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EdificiusPunta al TOP della tecnologia BIMe dell’integrazione

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sistema integrato di informazione tecnica • professione • mercato • innovazione tecnologica • cultura

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magazine

2014 #27

a pagina 5

Norme Tecniche Costruzioni:

problema risolto?

Andrea Dari

Editoriale

a pagina 4

La resilienza come risposta agli eventi estremi

SISMICA

a pagina 38

U

n apposito studio che traguarda i nuovi ob- blighi di risparmio energe- tico al 2020, individua una efficace soluzione.

Finalmente approvata la revisione delle Norme Tecniche per le Costruzioni

Per gli edifici esistenti passato il testo A

V

enerdì 14 novembre, a quasi 7 anni dalla pubblicazione del- le NTC 2008, dopo 4 anni di lavori, è stato approvato dall’Assemblea del Consiglio Superiore dei LL.PP.

il testo delle nuove Norme Tecniche

per le Costruzioni. L’Assemblea si è espressa a larga maggioranza a fa- vore del documento, scegliendo per il punto più controverso, quello sugli edifici esistenti, il testo A, il cosiddetto

“testo Braga”.

Il 14 novembre, dopo 4 anni di lavori è stato ap- provato dall’Assemblea del Consiglio Superiore dei LLPP il testo delle nuove Norme Tecniche per le Costruzioni. Ora proseguirà l’iter istituzio- nale: conferenza stato regioni tanto per iniziare.

La casa NZEB

Una proposta per il clima mediterraneo

Le spese di difesa nella Polizza di Responsabilità Civile

Professionale

N

on sempre le Compagnie Assicurative ri- conoscono le spese sostenute dall’assicu- rato per i propri legali e tecnici di fiducia.

È pertanto molto importante, prima di stipulare una Polizza, sapere cosa chiedere e come di- stricarsi fra le varie offerte.

a pagina 12 Le fondazioni speciali

nel progetto di rimozione della Costa Concordia

www.ingenio-web.it

GEOTECNICA

ORDINI 52

ABBONATI!

(2)

in questo numero

Editoriale

4

Norme Tecniche Costruzioni:

problema risolto?

Primo Piano

5

Norme Tecniche Costruzioni:

il parere del Prof. Braga

La Professione 12

Le spese di difesa nella Polizza

di Responsabilità Civile Professionale

Le Rubriche

Geotecnica

16

Le fondazioni speciali nel progetto di rimozione della Costa Concordia

BIM Vision

22

Il processo costruttivo

tra rappresentazione e conoscenza:

la nascita del Building Information Modeling

Costruire in acciaio

26

ACCIAIO e “Nearly Zero Energy Building”

Costruire in legno

32

Il Treet: l’edificio in legno più alto del mondo è a Bergen

Costruire in calcestruzzo

34

Analisi di vulnerabilità sismica di un capannone industriale a struttura prefabbricata in c.a.

Costruire in laterizio

38

La casa NZEB:

una proposta per il clima mediterraneo

Sismica

40

Il controllo tecnico applicato all’edilizia e alle opere di ingegneria civile quale strumento a servizio della sicurezza antisismica

L’informazione tecnica

Edifici alti

42

Grandi edifici

Dossier

50 Restauro

e Consolidamento

L’evoluzione delle tecnologie per il restauro e il consolidamento degli edifici esistenti, le metodologie per l’analisi delle strutture, il recupero di edifici storico-culturali, le indagini sui materiali, studi di miglioramento sismico.

Sommario

Questo numero è stato realizzato con la collaborazione di:

SONO IN VIGORE LE NUOVE

UNI TS 11300:2014 TERMOLOG EpiX 5

è l’unico software già adeguato

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Sostenibilità

43

Sostenibilità: vision, materiali e tecnologie

Infrastrutture

44

Riqualificazione di un tratto viario a L’Aquila, in seguito al sisma del 2009

Bonifica

45

Il complesso progetto di bonifica della nuova SS195 “Sulcitana”

Sicurezza

46

SICUREZZA negli allestimenti di spettacoli musicali, cinematografi e teatrali

Tecnologia

49

DRONI. Pronti via!

Ma gli ingegneri sapranno raccogliere la sfida?

50 Dossier

Restauro

e Consolidamento Parte 2

PARTE 2

(3)

INfOrmAzIONe TeCNICA e PrOGeTTUALe

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Novembre 2014 • numero 27 27 numero • Novembre 2014 INfOrmAzIONe TeCNICA e PrOGeTTUALe

/ 5

Quindi con nessuno dei due documenti noi possiamo af- fermare di poter garantire la sicurezza certa. È per que- sto che parliamo in termini di miglioramento e di ade- guamento. E il documento A metteva in grande rilievo il miglioramento., perché è il concetto che ci consente di poter distribuire le poche risorse disponibili e quindi

“migliorare” la sicurezza di più edifici. L’ingegneria per motivi economici non può vendere certezze: invece di milioni di edifici produrremmo poche piramidi.

AD: Ma esiste un solo livello di sicurezza ?

FB: No, e già lo avevano chiarito le NTC del 2008. Nel calcolo delle azioni non si può prescindere dalla vita no- minale e dalla destinazione d’uso. Se progetto un edificio perché sia “usato” come abitazione e poi si decide di tra- sformarlo in ospedale cambiano i parametri e cambiano quindi le azioni di progetto. Ma ora con il nuovo testo, il concetto è stato reso più attuale, più chiaro, più corret- to. Nelle NTC 2008 si dava la precedenza, e non solo per la collocazione editoriale, all’adeguamento degli edi- fici (adeguamento di un edificio esistente a uno nuovo), mettendo in secondo piano

il miglioramento. Ora si fa il contrario, si dà più impor- tanza al miglioramento. >>>

Editoriale segue da pag 1 Primo Piano

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Norme Tecniche Costruzioni: il parere del Prof. Braga

Intervista a cura di Andrea Dari – editore INGeNIO

V

enerdì 14 novembre, a quasi 7 anni dalla pubblicazione delle NTC 2008 dopo 4 anni di lavori è stato approvato dall’Assemblea del Consiglio Superiore dei LLPP il testo delle nuove Norme Tecniche per le Costruzioni. L’Assemblea si è espressa a larga maggioranza a favore del documento, scegliendo per il punto più controverso, quello sugli edifici esistenti, il testo A, il cosiddetto “testo Braga”.

Abbiamo voluto intervistare il prof. Braga per sapere qualcosa di più di questo documento A.

Ecco l’intervista.

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AD: Caro Franco, nei giorni scorsi sono state finalmente approvate dall’Assemblea Generale le cosiddette NTC, le norme tecniche e quindi si procede con gli ulteriori passi.

È innegabile che l’attenzione maggiore fosse su quale dei due testi sugli edifici esistenti dovesse prevalere e ha pre- valso a larga maggioranza il “testo Braga”?

FB: In realtà non è un testo Braga, ma un testo a cui ho collaborato con grande attenzione insieme ad altri colleghi, e che nasce da un convincimento tecnico che sostengo da anni, non da oggi. E il concetto è chia- ro: dobbiamo decidere se vogliamo più sicurezza per pochi edifici o un miglioramento della sicurezza per molti edifici. Io sono per la seconda.

AD: Ma i sostenitori del documento B evidenziavano che sulla sicurezza non si potesse fare sconti, neanche per gli edifici esistenti.

FB: In Ingegneria Strutturale il 100% di sicurezza non esiste e si ragiona sempre in termini probabilistici.

È più opportuno parlare di sicurezza media.

I

l testo attuale sarà quello defini- tivo? Quando si applicheranno?

Domande senza risposta certa, perché in Italia la pubblicazione delle norme tecniche ha più o meno l’iter di modifica dell’articolo 18.

D’altronde, da chi è costituita l’as- semblea generale del Consiglio Superiore dei LLPP: per scoprirlo basta andare sul sito istituzionale e si vede che è composta da tecni- ci, ma anche da 3 Consiglieri Am- ministrativi, 3 Consiglieri del TAR, 3 Consiglieri della Corte dei Conti,

Norme Tecniche Costruzioni: problema risolto?

3 avvocati di Stato, i rappresentan- ti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, del Ministero dello sviluppo economico, della Presi- denza del Consiglio dei Ministri, del Ministero degli affari esteri, del Ministero dell’interno, del Mini- stero della giustizia, del Ministero dell’economia e delle finanze, del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, del Ministe- ro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, del Ministero per i beni e le attività culturali, del Mi- nistero per i rapporti con le regio- ni … pensate queste persone che devono decidere su quali livelli di azione adottare in un calcolo strut- turale. Mi sarebbe piaciuto intervi- stare chi ha partecipato alla vota- zione del 14 novembre e vedere quanti realmente sappiano che differenza vi è tra miglioramento e adeguamento sismico, e tempo di ritorno.

Un sistema che crea peraltro una litigiosità senza confini. Nel 2005 tutti ricorderanno le “discussioni

animate” tra Calzona e Marro sul testo appena approvato delle nor- me tecniche, poi bloccato e sosti- tuito con il testo del 2008.

Ricordiamo infatti che le cosiddette NTC 2008 erano uscite al termine di un convulso processo normativo iniziato nel 2003 con una Ordinan- za del presidente del Consiglio dei Ministri, seguita da due correzioni pubblicate su due G.U. e da nuove Ordinanze emanate per rimediare ad errori o per rinviare l’applicazio- ne delle NTC.

Con il DM 14.1.2008 vennero final- mente di nuovo varate le “Norme Tecniche per le Costruzioni”.

Queste prevedevano un periodo transitorio di diciotto mesi (sca- denza giugno 2009) nel quale era consentita la possibilità di applica- zione, in alternativa, della norma- tiva precedentemente in vigore.

>>>

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Massimo Mariani, nominato Presidente del Consiglio Europeo degli Ingegneri Civili

“La mia nomina è un riconoscimento agli ingegneri italiani e alla cultura dell’ingegneria italiana”

L

o scorso 18 ottobre l’ing. Massimo Mariani, Consigliere CNI, è stato eletto a Varsavia Presidente dell’ECCE (European Council of Civil Engineers), il Consiglio Europeo degli Ingegneri Ci- vili: un organismo che rappresenta 28 Paesi, compresa la Russia e i Paesi caucasici.

L’ECCE è un organismo scientifico pri- ma ancora che politico, dichiara Mariani in un’intervista rilasciata al SAIE, negli spazi della mostra fotografica dedicata ai 50 anni dell’Autostrada del sole: “È politico perché trasferisce la scienza e le capacità dell’inge- gneria” in ambiti istituzionali come il Parlamento europeo. “Non è un

riconoscimento a me, è un riconoscimento alla cultura di noi ingegneri italiani. Ho dovuto mostrare solamente quello che sappiamo fare: la scuola dell’ingegneria italiana è assolutamente primaria. Siamo tutti sconcertati e sfiduciati dalla crisi, ma all’esterno siamo molto valutati, e lo sono i nostri giovani appena usciti dall’università.” Ricordando i 50 anni dall’inaugurazione dell’Autostrada del Sole, Mariani com- menta: “Sono stati anni di grande fulgore. Oggi abbiamo rallentato il nostro percorso industriale, ci siamo affidati a tecnologie meno adat- te, ci mettiamo troppo a costruire rispetto ai tempi dell’Autostrada del Sole… I problemi sono di tipo burocratico? Sì, ma imprese e ingegne- ri professionisti devono reagire rispetto alla politica”.

LINK ALLA VIDEO INTERVISTA

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INfOrmAzIONe TeCNICA e PrOGeTTUALe

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Novembre 2014 • numero 27 27 numero • Novembre 2014 INfOrmAzIONe TeCNICA e PrOGeTTUALe

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Primo Piano Primo Piano

NTC: qualche commento dal mondo tecnico

N

ella seduta del 14 novembre 2014 l’assemblea del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ha dato parere positivo all’approvazione delle nuove Norme Tecniche per le Costruzioni, che andranno ad aggiornare il testo precedente risalente al 2008 (dm 14 gennaio 2008). Anche se l’approvazione è stata ottenuta con una larga maggioranza, su alcuni punti non sono mancate perplessità e critiche che hanno animato la seduta.

Di seguito alcuni commenti delle categorie coinvolte nella stesura e approvazione delle norme.

Armando Zambrano, Presidente Consiglio Nazionale Ingegneri

Norme Tecniche Costruzioni,

perché gli INGEGNERI hanno votato a favore

Patrizia Ricci – redazione INGeNIO

Lo scorso venerdì 14 novembre il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ha approvato le nuove Norme Tecniche per le Costruzioni. Due i testi all’esame dell’Assemblea del CSLLPP: a sorpresa è stato approvato quello più innovativo che, per gli edifici esistenti, richiede un adeguamento antisismico con criteri differenti (e meno stringenti) rispetto al nuovo. La scelta se differenziare gli standard di sicurezza sismica tra edifici esistenti e nuove costruzioni ha animato un lungo dibat-

tito: applicare all’esistente le norme antisismiche che valgono per il nuovo avrebbe creato obblighi troppo onerosi o materialmente inapplicabili. Si è optato per la differenziazione di tali obblighi, riservando alle nuove costruzioni gli standard più elevati.

Presidente Zambrano, perché gli ingegneri hanno votato a favore dell’approvazione delle norme tecniche?

Il perché gli ingegneri abbiano votato l’approvazione delle norme tecniche è chiaramente espresso nella dichiarazione di voto dell’Ing.

Domenico Perrini, Componente del CSLLPP su nomina del CNI- NTC 2008 (vedi testo riportato in chiusura di intervista).

Tutti conosciamo il lungo iter che ha portato fino a questo punto. >>> ...continua a leggere

Rino La Mendola, Vicepresidente del Consiglio Nazionale Architetti P.P.C.

Revisione Norme Tecniche Costruzioni:

soddisfazione degli ARCHITETTI per il testo approvato

Positivo il commento del Consiglio Nazionale degli Architetti all’approvazione delle nuove Norme Tecniche per le Costruzioni, che relativamente agli EDIFICI ESISTENTI ha espresso il proprio parere favorevole per il “testo A”, quello che prevede coefficienti di sicurezza differenti per gli edifici esistenti rispetto alle nuove costruzioni.

“Siamo soddisfatti per la conclusione della controversa vicenda della revisione delle norme tecniche delle costruzioni - che si protraeva ormai da anni - e per l’approvazione di un testo, di fatto, condiviso dal Consiglio Nazionale degli Architetti”.

“È stata scelta la soluzione - continua - che rende più semplice gli interventi sugli edifici esistenti, contro quella che sanciva lo status quo della vecchia normativa, e che rende così possibile la realizzazione di interventi prioritari per il Paese, quali quelli finalizzati alla rigene- razione urbana sostenibile”. “Riteniamo particolarmente positiva l’introduzione dei coefficienti di riduzione sismica per le verifiche sulle costruzioni esistenti nella consapevolezza che sarebbe demagogico pretendere che gli edifici costruiti in epoca antecedente la classifica- zione sismica, seppure attraverso interventi di adeguamento, possano raggiungere prestazioni strutturali paragonabili a quelle degli edifici di nuova costruzione”. >>> ...continua a leggere

Vittorio d’Oriano, Vice Presidente Consiglio Nazionale Geologi

NTC: il no dei GEOLOGI attraverso il commento di Vittorio d’Oriano

A futura memoria

Come è noto venerdì 14 novembre il CSLLPP ha licenziato la revisione delle NTC. Lo ha fatto con un paio di astenuti e due voti contrari. Il CNG ha votato contro.

Siccome durante la discussione, diretta con mano ferma ma assai parziale dal Presidente Sessa, mi è stata, di fatto, negata la possibilità di intervenire in aula con una dichiarazione di voto e mi sono dovuto limitare, durante l’appello nominale, a dire un semplice “no” ed a consegnare il testo

alla segreteria dell’assemblea, credo che sia non solo necessario ma anche utile fare alcune precisazioni.

Prima di tutto devo precisare come sia inaccettabile la tesi, più volte ripetuta anche dai più anziani Consiglieri nel corso delle riunioni dedicate alle NTC, che un testo dovesse essere comunque approvato. È questa una tesi davvero singolare che non trova sostegno di alcun tipo, neanche di tipo filosofico, visto che le NTC, per quanto imperfette, a detta di tutti anche di coloro che hanno la responsabi- lità di averle redatte la prima volta, comunque esistono e sono cogenti. La tesi del CNG è altra. Possiamo cioè approvare norme che sono imperfette, che non sfiorano neanche la soluzione ai problemi evidenziati da più parti? Secondo noi no, non possiamo approvare norme che riteniamo sbagliate. E non possiamo accettare che la nostra contrarietà a queste norme possa essere interpretata come contrarietà alle Norme Tecniche sulle Costruzioni “tout court”. Se poi le critiche sono avanzate, seppur con argomentazioni diverse, da tutto il mondo professionale che dovrà applicarle, io credo che il cerchio si chiuda definitivamente e un Ministro che si rispetti fa- rebbe bene, a mio parere, a porsi il problema. >>> ...continua a leggere

Maurizio Savoncelli, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geometri

I GEOMETRI accolgono con soddisfazione la sospirata approvazione delle NTC

Positivo, secondo il Consiglio Nazionale dei Geometri, la revisione del Testo Unico della Prevenzione Incendi

Il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ha aggiornato, nella seduta dello scorso 14 novembre 2014, le Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC) che risalivano al 2008.

Il testo che è stato approvato prevede standard antisismici differenziati tra edifici nuovi ed esisten- ti, riservando alle nuove costruzioni quelli più elevati.

“Due anni di lavoro intenso con diversi gruppi di lavoro e due anni di incomprensibile stallo, a fronte di una richiesta corale di ema- nazione di norme che potessero accogliere le esigenze di innovazione”. Ha dichiarato Maurizio Savoncelli, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geometri “Ora finalmente siamo arrivati ad un documento, che avrà poi bisogno di ulteriori passaggi istituzionali per essere pubblicato. Di certo è che questo iter è superato: è arrivato il momento di rivedere le procedure per l’emanazione delle norme tecniche, che devono essere più dinamiche e consentire di seguire tempestivamente l’evoluzione tecnica e dalla ricerca. Un esempio positivo è stata la revisione del Testo Unico della Prevenzione Incendi dove i VVFF hanno tenuto un tavolo aperto con le professioni per un lavoro che verrà costantemente revisionato”.

Ora il documento dovrà andare in Conferenza Stato-Regioni e, dopo questo passaggio, confluirà in un decreto interministeriale, redatto dal Ministero delle Infrastrutture, da quello degli Interni e dal Dipartimento della Protezione civile che verrà poi pubblicato in Gazzetta ufficiale.

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INfOrmAzIONe TeCNICA e PrOGeTTUALe

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Novembre 2014 • numero 27 27 numero • Novembre 2014 INfOrmAzIONe TeCNICA e PrOGeTTUALe

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Primo Piano

Fuori dal fango!

Gli stati generali contro il dissesto idrogeologico

Patrizia Ricci – ingegnere, redazione INGeNIO

L

a Struttura di Missione #italiasicura contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo del- le infrastrutture idriche, voluta dal Governo e guidata da Erasmo D’Angelis, ha convocato l’11 no- vembre a Roma nella Nuova Aula dei Gruppi Parla- mentari della Camera dei Deputati: “Fuori dal fango!

Gli stati generali contro il dissesto idrogeologico”.

L’iniziativa che ha riunito nella stessa sala tutti gli enti, le amministrazioni e le associazioni impegnate nella mitigazione del rischio rappresentato da frane e al- luvioni, è stata l’occasione per fare il punto sul piano straordinario pensato per il nostro paese tra il 2015 e il 2020. Protezione Civile, Ministeri, Regioni, Comuni, associazioni e volontariato di protezione civile riuniti per lavorare su progetti concreti e per presentare il nuovo modello di lavoro, le nuove normative e gli stru- menti per eliminare ritardi, inerzie e incuria e far parti- re finalmente la più urgente delle opere pubbliche: la prevenzione e la riduzione del rischio idrogeologico.

Delrio, Obiettivi di si- stema la prevenzione e la cura del territorio raggiungibile solo at- traverso capacità di programmazione di coordinamento degli interventi e disciplina cooperativa tra i vari livelli dei poteri istitu- zionali.

A dirlo in apertura dei lavori, il sottosegretario alla pre- sidenza del Consiglio Graziano Delrio, che ha sotto- lineato come “la lotta al dissesto sia la priorità asso- luta del Governo insieme al tema della scuola”. Una priorità talmente significativa, da affermare che: “Oggi non abbiamo un problema di disponibilità finanziarie su una prospettiva di medio lungo periodo”.

Gabrielli, Far crescere cultura Protezione Civile In un Paese che deve fare i conti con il dissesto idro- geologico e le continue alluvioni il tema del dissesto va affrontato in maniera complessiva. Lo ha detto il capo del dipartimento della Protezione civile Franco Ga- brielli, a margine degli stati generali contro il dissesto

idrogeologico: “L’emer- genza non è finita ed è una condizione che caratterizzerà il nostro paese nei prossimi anni anche quando le opere saranno realizzate per la messa in sicurezza del territorio. La previ- sione di protezione ci- vile, ovvero la capacità di immaginare scenari di rischio sulla base dei quali si costruisce una pianificazione di protezione civile, è fondamentale. Occorre investire in pianificazione di protezione civile e dobbiamo far sì che tutti i Comuni siano dotati di piani di protezione civile conosciuti dal- la gente e che possano salvare le vite umane”.

I recenti eventi drammatici della Liguria e quelli pas- sati, che hanno colpito in più zone il territorio italiano, mostrano quanto esso sia fragile. Le aree ad eleva- ta criticità per alluvioni e frane rappresentano il 9,8%

della superficie nazionale e riguardano 6633 comuni (81,9%) secondo i dati elaborati nel 2008 dal Mini- stero dell’Ambiente su cui sorgono 6.250 scuole e 550 ospedali. Nel 2009 è stato stimato un fabbiso- gno complessivo di 40 miliardi di euro per la mes- sa in sicurezza del territorio nazionale sulla base dei dati contenuti nei Piani di Assetto Idrogeologico (PAI) redatti dalle Autorità di bacino e dalle Regioni e Pro- vince Autonome. Non si può pensare di gestire solo l’emergenza, bisogna passare alla prevenzione con un piano nazionale sul dissesto idrogeologico.

Galletti, Il governo è pronto a mettere a di- sposizione 7 miliardi in sette anni per un piano di prevenzione per la tutela del terri- torio. >>>

sistema integrato di informazione tecnica

Primo Piano

ultime news

Dissesto idrogeologico:

presentato il primo stralcio del Piano Nazionale 2014-20

Oltre un miliardo di euro per 69 interventi per la sicurezza nelle città e aree metropolitane.

69 i primi interventi

già cantierabili per 1.063,65 milioni, individuati dalle Regioni con il supporto tecnico

e scientifico delle Autorità

di bacino, sulla base delle mappe di rischio di Ispra e Cnr

I

nterventi, costi, finanziamenti e stato del- la progettazione con i crono-programma delle opere per ridurre il rischio allagamenti e frane nelle più grandi città italiane e le rispettive aree metropolitane.

È stato presentato lo scorso 20 novembre a Palazzo Chigi il primo stralcio del piano nazionale 2014-20: Oltre un miliardo di euro per 69 interventi per la sicurezza nelle dieci città metropolitane e in altre città delle regioni a statuto speciale.

Per Roma, Milano, Napoli, Torino, Bari, Firenze, Bologna, Genova, Reggio Cala- bria, e per Cagliari, Messina, Palermo e Catania, per la prima volta, è scattato un piano di prevenzione e di opere o progetti di messa in sicurezza dal rischio idrogeo- logico. >>>

...continua a leggere

Prevenzione e riduzione del rischio idrogeologico

A colloquio con Stefano Aversa (AGI), Leopoldo Freyrie (CNAPPC),

Gian Vito Graziano (CNG), Maurizio Tira (CENSU), Silvia Viviani (INU), Armando Zambrano (CNI)

Patrizia Ricci – ingegnere, redazione INGeNIO

F

rane, allagamenti, alluvioni:

l’Italia è un Paese martoria- to dal dissesto idrogeologico con un territorio indubbiamente fragile. Le aree ad elevata criticità per alluvioni e frane rappresentano il 9,8% della superficie nazionale e riguardano 6633 comuni (81,9%), secondo i dati elaborati nel 2008 dal Ministero dell’Ambiente, su cui sorgono 6.250 scuole e 550 ospe- dali. Nel 2009 è stato stimato un fabbisogno complessivo di 40 mi- liardi di euro per la messa in sicu- rezza del territorio nazionale sulla base dei dati contenuti nei Piani di Assetto Idrogeologico (PAI) redatti dalle Autorità di bacino e dalle Re- gioni e Province Autonome.

Lo scenario davvero drammatico che ci prospettano questi dati e lo stato di emergenza in cui versa gran parte del nostro territorio a

seguito dei recenti disastri mete- reologici, portano in primo piano il tema della prevenzione e riduzione del rischio idrogeologico. Abbiamo chiesto un parere ai presidenti di quelle Associazioni e Consigli che rappresentano alcune delle cate- gorie da sempre impegnate e coin- volte, talvolta al fianco di strutture preposte dal Governo, nella lotta al dissesto idrogeologico: geotec- nici (AGI), architetti (CNAPPC), geologi (CNG), ingegneri (CNI) e urbanisti (CENSU e INU).

L’argomento è una priorità dell’at- tuale politica di governo. Lo scorso 11 novembre a Roma, la Struttura di Missione #Italiasicura contro il dissesto idrogeologico e per lo svi- luppo delle infrastrutture idriche, voluta dal Governo e guidata da Erasmo D’Angelis, ha convocato

“Fuori dal fango! Gli stati generali

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INfOrmAzIONe TeCNICA e PrOGeTTUALe

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Novembre 2014 • numero 27 27 numero • Novembre 2014 INfOrmAzIONe TeCNICA e PrOGeTTUALe

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A colloquio con…

Leggi le interviste integrali

Stefano Aversa, AGI

Leopoldo Freyrie , CNAPPC

Gian Vito Graziano, CNG

Maurizio Tira , CENSU

Silvia Viviani, INU

Armando Zambrano, CNI

Rischio idrogeologico L’importanza

del monitoraggio

del territorio sul dissesto

Intervista a Alessandro Trigila, geologo e responsabile Segreteria tecnica Progetto IFFI (Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia), ISPRA

Il territorio italiano è indubbiamente fragile.

Le aree ad elevata criticità per alluvioni e frane rappresentano il 9,8% della super- ficie nazionale e riguardano 6633 comuni (81,9%) secondo i dati elaborati nel 2008 dal Ministero dell’Ambiente su cui sorgono 6.250 scuole e 550 ospedali. Nel 2009 è stato stimato un fabbisogno complessivo di 40 miliardi di euro per la messa in sicu- rezza del territorio nazionale sulla base dei dati contenuti nei Piani di Assetto Idrogeo- logico (PAI) redatti dalle Autorità di bacino e dalle Regioni e Province Autonome.

Ad aggravare ulteriormente il quadro è il consumo del suolo, passato dal 2,9% di suolo consumato rispetto alla superficie nazionale negli anni ‘50 al 7,3% nel 2012, con una superficie consumata pro-capite aumentata da 178 m2 a 369 m2, secondo il rapporto ISPRA sul consumo di suolo 2014. Dai 100 eventi meteo all’anno con danni ingenti registrati fino al 2006 siamo passati al picco di 351 del 2013 e a oltre 100 nei soli primi 20 giorni del 2014. Da ottobre 2013 all’inizio di aprile 2014 sono stati richiesti dalle Regioni 20 stati di emer- genza con fabbisogni totali per 3,7 miliardi di euro. Il costo del dissesto idrogeologico sul territorio italiano ha raggiunto dal 1944 al 2012 la cifra di 61,5 mld di euro. La fo- tografia è tristemente nota. Gli interventi per mettere in sicurezza il territorio sono possibili ma sono costosi. I fondi messi a disposizione dallo Stato non sono suffi- cienti e laddove questi vengono reperiti, la burocrazia spesso blocca i lavori. Gli eventi atmosferici gravi, come le recenti alluvioni verificatesi sul nostro territorio, sono sem- pre più intensi e ravvicinati. >>>

Patrizia Ricci – Ingegnere, redazione INGENIO

sistema integrato di informazione tecnica

vai al sito e continua a leggere l’intervista

contro il dissesto idrogeologico”.

L’iniziativa, che ha riunito nella stessa sala tutti gli enti, le ammi- nistrazioni e le associazioni impe- gnate nella mitigazione del rischio rappresentato da frane e alluvioni, è stata l’occasione per fare il punto sul piano straordinario pensato per il nostro paese tra il 2015 e il 2020.

Mentre il Paese fa i conti con l’en- nesima alluvione e aggiunge alla lunga lista altre vittime dell’incuria, degli abusi e della mancata mes- sa in sicurezza, dagli Stati gene- rali arriva l’annuncio del Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti:

“Il governo è pronto a mettere a di- sposizione 7 miliardi in sette anni per un piano di prevenzione per la tutela del territorio”.

È questo il dato più interessante emerso nel corso dell’iniziativa, con la quale la politica sembra aver imboccato la strada giusta, dopo anni in cui ha finto di non ve- dere e anzi spesso ha contributo alla situazione attuale, con con- cessioni e zero controlli.

Come porre rimedio alla manca- ta attenzione per il territorio e alla evidente incapacità persino di comprendere il concetto di preven- zione da parte di chi ci ha governa- to in tutti questi anni?

“In generale l’attenzione ver- so la tutela del territorio da parte dell’opinione pubblica, degli orga- ni di stampa e, in alcuni casi, an- che di chi ci governa dipende in modo inverso dal tempo intercorso dall’ultima catastrofe – secondo Stefano Aversa, presidente AGI.

A riprova di ciò – continua Aver- sa - basti pensare al fatto che, in questo periodo, dopo l’evento di Genova di poche settimane fa, si discute prevalentemente di allu- vioni come se il nostro paese non fosse interessato da altri rischi, quali ad esempio il rischio sismi- co. In questa prima considerazio- ne vi è anche parte della risposta

alla domanda che mi viene posta.

Il territorio naturale ed antropizza- to – ha aggiunto - richiede invece un’attenzione continua e una poli- tica nazionale che, non condizio- nata dalle situazioni di emergenza, sappia destinare a progetti di am- pio respiro risorse auspicabilmen- te maggiori di quelle stanziate nel prossimo triennio dalla Legge di Stabilità”. Oggi tutela del territorio e lotta al dissesto sono una “priori- tà assoluta del Governo”, come ha detto il sottosegretario di palazzo Chigi Graziano Delrio in apertura degli Stati Generali, ribadendo che

“prevenzione e cura del territorio sono raggiungibili solo attraverso capacità di programmazione di co- ordinamento degli interventi e di- sciplina cooperativa tra i vari livelli dei poteri istituzionali”.

“Un’efficace politica di prevenzio- ne e di difesa del suolo che – oltre ad attuare interventi di messa in sicurezza – punti alla riqualifica- zione dei territori” è fondamenta- le anche per Leopoldo Freyrie, presidente CNAPPC: “Premesso che non possiamo più permetterci ulteriori attese né risorse col con- tagocce, per ridare tranquillità ai cittadini ed evitare vittime e dan- ni è fondamentale mettere in atto un’efficace politica di prevenzione e di difesa del suolo che – oltre ad attuare interventi di messa in sicu- rezza – punti alla riqualificazione dei territori – ha ribadito Freyrie -. Non dimentichiamo che il terri- torio è sempre più vulnerabile non solo per gli effetti dei cambiamenti climatici. L’urbanizzazione molto spesso abusiva non ha risparmiato le aree a maggior rischio: peccato che a ricordarcelo sono sempre e solo le tragedie. Accanto alla tem- pestività negli interventi, alla ne- cessità di investimento delle risorse disponibili c’è bisogno anche di re- gole trasparenti”. In un Paese che deve fare i conti quotidianamente

con il dissesto idrogeologico e le continue alluvioni il tema del disse- sto va affrontato in maniera com- plessiva.

Lo ha detto il capo del dipartimen- to della Protezione Civile Franco Gabrielli a margine degli Stati Ge- nerali e lo ha ribadito anche Gian Vito Graziano, presidente CNG, chiamato a rispondere sul fatto che la struttura di missione, di cui fa parte, possa finalmente rappre- sentare un primo passo per uscire dalla rincorsa alle emergenze che da decenni caratterizza l’intervento dello Stato ed entrare finalmente nella stagione della prevenzione dei grandi rischi alluvionali e di fra- ne. “Lo rappresenterà – ci ha rispo- sto Graziano - nella misura in cui la struttura sarà capace di spende- re le risorse finanziarie disponibili, con criteri di compatibilità per il ter- ritorio, mitigando le situazioni di ri- schio più importanti in tempi molto più brevi di quelli normalmente ne- cessari per appaltare e per conclu- dere i lavori. Investire risorse finan- ziarie significa risparmiare rispetto ad un disastro che non avverrà, muovere l’economia asfittica che da anni caratterizza il settore delle opere pubbliche e persino creare nuovi posti di lavoro. La sicurezza dei territori in ambito idrogeologico e quella degli edifici in ambito si- smico, proprio per la loro esigenza sociale prioritaria, costituiscono la base dell’investimento per il futuro

di questo Paese. La prevenzione non è solo questo, è un sistema molto più complesso entro cui le risorse finanziarie costituiscono tuttavia un tassello strategico, ma la speranza che si stia iniziando un nuovo percorso è davvero tanta”.

“La prima regola per evitare vittime e danni in un Paese fragile come l’Italia – ci ha detto il presidente Graziano – è che i cittadini abbia- no consapevolezza delle situazioni di rischio e soprattutto sappiano tenere comportamenti adeguati rispetto all’evento atteso. Troppo spesso le vittime hanno tenuto, loro malgrado, comportamenti er- rati che li hanno condotti a morire in uno scantinato, poi allagatosi, entro cui si erano rifugiati o nell’at- traversare un torrente in piena. Per far si che la gente sappia cosa fare e ancor di più cosa non fare, so- prattutto nei momenti di paura, oc- corre che i piani di intervento non strutturali, ovvero i piani di prote- zione civile siano presenti in ogni comune, siano stati redatti da pro- fessionisti competenti e siano por- tati a conoscenza della cittadinan- za. Altrimenti, ancorché ben fatti, e purtroppo questa non è la regola, non servono proprio a nulla”.

Ad aggravare ulteriormente lo sce- nario è il consumo del suolo, pas- sato dal 2,9% di suolo consumato rispetto alla superficie nazionale negli anni ‘50 al 7,3% nel 2012, con una superficie consumata pro-

capite aumentata da 178 m2 a 369 m2, secondo il rapporto ISPRA sul consumo di suolo (2014).

A questo proposito Maurizio Tira, presidente del CENSU ci ricorda che: “La legge sul contenimento del consumo di suolo giace da oltre due anni nella commissione am- biente della Camera. Un provvedi- mento che ha un senso se viene approvato in un mese, non in anni.

Si imponga una moratoria da subi- to alle nuove espansioni residen- ziali e produttive e poi si continui a ragionare su un testo condiviso.

In Lombardia vi sono circa 450 chi- lometri quadrati di nuovi ambiti di trasformazione, che non si stanno attuando solo a causa della crisi del settore dell’edilizia. Non sono sicuro che chi in queste settimane parla di porre un freno alla cosid- detta cementificazione ne sia con- sapevole. >>>

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La Professione

Le spese di difesa nella Polizza di Responsabilità Civile Professionale

Anna Manzoni – Ingegnere libero professionista e risk manager Area Professioni Tecniche di GAVA Broker S.r.l.

I

n un precedente articolo dedicato alla sinistrosità nell’ambito delle professioni tecniche si è eviden- ziato come il concorso di diversi fattori sfavorevoli abbia fatto aumentare, nel corso degli anni, in modo quasi esponenziale la frequenza delle vertenze per il risarcimento di danni conseguenti a errori profes- sionali che coinvolgono, appunto, i professionisti dell’area tecnica.

A questo dato, già di per sè preoccupante, si deve ag- giungere il malfunzionamento del sistema giudiziario che, oltre all’incertezza dell’esito del giudizio, logora le parti in causa con tempi processuali estremamente dilatati che fanno aumentare oltremisura i costi di di- fesa inducendo spesso il professionista a rinunciare al tentativo di far valere i propri diritti e facendo venire meno la sua determinazione nell’ottenere il riconosci- mento dell’assenza di responsabilità solo per timore che le spese legali (e il tempo necessario) superi- no di gran lunga il valore del risarcimento richiesto, quand’anche effettivamente non dovuto.

Diventa pertanto di fondamentale importanza verifi- care le condizioni previste dalla propria Polizza di Responsabilità Civile Professionale in merito al pagamento di tutte le spese connesse alla gestio- ne di una richiesta di risarcimento.

L’art.1917 c.c., comma 3, prescrive che le spese so- stenute per resistere all’azione del danneggiato con- tro l’assicurato siano a carico dell’assicuratore nei limiti del quarto del massimale di polizza in aggiunta allo stesso.

La maggior parte delle polizze di responsabilità ci- vile professionale, però, recepisce tale prescrizione riservando alla compagnia la facoltà di assumere, a nome dell’assicurato, la gestione delle verten- ze, sia in fase giudiziale che extragiudiziale e fino a che la compagnia stessa ne abbia interesse, av- valendosi di tutti i diritti ed azioni spettanti all’assicu- rato stesso (che ha l’obbligo di comparire personal- mente in giudizio nei casi in cui la legge lo preveda o la compagnia lo richieda) e dei legali, periti, consulen- ti e tecnici di propria nomina.

Con polizze così impostate, la Compagnia non rico- nosce le spese sostenute dall’assicurato per i propri legali e tecnici di fiducia e quindi, il professionista che volesse gestire personalmente la propria difesa do- vrebbe sostenerne interamente i costi.

Nemmeno la stipula di una polizza di Tutela Legale separata e distinta dalla polizza RC è in grado di ov- viare a questa grave lacuna in quanto, per quanto at- tiene le spese di difesa da una richiesta di risarcimen- to per responsabilità civile professionale, le polizze di Tutela Legale intervengono solo a secondo rischio rispetto alla polizza RC ovvero solo ad esaurimento del massimale di polizza RC ex art. 1917 c.c. (pari, come detto, ad un quarto del massimale di polizza, quindi generalmente molto elevato) o nel caso in cui la polizza di RC non sia operativa per la fattispecie di danno e la compagnia rifiuti il sinistro non assumendo quindi la difesa a nome dell’assicurato.

Per ovviare al problema alcune compagnie offrono la possibilità di coprire le spese di difesa sostenute dall’assicurato stipulando la copertura relativa alla Tutela Legale come estensione a pagamento della polizza RC stessa, grazie ad apposita convenzione con una compagnia di Tutela Legale.

In questo caso però il problema è che i massimali sono in genere molto bassi (10.000€ o 15.000€

spesso insufficienti a gestire la vertenza di danno fino alla sua conclusione), è prevista quasi sempre una franchigia e, soprattutto, la copertura delle spese di difesa non può essere utilizzata in caso la compa- gnia rifiuti il sinistro e tantomeno per citare in cau- sa la compagnia di RC in caso di contenzioso con la stessa.

Per tutto quanto sopra evidenziato risulta eviden- te come sia di fondamentale importanza scegliere una Polizza RC Professionale che:

- non preveda il diritto della compagnia di sosti- tuirsi all’assicurato

nella gestione delle vertenze, >>>

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La Professione

Processo Civile Telematico: dal CNI una guida per CTU e CTP

Una circolare del CNI spiega tutte le novità introdotte dalla normativa e tutte le procedure riguardanti l’indi- rizzo di Posta Elettronica Certificata, la Firma Digitale, la registrazione della PEC al ReGlndE, l’accesso ai registri di cancelleria, la gestione dei fascicoli e la trasmissione di atti e documenti.

L’

Italia è sempre più web 2.0, anche in Tribunale.

Il processo civile giudi- ziario diventa, infatti, telematico.

Dalla gestione del fascicolo al giu- dizio in aula, ora tutto passa attra- verso la rete internet. E non sono poche le novità introdotte dalla nuova normativa.

Dalla posta elettronica certificata

alla firma digitale, dalla registrazione della PEC al ReGIndE, (Registro Generale degli Indirizzi Elettroni- ci, gestito dal Ministero della Giustizia per l’invio del- le comunicazioni in formato digitale), all’accesso ai servizi di cancelleria, dalla gestione dei fascicoli alla trasmissione di atti e documenti.

Una serie di procedure, dunque, da adempiere che sono state approfondite, nei giorni scorsi, nel corso di un seminario informativo, promosso dal Gruppo di Lavoro “Ingegneria forense” del Consiglio Nazio- nale degli Ingegneri (CNI), coordinato dal consiglie- re Andrea Gianasso. Un’iniziativa che è stata anche l’occasione per presentare la “Guida al Processo Ci- vile Telematico” predisposto dal CNI, uno strumento pensato come supporto per tutti i Consulenti Tecnici di Ufficio (CTU) che devono adempiere alla registrazio-

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ne della propria PEC al ReGIndE – come previsto ai sensi dell’art.9 del provvedimento del 18/07/2011 - e che sono chiamati, poi, ad ope- rare nel P.C.T. (Processo Civile Te- lematico). Un sistema questo che il Ministero della Giustizia ha previ- sto al fine di informatizzare tutto il procedimento giudiziario civile.

Strumenti telematici ed informatici accanto a nuove modalità di lavoro sono, quindi, alla base di questa “rivoluzione informatica” che, dallo scorso 30 giugno, impone l’obbligo d’uso di questo tipo di processo anche per i CTU.

Da qui muove, dunque, l’impegno profuso dal CNI nel sensibilizzare ed informare tutti gli iscritti in merito agli adempimenti da attuare.

Non solo, quindi, un seminario informativo, ma anche il relativo video a disposizione di quanti non hanno potuto parteciparvi, consultabile nel sito web del CNI www.tuttoingegnere.it, poi la circolazione informativa n.447/XVIII Sess./2014, infine il manuale tecnico con tutte le “istruzioni per

l’uso”. >>>

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La Professione

Nasce Cert-Ing, Agenzia Nazionale

per la Certificazione Volontaria delle Competenze

Un’opportunità per la professione e per il mercato

Patrizia Ricci – redazione INGeNIO

I

l 30 ottobre scorso, il Consiglio Nazionale degli Ingegneri ha istituito a Roma, presso la propria sede, l’Agenzia Nazionale per la Certificazio- ne Volontaria delle Competenze degli Ingegneri,

“Agenzia Cert-Ing”, un organismo che si occu- perà a livello nazionale della certificazione delle competenze degli ingegneri.

Lo statuto dell’Associazione è stato sottoscritto da Armando Zambrano, presidente CNI, dai Consiglieri Massa, Pellegatta e Lapenna, alla presenza di Lui- gi Ronsivalle, presidente del Centro Studi del CNI e Stefano Calzolari, presidente dell’Ordine degli Inge- gneri di Milano.

Tramite il progetto Cert-Ing - La Certificazione volon- taria delle Competenze, il Consiglio nazionale degli Ingegneri si propone di valorizzare l’esperienza dei propri iscritti, convalidando la competenza da loro acquisita in specifici settori attraverso l’attività pro- fessionale esercitata in forma societaria, autonoma o subordinata e la formazione successiva all’iscrizione all’Albo, anche in conformità all’obbligo di aggiorna- mento della competenza professionale.

“Con la creazione dell’Agenzia Naziona- le per la certificazione delle competenze - ha detto Armando Zambra- no, presidente CNI - il Consiglio Nazionale e gli Ordini territoriali de- gli ingegneri si pongono l’obiettivo di diventare un costante e qualifica- to punto d’incontro fra la domanda e l’offerta di prestazioni specialistiche nell’ambito del lavoro intellettuale. Attraverso questo progetto gli Ordini possono essere sempre più perce- piti come un soggetto vivo vicino alla cittadinanza e come organismi che garantiscono il corretto modo di

fare la professione senza eccessive liberalizzazioni, formando e certificando un nucleo di professionisti a servizio della comunità”.

Concetto ribadito anche da Luigi Ronsivalle: “La cer- tificazione delle competenze costituisce un ulteriore importante passo compiuto dal Consiglio Nazionale e dagli Ordini territoriali degli ingegneri, verso la loro trasformazione in organismi che erogano servizi a fa- vore dei loro iscritti, secondo una concezione più mo- derna dell’Ordine professionale e delle funzioni che gli sono attribuite”.

“La certificazione delle competenze – ha proseguito Zambrano ribadendo un concetto espresso anche dal consigliere Riccardo Pellegatta - rappresenta un’oppor- tunità per professionisti e mercato del lavoro”.

“Sia gli ingegneri dipendenti che i liberi professionisti – ha aggiunto Ronsivalle - avranno l’opportunità di pubbli- cizzare la propria esperienza e competenza, accredita- ta da un organismo terzo: ciò comporterà la necessità di sottoporsi ad un processo di verifica che richiederà l’acquisizione da parte dei professionisti di una mentali- tà nuova, adeguata al cambiamento radicale che si sta verificando nel mondo del lavoro, non solo a causa del- la crisi, che ormai possiamo considerare sistemica, ma anche delle mutate dinamiche del mercato del lavoro divenuto necessariamente più esigente nella ricerca di profili professionali dotati di esperienza e di competenze specifiche. L’Ordine professionale, da parte sua dovrà assumere la veste di organismo accreditato, capace a propria volta di attribuire attestazioni e certificazioni ba- sate su metodi trasparenti, controllabili e riconoscibili”.

“L’Agenzia rappresenterà inoltre – ha concluso l’ing.

Ronsivalle - un organismo di garanzia nell’assicurare sia il corretto adempimento delle procedure sia l’ade- renza ai principi ispiratori del progetto da parte di tutti gli Ordini che saranno depu-

tati ad attuarlo material- mente”. >>>

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La Professione

Ma il tempo è davvero un tiranno?

“La semplicità è la necessità di distinguere sempre, ogni giorno, l’essenziale dal superfluo”. Ermanno Olmi

Francesca Romana Vender – Teleos Leadership Institute, Philadelpia, USA

La gestione del tempo è una competenza critica fondamentale per il periodo che stiamo vivendo. Distinguere il tempo propizio per fare o per lasciar andare richiede riflessione, allenamento, pratica nel business e fuori da esso. Competenze eccellenti nel campo tecnico possono fallire se non si sa pianificare o emergono se si conosce il tempo di crescita delle persone che si hanno di fronte.

E

spressioni come: “Chi ha tempo non aspetti tempo;

tempus breve est; la notte porta consiglio; il tempo é sempre una risorsa scarsa; non ho tempo da perdere; se avessi più tempo, sono cosi comuni che difficilmente le mettiamo in crisi, ce ne convin- ciamo, le crediamo vere sempre ed in ogni contesto!

Mai come in questo periodo le aziende sono chiamate come esperto di sviluppo di persone, a collaborare con i responsabili HR, per migliorare capi e collaboratori attraverso un training che renda più efficace ed efficiente il tempo speso dalle persone nelle loro or- ganizzazioni.

Confusione, pressione, scarsa chiarezza nella definizione degli

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obiettivi, prestazioni poco perfor- manti dovute a informazioni tra loro discordanti, hanno spesso alla base poca attenzione alla risorsa tempo ed al suo utilizzo come ri- sorsa.

Gli antichi greci avevano due pa- role per il tempo, kronos e kairòs.

Mentre la prima si riferisce ad un significato di tempo legato alla lo- gica e sequenziale, la seconda si- gnifica “un tempo nel mezzo”, un momento di un periodo di tempo indeterminato nel quale “qualco- sa” di speciale accade, come se si trattasse di un tempo di Grazia.

Il tempo del genio non è il tempo kronos, unidirezionale e tiranno; è il tempo , ciclico e periodicamente favorevole e opportuno. Il tempo di Esiodo non quello di Sofocle; del-

le “Opere e i Giorni” e non quello della Tragedia. Il processo lavora- tivo del genio è il tempo del “giusto momento”: quando tagliare l’albe- ro; quando considerare conclusa la stagionatura; piegare il legno;

stendere la vernice; una prima, una seconda, una terza volta…

Mentre kronos si riferisce a qual- cosa di quantitativo, kairòs ha una natura qualitativa e poco determi- nabile da fattori oggettivi.

Nel caso di kronos penso al tempo scandito da un Manager dilinea, nel caso di kairòs penso al tempo in cui il contadino decide di semi- nare o raccogliere. >>>

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Rubrica Geotecnica

Le fondazioni speciali nel progetto di rimozione della Costa Concordia

Luigi Domina, Davide Del Monte – Trevi SpA

5° Convegno IAGIG

Incontro Annuale dei Giovani Ingegneri Geotecnici Roma, 22-23 maggio 2015

L’

Incontro Annuale dei Gio- vani Ingegneri Geotecnici (IAGIG) è un’iniziativa dell’As- sociazione Geotecnica Italiana (AGI) organizzata in collabora- zione con gli Ordini Provinciali degli Ingegneri, intesa a pro- muovere la discussione di argo- menti di Ingegneria Geotecnica e favorire uno scambio di esperienze e conoscenze tra giovani professionisti e ricercatori.

I temi centrali dell’incontro riguardano principalmente gli aspetti, tra- dizionali ed innovativi, della progettazione, esecuzione e controllo di

opere di Ingegneria Geotecnica, anche alla luce del recente quadro normativo introdotto dalle NTC 2008 e dell’impegno sempre piu’ inter- nazionale che molti giovani sono chiamati ad affrontare, confrontan- dosi con standard e vincoli normativi anche completamente differenti da quanto applicato in Italia.

L’appuntamento si terrà a Roma, il 22 e 23 maggio, presso l’aula magna dell’Università Europea di Roma.

Come sempre, anche quest’anno verranno conferiti i crediti formativi per gli Ingegneri e la partecipazione sara’ completamente gratuita per quanti si registreranno entro il 30 Aprile 2015.

Il termine entro cui far pervenire i contributi, è fissato invece al 12 Gennaio 2015.

L’elaborato ha lo scopo di illustrare da un punto di vista prettamente geotecnico le fondazioni speciali rea- lizzate per consentire la rimozione della Costa Concordia, avvenuta il 17 Settembre 2013 presso l’Isola del Giglio (IT).

Introduzione

Il progetto interamente svolto all’interno del parco Marino Protetto dell’Arcipelago Toscano, è stato ca- ratterizzato da fondamentali fattori, condizionanti le scelte progettuali e le tecnologie:

Fattori logistici

• Operazioni condotte in un ristretto specchio d’ac- qua (≈40 mt tra il relitto e la costa dell’isola del Giglio)

• Limitati tempi esecutivi a disposizione, in spe- cial modo durante la prima fase di progetto per la messa in sicurezza del relitto

Fattori ambientali

• Tutela del Parco Marino Protetto dell’Arcipelago Toscano

• Preservare l’integrità dei fondali e dei luoghi Fattori geomorfologici

• Fondali costituiti da formazioni granitiche

• Presenza di discontinuità, cavità e/o vuoti nell’am- masso roccioso

L’ambizioso progetto di ribaltamento e quindi rimozio-

ne finale del relitto è stato suddiviso in due macrofasi:

la prima fase è consistita nell’installazione del “Siste- ma di ritenuta” per evitare lo scivolamento del relitto stesso (Hold Back System) lungo gli scoscesi fon- dali (30º- 40º) con batimetriche molto ravvicinate tra loro. La seconda fase ha comportato la realizzazione delle ulteriori fondazioni speciali che unitamente alle opere di prima fase, tutte dimensionate in funzione delle sollecitazioni indotte durante le fasi di rotazione del relitto, hanno consentito il Parbuckling.

Campo prove: validazione delle scelte progettuali

Al fine di validare le ipotesi ed i parametri progettuali sono stati installati 3 tiranti a barra verticali ed ese- guite altrettante prove di carico a rottura, seguendo le raccomandazioni AICAP “Ancoraggi nei terreni e nelle rocce”. >>>

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Geotecnica Rubrica

Recenti sviluppi nella modellazione

del comportamento di fondazioni superficiali

Guido Gottardi – DISTArT, Università di Bologna

A

testimonianza del ritorno di interesse nei riguardi di un tema tradizionale e centrale dell’ingegneria geotecni- ca, gli ultimi anni hanno visto l’or- ganizzazione di diversi convegni specialistici sulle fondazioni – in particolar modo quelle superficiali – e, più in generale, una marca- ta ripresa della ricerca scientifica sull’argomento, pubblicata sulle principali riviste del settore.

Tale rinnovato interesse è promos- so anche dalla crescente richiesta di analisi dettagliate e realistiche di tutte quelle strutture offshore - sempre più diffuse - che si tro- vano ad operare in condizioni am- bientali inusuali e particolarmente severe.

Nella recente letteratura interna- zionale si tende così a dare sem- pre maggior rilievo alle ricerche sulla modellazione della risposta di fondazioni superficiali soggette a condizioni di carico generali.

In questa parte della relazione generale si è pertanto ritenuto opportuno concentrare l’attenzio-

ne sulla modellazione unitaria di questo comportamento, basata su un approccio innovativo di grande interesse, dapprima introducen- do alcuni richiami dei concetti di- stintivi per giungere ai successi- vi sviluppi in termini di avanzata modellazione teorica e sperimen- tale e concludere infine con le re- centi prospettive di inserimento in elaborati programmi di analisi strutturale.L’analisi del comporta- mento di una fondazione superfi- ciale soggetta a condizioni di ca- rico generali mediante l’approccio del macroelemento consente di di- sporre di uno strumento pratico ed efficiente che può sostituire, in pri- ma istanza, un elaborato modello

numerico del terreno agli elementi finiti. Un ulteriore aspetto partico- larmente interessante ed innovati- vo risiede tuttavia nella possibilità di inserire un tale legame costitu- tivo proprio all’interno di un co- dice numerico agli elementi finiti per l’analisi strutturale - in termini di risultante delle forze applicate al nodo (force-resultant model) - così da introdurre un accurato mo- dello non lineare della risposta del terreno, in luogo delle tradizionali, talvolta insoddisfacenti, condizio- ni di vincolo al contorno.

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ziale contenuta all’interno di strati sabbiosi confinati, le cui manifesta- zioni (vulcanelli di fango, fratture con fuoriuscita di acqua mista a sabbia) si sono osservate nelle frazioni di San Felice sul Panaro, San Carlo, Sant’Agostino e Bondeno (Emergeo Working Group, 2013). >>>

Geotecnica Rubrica

Nuove tecniche di prospezione nella ricerca di argille per uso ceramico

Gian Paolo Bertolotti – Ceramin Consulting Marco Bettio – Tecno Piemonte S.p.A.

Le argille caolintiche a basso contenuto di cromofori rappresentano oggi un prodotto strategico per l’industria ceramica. La prospezione tradizionale realizzata con sondaggi geognostici può oggi essere integrata con la prospezione geofisica e controllata con l’ausilio di nuove tecnologie digitali.

L’insieme delle tecniche utilizzate può rappresentare una nuova metodologia per la prospezione di giacimenti di argille per uso ceramico. Analizziamo un caso pratico di ricerca realizzato in un giacimento di argilla del Piemonte.

I

prodotti ceramici sempre più evoluti e tecnicamente com- plessi, richiedono una sem- pre maggiore attenzione alle materie prime utilizzate nelle formulazioni.

Oltre ad un affinamento dei me- todi di controllo di qualità, nuo- ve tecnologie permettono un aggiornamento dei metodi di ri- cerca e prospezione mineraria.

Le argille rappresentano la com- ponente fondamentale per una corretta formulazione ceramica.

La ricerca di nuovi giacimenti di

materie prime a basso contenuto di cromofori (ferro e titanio) e la migliore comprensione dei depositi già individuati risulta fondamentale e strategica per l’in- dustria. A tale proposito Tecno Piemonte ha recente- mente messo a punto un attrezzato laboratorio ana-

litico e tecnologico in grado di valutare la qualità ed il corretto utilizzo delle materie prime nella produzione ceramica.

Il giacimento di Lozzolo Il giacimento di argille caoliniti- che di Lozzolo ubicato nel Nord Italia in provincia di Vercelli, pur essendo conosciuto e coltivato da oltre 100 anni, è stato ogget- to recentemente di una intensa e dettagliata attività di prospe- zione geologica.

Le più significative ricerche sono state effettuati nella concessione mineraria

“Fornaccio”, titolo di pro- prietà della società R.M.

Ricerche Minerarie s.r.l.

>>>

Figura 1 – laboratorio tecnologico ed analitico per lo studio delle materie prime e formulazioni ceramiche. Tecno Piemonte, Lenta (VC)

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Geotecnica Rubrica

Analisi dei fenomeni di liquefazione durante

il terremoto emiliano del 20 maggio 2012 mediante interferometria differenziale SAR

Matteo Albano, Marco Moro, Christian Bignami, Emanuela Falcucci, Stefano Gori, Salvatore Stramondo – Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia

Michele Saroli, Giuseppe Modoni – Dipartimento di Ingegneria Civile e meccanica – Università di Cassino e del Lazio meridionale Luca Pulvirenti, Nazzareno Pierdicca – Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, elettronica e Telecomunicazioni

– La Sapienza Università di roma

Nella presente nota si riporta lo studio dei fenomeni di liquefazione verificatisi nella fase cosismica del terremoto emiliano del 20 Maggio 2012. A tale scopo, si sono utilizzate 4 immagini SAR COSMO SkyMed in banda X ad alta risoluzione nel periodo compreso tra il 1 Aprile ed il 6 Giugno 2012. Nel campo di deformazione del terremoto si sono identificate aree affette da subsidenza localizzata, probabilmente associata alla compattazione di strati sabbiosi per liquefazione. Lo studio geologico-geotecnico delle aree suddette ha confermato la presenza di uno strato sabbioso profondo potenzialmente liquefacibile. Il cedimento dovuto al liquefazione, calcolato tramite back- analysis dei dati ottenuti da prove penetrometriche statiche, risulta in buon accordo con i valori osservati tramite telerilevamento, a meno di discrepanze legate alla variabilità locale dello strato sabbioso o alla sottostima dei cedimenti misurati a causa della decorrelazione del dato SAR

Introduzione

L’interferometria differenziale radar ad apertura sintetica (DInSAR) è una tecnica ampiamente utilizzata per l’identificazione delle deforma- zioni al suolo a seguito di even- ti sismici particolarmente intensi (Massonnet et al., 1993). La tecnica DInSAR è stata applicata con suc- cesso anche per lo studio di feno- meni quali movimenti lenti di gran- di frane a cinematismo profondo (Moro et al., 2011).

Nella presente nota, la tecnica DIn- SAR è stata utilizzata per analizzare gli effetti di subsidenza per liquefa- zione indotti dal terremoto emiliano del 20 maggio 2012.

Il terremoto (Ml 5.9) ha colpito una vasta area, compresa tra le province di Ferrara, Reggio-Emilia, Modena, Bologna, Mantova e Rovigo. Uno degli effetti cosismici maggiormen- te rilevanti è stato il fenomeno della liquefazione causato dall’aumento della pressione dell’acqua intersti-

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