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Il terzo capitolo si focalizza sugli scavi del 1998 e sul progetto di consolidamento della Torre, introducendo la periodizzazione e la stratigrafia documentata nelle indagini.

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Introduzione

Il presente lavoro nasce da un’opportunità di studio offerta a seguito del tirocinio svolto presso la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, sede di Pisa. Durante il periodo di stage, è stata infatti concessa la possibilità di esaminare materiali archeologici provenienti da indagini stratigrafiche inedite in Piazza del Duomo, gli scavi nel 1998 sul retro degli Uffici dell’OPA e dietro l’abside della Cattedrale.

Nel primo e nel secondo capitolo della tesi si ripercorrono le tappe fondamentali dell’archeologia in Piazza dei miracoli, presentando le principali scoperte e le testimonianze relative all’occupazione di fase etrusca, romana, tardoantica e altomedievale.

Il terzo capitolo si focalizza sugli scavi del 1998 e sul progetto di consolidamento della Torre, introducendo la periodizzazione e la stratigrafia documentata nelle indagini.

Il IV capitolo è dedicato all’analisi del materiale anforico, databile tra III e VII secolo, rinvenuto in questo contesto. Si tratta del risultato finale di un lavoro che si è svolto attraverso le fasi del disegno, dell’individuazione dei tipi e dei confronti, e dell’analisi dei corpi ceramici. Alla presentazione generale delle varie tipologie seguono il catalogo degli impasti e le tabelle materiali, con indicazioni relative alla quantità, alle US di provenienza e alla cronologia dei singoli frammenti.

La tesi si conclude con considerazioni finali derivanti dall’analisi dei dati quantitativi e dal confronto con i risultati degli studi sui reperti anforici precedentemente rinvenuti in Piazza Duomo.

Per la stesura di questa tesi desidero ringraziare la dott.ssa E. Paribeni, che ha coordinato il progetto “Archeologia in Piazza dei Miracoli” edito nel 2011, e per avermi concesso l’uso dei locali della Soprintendenza Archeologica dove è stato eseguito lo studio dei reperti; il prof. S.

Bruni che, aderendo al progetto, ha, come direttore dello scavo del 1998, messo a disposizione i materiali da studiare; il dott. A. Alberti che, come direttore di cantiere delle indagini di scavo del 1998, ha rielaborato la documentazione di scavo; la dott.ssa C. Rizzitelli per aver seguito le fasi di lavaggio, classificazione e catalogazione dei materiali.

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CAPITOLO I

Archeologia in Piazza dei Miracoli

Piazza del Duomo è l’area urbana di Pisa in assoluto più indagata dal punto di vista archeologico. A partire dagli interventi ottocenteschi di riorganizzazione della piazza

1

, tesi a costruire l’assetto regolare di spazio verde che incornicia i bianchi monumenti romanici, sono state soprattutto le scoperte occasionali di

“antichità” nascoste sotto il prato ad arricchire la storia pisana

2

.

La particolare condizione di grande spazio, aperto e libero da costruzioni, inizia con la definitiva conversione a centro religioso della Pisa medievale e si completa artificiosamente alla metà dell'Ottocento con l'assetto pianeggiante e il tappeto d'erba voluti per esaltare gli edifici della Cattedrale di Buscheto, della Torre e del Battistero. Dal quel momento si sono create le condizioni per una facile accessibilità al deposito archeologico sepolto.

E’ per primo l'architetto Piero Sanpaolesi, Soprintendente per i Beni Architettonici di Pisa, a cogliere questa grande potenzialità, effettuando, tra il 1949 e il 1951, i soli scavi programmati avvenuti nella piazza, con l’intento dichiarato di esplorarne il sottosuolo. Quegli scavi non furono però condotti con la moderna metodologia archeologica e lo scavo fu organizzato su una serie di trincee che riportarono in luce alcune rasature di muri antichi ed i loro relativi piani d’uso o di imposta.

Tutte le scoperte e gli scavi archeologici eseguiti prima degli scavi Sanpaolesi e in seguito anche quelli condotti con una corretta metodologia stratigrafica sono stati, infatti, motivati non tanto da interesse scientifico quanto piuttosto da lavori per l’assetto urbanistico, come gli sterri ottocenteschi che hanno interessato soprattutto la parte orientale della piazza e il collegamento con via Cardinale Maffi, o idraulico, come lo scavo per la grande fognatura ottocentesca che mise in luce ampi lembi di mosaici, oppure finalizzati alla sicurezza dei monumenti, come quelli intorno e sotto la Torre, durante gli anni del cantiere per il consolidamento del famoso campanile pendente.

1 Per le informazioni sull’assetto della Piazza prima delle rettifiche ottocentesche si veda NUTI 1986.

2 SETTIS 1984.

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3

Le stesse motivazioni di intervento sono state alla base delle recenti indagini che tra il 2003 e il 2009 hanno portato nuovamente ad indagare la piazza

3

.

3 Cfr. ALBERTI, PARIBENI (a cura di) 2011.

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4

CAPITOLO II Gli scavi e la metodologia

Gli interventi di scavo degli ultimi settanta anni sono una ventina (Fig. 1).

Fig. 1: Gli scavi condotti in Piazza dei Miracoli negli ultimi settanta anni (da ALBERTI, PARIBENI 2011, p. 19)

Oltre agli interventi ottocenteschi, che in più punti della piazza hanno riportato in

luce resti di mosaici e materiale mobile vario, la prima indagine è quella seguita

nel 1936 all’interno del chiostro del Camposanto Monumentale. L’indagine, poi

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5

sinteticamente pubblicata, è stata seguita, tra il 1949 e il 1951, dagli scavi Sanpaolesi.

4

La ripresa delle indagini archeologiche in Piazza dei Miracoli ha poi avuto maggiore continuità a partire dagli anni ’80 del XX secolo. Gli scavi sono stati diversificati per tipologia e metodo, andando dalle semplici assistenze archeologiche a scavi eseguiti per scopi diversi dalla ricerca archeologica fino agli scavi stratigrafici estensivi. Gli scavi 1985-1986, 1989 (scavi Maggiani

5

) e gli interventi 1992, 1993, 1998 (scavi Bruni

6

) sono stati tutti di tipo estensivo, preliminari ad interventi nel sottosuolo legati alla gestione della piazza. Nel caso particolare degli scavi Bruni le indagini sono tutte legate al Progetto di consolidamento della Torre. I cantieri 2003-2005 (scavi Paribeni)

7

e 2008-2009 (scavi Ducci) sono anch’essi stati occasionati da lavori per i nuovi impianti antincendio e per l’irrigazione del prato. A tutte queste indagini sul campo se ne devono aggiungere anche altre riconducibili comunque alla ricerca archeologica, come i carotaggi (intorno alla Torre del 1991-1992), le prospezioni geofisiche nell’area compresa tra il Camposanto e la Cattedrale e tra il Battistero e la Porta del Leone (2004, 2009), la fotointerpretazione, le ricerche d’archivio, l’edizione di materiali frutto di scoperte occasionali, confluiti nel Camposanto, nel Museo dell’Opera del Duomo, nel Museo Nazionale di San Matteo, e infine gli studi che hanno riguardato i reimpieghi di antichità preromane e romane negli edifici della Piazza

8

.

Le numerose indagini della piazza hanno permesso, ad oggi, di ipotizzare in modo piuttosto circostanziato l’organizzazione dell’area in epoca etrusca e poi romana.

Una delle più antiche testimonianze relative all’occupazione del territorio pisano in epoca etrusca proviene proprio dalla piazza del Duomo. Durante gli scavi del 1993, infatti, venne rinvenuta una struttura realizzata con un alzato in mattoni crudi, posti in piano direttamente sul terreno, accostati tra loro mediante argilla chiara e intonacati con un’argilla fine di colore giallognolo; all’interno, questo

4 SANPAOLESI 1975.

5 MAGGIANI 2002a pp. 77-78.

6 BRUNI 1995a, pp. 163-196.

7 ALBERTI, DADÀ, PARODI 2005; ALBERTI, PARIBENI 2005 pp. 210-213.

8 TEDESCHI GRISANTI 1995, pp. 153-164.

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6

muro delimitava un ambiente curvilineo. I pochi materiali rinvenuti hanno permesso di collocare questa evidenza tra la fine dell’VIII e gli inizi del VII secolo a.C., accostandola ad una struttura coeva e con pianta simile rinvenuta nel foro della città etrusca di Roselle e interpretata coma dimora del basileus

9

. In seguito all’affermazione di una realtà di tipo urbano, sia sociale che politica, intorno alla fine del VII secolo a.C. il settore orientale di Piazza Duomo venne interessato da importanti lavori di rifunzionalizzazione. Nell’area già occupata dalla struttura in mattoni crudi fu realizzato un edificio di circa venti metri quadri, a probabile carattere sacro, che doveva avere una forma regolare scandita all’interno da due muretti longitudinali in mattoni crudi, mentre i muri perimetrali erano realizzati in opus craticium, con copertura fittile

10

.

Nel corso della prima metà del V secolo l’area fu soggetta ad una esondazione delle acque dell’Auser e nuovamente riorganizzata a scopo cultuale; se di un grande edificio realizzato nella parte meridionale non è stato possibile determinare la funzione, nell’area orientale sono state documentate altre tracce di edifici, la cui natura sacra è indiziata dal rinvenimento di un frammento di coppa con un’iscrizione a carattere religioso. Nel settore settentrionale, al di sopra del precedente edificio cultuale distrutto da un incendio, sono state rinvenute diverse depressioni nel terreno riempite con frammenti ceramici pertinenti a vasi di alta qualità formale, addensate attorno ad un piccolo altare di arenaria. Quest’area di culto è da mettere in connessione con quella emersa alle spalle della torre pendente, che ha restituito numerosi bronzetti infissi su piccole basi di legno, inserite in parte in modeste depressioni del piano argilloso. La mancanza di ulteriori indizi, e la sola presenza di queste figure, ritraenti per la maggior parte figure femminili nude con caratteri sessuali fortemente enfatizzati, ha fatto propendere per un’identificazione dell’area con una zona deputata a culti legati ai riti di passaggio femminili e alle nozze

11

.

Tra la fine del IV e gli inizi del III la piazza subisce ulteriori modificazioni:

nell’area settentrionale fu realizzata un’imponente opera di terrazzamento; tutta l’area venne cinta da un temenos all’interno del quale trova spazio un edificio dal

9 BRUNI 2011, pp. 33-34.

10 BRUNI 2011, p. 36.

11 BRUNI 2011, p. 38.

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7

probabile carattere sacro. Un altro tassello per la ricostruzione, seppure in via ancora ipotetica, di questo nuovo assetto della piazza in funzione cultuale, è una grande platea costruita con pietre irregolari, a pianta rettangolare, orientata Sud- Est/ Nord-Ovest all’interno della quale è stato rinvenuto un grande blocco squadrato di calcare, interpretato come basamento di un grande altare, smontato quando l’intera area fu completamente rimodellata dopo la deduzione coloniale di Pisa

12

(cfr. infra: cap. 3; FIG. pag. 41 librone).

La fase romana della piazza è caratterizzata dalla pressoché totale occupazione degli spazi da parte di domus; probabilmente, in occasione della fondazione della colonia, o comunque in seguito al grande afflusso di capitali, grazie ai commerci transmarini, la destinazione degli spazi non è più a carattere cultuale ma residenziale, con la presenza di edilizia di prestigio.

Tutti gli scavi archeologici effettuati nell'area hanno documentato, infatti, la presenza di edifici abitativi di epoca repubblicana e imperiale posti a sud e a nord del tracciato stradale romano che si ipotizza esteso con direzione est-ovest, lungo il perimetro meridionale del Camposanto Monumentale

13

.

Sono stati riconosciuti due edifici con tre fasi edilizie: costruzione agli inizi del I secolo a.C., ristrutturazione, forse contemporanea nelle due domus, intorno alla metà del I secolo a.C., e interventi di manutenzione o rimaneggiamenti in tarda età imperiale.

Non è possibile affermare se l'area della piazza sia stata anticamente una zona suburbana o per lo meno decentrata, dal momento che non è nota l'urbanistica di Pisa romana. La decorazione particolarmente raffinata di alcuni edifici della piazza fa supporre l’esistenza di un quartiere residenziale di lusso

14

, e, se è vero che il porto urbano di Pisa corrisponde al sito di San Rossore, la posizione di questo quartiere residenziale non appare più così decentrata, ma è in stretto

12 BRUNI 2011, p. 40.

13 ALBERTI 2011, pp. 61-70.

14 Le evidenze infatti permettono di affermare che in epoca tardo repubblicana le case pisane riflettono tecniche e soluzioni decorative diffuse a Roma, a Pompei e negli altri centri vesuviani, come pure in tutta l'Etruria e nel settentrione d'Italia: ALBERTI, PARIBENI (a cura di) 2011, pp.

69-73.

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8

rapporto con il polo mercantile, a cui faceva riferimento il ceto di imprenditori di origine libertina, proprietari con ogni probabilità delle domus

15

.

L'ubicazione della città, alla confluenza tra due fiumi e non lontana dal mare, risulta essere centrale nel quadro delle dinamiche commerciali che la vedono coinvolta.

Le ricerche più recenti stanno definendo il quadro topografico dell'ambiente costiero pisano: la costa era considerevolmente arretrata e articolata in un ampio golfo che si estendeva da Livorno oltre l'area di Massaciuccoli. Al centro del golfo sboccavano i tre bracci che anticamente formavano il delta dell'Arno; nella parte settentrionale sfociavano una serie di canali che facevano riferimento al regime idrografico dell'Auser

16

.

Il sistema Arno-Serchio assicurava pertanto il collegamento della città con il suo retroterra agricolo e manifatturiero, integrato con un articolato sistema stradale

17

. A Pisa la confluenza di un ramo del Serchio nell'Arno, documentato almeno fino in età tardoantica, svolse verosimilmente un ruolo centrale per alcune attività economiche della città.

Tutte le fonti, soprattutto gli itinerari, per indicare lo scalo di Pisa fanno riferimento ad un unico toponimo, forse in riferimento all'esistenza di un unico sistema portuale, dai molteplici approdi, in rapporto con tutta la piana pisana prossima al mare.

18

Portus Pisanus rappresenta lo scalo principale di questo articolato sistema portuale, oggi identificato con il sito di Santo Stefano ai Lupi presso Livorno. Tra Portus Pisanus e la città si riconosce lo scalo di San Piero a Grado, documentato sin da epoca arcaica. L'area, abitata anche in età romana, risultava collegata con il litorale, a sud dell'Arno, e con Pisa, dalla via Aurelia che l'attraversava. Tra San Piero a Grado e le sponde meridionali del lago di Massaciuccoli, nell'attuale ansa del fiume Serchio, si colloca l'insediamento di Migliarino Pisano, località Isola, con numerosi reperti databili dalla fine del IV secolo a.C. al VI secolo d.C.

19

15 PARIBENI et alii, 2011, pp. 75-76.

16 CAMILLI 2005, p. 26.

17 PASQUINUCCI 2003a, p. 93.

18 CAMILLI 2005, p. 26.

19 PASQUINUCCI 2003a, p. 96.

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9

Sempre in riferimento all'ager Pisanus la fascia costiera della Versilia era scandita da un sistema di approdi collocabili presso la foce dei corsi d'acqua e correlati con la viabilità terrestre.

Merci e traffici provenienti da sud facevano verosimilmente scalo nei due approdi principali di Portus Pisanus e San Piero a Grado; da qui le merci risalivano i due rami meridionali dell'Arno o giungevano a Pisa via terra. Le merci, invece, che provenivano da settentrione si inserivano nella fitta rete di canali che collegavano Serchio e Arno per poi giungere in città. Sembra verosimile che lungo questa linea di traffici siano transitate le imbarcazioni rinvenute presso la stazione di San Rossore, identificabile come deposito di fondale fluviale, relativo all'ansa di un corso d'acqua minore, forse uno dei rami del Serchio, a breve distanza dalla città

20

. La scoperta di questo bacino interno ha consentito di acquisire nuovi dati in relazione al paleoambiente, alla tipologia delle imbarcazioni utilizzate, alle merci trasportate fino al suburbio nord-occidentale della città

21

.

Le domus della piazza sopravvissero fino al V secolo d.C., poi furono in parte abbandonate, spoliate e parzialmente rioccupate con strutture in materiale deperibile. Nel corso del VI secolo d.C. un’operazione di livellamento e definitiva obliterazione delle strutture ancora in vista segna la definitiva conversione dell’area in senso cultuale, con la comparsa delle prime sepolture.

Mancano testimonianze relative alla cattedrale paleocristiana, mentre può riferirsi, con sicurezza, alla sistemazione paleocristiana della piazza l’edificio a pianta ottagonale rinvenuto nel 1936 all’interno del chiostro del Camposanto e parzialmente scavato ancora nel 1998

22

.

Per l’edificio, identificato come battistero, è stata proposta una datazione al VI secolo

23

, ma la cronologia rimane in realtà controversa.

20 CAMILLI 2005, p. 26.

21 PASQUINUCCI 2003a, p. 94.

22 Durante l’indagine del 1998 all’interno del Camposanto Monumentale è stata rinvenuta una piccola porzione dell’edificio. In questa occasione si è provveduto alla documentazione grafica del lato nord-occidentale dell’ottagono e alla rilettura dei materiali di costruzione.

23 PANI ERMINI, STIAFFINI 1985.

(10)

10

Una traccia per metà corrispondente a un ottagono, visibile a fianco del battistero romanico in una fotografia aerea della piazza, ha lasciato intravedere, inoltre, la possibilità che fosse stato costruito o edificato in parte un altro battistero, intermedio tra quello paleocristiano e quello più recente.

La traccia è precisamente in asse con un edificio a tre navate, monoabsidato, rinvenuto negli scavi del 2003 – 2004 e interpretato come Cattedrale precedente a quella del Buscheto, da datarsi tra la fine del X e l’inizio dell’XI secolo

24

(fig. 3).

Tuttavia, le indagini mirate a verificare questa possibilità hanno permesso di documentare, in corrispondenza di due lati della traccia evidente in foto, solo due fosse di fondazione/spoliazione, relative a muri che avrebbero tagliato le strutture di una domus.

Fig. 2: Foto aerea della Piazza e la traccia del probabile Battistero (da ALBERTI, PARIBENI 2011, P.28).

24 ALBERTI, PARODI, MITCHELL 2011, pp. 243-292.

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11

Elementi rilevanti riguardo all’origine dell’area episcopale pisana sembrano poter essere poi aggiunti dalla necropoli scavata nel settore orientale e nord-ovest della Piazza del Duomo, a nord e sud della cattedrale

25

. L’area cimiteriale era forse delimitata da un temenos di terra individuato tra la Porta del Leone e il perimetrale occidentale del Camposanto

26

. Sulla base delle relazioni stratigrafiche (in assenza quasi totale di materiali di corredo), le sepolture, prevalentemente in fossa terragna, sono state datate tra la fine del V secolo e l’inizio del VI secolo d.C.

Considerato che alla fine del V secolo si esaurisce la funzione dei cimiteri extraurbani di età imperiale e tardo antica dell’Area Scheibler

27

e di via Marche

28

, non è insensato pensare che la nuova area sepolcrale della città sia stata qui catalizzata da un edificio di culto fino a quel momento assente o non particolarmente importante.

Dalla metà del VII secolo questo spazio cimiteriale è utilizzato anche dai Longobardi. Lo scavo di tombe con corredo di epoca longobarda, fin dal 1949-50, ha contribuito al dibattito sulla presenza longobarda a Pisa. Le testimonianze archeologiche relative a questo periodo si riducono sostanzialmente alle tombe con corredo rinvenute in Piazza dei Miracoli, nell’Area Scheibler e via Marche

29

, e alle fasi di frequentazione di VII – VIII secolo documentate negli scavi urbani di Piazza dei Cavalieri e di Piazza Dante

30

. Tra le sepolture individuate in Piazza dei Miracoli, le prime recuperate in contesto stratigrafico sono quelle della campagna di scavo del 1998 nei pressi della torre di Pisa

31

. A queste si aggiunge una tomba

25 Scavi 1992: BRUNI 1995, p. 171; scavi 1995: ALBERTI, BALDASSARRI 1999, fig. 2, p. 371.

26 BRUNI 1995, pp. 172 – 173.

27 Scavo Paribeni, inedito.

28 COSTANTINI 2007-2008, pp. 149-168.

29 Nonostante la fine del suo utilizzo nel V secolo, il sepolcreto viene usato occasionalmente anche in epoca più recente: COSTANTINI 2007-2008, pp. 160 - 161.

30 BRUNI, ABELA, BERTI 2000; BRUNI 1993.

31 ALBERTI, BALDASSARRI 1999; ALBERTI, BALDASSARI, FORNACIARI 2011, pp. 218 – 221; Altre due tombe databili al VII secolo sono state identificate negli scavi del Sanpaolesi effettuati nel 1949 a nord della Cattedrale: SANPAOLESI 1956-1957; SANPAOLESI 1975;

BRUNI 1994; ALBERTI, BALDASSARI, FORNACIARI 2011, pp. 209-218. Solo materiale di corredo è stato raccolto da Maggiani nell’area di fronte agli Uffici della Primaziale e altri oggetti longobardi, tra cui quelli raccolti nell’atrio dell’Hotel Kinzika, provengono da altra area imprecisata della piazza: MAGGIANI 1990; ABELA 1994.

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12

più monumentale scavata nel 2008 in prossimità delle gradule del battistero

32

, contenente tra gli elementi di corredo un’interessante fibbia figurata

33

. L’indagine stratigrafica ha permesso di rilevare come, a differenza delle inumazioni di V-VI secolo, le tombe longobarde segnino una cesura con qualsiasi altro utilizzo delle strutture tardo romane, che non sia il recupero di materiale edilizio. Di conseguenza in questo periodo l’area assume definitivamente la connotazione di zona cimiteriale, abbandonando definitivamente la funzione abitativa di età imperiale.

32 ALBERTI, BALDASSARI, FORNACIARI 2011, pp. 221-225.

33 ALBERTI, BALDASSARI, FORNACIARI 2011, pp. 225-232.

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13

CAPITOLO III

Gli scavi 1998 e il progetto di consolidamento della Torre

Nel 1989 il Ministero dei Lavori Pubblici incaricò un Comitato tecnico-scientifico di esaminare il grado di sicurezza del monumento. Gli esperti raccomandarono, vista la situazione critica della struttura in superficie, di chiudere la Torre al pubblico.

Il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici accolse l’invito e il 6 gennaio 1990 il Campanile del Duomo fu chiuso. Alla fine del 1990 il Ministero per i Lavori Pubblici nominò un nuovo Comitato internazionale con il compito di preparare un progetto di massima e un progetto esecutivo per il consolidamento e il restauro della Torre. Era stata ormai raggiunta la consapevolezza che solo con un approccio globale e multidisciplinare si poteva sperare di risolvere i problemi del monumento: gli undici componenti del Comitato erano ingegneri strutturisti e geotecnici, geologi, architetti e restauratori. Nel 1997 questo primo organismo fu trasformato nel Comitato per la Salvaguardia della Torre di Pisa, costituito di quattordici membri italiani e stranieri, e incaricato di portare a termine gli interventi già iniziati.

In questo contesto l’archeologia è intervenuta preliminarmente in quelle aree della piazza che sarebbero state oggetto di interventi legati alle varie procedure del progetto.

I carotaggi del 1991 intorno alla Torre, gli scavi estensivi del 1992 sotto il

monumento detto “della Lupa”, quelli del 1993 tra la Porta del Leone e il lato

occidentale del camposanto Monumentale, le indagini del 1998 dietro gli Uffici

dell’Opera (PIPDOP ’98) e dietro l’abside della Cattedrale (CTP ’98) hanno

consentito di documentare ampia parte del deposito archeologico in una fase di

interventi in profondità nel sottosuolo della piazza.

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14

Si sottolinea che le parti relative alla descrizione dei risultati delle indagini di scavo presentate qui di seguito sono state elaborate dal dott. Antonio Alberti, in qualità di direttore dei cantieri; la scrivente non ha avuto libero accesso alla documentazione di scavo, di conseguenza molti materiali non sono attribuibili ad un determinato periodo a causa della frammentarietà delle informazioni fornite.

3.1 Lo scavo sul retro degli Uffici dell’OPA (PiPDOP’98)

Lo scavo archeologico stratigrafico è stato condotto dal 21 gennaio al 16 febbraio 1998 con la direzione scientifica della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana (funzionario dott. S. Bruni) e la direzione del cantiere del dott. A.

Alberti.

L’intervento è stato funzionale all’impianto di una struttura relativa alla sicurezza della torre durante i lavori di consolidamento.

3.1.1 La periodizzazione

Il saggio di scavo stratigrafico, preventivo all’uso dello spazio, ha permesso di documentare quattro periodi di frequentazione. La periodizzazione e la stratigrafia documentata sono molto simili allo scavo di Area 7000 del 2005.

PERIODO I-II : Etrusco-romano

L’area risulta occupata da strutture relative probabilmente ad una domus, le quali sono risultate del tutto spoliate. La presenza di un pozzo, in fase con l’impianto di epoca romana, ha fatto ipotizzare la presenza di un’area aperta.

PERIODO III: Periodo tardo antico e altomedievale

L’abbandono delle strutture e la spoliazione delle stesse hanno creato un’area,

probabilmente aperta, con una serie di piani a crescita continua, caratterizzati dalla

presenza di focolari e livelli di frequentazione di terra battuta in funzione di edifici

abitativi in materiale deperibile, dei quali però non sono stati individuati i

perimetrali di solito determinati dalla presenza di buche di palo.

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15

PERIODO IV-VI: Periodo medievale

Con la costituzione dell’area episcopale e a partire dai secoli centrali del medioevo la fascia nord dell’attuale Piazza dei Miracoli era occupata da orti.

Anche nel saggio di scavo sono stati documentati livelli ortivi che vanno a coprire completamente le frequentazioni precedenti.

PERIODO VII-VIII: Età moderna e contemporanea

Gli edifici, attualmente adibiti ad uffici e abitazione dei custodi, hanno occupato gli orti medievali riorganizzando gli spazi retrostanti con orti e giardini.

Tabella periodizzazione

PERIODO US CRONOLOGIA

I-II 58, 71 Etrusco-romano

III 16, 19, 20, 21, 25, 29, 31,

32, 33, 34, 35, 36, 40, 42, 43, 54, 55, 57, 61, 62, 63,

64, 66, 70,

Tardo antico - Altomedievale

IV-VI 14, 15 Medioevo

VII-VIII 1, 2, 3, 8, 10 Età moderna -

contemporanea

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16

3.2 Lo scavo dietro l’abside della cattedrale (CTP’98)

34

Lo scavo archeologico stratigrafico è stato condotto dal 17 febbraio al 24 aprile 1998 con la direzione scientifica della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana (funzionario dott. S. Bruni) e la direzione del cantiere del dott. A.

Alberti.

3.2.1 La periodizzazione

PERIODO I-II: Etrusco- Romano

Gli scavi hanno portato alla luce i resti di una struttura (US 18), interpretata come porticus, che delimitava un’area aperta con copertura a tettoia. Questo spazio potrebbe essere pertinente ad un edificio a carattere residenziale da mettere, probabilmente, in relazione alle domus e alle strutture rinvenute durante gli scavi nei pressi della statua della Lupa e sotto l’abside della cattedrale (1993-1994)

35

. Questa fase si impostava sui piani d’uso della grande platea probabilmente di età ellenistica (fig. 3), stratigraficamente precedente alle strutture romane, la quale evidentemente continua ad essere utilizzata come livello di fondazione anche dei nuovi edifici. La continua frequentazione del luogo pare testimoniata proprio dallo scarso spessore del deposito stratigrafico, a riprova del mantenimento più o meno costante e omogeneo nel tempo delle quote di imposta delle strutture e dei piani d’uso ad esse legate.

34 Le US comprese tra 500 e 800 sono da riferire a piccoli saggi di indagine effettuati, tra gli Uffici dell’Opera del Duomo e via Santa Maria, in concomitanza ad alcuni lavori per il rifacimento di sottoservizi.

35 BRUNI 1995a, pp. 163-196.

(17)

17

Fig. 3: CTP ’98: Platea di forma rettangolare e basamento di un grande altare (da ALBERTI, PARIBENI 2011, p. 41).

PERIODO III: Tardo antico –Alto Medievale

In età tardo antica l’area a ovest del muro romano (in parte demolito ma ancora in vista) continua ad essere utilizzata per strutture di riparo o di alloggio, costituite da alzato ligneo testimoniato dalla presenza di una serie di buche di palo allineate ancora in direzione S/N, cioè con andamento quasi parallelo al muro precedente.

Nella stessa zona sono state individuate anche altre attività: focolari con resti di pasto e accumuli di materiale edilizio.

A est del muro romano i livelli tardo antichi sono interessati da una serie di inumazioni in fossa terragna, prive di corredo. In questo periodo l’area perde il suo carattere residenziale e torna ad assumere una funzione cultuale.

Anche la fase altomedievale, caratterizzata dalla presenza di sepolture in cassa e

terragne, ha dimostrato che alcune volte il taglio e la deposizione dell’inumato ha

raggiunto facilmente la platea precedente alle strutture romane (si veda ad

esempio la sepoltura 2 in Fig. 4).

(18)

18

Fig. 4 : CTP’98. Sepolture longobarde (da Archeologia Medievale, XXVI,1999 p. 371).

L’ipotizzata continuità di utilizzo nel tempo delle strutture più antiche, anche

come piano di imposta per le fondazioni successive, ha reso particolarmente

problematica la scansione cronologica attraverso l’attestazione dei materiali

ceramici, che risultano spesso residuali o ad inquinamento dei livelli precedenti.

(19)

19

Tabella periodizzazione :

PERIODO FASE ATTIVITÀ/STRUTTURE US CRONOLOGIA

I-II 1 Platea, edificio romano

con porticus

13, 18, 32, 83, 86, 104,

164,189, 191

Etrusco-romano

III 1 Livello frequentazione edificio

17 Metà V d.C.

III 2 Demolizione edificio 10, -16, 24, 89, 91, 97,

-126, 125

Fine V d.C.

III 3 Livello con buche di palo per capanna

19, 12 31, 26, -29, 30,

46, 47, 68, 86+, 87, 88 (liv.carboni),

buche di palo: -31,

33,-35, -37,-39,-41,

-43,-59,60, -62,-64,-66,

98, 110

VI d.C.

III 4 Abbandono della capanna e buche per la ricerca dei

materiali edilizi e prime inumazioni

Riempimenti buche : 32, 34, 45, 36, 38, 40; 2, 3,

4, 5, 6, 14, 42, 44, 58, 59, 61, 63, 65, 67, 109,

113,171, 174,175, 176, sep.2,

sep.3, sep.18, Buche:-95,

96

VI d.C.

avanzato

III 5 Seconda fase di

inumazioni

Sep. 4; us 20, sep.

4M; sep 5:

us 15, 21;

sep. 6: us 22; us 23

VII d. C.

(20)

20

IV-VI 1 Costruzione della

Cattedrale e terza fase inumazioni

Medioevo

VII-VIII 1 Sistemazione della piazza 0;1 Età moderna e

contemporanea

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