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Piccole scuole in Italia: identificazione, mappatura e analisi dei territori

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Academic year: 2022

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(1)

Piccole scuole in Italia:

identificazione,

mappatura e analisi dei territori

a cura di Giuseppina Rita Jose Mangione, Rudi Bartolini, Stefania Chipa, Francesca De Santis, Anna Tancredi

(2)

A cura di

Giuseppina Rita Jose Mangione, Rudi Bartolini,

Stefania Chipa, Francesca De Santis, Anna Tancredi

Gruppo di ricerca Indire “Innovazione metodologica e organizzativa nelle scuole piccole”.

Col supporto statistico di

Prof. Simone Borra, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”

Dott.ssa Rossella Baldini, consulente Indire Si ringrazia per la preziosa collaborazione

la Direzione generale per i contratti, gli acquisti e per i sistemi informativi e la statistica del Ministero dell’Istruzione, in particolare il Direttore generale dott.ssa Gianna Barbieri, la dott.ssa Lucia De Fabrizio e tutto l’Ufficio VI - Gestione patrimonio informativo e statistica.

Le URL presenti in questo volume sono state verificate il 25 febbraio 2021.

Fotografie, tabelle, disegni e grafici presenti in questo volume provengono dagli autori dell’opera. Indire è a disposizione degli aventi diritto con i quali non è stato possibile comunicare per eventuali involontarie omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti dei testi o delle illustrazioni riprodotte; si scusa per i possibili errori di attribuzione e dichiara la propria disponibilità a regolarizzare.

Come citare questo volume

Mangione G, Bartolini R, Chipa S., De Santis F., Tancredi A., Piccole scuole in Italia:

identificazione, mappatura e analisi dei territori, Report INDIRE, Ministero dell’Istruzione, 2021.

Piccole scuole in Italia:

identificazione, mappatura e

analisi dei territori

a cura di

Giuseppina Rita Jose

Mangione, Rudi Bartolini, Stefania Chipa, Francesca De Santis,

Anna Tancredi

Piccole scuole in Italia: identificazione, mappatura e analisi dei territori

Copyright © Indire 2021 - Ministero dell’Istruzione. Tutti i diritti riservati.

(3)

2

4

3

5 1

Analisi di contesto: le dimensioni caratterizzanti 24

Le piccole scuole nei cluster 44

Conclusioni 48

Biblografia 50

Note 52

Il quadro normativo 8

Introduzione 6

Identificare le piccole scuole 12

2.1 La popolazione di riferimento 12

2.2 Il fenomeno piccole scuole: ampiezza e distribuzione regionale 13

2.3 Le pluriclassi: numeri e distribuzione 20

I territori delle piccole scuole 30

4.1 Individuazione di aree territoriali omogenee 30 4.2 Distribuzione regionale dei comuni all’interno dei cluster 32

4.3 Le caratteristiche dei cluster 35

4.4 Approfondimento sui trasporti 38

4.5 Approfondimento sulle connessioni alla Rete Internet 38

4.6 Confronto riepilogativo fra cluster 39

INDICE

(4)

Affinché le iniziative del Movimento e le attività di ricerca del progetto risultino efficaci è però indispensabile individuare con precisione sia le caratteristiche delle piccole scuole, sia quelle dei territori dove esse si trovano ad operare. Nel 2018 è stata perciò avviata un’indagine focalizzata sul primo ciclo di istruzione (scuola primaria e scuola secondaria di I grado) e volta a:

1. identificare, attraverso un approccio quantitativo, la popolazione delle piccole scuole al fine di costruire un framework in grado di contribuire a individuare azioni volte al loro sostegno;

2. rilevare le caratteristiche dei territori in cui sono ubicate le scuole di ridotte dimensioni al fine di individuare in maniera più puntuale gli interventi, tra quelli di competenza di INDIRE, che possono meglio supportare la permanenza della scuola sul territorio.

L’indagine ha consentito di giungere a una definizione di piccola scuola, a identificare la popolazione delle piccole scuole in Italia, a individuare e descrivere, attraverso un processo di clusterizzazione, i contesti territoriali dove esse agiscono. Nei paragrafi seguenti vengono illustrati il percorso svolto e i risultati raggiunti.

Il Progetto di ricerca “Piccole Scuole” (codice progetto - 10.1.8.A1- FSEPON-INDIRE-2017-1), gestito dal gruppo di ricerca di Indire nell’ambito della Struttura di ricerca 8 “Innovazione metodologica e organizzativa delle scuole piccole” 1, fa proprio l’assunto che uno degli obiettivi rilevanti di un paese moderno debba essere garantire un’istruzione di qualità in ogni parte del suo territorio.

L’Italia ha una conformazione geografica unica, assai varia rispetto alle altre nazioni europee, e questo è parte integrante della sua identità:

penisola con chilometri di coste estese da Nord a Sud e numerose isole, gran parte del suo stretto territorio è occupato da montagne e colline attraversate da valli e valichi, il tutto costellato da cittadine, piccoli paesi e borghi ricchi di storia, tradizioni, arte, specificità culturali e produttive, ma che oggi si trovano spesso in difficoltà di fronte a trasformazioni economico-sociali sempre più accelerate.

Lo scopo del progetto “Piccole Scuole”2 è individuare quelle azioni che permettono di sostenere la permanenza e la qualità delle piccole scuole nei territori “rugosi” (Cersosimo e Donzelli 2020) del nostro Paese. In molti di questi luoghi l’istituzione educativa rappresenta un importante presidio culturale in grado di contrastare il fenomeno dello spopolamento e sviluppare valore per i giovani e il territorio.

Nell’ambito del progetto, e al fine di costruire un intervento di sistema, nel 2017 nasce il Movimento delle Piccole Scuole volto a mettere in rete le scuole di piccole dimensioni situate nei territori delle isole, delle montagne e delle aree interne, o che comunque vivono situazioni di marginalità, per accompagnarle in un percorso di innovazione e sostenibilità. Il Movimento propone un suo manifesto culturale3 dove sono esplicitati i principi e le traiettorie d’innovazione che ne guidano l’azione. Azione tesa a valorizzare i tratti distintivi delle piccole scuole e a farne dei laboratori di sperimentazione didattica e organizzativa.

Introduzione

(5)

Tabella n. 1.

Sintesi dei riferimenti normativi per dimensioni degli istituti scolastici e formazione delle classi

In Italia non esiste una normativa che consenta di definire le piccole scuole, né un database che permetta di identificarle. La normativa, basandosi principalmente su criteri geografici, fa riferimento a “scuole di montagna”,

“scuole delle piccole isole” e “scuole dei territori a bassa densità demografica”

per indicare alcune specifiche attuative delle norme generali.

Anche la letteratura di riferimento a livello nazionale si sofferma soprattutto sul ruolo che le scuole svolgono nel territorio e su elementi di carattere “qualitativo”, quali ad esempio la marginalità o l’isolamento.

Per “scuole di montagna” si intendono i plessi scolastici che, al contempo, siano:

• situati a oltre 1000 metri sul livello del mare;

• distanti più di 20 chilometri da un centro abitato ove è presente una scuola del medesimo ordine e grado4 .

Per “scuole delle piccole isole” si intendono i plessi scolastici situati nelle isole minori. In base all’allegato A della L. 448/2001, si tratta di:

Tremiti, Pantelleria, Pelagie, Egadi, Eolie, Suscitane, del Nord Sardegna, Partenopee, Ponziane, Toscane, del Mar Ligure.

Per “scuole dei territori a bassa densità demografica” si intendono i plessi scolastici situati in territori che hanno una densità di popolazione inferiore a 80 abitanti per chilometro quadrato.

Quanto sancito dalla normativa si basa essenzialmente su criteri geografico-territoriali; aiuta senz’altro a individuare realtà scolastiche situate in territori isolati o che presentano difficoltà logistiche, ma non ricomprende, ad esempio, le piccole scuole che si trovano in zone urbane e periurbane. Non riesce cioè a identificare in modo puntuale il fenomeno.

Per quanto riguarda le dimensioni delle scuole è opportuno richiamare due norme: la legge 111/11 che all’articolo 19, comma 4 stabilisce i numeri minimi che ogni istituto comprensivo deve avere per mantenere l’autonomia (1000 studenti che diminuiscono a 500 in quegli istituti delle piccole isole, di montagna, in aree geograficamente svantaggiate o con minoranze linguistiche) e il DPR 81/2009 che individua i numeri minimi e massimi di alunni per la formazione delle classi. La tabella sottostante (tabella n. 1) presenta un quadro riassuntivo della normativa.

Leggi/norme Descrizione L. 111/11,

Art.19, Comma 4

Scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di I grado sono organiz- zate in Istituti Comprensivi. Ogni istituto deve avere, per mantenere l’autonomia, almeno 1.000 studenti, che diminuiscono a 500 per gli istituti delle piccole isole, di montagna, in aree geograficamente svantaggiate o con minoranze linguistiche.

DPR 81/2009 Numero minimo di alunni per plesso:

• Primaria: 15 alunni. Per scuole delle piccole isole, di montagna, in aree geograficamente svantaggiate o con minoranze linguistiche: 10.

Pluriclassi: minimo 8, massimo 18 alunni.

• Secondaria di I grado: 18 alunni. Per le scuole delle piccole isole, di montagna, in aree geograficamente svantaggiate o con minoranze linguistiche: 10. Pluriclassi: minimo 8, massimo 18 alunni.

La consistenza numerica degli alunni per classe viene differenziata in base a ordine e grado d’istruzione. Di seguito sono specificate le norme relative ai due ordini che costituiscono il nostro focus

SCuoLA PRIMARIA (ART. 10 DPR 81/2009)

Le classi nella scuola primaria possono ospitare un minimo di 15 e un massimo di 26 bambini. In situazioni di iscritti in eccedenza, questo limite è elevabile a 27 alunni per sezione.

Nelle scuole in cui è attivo il tempo pieno, il numero complessivo delle classi viene definito in base al totale degli iscritti.

Nelle scuole e nelle sezioni staccate funzionanti nei comuni montani, nelle piccole isole e nelle aree geografiche abitate da minoranze linguistiche le classi possono essere formate anche con un numero minimo di 10 studenti. Le pluriclassi possono essere costituite da non meno di 8 e non più di 18 alunni.

SCuoLA SeCoNDARIA DI I GRADo (ART. 11 DPR 81/2009)

Le classi prime delle scuole secondarie di I grado e delle relative sezioni staccate sono costituite, di norma, con non meno di 18 e non più di 27 alunni, limite elevabile a 28 in caso di eccedenze di iscritti.

Nelle scuole e nelle sezioni staccate funzionanti nei comuni montani, nelle piccole isole, nelle aree geografiche abitate da minoranze linguistiche possono essere, inoltre, costituite classi anche con alunni iscritti ad anni di corso diversi (pluriclassi), qualora il numero degli alunni obbligati alla frequenza dei tre anni di corso non consenta la formazione di classi distinte. In tale caso gli organi collegiali competenti stabiliscono i criteri di composizione delle classi, che non possono contenere più di 18 alunni e programmano interventi didattici funzionali al particolare modello organizzativo.

Capitolo 1

Il quadro normativo

(6)

Inoltre, i numeri minimi e massimi di alunni per classe, di entrambi i gradi scolastici, possono essere incrementati o ridotti del 10% al fine di dare stabilità alla previsione delle classi, riducendo al massimo gli scostamenti tra il numero delle classi previsto ai fini della determinazione dell’organico di diritto e quello delle classi effettivamente costituite all’inizio di ciascun anno scolastico (art. 4, comma 1).

Si ricorda, infine, che il DPR 81/2009 prevede anche che le dotazioni organiche complessive del personale docente siano definite annualmente sia a livello nazionale che per ambiti regionali (in questo secondo caso sentita la Conferenza unificata Stato-Regioni, anche ai fini della distribuzione) in base, tra l’altro, a:

a) previsione di entità e composizione della popolazione scolastica;

b) grado di densità demografica delle province di ogni regione e distribuzione della popolazione tra i comuni di ogni circoscrizione provinciale;

c) caratteristiche geo-morfologiche.

(7)

Capitolo 2

Identificare le piccole scuole

Come ricordato, la normativa vigente non riesce ad identificare con precisione la realtà delle piccole scuole e la letteratura scientifica si è concentrata maggiormente su temi di carattere socioeconomico legati alle scuole rurali. Nella letteratura internazionale (Arnold 1994; Harber 1996; Hargreaves 2009; Spielhofer et al. 2002) prevale, invece, un approccio quantitativo basato sul numero di studenti afferenti alla

“piccola scuola” che, pur non essendo esaustivo, consente di delimitare con precisione le dimensioni del fenomeno. È stato così deciso di adottare questo approccio e individuare una soglia numerica di riferimento (concernente il numero di alunni iscritti) per ognuno dei due ordini scolastici considerati (scuola primaria e scuola secondaria di I grado).

È qui importante precisare che quando vengono utilizzati i termini

“scuola”, o “piccola scuola”, si fa riferimento al plesso e non all’istituto scolastico. Per motivi diversi, gestionali organizzativi ed economici, gli istituti scolastici tendono ad essere composti da più plessi distribuiti sul territorio, in modo da costituire un’organizzazione significativa, come previsto dalla normativa. I plessi di uno stesso istituto possono trovarsi anche a notevole distanza l’uno dall’altro, in situazioni territoriali eterogenee, e presentare fra loro caratteristiche assai differenti. Da un punto di vista amministrativo il plesso è identificato dal Ministero dell’Istruzione con un codice meccanografico univoco; ad esempio, anche qualora una scuola primaria e una secondaria operino sotto lo stesso istituto scolastico o addirittura nello stesso edificio, mantengono comunque identità amministrative separate. È dunque il plesso scolastico il focus di questa analisi.

LA PoPoLAzIoNe DI RIFeRIMeNTo

In base alla normativa considerata è possibile stimare che:

• nella scuola primaria, un ciclo completo di istruzione dovrebbe prevedere 125 alunni ± 10%, pari a una media di circa 25 alunni per ognuna delle 5 classi;

• nella scuola secondaria di I grado, un ciclo completo dovrebbe prevedere circa 75 studenti ± 10% pari a una media di circa 25 alunni per ognuna delle 3 classi.

Si ritiene dunque che una piccola scuola sia caratterizzata primariamente da un numero di alunni che permetta di formare al massimo una sezione completa (5 o 3 classi a seconda del percorso scolastico) con numero medio di alunni per classe pari a 25. Pertanto sono state individuate le seguenti “fasce target”:

2.1

• nella scuola primaria: fascia target ≤ 125 alunni;

• nella scuola secondaria di I grado: fascia target ≤ 75 alunni.

Entro le fasce target aumenta, ovviamente, la probabilità di trovare pluriclassi. Inoltre piccole variazioni demografiche possono incidere sulle iscrizioni e “svuotare” facilmente le aule.

Alla luce di questo criterio numerico è stata interrogata la base dati fornita dal Ministero dell’Istruzione, tramite l’Anagrafe Nazionale degli Studenti (ANS)5, fonte amministrativa istituita dal D. Lgs. 76/2005.

Le informazioni presenti nell’Anagrafe sono inserite e aggiornate direttamente dalle scuole. I dati raccolti vengono sottoposti dagli uffici del Ministero dell’Istruzione a procedure di correzione e validazione e, in caso di mancata risposta, vengono stimati anche facendo riferimento ad altre fonti informative. È importante sottolineare che i dati riguardano tutte le regioni italiane ad esclusione di Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta che non sono censite dal Ministero dell’Istruzione.

IL FeNoMeNo PICCoLe SCuoLe: AMPIezzA e DISTRIBuzIoNe ReGIoNALe6

Il criterio numerico individuato per definire la popolazione di riferimento (scuola primaria ≤ 125 alunni, scuola secondaria di I grado ≤ 75 alunni) ha portato a identificare come piccole scuole, oltre a quelle isolane e di montagna delineate dalla normativa, anche molte altre scuole della Penisola. Se le scuole isolane e di montagna risultano complessivamente 199 (104 scuole montane e 95 isolane) per un numero di studenti coinvolti pari a 14.6657 , l’ampliamento determinato dall’utilizzo di questo criterio ha portato a considerare “piccoli” ben 8.848 plessi, e nello specifico 7.204 scuole primarie e 1.644 scuole secondarie di I grado. Le piccole scuole primarie risultano dunque il 45,3% di tutte le scuole primarie italiane; le piccole scuole secondarie di I grado il 21,7%.

Gli alunni che frequentano le piccole scuole sono 591.682: 518.982 di scuola primaria e 72.700 di scuola secondaria di I grado.

Rappresentano rispettivamente il 20,6% di tutti gli alunni italiani di scuola primaria e il 4,5% di quelli di scuola secondaria di I grado.

Di seguito (tabelle n. 2 e n. 3) la distribuzione regionale delle piccole scuole, primarie e secondarie di I grado, i valori percentuali calcolati sulla popolazione delle piccole scuole, e l’incidenza sul totale delle scuole (primarie e secondarie di I grado) di ogni regione.

2.2

(8)

Regioni Scuole

primarie Piccole scuole

primarie Distribuzione regionale piccole scuole primarie (%)

Incidenza piccole scuo- le primarie per regione (%)

Lombardia 2218 776 10,8 35,0

Piemonte 1339 764 10,6 57,1

Campania 1700 746 10,4 43,9

Sicilia 1560 661 9,2 42,4

Veneto 1392 653 9,1 46,9

Calabria 869 611 8,5 70,3

Toscana 976 446 6,2 45,7

Lazio 1167 422 5,9 36,2

Emilia-Romagna 994 345 4,8 34,7

Sardegna 520 279 3,9 53,7

Liguria 434 254 3,5 58,5

Abruzzo 430 241 3,3 56,0

Marche 448 222 3,1 49,6

Friuli-Venezia G. 370 205 2,8 55,4

Puglia 831 179 2,5 21,5

Umbria 317 167 2,3 52,7

Basilicata 205 135 1,9 65,9

Molise 146 98 1,4 67,1

Totale 15916 7204 100,0 45,3

Regioni Scuole

secon- darie di I grado

Piccole scuole secondarie di I grado

Distribuzione regionale piccole scuole secondarie di I grado (%)

Incidenza piccole scuo- le secondarie di I grado per regione (%)

Calabria 458 225 13,7 49,1

Campania 783 198 12,0 25,3

Sardegna 330 157 9,5 47,6

Sicilia 677 123 7,5 18,2

Lazio 598 102 6,2 17,1

Piemonte 539 100 6,1 18,6

Lombardia 1134 96 5,8 8,5

Abruzzo 218 93 5,7 42,7

Toscana 414 84 5,1 20,3

Veneto 594 80 4,9 13,5

Basilicata 146 72 4,4 49,3

Tabella n. 2.

Distribuzione regionale delle piccole scuole primarie e incidenza sul totale regionale delle scuole primarie

Tabella n. 3 Distribuzione regionale delle piccole scuole secondarie di I grado e incidenza sul totale regionale delle scuole secondarie di I grado

Figura n. 1.

Numero di piccole scuole primarie e secondarie di I grado e incidenza sul totale scuole per ogni regione

Emilia-Romagna 460 66 4,0 14,3

Marche 231 56 3,4 24,2

Puglia 431 55 3,3 12,8

Molise 85 48 2,9 56,5

Liguria 183 32 1,9 17,5

Umbria 120 29 1,8 24,2

Friuli-Venezia G. 163 28 1,7 17,2

Totale 7564 1644 100,0 21,7

Nella cartina sottostante (figura n. 1) sono visualizzate le frequenze assolute delle piccole scuole, primarie e secondarie di I grado, e la loro incidenza sul totale scuole per ogni regione (quest’ultima riportata anche nei grafici n. 1 e n. 2):

611 123 18,2%

42,4%

279 157 47,6%

53,7%

746 198 25,3%

43,9%

422 102 17,1%

36,2%

167 24,2%29 52,7%

446 84 20,3%

45,7%

334 17,5% 37 58,5%

764 100 18,6%

57,1%

776 96 8,5%

35,0%

205 28 17,2%

55,4%

653 13,5% 80 46,9%

345 66 14,3%

34,7%

222 56 24,2%

49,6%

241 42,7% 93 56,0%

98 48 56,5%

67,1%

179 12,8% 55 21,5%

135 72 49,3%

65,9%

611 225 49,1%

70,3%

Primaria Sec. I grado

(9)

Come mostrano le tabelle, le regioni con il maggior numero di piccole scuole primarie sono Lombardia, Piemonte e Campania che includono complessivamente il 30% del totale. Tuttavia, le regioni con la maggior incidenza di piccole scuole primarie sono collocate nel Sud d’Italia, in particolare, in Calabria col 70,3% di tutte le scuole primarie, in Molise col 67,1% e in Basilicata col 65,9%.

Per quanto riguarda le piccole scuole secondarie di I grado, si riscontra una maggior numerosità in Calabria, Campania e Sardegna che includono complessivamente il 35% del totale. Anche l’incidenza è maggiore nelle regioni del Sud, particolarmente in Molise col 56,5%, in Basilicata col 49,3% e in Calabria col 49,1%.

Aggregando per aree geografiche, emerge come le piccole scuole primarie abbiano un’incidenza simile nel Nord (44,1%), nel Centro (43,2%) e nel Sud Italia (47,1%); mentre l’incidenza delle piccole scuole secondarie di I grado è nettamente più marcata al Sud (31,0%), rispetto a Centro (19,9%) e Nord (13,1%).

Le tabelle e i grafici seguenti mostrano la distribuzione regionale degli

Grafico n. 1 Incidenza delle piccole scuole primarie sul totale delle scuole primarie per regione (valori percentuali)

Grafico n. 2 Incidenza delle piccole scuole secondarie di I grado sul totale delle scuole secondarie di I grado per regione (valori percentuali)

70,3  67,1  65,9  58,5  57,1  56,0  55,4  53,7  52,7  49,6  46,9  45,7  43,9  42,4  36,2  35,0  34,7  21,5 

0% 

10% 

20% 

30% 

40% 

50% 

60% 

70% 

80% 

CALABRIA MOLISE  BASILICA

TA  LIGURIA 

PIEMONTE ABRUZZ

FRIULI‐VENE ZIA G. 

SARDE GNA 

UMBRIA MAR CHE 

VENET

TOSCANA CAMP

ANIA  SICILIA  LAZIO  LOMB

ARDIA 

EMILIA R OMA

GNA  PUGLIA 

56,5  49,3  49,1  47,6  42,7  25,3  24,2  24,2  20,3  18,6  18,2  17,5  17,2  17,1  14,3  13,5  12,8  8,5 

0% 

10% 

20% 

30% 

40% 

50% 

60% 

70% 

MOLISE  BASILICA

TA  CALABRIA SARDE

GNA  ABRUZZ

CAMP ANIA 

MAR CHE 

UMBRIA TOSCANA PIEMONTE  SICILIA  LIGURIA  FRIULI‐VENE

ZIA G.  LAZIO 

EMILIA R OMA

GNA  VENET

PUGLIA 

LOMB ARDIA 

alunni delle piccole scuole (per primarie e secondarie di I grado), il valore percentuale sul totale degli alunni delle piccole scuole per ordine di scuola e l’incidenza degli alunni delle piccole scuole sul totale degli alunni per regione, sempre divisi in primaria e secondaria di I grado.

Regioni Alunni

scuola primaria

Alunni pic- cole scuole primarie

Distribuzione regionale alunni piccole scuole prima- rie (%)

Incidenza alunni piccole scuole prima- rie per regione (%)

Lombardia 433313 63923 12,3 14,8

Veneto 214792 56189 10,8 26,2

Campania 264163 50902 9,8 19,3

Piemonte 177089 50135 9,7 28,3

Sicilia 226879 45214 8,7 19,9

Toscana 152263 36344 7,0 23,9

Calabria 84676 34363 6,6 40,6

Lazio 240680 31658 6,1 13,2

Emilia-Romagna 190385 27256 5,3 14,3

Sardegna 62911 20483 3,9 32,6

Liguria 54647 17698 3,4 32,4

Marche 66380 16703 3,2 25,2

Friuli-Venezia G. 48805 15270 2,9 31,3

Abruzzo 54025 15046 2,9 27,9

Puglia 179826 13097 2,5 7,3

Umbria 37745 12391 2,4 32,8

Basilicata 22687 7640 1,5 33,7

Molise 11444 4670 0,9 40,8

Totale 2522710 518982 100,0 20,6

Regioni Alunni scuo- la seconda- ria di I grado

Alunni pic- cole scuole secondarie di I grado

Distribuzio- ne regionale alunni piccole scuole secon- darie di I grado (%)

Incidenza alunni pic- cole scuole secondarie di I grado per regione (%)

Calabria 56048 8865 12,2 15,8

Campania 190662 8445 11,6 4,4

Sardegna 40737 6842 9,4 16,8

Lombardia 262857 5285 7,3 2,0

Piemonte 110720 4972 6,8 4,5

Sicilia 153238 4876 6,7 3,2

Lazio 154224 4844 6,7 3,1

Tabella n. 4 Distribuzione regionale degli alunni delle piccole scuole primarie e loro incidenza sul totale regionale degli alunni di scuola primaria

Tabella n. 5 Distribuzione regionale degli alunni delle piccole scuole secondarie di I grado e loro incidenza sul totale regionale degli alunni di scuola secondaria di I grado

(10)

Grafico n. 3 Distribuzione degli alunni delle

piccole scuole per regione e ordine di scuola (valori percentuali)

Grafico n. 4 Incidenza degli alunni delle piccole scuole primarie per regione (valori percentuali)

Veneto 135113 4417 6,1 3,3

Abruzzo 34452 3965 5,5 11,5

Toscana 98047 3878 5,3 4,0

Emilia-Romagna 116163 2864 3,9 2,5

Basilicata 15434 2806 3,9 18,2

Marche 41091 2419 3,3 5,9

Puglia 119975 2391 3,3 2,0

Molise 7684 1971 2,7 25,7

Friuli-Venezia G. 30524 1385 1,9 4,5

Liguria 36582 1292 1,8 3,5

Umbria 23718 1183 1,6 5,0

Totale 1627269 72700 100,0 4,5

40,8  40,6  33,7  32,8  32,6  32,4  31,3  28,3  27,9  26,2  25,2  23,9  19,9  19,3  14,8  14,3  13,2  7,3 

0% 

5% 

10% 

15% 

20% 

25% 

30% 

35% 

40% 

45% 

50% 

MOLISE  CALABRIA BASILICA

TA  UMBRIA 

SARDE GNA 

LIGURIA 

FRIULI‐VENE ZIA G. 

PIEMONTE ABRUZZ

VENET

MAR CHE 

TOSCANA SICILIA  CAMP

ANIA  LOMB

ARDIA 

EMILIA R OMA

GNA  LAZIO PUGLIA 

Grafico n. 5 Incidenza degli alunni delle piccole scuole secondarie di I grado per regione (valori percentuali)

Circa gli alunni delle piccole scuole primarie, le regioni con i valori maggiori sono Lombardia (12,3%), Veneto (10,8%) e Campania (9,8%). La loro incidenza sul totale regionale degli alunni di primaria è più alta in Molise (40,8%), Calabria (40,6%) e Basilicata (33,7%).

Gli alunni delle piccole scuole secondarie di I grado si distribuiscono maggiormente in Calabria (12,2%), Campania (11,6%) e Sardegna (9,4%). La loro incidenza sul totale regionale è maggiore in Molise (25,7%), Basilicata (18,2%) e Sardegna (16,8%).

Aggregando per aree geografiche, è possibile notare come per la scuola primaria l’incidenza degli alunni delle piccole scuole sia piuttosto simile fra Nord (20,6%), Centro (19,5%) e Sud (21,1%) anche se all’interno di ogni area l’incidenza regionale è molto variabile; la popolazione di alunni delle piccole scuole di I grado, invece, incide prevalentemente al Sud (6,5%), rispetto a Centro (3,9%) e Nord (2,9%). Dunque, se per le piccole scuole primarie i valori di incidenza più alti di plessi e alunni si presentano diffusi nelle tre aree territoriali, per le piccole scuole secondarie di I grado i valori di incidenza più elevati si riscontrano soprattutto nel Sud del Paese.

I dati analizzati, come detto (vedi nota n. 6), riguardano l’anno scolastico 2017/18, ma le analisi condotte sulle annualità precedenti (aa.ss.

2015/16 e 2016/17) presentano risultati sostanzialmente invariati (grafico n. 6); si può dunque affermare che le piccole scuole costituiscono, dal punto di vista quantitativo, un fenomeno strutturale e stabile della scuola italiana (seppur non sia da escludere un certo avvicendamento di plessi scolastici sul territorio, che in alcuni anni, in base all’andamento delle iscrizioni, potranno risultare “piccole scuole” e in altri no).

25,7  18,2  16,8  15,8  11,5  5.9  5,0  4,5  4,5  4,4  4,0  3,5  3,3  3,2  3,1  2,5  2,0  2,0 

0% 

5% 

10% 

15% 

20% 

25% 

30% 

35% 

MOLISE  BASILICA

TA 

SARDE GNA 

CALABRIA ABRUZZ

MAR CHE 

UMBRIA  PIEMONTE 

FRIULI‐VENE ZIA G. 

CAMP ANIA 

TOSCANA LIGURIA VENET

SICILIA  LAZIO 

EMILIA R OMA

GNA 

LOMB ARDIA PUGLIA 

0%  2%  4%  6%  8%  10%  12%  14% 

MOLISE   BASILICATA   UMBRIA   PUGLIA   ABRUZZO   FRIULI‐VENEZIA G.  

MARCHE   LIGURIA   SARDEGNA   EMILIA ROMAGNA   LAZIO   CALABRIA   TOSCANA   SICILIA   PIEMONTE   CAMPANIA   VENETO   LOMBARDIA  

% Alunni piccole scuole secondarie di I grado   % Alunni piccole scuole primarie  

(11)

Le PLuRICLASSI: NuMeRI e DISTRIBuzIoNe

Un aspetto che da sempre caratterizza le piccole scuole, in particolare quelle con un numero di iscritti particolarmente basso, è il fenomeno delle pluriclassi. La normativa (DPR 81/2009, art. 10 e 11) prevede, per le scuole dei comuni montani, delle piccole isole e delle aree abitate da minoranze linguistiche la possibilità di costituire classi anche con alunni iscritti ad anni di corso diversi, qualora il numero degli alunni non consenta la formazione di classi distinte, lasciando agli organi collegiali competenti i criteri di composizione delle classi che possono accogliere 8 alunni come numero minimo e 18 come numero massimo.

La pluriclasse rappresenta un focus di ricerca pedagogica di grande importanza e per questo è necessario conoscere la situazione attuale sul territorio in termini di ampiezza per poi successivamente indagare anche altri aspetti relativi ai contesti in cui sono ubicate.

Secondo i dati riferiti all’annualità 2017/18 i plessi con una o più pluriclassi sono 1.460; essi rappresentano il 16,5% del totale delle piccole scuole, per un totale di 28.919 studenti coinvolti. Il fenomeno riguarda prevalentemente le scuole primarie: sono infatti 1.265 quelle che hanno almeno una pluriclasse contro 195 scuole secondarie di I grado. Di seguito la distribuzione regionali delle piccole scuole con pluriclassi:

Grafico n. 6 Le piccole scuole dall’a.s.

2015/16 al 2017/18 (valori percentuali su totale scuola italiana)

2.3

Tabella n. 5 Distribuzione regionale piccole scuole con pluriclassi (primarie e secondarie di I grado)

Regioni Piccole scuole

primarie con pluri- classi

Piccole scuole secondarie di I grado con pluriclassi

Totale piccole scuole con pluri- classi

Piemonte 217 8 225

Calabria 165 45 210

Campania 96 12 108

Sicilia 81 19 100

Lombardia 97 2 99

Emilia-Romagna 76 19 95

Abruzzo 68 11 79

Veneto 66 5 71

Toscana 60 9 69

Lazio 59 9 68

Basilicata 45 14 59

Sardegna 38 13 51

Liguria 47 2 49

Molise 32 8 40

Marche 34 5 39

Umbria 33 5 38

Friuli-Venezia G. 30 0 30

Puglia 21 9 30

Totale 1265 195 1460

La regione con il maggior numero di piccole scuole con pluriclassi è il Piemonte, seguito da Calabria e Campania. La Calabria è la regione con più piccole scuole secondarie di I grado con pluriclassi, ben il 23,1% di tutte le piccole scuole con pluriclassi di pari grado a livello nazionale.

È possibile inoltre osservare, per ogni regione, l’incidenza delle piccole scuole con pluriclassi sul totale delle piccole scuole (grafico n. 7), cioè quanto esse “pesano” all’interno della popolazione regionale delle piccole scuole. L’incidenza maggiore si registra in Basilicata (28,5%), Molise (27,4%), Piemonte (26%), Calabria (25,1%), Abruzzo (23,7%) ed Emilia- Romagna (23,1%). Aggregando i dati per zone geografiche, si nota che le scuole con pluriclassi pesano in modo simile sia al Nord (16,7%) che al Sud (17,2%) e in modo leggermente minore al Centro (14%).

(12)

In totale le pluriclassi, considerando che spesso i piccoli plessi delle scuole primarie ne contano più di una, risultano 2.162. Come si vede dal grafico n. 8, che riporta in valore assoluto il numero delle pluriclassi per regione, si tratta di un fenomeno diffuso su tutto il territorio nazionale anche se con picchi in Piemonte e Calabria, che contano rispettivamente 366 e 299 pluriclassi (considerando la somma delle pluriclassi della scuola primaria e della scuola secondaria di I grado).

Grafico n. 7 Incidenza delle piccole scuole con pluriclassi sul totale delle piccole scuole per regione (valori percentuali)

Grafico n. 8 Piccole scuole: numero di

pluriclassi per regione

28,5  27,4  26,0  25,1  23,7  23,1  19,4  17,1  0,165  14,0  13,0  13,0  12,9  12,8  12,8  11,7  11,4  11,3  9,7 

0% 

5% 

10% 

15% 

20% 

25% 

30% 

35% 

BASILICATA  MOLISE  8PIEMONTE  8CALABRIA  ABRUZZ EMILIA ROMAGNA  UMBRIA  LIGURIA  TOTALE  MARCHE  LAZIO  TOSCANA  FRIULI‐VENEZIA G.  PUGLIA  SICILIA  8SARDEGNA  8CAMPANIA  LOMBARDIA  VENET

358 

254 

152  143 

125  117  107  98  91  88 

72  72 

55  54  53  45  45  37 

45 

12  19  19  11  14 

13 

50  100  150  200  250  300  350  400 

PIEMONTE CALABRIA LOMB ARDIA 

CAMP ANIA  SICILIA 

EMILIA R OMA

GNA  ABRUZZ

TOSCANA VENET

LAZIO 

BASILICA TA 

LIGURIA  SARDE

GNA  MAR

CHE 

FRIULI‐VENE ZIA G. 

MOLISE  UMBRIA  PUGLIA 

pluriclassi primaria  pluriclassi secondaria di I grado 

(13)

Capitolo 3

Analisi di contesto: le dimensioni caratterizzanti

A partire dai dati sulla distribuzione delle piccole scuole nel Paese, l’indagine è proseguita con l’acquisizione di maggiori elementi conoscitivi sui contesti territoriali in cui esse operano. Sono stati presi in considerazione i territori comunali a cui le piccole scuole afferiscono, individuando tre dimensioni di analisi in grado di restituirne la complessità alla luce delle odierne trasformazioni economiche e sociali: isolamento, perifericità, marginalità. Ognuna di queste dimensioni comprende variabili territoriali, demografiche e socioeconomiche. L’obiettivo consisteva nell’individuare eventuali raggruppamenti di territori con caratteristiche omogenee.

Isolamento

Questa dimensione è strettamente connessa alle caratteristiche fisiche, geografiche e demografiche dei territori in cui i comuni delle piccole scuole sono localizzati. Riguarda inoltre la rete dei trasporti, in particolare la raggiungibilità degli edifici scolastici, e la copertura e qualità delle connessioni alla rete Internet. Sono stati individuati i seguenti indicatori:

• la Superficie dell’area comunale;

• la Zona altimetrica, in base alla quale sono stati individuati comuni di montagna, di collina e di pianura;

• la Densità abitativa, cioè il numero di persone che abitano sulla superficie comunale; si esprime in abitanti per chilometro quadrato;

• la Raggiungibilità degli edifici scolastici dell’area attraverso differenti modalità di trasporto8;

• la Copertura e la velocità di connessione alla rete Internet;

• il Grado di urbanizzazione, articolato su tre gradi – alto, medio e basso – e calcolato sulla base della densità demografica e della contiguità geografica fra aree9 .

Osservando i dati relativi all’ultimo punto, cioè il grado di urbanizzazione, appare subito evidente come il fenomeno delle piccole scuole non sia localizzato soltanto in zone scarsamente popolate e isolate: il 61% si trova in comuni con un basso grado di urbanizzazione, ma il restante 39% in zone ad alto (11%) o medio (28%) grado di urbanizzazione (grafico n. 9).

In particolare in Liguria, Lombardia, Veneto e Puglia il numero delle piccole scuole collocate in comuni a medio-alto grado di urbanizzazione è superiore a quello delle piccole scuole collocate in territori a basso grado di urbanizzazione (grafico n. 10).

Si può ipotizzare che la presenza di piccole scuole in aree urbane densamente popolate possa essere correlata a fenomeni socio- demografici e/o economici legati, ad esempio, all’invecchiamento della popolazione o a cambiamenti nel tessuto produttivo.

28%  61% 

11% 

Comuni a basso grado di urbanizzazione (rurali)  Comuni a medio grado di urbanizzazione  Comuni ad alto grado di urbanizzazione 

Grafico n. 9 Distribuzione delle piccole scuole nei comuni a basso, medio e alto grado di urbanizzazione

Grafico n. 10 Distribuzione per regione delle piccole scuole rispetto al grado di urbanizzazione dei comuni (valori percentuali)

0% 

10% 

20% 

30% 

40% 

50% 

60% 

70% 

80% 

90% 

100% 

BASILICA TA 

MOLISE  SARDE

GNA  ABRUZZ

CALABRIA UMBRIA PIEMONTE 

EMILIA R OMA

GNA  MAR

CHE  LAZIO 

FRIULI‐VENE ZIA G. 

TOSCANA CAMP ANIA 

SICILIA  PUGLIA  LOMB

ARDIA VENET

LIGURIA 

Piccole scuole in Comuni ad alto grado di urbanizzazione  Piccole scuole in Comuni a medio grado di urbanizzazione  Piccole scuole in Comuni a basso grado di urbanizzazione (rurali) 

(14)

Perifericità

La letteratura (Borja e Castells 2002, Cerasoli 2008, Harvey 2003, Paone 2010) sottolinea come oggi il concetto di perifericità sia sempre meno associabile all’immagine dei quartieri degradati posti ai margini esterni di un agglomerato urbano e suggerisce di superare la semplice opposizione gerarchica centro/periferia; i motivi sono complessi, fra questi il mutare dei sistemi produttivi ha un peso notevole. Ferrarotti, a proposito, nota come periferia e centro si configurino sempre meno come due realtà insanabilmente divise e che spesso assistiamo ad un loro riavvicinamento (Ferrarotti 2010). Dunque appare più corretto considerare la perifericità come una condizione di distanza fisica dei territori non tanto dai centri urbani, quanto dai centri amministrativi, culturali, sanitari e dell’istruzione.

In questo senso si orienta la classificazione dei comuni proposta nell’ambito della Strategia Aree Interne (2013) che si basa su criteri di distanza da una serie di servizi essenziali (istruzione, salute, mobilità, ecc.) per misurare il grado di perifericità delle diverse aree10 e che è stata adottata nella presente analisi. Da questa impostazione emergono le seguenti tipologie: comuni polo, comuni polo intercomunale, comuni cintura, comuni intermedi, comuni periferici, comuni ultraperiferici11. Questa classificazione può inoltre essere aggregata in due macroclassi:

i “centri” (comuni polo, polo-intercomunale e cintura), comuni cioè capaci di offrire una serie di servizi essenziali, e le “aree interne” (comuni intermedi, periferici e ultraperiferici) con i territori più distanti dai servizi.

Le piccole scuole si distribuiscono nelle varie tipologie di comune come segue: il 16,5% in comuni polo, l’8,1% in comuni polo-intercomunale, il 33,7% in comuni di cintura, il 26,0% in comuni intermedi, il 12,9%

in comuni periferici, il 2,8% in comuni ultraperiferici (grafico n. 11).

Aggregando secondo le macroclassi vediamo che il 58,3% delle piccole scuole si trovano in comuni definibili come “centri” e il 41,7% come in

“aree interne”. Interessante anche sommare le categorie di confine fra le due macroclassi – comuni cintura e comuni intermedi – che insieme raggiungono ben il 60% della popolazione. Questi dati sembrano coerenti con quanto osservato dall’ISTAT (2017, p. 48) sulle dinamiche dell’urbanizzazione nel Paese: «D’indubbio interesse è anche la distribuzione della popolazione che vive nelle sezioni di bordo, ossia nelle periferie delle località. […] In termini nazionali la popolazione che risiede in queste aree è pari al 52,6% della popolazione italiana». Ciò sembra avvalorare come il fenomeno piccole scuole sia fortemente legato alla

“struttura” del territorio italiano e non relegato soltanto ai territori isolati.

In coerenza con quanto detto a proposito del grado di urbanizzazione, anche la condizione di “perifericità” risulta meno diffusa rispetto alle aspettative; ovvero, non si tratta solo di scuole ubicate in aree periferiche in senso stretto, ma vi è una vasta rappresentanza in comuni comunque non lontani dai servizi importanti per la comunità.

16,5 

8,1 

33,7 

26,0 

12,9 

2,8  0% 

5% 

10% 

15% 

20% 

25% 

30% 

35% 

40% 

Scuole in  Comuni Polo 

Scuole in  Comuni Polo  Intercomunali 

Scuole in  Comuni Cintura 

Scuole in  Comuni  Intermedi 

Scuole in  Comuni  Periferici 

Scuole in  Comuni  Ultraperiferici  Grafico n. 11

Distribuzione delle piccole scuole rispetto al grado di perifericità del comune di appartenenza (valori percentuali)

Grafico n. 12 Distribuzione per regione delle piccole scuole in base alla tipologia di comune di appartenenza (valori percentuali)

0% 

10% 

20% 

30% 

40% 

50% 

60% 

70% 

80% 

90% 

100% 

PIEMONTE LOMB ARDIA 

VENET

FRIULI‐VENE ZIA G. 

LIGURIA MAR CHE 

CAMP ANIA 

MOLISE  TOSCANA 

EMILIA R OMA

GNA  ABRUZZ

UMBRIA LAZIO PUGLIA  SARDE

GNA  CALABRIA SICILIA 

BASILICA TA 

A ‐ Scuole in Comuni Polo  B ‐ Scuole in Comuni Polo intercomunale  C ‐ Scuole in Comuni Cintura  D ‐ Scuole in Cumuni Intermedi  E ‐ Scuole in Comuni Periferici  F ‐ Scuole in Comuni Ultraperiferici 

(15)

Marginalità

Il termine marginalità possiede un ampio insieme di significati, i quali variano in base sia a ciò che si osserva, sia alla prospettiva disciplinare assunta (Amato 2014). Diversi autori (Farinelli 1983, Wacquant 2006) sottolineano la specificità del concetto di marginalità rispetto a quello di perifericità, considerando il primo legato principalmente ad aspetti economici, sociali e culturali, e non inserito necessariamente nell’asse centro/periferia. La marginalità rimanda, cioè, a una dinamica di squilibrio rispetto al capitale dominante (Farinelli 1983). Per indagare questa dimensione sono stati presi in considerazioni i seguenti indicatori di carattere socioeconomico riguardanti i territori delle piccole scuole:

• Reddito lordo pro capite, cioè il reddito medio degli individui abitanti in una determinata zona, nel nostro caso il territorio comunale.

• Tasso occupazionale, dato dal rapporto tra gli occupati e la corrispondente popolazione di riferimento.

• Indice di dipendenza strutturale, che scaturisce dal rapporto tra la popolazione in età non attiva (0-14 anni e oltre 64 anni) e la popolazione attiva (15-64 anni). Un valore alto indica un numero elevato di ragazzi e anziani di cui la popolazione attiva deve farsi carico complessivamente.

Questa dimensione può aiutare a comprendere, ad esempio, se condizioni di svantaggio socioeconomico sussistano soltanto nelle realtà più isolate, oppure anche nei centri urbani o nelle zone ad essi limitrofe.

(16)

Capitolo 4

I territori delle piccole scuole

Il successivo passaggio affrontato è stato utilizzare gli indicatori individuati per accorpare i territori in cluster con caratteristiche omogenee. È stato così possibile restituire un quadro interpretativo a supporto sia della ricerca sulle piccole scuole, sia dei processi decisionali che vedono coinvolte scuole, istituzioni e altri stakeholder.

Tra i comuni italiani in cui sono presenti piccole scuole, sono stati dunque individuati dei gruppi omogenei per contesto socioeconomico, demografico e territoriale. Sono stati considerati nell’analisi 4.525 comuni (con disponibilità completa di dati12), che nel complesso coinvolgono 3.112 istituti scolastici di riferimento, pari a 8.547 piccole scuole13.

INDIvIDuAzIoNe DI ARee TeRRIToRIALI oMoGeNee

Gli indicatori di carattere territoriale, socioeconomico e demografico individuati per ognuna delle tre dimensioni proposte (isolamento, perifericità, marginalità) sono stati oggetto di analisi statistica attraverso la Cluster TwoStep analysis, uno strumento esplorativo utilizzato per rivelare raggruppamenti (o cluster) all’interno di un set di dati esaminando contemporaneamente sia variabili quantitative14 che qualitative. L’algoritmo utilizzato si inserisce nell’ambito dei metodi di classificazione non gerarchica e permette di analizzare insiemi di dati di grandi dimensioni determinando automaticamente il numero ottimale di cluster.

Le variabili di natura quantitativa utilizzate nello studio sono: Superficie totale, Densità abitativa, Reddito lordo pro-capite, Indice di dipendenza strutturale e Tasso di occupazione; mentre le variabili qualitative considerate sono: Zona altimetrica, Grado di urbanizzazione (calcolato da ISTAT sulla base della densità di popolazione e della contiguità fra aree), Classi di comuni (tabella n. 6). Tutte le variabili considerate sono misurate a livello comunale, tranne il Tasso di occupazione misurato a livello provinciale.

4.1

variabili quantitative

Superficie Totale Estensione area comunale in Kmq.

Densità Abitativa Numero di persone che abitano su una determinata super- ficie. Si esprime in abitanti per chilometro quadrato.

Reddito Lordo Pro-

Capite Reddito medio degli individui abitanti un Comune, una Regione, uno Stato.

Indice Dipendenza

Strutturale Rapporto tra la popolazione in età non attiva (0-14 anni e oltre 64 anni) e la popolazione attiva (15-64 anni).

Tasso Occupazione Rapporto tra gli occupati e la corrispondente popolazione di riferimento.

variabili qualitative

Zona Altimetrica Montagna.

Collina.

Pianura.

Grado di Urbanizza-

zione Alto: densamente popolato.

Medio: densità intermedia.

Basso: scarsamente popolato (rurale) Classi Comuni Polo (centri di offerta di servizi).

Polo Intercomunale (più comuni contigui in grado, in un sistema a rete, di offrire una serie di servizi individuati).

[le successive tipologie sono delimitate in base a un indica- tore di accessibilità calcolato in termini di minuti di percor- renza rispetto al polo più prossimo]

Cintura.

Intermedio.

Periferico.

Ultraperiferico.

Le variabili sopra descritte sono state utilizzate nella cluster analysis per discriminare i diversi gruppi. Esse hanno dimostrato una diversa rilevanza statistica nel determinare l’appartenenza di uno specifico comune ad un cluster. Nel grafico successivo (grafico n. 13) sono ordinate le variabili in base alla rilevanza dimostrata.

Tabella n. 6 Variabili considerate nell’analisi

Grafico n. 13 Rilevanza dei predittori

(17)

Si deduce che i predittori, ovvero le variabili che incidono maggiormente sulla probabilità di far parte di uno specifico cluster, sono a connotazione territoriale: Grado di urbanizzazione, Classe comuni e Densità abitativa.

Seguono Reddito lordo procapite e Zona altimetrica. Di minore influenza Tasso di occupazione, Indice di dipendenza e Superficie totale.

La cluster analysis ha portato all’individuazione di quattro cluster di numerosità non troppo diversa. Dei 4.525 comuni, 980 (21,7%) sono stati attribuiti al Cluster 1, 1.451 (32,1%) al Cluster 2, 1.100 (24,3%) al Cluster 3 e 994 (22,0%) al Cluster 4 (tabella n. 7 e grafico n. 14).

Numerosità % del totale

Cluster 1 980 21,7%

Cluster 2 1.451 32,1%

Cluster 3 1.100 24,3%

Cluster 4 994 22,0%

Totale 4.525 100,0%

DISTRIBuzIoNe ReGIoNALe DeI CoMuNI ALL’INTeRNo DeI CLuSTeR

Nelle tabelle successive è riportata per ciascuna regione la distribuzione dei comuni rispetto ai quattro cluster (tabella n. 8) e la distribuzione dei comuni di ogni cluster rispetto alle regioni italiane (la tabella n. 9).

Tabella n. 7 Distribuzione dei comuni nei

cluster

Grafico n. 14 Distribuzione dei comuni nei cluster (valori percentuali)

32,1% 

24,3% 

22,0% 

21,7% 

Cluster 2  Cluster 3  Cluster 4  Cluster 1 

4.2

Regione Cluster 1 Cluster 2 Cluster 3 Cluster 4 Totale

Basilicata 84,0 12,3 1,9 1,9 100,0

Sardegna 53,0 28,3 7,8 10,8 100,0

Molise 47,9 28,7 3,2 20,2 100,0

Sicilia 43,6 33,0 19,5 3,9 100,0

Calabria 41,2 38,6 8,1 12,1 100,0

Abruzzo 32,3 43,4 8,5 15,9 100,0

Puglia 22,4 36,8 32,8 8,0 100,0

Emilia-Romagna 22,2 29,3 20,7 27,8 100,0

Umbria 20,0 45,3 16,0 18,7 100,0

Campania 19,3 34,4 34,8 11,5 100,0

Lazio 19,0 55,3 11,0 14,8 100,0

Toscana 16,1 29,6 34,7 19,6 100,0

Lombardia 13,5 25,9 40,0 20,7 100,0

Friuli-Venezia G. 11,9 28,1 26,7 33,3 100,0

Marche 11,6 32,9 24,0 31,5 100,0

Liguria 7,5 29,3 34,7 28,6 100,0

Veneto 6,7 28,7 38,8 25,8 100,0

Piemonte 4,7 28,0 19,1 48,2 100,0

Totale 21,7 32,1 24,3 22,0 100,0

Tabella n. 8 Distribuzione dei comuni rispetto ai cluster per regione (valori percentuali)

Grafico n. 15 Distribuzione dei comuni di ciascuna regione all’interno dei cluster (valori percentuali)

0% 

10% 

20% 

30% 

40% 

50% 

60% 

70% 

80% 

90% 

100% 

BASILICA TA 

SARDE GNA 

MOLISE  SICILIA  CALABRIA ABRUZZ

PUGLIA 

EMILIA R OMA

GNA  UMBRIA 

CAMP ANIA  LAZIO 

TOSCANA  LOMB

ARDIA 

FRIULI‐VENE ZIA G. 

MAR CHE 

LIGURIA VENET

PIEMONTE 

CLUSTER 1  CLUSTER 2  CLUSTER 3  CLUSTER 4 

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