostri cuori.

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25 12

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E

DENTRO L’OTAF

Il Gabibbo scomparso

l di Francesco Ferrari e Kevin Codoni

I sei avventurieri, infine, trovarono anche il Gabibbo…

in compagnia di un simpatico cagnolino.

Tutto bene quel che finisce bene.

ra un freddo venerdì di gennaio, quando al terzo piano di Giroggio arrivò una foto inaspettata: il Ga- bibbo di Francesco era stato rapito!

Fortunatamente il rapitore aveva lasciato delle tracce.

Non venne sprecato nemmeno un minuto. Francesco, Kevin, Marlen, Brendon, Miriana e Federica sono subito partiti con il furgone per salvare il Gabibbo.

Il primo indizio li ha portati in un piccolo paesino del Mendrisiotto, a Coldrerio, in un grande piazzale. Ad attenderli, hanno trovato una dolce operatrice bionda con tanto di dolci e caffè. E… indovinate un po’? Nella sua buca delle lettere il rapitore ave- va lasciato un’altra traccia!

Il malintenzionato era passato dalla città natale di Francesco, Arzo, e in seguito aveva lasciato una sua trac- cia in una fattoria a Meride. L’indizio fu decifrato da Marlen, che individuò il posto in cui era fuggito il rapitore:

nel parco di Casvegno a Mendrisio.

Mistero e avventura

nel cuore del Mendrisiotto.

Finalmente, all’interno del parco, trovarono un indizio definitivo: il Ga- bibbo era stato nascosto in una casa del Mendrisiotto, dove i nostri inve- stigatori avrebbero anche trovato una gustosa e suprema cena.

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