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CAPITOLO V REALIZZAZZIONE DI UN SIT PER CEMENELUM

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Academic year: 2021

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CAPITOLO V

REALIZZAZZIONE DI UN SIT PER

CEMENELUM

V.1. PREMESSA

La mole di rinvenimenti effettuati a Cimiez nel corso dei secoli e in particolar modo nella seconda metà del XX, necessita ancora oggi di essere organizzata in una vera e propria carta archeologica. Le uniche strutture ad essere oggetto di rilievi grafici sono quelle presenti all'interno del parco archeologico e, all'esterno di quest'ultimo, l'anfiteatro.

Paradossalmente non esiste ad oggi una pianta d'insieme della città che ricostruisca l'assetto urbano e la viabilità antica.

Alcuni tentativi di ricostruzione grafica furono intrapresi sin dall'inizio delle indagini archeologiche di Lamboglia e Duval1, ma come è noto la maggior parte delle scoperte archeologiche furono effettuate solo dopo, con la direzione di Benoit e della sua assistente D. Mouchot. Tuttavia, come si è accennato, i rilievi eseguiti interessano solo le strutture del parco archeologico. Per ciò che riguarda le indagini condotte in regime di urgenza all'esterno di quest'ultimo non furono pubblicati piani dettagliati, né fu mai realizzata una precisa pianta d'insieme. Gli unici abbozzi di questo tipo, estremamente imprecisi, sono presenti nella sintesi relativa alle necropoli e nella pubblicazione uscita all'epoca dell'inaugurazione del nuovo museo archeologico nel 19892.

L'esigenza di un censimento e di una mappatura dei rinvenimenti è pertanto oggi quanto mai necessaria, non solo per avere una reale cognizione dell'estensione della città, per aiutare i ricercatori nelle indagini e in una migliore programmazione di quest'ultime, ma anche per una corretta tutela.

Il lavoro di raccolta e analisi della documentazione esistente non può dirsi concluso finché tale materiale non sia organizzato in un cosiddetto Sistema Informativo Territoriale. Proprio a tale scopo

1 LAMBOGLIA 1939, tav. 1; DUVAL 1946, fig. 5.

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tende la parte finale di questa tesi e il modo migliore per realizzare questo progetto è certamente quello di utilizzare un'applicazione GIS.

Negli ultimi anni si è spesso insistito sull'utilità dei Sistemi Informativi Territoriali (SIT) e delle piattaforme GIS ai fini della ricerca archeologica. E' proprio con l'ausilio di tali strumenti che è stata impostata la carta dei rinvenimenti di Cemenelum.

V.1.1. Approccio metodologico

Una necessaria distinzione deve essere preliminarmente operata tra i due acronimi SIT (Sistema Informativo Territoriale) e GIS (Geografic(al) Information Systems). Infatti si tende spesso a ritenere il primo come l'esatta traduzione del secondo. In realtà più tecnicamente il SIT è l'insieme dei dati organizzati per un determinato territorio, mentre il GIS è l'insieme delle applicazioni informatiche che creano, analizzano ed elaborano tali dati. Utilizzando le definizioni dei teorici intendiamo il SIT come: "Il complesso di uomini, strumenti e procedure (spesso informali) che

permettono l'acquisizione e la distribuzione dei dati nell'ambito dell'organizzazione e che li rendono disponibili nel momento in cui sono richiesti a chi ne ha la necessità per svolgere una qualsivoglia attività"3. Ovviamente i dati in questione sono contestualizzati nel territorio. Il GIS,

invece, è definito come "a powerful set of tools for collecting, storming and retrieving at will,

transforming and displaying spatial data from the real world for a particular set of purposes"4.

Più semplicemente i GIS sono applicazioni "abilitate a compiere determinate operazioni su banche dati georeferenziate"5.

Utilizzando un applicativo GIS, che nel nostro caso è ArcGIS 96, ci siamo proposti quindi di realizzare un sistema informativo nel quale censire tutti i rinvenimenti di cui è stato oggetto l'altipiano di Cimiez. In questo modo è stato creato un database geografico nel quale sono confluite la gran parte delle informazioni relative ad ogni singolo dato archeologico. Si vuole sottolineare la definizione "Sistema Informativo" e non "Carta Archeologica", anche se seguendo G. Azzena si tratta forse più di un "repertorio bibliografico georeferenziato", per il fatto che in molti casi si è

3 MOGOROVICH, MUSSIO 1988, p. 504. 4 BURROUGH 1986, p. 6.

5 AZZENA 1997, p. 34.

6 Per un corretto utilizzo di tale software e delle sue potenzialità esistono numerosi manuali tra cui si segnalano:

BOOTH ET ALII 2002; CROSIER ET ALII 2002; ZEILER 1999. Un buon compendio per l'uso del software in archeologia si trova in GILLINGS, WISE 1998.

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dovuto lavorare con dati molto incerti e imprecisi, motivo per cui la rappresentazione degli elementi è stata resa in forma simbolica7.

Ma l'indubbia utilità del lavoro nasce dal fatto che per la prima volta si raccolgono e uniscono in un database tutti i dati e la rispettiva bibliografia. Il database inoltre può essere accresciuto, precisato migliorato continuativamente oltre che, e questo è uno dei grandi vantaggi, "interrogato". Infine un database geografico opportunamente impostato è il punto di partenza per tutte quelle operazioni di "processing" o di manipolazione dei dati, che tanto aiutano la ricerca archeologica, come si è avuto spesso modo di notare: "…Archaeologists must deal with vast amounts of spatial

information in regional work and GIS are designed specifically for the handling and manipulation of spatial data. Consequently, GIS and archaeology may represent an ideal marriage"8. La

componente geografica dell'informazione infatti è la caratteristica comune ai dati del database, grazie alla quale è possibile porre in relazione fenomeni del reale estremamente eterogenei. Il presente lavoro è propedeutico al raggiungimento di questo ulteriore obiettivo.

Si è proceduto con il censimento dei vari rinvenimenti, attraverso lo spoglio della bibliografia esistente e la conseguente realizzazione di 268 schede, riportate di seguito. I rinvenimenti tenuti in considerazione sono quelli relativi all'epoca romana, dalla fondazione sino all'abbandono della città, e sono stati suddivisi in sei categorie generiche: monumenti, tombe, epigrafi strade, acquedotti, reperti mobili. Ogni edificio o reperto, oggetto di classificazione, possiede un codice intrinseco formato da una sigla e da un numero intero. La sigla, permette di identificare la natura stessa dell'oggetto in questione. Le sigle qui impiegate sono state desunte in parte dal repertorio dell'Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione: nello specifico MA (monumento archeologico) indica tutte le strutture immobili. La sigla CA (complesso archeologico) è utile per indicare i gruppi indefiniti di edifici e di tombe e, limitatamente a quest'ultimo caso è utilizzata anche per i recinti e le camere funerarie al cui interno siano state rinvenute numerose sepolture. Per quanto riguarda le strade la sigla utilizzata è più semplicemente ST, mentre per gli acquedotti e le canalizzazioni in genere ci si esprime con C. Infine le epigrafi utilizzano la semplice sigla E, mentre

7AZZENA 1997, p. 36. Secondo l'autore si può parlare infatti di carta archeologica quando "il dato sia rappresentato su

base cartografica ufficiale (catasto IGM, aerofotogrammetria finalizzata) e preferibilmente posizionato in forma planimetrica e non simbolica con precisione proporzionale alla scala di rappresentazione… In caso di mappe prodotte per una visualizzazione del dato archeologico finalizzata alla comprensione di un determinato argomento (cronologia, diffusioni, funzioni, tipologia, ecc.) soprattutto quando la rappresentazione degli elementi interessati sia resa in forma simbolica e il posizionamento avvenga su basi cartografiche non ufficiali resta l'obiettiva difficoltà di un loro utilizzo in ambito esterno a quello storico".

8 KVAMME, prefazione in GAFFNEY, STANČIČ 1991, p. 12, citato da WHEATLEY, GILLINGS, 2001, p. 89. Si

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gli altri reperti mobili sono definiti come RA. All'interno del database, la serie degli attributi previsti per ogni singolo ritrovamento prevede una voce "definizione", utile per contestualizzare più precisamente l'oggetto all'interno della categoria di appartenenza. Ciò si rivela particolarmente utile nel caso delle epigrafi, categoria nella quale trovano posto reperti di varia origine e finalità. Sono stati inseriti poi tutti i campi inerenti la descrizione, le misure, il repertorio bibliografico dei beni censiti e, quando possibile, il repertorio grafico e lo stato di conservazione. Per ciò che riguarda le epigrafi, sono stati immessi i campi "appartenenza" e "riferimento". All'interno del primo campo sono confluiti i nomi relativi ai defunti indicati nelle iscrizioni funerarie, oppure i nomi dei committenti dell'iscrizione stessa. Nel secondo campo, invece, si specifica l'appartenenza di tali individui ad una particolare associazione o struttura militare, oppure il nome del personaggio oggetto di dedica.

Un breve inciso merita la componente cronologica. Trattandosi di un lavoro preliminare non si è provveduto a gestire il dato in maniera particolarmente analitica9. Per i beni mobili si è indicato in

generale il secolo di appartenenza. Per i beni immobili si è fornito un valore affermativo ai secoli in cui essi erano in attività. In tale modo il software è in grado di selezionare gli edifici funzionanti o esistenti contemporaneamente10. Tale operazione si scontra tuttavia con la grande incertezza che ruota attorno alle comunicazioni relative ai rinvenimenti archeologici, nei quali spesso non è fornito alcun indizio cronologico.

Per ciò che riguarda la componente spaziale sono riportate in scheda le coordinate X,Y dei beni archeologici censiti. E' importante sottolineare tuttavia che gli unici edifici oggetto di georeferenziazione precisa sono attualmente quelli del parco archeologico, compreso l'anfiteatro. Negli altri casi il posizionamento risulta impreciso, con gradi di approssimazione variabili. Per questo motivo nelle schede è presente la voce "ubicazione": all'interno di questo campo viene chiarito infatti il grado di incertezza con cui si è posizionato il bene archeologico. L'ubicazione di quest'ultimo può essere definita pertanto: "precisa", nei casi in cui il bene sia stato georeferenziato; "imprecisa", nei casi in cui il grado di approssimazione sia minimo; "incerta", nei casi in cui è nota la zona, o la parcella catastale del rinvenimento ma non si hanno dettagli più precisi; la classificazione come "sconosciuta" infine è utilizzata solo per due rinvenimenti particolari, ossia due tesori di monete dei quali non si sa nulla del luogo di rinvenimento.

I reperti, soprattutto epigrafici non posizionabili nel territorio, per ora non sono stati presi in considerazione all'interno del database.

9 Per un'idea su come trattare la componente cronologica, problema costante in archeologia si veda: ARNESE 2003, pp.

65-66.

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Per impostare la carta è stata utilizzata una carta topografica georeferenziata, in uso presso il comune di Nizza, il cui sistema di proiezioni geografiche è RGF_93_LAMBERT_93.

Le schede riportate qui di seguito si intendono come compendio degli attributi inseriti nel database. Posto che nel corso del lavoro si è fatto spesso riferimento a tali schede, esse sono organizzate per categoria e codificate con un numero progressivo, in modo da rendere più agevole la loro consultazione a partire dal testo. Tenendo conto dell'eventualità di una consultazione specifica che esuli dalla lettura dei capitoli precedenti, si è provveduto a inserire un indice relativo a tutto il catalogo.

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