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dimissioni di Sardone è corsa al toto successore

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Academic year: 2022

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Salerno Pulita, dopo le dimissioni di Sardone è corsa al toto successore

di Andrea Pellegrino

Un ritorno o un nome a sorpresa. Esclusa l’ipotesi di un ritiro delle dimissioni di Nicola Sardone, il destino di

“Salerno Pulita” passa tra passato e futuro. I deluchiani già da ieri sono al lavoro ed entro oggi potrebbe essere definita la soluzione. Fino a venerdì Sardone ha assicurato la sua presenza presso la sede della società municipalizzata che si occupa di raccolta dei rifiuti e spazzamento, poi da inizio marzo dovrà insediarsi la nuova guida. Fino a qualche ora fa si era immaginato anche un possibile rientro dello stesso Sardone frenato da gran parte dell’amministrazione comunale.

D’altronde le sue dimissioni, nonostante le voci di dissidi stipendiali, sarebbero incentrate tutte sulla poca agibilità di azione e su pressioni interne ed esterne che si sarebbero acuite nelle ultime settimane. Tra i nomi in corsa, dunque, c’è Pellegrino Barbato, già al vertice della municipalizzata;

poi Gerardo Calabrese, già assessore all’ambiente della giunta De Luca. Si valuta invece un nome fuori schema che potrebbe stemperare la tensione tra la società e l’amministrazione comunale. La Rsu aziendale dalla società ha espresso rammarico per le dimissioni di Sardone. «Con grande spirito di sacrificio – scrivono – grande partecipazione e senso di responsabilità si era intrapreso un cammino per la risoluzione delle vertenze in capo ai lavoratori». I sindacati chiedono, inoltre un’assemblea per il 3 marzo per affrontare l’ennesima crisi legata al managment della società.

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Salerno Pulita, la Rsu chiarisce la sua posizione:

“orario di lavoro inizia alle 6”

Di Erika Noschese

L’orario di lavoro, per i dipendenti di Salerno Pulita, inizia alle 6. A precisarlo Francesco Pezzano, membro della Rsu, secondo cui il contratto di servizio tra la proprietà, ovvero il Comune di Salerno e la società in house stabilisce che alle ore 6 inizia l’operazione di spazzamento delle strade cittadine. Inoltre, l’ordine di servizio dello scorso 30 ottobre altro non era che la fine di un periodo sperimentale di lavoro. “Per questo si chiarisce che nell’incontro del 4 novembre scorso all’interno della sede di Salerno Puliti dove erano presenti l’amministrazione unico Nicola Sardone, il direttore tecnico Giuseppe Beluto e la Rsu aziendale, dopo ampia discussione sul tema in questione, grazie anche all’apertura del organi aziendali, in vista dell’approssimarsi dell’evento Luci d’Artista e della necessità di incentivare ulteriormente l’impegno dei lavoratori si è concordato di ripristinare l’orario di inizio lavoro alle 4.50 del mattino fino al 31 dicembre prossimo con la richiesta espressa della Rsu di inserire questa modifica in maniera definitiva nel nuovo contratto di appalto con il Comune di Salerno – ha spiegato Pezzano – La corretta informazione è dovuta per il rispetto reciproco tra le parti, per la trasparenza di informazione tra i lavoratori per porre fine a inutili sciacallaggi e per sottolineare l’impegno, la dedizione e la costanza che la Rsu in forza mette a disposizione di tutti i

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lavoratori per portare a termine le varie vertenze ed evidenziale le proprie conquiste interne”.

“Chiediamo collaborazione ai Comitati”

di Brigida Vicinanza

“Vorremmo condivisione e collaborazione verso una delocalizzazione veloce e non più polemiche fine a se stesse”.

Ha commentato così Angelo Clemente, rappresentante delle Rsu sindacali e degli operati, “l’attacco” velato di Lorenzo Forte al vescovo Moretti. Gli operai ora hanno solo un obiettivo, ovvero la delocalizzaizone e vorrebbero essere accompagnati in questo, proprio per non rischiare più di rimanere senza posto di lavoro. I Pisano hanno tanti siti per spostare lo stabilimento su carta, a partire da Avellino, fino a Battipaglia, passando per Eboli, Buccino e anche Pontecagnano.

Uno stabilimento a bassissimo livello di inquinamento e un progetto che è stato consegnato nelle mani anche del Wwf e di Legambiente, per passare l’esame finale. Insomma la delocalizzazione potrebbe essere a un passo, ma non senza cerca di mantenere quelle poche commesse rimaste, che a fatica ora fanno lavorare i dipendenti all’interno dell’opificio di Fratte. Si cerca di salvare il “salvabile” ma tutto in vista di un progetto futuro. La messa che sarà celebrata da monsignor Moretti proprio all’interno dello stabilimento di Fratte, sarà aperta a tutti i cittadini e a chiunque creda fortemente alla partecipazione di un rito religioso. Ma per Angelo Clemente celebrare la messa all’interno dello stabilimento di Fratte è come un ringraziamento, un segno di speranza per poter avviare presto le procedure per la

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delocalizzazione e soprattutto la fonderia rappresenta il simbolo di quello che è il pane da portare alle famiglie. “Non ci sono strumentalizzazione e nemmeno politicizzazione – ha sottolineato Clemente – è stata un’idea di alcune mogli ed è aperta a tutti, anche ai comitati. Ma farla all’interno del nostro luogo di lavoro rappresenta per noi un momento di preghiera come simbolo di speranza per un futuro migliore di questo e soprattutto come ringraziamento a chi in questo p e r i o d o c i è v i c i n o e c i è s t a t o v i c i n o ” . P o i i l rappresentante degli operai ha concluso: “All’interno dello stabilimento di Fratte sarà sentita diversamente soprattutto da noi lavoratori, e non vedo perchè non avremmo dovuto invitare il Vescovo o farla altrove. Chi si sente di partecipare, compresi i Comitati sono i benvenuti. Anzi noi cerchiamo proprio un punto di condivisione e una mano forte per questa delocalizzazione, insieme a loro magari invece di 24 mesi potremmo mettercene di meno”.

I lavoratori non demordono:

continua il presidio permanente dello stabilimento

di Brigida Vicinanza

“ U n p e z z o d i c i t t à n o n p o t r à f e s t e g g i a r e , N o a i licenziamenti”. Mentre una parte è in testa alla protesta all’interno delle Fonderie Pisano, un’altra parte dei lavoratori passa il testimone e va a far sentire la propria presenza durante la processione di San Matteo. Ma “a turni”

rimarranno ancora lì, a vegliare quello stabilimento che soltanto tre giorni fa gli ha tolto un poco di gioia di

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vivere. “Noi resteremo qui, in presidio, giorno e notte”, ha dichiara Angelo Clemente, delegato Rsu, che ha poi continuato:

“Abbiamo parlato di nuovo con la proprietà, cercando di capire le sue intenzioni per quanto riguarda il tavolo Ministeriale a Roma e ci siamo accertati della loro partecipazione perchè soltanto con l’avvio della procedura di delocalizzazione anche i n q u e s t a s i t u a z i o n e , p o s s i a m o a v e r e a c c e s s o a g l i ammortizzatori sociali utili per darci da vivere o almeno sopravvivere”. E’ stata un’altra lunga notte quindi per gli operai delle Pisano, che ora non voglio più mollare. “Pisano non può decidere di non decidere e quindi dovrà partecipare al Tavolo a Roma il 27 settembre, in attesa di quest’ultimo rimarremo qui in Fonderie” – ha continuato Clemente – “ci hanno assicurato che sveleranno anche il sito in sede ministeriale e porteranno il progetto così come da accordi”.

Ora è tutto in bilico e c’è da attendere ancora una volta quali saranno le mosse dei Pisano, se consegneranno il nuovo progetto e se finalmente daranno le giuste risposte agli operai e alle loro famiglie, con il nome del sito per la delocalizzazione e un progetto innovativo che metta d’accordo tutti.

I sindacati non ricevono la comunicazione: «Contestiamo questo comportamento»

di Brigida Vicinanza

“Quanto potevamo resistere ancora? Si sapeva oramai da tempo”.

A sottolinearlo è Angelo Clemente, dipendente delle Fonderie Pisano e rappresentante sindacale Rsu, che pare oramai

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rassegnato alla decisione della Proprietà dell’opificio.

Nonostante la scelta era nell’aria, ieri sera la comunicazione è arrivata come un fulmine a cielo “nuvoloso”. Tutti si aspettavano potesse venire il temporale, ma la speranza era l’ultima a morire: “Una grande percentuale del lavoro purtroppo è andato perso e abbiamo perso di credibilità. La situazione è tragica perchè purtroppo non abbiamo diritto a nulla a livello economico e non sappiamo come faremo ad andare avanti e a mantenere le nostre famiglie. L’azienda era in attivo, ma la Magistratura ci ha tolto troppo tempo utile per lavorare”, ha continuato Clemente. “Mi vergogno di vivere a Salerno, senza nessun possibilità. I test pare che li avevamo superati. Ora mi voglio convincere che non tutto sia davvero finito, ma in realtà la rabbia nasce anche dal fatto che ora per fare spazio al nuovo centro commerciale forse le istituzioni hanno voluto mettere i bastoni tra le ruote a Pisano”, ha concluso Angelo Clemente. I dubbi e la polemica ora nasce anche tra i rappresentanti dei sindacati che, contrariamente a quanto scritto da Mario Pisano nella comunicazione che avviava la procedura di mobilità per i lavoratori delle Fonderie, loro non hanno ricevuto alcuna comunicazione ufficiale per quanto riguarda la questione.

Proprio ieri mattina infatti era stato già anticipato ai rappresentanti degli operai che sarebbero arrivate le lettere per la mobilità, ma così improvvisamente nessuno se l’aspettava: “Contestiamo questo modo di agire della proprietà” – ha dichiarato Anselmo Botte insieme a Francesca D’Elia – così non hanno rispettato le relazioni sindacali.

Avevamo chiesto di attendere ancora un altro poco i risvolti della Magistratura per tutelare il lavoro degli operai. Ma addirittura non comunicarcelo e venire a saperlo dalla stampa ci sembra troppo ed è scorretto in quanto non si rispetta la relazione”. Poi i due rappresentanti sindacali hanno continuato: “La procedura prevede che ci venga consegnata una raccomandata per un avviso di questo tipo, ma non è stato rispettato nemmeno questo e ufficialmente non abbiamo nulla.

Ma ci opporremo comunque alla questione”, concludono.

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Delocalizzazione in stand by:

«Entro questo mese sarà svelato il nuovo sito per le Fonderie»

di Brigida Vicinanza

Ancora in fase di sviluppo e i Pisano attendono per svelare il sito della delocalizzazione, che dicono ci sia. Ieri lavoratori insieme ai sindacati e alle Rsu si sono presentati davanti alla famiglia Pisano alla ricerca della verità, che non è stata però ancora svelata. Ma entro questo mese la società renderà pubblico il territorio su cui verrà dislocato l’opificio di Fratte, prima della seconda riunione attorno al Tavolo ministeriale a Roma. “Abbiamo acceso i riflettori sulla delocalizazione, ma non siamo riusciti a sapere quale sarà il luogo preciso in quanto la società ci ha riferito di essere ancora in fase di contrattazione e di sviluppo con il territorio che ospiterà lo stabilimento. Da ciò che abbiamo potuto intuire però siamo sulla strada giusta, entro questo mese hanno promesso che verrà svelato pubblicamente altrimenti la riunione al Ministero a Roma non avrebbe più senso e noi non parteciperemo” hanno sottolineato Anselmo Botte rappresentante Cgil e Francesca D’Elia della Fiom a conclusione dell’incontro di ieri pomeriggio. Per quanto riguarda la questione della retribuzione i 150 operai possono tirare un sospiro di sollievo, almeno per i mesi estivi.

Saranno coperti i mesi di giugno e luglio per intero e probabilmente anche il mese di agosto, in quanto l’opificio sarà comunque in funzione per permettere all’Arpac di poter effettuare i nuovi rilievi. “Per settembre invece si vedrà –

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sottolinea Botte – in quanto c’è da capire la situazione della delocalizzazione e quindi è ancora un punto interrogativo”.

Nel frattempo i Comitati sono sul piede di guerra e continuano le segnalazioni al Noe per quanto riguarda i forti odori che provengono dall’opificio di via dei Greci e che si estendono a quanto pare a macchia d’olio in tutta la città, arrivando fino ai quartieri centrali. Intanto per i Pisano, affittuari dei fonditori di Cupa Siglia, arriva la sospensione dell’Aia anche per questi ultimi, come si legge sul sito della Regione Campania. Il curatore fallimentare della società però ha sottolineato che probabilmente è una questione che riguarda la vecchia proprietà, ma in ogni caso non rappresenta qualcosa di insanabile.

Scafati. Comunali di nuovo in agitazione: “accordi non rispettati”. Addio straordinari

Di Adriano Falanga

Ancora sul piede di guerra il personale dipendente del Comune di Scafati, nell’aria c’è delusione e si preannuncia un nuovo stato di agitazione. Continua il braccio di ferro tra l’amministrazione comunale e l’organico di Palazzo Mayer, tra cui i Vigili Urbani. I dipendenti lamentano il mancato rispetto degli accordi presi sul fondo salario accessorio, nonché il ritardo nel pagamento degli straordinari del 2015 e ben nove mesi di arretrati di buoni pasto. Solo i 38 caschi bianchi vantano un credito di oltre 90 mila euro per

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straordinari non pagati. E’ il motivo per cui già da qualche mese stanno rifiutandosi di svolgere lavoro non ordinario. Una protesta che ha comportato l’annullamento del Trofeo ciclistico Nibali, la maratonina del primo maggio e i disagi per l’apertura al traffico veicolare di via Manzoni dopo le ore 22, quando era ancora in corso la festività della Madonna dei Bagni. Secondo i Vigili Urbani in otto anni di amministrazione Aliberti sono stati spesi appena 40 mila euro per la vestizione, che è sempre stata parziale e mai completa.

Sarebbero questi i motivi per cui il comandante Alfredo D’Ambruoso ha annunciato le dimissioni, poi ritirate dopo le rassicurazioni del primo cittadino Pasquale Aliberti e l’assessore delegato Diego Chirico. Tra quest’ultimo e D’Ambruoso sono volate anche parole grosse. La tregua però sembra essere destinata a non durare a lungo. “Bla bla bla, per questioni tecniche anche questo mese le indennità del

“Fondo salario accessorio anno 2015” non saranno pagate. Le questioni tecniche sono “Le casse sono vuote nn c’è un Euro”, è lo sfogo su Facebook di Alfonso Rianna, delegato provinciale Cgil fp. “Ad oggi, dopo un’interrogazione del Partito Democratico ed un accordo in sede di Delegazione Trattante tra il Comune e i Sindacati unitari, non sono state pagate ai dipendenti le indennità previste nel Fondo Salario Accessorio – spiega Marco Cucurachi – Ecco la conseguenza della cattiva politica, di quella che colpisce i lavoratori ma non i Dirigenti superpagati, dichiarati illegittimi dal Ministero o chi ha amministrato in maniera scellerata e ha determinato il deficit strutturale del bilancio”. Pare che a Palazzo Mayer la crisi economica investa solo i dipendenti e non i dirigenti, una situazione segnalata dai sindacati riuniti in assemblea già nel gennaio scorso. “Non è possibile avere cinque dirigenti d’area e ben 18 posizioni organizzative su circa 170 dipendenti di cui 40 vigili urbani, le posizioni organizzative dei dirigenti vengono pagate con il prelievo di 160 mila euro dal fondo incentivante dei dipendenti” denunciavano le rsu. Non tardò la replica del primo cittadino: “Si chiede l’aumento dello stipendio e di lavorare meno. È giusto,

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invece, valorizzare chi lavora e raggiunge gli obbiettivi, come abbiamo sempre fatto, fino a rischiare le indagini e le contestazioni della Corte Dei Conti. Quanta ingratitudine, per la serie cornuti e mazziati”.

Battipaglia: polizia municipale di nuovo verso l’agitazione – LE FOTO

di Carmine Landi

BATTIPAGLIA. Comune e Polizia locale: torna il gelo.

I caschi bianchi di Battipaglia si preparano a proclamare nuovamente lo stato d’agitazione.

Gli agenti di polizia municipale avrebbero voluto parlarne a Palazzo di Città, approfittando d’una trattante con i dirigenti e i dipendenti del Comune di Battipaglia, inizialmente fissata alle ore 16 di ieri. In mattinata, tuttavia, ai vigili urbani è stato comunicato che la riunione, posticipata, si terra l’8 ottobre.

Le RSU, dunque, convocheranno in questi giorni un’assemblea sindacale: dall’adunanza dovrebbe venir fuori la proclamazione della protesta.

Le ragioni del malcontento sono molteplici.

Come ai principi della scorsa estate, quando i vigili battipagliesi proclamarono già l’agitazione, anche stavolta

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c’è di mezzo la mancata retribuzione di una parte di lavoro straordinario.

Lavoro esplosivo, dal momento che si tratta delle prestazioni straordinarie effettuate quasi un anno fa, a novembre, in occasione delle operazioni di disinnesco dell’ordigno bellico trovato a via Parmenide.

A un tavolo di confronto di fine luglio, attorno al quale sedettero il segretario comunale, Salvatore Massi, il dirigente del Settore finanziario, Giuseppe Ragone, il comandante dei vigili urbani, Giorgio Cerruti, e le RSU, Palazzo di Città promise che gli emolumenti per gli straordinari sarebbero stati retribuiti entro gli ultimi giorni d’agosto: al momento, invece, in busta paga i caschi bianchi hanno trovato soltanto i soldi per la festa della Speranza del 2012.

Nulla ancora è stato fatto, inoltre, per rifornire il guardaroba degli agenti: gli uomini della polizia municipale, infatti, indossano ancora la pettorina, e non è ancora partito l’iter per giungere al bando di gara per la fornitura delle nuove uniformi. Tutto è difficile per gli uomini di Cerruti, perfino la cena, giacché, per la fascia oraria 18-24, non vengono consegnati neppure i buoni pasto.

E poi c’è la quaestio relativa ai premi incentivanti. Le RSU, infatti, si domandano dove sono finite le schede di valutazione dei caschi bianchi per le annate 2013 e 2014:

proprio sulla base di quelle “pagelle”, in effetti, andrebbero attribuiti dei bonus economici ai vigili meritevoli.

Gli agenti di polizia municipale, inoltre, lamentano la mancanza di corsi di aggiornamento, la computeristica obsoleta.

Infine, sul tavolo delle problematiche ci sono le condizioni di degrado in cui riversa il Comando, ubicato all’interno dell’ex Tabacchificio Farina, a via Rosa Jemma. In merito

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all’ultimo punto, pare che lo stesso Cerruti si sia attivato in prima persona per segnalare il tutto agli uffici comunali.

Struttura nel degrado

Mura che cadono a pezzi, in particolare nello spogliatoio per gli uomini; docce inagibili nei wc per le donne; cavi pericolosamente privi di protezione. I caschi bianchi battipagliesi devono fare i conti cotidie con una struttura sempre più degradata. E lo stesso vale per i civili che si recano al Comando: barriere architettoniche ovunque, una catena che impedisce di aprire una delle uscite di sicurezza, bagni col soffitto pericolante e di wc per disabili neppure l’ombra. E in caso d’emergenza medica? Da mesi, oramai, la cabina sanitaria è priva di medicinali e di altri strumenti per il primo soccorso.

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La cabina medica è vuota da mesi

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Cablaggio senza protezioni

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Le docce per le donne sono inagibili

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Catene e lucchetti all’uscita di sicurezza

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Spogliatoio decadente

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Soffitto a pezzi nel bagno per i civili

Btp Tecno: addio start up?

di Carmine LANDI

BATTIPAGLIA. La start up non s’ha da fare.

Pessime notizie dalla Btp Tecno. Mercoledì scorso, infatti, i rappresentanti sindacali dell’azienda fallita si sono recati a Roma, in una sede distaccata del Ministero dello Sviluppo Economico, per chiedere lumi circa l’idea della start up.

Un’impresa che dovrebbe muoversi nell’ambito dei RAEE (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche): questa è

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l’idea degli ex Btp Tecno.

Eppure, i segnali ministeriali non devono esser stati particolarmente incoraggianti: sembra, infatti, che molti tra gli operai dell’azienda di via Bosco I abbiano già riposto nel cassetto l’idea, per la quale andrebbe allestita una società – con tanto di capitale sociale – e andrebbe elaborato un business-plan da sottoporre all’attenzione di una finanziaria governativa che dovrebbe poi supportare il tutto investendo pure delle quote partecipative. Si tratterebbe, però, d’un vero e proprio terno al lotto.

E l’atmosfera in casa Btp non è di certo delle migliori:

continua, infatti, il braccio di ferro sindacale tra Sergio Galluzzo (Fim Cisl) e Fiorenzo Veneri e Paola Trimarchi (Fiom Cgil), con il primo che, ieri mattina, al cospetto dei curatori fallimentari del tribunale di Genova, Bruno Bassi e Andrea Borziani, ha accusato nuovamente i fiommini per il modo in cui vengono portate avanti le attività d’inventario. La guerra fredda dei sindacati, dunque, non è di certo l’humus migliore per far sì che germogli una nuova avventura lavorativa.

E il no alla start up potrebbe avere esiti deleteri: mercoledì prossimo, infatti, le Rsu incontreranno Giampietro Castano al MiSE, ed è molto probabile che in quell’occasione si cominci a parlare di licenziamento collettivo, giacché, a questo punto, per la cassa integrazione – che comunque non è stata ancora erogata – mancano le garanzie di tutela dei blocchi occupazionali che la Fornero impone alle aziende fallite per poter accedere alla Cigs. La Btp tecno viaggia verso la mobilità.

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Polizia municipale: i sindacati diffidano il Comune

di Carmine LANDI

BATTIPAGLIA. Vigili urbani in stato d’agitazione: i sindacati provinciali diffidano il Comune.

Nella giornata di ieri, infatti, i cartelli a tutela dei lavoratori hanno protocollato una nota a Palazzo di Città.

Nel documento, che porta la firma dei sindacalisti provinciali Pasquale Fernicola (Cgil Fp), Vincenzo Della Rocca (Cisl Fp), Donato Salvato (Uil Fp) e Gerardo Maddaloni (Ugl), si fa notare che «il lavoro straordinario utilizzato come fattore ordinario di programmazione del tempo di lavoro genererebbe una precisa responsabilità extracontrattuale ed erariale».

Sulla quaestio straordinari, i sindacati ribadiscono che «il datore di lavoro può tenere conto solo delle prestazioni dovute dal dipendente nell’ambito del suo normale orario di lavoro d’obbligo contrattualmente stabilito». Se ciò non venisse tutelato, tuonano i provinciali, ci si farà valere attraverso le sedi opportune. I caschi bianchi restano in attesa. In pettorina.

Una conquista, però, l’hanno già ottenuta. In serata, infatti, il comandante Giorgio Cerruti ha ritirato i fogli di servizio che prevedevano orari di lavoro a tempo indeterminato per la festa della Speranza – da oggi a lunedì -: si lavorerà dalle 15:30 alle 24 in punto.

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