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GIORNATA DI STUDIO SULL’INGEGNERIA NATURALISTICA NELLE SISTEMAZIONI

IDRAULICO-FORESTALI

Il convegno, promosso dall’Associazione Italiana di Idronomia (AIDI) e dall’Associazione Italiana di Ingegneria Agraria (AIIA) con il patrocinio dell’Accademia Italiana di Scienze Forestali, si è svolto a Firenze il 28 febbraio 2008 presso la sede dell’Accademia. La giornata di studio ha avuto un notevole successo di pubblico. Vi hanno partecipato più di 100 rappresentanti del mondo accademico, di quello profes- sionale e delle associazioni oltreché della pubblica ammini- strazione. Nell’aprire i lavori, il presidente dell’Accademia, prof. Mancini, ha rievocato le figure dei cattedratici di Sistemazioni idraulico-forestali che si sono succeduti nell’Uni - versità di Firenze, da De Horatiis, di cui seguì le lezioni quando era studente, a Zoli e Grazi dei quali è stato collega e amico. Ha quindi invitato a presiedere l’incontro il prof.

Puglisi che nel Consiglio accademico è stato eletto al posto di Grazi. Nel ringraziare, Puglisi ha ricordato come il nome e l’autorità del prof. Mancini siano strettamente associati al titolo della giornata di studio. Nel 2000, infatti, allorquando il Consiglio Universitario Nazionale (CUN) mise mano alla revi- sione dei Settori Scientifico-Disciplinari (SSD), invitando anche gli organismi scientifici a formulare proposte, l’AIDI chiese all’Accademia di fare propria la richiesta di cambiare il titolo del raggruppamento da «Idraulica agraria e forestale» a

«Idraulica agraria e Siste ma zioni idraulico-forestali». La richiesta era motivata sia dal fatto che negli ordinamenti uni- versitari non vi era alcuna materia denominata «Idraulica fore- stale», in quanto gli studenti di scienze forestali e ambientali l’idraulica (senza aggettivi) la studiavano nella parte generale delle Sistemazioni idraulico-forestali, sia dall’opportunità che questa materia riavesse la visibilità che le spettava per ragioni storiche e per essere disciplina portante, accanto alla Selvi - coltura, del corso di laurea in Scienze forestali e ambientali.

L’Accademia non solo fece propria la proposta ma il suo pre- sidente si recò personalmente a Roma alla riunione del CUN indetta a conclusione dell’iter di revisione dei raggruppamenti scientifici, e qui ottenne che la proposta dell’AIDI venisse accolta, compreso l’inserimento, nella declaratoria del rinno- vato SSD, dell’Ingegneria naturalistica accanto alle Siste - mazioni idraulico-forestali.

Per sopraggiunti impegni istituzionali dell’ing. Luciani, direttore generale al Ministero dell’ambiente, la sua relazione ha dovuto essere anticipata all’inizio della giornata. Egli ha parlato delle «Iniziative della Direzione generale della difesa del suolo al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare nel settore dell’ingegneria naturalistica», e in generale di tutto il comparto sistematorio. Attraverso l’e- laborazione del Piano di Assetto Idrogeologico (PAI), infatti, si dispone oggi di un quadro completo dello stato di dissesto e di rischio idrogeologico di tutto il territorio nazionale. con priorità riservate per evidenti ragioni finanziarie ai casi di maggiore pericolo potenziale. Per la progettazione degli inter- venti si dispone di importanti supporti conoscitivi quali il Sistema Cartografico Nazionale del quale fa parte il Portale Cartografico Nazionale (PCN). Per il monitoraggio delle aree a maggiore rischio, infine, esiste un Piano Straordinario di Telerilevamento per l’Ambiente (PST-A).

Successivamente ha preso la parola il prof. Bischetti dell’Università di Milano, il quale ha presentato la relazione introduttiva della giornata di studio «Il rapporto tra le tecniche di Ingegneria naturalistica e le Sistemazioni idraulico-forestali»

predisposta unitamente agli altri componenti del comitato organizzatore del convegno: prof. D’Agostino dell’Università di Padova, prof. Ferro dell’Università di Paler mo, prof.

Gentile dell’Università di Bari, prof. Preti dell’Uni versità di Firenze. È stata la loro una trattazione che ha messo a fuoco i principali aspetti del tema. Bischetti, partendo dalle definizioni di Sistemazioni idraulico-forestali e Inge gneria naturalistica, le ha storicizzate mettendone a confronto i relativi sviluppi. La denominazione attuale delle Sistemazioni compare la prima volta in un testo legislativo (RD 26 marzo 1905, art. 19) alle cui spalle vi erano acquisizioni teoriche di grande momento. Dieci anni prima, infatti, era stato pubblicato l’aureo libretto di Tornani, Sanjust di Teulada, Pasini e D’Urso sulla correzione dei torrenti in Francia, Svizzera e Carinzia, dove si affermava che per ottenere la sistemazione vera e completa di un bacino montano, i lavori di rimboscamento e quelli nell’alveo del tor- rente devono fondersi completamente ed aiutarsi a vicenda, anzi gli uni devono essere fatti per gli altri e viceversa. Circa un secolo dopo nasceva l’Ingegneria naturalistica come denominazione sostitutiva della «Bioingegneria forestale», i cui contenuti veni- vano definiti da Schiechtl e Stern, autori austriaci di affermate opere di Ingegneria naturalistica, come una tecnica costruttiva che si avvale di conoscenze biologiche nell’eseguire costruzioni in terra e idrau liche e nel consolidare versanti e sponde instabili.

Per questo scopo è tipico l’impiego di piante e di parti di piante, messe a dimora in modo tale da raggiungere nel corso del loro svi- luppo, sia da sole, come materiale da costruzione vivo, sia in unione con materiale da costruzione inerte, un consolidamento duraturo delle opere. Prima di loro un altro ingegnere forestale austriaco, il Kruedener, aveva considerato l’ingegneria natura- listica un complemento necessario e significativo ai modi di costruzione puramente ingegneristici. All’attualità, dopo decenni di evoluzione delle tipologie per adattarle alle neces- sità del territorio, nelle Sistemazioni idraulico-forestali coesi- stono le grandi opere per contrastare fenomeni devastanti quali le colate detritiche, gli studi sulla evoluzione degli alvei torrentizi, il cui scopo è la loro ricostruzione morfologica, da cui deriva l’impiego di briglie edificate con grandi massi che riproducono le sequenze naturali a step-pool e, infine, le opere a basso impatto ambientale cioè quelle delle origini (DM 20 agosto 1912 che nella costruzione delle briglie prescrisse l’im- piego di materiali rustici, pietre, legnami, ecc.). Quest’ultimo è anche il campo d’azione dell’Ingegneria naturalistica la quale, peraltro, ha sviluppato a lato efficaci tecniche di recupero delle cave, delle discariche, ecc.

La terza relazione è stata quella del prof. Ferro che ha parlato de «La ricerca in tema di Ingegneria naturalistica». I principali filoni di ricerca scientifica affrontati in campo e in laboratorio nelle varie sedi universitarie, sui quali si è soffer- mato il relatore, hanno riguardato le resistenze al moto del- l’acqua negli alvei vegetati, il dimensionamento delle briglie miste in legname e pietrame, nonché delle rampe in pietrame, delle gradonate e delle palificate e, infine, il contributo delle radici delle piante alla resistenza al taglio del terreno.

Ultima relazione della mattinata, sempre in un’aula com- pletamente piena e attentissima, è stata quella del prof. Dalla Fontana dell’Università di Padova, che ha svolto il tema

«Attualità e prospettive della didattica universitaria nel set- tore dell’Ingegneria naturalistica». Il relatore ha ricordato, con esempi di opere e richiami legislativi, che le tecniche d’in-

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200 NOTIZIARIO gegneria naturalistica sono una presenza storica negli inter-

venti di sistemazione idraulico-forestale. Ha quindi riferito i risultati della ricognizione condotta nel 2007 dal prof. Preti sulle iniziative didattiche che al riguardo vi sono nella varie sedi universitarie. Da essa risulta che l’Ingegneria naturali- stica, con questo nome o con locuzioni sinonime si insegna nella laurea triennale di 13 facoltà di agraria, in 6 delle quali si rinviene anche nella laurea magistrale, mentre in altre 4 sedi si trova soltanto nella laurea magistrale ovvero specialistica. È inoltre oggetto di studio in 3 master. Dalla Fontana si chiede se questo insegnamento riguardi soltanto le tecniche sistema- torie a basso impatto ambientale o qualcosa di più. La risposta dipende dal contesto didattico nel quale la materia è inserita.

Gli studenti dovrebbero apprendere la complessità dei sistemi naturali, il condizionamento geologico-strutturale, la cono- scenza dei processi tenendo conto dell’influenza antropica, la capacità di individuare le soluzioni e di progettare gli inter- venti nonché le tecniche per realizzarli e mantenerli in effi- cienza. Ha quindi esposto come esempio i programmi dell’Università di Padova, nella laurea triennale di «Tutela e riassetto del territorio», in quella di «Tecnologie forestali e ambientali», nella laurea magistrale in «Scienze forestali e ambientali», nonché nella laurea specialistica internazionale

«Sustainable Forest and Nature Management», coordinata dall’Università di Copenhagen, con quattro università partner:

Göttingen (Germa nia), Alnarp (Svezia), Bangor (Scozia) e Padova (Italia) dove vengono svolti i corsi del settore «Fore - stry and enviromental sciences» che attira studenti anche dal- l’estero. In ogni caso, ha concluso il relatore, la buona didattica si alimenta della ricerca.

Nel pomeriggio si è svolta la tavola rotonda dal titolo

«L’im piego dell’Ingegneria naturalistica nella pratica profes- sionale» della quale è stato moderatore il prof. Anselmo che, nella sua relazione introduttiva, oltre a illustrare con imma- gini di particolare significanza, tratte da testi antichi e rari, l’evoluzione storica delle tecniche d’intervento per la sistema- zione idraulica dei corsi d’acqua montani e di pianura, ha, per stimolare la discussione, toccato una serie di argomenti riguardanti non solo le tipologie costruttive ma l’esecuzione dei lavori, le conseguenze del passaggio dai lavori in ammini- strazione diretta a quelli in appalto, la manutenzione delle opere, la preferenza accordata dai politici agli interventi di emergenza piuttosto che a quelli di prevenzione, i limiti nor- mativi, ecc.

Alla discussione hanno preso parte i rappresentanti delle associazioni, degli enti e degli organismi invitati alla tavola rotonda, i quali hanno illustrato o le realizzazioni di loro perti- nenza o il loro punto di vista sui temi trattati nella giornata di studio. Si sono succeduti alla tribuna il dott. Sauli, presidente dell’Associazione Italiana per l’Ingegneria Naturalistica (AIPIN); l’ing. Cornelini, vice presidente dell’AIPIN; il dott.

Coali, capo del Servizio bacini montani della Provincia Autonoma di Trento; il dott. Alfonsi, della Direzione foreste ed economia montana della Regione Veneto, il quale ha pre- sentato anche il libro «Durabilità delle opere in legname nelle sistemazioni idraulico-forestali. Una proposta metodologica», a cura di De Giuli e Perazzolo; il dott. Nicoloso dell’Ordine dei dottori agronomi e forestali; il dott. D’Oronzo dell’Ordine nazionale dei geologi; il dott. Venneri del Direttivo nazionale di Legambiente.

L’AIDI pubblicherà gli atti della Giornata di studio nella collana «Quaderni di Idronomia Montana».

SALVATOREPUGLISI

MASSIMO VELTRI NUOVO PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE IDROTECNICA ITALIANA

Massimo Veltri, professore ordinario di Idraulica della facoltà di Ingegneria nell’Università della Calabria, e Socio dell’Accademia Italiana di Scienze Forestali, è il nuovo Presidente dell’Associazione Idrotecnica Italiana.

È stato eletto a scrutinio segreto dai membri dell’Associazio - ne, circa mille, e succede al prof Ugo Majone del Politecnico di Milano.

L’Associazione Idrotecnica Italiana, sorta nel 1923, ha sede a Roma e ha lo scopo statutario di promuovere e agevolare studi, ricerche e applicazioni nel campo della gestione delle risorse idriche, la salvaguardia delle acque e la difesa dell’ambiente.

L’Associazione conta un’articolata presenza in ogni regione del paese, dove sono attive sezioni territoriali che esplicano le attività statutarie di concerto con la sede centrale. Dell’associazione fanno parte docenti e ricercatori, liberi professionisti, tecnici e imprese del settore idraulico e delle costruzioni idrauliche.

Massimo Veltri, nato a Cosenza, dove vive, è stato sena- tore della repubblica per due legislature, impegnandosi parti- colarmente nelle politiche territoriali e ambientali. Ha condotto fra l’altro un’indagine bicamerale sull’attuazione e l’aggiorna- mento della legge 183 sulla difesa del suolo, le cui risultanze sono pubblicate in due volumi per i tipi del Senato.

La Direzione, la Redazione e la Segreteria della Rivista esprimono al Prof. Veltri, chiamato a ricoprire questo impor- tante incarico, le più vive congratulazioni e gli auguri per un proficuo lavoro.

UGOMAJONE(2007) – La sistemazione dei versanti e dei corsi d’acqua montani. Cosenza, Nuova Editoriale Bios. 616 pagine. 47,00 €.

È uscita nel 2007 la seconda edizione del testo La sistema- zione dei versanti e dei corsi d’acqua montani di Ugo Majone, che segue la prima edizione intitolata La sistemazione dei corsi d’acqua montani del 1998.

L’Autore conferma di voler tener conto nella sua opera della «novità che ha visto il recupero pieno dell’antico criterio della tradizione forestale di trattare il dissesto di alvei e ver- santi affiancando a metodi dell’ingegneria civile quelli che oggi vanno sotto i nomi di interventi di bioingegneria e di ingegneria naturalistica».

Tale intento risulta in accordo, ad esempio, con quanto Tornani., Sanjust di Teulada, Pasini e D’Urso, nel loro Sulla correzione dei torrenti nella Svizzera, nella Francia e nella Carinzia del 1895 recentemente ristampato anastaticamente dallo stesso Editore, affermavano: Per ottenere la sistemazione vera e completa di un bacino montano, i lavori di rimbosca- mento e quelli nell’alveo del torrente devono fondersi completa- mente, ed aiutarsi a vicenda, anzi gli uni devono essere fatti per gli altri e viceversa.

Una parte degli ampliamenti e degli approfondimenti che Majone ha ritenuto di apportare riguardano, in partico- lare, «l’ingegneria naturalistica (le tecniche e le specifiche di intervento) e le opere di difesa dalle valanghe e dalla caduta dei massi».

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