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LA SELEZIONE E LE PROVE A GRANDE CERCA PINO DELLATORRE

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LA SELEZIONE

E LE PROVE A GRANDE CERCA

PINO DELLATORRE

Come ha già efficacemente sottolineato il Presidente Jean Claude Darrigade nel suo intervento le prove a Grande cerca rappresentano il più alto livello di verifica e lo strumento più probante per una selezione delle qualità specifiche del nostro pointer.

I requisiti da controllare riguardano la gamma di qualità che un qualunque cane utile alla caccia deve possedere: la passione, l’iniziativa, l’intelligenza della cerca, l’istinto di ferma e la potenza olfattiva, la resistenza. Tutte qualità che deve manifestare assieme alle sue peculiarità stilistiche che lo differenziano dalle altre razze, nell’andatura e in tutti gli atteggiamenti che esprimono azione predatoria a contatto col selvatico. A tutte queste si deve aggiungere l’importantissima dote della spontaneità del consenso, tipica delle razze inglesi, necessaria per poter essere utilizzate nel lavoro in coppia.

L’obiettivo della prova a Grande cerca, il cui impegno selettivo è rappresentato da un test severo in cui ogni attitudine e qualità sono pretese al massimo livello, è quello di

evidenziare i soggetti di rango portatori di un patrimonio di qualità naturali in grado di essere trasmesse alla discendenza attraverso il loro impiego in riproduzione.

Avendo presente questo dichiarato obiettivo, che la rende importantissimo strumento di selezione, tratterò brevemente alcuni aspetti di questa disciplina considerando i fattori che ne permettono lo svolgimento, la sua diffusione nell’ambito della cinofilia sportiva, l’influenza che esercita sui processi riproduttivi, le criticità e le prospettive future.

Sono osservazioni che non hanno la pretesa di essere esaustive, ma vogliono contribuire a focalizzare l’attenzione, per indurre a riflessione tutti noi e chi ha le maggiori

responsabilità in senso organizzativo, allo scopo di mantenerne le precisa finalità, eventualmente introducendo meccanismi di miglioramento.

Questa attenzione è tanto più necessaria se si considera l’influenza che esercitano i riproduttori, che provengono dalla selezione scaturita da queste prove, impiegati in allevamento.

Voglio illustrarvi una analisi di dati che riguarda l’esperienza italiana e che sono oggetto di approfondimento da parte del nostro Club.

I dati si riferiscono agli ultimi anni in cui la riproduzione -riguardo alle nascite- si è attestata intorno ai 3000 soggetti.

Un terzo di questi, circa 1000, sono figli di non più di 50 stalloni, e fra questi 50, i riproduttori che incidono maggiormente, per numero di cuccioli prodotti, derivano in massima parte dalla selezione

della Grande cerca.

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Gli altri 2000 cuccioli prodotti sono frutto di altri 400 stalloni molti dei quali hanno per ascendenti diretti riproduttori valorizzati dalla Grande cerca.

Significa che questa disciplina rappresenta, da un lato, un ottimo mezzo per evidenziare soggetti di alta qualità e, dall’altro, un potente strumento per dar loro visibilità; tutto questo li porta ad essere molto ricercati e molto impiegati per la riproduzione.

Come potete ben considerare l’incidenza non è solo quella diretta sulle nascite dell’anno ma è ben più allargata se si tiene conto anche di quella che seguirà nel tempo con l’impiego in riproduzione di buona parte di questi prodotti.

C’è un’altra osservazione che è possibile fare dall’analisi dei dati e riguarda l’impiego di stalloni che pur non essendo stati verificati, e quindi non valorizzati dalle prove

a Grande cerca, sono adoperati perché si ritiene possano essere portatori di caratteristiche in grado di riprodurre soggetti adatti a questa disciplina.

Questo metodo si pone in antitesi al teorema, peraltro mai scientificamente sicuro, che la Grande cerca rappresenti il mezzo per evidenziare i riproduttori. Saranno i prodotti a dire se la scelta dello stallone ha dato i risultati sperati.

E’ una tendenza, che si sta diffondendo, che è molto legata alla domanda di soggetti finalizzati all’impiego sportivo, e non è priva di rischi e neppure condivisibile, a mio parere, perché diffonde un principio di selezione svincolato dalla verifica preventiva del

riproduttore.

I RIPRODUTTORI

IL POINTER IN CITTADELLA Alessandria 2/3 Maggio 2009

TITAN 58 FIANO DEL VOLTURNO 64 TORNADO DEL VENTO 97

FIANO DEL VOLTURNO 57 RIBOT DELLA NOCE 55 RIBOT DELLA NOCE 95

ANTER 40 TORNADO DEL VENTO 52 FAUNELLO VD POSTSCHWAIGE 61

AIAX 35 RAMON DEL VOLTURNO 46 RONALDO 54

RAMON DEL VOLTURNO 32 BILL 45 CERBERO 40

ZICO DELLA BOSCHINA 30 KIM 45 ARTU' 38 ZIDAN 29 TARTARO DEL VENTO 43 RAMON DEL VOLTURNO 35

ARTU' 27 TITAN 34 TITAN 32

BITTER DI SAN PELLEGRINO 25 BONFANTE'S NADIR 29 TRISTAN 30

CAL 25 SANSONE 29 BILL 29

RIO 25 BREK 27 FIANO DEL VOLTURNO 28

ZICO 25 COBRA 25 OWEST DEL SOLE 28

BILL 24 FAUNELLO VD POSTCHWAIGE 24 ROKI DEL SOLE 28

GAIO 24 DILAN 23 DALY 25

ZODIACO DEL SOLE 24 FAST 22 ANTER 24 ATOM DI SAN PELLEGRINO 23 MORO DELLA RIVAZZA 22 KING VON DER POSTSCHWAIGE 23

BONFANTE'S NADIR 22 TANGO 22 NELSON DELLE MACCHIE 23

BREK 22 ALVIS CIRO 21 ARGO 20

LUXOR DEL VENTO 22 ARGO 21 ASSO 20 RISVEGLIO DEL SOLE 22 AZOR DI CEFALONIA 21 ISLO DEL CANGIA 20 ROBI 22 NICO VON DER POSTSCHWAIGE 21 JAGO 19

FAUNELLO VON DER POSTSCHWAIGE 22 SEMEGHINI NORDAL 21 JOKER DEL BRANDO 19

ALPINENSIS LUC 21 ANTER 20 VARENNE DEL VOLTURNO 19

656 732 807

2007 2006 2005

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Tutto ciò serve comunque a sottolineare, se ve ne fosse bisogno, la grande importanza e influenza che la disciplina della Grande cerca è in grado di esercitare sul patrimonio genetico. Tra i rischi che progressivamente si potranno incontrare, e che in qualche caso già riscontriamo, c’è quello di una accentuata esasperazione di talune attitudini che possono negativamente incidere sull’equilibrio sino a portare, quando ci si rivolga in maniera massiccia all’impiego di pochi riproduttori, ad un impoverimento della variabilità della base genetica.

In una prospettiva di sempre minor impiego venatorio per la nostra razza, che dovrebbe proprio costituire il banco di verifica dei risultati della selezione, e di fronte al maggiore interesse guadagnato dalle prove, come surrogato della caccia e disciplina intesa in senso esclusivamente sportivo, tale rischio non è da sottovalutare.

Vediamo ora il fenomeno della diffusione della Grande cerca. Nonostante le difficoltà che accompagnano un po’ tutta la cinofilia venatoria per le diminuite risorse che incidono anche sulla caccia -ambiente e selvaggina- e per le stesse difficoltà che influenzano anche la nostra vita sociale ed economica, la Grande cerca è disciplina che ha avuto proprio nell’ultimo decennio uno sviluppo straordinario.

Vi sono Paesi che hanno esaurito le condizioni dove poterla organizzare, come l’Italia -ormai da molto tempo- la Svizzera, la Germania e da qualche anno il Belgio, Paesi che hanno segnato un lungo periodo di storia e tradizioni.

La Francia, grazie alla ricchezza dei terreni e ad una radicata cultura di conservazione e protezione della starna, ha mantenuto nel tempo condizioni ancora ben governate e ideali.

Accanto a questi Paesi è stata soprattutto la Spagna a portare una nuova

interessante opportunità grazie alla ricchezza dei suoi terreni e

soprattutto perché ha consentito di allungare il calendario delle prove primaverili. La pernice rossa, pur non essendo un selvatico ideale per il cane da ferma si presta

convenientemente allo scopo durante il periodo degli accoppiamenti e ha garantito, ormai da oltre 15 anni, una serie di prove molto valide e spettacolari. Una nuova frontiera

interessante è venuta anche dalla Grecia, che assieme alla Spagna non solo ha portato risorse di terreni e selvaggina, ma ha contribuito ad estendere l’interesse cinegetico per la nostra razza con una nuova spinta per l’allevamento e la produzione di nuove linfe

genetiche derivate dall’interscambio delle correnti di sangue.

Oggi tuttavia la più grande risorsa per la Grande cerca è rappresentata dai paesi dell’Est, Polonia e soprattutto Serbia, che possiedono ambienti ancora incontaminati che sono serbatoi inesauribili del selvatico di elezione per queste prove che è la preziosissima starna.

• i dati della Francia non sono completi

LA DIFFUSIONE

NUMERO DELLE PROVE

IL POINTER IN CITTADELLA Alessandria 2/3 Maggio 2009

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L’importanza di questi Paesi e delle loro risorse è addirittura fondamentale per quanto riguarda tutto il processo di prima selezione delle attitudini dei soggetti da avviare ai concorsi di Grande cerca, del successivo affinamento e della complessa preparazione necessaria per poterli presentare ai concorsi.

La diffusione, di cui facevo cenno e che ha avuto come elemento di grande importanza l’introduzione del professionismo, si è tradotta in un aumento veramente rilevante del numero di prove che si svolgono annualmente con un calendario molto fitto perché prevede una serie di tappe nelle prove primaverili, su coppie, e alcune dense sessioni di prove in autunno, su branchi.

Questa molteplicità di occasioni concorre a creare condizioni di test differenti e complementari ed è questo un punto

su cui è interessante soffermarsi.

La ridondanza dei calendari e le grandi distanze tra i paesi interessati ad organizzare le prove primaverili rischia di creare una frammentazione del circuito riducendo il fattore di internazionalità che queste prove devono, a mio parere, mantenere.

Il valore scaturito dalla selezione non può prescindere da un confronto tra i prodotti e le scuole di tutti i Paesi né devono essere evitate le condizioni di maggiori difficoltà che sono, alla fine, quelle che consentono la selezione più probante.

Sotto questo aspetto è davvero auspicabile, ed anche urgente,

che i Club di ogni Paese raggiungano una intesa sui calendari. Il non riuscirci rischia di portare la Grande cerca verso una involuzione, non solo riguardo alla partecipazione ma anche sotto il profilo della difformità dei risultati che ne conseguono. Vorrei anche aggiungere, oltre all’auspicio che la Grande cerca mantenga il suo spirito di internazionalità, che la complementarietà delle condizioni dove realizzarla non deve trascurare la prove autunnali e invernali che sono l’espressione massima e più vicina alla caccia che questa disciplina può offrire.

Qualifiche rilasciate 2007

Razza Soggetti CACIT RIS CACIT CAC RIS CAC ECC MB B CQN TOTALI PT 129 30 22 28 37 244 39 14 414

ST. I 123 33 25 21 49 272 78 22 500

ST.G 2 2 1 3

254 63 47 49 86 518 118 36 917

Qualifiche rilasciate 2008

Razza Soggetti CACIT RIS CACIT CAC RIS CAC ECC MB B CQN TOTALI PT 132 19 27 28 49 284 62 20 489

ST. I 128 38 23 34 62 284 56 3 500

ST. G 1 1 1

261 57 50 62 112 568 118 23 990

• i dati della Francia non sono completi

IL POINTER IN CITTADELLA Alessandria 2/3 Maggio 2009 LA DIFFUSIONE

NUMERO DELLE QUALIFICHE

I TEATRI DELLA GRANDE CERCA

IL POINTER IN CITTADELLA Alessandria 2/3 Maggio 2009 ANDALUSIA

GRECIA SERBIA FRANCIA POLONIA

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Anche il numero dei soggetti presentati è stato sino ad ora in costante aumento. Nelle sessioni di prove in cui vi è la più estesa partecipazione internazionale il numero dei soggetti iscritti ad un concorso per inglesi supera spesso i duecento, e i pointer rappresentano poco meno della metà.

E’ un fatto sicuramente positivo ma complesso da gestire che per certi aspetti presenta anche qualche criticità.

La prima è quella legata alla gestione dei concorsi. Garantire ad un numero così rilevante di partecipanti condizioni eguali di terreni e presenza sicura di selvaggina è sempre più difficile, ad eccezione di qualche fortunata realtà come la Serbia.

Poi c’è il fattore della frammentazione delle prove in batterie sempre più numerose che comporta il supplemento dei barrage. E’ questa una necessità pratica che però da un punto di vista strettamente tecnico non garantisce appieno il rispetto dei valori espressi sul campo. Nato per un raffronto a due da dirimersi privilegiando il miglior stile, oggi con l’aumentato numero dei contendenti -siamo arrivati a sei- rende molto più problematico il criterio di giudizio soprattutto in assenza di regole di applicazioni condivise.

E’ un problema a cui si deve mettere mano.

Queste situazioni di affollamento nei concorsi forse possono anche suggerire

l’introduzione di qualche modifica ai regolamenti riguardo alla partecipazione. Trovo

interessante i graduali step di partecipazione previsti dal regolamento inglese, a partire dai soggetti che ancora non hanno ottenuto qualifiche sino ad arrivare ad un confronto di massimo livello tra campioni.

C’è un altro punto di criticità su cui vorrei soffermarmi e riguarda proprio l’immagine che la Grande cerca produce verso la gran massa degli appassionati che gravitano nel

microcosmo della cinofilia e della caccia.

Rispetto al passato la Grande cerca rappresenta una grande attrattiva per chi si avvicina al suo mondo, ma l’alta specializzazione e professionalità a cui è arrivata, la pone in una nicchia di fruitori piuttosto lontana dalla gran massa degli utilizzatori del pointer.

Mi rifaccio soprattutto all’esperienza italiana, dove da molto tempo non vengono più svolte le prove a Grande cerca, e ciò nonostante è il Paese che dispone del più rilevante numero di soggetti presentati in questi concorsi, di un alto livello di professionalità e di diversi appassionati proprietari che sostengono gli onerosi costi connessi.

Un primo aspetto critico, che certamente interessa la nostra esperienza italiana ma che credo non sia del tutto estraneo anche in altri paesi, è rappresentato dal distacco tra la realtà di una Grande cerca vissuta da pochi protagonisti e frequentata da poche persone che la possono seguire in qualcuna delle sue tappe e la stragrande maggioranza degli appassionati che invece la conosce virtualmente.

Le conseguenze sono diverse: da un lato chi ne è più coinvolto (allevatori, proprietari, professionisti) tende a considerarla come l’unico oggetto di interesse e a svolgere una selezione in grado di autoalimentarla, chi non la conosce o non riesce ad apprezzarla tende a non riconoscerne i valori e si indirizza verso riproduttori meno qualificati ed anche meno onerosi. Aspetto ancor più inquietante, il cacciatore in qualche caso ne diffida non avendo sempre trovato riscontri positivi, rispetto alle qualità venatorie aspettate, dalla discendenza di soggetti che praticano la Grande cerca.

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Ci sono dei punti su cui dobbiamo soffermarci a riflettere.

La Grande cerca sta evolvendo verso un interesse meramente sportivo, fondato soprattutto sull’agonismo e la competizione, svincolato dalle sue finalità

zootecniche?

Al di là delle intenzioni, la selezione derivante dalla Grande cerca risponde davvero allo scopo di selezionare i soggetti portatori delle più sincere qualità naturali?

La risposta non può che trovarsi all’interno dei meccanismi del sistema e dei suoi elementi portanti.

Sono quattro le figure di spicco che lo muovono: l’allevatore-proprietario, il Dresseur professionista, il Giudice.

Impegno dell’allevatore è quello di favorire attraverso le scelte

dei riproduttori il consolidamento e il perfezionamento delle qualità morfo-funzionali della razza

perseguendo obiettivi di omogeneità nella sua linea di sangue.

Sappiamo quanto sia difficile ed è perciò grandemente meritorio il suo progetto, o piano di allevamento, quando incontra il gradimento

degli utilizzatori.

Poiché oggi la domanda più interessante proviene dal settore delle prove piuttosto che dalla caccia l’allevatore è per conseguenza portato a produrre una offerta in grado di soddisfare tale esigenza. Non è affatto un male ma è comunque il segno della tendenza verso cui è maggiormente orientata la selezione.

Il proprietario, rispetto alla Grande cerca, è addirittura elemento fondamentale; senza il proprietario-mecenate oggi non sarebbero sostenibili i costi, né l’attività che porta alla professione, né sarebbero possibili i numeri importanti su cui poter effettuare la selezione.

Sono purtroppo pochi i proprietari che possono permettersi di seguire personalmente l’evoluzione dei risultati di carriera dei propri pointer. Il loro apporto, ripeto fondamentale, è certamente dovuto alla passione della caccia trasportata e trasformata in passione

sportiva. Anche la competitività non è un male quando è legata alla piena consapevolezza degli obiettivi in gioco che restano quelli di una severa, e perciò dura, selezione.

Diventa, tuttavia, esasperazione agonistica improduttiva e anche dannosa quando non si sappia riconoscerli.

Il terzo pilastro del sistema è rappresentato dal professionista dresseur.

Non v’è dubbio che oggi è il professionista colui che dedica il maggior tempo e attenzione ai prodotti della selezione; a lui vengono affidati i giovani puledri e il suo compito è quello di valorizzarne al meglio il talento (sempre in funzione della ricerca di nuovi riproduttori) così come sua è la responsabilità di denunciarne i limiti e le carenze.

Allevatore

Giudice Dresseur

Proprietario IL VOLANO DELLA GRANDE CERCA

IL POINTER IN CITTADELLA Alessandria 2/3 Maggio 2009

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Un franco e lineare rapporto tra professionista, proprietario e allevatore sarà necessario per riconoscere coerentemente l’impegno e il lavoro di ciascuno e orientarlo soprattutto nell’operare le prime selezioni di attitudine sulla spontaneità delle qualità riscontrate nei giovani allievi.

Tra queste sono senza dubbio la venaticità e l’intelligenza le prime doti da ricercare perché garantiranno al nostro pointer un impiego comunque utile, quand’anche non venissero raggiunti i requisiti della nota di Grande cerca. Tanto spesso, invece, si compie un percorso inverso relegando all’ultimo posto di interesse queste doti primarie.

E’ naturale che il professionista, come ogni buon maestro, cerchi di trarre il miglior profitto dal suo insegnamento. Saper sviluppare doti latenti, ma innate, è un merito

dell’addestratore, prenderne consapevolezza e saperle manifestarle poi autonomamente è un gran pregio per l’allievo. Questo significa educare l’intelligenza e il talento.

L’aspetto competitivo della disciplina porta invece ad intervenire su quelle attitudini condizionabili con l’addestramento; il rischio, nel nostro caso, è quello di non poter riconoscere, poi, ciò che è frutto di scuola e ciò che è genuino istinto.

Addestramento ossessivo e strumentale porta al mascheramento dei difetti e delle carenze, quello coercitivo allo snaturamento delle qualità istintive e spontanee e talvolta alla involuzione del talento.

Da un punto di vista riproduttivo fa differenza sapere quanto è vero e quanto artificioso.

Le esasperazioni, che riguardano la sfera temperamentale, le esagerazioni di una cerca comandata mortificando le spontanee iniziative, il continuo sostegno e incitamento ad un lavoro che dovrebbe invece essere autonomo sono aspetti che, ad ogni prova, vengono rimarcati. Non sempre penalizzati.

E’ forse ora venuto il momento di farlo. Il Giudice ha questo compito e responsabilità.

Le qualità di un buon giudice non possono prescindere da una completa padronanza della razza e questa si acquisisce solo avendo allevato o posseduto col gusto di approfondire ogni conoscenza su di essa, Né può prescindere da una solida esperienza che si

acquisisce, senza fine, solo con l’impiego; che vuol dire aver addestrato, cacciato, meglio avendo presentato.

Non sono così numerosi i Giudici che uniscono a requisiti di competenza anche una naturale disposizione all’esercizio a cui sono chiamati perché a questo bagaglio indispensabile non deve poi mancare la piena consapevolezza del proprio ruolo.

La Grande cerca ha avuto giganti in ogni epoca, personaggi in grado di dettare, con l’autorevolezza dei propri giudizi, le linee maestre. La nostra epoca è ancora ricca di quel patrimonio di cultura che ci è stato tramandato ma la diffusione straordinaria della Grande cerca ha comportato anche la necessità di una dotazione di giudici numerosa. Pretendere da tutti una uniformità di giudizio appare molto difficile, pretendere da tutti una uniformità di comportamento e di applicazione delle regole fondamentali non solo è possibile ma è necessario.

Tutti i giudici hanno pari dignità nello svolgimento della loro funzione ma è illusorio pensare che siano tutti uguali: li differenzia talvolta l’età, l’esperienza, la sensibilità, il carisma. Quando non si voglia riconoscere la figura di riferimento in grado di offrire il valore della propria esperienza si corre il rischio di scivolare nell’appiattimento e nella confusione.

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Non si raccomanderà mai abbastanza la necessità di una formazione completa, completa nelle conoscenze, progressiva e non affrettata nelle esperienze in grado di dare al giudice la serenità di decidere e l’autorevolezza nel farlo.

La Grande cerca vive un momento di euforia, le razze, il pointer in particolare, rispondono bene alle aspettative di spettacolarità ma io credo che sia necessario guardare con

ragionevole realismo il percorso un po’ frenetico che abbiamo intrapreso, riguardi i nostri cani o la nostra stessa passione.

Non possiamo cercare soluzioni al di fuori di noi stessi, dei nostri ruoli, delle nostre responsabilità per mantenere nei giusti equilibri ciò che ci preme e le sue vere finalità.

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