delle Professioni Infermieristiche e Tecniche
operatore socio sanitario (oss) - infermieri generici – psichiatrici – puericultrici – infermieri extracomunitari – ota – asss – adest - osa
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Al Ministro della Salute Al Sottosegretario alla Salute Alla Conferenza Stato Regioni Al Presidente del Comitato di Settore Al Coordinatore della Commissione Salute
Il migep continua a ricevere numerose segnalazioni da molti corsisti e cittadini riguardanti la formazione oss. In merito ai suddetti corsi risulterebbe un totale disinteressamento da parte degli organismi competenti che obbliga lo scrivente a ribadire la propria posizione più volte evidenziata.
Si rimane sconcertati di fronte alla totale assenza d’intervento delle regioni sulla formazione.
Questo atteggiamento lascia spazio alle numerose irregolarità fino ad oggi ampiamente riscontrate e segnalate.
Trattasi di una politica che favorisce speculazioni da parte di enti formativi che mirano esclusivamente a facili guadagni a spese di cittadini che attraverso i corsi sperano di trovare lavoro. Tale politica non favorisce sicuramente alcun miglioramento dell’assistenza sanitaria.
Non si comprende più chi debba effettuare la formazione e chi è autorizzato ad effettuarla;
mancano regole trasparenti e coerenti; si sa solo che la formazione è lasciata molto spesso nelle mani di speculatori.
Non si comprende come mai un Ministro della Salute, pur essendo a conoscenza di quanto avviene, non prenda alcuna iniziativa per far sì che tutto si svolga in piena trasparenza, certezza e legalità e non avvii alla conclusione il documento siglato il 4 luglio 2012 e non preveda l’apertura di tavoli di lavoro sul tema.
Lo stesso comportamento è tenuto dalla conferenza stato regioni.
Molti di questi corsisti effettuano formazione nelle proprie regioni per poi sottoporsi a esami in altre regioni. In poche parole gli enti propongono ai corsisti viaggi turistici in pullman se non addirittura con i propri mezzi per partecipare a tali esami. La permanenza varia da un mese a venti giorni o a dirittura a una settimana o in sol giorno, al fine di effettuare l'esame finale e se non basta -per chi non può muoversi dalla propria dimora- anche attraverso la formazione a distanza.
Una full immersion che può variare da ente a ente da 5 a 550 ore considerando la parte teorica più l'esercitazione per completare il percorso iniziato.
Ci rendiamo conto che da parte di questi enti formativi non interessa la qualità della
formazione, lo stage effettuato correttamente o che le presenze siano o meno firmate: in questi
casi, i corsi di operatore socio sanitario sono organizzati e promossi a scopo speculativo e di
lucro. Anzi, molti di questi attestati pagati fior di quattrini non sono corrispondenti a quanto
richiesto dalle disposizioni regionali. Costituiscono esclusivamente delle fabbriche di produzione di corsi oss.
Le differenti modalità di formazione regionali non uniformi a livello nazionale (corsi da 1000 a 1400 ore o addirittura da 100 a 240 o 300 ore) si sono presto rivelate critiche. Attestati falsi o non spendibili ottenuti con la complicità di un sistema che non vuole vedere e non vuole sentire, e di una politica sempre più sporca legata a interessi .
Si parla tanto del patto della salute, un sistema che dovrebbe dare slancio alla sanità, una conversione di tutte le figure assistenziali.
Tuttavia non si comprende il senso di dare slancio sempre alle solite figure emarginandone altre, vedi oggi l’oss. Basta ricordare la legge 42/99 con la quale si sono ghettizzati oltre 50 mila infermieri generici e oltre 20 mila puericultrici negandone l'apporto professionale ma soprattutto impedendone l’ingresso come profilo professionale in un ambito così delicato come quello della salute pubblica.
Un ritornello che va avanti da anni, da parte di forze politiche, sindacali che hanno segregato migliaia di lavoratori ai margini pur di non scontrarsi con il collegio ipasvi la cui presidente è oggi anche senatrice della Repubblica.
Col patto della salute vengono definiti nuovi requisiti di accesso per il personale del SSN con titolo di formazione di base e l’abilitazione all’esercizio della relativa professione. Viene poi previsto l’inserimento negli enti sanitari per lo svolgimento delle attività proprie della professione. Inoltre vengono ridefiniti gli ordinamenti didattici dei corsi di laurea e delle scuole di specializzazione e una riduzione delle piante organiche.
Noi crediamo che sia più che attuale la necessità di individuare standard di personale al fine di determinare il fabbisogno di professionisti collocati in area sanitaria, e pensiamo che il Governo dovrà individuare specifiche misure per la stabilizzazione del personale precario.
Nel testo si affronta solo il problema di sviluppo professionale per i laureati definendo e differenziando all’interno di una assistenza sanitaria una gestione prettamente di natura professionale tralasciando la professione ormai integrata di molti operatori (OSS – Infermieri Generici – Puericultrici) come se questi non esistessero. La mancata presa di posizione politica verso la categoria degli infermieri generici considerate ad esaurimento, verso la categoria di puericultrici integrate nel sistema sanitario sta determinando licenziamenti e demansionamenti.
Non si può sconvolgere l’assistenza sanitaria con personale inadeguato e formato in modo non uniforme come l’OSS con l’imposizione da parte di alcune regioni di realizzare progetti faraonici che finiscono per demolire ciò che di buono esiste già. Riteniamo che l’obiettivo della formazione sia quello di disciplinare un settore importante per la sanità, dando opportune risposte all’esigenza del cittadino.
In riferimento alla L.43/2006 relativa all'individuazione e formazione dei profili di operatori di interesse sanitario non riconducibili alle professioni sanitarie,
riteniamo cheistituire nuove figure per poi determinarne le competenze a seconda dei bisogni (sollevando così problemi e conflitti) senza dare loro una formazione adeguata attraverso degli istituti tecnici sanitari ma lasciando tutto in mano a enti non adeguati, determina ovviamente una situazione più che critica.
Se è vero che esiste un bisogno reale di ottenere un'assistenza qualitativamente elevata per il
cittadino e che esiste una nuova disciplina, allora sarebbe importante ridefinire l’oss in una
nuova professione e che le competenze di questa figura siano effettivamente riconsiderate chiarendo che tali attività sono pratiche sanitarie e come tale una siffatta figura deve essere considerata in un profilo sanitario e non più tecnico.
Un simile percorso servirebbe anche per recuperare tutti gli infermieri generici e puericultrici in un sistema assistenziale attraverso una figura professionale sanitaria valorizzando il loro operato che svolgono da trent’anni.
L’assistenza ancor oggi, infatti, è basata anche su figure professionali che praticano assistenza infermieristiche da molti decenni con forza e serietà, con la disciplina determinata dal proprio codice deontologico. Il riconoscimento di queste figure è dovuto per i loro anni di esperienza e non possono continuamente essere ignorate.
Pertanto si chiede che nelle prossime discussioni relative alle professioni previste dal patto per la Salute trovi spazio anche il discorso su queste figure (oss – inf. Generici – puericultrici) per il rispetto delle aspettative dei lavoratori poiché queste ultimi vogliono chiarezza sul proprio presente e futuro da parte delle forze politiche e dal ministero evitando che il caos continui a regnare all'interno di un sistema assistenziale di estrema importanza per gli utenti ed i lavoratori. Chiediamo che si intervenga al più presto direttamente con uno specifico provvedimento affinché si possano aprire i tavoli di lavoro
Verbania 28 novembre 2014