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Informaires. Piemonte economico e sociale 2012. N.44, giugno 2013

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Poste Italiane, spedizione in abbonamento postale – n. 2 / anno XXIV

Istituto Ricerche Economico Sociali del Piemonte

Via Nizza, 18 - 10125 Torino - Tel. 011.666.64.11

ISSN 1591-6057

Stampa: Industria Grafi

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IEMONTE

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2012

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supporto all’azione di programmazione della Regione Piemonte e

delle altre istituzioni ed enti locali piemontesi.

Costituito nel 1958 su iniziativa della Provincia e del Comune di

Torino con la partecipazione di altri enti pubblici e privati, l’I

res

ha

visto successivamente l’adesione di tutte le Province piemontesi;

dal 1991 l’Istituto è un ente strumentale della Regione Piemonte.

Giuridicamente l’I

res

è configurato come ente pubblico regionale

dotato di autonomia funzionale e disciplinato dalla legge regionale

n. 43 del 3 settembre 1991.

Costituiscono oggetto dell’attività dell’Istituto:

– la relazione annuale sull’andamento socioeconomico e territoriale

della regione;

– l’osservazione, la documentazione e l’analisi delle principali

grandezze socioeconomiche e territoriali del Piemonte;

– rassegne congiunturali sull’economia regionale;

– ricerche e analisi per il piano regionale di sviluppo;

– ricerche di settore per conto della Regione Piemonte e di altri enti.

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ANNO XXIV - N. 2

INFORMAIRES

Semestrale dell’Istituto di Ricerche Economico Sociali del Piemonte

n. 44, Giugno 2013

Direttore responsabile

Marcello La Rosa

Comitato di redazione

Luciano Abburrà, Maria Teresa Avato, Carlo Alberto Dondona, Vittorio Ferrero, Tommaso Garosci

Redazione e direzione editoriale:

Ires - Istituto di Ricer che Economico Sociali del Piemonte via Nizza, 18 - 10125 Torino Tel. 011.666.64.11 Telefax 011.669.60.12

e-mail: biblio teca@ires. piemonte.it

Ufficio editoria Ires

Maria Teresa Avato,

e-mail: editoria@ires.piemonte.it Autorizzazione del Tribunale di Torino n. 4034 del 10/03/1989. Poste Italiane, spedizione in abbonamento postale 70%. DCB Torino, n. 2 / anno XXIV

Stampa: Industria Grafica Falciola - Torino Consiglio di amministrazione

2011-2015 Enzo Risso, Presidente; Luca Angelantoni, Vicepresidente; Alessandro Manuel Benvenuto, Massimo Cavino, Dante Di Nisio, Maurizio Raffaello Marrone, Giuliano Nozzoli, Deana Panzarino, Vito Valsania

Collegio dei revisori

Alberto Milanese, Presidente; Alessandra Fabris e Gianfranco Gazzaniga, Membri

effettivi; Lidia Maria Pizzotti e Lionello

Savasta Fiore, Membri supplenti

Comitato scientifico

Adriana Luciano, Presidente; Angelo Pichierri, Giuseppe Berta, Carlo Buzzi, Cesare Emanuel, Massimo Umberto Giordani, Piero Ignazi

Direttore: Marcello La Rosa. Staff: Luciano Abburrà, Marco Adamo,

Stefano Aimone, Enrico Allasino, Loredana Annaloro, Cristina Aruga, Maria Teresa Avato, Marco Bagliani, Davide Barella, Cristina Bargero, Giorgio Bertolla, Stefano Cavaletto, Renato Cogno, Alberto Crescimanno, Alessandro Cunsolo, Elena Donati, Carlo Alberto Dondona, Fiorenzo Ferlaino, Vittorio Ferrero, Anna Gallice, Filomena Gallo, Tommaso Garosci, Attila Grieco, Maria Inglese, Simone Landini, Eugenia Madonia, Maurizio Maggi, Maria Cristina Migliore, Giuseppe Mosso, Carla Nanni, Daniela Nepote, Sylvie Occelli, Giovanna Perino, Santino Piazza, Stefano Piperno, Sonia Pizzuto, Elena Poggio, Lucrezia Scalzotto, Filomena Tallarico, Silvia Tarditi

La Relazione IRES per il 2012. Società, economia e territorio

. . . .

3

Ricerche

Le ICT nei percorsi di innovazione del sistema regionale

. . . .

15

Osservatorio istruzione. Rapporto 2012

. . . .

19

L’impatto della crisi economica sulle performance

delle imprese manifatturiere

. . . .

22

Innovazione istituzionale nei comuni cuneesi

. . . .

28

L’effetto distributivo dei benefici in-kind

. . . .

32

Tempi e processi di realizzazione delle opere pubbliche:

gli interventi di difesa del suolo

. . . .

37

Programmazione: la recente esperienza

di cinque Regioni a Statuto ordinario

. . . .

41

Politiche pubbliche di investimento

nelle infrastrutture di trasporto

. . . .

47

Politiche di sviluppo locale

. . . .

51

La filiera agroalimentare corta

. . . .

58

Strade sicure in Piemonte

. . . .

62

La finanza territoriale in Italia. Rapporto 2012

. . . .

68

Convegni, seminari, dibattiti

. . . .

73

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La Relazione IRES per il 2012. Società, economia e territorio

Le ICT nei percorsi di innovazione del sistema regionale Osservatorio istruzione.

Rapporto 2012 L’impatto della crisi

economica sulle performance delle imprese manifatturiere Innovazione istituzionale

nei comuni cuneesi L’effetto distributivo

dei benefici in-kind Tempi e processi di realizzazione delle

opere pubbliche: gli interventi di difesa

del suolo Programmazione: la recente esperienza di cinque Regioni a Statuto ordinario Politiche pubbliche di investimento nelle infrastrutture di trasporto Politiche di sviluppo locale La filiera agroalimentare corta Strade sicure in Piemonte La finanza territoriale in Italia. Rapporto 2012 Convegni, seminari, dibattiti Pubblicazioni

La Relazione IRES per il 2012.

Società, economia e territorio

Maurizio Maggi

Il quadro generale dell’economia

L’economia mondiale è ancora condizionata dalle conseguenze della crisi finanzia-ria e non si intravede una solida ripresa. Le tre principali aree economiche del piane-ta, USA, Europa e Cina, mostrano segnali rassicuranti e preoccupanti insieme. Infatti non si vede all’orizzonte una vera soluzione: evitate o spostate in avanti le mag-giori criticità, nessuna di esse è stata superata. La crescita del PIL mondiale si è ferma-ta al 2,9% nel 2012 e non eccederà il 3,5% nel 2013, una prospettiva poco incorag-giante che deboli segnali di miglioramento nel finale dell’anno, soprattutto nei paesi emergenti, mitigano solo in parte.

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a partire dall’estate dell’anno scorso, che hanno accentuato la caduta dei consumi privati, diminu-iti del 4%, e hanno indotto una nuova contrazione degli investimenti fissi. La recessione non si è ancora fermata anche se nel corso del 2013 si prevede un miglioramento della situazione congiunturale: nella media dell’anno si registrerebbe una ulteriore con-trazione del PIL, anche se contenuta nel -0,6%. Dopo la forte contrazione del PIL nel biennio 2008-2009 (-10%), in Piemonte la ripresa è stata più lenta rispetto alle regioni centro-settentrionali. Fra il 2000 e il 2009, il Piemonte ha rilevato un dinamica del PIL pari a -4,3%, la più debole nel contesto delle regio-ni italiane e -25% per quanto riguarda la dinamica del valore aggiunto dell’industria – la peggiore in-sieme alla Basilicata – a sottolineare la presenza di difficoltà strutturali del contesto produttivo regionale preesistenti alla “grande crisi”. nella fase di “ripre-sa”, l’economia del Piemonte ha recuperato nel 2010, con una dinamica superiore al dato nazionale (+3,6% rispetto a +1,7%) ma nel 2011 ha rallentato, allineandosi alla dinamica nazionale (+0,8% contro +0,4% per l’Italia). L’andamento recessivo nella par-te finale del 2011 si è aggravato trasformando il 2012 in un anno di recessione: la dinamica del PIL, in mo-desta crescita, ha subito una contrazione analoga a quanto riscontrato a livello nazionale (-2,3%), con-fermando un andamento meno favorevole rispetto all’area settentrionale.

Scendendo al livello provinciale, nel 2012, pur in un clima completamente mutato, Torino si conferma per un andamento non peggiore di altre realtà territoriali della regione. Biella, condivide in parte la situazione di Torino. non dissimile la situazione di Asti per quanto riguarda la dinamica del settore manifatturiero. no-vara vede una situazione di forte calo occupazio-nale, in un contesto di significativa contrazione

del-la produzione industriale. Vercelli e Verbania fanno riscontrare una contrazione nel manifatturiero simile a novara, così come evidenziano un sensibile dete-rioramento sul mercato del lavoro. Ad Alessandria il buon andamento di export e produzione industriale non mette al riparo la provincia da un ulteriore mar-cato ridimensionamento dell’occupazione industria-le e da un forte aumento del tasso di disoccupazione. Cuneo si conferma la provincia meno colpita dalla recessione anche se il quadro occupazionale subisce comunque un sensibile peggioramento.

2013, l’anno della ripresa?

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recessio-ne, inoltre, graverebbe ulteriormente sulla situazione del mercato del lavoro innalzando di circa un punto e mezzo il tasso di disoccupazione che raggiunge-rebbe un nuovo record, collocandosi al 10,7%. Per l’industria manifatturiera si prevede una diminuzione del valore aggiunto del 2% circa, mentre si ipotizza una dinamica negativa ancor più accentuata per l’attività nel settore delle costruzioni (quasi -4%). Il 2013 sarebbe un anno di ulteriore arretramento an-che per la produzione nei servizi, sebbene più conte-nuta rispetto ai settori citati.

I settori produttivi

L’agricoltura nel 2012 ha mostrato segnali di difficol-tà per l’avversa situazione climatica e per le riper-cussioni della crisi. A scala europea, il valore della produzione agricola tra il 2011 e il 2012 è cresciuto dell’1,8%, con un aumento più consistente nel com-parto zootecnico (+3,8%) e uno più attenuato per le coltivazioni (+0,5%). nel campo delle coltivazio-ni il dato è frutto del bilanciamento tra la crescita dei prezzi (+6,3%) e il calo della produzione effettiva (-5,4%).

Il settore deve anche affrontare l’evoluzione delle politiche di intervento pubblico: particolarmente im-portanti per l’agricoltura e incisive anche sul reddi-to degli imprendireddi-tori, sono regolate essenzialmente attraverso la PAC, la politica agricola e di sviluppo rurale dell’Unione Europea. La regione Piemonte è chiamata quindi a innovare l’impostazione del Pia-no di Sviluppo regionale per tenere conto della rifor-ma della PAC in corso, ad esempio prevedendo la necessità di sostenere la riconversione delle aziende che potrebbero essere colpite da una brusca ridu-zione dei pagamenti diretti.

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questo secondo mercato è ormai largamente pre-ponderante nel complesso del settore e destinata a espandersi, perlomeno in termini relativi.

A livello mondiale il turismo non ha risentito della crisi e ha mantenuto il trend di crescita: gli arrivi sono cresciuti del 4%, oltre un miliardo di turisti. L’I-talia rimane al quinto posto assoluto per arrivi turi-stici, in una classifica che continua a vedere gli Sta-ti UniSta-ti al primo posto, seguiSta-ti da Spagna e Francia e dalla Cina.

A fronte di un trend negativo nazionale che dura dal 2009, la situazione piemontese appare in chia-roscuro. Se da una parte va segnalata la sostanzia-le tenuta sul versante degli arrivi (0,7% in più rispetto al 2011), il contrario accade su quello dei pernot-tamenti, in calo del 3,3%. Questo si traduce in una decisa riduzione del tasso di permanenza, sceso per la prima volta sotto i tre giorni. In analogia con il mer-cato nazionale tiene il turismo straniero e cala quello domestico (-13,5%).

Le performance molto diversificate delle singole ATL suggeriscono di prestare attenzione alla so-stenibilità dell’intero sistema turistico: in assenza di una adeguata organizzazione e strategia, rischia di passare nel giro di pochi anni da destinazione emergente a prodotto turistico maturo e a rischio di declino.

Le reti e le infrastrutture

Le nuove tecnologie non sono solo uno strumento per fare meglio ciò che si è sempre fatto, ma soprat-tutto un’occasione per lavorare in modo diverso, per concepire prodotti nuovi, per favorire l’evolu-zione organizzativa: sono insomma una “leva di tra-sformazione sistemica”. osservando risultati e

obiet-tivi delle principali iniziative promosse dalla strategia Europa 2020 nel campo delle ICT, il Piemonte si col-loca in una posizione relativamente buona in Italia ma ancora troppo arretrata in Europa: molto al di sopra della media nazionale per quanto riguarda gli indicatori strutturali e più arretrata invece

nell’ab-sorptive capacity, ossia la capacità di riconoscere

e assimilare l’innovazione. Elementi di debolezza si colgono in particolare per quanto riguarda: compe-tenze tecnico-scientifiche delle risorse umane, livello di istruzione universitaria, occupati e spese in r&S di pubblica amministrazione e università. Inoltre, au-menta anche nel 2012 l’insoddisfazione degli utenti nei confronti dei servizi Internet.

Sul fronte della sicurezza della mobilità il Piemonte ha ridotto la mortalità (-43%) negli ultimi dieci anni, dal 2000 al 2010; dato meno positivo rispetto alle altre regioni settentrionali ma in linea con la media nazionale (-42%). Le criticità cosiddette di “primo ordine” riguardano: rischi per utenti deboli (pedo-ni e motociclisti) e persone anziane; alta mortalità in ambito extraurbano; incidenti nelle ore di punta dei giorni feriali; aumento della mortalità per gui-da “distratta o indecisa”. Accanto a questi aspetti, rimangono problemi di “secondo ordine”, come presenza di un corpus normativo obsoleto, man-canza di linee guida nazionali per le misure quali

traffic calming, controlli dei tassi alcolemici e uso di

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Governo e governance locale

Gli sforzi dei comuni piemontesi sul piano innovativo mirano soprattutto a ridurre i costi di gestione, a mi-gliorare le procedure, a semplificare, a creare siner-gie con soggetti esterni al comune, a migliorare la comunicazione pubblica. L’esperienza altrui sembra decisiva nello stimolare l’innovazione, mentre non ri-sulta significativo il ruolo dei fornitori esterni. Fra le criti-cità ci sono: i costi per l’acquisto di strumentazione o di software, che talvolta portano a introdurre un’inno-vazione in modo parziale e quindi sub-ottimale. La pressione sui costi dovuta alla congiuntura eco-nomica e di bilancio nazionale potrebbe mettere in crisi le innovazioni in corso. Elementi in grado di aiutare sarebbero invece: formazione e capacity

building per progettazione e accesso ai fondi

co-munitari, incentivi per progetti di interesse comune, definizione di standard nelle procedure, informati-che soprattutto, valutazione e incentivi al personale, sistemi di verifica della customer satisfaction, premi alle buone pratiche.

La qualità sociale

La popolazione piemontese nel 2012 è cresciuta di oltre 13.000 abitanti (+3,1%), la conferma di un trend positivo più che decennale, ma che sta rallentan-do. Il saldo naturale rimane negativo, con i decessi che superano le nascite di oltre 13.000 unità, quello migratorio è positivo, circa 26.000 iscrizioni nette: ol-tre due terzi sono immigrati stranieri, menol-tre il terzo rimanente è movimento migratorio da altri comu-ni italiacomu-ni. All’icomu-nizio del 2012 sono 360.821 i residenti stranieri, circa 38.000 in meno rispetto all’anno pre-cedente, diminuzione in parte spiegata dalle

ope-razioni censuarie che hanno ridotto la popolazione legale complessiva, di origine italiana e straniera. La popolazione di origine italiana è scesa per la prima volta sotto i quattro milioni. Al 31 dicembre 2011 era pari a 3.996.842. La quota percentuale di popolazio-ne di origipopolazio-ne straniera è scesa dal 9,3% pre-censuale all’8,3% a fine 2011, mantenendo l’ottava posizio-ne posizio-nella graduatoria nazionale, tra le più basse del centro-nord, dove è prima l’Emilia-romagna con il 10,5%, seguita dall’Umbria con il 10% e dalla Lom-bardia con il 9,8%.

Gli occupati in Piemonte si riducono di 75.000 unità (-4%) con una pesante caduta del tasso di occupa-zione (dal 65,3% al 63,1%). Con 40.000 disoccupati in più rispetto allo stesso periodo 2011 (+24,4%), si rag-giungono due soglie critiche: 200.000 persone alla ricerca attiva di lavoro e tasso di disoccupazione al 10%. L’aumento della disoccupazione è in linea con quello nazionale (+23%). Il crollo occupazionale dell’ultimo trimestre 2012 invece non trova analoghi riscontri sul territorio nazionale.

Sul piano territoriale, cambia la graduatoria dei livelli di disoccupazione: se fino al 2011 Cuneo spiccava in termini positivi e Torino e Biella in termini negativi, nel 2012 restano quasi fermi i valori di queste due ultime province, che invece crescono negli altri territori, e in particolare nella provincia di Cuneo. Alla perdita di occupazione, giovanile soprattutto, si associa la ca-duta del volume di lavoro effettivo: le ore lavorate diminuiscono, per il massiccio utilizzo della CIG, ma anche per la crescita del part-time e per la contra-zione della richiesta di straordinari.

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soglie di tenuta e di resistenza alla crisi di individui, famiglie e istituzioni. Emergono segni di cedimento degli argini convenzionali, a partire da quelli rappre-sentati dal sistema di ammortizzatori sociali. Tanto sul piano dell’economia reale quanto su quello dell’or-ganizzazione sociale i segnali di reazione sono debo-li e prevale l’attesa di un ritorno allo status quo ante. Per fronteggiare gli effetti della crisi e contribuire a superarla serve invece un maggiore sforzo collettivo di immaginazione e capacità di realizzare.

La crescita del numero di studenti piemontesi prose-gue dal 1999, sospinta soprattutto dagli allievi con cittadinanza straniera. nel primo decennio del seco-lo, i flussi migratori, le regolarizzazioni, e non ultimo il contributo alle nascite da parte di donne immigra-te, hanno fatto lievitare il numero dei frequentanti con cittadinanza straniera: nel 2011 sono 74.000, pari al 12% degli iscritti complessivi, non raggiunge-vano il 3% nel 2000 (erano 15.000 in valore assoluto). Tuttavia, come a livello nazionale, la crescita degli studenti stranieri risulta negli ultimi anni rallentata. Il tasso di diploma – numero di diplomati rispetto ai re-sidenti 19enni – è aumentato insieme alla scolarizza-zione, giungendo negli anni centrali del decennio al 72%. Dopo un lieve calo risulta in ripresa e si attesta al 69%, al di sotto della media italiana di quasi cin-que punti percentuali.

Il sistema universitario registra un lieve aumento de-gli iscritti che giungono nel 2012/2013 a superare le 104.000 unità (+1,2%). Gli indicatori di istruzione uni-versitaria si attestano su livelli più bassi, anche se di poco, rispetto alla media italiana: sei immatricolati per la prima volta al sistema universitario ogni dieci diplomati della scuola superiore l’anno precedente (in Italia sono il 63%).

rispetto agli obiettivi di Europa 2020, il sistema sco-lastico piemontese appare in grado di raggiungere

gli obiettivi o li ha già raggiunti e un significativo ritar-do si riscontra solo per il lifelong learning, calcolato come percentuale di adulti (25-64enni) che parteci-pano a corsi di formazione o istruzione.

nel 2011 i piemontesi poveri e a rischio di povertà, ossia con un reddito al di sotto del 60% del reddito mediano nazionale, erano il 22%. Si tratta di quasi 960.000 persone, in aumento rispetto alle 750.000 cir-ca degli anni precedenti. Un livello molto alto rispet-to alle altre principali regioni del nord con percen-tuali dal 14,9% dell’Emilia-romagna al 16,1% della Lombardia, con una forbice che si apre in particola-re in questi ultimi anni.

Gran parte di queste persone sono in condizione di povertà relativa. Si tratta di 575.000 persone e rappresentano il 13,2% della popolazione totale, in aumento di oltre 13.000 unità rispetto all’anno pre-cedente. Peggiora in particolare la componente della deprivazione materiale, cioè aumentano le persone che hanno difficoltà con i costi della casa o le spese improvvise o non possono permettersi consumi alimentari adeguati, vacanze, automobile, elettrodomestici o telefono. Tra il 2010 e il 2011 vi è un forte incremento di questi casi, dal 4,6% all’8,1%, da 205.000 a 353.000 persone, quasi 150.000 persone in più, come a dire le città di Alessandria e Cuneo messe insieme.

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dimensio-ni legate agli aspetti relazionali e riferiti all’individuo come elemento di una rete sociale, amicale o fa-miliare. Anche la classifica della qualità di vita com-plessiva registra qualche significativo mutamento, con una crescita di Biella e soprattutto di Vercelli e un peggioramento di Asti e novara. In particolare Cuneo risulta prima nelle dimensioni “Tempi di vita”, “Benessere soggettivo” e “politica”, mentre le rima-nenti nove dimensioni si collocano sempre fra il 3° e il 5° posto. Biella è prima per le “reti sociali” e le rimanenti dimensioni si collocano fra il 2° e il 6° (ma con ben cinque secondi posti). Cuneo e Biella sono anche le due uniche province a non registrare mai una posizione ultima o penultima. Buona anche la posizione del V.C.o., ma si tratta di una conferma rispetto all’anno precedente. Il maggior numero di ultimi posti invece si registra nelle province di Ales-sandria (che conferma la situazione dell’anno pre-cedente) e di novara e Asti (che invece peggiorano la propria posizione in classifica).

rispetto alla relazione 2011, i piemontesi sono più pessimisti sia sull’anno appena passato sia per l’im-mediato futuro dell’economia. Anche l’andamento recente e le prospettive immediate della propria si-tuazione familiare confermano questa posizione ne-gativa. Situazione patrimoniale delle famiglie: per la prima volta il numero di chi s’indebita supera quello di chi risparmia.

La criminalità è il problema che maggiormente pre-occupa i piemontesi (44%), seguito dalla tassazione eccessiva (40,1%) e dalla difficoltà a trovare lavo-ro (39,9%). Il 25,4% poi denuncia l’inquinamento e il degrado dell’ambiente e un 17,1% i servizi pubblici inadeguati, mentre altre problematiche ottengono meno segnalazioni.

I rapporti con la famiglia (96,2%) e con gli amici (85,8%) si confermano i due punti fermi per i

piemon-tesi anche rispetto alla fiducia di fronte alle difficoltà della propria vita.

Specifiche difficoltà economiche sussistono, nella percezione degli intervistati, in riferimento ad alcune tipologie di spesa necessarie nell’ambito del con-sumo familiare, che sono segnalate singolarmente o congiuntamente. riacquistano peso le difficoltà economiche relative alle spese per la casa al 30%, al pagamento delle bollette al 26,8% e alle spese me-diche per la famiglia al 24%, mentre fanno rilevare un sostanziale incremento le difficoltà economiche relative all’acquisto di generi alimentari e le spese per i servizi alla persona.

Una strategia di crescita

L’aumento del numero di persone in difficoltà è uno dei dati più evidenti che la crisi economica iniziata nel 2008 ci consegna. Gli strumenti di assistenza pre-visti per casi del genere stanno facendo il possibi-le, insieme allo sforzo di associazioni di volontariato, fondazioni ed enti di assistenza laici e religiosi, con i limiti imposti dalle ristrettezze dei bilanci pubblici che proprio la crisi rende più stringenti. Le dimensio-ni assunte, fra l’altro non solo in Italia, dal fenome-no rendofenome-no evidente la necessità di una strategia di superamento della crisi che non può basarsi solo sull’assistenza a chi ha bisogno, doverosa ma insuffi-ciente e sempre più difficile da garantire.

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aspetto discende dal primo. La crescita sperimen-tata fino al 2008 e ancor più nei decenni preceden-ti, non solo sembra oggi difficile da riprodurre, ma forse nemmeno auspicabile. È stato infatti proprio quel tipo di crescita a creare i presupposti della crisi attuale .

Correnti profonde di trasformazione degli stili di vita e di consumo si sono mosse negli ultimi decenni, lungamente sottovalutate o del tutto ignorate dai decisori delle politiche economiche e finanziarie a livello nazionale e sovra-nazionale. Credere che al momento della ripresa, peraltro nelle previsioni degli osservatori sempre più ridimensionata e posticipata, si possa ripartire mantenendo intatta l’organizzazio-ne economica e sociale attuale, che s’è dimostrata finora così inadeguata nel far fronte alla crisi, è illu-sorio. Serve la crescita, ma di qualità diversa e per ottenerla non bastano provvedimenti isolati: è ne-cessaria una strategia.

Il progetto Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva offre una prospettiva in questo senso. Anziché perdere di consistenza a seguito del-la crisi, è diventato ancora più attuale.

La prima linea strategica di crescita (Smart) usa come macro indicatore l’aumento della spesa to-tale in r&S in rapporto al PIL e il miglioramento dei ri-sultati formativi. L’obiettivo “sostenibilità” mira a ren-dere l’economia più efficiente sotto il profilo dell’uso delle risorse, più verde e più competitiva, e si misura tramite il taglio entro il 2020 delle emissioni di gas ser-ra del 20% (su base 1990), nell’aumento dell’efficien-za energetica del 20%, nell’incremento del 20% del consumo energetico totale europeo generato da fonti rinnovabili. La crescita inclusiva ha come obiet-tivo più lavoro e meno povertà e si misura ovviamen-te sulla quota delle persone coinvolovviamen-te nel lavoro e sul numero di poveri.

I dati per il Piemonte sono parzialmente positivi nell’obiettivo Smart: cresce bene la spesa in r&S e diminuisce, in misura più modesta, l’uscita precoce dalla scuola. L’aumento della quota di popolazione istruita aumenta invece, non tanto da centrare del tutto il target europeo ma abbastanza da adeguar-si a quello italiano. Dati buoni senza eccezioni sulla crescita sostenibile, più per la flessione dell’econo-mia però (e quindi anche del consumo di risorse) che per cambiamenti strutturali del sistema (che rimane poco efficiente). Per quanto riguarda la crescita in-clusiva, la tendenza del Piemonte è di poco sotto il target per l’aumento dell’occupazione, mentre è del tutto impossibile fare previsioni sul fronte della povertà, soprattutto dopo che l’attuale prolungata congiuntura negativa ha accentuato il problema, cambiandone profondamente i contorni.

Il Piemonte si sta tuttavia muovendo in alcuni ambiti significativi, tutti potenzialmente coerenti con un pa-radigma produttivo nuovo.

Sul fronte del lavoro sta promuovendo strumenti di ricambio, come la “staffetta generazionale”, per accompagnare gradualmente al pensionamento alcuni lavoratori e in contemporanea favorire l’in-gresso e la formazione sul campo di giovani che pro-gressivamente li rimpiazzano. o come il manager in affitto, per assistere piccole imprese selezionate nel redigere piani di ristrutturazione e rilancio.

Ma le prospettive più interessanti per far nascere nuove attività, e non solo per ridurre l’impatto nega-tivo della crisi di quelle tradizionali, arriva da green economy e nuove tecnologie.

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energeti-co. Si tratta di un settore importante non solo come dimensione economica (il 25% circa della bolletta energetica nazionale, pari a 15 miliardi di euro è as-sorbito dal riscaldamento degli edifici) ma anche per le ricadute positive della costruzione di una filie-ra verde di questo tipo: uso di materiali di produzio-ne nazionale e a basso impatto (legno, scarti delle lavorazioni in plastica), assenza di forti economie di scala e quindi possibilità di equa ripartizione sul ter-ritorio, impiego di manodopera qualificata e nazio-nale. Ma il recente rapporto IrES La Green economy

in Piemonte ha messo in evidenza altri potenziali

am-biti di espansione.

L’implementazione di un’agenda digitale regionale offre a sua volta importanti spazi non solo di recupe-ro di efficienza ma anche di stimolo alla creazione di mercati e prodotti digitali nuovi. Il Piemonte è già oggi la seconda regione italiana per creazione di imprese start-up innovative (e Torino la prima provin-cia), il che dimostra l’esistenza di un terreno reatti-vo. È cruciale però che la pubblica amministrazione capisca che le ICT non servono solo per rendere più veloci le attuali procedure (ad esempio per diminu-ire le code a uno sportello) ma implicano la possibi-lità di una ristrutturazione profonda delle procedure stesse (molte delle quali, per rimanere nell’esempio, potrebbero essere svolte dal cittadino senza un vero ufficio).

La riforma del governo locale potrebbe garantire un percorso di semplificazione e di efficientamento, at-traverso la riduzione delle province e il superamento

della frammentazione comunale. La creazione della città metropolitana potrebbe offrire uno strumento efficace per coniugare le indicazioni del Piano Terri-toriale regionale con quelle che emergeranno dalla programmazione strategica del comune capoluogo. nel complesso, l’adeguamento e il riassetto dell’of-ferta dei servizi pubblici locali richiederebbe un vero e proprio “piano industriale per la pubblica ammi-nistrazione locale” in Piemonte. Certo, un progetto ambizioso come questo richiederebbe qualche in-vestimento aggiuntivo (così come avviene nelle ri-strutturazioni industriali delle imprese private) capace però di garantire grossi risparmi nel medio periodo. Si tratta di aspetti fra loro collegati: la green eco-nomy ha bisogno delle nuove tecnologie e ancor più di cittadini che le conoscano, le usino e soprat-tutto le chiedano; l’agenda digitale a sua volta di-venterà efficace se saprà far nascere una nuova domanda e non si limiterà a rendere possibili le atti-vità tradizionali in modo più facile o meno costoso; per fare questo serve una pubblica amministrazione, locale in primo luogo, efficiente e innovativa come pure è necessario un mondo del lavoro che, pur in presenza di vincoli finanziari di tipo pensionistico, tro-vi il modo di “svecchiarsi” e di far entrare energie e talenti nuovi.

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Piemonte Italia Europa Trend3 Target Italia

Target Europa Crescita intelligente

Investimenti in r&S al 3% del PIL, definendo al tempo stesso un indicatore tale da riflettere l’intensità in termini di r&S e innovazione

1,80% 1,25% 2,03% 2,63% 1,53% 3% Abbandono scolastico dall’attuale

15% al 10% 16,2% 17,6% 12,8% 10,5% 15,0% 10% Quota della popolazione di età

compresa tra 30 e 34 anni che ha completato gli studi superiori dal 31% ad almeno il 40% nel 2020

19,9% 21,7% 35,8% 25,9% 26,0% 40%

Crescita sostenibile

ridurre le emissioni di gas a effetto serra almeno del 20% rispetto ai livelli del 1990 o del 30%, se sussistono le necessarie condizioni

n.d. -3% -15% n.d. -13,0% -20% ridurre del 20% l’intensità energetica

(energia primaria/PIL) rispetto al 1990 8,1%1 -3,7% -10,6% 15% -20% -20% Portare al 20% la quota delle fonti

di energia rinnovabile nel nostro

consumo finale di energia 11,1% 11,5% 13% n.d. -17,0% 20%

Crescita inclusiva

Il tasso di occupazione delle persone di età compresa tra 20 e 64 anni dovrebbe passare dall’attuale 69% ad almeno il 75%

67,9% 61,0 68,5% 72,6% 67% 75% numero delle persone che vivono

al di sotto delle soglie di povertà nazionali ridotto del 25% (2.200.000 poveri in meno in Italia)

9602 17 .1122 119 .5682 n.d. -2.200.000 -20.000.000 1 Calcolo basato sull’ultimo dato disponibile per il Piemonte (2005), quindi ante-crisi.

2 Situazione attuale in valore assoluto. 3 risultato in uno scenario inerziale.

Fonte: elaborazione IrES su dati ISTAT, EUroSTAT e vari

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La Relazione IRES per il 2012. Società, economia e territorio

Le ICT nei percorsi di innovazione del sistema regionale

Osservatorio istruzione. Rapporto 2012 L’impatto della crisi

economica sulle performance delle imprese manifatturiere Innovazione istituzionale

nei comuni cuneesi L’effetto distributivo

dei benefici in-kind Tempi e processi di realizzazione delle

opere pubbliche: gli interventi di difesa

del suolo Programmazione: la recente esperienza di cinque Regioni a Statuto ordinario Politiche pubbliche di investimento nelle infrastrutture di trasporto Politiche di sviluppo locale La filiera agroalimentare corta Strade sicure in Piemonte La finanza territoriale in Italia. Rapporto 2012 Convegni, seminari, dibattiti Pubblicazioni

Le ICT nei percorsi di innovazione

del sistema regionale

Sylvie Occelli

Il 23 maggio è stato presentato il rapporto 2012 dell’osservatorio ICT curato dall’IrES per conto dell’Assessorato regionale all’Innovazione con la collaborazione del CSI Piemonte, di CSP-Innovazione nelle ICT e di Torino Wireless.

Il rapporto inquadra il Piemonte nel panorama delle regioni europee e dell’Italia, dal punto di vista del pilastro della Smart Growth di Europa 2020 e, in particolare, dei quadri analitici che accompagnano le strategie declinate nella Digital Agenda e in Innovation Union.

In relazione al conseguimento di certi livelli di utilizzo della rete entro il 2015, gli indi-catori target previsti nel documento europeo mostrano una situazione regionale, al 2012, abbastanza favorevole. A conferma dell’exploit di diffusione della rete presso i cittadini osservato nello scorso anno, in Piemonte gli indicatori di adozione (uso rego-lare della rete, uso di Internet da parte di persone svantaggiate e livello di esclusione) si avvicinano infatti maggiormente ai target rispetto alla media europea.

Una posizione intermedia del Piemonte si conferma anche nel ranking relativo alla prospettiva di Innovation Union, che colloca la regione in 89° posizione fra le 159 re-gioni oggetto di analisi. Questo per quanto riguarda il contesto europeo, mentre a livello nazionale il Piemonte è tra le prime regioni sia rispetto agli indicatori strutturali dell’innovazione tecnologica, sia rispetto agli indici dell’Agenda digitale, che ci col-locano in ottava posizione.

La copertura di banda larga è in linea con le raccomandazione dell’Agenda Digita-le europea, che prevede entro il 2013 una copertura totaDigita-le del territorio con servizi di banda larga di base, tramite la combinazione di reti fisse e di reti mobili.

Uno sguardo alla dotazione di connettività su rete fissa (xDSL) nelle altre regioni italia-ne mostra una situazioitalia-ne del Piemonte relativamente migliore per quanto riguarda l’accesso da parte delle imprese, e allineata alla media per quanto riguarda le fami-glie. Da segnalare, tra il 2010 e il 2011, una variazione apprezzabile delle connessioni su rete mobile o WI-FI, e in particolare per quelle tramite cellulare 3G che crescono del 28%, a fronte dell’11% in Italia.

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I n F o r M A I r E S , A n n o x x I V , n . 4 4 , G I U G n o 2 0 1 3

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possesso della licenza sui 3,5 GHz che coprono oltre 350 comuni di cui 250 sotto i 5.000 abitanti.

Tra i dati più significativi, il rapporto rileva che nel 2011 il 55% dei cittadini piemontesi con più di 6 anni usa Internet (52% in Italia), il 34% accede alla rete giornalmente (31% in Italia) e il 50% almeno una volta alla settimana (per l’Italia il valore è 48%). Tra il 2010 e il 2011, la vendita online di merci e servizi e le video-chiamate sono fra gli usi di Internet che in Piemonte sono cresciuti di più (rispettivamente +48% e +25%). I dati dell’indagine IrES sul clima di opinione dei pie-montesi del 2012, confermano (come già emerso nell’ultima rilevazione dell’osservatorio) un aumento

dell’insoddisfazione nei confronti dei servizi di Inter-net: non solo cresce il numero di coloro che lamen-tano un’insufficienza del servizio (dal 12% nel 2011 al 16% nel 2012), ma parallelamente diminuisce in misura sensibile il numero di chi considera il servizio soddisfacente (dal 39% nel 2011 al 32% nel 2012). La consueta analisi sull’utilizzo delle ICT da parte del-le imprese mostra come, pur disponendo di una do-tazione relativamente robusta, le imprese piemon-tesi continuino a palesare difficoltà nell’appropriarsi degli utilizzi più avanzati offerti dalla rete.

Con riferimento all’interazione con la PA, in partico-lare, solo un’impresa piemontese su tre afferma di

Fonte: elaborazione osservatorio ICT del Piemonte su dati IrES Indagine sul clima di opinione dei piemontesi

Fig. 1 Percezione dei servizi Internet in Piemonte, 2011 e 2012 *

89% 32% 25% 40% 35% 37% 40% 34% 33% 33% 28% 26% 26% 24% 26% 30% 31% 29% 27% 27% 30% 26% 31% 23% 31% 29% 33% 31% 12% 16% 22% 11% 13% 11% 12% 14% 17% 9% 14% 20% 22% 19% Piemonte 2012 Inferior e a 10.000 abitanti

Tra 10.000 e 30.000 abitanti Tra 30.000 e 100.000 abitanti

oltr

e 100.000 abitanti

novara Torino

Alessandria

V

.C.o. Biella Asti

Cuneo Ver

celli

Piemonte 2011

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riuscire a gestire interamente online le procedure amministrative. Meno del 40% invia moduli compilati e, fra queste, circa la metà utilizza questo servizio per trasmettere le dichiarazione dei contributi sociali per i dipendenti e dell’IVA.

Il 59% delle imprese lamenta che le procedure onli-ne sono ancora troppo complicate e dispendiose in termini di tempo (la media nazionale è del 53%). Preoccupa un po’ meno l’insufficiente informazione sulla disponibilità dei servizi, segnalata dal 43% delle imprese piemontesi (il valore nazionale è del 40%) e i timori sulla sicurezza dei dati manifestati dal 24% delle imprese (a fronte del 27% dell’Italia). Con rife-rimento agli indicatori di e-procurement, il Piemon-te è pressoché allineato alla media nazionale per quanto riguarda l’accesso alla documentazione di gara (circa il 7% delle imprese), ma evidenzia un ri-tardo maggiore per quanto riguarda l’accesso alle procedure di gara (17% delle imprese a fronte del 20% della media nazionale).

nelle aziende agricole emerge un ritardo preoccu-pante della penetrazione dell’ICT. nel 2010, solo il 9% delle aziende agricole è informatizzato (possiedono almeno un PC) e solo il 4% usa Internet.

Una situazione assai più positiva si osserva fra le im-prese artigiane dove nel corso degli ultimi anni si è assistito a un progressivo adeguamento agli stan-dard minimi richiesti dal mercato. nel 2012, il PC è presente nell’85% delle aziende e la connessione a Internet è disponibile nell’82%; quasi il 40% delle im-prese possiede un proprio sito web.

Il rapporto fornisce informazioni sull’attività svolta dalla Fondazione Torino Wireless e dal Polo d’Inno-vazione ICT. I dati presentati sono il risultato delle attività di supporto svolte nel periodo 2008-2012 nei confronti delle imprese che aderiscono alle iniziative proposte, e non rappresentano quindi un campione

rappresentativo regionale, ma sono indicativi di al-cune tendenze di rilievo.

Il Distretto è costituito in maggioranza da imprese con meno di 10 dipendenti, per circa un terzo da piccole imprese e per circa il 14% da medie imprese. Le grandi imprese sono il 2% del totale, ma hanno rilevanza in campo nazionale e internazionale. Le specificità del distretto consistono nello sviluppo sof-tware e nei servizi IT collegati (consulenza e system integration), nell’offerta di prodotti software (sistemi gestionali e di gestione amministrativa) e, in ambito hardware, nella progettazione. Le competenze più diffuse riguardano la system integration, la gestione dei processi aziendali e la business intelligence, lo sviluppo di applicazioni web, l’automazione indu-striale e le telecomunicazioni. nel complesso, il terri-torio si presenta piuttosto solido in termini di presenza di imprese e di competenze anche se non riesce a sfuggire agli effetti negativi della congiuntura eco-nomica globale. Le imprese più piccole, in partico-lare, mostrano segnali di ripresa incoraggianti. Forse proprio l’elevato numero di attività economiche co-stituisce uno dei punti di forza del territorio, mentre la dimensione media contenuta rappresenta, per un settore che richiede capacità di investimento, un punto di debolezza, che solo in parte viene contro-bilanciato dalla flessibilità.

Le politiche a sostegno dell’innovazione sul territorio sembrano andare incontro agli interessi dei privati e aiutarli nello sviluppare significativi risultati, soprattut-to in termini di collaborazione tra imprese e rafforza-mento delle relazioni tra imprese e centri di ricerca, oltre che nel finanziamento delle attività di ricerca e innovazione.

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un’evoluzio-I n F o r M A un’evoluzio-I r E S , A n n o x x un’evoluzio-I V , n . 4 4 , G un’evoluzio-I U G n o 2 0 1 3

18

ne positiva, sostanzialmente legata all’adeguamen-to della Pubblica Amministrazione locale alle prescri-zioni normative. La “spending review” ha inciso sulla programmazione congiunta degli enti: interventi per la dematerializzazione e l’integrazione delle basi dati per le verifiche dei pagamenti tributari sono alcuni degli interventi maggiormente ricorrenti negli accor-di accor-di collaborazione accor-digitale tra i Comuni. Inoltre, si registra il progressivo ampliamento della pubblicità degli atti e delle sedute degli organi collegiali, la re-visione dei siti web, la maggiore interattività dei ser-vizi online e la messa a disposizione in rete all’utenza degli stessi attraverso hot spot WI-FI pubblici gratuiti. Il rapporto affronta infine il tema della diffusione delle nuove tecnologie nelle scuole, a partire dalle grandi iniziative avviate da diversi anni in Piemonte per l’infrastrutturazione di rete fino al recente ban-do per la Scuola Digitale, a seguito dell’accorban-do firmato nel settembre 2012 con il Ministero dell’Istru-zione e della ricerca. In particolare si sofferma sui

risultati dell’azione “Cl@ssi 2.0” e del progetto “Un Computer per ogni studente”. Con l’azione “Cl@ ssi 2.0” il progetto nazionale “Scuola digitale” si propone di far sperimentare ai docenti delle classi partecipanti idee innovative che, con l’uso delle nuove tecnologie, riprogettino gli ambienti di ap-prendimento delle scuole. L’iniziativa ha riguardato inizialmente 156 classi di scuole secondarie inferiori a livello nazionale. In Piemonte il progetto è partito con 12 classi di scuola secondaria di primo grado a cui si sono aggiunte, nella seconda fase, otto classi di scuola primaria e otto di scuola secondaria di secondo grado. Il progetto “Un computer per ogni studente” è partito nel 2008, come iniziativa volon-taria di cinque classi piemontesi. Con il progetto “Scuola digitale in Piemonte” sono state realizzate ulteriori 28 classi piemontesi di one-to-one compu-ting garantendo agli studenti l’utilizzo quotidiano in tutte le materie di studio dei computer in classe e la disponibilità del netbook sia a scuola sia a casa.

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La Relazione IRES per il 2012. Società, economia e territorio

Le ICT nei percorsi di innovazione del sistema regionale

Osservatorio istruzione. Rapporto 2012

L’impatto della crisi economica sulle performance delle imprese manifatturiere Innovazione istituzionale

nei comuni cuneesi L’effetto distributivo

dei benefici in-kind Tempi e processi di realizzazione delle

opere pubbliche: gli interventi di difesa

del suolo Programmazione: la recente esperienza di cinque Regioni a Statuto ordinario Politiche pubbliche di investimento nelle infrastrutture di trasporto Politiche di sviluppo locale La filiera agroalimentare corta Strade sicure in Piemonte La finanza territoriale in Italia. Rapporto 2012 Convegni, seminari, dibattiti Pubblicazioni

Osservatorio istruzione. Rapporto 2012

Carla Nanni

Il rapporto 2012, che l’IrES Piemonte realizza per conto della regione Piemonte, è dedicato al sistema dell’istruzione in Piemonte nell’anno 2011/2012. Forniamo una brevissima sintesi dei principali dati rinviando per maggiori informazioni al sito dell’os-servatorio.

Allievi ancora in crescita

Il sistema scolastico piemontese, in aumento ininterrotto dal 1999, si avvicina alle 591.000 unità (+0,6%). Se si aggiungono i 13.200 allievi impegnati dei percorsi di istru-zione e formaistru-zione professionale regionale (IeFP) nelle agenzie formative, il sistema nel complesso supera i 604.000 iscritti.

Sempre più stranieri nelle scuole piemontesi

Gli allievi con cittadinanza straniera sono oltre 72.800 (12,2% del totale iscritti), più 2.200 adolescenti che frequentano i percorsi IeFP nelle agenzie formative.

nel decennio il notevole aumento di allievi stranieri ha avuto un ruolo fondamentale nel determinare quello della popolazione scolastica in tutti i livelli di scuola. nel 2011 si conta 1 allievo straniero ogni 7 italiani, nel 2000 era 1 ogni 33. Si conferma negli ultimi anni un rallentamento dell’apporto, pur sempre notevole, degli allievi stranieri, come si osserva anche nelle altre regioni italiane in cui il fenomeno migratorio è rilevante.

Avanzano le seconde generazioni: la maggior stabilità delle famiglie migranti nel tessuto sociale ha contribuito ad aumentare il numero di iscritti stranieri di seconda generazione, ovvero nati in Italia, in particolar modo nel livello prescolare e nella primaria.

La maggior parte dei giovani è iscritto in percorsi tecnico

professionali

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iscrit-I n F o r M A iscrit-I r E S , A n n o x x iscrit-I V , n . 4 4 , G iscrit-I U G n o 2 0 1 3

20

ti complessivi ha seguito le lezioni negli istituti tecni-ci, il 19% negli istituti professionali e il 7% nei percorsi di istruzione e formazione professionale (IeFP) nelle agenzie formative.

Gli allievi degli indirizzi liceali (scientifico, classico, lin-guistico, licei magistrali e artistici) costituiscono, inve-ce, il 43% del totale studenti piemontesi.

Le iscrizioni nelle prime classi forniscono un indizio sull’andamento delle scelte degli allievi dopo la ri-strutturazione dei corsi della scuola superiore ope-rata dalla recente riforma Gelmini. nel 2011/2012 in prima, in ordine di grandezza, si contano 19.000 studenti nei percorsi liceali, 13.000 negli istituti tecnici e 8.000 negli istituti professionali. Si osserva come gli iscritti nelle prime classi negli istituti tecnici cresca-no più di quelli dei licei (5,4%, contro il 2,7%). Anche per il 2012/2013 (dati ancora provvisori) si conferma l’incremento negli istituti tecnici (+1% iscritti in prima) mentre i licei, all’opposto, registrano un saldo nega-tivo (-2,6%). Le scelte dei ragazzi e delle loro fami-glie, dunque, sembrano fornire un segnale in contro-tendenza rispetto alla progressiva liceizzazione che aveva caratterizzato le scuole superiori del Piemon-te negli anni precedenti.

Anche gli istituti professionali hanno

avviato i percorsi di istruzione

e formazione professionale (IeFP)

a titolarità regionale

I ragazzi in uscita dal primo ciclo possono prosegui-re gli studi e ottemperaprosegui-re all’obbligo di istruzione e formativo non solo nei percorsi scolastici ma anche nei percorsi IeFP regionali, inclusi a pieno titolo nel secondo ciclo dalla riforma Gelmini.

I percorsi IeFP sono realizzati dalle agenzie formative (centri di formazione professionale) e dal 2011/2012, anche dagli istituti professionali di Stato, in regime di sussidiarietà integrativa.

Quanti sono gli allievi nei percorsi IeFP in Piemonte? • nelle agenzie formative nel complesso si contano più di 13.000 allievi. Per quanto riguarda le quali-fiche, accanto ai percorsi di durata triennale, le agenzie offrono percorsi che favoriscono il rientro in formazione dei giovani con insuccessi scolastici pregressi e a rischio di dispersione. Si tratta di corsi con crediti in accesso (maturati a scuola o in al-tre esperienze formative) nei quali il ragazzo viene inserito direttamente al secondo o al terzo anno

Fonte: rilevazione scolastica della regione Piemonte, SISForM osservatorio sul sistema formativo piemontese VE, 2011/12

Fig. 1 Iscritti nel secondo ciclo per tipo di scuola e percorsi di qualifica IeFP nelle agenzie formative

Istituti tecnici 31%

Licei 43% Istituti professionali 19%

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di qualifica (circa il 33% degli iscritti in percorsi IeFP).

• Dal 2011/2012 inoltre l’offerta formativa IeFP si è arricchita del percorso di diploma (annualità post qualifica) scelto da 263 ragazzi.

• negli istituti professionali, primo anno di avvio dei percorsi IeFP, si contano oltre 6.000 allievi (oltre i tre quarti di tutti gli iscritti in prima in questo tipo di scuola). nella scuola è l’area del Turismo a registrare la maggior parte degli iscritti (48%), grazie alla

ca-pacità attrattiva dell’istituto professionale settore servizi enogastronomia e ospitalità alberghiera. Diversamente, nelle agenzie formative è l’area meccanica, impianti e costruzioni a raccogliere più allievi al primo anno (40,1%). Un’ultima osser-vazione: l’area servizi alla persona, costituita dai percorsi di operatore del benessere (che prepara alla professione di estetista, acconciatore) – ine-sistente nell’offerta scolastica – risulta avere inve-ce un notevole appeal (17,7% degli iscritti) nelle agenzie formative.

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La Relazione IRES per il 2012. Società, economia e territorio

Le ICT nei percorsi di innovazione del sistema regionale Osservatorio istruzione.

Rapporto 2012

L’impatto della crisi economica sulle performance delle imprese manifatturiere

Innovazione istituzionale nei comuni cuneesi L’effetto distributivo

dei benefici in-kind Tempi e processi di realizzazione delle

opere pubbliche: gli interventi di difesa

del suolo Programmazione: la recente esperienza di cinque Regioni a Statuto ordinario Politiche pubbliche di investimento nelle infrastrutture di trasporto Politiche di sviluppo locale La filiera agroalimentare corta Strade sicure in Piemonte La finanza territoriale in Italia. Rapporto 2012 Convegni, seminari, dibattiti Pubblicazioni I n F o r M A I r E S , A n n o x x I V , n . 4 4 , P P . 2 2 - 2 7

L’impatto della crisi economica sulle performance

delle imprese manifatturiere

Vittorio Ferrero, Simone Landini

In questo lavoro si sintetizzano i risultati di un’analisi effettuata sui bilanci delle società di capitale presenti nella base dati Aida Bureau Van Dijk a metà novembre dell’an-no 2012 e riferiti al 2011. Sodell’an-no state selezionate le imprese che presentadell’an-no il proprio bilancio continuativamente nel periodo 2007-2011, in modo da seguirne l’evoluzione lungo la fase di crisi tuttora in corso. L’analisi è stata condotta prevalentemente at-traverso la predisposizione di bilanci cumulativi: bilanci somma, aggregando gruppi di imprese secondo specifiche caratteristiche come se si trattasse di un’unica impre-sa. Questi sono stati dettagliati per classe dimensionale e per settore relativamente all’industria manifatturiera.

nell’intero periodo 2007-2011 il fatturato del campione diminuisce in Piemonte del 2,4%, in presenza di un deflatore dei prezzi (del valore aggiunto) stimato dall’ISTAT in crescita del 5,2%: nel 2011, dunque, il livello di attività si collocava ancora ampiamen-te al di sotto dei valori precedenti la crisi. La dinamica nel periodo vede un crollo del

Fig. 1 Dinamica del fatturato in Piemonte e nelle circoscrizioni (indice 2007 = 100)*

Piemonte Settentrione Centro Meridione e isole * Settentrione calcolato al netto del Piemonte.

(25)

fatturato nel 2009 recuperato solo in parte nei due anni successivi: il 2011 ha peraltro segnato un’evo-luzione positiva, spinta soprattutto dalla domanda estera .

L’andamento del fatturato delle imprese piemontesi appare meno favorevole rispetto a quello degli altri contesti territoriali di confronto: tale minor dinami-smo piemontese si deve a una performance peg-giore sia alla vigilia della crisi (2008) sia nella fase acuta (2009): negli anni successivi, di ripresa, il Pie-monte si allinea alle altre aree (più dinamiche) nel contesto nazionale.

L’andamento dei costi

di produzione

Alla flessione del valore della produzione, dovuta alla repentina caduta della domanda, le imprese hanno risposto con una altrettanto forte riduzione dei costi: l’adeguamento è stato possibile in misu-ra superiore per gli acquisti di materie prime e se-milavorati, e meno per i servizi. I costi del personale hanno rappresentato la componente più rigida dei costi, nonostante l’ampio utilizzo degli ammortizza-tori sociali.

Fonte: elaborazioni IrES su dati fonte Camerale

Fig. 2 Valore della produzione e costi di produzione in Piemonte (Milioni di Euro)

(26)

I n F o r M A I r E S , A n n o x x I V , n . 4 4 , G I U G n o 2 0 1 3

24

La produttività del lavoro (rapporto fra il valore ag-giunto e il costo del lavoro) segna un marcato peg-gioramento nel corso della recessione, ma rivela un recupero negli ultimi due anni (meno intenso nel 2011): l’indicatore rimane ben al di sotto dei valori pre-crisi. Si osserva una dinamica simile ma ancor più accen-tuata in negativo per quanto riguarda la produttivi-tà del capitale (rapporto fra il fatturato e le immobi-lizzazioni materiali e immateriali al netto dei rispettivi ammortamenti) sia per la maggior rigidità che con-traddistingue lo stock di capitale immobilizzato, sia perché questa voce di bilancio è stata influenzata nel periodo dall’intervento di provvedimenti di rivalutazio-ne dell’attivo (rivalutazio-nel 2009), che hanno influito sul valore iscritto a bilancio delle immobilizzazioni tecniche. Il capitale circolante lordo in rapporto al fatturato, che rappresenta un indicatore di efficienza, eviden-zia nel 2011 un miglioramento (l’indice diminuisce) riportandosi verso valori pre-crisi, dopo essere cre-sciuto in misura rilevante nel periodo di crisi più ac-centuata. Dopo aver sofferto di un appesantimento della gestione operativa del capitale circolante in una fase di crollo del fatturato che ha visto un au-mento significativo dell’indicatore in questione, le imprese sembrano essere riuscite, anche grazie a una parziale ripresa del fatturato stesso, ad adegua-re i livelli di capitale di funzionamento rispetto alla ridotta attività. Il miglioramento evidenziatosi in que-sto indicatore nel 2010 si è confermato nel 2011. Il valore delle scorte (che rappresentano una com-ponente importante del capitale circolante) in rap-porto al fatturato, dopo essersi innalzato considere-volmente in presenza di un crollo della domanda, ha subito un progressivo adeguamento. nel 2011 però si mantiene su valori più elevati rispetto all’inizio del periodo considerato, a sottolineare il permanere della debolezza e dell’incertezza della domanda.

Per quanto riguarda la liquidità, il quick ratio, il mi-glioramento riscontrato dal 2009 trova un’interruzio-ne un’interruzio-nel 2011. Tuttavia il campioun’interruzio-ne piemontese pre-senta una situazione migliore rispetto a quella delle altre aree di confronto.

La situazione finanziaria

I debiti finanziari sono diminuiti nel 2009 ma hanno ri-preso a crescere in misura consistente negli anni suc-cessivi. Da questo punto di vista il Piemonte presenta alcune peculiarità, dal momento che mentre in tutti gli altri contesti territoriali esaminati alla fine del pe-riodo di riferimento l’ammontare di debiti finanziari era divenuto significativamente superiore ai livelli pre-crisi, nella regione invece si assiste a una dina-mica più lenta, che comporta solo un recupero dei livelli iniziali alla fine periodo. Si tratta di un ulteriore elemento che attesterebbe, per un verso, un mag-gior impatto della crisi in Piemonte e una minor ripre-sa nel biennio 2010-2011; peraltro, il contenimento dei debiti finanziari può essere anche letto come indice di un maggior rafforzamento della struttura finanziaria dell’impresa.

(27)

Si può allora osservare dalla dinamica di tali indici che questo fenomeno di ricomposizione del debito (deleveraging) è stato più intenso in Piemonte rispet-to agli altri contesti terririspet-toriali di confronrispet-to.

Inoltre va segnalato come, in Piemonte, l’indice si ri-veli strutturalmente inferiore agli altri contesti di con-fronto, a sottolineare una maggior robustezza finan-ziaria delle imprese della regione.

La crisi con tutta evidenza ha comportato per un verso una minor domanda di risorse finanziarie per via del forte caduta del fatturato delle imprese e degli investimenti (il recupero successivo al 2009 ha determinato solo un incremento limitato degli inve-stimenti). D’altra parte l’allungamento dei tempi di pagamento ha comportato una maggior domanda di credito per il finanziamento della gestione corren-te, a parità di livello di attività dell’impresa. L’effetto combinato di riduzione di domanda e offerta di fi-nanziamento ha lasciato i debiti verso le banche so-stanzialmente stabili come quota sul totale dei debiti (attorno al 30%) durante tutto il periodo considerato. Le imprese hanno reagito accrescendo il capitale proprio adeguandosi ai criteri più stringenti delle re-gole di Basilea. Una tendenza che è proseguita an-che nel 2011.

La redditività

Per quanto riguarda la redditività, il roI (risultato operativo/attivo non finanziario in %) denota un net-to peggioramennet-to rispetnet-to a inizio periodo, sebbene si assista a un leggero recupero nel corso del 2011. disaggregando l’indicatore nelle due componenti che lo determinano (il roS, redditività delle vendite, e il roT, indice di rotazione del capitale investito) si può osservare come il miglioramento osservato sia

da attribuire a entrambe le componenti; nel 2011 il lieve miglioramento del roI è dovuto prevalente-mente a una maggior rotazione del capitale investi-to, grazie alla ripresa dell’attività.

Il roE esprime la redditività del capitale proprio, te-nuto conto della redditività risultante non solo dalla gestione caratteristica, ma anche da quella stra-ordinaria, finanziaria e tiene conto dell’imposizione fiscale. Esso denota una forte riduzione rispetto ai li-velli del 2007, pur migliorando nel biennio di ripresa 2010-2011, rispetto al crollo del 2009 che presenta in media un valore negativo.

Il costo complessivo del debito, dato dal rapporto fra gli oneri finanziari e l’insieme dei debiti dell’impre-sa, riflette un andamento in discesa nel corso della crisi

Confrontando il roI con l’andamento del costo del denaro si osserva come la redditività degli investi-menti sia mediamente sempre rimasta superiore a quest’ultimo, ma anche come nel corso del tempo la differenza fra due grandezze si sia assottigliata: il tasso di rendimento sulle attività industriali è quindi rimasto maggiore del costo di reperimento delle ri-sorse impiegate nella struttura operativa.

Analisi per dimensione d’impresa

e per settore

(28)

Settentrio-I n F o r M A Settentrio-I r E S , A n n o x x Settentrio-I V , n . 4 4 , G Settentrio-I U G n o 2 0 1 3

26

ne. Indica una situazione di sofferenza, non così evi-dente negli altri contesti, per il segmento della im-presa di medio-grandi dimensioni, che costituisce un tassello estremamente rilevante per la competitività del sistema regionale. Le difficoltà relative delle im-prese maggiori sono evidenti anche per quanto at-tiene alla redditività.

La dinamica del fatturato indica una contrazione di oltre il 7% nel periodo 2007-2011 per le microimprese, mentre il dato migliora per le piccole e, soprattutto per le medie. Le medio-grandi fanno invece rilevare una contrazione prossima al 10%, non riscontrabile negli altri contesti territoriali di confronto.

La variazione del costo del personale riflette una di-namica espansiva in tutte le classi dimensionali, ma appare evidente nella realtà regionale l’elevato im-piego degli ammortizzatori sociali e/o la diminuzione dell’occupazione, in particolar modo nelle imprese di maggiore dimensione.

L’indice di dipendenza finanziaria evidenzia una minor capacità di finanziamento attraverso fon-ti proprie nel caso delle micro imprese, anche se le differenze osservate per questo indicatore fra le diverse classi dimensionali sono piuttosto limitate. A conferma vi è evidenza di una crescita del patrimo-nio netto più sostenuta al crescere della dimensione aziendale.

non si registra nessuna variazione in base alla classe dimensionale per l’indicatore di liquidità.

La redditività peggiora per tutte le classi dimensio-nali nel periodo, ma soprattutto per le imprese minori e le più grandi. I risultati riferiti a quest’ultimo gruppo sono particolarmente sfavorevoli, sia nel livello che nella dinamica.

Gli andamenti dei diversi settori risultano molto ete-rogenei: per quanto riguarda il fatturato si distinguo-no per dinamicità (nel confronto fra il 2007 e il 2011)

il settore alimentare e delle bevande, le altre mani-fatturiere, la farmaceutica, la chimica, le apparec-chiature per uso domestico. Si tratta di settori che, ad eccezione dell’alimentare e delle bevande, non hanno un peso rilevante nell’economia regionale. Dinamiche poco soddisfacenti si sono rilevate per settori tipici della specializzazione regionale, che de-tengono quote significative sull’occupazione mani-fatturiera. È il caso dei comparti del sistema moda, che nel 2011 si attestano all’incirca sugli stessi livel-li del 2007, mentre una parte delle specialivel-lizzazioni meccaniche – i prodotti in metallo – e la metallurgia, vedono un arretramento a fine periodo rispetto ai livelli iniziali. Sono soprattutto i settori relativi ai sistemi per produrre e il comparto auto, entrambi con rile-vante peso nell’economia regionale a denotare un quadro di arretramento grave. Un andamento mar-catamente sfavorevole denunciano anche i settori dei minerali non metalliferi e del legno, entrambi col-legati alla crisi del comparto edile.

Appare inoltre evidente la contrazione rilevata nel comparto della stampa ed editoria, al quale si asso-cia un andamento stazionario per il cartario.

Conclusioni

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dell’attività manifatturiera, ma ha portato al migliora-mento di taluni indicatori economico-finanziari delle imprese che hanno resistito alla crisi. Invece la con-trazione della redditività sottopone i bilanci a possibili stress soprattutto in una situazione di persistente de-bolezza dell’attività, quale quella che si è prefigurata

nel 2012, che non pare ancora essere superata. In Piemonte, in particolare, la crisi sembra aver lasciato più acute difficoltà fra le imprese minori ma anche fra le medio-grandi, che costituiscono elementi im-portanti dell’ossatura industriale della regione e per le sue prospettive di ripresa.

(30)

28

La Relazione IRES per il 2012. Società, economia e territorio

Le ICT nei percorsi di innovazione del sistema regionale Osservatorio istruzione.

Rapporto 2012 L’impatto della crisi

economica sulle performance delle imprese manifatturiere

Innovazione istituzionale nei comuni cuneesi

L’effetto distributivo dei benefici in-kind

Tempi e processi di realizzazione delle

opere pubbliche: gli interventi di difesa

del suolo Programmazione: la recente esperienza di cinque Regioni a Statuto ordinario Politiche pubbliche di investimento nelle infrastrutture di trasporto Politiche di sviluppo locale La filiera agroalimentare corta Strade sicure in Piemonte La finanza territoriale in Italia. Rapporto 2012 Convegni, seminari, dibattiti Pubblicazioni I n F o r M A I r E S , A n n o x x I V , n . 4 4 , P P . 2 8 - 3 1

Innovazione istituzionale nei comuni cuneesi

Renato Cogno

Il presente studio esplora il tema dell’innovazione istituzionale relativa alle modalità di funzionamento e di organizzazione delle amministrazioni pubbliche e in particolare dei comuni che rivestono e rivestiranno sempre di più in futuro un ruolo strategico per lo sviluppo locale. L’innovazione istituzionale interessa diversi ambiti: le modalità gestionali-organizzative, le attività e i servizi erogati, la comunicazione pubblica e il rapporto con i cittadini, i meccanismi per definire strategie e politiche locali. Emerge un’accezione ampia in cui l’innovazione non è necessariamente qualcosa di nuovo e originale, ma comprende l’adozione di soluzioni già sperimentate da altre istituzioni e dove conta il saper apportare un cambiamento significativo per l’organizzazione e/o per una policy. In particolare sono importanti i processi concreti sviluppati negli enti pubblici, fatti di sperimentazione, verifica dei risultati, miglioramento delle perfor-mance conseguite, adattamento e messa a regime di nuove soluzioni.

L’indagine che è stata svolta dall’IrES, dietro suggerimento e finanziamento della Fondazione Cassa di risparmio di Cuneo, si propone di offrire uno strumento di ap-profondimento e confronto sul concetto di innovazione negli enti locali, a partire da un’analisi delle pratiche innovative messe in atto negli ultimi anni dalle sette “cit-tà sorelle” della provincia di Cuneo (Alba, Bra, Cuneo, Fossano, Mondovì, Saluzzo, Savigliano) che, per dimensioni e caratteristiche, rappresentano un punto di osser-vazione privilegiato sulla realtà dell’intera regione. Il presupposto del lavoro è che l’innovazione debba essere considerata la strada virtuosa, nell’attuale situazione di transizione istituzionale contrassegnata da crescenti vincoli di spesa e di gestione, per fronteggiare il periodo di crisi senza venire meno alle competenze degli enti. Il meto-do di ricerca scelto si basa sulla percezione soggettiva da parte dei sindaci e di tutti i dirigenti e i responsabili dei servizi comunali.

Tra le innovazioni citate, quelle più diffuse rientrano nelle attività trasversali. L’innova-zione organizzativa dei servizi di amministraL’innova-zione generale è comune a tutti i comuni esaminati. I vincoli sul personale hanno condotto a diverse azioni di riassetto delle strutture organizzative e di flessibilità di impiego del personale. Gli acquisti centralizza-ti con asta elettronica si sono diffusi. Sempre la normacentralizza-tiva ha spinto verso l’impiego di tecnologie digitali nelle procedure amministrative e ha portato tutti gli enti ad avvia-re percorsi di progavvia-ressiva de-materializzazione dei flussi documentali.

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cul-turali, dove l’esigenza è soprattutto quella di mante-nere il livello dei servizi in tempi di risorse declinanti. In molte testimonianze si rileva un impegno a costruire sinergie con alcune attività private per integrare l’of-ferta complessiva (per esempio nei servizi all’infan-zia). Il ricorso al volontariato è diffuso negli enti e per diverse attività e sono presenti anche iniziative per accrescere il coinvolgimento della comunità: dai piani per la sicurezza integrata, ad alcune iniziative di coinvolgimento dei cittadini nella promozione cul-turale e nel sostegno all’associazionismo familiare. nelle attività connesse all’edilizia privata sono state introdotte diverse innovazioni, che beneficiano del-le ICT. I percorsi sono diversi, ma del-le finalità simili: del-le innovazioni mirano alla de-materializzazione delle pratiche edilizie e alla comunicazione online del loro stato di avanzamento (per esempio la pubblicazio-ne onlipubblicazio-ne dei verbali della commissiopubblicazio-ne edilizia), ol-tre alla semplificazione delle procedure amministra-tive, come con il Modello Unico. Anche nei servizi al territorio e nei lavori pubblici si evidenzia un forte impiego di tecnologie digitali. Di rilievo le soluzioni attente al problema energetico negli edifici pubblici e anche alcuni interventi per il trasporto pubblico e per la diffusione del bike sharing .

Considerando l’impatto delle innovazioni censite, le testimonianze evidenziano impatti diversificati: dalla prevalenza dell’attivazione di nuovi servizi (nei cam-pi della cultura e nella viabilità), al miglioramento della comunicazione pubblica (specie nelle attività trasversali a rilevanza esterna) e al contenimento dei costi (specie nelle attività trasversali a rilievo interno). Più in generale, tra gli impatti concreti più positivi si evidenziamo minori costi e minor contenzioso nel-le procedure di acquisto, la riduzione dei consumi energetici, il più semplice accesso ai documenti con la de-materializzazione, il minor carico per gli uffici

grazie alla messa online delle procedure edilizie. È necessario rilevare che le testimonianze citano an-che il conseguimento di nuovi modi di lavorare e l’instaurazione di nuovi rapporti tra amministrazione e cittadini. Peraltro non mancano indicazioni di esi-ti negaesi-tivi o di parziale successo in alcuni intervenesi-ti (una sperimentazione di car sharing; una iniziativa di raccolta fondi per il restauro di spazi pubblici; una raccolta di segnalazioni da parte dei cittadini). non sorprende che le testimonianze riflettano la diversità dei ruoli ricoperti. I sindaci hanno messo in eviden-za la varietà dell’innovazione negli enti, le principa-li finaprincipa-lità perseguite, i condizionamenti cui devono sottostare. I direttori e segretari generali invece han-no posto maggiore attenzione alle attività trasversali dell’ente, alla gestione del personale e del patrimo-nio, al processo di introduzione delle innovazioni e al loro impatto.

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