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Il progetto che si erano prefissati gli arabi rispondeva all'esigenza di estendere il loro credo religioso in una Dar- al- Islam (Casa dell'Islam).

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Introduzione

La mia ricerca non vuole essere un trattato sullo sviluppo della filosofia araba nella penisola iberica, anzi, con essa ho voluto offrire uno spaccato, non solo filosofico ma anche storico-sociologico, di quello che è stato il movimento delle traduzioni dall'arabo al latino nel XII secolo. In questa prima parte dello scritto cercherò di riassumere ed illustrare, per sommi capi, gli argomenti che vedremo nel corso delle pagine seguenti.

Innanzitutto, non si può prescindere dalla stesura di un breve inquadramento storico, pregresso e/o attuale rispetto al fenomeno che si va poi ad indagare. Il primo capitolo affronta tali problematiche, descrivendo nello specifico l'arrivo degli arabi in Spagna.

L'impero arabo era un impero immenso, molto forte dal punto di vista militare, con una caratteristica particolare, la neonata religione islamica.

Il progetto che si erano prefissati gli arabi rispondeva all'esigenza di estendere il loro credo religioso in una Dar- al- Islam (Casa dell'Islam).

Le loro abilità belliche fecero sì che in poco più di centocinquant'anni

dalla Mesopotamia riuscissero ad arrivare in Francia, sbaragliando la

dominazione sulla penisola iberica dei Visigoti, per essere poi respinti

dall'esercito franco di Carlo Martello nel 732 d.C. Il contesto storico

dell'impero arabo che a noi interessa, parte dal 711 d.C, data in cui i

musulmani dopo aver superato lo stretto di Gibilterra si inoltrarono in

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Spagna, diventando una delle potenze del tempo, oltre che grande esempio di cultura la cui capitale viene riconosciuta in Cordova. A questo punto verrà trattata la trasmissione dei saperi tra Baghdad e Cordova, parleremo di come a Baghdad venivano svolte le ricerche, e andremo a vedere i luoghi del sapere concentrandoci sul Bayt- al Hikma (Casa della Sapienza). Giungeremo quindi di nuovo a Cordova per parlare dello splendore culturale della regione di al-Andalus e della grande importanza che ebbe la biblioteca di Cordova per lo sviluppo della filosofia araba in Spagna. L'epoca d'oro di al-Andalus va di pari passo con la nascita e lo sviluppo del califfato omayyade in terra iberica.

Quando quest'ultimo si libera definitivamente dal giogo dell'Oriente, cui

era sottoposto, fioriscono in esso gli interessi rispetto alle arti e le

scienze; questo contribuì a far diventar Cordova la nuova frontiera degli

studi all'avanguardia. Non a caso tra le città di Cordova e

Siviglia, al-Andalus darà i natali a grandi filosofi, come Averroè, Ibn

Bāğğa e Ibn Ṭufayl. Vedremo poi, come con l'arrivo delle dinastie nord

africane degli Almoravidi, e sopratutto quella degli Almohadi, al-Andalus

smise di essere un centro di cultura, a causa della chiusura di tutte quelle

scuole di pensiero, le quali esulavano dalle scienze islamiche, come il

fiqh, la giurisprudenza musulmana, unica materia di speculazione, per le

dinastie sopracitate. In questo periodo di incertezza politica, e gravi

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problemi di altro genere, i filosofi di al-Andalus si videro costretti a trovare una nuova patria che fosse in grado di accoglierli ed apprezzarli; patria che venne identificata nella Toledo cattolica, antica capitale del regno visigoto. Il secondo capitolo punta infatti ad un'analisi su più fronti del capoluogo castigliano del XII secolo; partendo sempre da un contesto storico, narrerò la storia della città dall'inizio della dominazione musulmana al 1085, anno in cui l'esercito comandato da Alfonso VI liberò Toledo dalla morsa dei mori, evento storico che si inserisce nel movimento della « Reconquista ». Dopo aver esplicato tale contesto, passeremo a discutere di un aspetto molto importante della Toledo del Basso Medioevo, ovvero la sua caratteristica sociale predominante, la « Convivencia » delle tre religioni monoteiste. Infatti a Toledo troviamo un esempio di tolleranza tra islamismo, ebraismo e cristianesimo. Queste fedi cooperavano tra loro, vivendo tranquillamente, tollerandosi le une con le altre. Esamineremo alcuni studi che hanno svolto un'analisi della «Convivencia», fino ad arrivare all'affermazione dello studioso Eduardo Manzano Moreno:

« […] il concetto di convivencia non ha alcun appoggio storico […]

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».

1 Manzano Moreno E., Qurtuba: algunas reflexiones críticas sobre el Califato de Córdoba y el mito de la convivencia in Awraq: Estudios sobre el mundo árabe e islámico contemporáneo, n°7, 2013, pag. 235.

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A questo punto, un lettore all'oscuro di questi argomenti potrebbe domandarsi, è possibile parlare di un evento storico, sebbene esso venga smantellato nella sua stessa essenza? O meglio come può tale evento essere privo di riferimenti reali?. Pur non essendoci molti studi sull'argomento, ho preso in considerazione alcune fonti del passato complementari ai testi degli studiosi dell'ambito propriamente storico; infatti mi sono dedicato ad ambiti della ricerca storica come la politica, l'architettura, l'urbanistica ed ovviamente la filosofia. Dapprima ho inquadrato la situazione degli abitanti di Toledo dal punto di vista dei diritti politico-sociali, chiarendo soprattutto le condizioni di vita tra musulmani cristiani ed ebrei, per poi passere ad uno studio topografico della Toledo medievale, lavoro possibile tramite gli scritti e gli studi del secolo scorso, compiuti dallo storico Àngel Gonzáles Palencia.

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Il paragrafo che sviluppa l'aspetto urbanistico riguarderà la struttura topografica di Toledo nel XII secolo divisa in quartieri, nei quali vivevano musulmani, cristiani, mozarabi e Franchi. Da qui procederò con la descrizione del quartiere ebraico detto Juderìa. Questo capitolo termina con i primi accenni della ricerca in campo filosofico, dovuti alla situazione dettata dalla « Convivencia », infatti la collaborazione tra le tre

2 Gonzáles Palencia Á., Los mozarabes de Toledo en los siglos XII y XIII, Instituto de Valencia de Don Juan, Madrid, 1930.

Gonzáles Palencia Á., Toledo en los siglos XII y XIII. Conferencia pronuciada en la Sociedad Geográfica Nacional el día 19 de Deciembre, por el Vocal de la Junta Directiva de la misma, Publicacione de la Sociedad Geográfica Nacional, serie B n°25, Madrid, 1933.

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fedi, ha dato la possibilità a Toledo , di divenire il centro degli studi preponderante in questo secolo dell'Età Media, soprattutto per quanto riguarda l'ambito delle traduzioni di opere filosofiche dall'arabo al latino.

Tale campo di studi, maturerà nella città spagnola a tal punto da dare vita a quella che viene comunemente denominata come la « Scuola dei traduttori di Toledo ». È facile capire dunque, dove, e su quali basi si

svilupperà il capitolo successivo, ovvero proprio sulla sopracitata (chiamiamola così per comodità) istituzione. Lo scopo primario di questa parte dell'elaborato è però quello di chiarire il pensiero e la cultura fanno da sfondo alle attività che si svolgevano a Toledo. Infatti nel XII secolo si ha un grande movimento di « Rinascita » culturale. Vedremo poi come tale concetto sia stato dibattuto con grande maestria da vari studiosi e soprattutto, attraverso gli studi e le teorizzazioni dell'erudito Charles Homer Haskins nella sua opera magistrale dal titolo « La rinascita del XII secolo »

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. È un periodo questo in cui gli studiosi medievali si sentono attratti verso quegli ambiti del sapere, lontani dagli studi della latinità, perché ormai in mano agli arabi. L'unico modo che i latini avevano per recuperare i saperi antichi, dei filosofi greci, era quello di tradurre i testi dall'arabo o dal greco. Ma questo lavoro di traduzione non interessa solo il territorio spagnolo, né tanto meno il XII secolo, in quanto è già dal secolo precedente, in particolare nell'Italia

3 Haskins C. H., La rinascita del XII secolo. Il Mulino, Bologna, 1972.

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meridionale, che queste attività avevano preso piede, attraverso la figura di Costantino l'Africano, esponente di massimo grado della Scuola di Salerno, dove egli tradusse importanti opere mediche dell'antichità.

Quindi prima di arrivare a parlare propriamente della Scuola dei traduttori di Toledo e delle traduzioni di opere scientifiche dall'arabo, è obbligatorio un piccolo excursus riguardante quegli autori che hanno dato il via a questo movimento traduttivo, vedesi oltre a Costantino, Adelardo da Bath; spostandoci nella penisola iberica troviamo Pietro il Venerabile e i suoi collaboratori Roberto di Ketton ed Ermanno da Carinzia;

precettati da Pietro, poiché conoscitori della lingua araba, nell'intento di

tradurre le opere religiose della Legge musulmana. È proprio a Pietro

che si deve la prima traduzione in latino del Corano, che verrà poi

utilizzata dagli apologeti come fonte di confutazione della religione

musulmana. Questi tre sono la chiave con la quale finalmente arriviamo a

parlare della filosofia e della sua strutturazione a Toledo, poiché facenti

parte del « movimento apologetico di Toledo ». Arriviamo così ad

occuparci della scuola di Toledo, un fenomeno storico sul quale molti

studiosi hanno cercato di dare una loro interpretazione, o comunque una

soluzione al suo intricato profilo storico-filosofico; nel terzo capitolo ne

tratterò ampiamente. La terza parte della tesi si concluderà poi,

descrivendo l'opera di traduzione del filosofo cristiano Domenico

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Gundisalvi e la sua collaborazione con il pensatore ebreo Avendauth, un binomio che esplica anche il livello di cooperazione tra individui appartenenti a due credi religiosi differenti e che ci dona quindi una visione pratica della « Convivencia » nella Toledo medievale. Il quarto capitolo che conclude la ricerca si incentrerà sulla figura di massima importanza della scuola toledana, l'italiano Gerardo da Cremona. Dopo aver riassunto esaustivamente la vita del filosofo cremonese, ci concentreremo sulla sua opera di traduzione, in quanto aspetto preponderante della sua figura di studioso, il quale consta di una settantina di opere tradotte dall'arabo al latino. Altra differenza che noteremo a cavallo dei due capitoli conclusivi riguarderà il metodo utilizzato nell'opera di traduzione, tra l'èquipe Gundisalvi-Avendauth e lo stesso Gerardo; i primi lavorarono in coppia, mentre si ritiene che l'ultimo abbia lavorato e tradotto opere da solo, sebbene la portata del suo lavoro sia colossale e quindi si sia teorizzato e poi reso certo, che abbia avuto bisogno di aiuto da i suoi socii, i quali hanno redatto alla morte del maestro un memoriale dedicato ad egli e alla sua attività di traduttore.

Vedremo poi gli interessi prevalentemente scientifici di

Gerardo, concentrandoci sull'opera di traduzione dell'Almagesto, ricerca

che lo spinse a spostarsi da Cremona a Toledo. Il capitolo si concluderà

con un aspetto di Gerardo, che possa essere d'aiuto a inquadrare il

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movimento se non come una scuola in senso proprio almeno come uno punto di snodo nella pedagogia medievale, in quanto altra occupazione di Gerardo era proprio quella di insegnante, come ci viene testimoniato dall'opera di Daniele di Morley

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. Detto ciò, cercherò in ultimo di giustificare il mio pensiero riguardo l'importanza filosofica e storica che ha avuto la « Scuola dei traduttori di Toledo » specialmente nel periodo in cui Gerardo da Cremona ne divenne guida e fulcro principale, cercando attraverso lui di giustificare l'etichetta di « scuola », per poi passare ad un quadro più contemporaneo, sulla « Convivencia ». Gli ultimi fatti di attualità mi hanno portato a credere che l'esempio di Toledo, possa essere ancora preso in considerazione sebbene nove secoli di storia ci dividano. Sono convinto infatti che nel periodo storico in cui viviamo, sia importante far riflettere sul fatto che una « Convivencia » anche oggi è possibile, certamente con premesse ed attributi diversi, ma che si possa giungere ad una continuità ed un reciproco rispetto tra culture diverse. Perché a conti fatti, dal passato si può imparare a comprendere il presente, ed anche salvaguardare il futuro.

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De Morley D., Philosophia magistri danielis de merlai ad iohannem Norwicensem episcopum, in Rose V.,Ptolemaeus und die Schule von Toledo, in Hermes: Zeitschrift

für Klassische Philologie, 8, 1874, pp. 347-348.

http://www.digizeitschriften.de/dms/resolveppn/?PID=PPN509862098_0008|log52

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