Capitolo 4
Cartografia
Egli aveva comprato una grande carta del mare Senza la minima traccia di terra:
L’equipaggio fu molto contento di vedere che Era una carta che ognuno poteva capire.
Lewis Carroll, Hunting of the Snark
4.1 Carte
Si chiama carta di S(r) una coppia (A, f) dove A `e una parte di S(r) e f : A −→ R 2 un’applicazione iniettiva.
Quasi sempre si richiede che f sia un omeomorfismo di A su f (A). Per esempio le proiezioni stereografiche sono delle carte dove A = S(r) − {P } con P punto di S(r).
Lemma 4.1.1 Non pu` o esistere una carta ( S(r), f), cio`e un omeomorfismo f : S(r) −→ f(S(r)) ⊂ R 2 .
Dimostrazione. Sia x ∈ S(r); per le ipotesi si ha f(S(r)−{x}) = f(S(r))−
{f(x)}. Ora f(S(r) − {x}) `e un aperto di R 2 per ogni x ∈ S(r), quindi anche f ( S(r)) − {f(x)} deve essere un aperto di R 2 , cio`e f ( S(r)) − {f(x)} deve coin- cidere con il suo interno. Ma f ( S(r)) `e un compatto , cio`e un chiuso e limitato di R 2 , che possiede pi` u di un punto di frontiera, quindi f ( S(r)) − {f(x)} non
pu` o essere un aperto di R 2 . 2
Si chiama carta delle coordinate terrestri la coppia ( S(r) − Γ, f 0 ) dove per ogni P ∈ S(r)
f 0 (P ) = (φ(P ), θ(P ))
49
dove φ(P ) `e la longitudine di P e θ(P ) `e la latitudine di P . Ne segue chiaramente che
f 0 ( S(r) − Γ) =] − π, π[× i
− π 2 , π
2 h .
L’applicazione τ = f 0 −1 `e definita da
τ (φ, θ) = (r cos φ cos θ, r sin φ cos θ, r sin θ).
Praticamente ogni carta f di S(r) (o della Terra) `e data non dall’applicazione f ma dall’applicazione g = f ◦ τ che `e della forma
x = u(φ, θ) e y = v(φ, θ).
Notazioni. Indicheremo con d la metrica intrinseca sulla sfera e con ˜ d la metrica euclidea del piano denotato con E.
4.2 Distorsione
Sia U un sottoinsieme non degenere di S(r) (i.e. che contiene almeno due punti). Si dice proiezione ogni applicazione f : U −→ E.
Se f `e una proiezione, fissati x, y ∈ U, x 6= y, si dice scala di f rispetto ad x e y il rapporto
d(f (x), f (y)) e d(x, y) . Per studiare tale rapporto consideriamo
σ 1 (f ) = inf
x,y∈U,x6=y
d(f (x), f (y)) e
d(x, y) , σ 2 (f ) = sup
x,y∈U,x6=y
d(f (x), f (y)) e d(x, y) . Dalla definizione segue che per ogni x, y ∈ U
σ 1 (f )d(x, y) ≤ e d(f (x), f (y)) ≤ σ 2 (f )d(x, y).
Si definisce distorsione di f il numero reale
δ(f ) := log σ 2 (f ) σ 1 (f ) . Lemma 4.2.1 Se f `e una proiezione valgono
1) δ(f ) < + ∞ ⇔ 0 < σ 1 (f ) ≤ σ 2 (f ) < + ∞,
2) δ(f ) < + ∞ ⇒ f bilipschitziana e iniettiva.
4.3. LA PROIEZIONE EQUIDISTANTE AZIMUTALE 51 Dimostrazione. La 1) segue dalle propriet` a del logaritmo. Per la 2) osser- viamo che σ 2 (f ) = e δ(f ) σ 1 (f ). Allora vale
σ 1 (f )d(x, y) ≤ e d(f (x), f (y)) ≤ e δ σ 1 (f )d(x, y) (4.1) per ogni x, y ∈ U. Pertanto f `e bilipschitziana. Inoltre se x, y ∈ U sono tali che f (x) = f (y), allora per (4.1), σ 1 (f )d(x, y) = 0. Osservando che σ 1 (f ) 6= 0 e che d `e una metrica sulla sfera, si conclude che x = y. Dunque f `e iniettiva.2 Osservazione 4.2.2 Se δ(f ) = 0 da (4.1) segue che
d(f (x), f (y)) = σ e 1 (f )d(x, y)
dunque f `e una similitudine, cio`e un’isometria a meno di un fattore di proporzio- nalit` a.
I problemi della cartografia nascono dal seguente
Teorema 4.2.3 Se U `e un aperto di S(r) , allora non esiste alcuna isometria f : U −→ E.
Dimostrazione. Se U `e un aperto di S(r), esistono A, B, C ∈ U tali che ABC sia un triangolo sferico equilatero contenuto in U . Sia α la lunghezza (sulla sfera) di un lato di tale triangolo e sia T un punto di S(r) equidistante da A, B, C, cio`e tale che d(T, A) = d(T, B) = d(T, C) =: β. Utilizzando formule di trigonometria sferica si prova che α < √
3β.
Ora, se ci fosse un’isometria f : U −→ E, l’immagine di ABC tramite f dovrebbe essere un triangolo equilatero in E di lato α e f (T ) sarebbe il circocentro di tale triangolo. Dunque si avrebbe α = √
3β, che `e assurdo. 2 Da questo teorema e dall’osservazione precedente segue che non `e possibile trovare una proiezione da un aperto di S(r) su E che abbia distorsione nulla;
il problema diventa allora trovare le proiezioni aventi distorsione “minima” tra quelle di una certa classe. Dimostreremo pi` u avanti che
Teorema 4.2.4 Se U `e un sottoinsieme di S(r) tale che U 6= S(r), allora esiste una proiezione f 0 : U −→ E t.c. per ogni proiezione f : U −→ E risulta δ(f 0 ) ≤ δ(f).
4.3 La proiezione equidistante azimutale
Consideriamo la sfera S(r). Sia x 0 un suo punto fissato e E = T x
0( S(r)).
Per α ∈]0, π[ poniamo
D α := {x ∈ S(r)|d(x, x 0 ) ≤ rα}
ed indichiamo con τ il piano individuato da x 0 , O e P ∈ D α .
L’applicazione
f : D α −→ E, P 7−→ e P
dove e P ∈ τ ∩ E e d(x 0 , P ) = e d(x 0 , e P ) si dice proiezione equidistante azimutale 1 . Se φ e θ sono rispettivamente la longitudine e la latitudine di P , ponendo ψ = π 2 − θ (la colatitudine di P ), analiticamente
f : (φ, ψ) 7−→ (rψ cos φ, rψ sin φ).
Quindi f porta ogni cerchio massimo passante per x 0 in una retta di E passante per x 0 . L’angolo tra i due cerchi massimi `e uguale all’angolo tra le rette corrispondenti. Se C β = ∂D β con 0 < β ≤ α, allora f(C β ) `e una circonferenza di E con centro in x 0 e raggio rβ.
Osserviamo ancora che la proiezione azimutale conserva le distanze misura- te sulle semirette di E uscenti da x 0 . Questa proiezione perci` o `e molto utile quando si considerano distanze da un punto fissato.
Il risultato fondamentale che vogliamo dimostrare `e
Teorema 4.3.1 La proiezione f 0 : D α −→ E che corrisponde alla minima distorsione `e la proiezione equidistante azimutale.
Dimostriamo prima due lemmi:
Lemma 4.3.2 Se f a `e la proiezione azimutale equidistante su D α , allora δ(f a ) ≤ log α
sin α
.
Dimostrazione. Sia γ una curva di D α , quindi γ(t) = (φ(t), ψ(t)). Ricor- diamo che
ds 2 = r 2 sin 2 ψdφ 2 + r 2 dψ 2 d es 2 = r 2 dψ 2 + r 2 ψ 2 dφ 2
1
Il piano sul quale si proietta ` e il piano dell’orizzonte rispetto ad un osservatore posto in
x
0; su tale piano ci si orienta tramite un angolo detto azimut. Da qui l’aggettivo azimutale.
4.3. LA PROIEZIONE EQUIDISTANTE AZIMUTALE 53 quindi
L(γ) = r Z q
(sin 2 ψ)φ 02 + ψ 02 dt e
L(f a (γ)) = r Z q
ψ 2 φ 02 + ψ 02 dt.
Osservando che sin ψ ≤ ψ e che la funzione ψ
sin ψ `e crescente e quindi che vale ψ
sin ψ ≤ α sin α , si ha
sin ψ ≤ ψ ≤ α sin α
sin ψ
da cui
L(γ) ≤ L(f a (γ)) ≤ α sin α
L(γ).
Tenendo conto di questa disuguaglianza si prova che per ogni x, y ∈ D α d(x, y) ≤ e d(f a (x), f a (y)) ≤ α
sin α
d(x, y).
Dunque
σ 1 (f a ) ≥ 1 e σ 2 (f a ) ≤ α
sin α ⇒ σ 2 (f a ) σ 1 (f a ) ≤ α
sin α da cui la tesi
δ(f ) = log
σ 2 (f a ) σ 1 (f a )
≤ log α sin α
. 2
Lemma 4.3.3 Se f `e una qualsiasi proiezione definita su D α , allora δ(f ) ≥ log α
sin α
.
Dimostrazione. Se δ(f ) = ∞ la tesi `e banale. Assumiamo δ(f) < ∞.
Allora f `e iniettiva e bilipschitziana. Se consideriamo C α = ∂D α , f (C α ) `e una curva semplice e chiusa del piano perch´e f `e iniettiva e continua. Dunque f (C α )
`e una curva di Jordan e pertanto ogni semiretta uscente da f (x 0 ) incontra f (C α ) in almeno un punto (per il teorema di Jordan). Ma L(C α ) = 2πr sin α e vale
d(f (x), f (y)) e ≤ σ 2 (f )d(x, y), dunque
L(f(C α )) ≤ 2πrσ 2 (f ) sin α. (4.2)
Ogni punto di C α ha distanza geodetica rα da x 0 , quindi da σ 1 (f )d(x, y) ≤ e d(f (x), f (y))
segue che ogni punto di f (C α ) ha distanza da f (x 0 ) maggiore di σ 1 (f )rα.
Se D ∗ `e il disco del piano di raggio σ 1 (f )rα e centro f (x 0 ), allora f (C α ) `e fuori di D ∗ . Dunque
L(f(C α )) ≥ 2πσ 1 (f )rα (4.3)
(poich´e ogni semiretta uscente da f (x 0 ) incontra f (C α ) in almeno un punto).
Anzi si pu` o provare che
L(f(C α )) = 2πσ 1 (f )rα ⇔ f (C α ) = ∂D ∗ . Tenendo conto di (4.2), (4.3) si ha
2πσ 1 (f )rα ≤ 2πσ 2 (f )r sin α e dunque
α
sin α ≤ σ 2 (f ) σ 1 (f )
da cui segue la tesi. 2
Dai lemmi 4.3.2, 4.3.3 segue il teorema iniziale e, in pi` u,
Teorema 4.3.4 La distorsione della proiezione azimutale equidistante su D α `e esattamente uguale a log α
sin α .
Osservazione 4.3.5 La distorsione della proiezione azimutale `e piccola per valori di α piccoli. Infatti asintoticamente si ha per α → 0:
log α
sin α ∼ − log
α − α 3
6 α
= − log
1 − α 2
6
∼ α 2
6 + o(α 2 ).
Nota. L’inversa della proiezione azimutale equidistante `e quella che in geo- metria differenziale si chiama applicazione esponenziale. Ne segue che f 0 `e C ∞ anche in x 0 .
Dimostriamo ora l’inverso del teorema precedente:
Teorema 4.3.6 Se f : D α −→ E `e una proiezione con δ(f) = log α
sin α allora
f `e la proiezione azimutale equidistante.
4.3. LA PROIEZIONE EQUIDISTANTE AZIMUTALE 55
Dimostrazione. Se δ(f ) = log α
sin α , allora, per (4.3), L(f(C α )) deve essere uguale alla lunghezza della circonferenza C di centro f (x 0 ) e di raggio σ 1 (f )rα = σ 2 (f )r sin α.
Il teorema di Sch¨ onflies ci assicura che f (D α ) deve essere proprio il disco delimitato da C. Ora consideriamo un punto arbitrario x ∈ D α e il segmen- to di cerchio massimo passante per x 0 e x; questo taglia ∂D α nel punto x 0 . Se d = d(x 0 , x), allora d(x, x 0 ) = rα − d e d(x, y) > rα − d per ogni y ∈ C α , x 6= y.
Usando la disuguaglianza
d(f (x), f (y)) e ≥ σ 1 (f )d(x, y) segue che
(a) d(f (x), f (x 0 )) ≥ σ 1 (f )d (b) d(f (x), f (x 0 )) ≥ σ 1 (f )(rα − d)
(c) e d(f (x), z) ≥ σ 1 (f )(rα − d) ∀z ∈ f(C α ).
Si vede che esiste un solo punto f (x) che verifica (a), (b), (c) e tale punto si trova sul raggio passante per f (x 0 ) e f (x 0 ) ad una distanza da f (x 0 ) uguale a σ 1 (f )d.
Abbiamo cos`ı trovato un modo per costruire f . Dobbiamo provare ora che circonferenze di centro x 0 sulla sfera hanno come immagine tramite f circonfe- renze del piano di centro f (x 0 ). Verifichiamo che f porta la circonferenza C α
nella circonferenza f (C α ) mediante una similitudine di fattore di proporzionalit` a σ 2 (f ).
Dividiamo C α in due curve γ e γ 0 . Allora
L(γ) + L(γ 0 ) = L(C α ) = 2πr sin α.
Per la condizione di Lipschitz
L(f(γ)) ≤ σ 2 (f ) L(γ) e L(f(γ 0 )) ≤ σ 2 (f ) L(γ 0 ) dunque
L(f(C α )) ≤ σ 2 (f ) L(C α ) = σ 2 (f )(2πr sin α),
ma L(f(C α )) = 2πσ 1 (f )rα = 2πσ 2 (f )r sin α, quindi tutte le disuguaglianze
diventano uguaglianze e si ha la tesi. 2
Torniamo al caso di proiezioni definite su un qualsiasi sottoinsieme U di S(r).
Lemma 4.3.7 Se f : U −→ E `e una proiezione, allora f si estende in modo unico ad una proiezione f : U −→ E che ha la stessa distorsione di f.
Dimostrazione. Ricordiamo che
σ 1 (f )d(x, y) ≤ e d(f (x), f (y)) ≤ σ 2 (f )d(x, y) (4.4)
dunque f `e uniformemente continua. Pertanto f si estende in modo unico ad una funzione continua su U t.c. valga ancora (4.4). 2
Notazione. Poniamo
P(U) := {f : U −→ E | f proiezione};
δ 0 := inf {δ(f) : f ∈ P(U)}.
Come abbiamo visto, il problema `e se sia possibile costruire f 0 ∈ P(U) tale che δ(f 0 ) = δ 0 . Il seguente teorema risponde al quesito:
Teorema 4.3.8 Per ogni insieme non degenere U ⊂ S(r) , esiste una proiezio- ne f avente minima distorsione finita se e solo se U 6= S(r).
Dimostrazione. Se U `e finito il teorema `e banale. Supponiamo allora che U contenga infiniti punti. Sia {f i } una successione di proiezioni tali che, posto δ i = δ(f i ), risulti
i lim →∞ δ i = δ 0 .
Supponiamo che σ 2 (f i )=1 e che f i (U ) contenga l’origine e sia f i (x) = 0. Sia ora U 0 = {x 1 , x 2 , ..., x n , ... } un insieme numerabile denso in U. Poich´e per ogni y 1 , y 2 ∈ S(r) vale d(y 1 , y 2 ) ≤ πr si ha
d(f e i (x j ), 0) ≤ σ 2 (f )d(x j , x) = d(x j , x) ≤ πr.
Quindi esiste {f i
1} successione estratta da {f i } tale che {f i
1(x 1 ) } converge ad un elemento a 1 di E. Analogamente, esiste {f i
2} successione estratta da {f i
1} tale che {f i
2(x 2 ) } converge ad un elemento a 2 di E. Procedendo cos`ı si ha che per ogni k ∈ N esiste {f i
k+1} successione estratta da {f i
k} tale che {f i
k+1(x k+1 ) } converge ad un elemento a k di E.
Definiamo
f : U 0 −→ E, x k 7→ a k . Per ogni x, y ∈ U 0 si ha
σ 1 (f )d(x, y) ≤ e d(f i (x), f i (y)) ≤ σ 2 (f )d(x, y), da cui, ricordando che σ 1 = σ 2 e −δ
i,
e −δ
id(x, y) ≤ e d(f i (x), f i (y)) ≤ d(x, y).
Passando al limite per i → ∞ si ottiene
e −δ
0d(x, y) ≤ e d(f (x), f (y)) ≤ d(x, y).
Ne segue che f ha distorsione δ 0 . Definendo f 0 come l’estensione di f a U 0 , per
il lemma precedente si ha la tesi. Viceversa, se U = S(r) , sempre per il lemma
precedente segue che una proiezione su U si dovrebbe estendere a S(r) e dunque
si avrebbe un omeomorfismo tra S(r) e un sottoinsieme di E. 2
4.4. ALTRE PROIEZIONI INTERESSANTI 57
4.4 Altre proiezioni interessanti
4.4.1 La proiezione gnomonica
Con questa proiezione si proietta una semisfera dal centro sul piano tangente al polo sud.
Si vede subito che nella proiezione gnomonica 2 alle geodetiche sulla sfera corrispondono rette del piano e viceversa.
Troviamo l’equazione analitica della f : S C (r) −→ E che realizza tale proie- zione. Le equazioni di S C (r) sono
x = r cos φ cos θ y = r sin φ cos θ z = r sin θ + r
dove φ e θ sono rispettivamente la longitudine e la latitudine di un punto sulla sfera. Il centro C di S C (r) ha coordinate (0, 0, r).
La retta per P (x, y, z) e C(0, 0, r) `e descritta da Q = λC + (1 − λ)P.
Imponendo che Q(u, v, w) abbia l’ultima coordinata nulla, cio`e che Q appartenga al piano di equazione z = 0, si ha
u = (1 − λ)x v = (1 − λ)y
0 = w = λr + (1 − λ)z .
2
Tale proiezione ` e cos`ı detta perch´ e connessa al metodo di costruzione delle meridiane per
mezzo di uno gnomone.
Dall’ultima equazione si trova λ = 1 + sin θ
sin θ ; sostituendo nelle prime due si ottiene
u = −r cos φ cot θ e v = −r sin φ cot θ.
Usando nel piano z = 0 le coordinate polari ( ρ, e e φ) si ha e
ρ cos e φ = −r cos φ cot θ e e ρ sin e φ = −r sin φ cot θ da cui
e
ρ 2 = r 2 cot 2 θ e tan e φ = tan φ cio`e
e
ρ = −r cot θ e e φ = φ.
Quindi
d es 2 = ρ e 2 d e φ 2 + d ρ e 2 = r 2 cot 2 θdφ 2 + r 2 sin 4 θ dθ 2 .
La carta gnomonica non `e n´e conforme n´e equivalente, ma come abbiamo detto prima conserva le geodetiche. Poich`e le geodetiche in cartografia sono chiamate curve ortodromiche (= a corso dritto), le proiezioni che conservano le geodetiche sono anche dette ortodromiche.
4.4.2 La proiezione cilindrica della sfera
Rappresentiamo la sfera tramite le coordinate geografiche (φ, θ) e il cilindro C tramite quelle cilindriche (φ, h). L’equazione del cilindro sar` a allora
x = r cos φ y = r sin φ z = h mentre quella della sfera sar` a al solito
x = r cos φ cos θ y = r sin φ cos θ z = r sin θ
.
La proiezione cilindrica della sfera `e l’applicazione f : S(r) −→ C, (x, y, z) 7→ (x, y, z) dove x = r cos φ, y = r sin φ, z = r sin θ.
Si osservi che al polo nord e al polo sud corrispondono non singoli punti, ma
intere circonferenze.
4.4. ALTRE PROIEZIONI INTERESSANTI 59
Proviamo che f `e equivalente. Valgono ds 2 = r 2 cos 2 θdφ 2 + r 2 dθ 2 ; E = r 2 cos 2 θ; F = 0; G = r 2 sulla sfera;
ds 2 = r 2 dφ 2 + r 2 cos 2 θdθ 2 ; E = r 2 ; F = 0; G = r 2 cos 2 θ sul cilindro. Dunque
EG − F 2 = EG − F 2 = r 4 cos 2 θ, dσ = dσ = r 2 cos θdφdθ.
4.4.3 La proiezione classica di Mercatore
Si tratta ancora di una corrispondenza tra sfera e cilindro, nella quale meri- diani e paralleli della sfera si mutano nelle generatrici e nei cerchi sezioni rette del cilindro, con la condizione ulteriore che la corrispondenza risulti conforme.
Si tratta cio`e di trovare una applicazione
g : (φ, θ) 7−→ (φ, V (θ)) = (φ, h)
dove V `e una funzione da determinare in modo che g sia conforme. Ora, come nell’esempio precedente,
ds 2 = r 2 (cos 2 θdφ 2 + dθ 2 ) ds 2 = r 2 dφ 2 + V 0 (θ) 2 dθ 2 . Imponendo la condizione
ds 2 = λ(φ, θ)ds 2
si ha (
r 2 = λ(φ, θ)r 2 cos 2 θ V 0 (θ) 2 = λ(φ, θ)r 2 da cui V 0 (θ) = ± r
cos θ .
Scelto il segno positivo e assunto V (0) = 0 (il che equivale a richiedere che all’equatore della sfera corrisponda la circonferenza centrale del cilindro) si ha
V (θ) = Z θ
0
rdx cos x = r
Z
π2+θ
π 2