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È sempre un'emozione

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Academic year: 2022

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Fondata a Pola il 29.07.1945 – Mensile di attualità, storia e cultura giuliano-dalmata – Organo dell’Associazione Italiani di Pola e Istria - Libero Comune di Pola in Esilio Direttore responsabile: Viviana Facchinetti – Redazione: Via Malaspina 1, 34147 Trieste – Cell. (0039) 388 8580593 – redazione.arena@yahoo.it - www.arenadipola.it Quote associative annuali: Italia ed Europa € 35,00, Americhe € 40,00, Australia € 40,00, da versare sul conto corrente postale n. 38407722 intestato a L’Arena di Pola, Via Malaspina 1, 34147 Trieste, o tramite bonifico bancario intestato a Libero Comune di Pola in Esilio, Via Malaspina 1, 34147 Trieste; IBAN dell’UniCredit Agenzia Milano P.le Loreto

IT 51 I 02008 01622 000010056393; codice BIC UNCRITM1222 – Le copie non recapitate vanno restituite al CPO di Trieste per la restituzione al mittente previo pagamento resi L’ARENA DI POLA – Registrata presso il Tribunale di Trieste n. 1.061 del 21.12.2002 Anno LXXVII 3.457 – Mensile n. 9 del 30 SETTEMBRE 2021

TAXE PERÇUE TRIESTE TASSA RISCOSSA ITALY

Iniziativa realizzata

con il contributo del Governo italiano ai sensi della Legge 72/2001 e successive proroghe POSTE ITALIANE SPA

spedizione inabbonamentopostale D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004

n° 46), art. 1, comma 2, DCB Trieste

Buon lavoro a tutti noi

64° Incontro

... in questo numero

La nostra storia e settembre

PAGINA 2

Istroveneto riconosciuto come patrimonio

PAGINA 3

64.mo incontro dei Polesani

PAGINE 6-7

La Bancarella edizione 2021

PAGINA 12

È sempre

un'emozione

C

ari Soci AIPI-LCPE ODV e lettori de “L’Arena di Pola”

La tradizione vuole che, nell'ambito del Consiglio di Amministrazione del no- stro sodalizio, il passaggio di consegna ed incarico dal Presidente uscente al Presidente entrante avvenga con la consegna e lo squillo di una “campanel- la”: metaforicamente questo suono è avvenuto la sera del 19/09/2021, con il saluto di Tito Sidari ed il benvenuto a me, Graziella Cazzaniga Palermo, nuova Presidente in carica per il prossimi quattro anni.

Mi conoscete in tanti, sono con voi dal lontano 2003 ed ho prestato la mia costante collaborazione in campo amministrativo e organizzati- vo a quattro Presidenti precedenti, Silvio Mazzaroli, Argeo Benco, Tullio Canevari ed infine Tito Sidari, che non solo mi ha passato il te- stimone, ma sarà ancora guida e supporto per tutte le carenze nelle quali potrei incorrere: la sua esperienza di conduzione potrà consigli- armi al meglio. Da loro ho imparato molto e spero che il bagaglio, che ho accumulato, mi possa far muovere sempre in sintonia con le ne- cessità dell’Associazione, unitamente a convinzioni e desideri dei Soci tutti.

Non sono nata in “Istria” ma in Lombardia, da una famiglia di ascen- denza friulana dove, pur senza saperlo, ho assorbito le notizie che venivano commentate in casa, riferite agli Esuli ed alla loro tragedia.

Sono nata nel 1944 e ricordo come, seppur piccola e senza com- prendere in toto la portata di quei racconti, fossi colpita dalle storie che sentivo e dal dispiacere espresso dai nonni per quelle persone in fuga dalle loro abitazioni e dalla terra natia: non sapevo che in un tempo futuro le avrei condivise proprio con un Polesano, Salvatore

Palermo, che ho sposato e che è stato il mio veicolo alla conoscenza ed informazione della drammaticità della diaspora e della complicata storia degli Esuli: con lui ho anche sposato tutti loro e la loro causa irrisolta.

L’impegnativo compito che ho assunto - e conscia del complesso lavoro conseguente - sarà portato avanti come “squadra” non solo con i membri eletti nel Consiglio, ma anche assieme a quei candidati che, pur non rientrando nella rosa dei primi 13 votati, potranno dare il loro prezioso apporto al miglioramento e al manteni- mento delle tradizioni, della chiarezza e trasparenza, che sino ad ora hanno contraddistinto la nostra Associazione. Il contributo di tutti sa- rà fondamentale e lavorando tutti insieme, nessuno si sentirà onera- to di responsabilità che non potrà sostenere.

Tutti sappiamo che una carica sociale non è solo “Onòre” ma anche un “ònere” da portare avanti per il compimento di un obiettivo. Un obiettivo che resta immutato, ripercorrendo gli intenti di tutti i Presi- denti precedenti, che ogni giorno del loro operato mi hanno insegna- to qualcosa: trasmettere la conoscenza di storia e memoria, coinvol- gendo le nuove generazioni, mantenendo nel contempo lo stesso attaccamento che i nostri nonni e genitori hanno avuto nel cuore per tutta la vita, augurandoci che i nostri figli e i loro figli, i loro discen- denti ed i discendenti dei discendenti ricordino, senza più soffrire, quanto questa “Terra d’Istria” è stata ed è tutt’ora “amata”!

Un saluto affettuoso con l’augurio di poter fare, insieme, tutto il me- glio per la nostra Associazione.

Graziella Cazzaniga Palermo Trieste, 22/09/2021

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L’ARENA DI POLA n. 9 del 30 SETTEMBRE 2021

M

olteplici sono gli eventi settembrini della storia che, nel corso del 900 e in più modi, segnarono l'esistenza delle nostre genti: l'8 settembre con l'armistizio nel 1943, il 12 settembre con la spedizione di Gabriele d'Annunzio a Fiume nel 1919. Per i Polesani la mezzanotte del 15 settembre 1947 divenne il crinale nel- la loro vita: il prima e il dopo, sentenziati dagli accordi del Trattato di Pace firmato sette mesi prima a Parigi, il 10 febbraio. Uno spostamento delle lancette dell'orologio, quasi impercettibile – dalle 23.59 alle 00.000 - dimostrò quanta differenza però potesse fare un minuto, trasfor- mando e definendo una realtà sospesa fino a quell'ora:

segnava l'entrata in vigore ufficiale della cessione di Po- la alla Jugoslavia, con la consegna delle chiavi del forte San Giorgio da parte del colonnello G.M.A. Baltzer a Ivan Motika. Gli ultimi “indispensabili” - i funzionari che avevano affiancato gli alleati nel periodo antecedente il passaggio dei poteri –

avevano preso rapida- mente imbarco dopo le 22, con la protezione di un cordone di truppe scozzesi. La “Pola” mol- lò gli ormeggi alle ore 0,30 del 16 settembre.

Di quel drammatico divi- sorio esistenziale, le im- magini dei piroscafi To- scana e Pola riassumo-

no contorni e contenuti del distacco da Pola, ricordato dall'allora Vescovo di Trieste, mons. Antonio Santin nel suo libro Al Tramonto: “Prima che Pola fosse completa- mente evacuata dai polesani e consegnata agli Iugosla- vi, a tenore del trattato di pace, volli per l'ultima volta visi- tare la città. Era la fine del carnevale. Col piroscafo rag- giunsi Pola. Era una giornata fredda, flagellata dal vento e con il cielo coperto. Scesi a Pola, ove ancora lavorava mio fratello Giacomo, alla Banca d'Italia. Mi fermai due giorni. E solo, lentamente, passai per vie e piazze, visi- tando tutta la città. Fasciato di tristezza, guardavo quelle case in gran parte vuote, quella città che sentivo profon- damente mia, che conoscevo come cosa cara e che era stata il teatro della mia intensa attività di quindici anni.

Con il pianto nel cuore, lentamente, rividi il volto di Pola.

Per le vie passavano con carretti e pacchi sulle spalle le ultime famiglie che stavano lasciando la città e andava-

no verso l'ignoto. Al Duomo, alle Chiese, al Foro, a Port'Aurea e alla nostra Arena, ma anche al rione delle Baracche con la Madonna del Mare diedi l'ultimo saluto.

Alle rive era attraccata la “Toscana” che raccoglieva i naufraghi di questo spaventoso fortunale che devastava una grande città. Nessuno parlava. Camminavano, sali- vano, discendevano. Tutta una popolazione che lasciava la propria città. Case, chiese, campagne, cimitero, mari- ne, tutto quello che era stato vita, lavoro, gioia, speranze e partiva. Nessuno si domandava dove sarebbe finito.

Sarebbero finiti in Italia, accolti male, in America, in Au- stralia, nell'Europa del nord. Tutto il mondo li ha visti passare. Questa città vuota era un urlo di protesta contro l'ingiustizia, e di disperazione. Nessuno si chiese perché questa gente (e quelli dell'Istria e di Fiume) se n'andava, impietrita dal dolore, con l'anima vuota e fredda come le case che lasciava. Ripresi il piroscafo e ritornai a Trieste.

Mi sentii uno di loro, che salivano sul “To- scana” e con gli occhi rossi di pianto non osavano neppure guardare la loro città, laggiù al di là delle ri- ve.”

Viviana Facchinetti

La foto simbolo di uno strazio

Dal Canada le notizie sull'uomo ripreso nello scatto L'ATTUALITÀ

Sono riprese le videoconferenze del giovedì a cura del Comitato ANVGD di Milano. Tema dell'appunta- mento di riavvio è stato Esilio: la nascita dell’associa- zionismo istriano fiumano e dalmata dal 1943 al 1949, relatore il dott. Marino Micich, direttore dell’Archivio Museo storico di Fiume con sede a Roma. Facendo riferimento a vari saggi pubblicati sull’argomento, Mi- cich ha illustrato l'importanza della costituzione dei sodalizi per il popolo dell’esodo, che altrimenti sareb- be rimasto un’entità indefinita di persone lasciate sole a se stesse e sostanzialmente senza una guida nell’affrontare una nuova vita piena di incognite e diffi- coltà materiali. La conferenza, trasmessa in diretta sulla pagina Facebook ANVGD di Milano, Per far co- noscere e tramandare la storia della Venezia Giulia, è rivedibile sul canale YouTube ANVGD Comitato di Mi- lano. I successivi incontri del mese sono stati con Claudio Giraldi, che ha trattato L'altra faccia di Capo- retto, e con Matteo Carnieletto che ha presentato il suo Reportage da Goli Otok-Racconto dall'Isola degli Orrori.

La nascita delle associazioni degli esuli

P

articolare forte emozione ha destato il pezzo a firma dell'inviata di Avveni- re Lucia Bellaspiga, redatto per com- memorare lo sciagurato evento di 75 anni fa a Vergarolla, in cui impietoso e vigliacco progetto fece deflagrare su quella spiaggia oltre cento vite, di cui un terzo bambini.

Perché tanti erano i bimbi quella sventurata domenica del 18 agosto 1946; con le loro famiglie che, nella spensieratezza domeni- cale e con il vivace sfondo di gare sportive si erano ritrovate sul lungomare, guardan- do ad un auspicato e ipotetico traguardo di serenità esistenziale postbellica. Quel 18 agosto invece ci fu la prima e la più imma- ne strage subita dagli italiani della Repub- blica Italiana, nata da neanche tre mesi.

Dello strazio di quel giorno, destinato a spegnere e segnare un'infinità di esistenze, c'è una foto divenutane il simbolo, come scrive la giornalista nel suo ampio e detta- gliato articolo: (...) “quella di un uomo inorri- dito che corre sulla riva reggendo tra le mani il corpicino inerte di una bimba vestita di bianco con la testa ripiegata innatural- mente sulla schiena. È un’immagine tuttora indelebile nella mente dei sopravvissuti, ma fino a oggi rimasta senza nome: chi era quella bimba? Chi era l’uomo che l’aveva

raccolta? Dove la sta- va portando? Era for- se sua figlia?” Bella- spiga è riuscita a dare una risposta, con il racconto di Bruno Ca- stro, nato a Pola nel 1932 ed esule da lun- go tempo in Canada:

“Ricordo quel preciso momento, io avevo 14 anni, nella grande

confusione che seguì lo scoppio mi trovai di fronte mio cognato Mario Angelini. Correva con gli occhi sbarrati tra i feriti e i cadaveri tenendo quella bimba tra le mani. Di lei non vedevo il viso, perché la testa era ciondoloni dietro la schiena, vedevo solo dei riccioli neri sul vestitino bian- co. Mario continuò a correre e la depose su un camion che portava via i primi corpi, ma intanto mi gridò di corre- re a casa da mia mamma (...)” Mario Angelini, marito della signora Lucilla, sorella di Castro, si trovava su quel- la spiaggia come allenatore di nuoto ed era volontario nei Vigili del Fuoco.

Restando in tema fotografico, triste riflessione ci porta a considerare come due scatti quasi concomitan- ti, spaventosamente op- posti nel loro contenuto, possano diventare linea di demarcazione nella vi- ta. Non esistono parole nel confronto fra la foto ricordo della felicità della famiglia Micheletti – pa- pà Geppino, mamma Jo- landa, i piccoli Renzo e Carlo – e quella del fune- rale di Carlo. A Renzo non si potè dare sepoltu- ra, perché il suo corpici- no andò disintegrato. VF

A

l Magazzino 26 del Porto Vecchio di Trieste, è stato presentato il nuovo Museo Comunale della Civiltà Istriano-Fiumano-Dalmata, a conclusione della prima fase dell'allestimento che comprende le masserizie del Magazzino 18 e parte dei reperti conservati nel mu- seo di via Torino. Presente il Consi-

glio direttivo dell’I.R.C.I. con il presi- dente Franco Degrassi e il direttore Piero Delbello, che hanno sottoline- ato il valore del progetto e del tra- sloco delle masserizie degli esuli istriani, fiumani e dalmati dal Ma- gazzino 18 - consacrato agli onori della fama in tutta Italia e all’estero dall’omonimo spettacolo di Simone Cristicchi – al Magazzino 26, sem- pre più centro culturale polivalente della città di Trieste. Nella

struttura hanno trovato si- stemazione mobili, attrez- zi di casa e di lavoro, pra- ticamente un perfetto spaccato della quotidiani- tà di un popolo che, co- stretto ad abbandonare case, terre, lavoro, venne disperso in oltre 120 cam- pi profughi sparsi in ogni angolo d’Italia. Gente che, di conseguenza, in molti casi ha dovuto emigrare

in altri continenti, per cercare nuova sorte e poter rico- struire la propria esistenza. La grande attenzione dell'opi- nione pubblica, sia nazionale che internazionale, rivolta in questi anni al Magazzino 18, ha fatto sì che, in accordo con il Comune di Trieste, si avviasse un’opera di raziona-

lizzazione dell’offerta museale, con- centrando nel medesimo sito, ac- canto alle masserizie, anche la par- te “tradizionale” del museo della ci- viltà istriana fiumana e dalmata, trasferendola dal palazzo di via To- rino e potenziandola nell’offerta espositiva. Per conto del Comune di Trieste, l’I.R.C.I. ha provveduto ad allestire anche la prima parte del museo “tradizionale” e, specifica- mente, il suo circuito etnografico,

fra terra (la parte agricola in tutti i suoi aspetti dall’a- ratura, alla fienagione, al vino), acqua (dalle attività di mare come la pesca e i cantieri, alle saline, all’ac- qua dell’acquedotto istria- no, al turismo balneare) e specifici mestieri come il farmacista, l’orafo, il bot- tegaio delle privative. Visi- te su prenotazione per gruppi potranno partire a breve.

Il trasloco del Magazzino 18

La nostra storia e settembre

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L’ARENA DI POLA n. 9 del 30 SETTEMBRE 2021

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rosi velivoli storici ed i principali assetti dell’Aero- nautica Militare in display, a terra e in volo, per fe- steggiare la ricorrenza. L'evento, atteso da oltre un anno sulla base aerea di Rivolto, in Friuli-Ve- nezia Giulia, sede del 2° Stormo e la “casa” delle Frecce Tricolori, ha visto la presenza del Presi- dente della Repubblica Sergio Mattarella, della Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, del Ministro della Difesa, Lorenzo Gue- rini. A fare gli onori di casa, il Capo di Stato Mag- giore dell’Aeronautica Militare, Generale di squa- dra aerea Alberto Rosso. Anche questo anniver- sario, come tutti gli eventi e le manifestazioni pubbliche, ha dovuto fare i conti con le attuali re- strizioni dovute all’emergenza Covid. Solo ottomi- la, infatti, le persone, tra pubblico, addetti ai lavori ed autorità, che in ognuna delle due giornate di manifestazione – sabato 18 e domenica 19 set- tembre - hanno potuto assistere all’evento, auto- rizzate all’accesso tramite una procedura di regi- strazione on-line e solo se in possesso della pre- vista certificazione “green pass”. La platea però si è estesa a un infinito numero di telespettatori, che hanno potuto seguire l’evento in diretta su RaiUno e sui canali social.

Settembre e il diverso sapore degli anniversari

L'ATTUALITÀ

U

n'ammirazione ad ampio raggio, miscelata con altrettanta affettuosa confidenza, fa spontaneamente tradurre la scritta PAN – acronimo di Pattuglia Acrobatica Nazionale - in Frecce Tricolori, protagoniste recentemente di una applauditissima manifestazione aerea, a co- ronamento dei festeggiamenti per il 60.mo anni- versario della loro costituzione, avvenuta il 1°

marzo 1961. Sono stati due giorni di esibizioni, con quattro pattuglie acrobatiche straniere, nume-

L’

Esodo istriano, fiumano, dalmata alla luce dei Diritti Umani è il tema scelto dal Ministero dell’Istruzione - Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione - Direzione generale per gli ordinamenti sco- lastici, la valutazione e l’internazionalizzazione del siste- ma nazionale di istruzione per il Concorso Nazionale “10 febbraio” - anno scolastico 2021-22, quest'anno intitolato

“Per Amor di Patria!”- “… il disconoscimento e il disprez- zo dei diritti umani hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell'umanità…” (Dichiarazione Universale dei Diritti Umani 1948).

Il concorso è rivolto a tutte le Istituzioni scolastiche di pri- mo e secondo ciclo, statali e paritarie, della Repubblica italiana e degli Stati dove è previsto e attuato l’insegna- mento in lingua italiana ed alle Scuole italiane all’estero;

è articolato in tre sezioni: Scuola primaria - Scuola secon- daria di primo grado - Scuola secondaria di secondo gra- do. Gli Istituti scolastici che intendano partecipare al concorso dovranno inviare la scheda di partecipazione debitamente compilata, esclusivamente via posta elettro- nica, entro mercoledì 15 dicembre 2021. Termine di pre- sentazione degli elaborati venerdì 14 gennaio 2022.

Dettagli nel sito del Ministero dell'Istruzione:

https://bit.ly/2ZOaxXA Succede ogni anno e capita ogni mese il rinnovarsi delle ricorrenze;

ed il mese che si sta chiudendo non è stato da meno. Quando riguar- dano qualche traguardo a cifra tonda però, gli anniversari sembrano apparire a caratteri cubitali. Lo è stato anche per l'orgoglio italiano che si chiama Frecce Tricolori, che quest'anno ha compiuto 60 anni.

Concorso nazionale 10 febbraio

Un abbraccio lungo 60 anni La festa

della Pattuglia Acrobatica Nazionale

C

ome riferisce Lionella Pausin Ac- quavita sul sito di Radiocapodistria, il Festival della canzone inedita in istroveneto Dimela cantando ha avuto quest'anno, nel corso della serata finale a Buie, un significativo inserto a sorpresa:

inaspettatamente c'è stato l'annuncio dato da Lorella Limoncin Toth - sovrintendente ai beni culturali della Regione istriana, in rappresentanza del Ministero alla Cultura – circa la decisione presa qualche ora pri- ma dai competenti organi zagabresi “che riconosce l’idioma locale e legittima la sua plurisecolare presenza sul territorio istria- no facendolo diventare ricchezza di tutti i cittadini della penisola”. La delibera stabili- sce misure atte alla protezione del dialet- to, ne incoraggia l’uso, lo studio, la divul-

gazione, poiché si tratta di un tesoro unico che garanti- sce la diversità culturale a livello regionale e nazionale.

Ad applaudire la notizia anche le autorità presenti in sala: il sindaco, Fabrizio Vižintin, i rappresentanti della Regione istriana, i vertici dell’Unione Italiana, il Console generale d’Italia a Fiume, Davide Bradanini, il presiden- te del Consiglio della regione Veneto, Roberto Ciam- betti.

È stato senz'altro un fuori programma di rilievo nella X edizione dell'atteso appuntamento canoro dialettale, che ha visto alternarsi alla ribalta gli interpreti delle 13 canzoni in gara, tutte molto apprezzate dal pubblico. Ad aggiudicarsi la vittoria nella rassegna canora ancora una volta è stato Massimiliano Cernecca, il noto musici-

sta di Trieste, meglio conosciuto come Maxino. Già presente e vincitore un paio d'anni fa in veste di autore (con la canzone me porto con mi https://youtu.be/

KEJzUMwHzxU n.d.r.), questa volta ha partecipato con Neverin, canzone da lui scritta, composta e interpretata, che gli ha valso, meritatissimo, non solo il premio della giuria, ma anche quello degli artisti.

Questo il suo commento a caldo, riportato nel sito: “io ero già felice del riconoscimen- to degli artisti perché dietro le quinte si crea complicità e ottenere il premio dei colleghi è già una soddisfazione. Poi è ar- rivato il premio della giuria: non me l'aspet- tavo e sono felice, anche perché il festival è veramente ben organizzato; il clima, l'at- mosfera, l'aria che si respira qua sono da elogiare; me lo dicevano prima, ma ora posso confer- mare che questo xe el più bel festival del mondo". Al recente festival Cernecca ha partecipato anche con un'altra canzone, Storie dentro a un bar, da lui scritta assieme alla sua fidanzata Carlotta e magistralmente interpretata da Elisa Bombacigno. Musicista dalla meri- tata dilagante popolarità, Maxino espleta nelle forme più disparate una spiccata creatività artistica coltivata fin da bambino: musicista, compositore, autore di testi, tastierista, cantante solista o in gruppo, animatore di un seguitissimo cabaret musicale, videomaker. Il suo lega- me con la terra istriana trae origine dalle radici del non- no paterno, nativo di Pinguente e esule a Trieste, di cui ricorda i racconti e le emozioni del vissuto. VF

Dimela cantando con sorpresa

L'Istroveneto riconosciuto come patrimonio

E

ra un sabato il 16 maggio 1970, quando prendeva vita l'Associazione Giuliani nel Mondo, finalizzata a mantenere vivo e atti- vo il contatto con la miriade di nostri concittadini, che nel dopoguerra si trovarono ad attraversare oceani e terre, fino ad allora spesso conosciute solo nei sussidiari sco- lastici: Triestini, Goriziani, Istro Dalmati, protagonisti di un'emigrazione che si posizionava fuori dai tradizionali schemi dell’emigrazione italiana, prodotta dalla contin- genza economica del ‘900. A quella moltitudine, moltipli- catasi negli anni con le nuove generazioni, si sono ag- giunte in tempi più recenti le tante nostre genti trasferite- si all'estero per motivi di studio e lavoro. L'anniversario d'oro scadeva nel 2020, ma le restrizioni da Covid hanno impedito lo svolgimento dei festeggiamenti in program- ma. Seppur condizionati dalla normativa sanitaria e in totale rispetto delle disposizioni, le manifestazioni cele- brative si sono svolte quest'anno dal 17 al 21 settembre.

L’evento principale è stata la cerimonia ospitata al Teatro Verdi di Trieste con la partecipazione di Autorità locali e regionali, presenti i presidenti di alcuni circoli e i soci AGM, con la consegna di medaglie e diplomi a ricordo dell’importante traguardo raggiunto. La giornata triesti- na, proseguita con la messa solenne celebrata dal Ve- scovo Gianpaolo Crepaldi nella cattedrale di San Giusto, è continuata con un festoso appuntamento al Caffè degli Specchi di piazza dell'Unità sottolineato dall'accompa- gnamento musicale della Banda Refolo, concludendosi poi al Teatro Verdi con il concerto dei Freevoices. Le ce- lebrazioni si sono spostate il mattino seguente a Monfal- cone, per altra importante cerimonia commemorativa, integrata da una parata di costumi tradizionali bisiachi, finendo nel pomeriggio all'Auditorium di Gorizia, con la

partecipazione e gli interventi di Autorità e rappresentan- ti istituzionali. A corollario dell'intenso programma di ini- ziative vanno senz'altro ricordate la presentazione dei volumi dedicati all'emigrazione giuliana, pubblicati dall'AGM, e la mostra sullo stesso tema realizzata in col- laborazione con la Comunità ebraica di Trieste, aperta fino al 3 ottobre. Qui di seguito i link per poter vedere o rivedere le varie sopraccitate manifestazioni:

Conferenza stampa di presentazione celebrazioni:

https://bit.ly/3l7kmIz

Presentazione libri dedicati al 50esimo:

https://bit.ly/3a2S7Ei

Mostra Ierimo.Semo.Saremo: https://bit.ly/3D4lySU La giornata di celebrazioni a Trieste:

https://bit.ly/3a3QJl1

La giornata tra Monfalcone e Gorizia:

https://bit.ly/3FiLAnm

L'intera diretta streaming del Verdi:

https://bit.ly/2Yhyiqt

Particolarmente centrata e di intensa commozio- ne transoceanica è stata l'iniziativa realizzata dal presi- dente AGM Franco Miniussi, per rendere partecipi alle manifestazioni dell'anniversario i rappresentanti dei tanti circoli AGM sparsi nel mondo. Nonostante il diffuso im- pedimento a raggiungere la sede delle celebrazioni, causato dalla pandemia, grazie alla tecnologia c'è stato un collegamento universale su piattaforma informatica, con ampia partecipazione in un virtuale generale ab- braccio internazionale, nel vivace succedersi dei fusi orari: cominciando con l'Australia, dove il domani arriva prima, continuando con l'Europa, il Canada e il Sudame- rica. Ricordato durante il collegamento con il Canada anche “l'anniversario nell'anniversario” ovvero la fonda- zione del Club Giuliano Dalmata di Toronto, fondato il 22 settembre 1968, su consiglio di Carlo Milessa che in quel giorno -per cui era prevista un'eclisse solare - intra- vedeva una data importante. Viviana Facchinetti

50esimo + 1

dell'Associazione Giuliani nel Mondo

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L’ARENA DI POLA n. 9 del 30 SETTEMBRE 2021

L

a nascita del calcio in Istria, Fiume e Dalmazia è un autentico concentrato di storia, politica, irreden- tismo ed identità italiana nelle terre tormentate e martoriate del nostro confine orientale prima, durante e dopo i conflitti mondiali. In particolare il calcio diventa nei primi anni del ‘900 uno strumento per affermare lo spirito di appartenenza all’Italia da parte di popolazioni che vivevano all’ombra dell’impero austro-ungarico. Gli Asburgo certo non vedevano di buon occhio l’etnia ita- lofona colpevole di esaltare la propria identità naziona- le. È il caso, ad esempio, del Forza e Coraggio della veneta Ragusa (l’odierna Dubrovnik), ca- pace di battere la Società ginnastica e scherma Zara nella prima e storica competizione dalma- ta del 1911. Il Club ragusano fu sciolto poco più tardi dalle autorità austriache per il timore di pericoloso irredentismo. E sarà proprio la città di Zara a diventare la massima espressione calcistica italiana in Dalmazia, con l’omonima squadra capace di arrivare fino all’antesignana della nostra attuale serie C. A Spalato, invece, la squadra della minoranza denominata Il Cal- cio cambiò nome in Edera prima di cedere il passo allo strapotere della croata Hajduk, fon- data nel 1911 e a tutt’oggi nel gotha del calcio croato ed europeo.

Ma se il calcio in Dalmazia fece fatica a decolla- re, altrettanto non si può dire nelle città di Pola e Fiume. È qui che che calcio e ideale politico si fusero indissolubilmente. A Pola, nel 1918, nel fascio autonomo cittadino, venne fondato il Gruppo Sportivo Fascio Giovanni Grion Pola in

onore dell’omonimo soldato istriano caduto sul Carso durante la Grande Guerra. Il colore prescelto per le ma- glie da gioco fu il nero arricchito da una stella bianca sul petto. Una maglia che ricordava molto quella del Casa- le Monferrato campione d’Italia pochi anni prima. Ma il senso di tali divise non deve essere associato alla squadra piemontese bensì ad un episodio più legato all’orgoglio e al sentimento nazionale che al football.

Nel 1919, infatti, alcuni marinai americani sbarcati dalle proprie navi ormeggiate nel porto di Pola, completa- mente ubriachi, girovagando per la cittadina istriana molestarono alcune ragazze locali attaccando conte- stualmente banconote italiane sui muri della città in se- gno di spregio verso la popolazione civile. Per rappre- saglia alcuni arditi, con l’inconfondibile divisa nera, as- saltarono una delle navi americane riuscendo ad appro- priarsi di una bandiera a stelle e strisce. Scucirono una stella dal vessillo statunitense e se la appesero al petto.

Nacque così la maglia nerostellata del Grion Pola. Dal punto di vista sportivo, il Grion disputò numerosi cam- pionati di terza serie riuscendo, nel 1932, a raggiungere la serie B nazionale dove rimase a giocare per tre anni consecutivi prima di retrocedere nuovamente in terza serie. Il Club venne sciolto forzatamente nel 1945 per

cause belliche e successivamente per l’Esodo istriano- dalmata. Va segnalato inoltre che negli anni venti i nero- stellati lanciarono molti giocatori di valore tra i quali il più famoso fu sicuramente Antonio Vojak capace di de- tenere il record di segnature in una sola stagione con il Napoli fino al 2011, quando venne superato dall’argenti- no Edinson Cavani.

La squadra più forte d’Istria non fu tuttavia il Grion Pola.

Nel 1926 il regime fascista, di concerto con la FIGC, istituì la cosiddetta Carta di Viareggio al fine di program- mare la riorganizzazione dei campionati favorendo eventuali fusioni tra squadre di una stessa città. Fu in questo contesto che il 2 settembre 1926 venne fondata l’Unione Sportiva Fiumana, nata dalla fusione tra l’Olympia, maglie bianconere, e il Gloria, maglie giallo- amaranto. Come colori sociali della neonata compagine vennero scelti il rosso cardinale, l’azzurro ed il giallo.

Tutto ciò rimandò al tricolore della Reggenza del Carna- ro per quello che è considerato l’ennesimo legame tra calcio e irredentismo in Istria. Con la riforma dei cam- pionati la Fiumana venne iscritta alla Divisione Nazio- nale del 1928-29. In quella stagione la squadra si clas- sificò al quattordicesimo posto nel girone nord guada- gnandosi l’accesso alla prima Serie B a girone unico del

1929-1930. I quarnerini lanciarono nel calcio che conta giocatori come Volk, storica punta della Roma, Kregar, Loik e Varglien, campione d’Italia per cinque volte con la Juventus.

Oggi del calcio istriano è rimasto purtroppo po- co o nulla. Nel 2011 venne organizzato un trian- golare del ricordo tra nipoti e figli degli esuli di Pola, Fiume e Zara, vinto dalla Fiumana. Tra le varie curiosità vanno ricordati gli Istriani Giallo- blù, gruppo di tifosi del Verona che all’interno del proprio striscione vede lo stemma dell’Istria con l’inconfondibile capretta. A Torino invece, è nato nel 2008 un progetto per iscrivere la Fiu- mana in Lega Pro anche se i vari tentativi non hanno prodotto alcun risultato significativo.

Chissà, sarebbe bello un giorno vedere la Fiu- mana giocare e vincere a Bologna o Venezia dove i nostri esuli vennero insultati dalla popo- lazione locale anche con il lancio di uova mar- ce. Sarebbe la rivincita perfetta, il riscatto di un popolo che ha perso tutto tranne la dignità.

Ugo Gerini

I

simboli sono lo strumento per eccellenza per veicola- re un messaggio. Ragione per cui, nell'epoca delle nazionalità tra Ottocento e Novecento, fiorirono i sim- boli nazionali e ogni nazione si diede delle icone attra- verso cui rappresentarsi, il più delle volte in tono glorio- so.Per l'Italia una delle maggiori icone fu notoriamente Dante, portato sugli allori da tutta la cultura risorgimenta- le e successiva, da Mazzini e Carducci in avanti. Un particolare significato Dante lo ebbe nel mondo degli ir- redenti, gli italiani rimasti fuori dai confini del Regno d'I- talia dopo le guerre d'indipendenza. Specie nelle terre ancora soggette all'Austria. In Trentino come a Gorizia e Trieste, in Istria e Dalmazia, la figura di Dante divenne un vero e proprio "must" (diremmo oggi) della autorap- presentazione degli italiani irredenti; specie nella lotta nazionale condotta rispettivamente contro tedeschi e slavi. Basti pensare agli inni della Lega Nazionale, l'as- sociazione per la tutela della lingua italiana nelle terre soggette all'Impero, nata nel 1890 sulle ceneri della pre- cedente Pro Patria (sciolta d'autorità per sospetto irre- dentismo). Tanto il primo, scritto da Virgilio Mengotti e musicato da Erminio Mengotti, quanto il secondo, scritto da Riccardo Pitteri e musicato nel 1913 da Ruggero Le- oncavallo, attaccavano con un “Viva Dante”. Il primo lo declinava nel “gran maestro dell'italica favela, de la lin- gua la più bella, che da l'Alpe echeggia al mar”. Il secon- do alludeva alla “pura soavissima parola, (che) cinque popoli consola e affratella in un pensier” (laddove i “cin- que popoli” erano i trentini, i goriziani, i triestini, gli istriani e i dalmati). Tutto questo spiega l'abbondanza dell'icono- grafia dantesca nelle rappresentazioni degli irredenti. A

cominciare dai monumenti. Il caso di scuola in tal senso fu quello di Trento, dove nel 1889 venne eretto il vistoso monumento per iniziativa di Guglielmo Ranzi (deputato a Vienna e fiduciario trentino per la società Dante Alighieri) e su opera di Cesare Zucchi. Il tutto in risposta al monu- mento al poeta medievale tedesco Walther von der Vo- gelweide, che i tedeschi avevano eretto a Bolzano. L'ini- ziativa di Trento non rimase isolata e fu ripresa a inizio del nuovo secolo anche a Trieste e in Istria, dove già di- versi anni prima si erano pensate iniziative analoghe. A Trieste, alla fine non si fece nulla (verrà eretto, di lì a non molto, il monumento a Giuseppe Verdi), mentre in Istria si trovò terreno fertile a Pola. La città, citata da Dante nella Commedia nel verso sui confini orientali dell'Italia, si vantava anche di ospitare più siti di probabile soggior- no dantesco, come l'abbazia di San Michele in Monte (dove nel 1902 un gruppo di patrioti triestini e istriani avrebbero accompagnato D'Annunzio, in visita in Istria).

Nel marzo del 1900 un gruppo di giovani studenti di Pola costituì un comitato per la realizzazione di un busto di Dante, da collocare nel trecentesco palazzo municipale.

Capitanato da Oreste Rodinis, di origini chersine, il comi- tato intendeva finanziarsi con balli ed altri eventi pubblici.

In un anno vennero così raccolte oltre 2.000 corone. L'i- niziativa non passò inosservata alle autorità, che giunse- ro a vietare l'epigrafe che si voleva apporre alla base del busto; dettata dal patriota triestino Attilio Hortis, aveva un chiarissimo sottinteso irredentista: "Qui / presso del Quarnaro / Nume ed Augurio". Il 29 settembre 1901 co- munque, l'inaugurazione del busto (realizzato dallo scul- tore romano Ettore Ferrari, autore di opere come la sta-

tua di Giordano Bruno a Roma e il monumento a Vittorio Emanuele II a Venezia), si trasformò in una manifesta- zione patriottica: al discorso tenuto dal dott. Felice Gle- zer al Politeama Ciscutti, seguirono quello di Rodinis e del podestà Lodovico Rizzi in Piazza del Foro, con la partecipazione di numerose associazioni cittadine e di una nutrita parte della cittadinanza (secondo le fonti, al- cune migliaia di persone). Il seguito della storia del busto è paradigmatico degli avvenimenti successivi. Nel 1915, con l'intervento dell'Italia in guerra, gli austriaci lo fusero per ricavarne bronzo per i cannoni. Nel 1920, con l'Istria ormai parte dell'Italia, il busto venne rifuso (l'autore ave- va conservato il calco), utilizzando il metallo di una co- razzata austriaca e aggiungendo un'apposita epigrafe sempre dettata da Attilio Hortis, divenuto Senatore del Regno. 27 anni dopo, con l'arrivo della Jugoslavia e l'e- sodo, i polesani si portarono a Venezia anche il busto di Dante, rimasto in uno scantinato fino al 1964, quando venne ripreso e affisso su una facciata dell'Arsenale, as- sieme a un'altra epigrafe, curata stavolta dallo storico rovignese Giovanni Quarantotti.

Luigi Fattorini

Cronaca e storia dell'altro secolo

L'iconografia dantesca e l'irredentismo

Il calcio in Istria

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L’ARENA DI POLA n. 9 del 30 SETTEMBRE 2021

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N

e la vita qualche volta sucedi che fati che ne xe capità tanto tempo fa e che gavevimo completamente dimenticà per qualche motivo i vien fora dal fon- do de la nostra memoria e li rivivemo come se fussi robe del giorno prima. Cussì me xe suces- so a mi, quando che se gavemo trovà a Trieste per la presentazion del libro sul colegio “Naza- rio Sauro”. El giorno dopo, un poco per curiosi- tà e un poco per nostalgia, go deciso de andar al Ferdinandeo, a veder el colegio dove che go passà quatro ani de la mia gioventù.

Go pagà l’albergo, go carigà la valigia su la ma- china e dopo esser passà visin a la vecia sede de la mia scola, el “Volta”, go imbocà la via Gin- nastica, seguendo a memoria el percorso che fasseva l’autobus numero 25, quel che ciapavi- mo ogni giorno per tornar in colegio. Xe una strada tuta in salita che go provà a far anche a piedi, de corsa, quando che perdevo el bus, per la paura de rivar in ritardo e esser punido. Gui- davo pian, vardandome intorno intorno, con la mente andavo indrio nel tempo e, tutintun, me son rivisto in un giorno de squasi 60 ani fa, un giorno ai primi de otobre del 1956. Iera una giornata piena de sol e sufiava bora forte. Ga- vevo quindici ani, iero su l’autobus numero 25 e mia mama me ‘compagnava in colegio. No iero contento, no me piaseva l’idea de andar in co- legio ma no gavevo altre alternative e, dopo tante discussioni con mama e papà, gavevo dovù acetar quel che i gaveva deciso per mi.

Ierimo vignudi via de Pola in genaio de quel stesso ano e i ne gaveva mandà in campo pro- fughi a Tortona. Là no iera possibile studiar e mia mama gaveva fato domanda per un cole-

gio de l’opera profughi. La domanda iera stada acetada e i me gaveva destinà al Convitto “Na- zario Sauro” de Trieste. A Trieste ierimo rivai col treno la sera prima e gavevimo dormì a ca- sa de una lontana parente, la santola Gigia. Mi no me rassegnavo e gavevo fato discussioni anche durante el viagio ma, gnente de far, la decision iera quela e dovevo obedir. Cussì la matina dopo, gavemo ciapà l’autobus per an- dar al “Cacciatore”, sù in alto, squasi sul Carso, vicin de la Villa Revoltella, dove che iera el Fer- dinandeo, la sede del colegio.

Mia mama la se gaveva sentado visin del posto del biglietaio e mi invesse iero andà davanti, lontan de ela per farghe pesar che iero scon- tento. Vedevo che la sofriva, perché no ghe fasseva piazer che vado lontan de casa ma a mi no me interessava, insistevo ancora de più, sperando che la cambi idea a l’ultimo momen- to. Andavimo su pian per la salita e mi vardavo in zò el panorama de tuta la cità fina al mar. A un certo punto, dopo gaver fato due curve, l’au- tobus ga girà in una strada laterale e el se ga fermà in un piazeta davanti de un grande casa- mento, come una scuola. Mi iero convinto che fussimo arivai, che quel casamento fussi el col- legio e son smontà ma, no go fato in tempo a vardarme in giro, che l’autobus xe ripartì, el xe

tornà su la strada principale e el ga continuà su per la salita. Al momento son restà de sasso e, quando che me son acorto che iero smontà solo mi e che mia mama iera restada su l’auto- bus, iera tropo tardi. Go sercà de corerghe drio ma oramai el gaveva ciapà velocità e, dopo un poco, el xe sparì drio de una curva.

Se ghe penso ancora adesso provo el panico che go provà in quel momento. Iero solo, dispe- rado, in una cità che no conossevo, senza nes- sun vicin che me podeva aiutar. Caminavo su per la salita, con la bora che me sufiava contro, un grande dolor in peto e i oci pieni de lagri- me… Caminavo e pianzevo, pianzevo e cami- navo quando, dopo una curva, de lontan go vi- sto ‘rivar mia mama. La vigniva zò squasi de corsa, strassinando la mia valigia, preoccupa- da de gaverme perso, con el pensier che forsi iero scampado via per non andar in colegio. Me son messo a correr anche mi e, quando che se gavemo incontrà, se gavemo butà in brazo l’u- no de l’altra, streti streti, pianzendo ancora per la paura de esserse persi ma anche per la con- tentezza de esserse ritrovadi. Xe sta un mo- mento de grande comozion e in quel momento go capì che no iero solo, che i mii genitori saria stadi sempre con mi, anche se iero lontan, che quel che i gaveva deciso iera doloroso anche per lori ma che i lo fasseva per el mio ben, e che fin chè i iera vivi podevo sempre contar su de lori, per qualsiasi roba. Intanto che rivivevo quei momenti, son rivà sul piazzal davanti al Ferdinandeo, al colegio. Son smontà da la ma- chhina e me son acorto de gaver i oci pieni de lagrime… come che li go anche adesso che stago scrivendo de ‘ste robe.

L’ARENA DI POLA

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EL CANTONZIN DEL NOSTRO DIALETO

Le more

Che bone le more de graia che se trovava girando pe’l Carso.

Che ricordi dei dolzi sugosi mali de panza, de tuta la mia infanzia.

Anche i mii fioi go portà per trosi, nei pra’

e, stentando, le gavemo trovade, nere grosse e bele.

Che delusion, ai muli de più ghe piasi quele mastigade che i tien ne le scarsele.

Che ricordi gavarà sti fioi, doman?

Forsi de chi le spudava più lontan.

Pulizia impossibile

Russo, neto, scartazo a più no posso.

Lustro l’argento, el sidol passo

su l’oton, no xe un gran

de polvere a casa mia gnanche sul plafon.

Tuto par novo.

Ma la patina del tempo sul mio corpo e sul mio viso

no posso tirar via.

Graziella Semacchi Gliubich

La vita xe dura

El dormi ‘ssai de gusto ma lo devo sveiar,

xe ora de alzarse per ‘ndar a scola, a studiar.

Lo ciamo, lo baso, lo scoverzo, lo ciapo in brazo.

El me dormi ‘dosso, abandonado, no’l riva propio

a verzer quei oceti vispi e birichini tuto ’l giorno

Ma a ‘sta ora, che fadiga lassar el caldo leto dove pol continuar a star

solo el suo orseto.

A ‘sta ora la vita xe dura anche per una cratura.

Ricordi di un tempo passato

Dall'antologia

di racconti

lasciataci da

Roberto Stanich

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L’ARENA DI POLA n. 9 del 30 SETTEMBRE 2021

Teoricamen- te l'ufficialità del passag- gio di conse- gne avviene come atto amministra- tivo e nel rispetto della burocrazia; dal mio punto di vista, preferisco inquadra- re il rinnovo delle cariche associative affiancandolo ad una scena, recente- mente vista a Tokio ed applaudita da tutto il mondo, ovvero il successo ita- liano nella corsa a staffetta. Il testimo- ne è il lavoro fin qui fatto bene e che continuerà ad esser fatto bene, all'in- segna della schietta confidenza e di amichevole slancio. Da sempre credo fortemente nel lavoro di squadra; ora c'è una squadra rinnovata, con nuovi Consiglieri che si affiancano a quelli che hanno maturato annosa esperien- za, in una compensazione di prepara- zione e di forze, ma sicuramente con

obiettivi e mete condivise con tutti i so- ci dell'AIPI-LCPE.

Ringrazio il Presidente uscente per le rinnovate parole di stima con cui ha salutato la mia collaborazione e, pari- menti, ringrazio la Presidente entrante per l'apprezzamento sempre dimostra- to nei miei confronti e confermato an- che in questi primi giorni nel suo nuovo ruolo.

Qualcuno potrebbe eccepire, ma io desidero non sottolineare che la presi- denza passa per la prima volta ad una donna, perchè non credo in una que- stione di genere, mentre credo nel va- lore della persona.

Vorrei concludere questo mio interven- to con il mio:

È stato un piacere Presidente.

È un piacere Presidente.

Viviana Facchinetti direttore responsabile de L'Arena di Pola loro lingue e culture diverse chiamate a ridar vita a questa regione così fortemente devastata nei secoli scorsi da pestilenze, guerre e malattie: tanti italiani non conosco- no la storia dell'lstria e di come sia Venezia sia la contea di Pisino cer- carono di ripopolare il territorio dopo devastanti epidemie e pestilenze.

Dal Xlll al XVll secolo, si registraro- no in lstria in totale 41 epidemie pe- stilenziali: lo sottolineo perché oggi, davanti alla Pandemia da Covid-19 è giusto voltarsi indietro e vedere cosa hanno vissuto e sofferto i no- stri antenati e dalle loro vicende trarre motivo di speranza per la co- struzione del nuovo mondo che deve nascere dopo l'era del Covid-19. Con queste parole vorrei anche rendere doveroso omaggio a quanti sono venuto a mancare a seguito di questa terribile ultima epidemia. Mi sono per- messo questa digressione perché nella storia possiamo trovare motivi di riflessione e speranza e questo bel volu- me che viene presentato oggi è una testimonianza di quell'orgoglio che deve animare ogni lstriano, ogni citta- dino di Pola. Sono poche le località al mondo che posso- no narrare la storia del!'evoluzione della specie umana a partire da un milione di anni fa come testimoniano i fossi- li di Homo erectus rinvenuti a San Daniele-Šandalja fino a giungere ai giorni nostri. Ecco i documenti presentati in questo volume sono una testimonianza eccezionale per- ché dimostrano la genesi di un processo che porta una comunità moderna a basarsi sul diritto, la condivisione e il rispetto di norme comuni. Questa è, in estrema sinte- si, la forza della Civiltà occidentale a cui anche Pola ha dato il suo grande contributo. «Anche le città credono d'essere opera della mente o del caso, ma né I'una né I'altro bastano a tener su le loro mura. D'una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda» Così risponde Marco Pao- lo all'imperatore dei Tartari Kublai Khan nel capolavoro di ltalo Calvino "Le città lnvisibili". Ecco chiediamoci dunque quale domanda possiamo porre a Pola: questo libro dà alcune risposte. Altre le possiamo leggere ne- gli sguardi e nei volti dei suoi abitanti, nei palazzi della città, nei monumenti che colpirono persino Andrea Pal- ladio tanto da inserirli nel suo trattato dei lV Libri dell'ar- chitettura pubblicato proprio quando questi statuti era- no già vigenti ed erano norma quotidiana. Questi Sta- tuti, sono una testimonianza dell'animo di Pola, città che ha scritto e ancor oggi scrive la storia d'Europa e dell'Umanità.

Pola 64° Incontro culturale

17-21 set tembre

Dalla primavera all'autunno...

cronaca di un sospirato appuntamento

A

lla fine il 64.mo incontro dei polesani c'è stato!

Dopo fluttuanti aspettative e alternanti speran- ze, seguite da soppesati rinvii causati dall'e- mergenza sanitaria, Pola è stata cornice a quattro giorni di eventi, in un programma intenso e arti- colato. Taglio diamante è stato il primo appuntamento del sabato, svoltosi presso la Comunità degli Italiani con la presentazione del volume "Statuti del Comune di Pola - XIV - XV secolo". La riunione, seguita non solo dal pub- blico presente in sala, ma anche da numerosi spettatori in via informatica, ha visto la partecipazione di Autorità, rappresentanti istituzionali, del mondo della cultura e dell’informazione, che hanno portato il loro saluto: il pre- sidente Sidari per l'AIPI/LCPE e Tamara Brussich per la CI di Pola, il vicesindaco CNI di Pola Bruno Cergnul, a cui sono seguiti gli interventi di Tiziano Sošić, viceconso- le onorario d'Italia a Pola e di Roberto Valente per il Con- siglio Regionale del Veneto. Messaggi di partecipazione sono arrivati da Roberto Ciambetti, presidente del Con- siglio Regionale del Veneto e da Maurizio Tremul presi- dente dell'UI, trattenuti da improrogabili impegni. Non è potuta esser presente neppure la professoressa Cateri- na Spezzano - Dirigente Tecnico del Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione presso il Ministero dell'Istruzione - impareggiabile punto di riferi- mento e coordinamento nei rapporti fra le attività della scuola, le Associazioni dell'Esodo, il Ministero dell'Istru- zione. A lei l'AIPI/LCPE, all'unanimità, ha assegnato quest'anno la targa “Istria terra Amata”, che le sarà con- segnata personalmente in altra occasione. Livio Dorigo, presidente onorario del Circolo Istria, e Lino Vivoda, presidente emerito della nostra Associazione, sono stati insigniti di una benemernza per aver contribuito alla col- locazione del cippo per Vergarolla nel 1997, insieme con le autoritò di Pola di quegli anni.

La parte introduttiva della cerimonia è stata prologo all'attesa presentazione del citato volume degli Statuti, realizzato dall'Associazione Italiani di Pola e Istria/

LCPE, curatori il dottor Umberto Cecchinato, per la tra- scrizione e per la traduzione critica, e la dottoressa Ales- sandra Rizzi di Ca' Foscari per la presentazione storica.

Opera di grandissimo interesse storico culturale, contie- ne leggi, disposizioni amministrative e giudiziarie, appli- cate all'epoca della Serenissima Repubblica di Venezia, sotto il controllo del Conte di Pola. Sono trascritte con ri- gore scientifico dal latino medievale, con caratteri tipo- grafici correnti e traduzione in lingua italiana attuale.

Un'emozionatissima Bruna Rodriguez Canevari ha illu- strato il percorso del progetto, ideato dal suo compianto marito Tullio ancora ai tempi della sua presidenza LCPE:

dagli inizi alla realizzazione, da lei meticolosamente se- guita con appassionata determinazione. Avendo indivi- duato in Tito Sidari l'anello di congiunzione fra l'idea di partenza del marito e l'attuazione del progetto, a conclu- sione del suo intervento, la signora ha voluto omaggiare il presidente con un antico volume, ricco di una preziosa panoramica di immagini e notizie delle terre istro dalma- te, pubblicato da Piero Sticotti nel 1938: era stato ricevu- to in dono da Tullio Canevari il giorno della sua laurea.

Tangibile la commozione di Sidari che, prima di passare la parola allo storico Robert Matijašić, ha letto le parole conclusive della sua prefazione nel tomo presentato: “Gli italiani di Pola, che andarono esuli nel mondo nel 1947, dedicano quest'opera alla loro piccola patria perduta e ai loro antenati che in Pola riposano”.

Affascinante la successiva esposizione dello studioso, che ha mirabilmente approfondito, in un'interessante e dettagliata analisi, le tematiche trattate nel volume e col- legate all'epoca veneziana di Pola: partendo dall'origina- rio castelliere dell'anno 1000, attraversando l'epoca del- la colonia romana per arrivare agli eccelsi traguardi

1. BELLASPIGA Lucia

2. CAZZANIGA PALERMO Graziella 3. CNAPICH Walter

4. COSLIANI Maria Rita 5. SIDARI Tito

6. STANICH Stefano 7. TARTICCHIO Barbara 8. BELLETTI Bruno 9. BELCI Nello 10. MOGGI Giuliano 11. PALERMO Dario

12. CRASTI FRAGIACOMO Anna Maria 13. BELCI Maria Grazia

I consiglieri hanno eletto quale nuovo Presidente dell'AIPI-LCPE ODV

CAZZANIGA PALERMO Graziella

(estratto dal verbale della seduta dd.19.9.2021)

Associazione Italiani di Pola e Istria

LCPE ODV

Consiglio di Amministrazione quadriennio 2021 – 2025

P

er me è un onore essere qui con voi in que- sto momento così importante. Da studioso del Diritto non posso che ap-

prezzare la pubblicazione degli Sta- tuti del Comune di Pola e fare i com- plimenti al curatore, Umberto Cec- chinato, per i! lavoro certosino che ha svolto con chiaro intento divulga- tivo senza per ciò rinunciare a un profondo rigore scientifico che carat- terizza in verità quest'opera. Ho tro- vato di estremo interesse, ad esem- pio, non solo i documenti presentati ma anche quel glossario che chiude il volume permettendo la compren- sione del testo anche al neofita o a

chi non ha particolari competenze in materia di statuti.

Devo anche sottolineare l'eleganza del volume che giu- stamente rende merito al valore dell'opera e al significa- to che esso ha per la città di Pola e per l'intera lstria. Mi permetto una brevissima considerazione; gli Statuti co- munali, che hanno origine nel Medioevo, testimoniano la nascita e lo sviluppo delle identità territoriali e le modalità di partecipazione dei cittadini alla vita pubblica. Rappre- sentano, quindi, il punto di partenza ideale della storia della legislazione locale, quella che oggi è alla base dell'attività anche dell'assemblea regionale dell'lstria. I primi Statuti risalgono al12OO, quando alcune comunità, divenute autonome dopo la dominazione dei signori feu- dali, vescovi o imperatori, sentono la necessità di avere una raccolta di regole, note a tutti, per gestire Ia comuni- tà sia essa urbana o agricola e soprattutto gestire i beni comuni. Favorite dalla crescita demografica ed econo- mica, oltre che dalla crisi dell'lmpero e delle gerarchie ecclesiastiche indebolite dalla lotta per le investiture, le città dell'ltalia centro settentrionale si organizzarono così per autogovernarsi con nuove magistrature, come i consigli e il consolato, che nel loro insieme vengono chiamate con il nome di Comune, una realtà che di fat- to si rende autonoma pur riconoscendo formalmente l'autorità imperiale. Una realtà che verrà riconosciuta dall'imperatore Federico Barbarossa con la Pace di Costanza nel 1183. Ebbene, gli statuti di Pola del XIV secolo dimostrano che questa città e l'lstria furono sog- getti attivi di quel fenomeno vasto e complesso che segnò l'ltalia centro-settentrionale. Pola e città istriane come Parenzo, Montona, Rovigno, Albona, vissero i!

superamento de! sistema feudale, l'ascesa di una bor- ghesia produttiva e l'affermazione di arti e professioni:

giustamente Alessandra Rizzi nella sua nota introdutti- va si sofferma in specialmodo sui legami secolari con

G r a z i e l l a Cazzaniga P a l e r m o guiderà la nostra asso- ciazione nei prossimi an- ni con l’esperienza maturata negli ulti- mi 18 anni come addetta alla ammini- strazione e come organizzatrice, con tutta la vastissima documentazione che oggi una associazione deve gesti- re, archiviata con precisione per via in- formatica, ma soprattutto con la sua conoscenza diretta di molte famiglie di Soci, della storia delle nostre Terre e dei problemi che ancora attendono so- luzione. Ella mi ha aiutato in qualsiasi giorno degli otto anni in cui sono stato Vice-presidente con i nostri cari Argeo Benco e Tullio Canevari e dei quattro anni in cui sono stato Presidente, sem- pre proponendo soluzioni realistiche.

Ora è giusto attendersi che i Consiglie-

ri già in carica da tempo e quelli di fre- sca nomina collaborino con lei, ciascu- no in base alle proprie competenze e capacità personali. La situazione eco- nomica è buona, ma occorre sviluppa- re i progetti autorizzati dai Ministeri competenti, portandoli a compimento;

non vi sono alternative ragionevoli.

Esplicitamente ringrazio Maria Rita Cosliani Gandin, la mia Vice-presiden- te nei quattro anni appena trascorsi, che mi ha sempre fornito preziosi con- sigli adeguati alle circostanze, talvolta critiche, e che mi ha perfettamente rappresentato presso istituzioni e au- torità, quando è stato necessario. Di altri amici che mi hanno validamente affiancato ho già scritto, come ricorde- rete, su “L’arena di Pola” di agosto.

A tutti i Soci e amici e al Consiglio Di- rettivo mando cari auguri di buona sa- lute e buon lavoro.

Tito Sidari Esule da Pola

Buon lavoro per Pola, l'Istria e tutte le nostre Terre

Come in una corsa a staffetta

L'intervento di Roberto Valente

Segretario Generale della Regione Veneto

Venezia e la Repubblica, in una sorta di koiné culturale che unisce idealmente l'lstria al Veneto pur nel manteni- mento delle singole specificità e caratteristiche che nel caso istriano vedono il contributo fondamentale della cultura croata, ma anche di quella tedesca, austriaca, ungherese e slava in genere. Lo sottolineo, perché il ca- so istriano è veramente singolare e importante di un'a- rea che anche in virtù dei suoi statuti seppe conciliare tra

La presentazione degli Statuti della

città di Pola

raggiunti dalla città nel periodo veneziano. Si è trattato di una relazione ad ampio respiro, che il pubblico ha segui- to con molta attenzione e che avremo il piacere di pubbli- care nel prossimo numero.

L'incontro di presentazione del volume "Statuti del Co- mune di Pola - XIV - XV secolo" si è concluso con gli in- terventi di Ondina Krnjak del Museo Archeologico, che ha ampiamente collaborato per la riuscita dell'opera, e l’intervento sulle preziose miniature presenti di Sanja Setić dell'Archivio di Pisino, dov'è custodito il tomo origi- nale.

La mattinata domenicale è culminata nell’attesa e tradi- zionale funzione religiosa, celebrata in Duomo con l'ac- compagnamento musicale del coro “Lino Mariani”. Im- mancabile fra gli astanti il rinnovarsi del picco emoziona- le conseguente all'esecuzione del Va’ Pensiero. Senza dimenticare la preghiera degli Alpini, "Signore delle Ci- me".

In linea con la scaletta programmatica, al pomeriggio c'è stato l’appuntamento statutario con la prevista Assem- blea Generale dei Soci, con il rinnovo delle cariche asso- ciative e l'elezione della nuova presidente del sodalizio.

… ed arrivò il giorno della gita a Parenzo, via mare, oc- casione di amichevole convivio e parentesi di serena spensieratezza, nel palese entusiasmo di essersi potuti ritrovare, dopo i condizionamenti della pandemia. Cielo, mare, sole e pioggia, il volteggiare delle foglie dorate che lasciano la ribalta... l'avvicendarsi dei giochi cromatici in prossimità dell'autunno sono riusciti ad illuminare anche il grigiore di una giornata di pioggia… a bordo e durante la passeggiata nella cittadina, dall'incontro con la Comu-

nità degli Italiani alla visita alla Basilica Eufrasiana con gli apprezzati contributi culturali di Marino Baldini.

Al rientro, a concludere ottimamente la giornata ed il

soggiorno, c'è stato l'applaudito "Grazie Alida" spettaco- lo di prosa sulla vita di Alida Valli, con Petra Blašković e Luka Juričić.

… calato il sipario sul 64.mo incontro dei polesani, non rimane che un sentito arrivederci al 65.mo incontro tar- gato 2022! in tanti e senza lo spauracchio covid.

Viviana Facchinetti

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L’ARENA DI POLA n. 9 del 30 SETTEMBRE 2021

Grazie!

A nome dell'Associazione Convivio OdV - Arte, Storia, Terri- torio - voglio ringraziare tutta le comunità italiane dell'Istria e Dalmazia, in particolar modo "L'Arena di Pola" per il risalto e l'attenzione all'evento benefico da noi promosso "La Monta- gna a Fumetti" svoltosi dal 27 al 29 agosto a Maresca. Un evento nel quale ho avuto personalmente modo di conosce- re altre testimonianze che si aggiungono a studi che condu- co dall'età di tredici anni, evento che ha fatto passare un po' d'Istria dalle nostre montagne, con Riccardo Lenski e i suoi dipinti che attendiamo nuovamente presto a Pistoia, Anna Maria Crasti che ringraziamo per i suoi articoli e Chiara Sirk (che ho solo incrociato). Magari, potremmo organizzare scambi artistici e culturali e creare un contatto tra le nostre comunità. Ci farebbe piacere poter avere una copia del'Are- na di Pola per poterla mettere nel nostro archivio. Un saluto cordiale a tutti voi

Gabriele Carradori Gentili amici, ci ha fatto piacere seguirvi e, oltre le notizie circa il vostro evento, condividere con voi anche l'amicizia con persone che stimiamo. VF

Un gradito saluto

Gentile Signora Angela, ricevendo i suoi saluti con la sua bella cartolina da Caorle, non possiamo che dirle GRAZIE PER IL PENSIERO! VF

Riconoscimento

Tra i premiati con la Medaglia dell'Unione Italiana alla cele- brazione di Pola per 30 anni della sua fondazione, metto senza esitazione in primo piano la signora Loretta Godigna, da un quarto di secolo nella direzione della SAC Lino Maria-

ni. È un fulgido esempio di attaccamento disinteressato, di passione e di amore ai valori della lingua e cultura italiana, in questo caso con accento sulla musica. Per lei l'unica ricom- pensa per il suo instancabile lavoro sono il sorriso degli atti- visti e l'applauso del pubblico. Persone così meritano mag- giore attenzione da parte dei media, cosa ne pensate?

Valmer Cusma Abbiamo senz'altro colto l'invito. VF

Un incontro, un'emozione

Gentile Signora Facchinetti, non ho trovato un suo indirizzo privato, ma certamente i suoi collaboratori le consegneranno questa mia E-Mail. Mia zia Rina Cioni era ardente sostenitri- ce della Causa Istriana e nel suo libro «Italiani sul mare»

aveva messo tutta la sua passione affinché venisse cono- sciuta e apprezzata la straordinaria avventura dei quattro eroici marinai, che avevano messo a repentaglio la loro vita nella speranza di muovere gli animi dei Governi dei Paesi amici in favore della Causa stessa. Nel redigere il mio scritto ho potuto rivivere i momenti più belli e purtroppo anche tor- mentati di allora e la ringrazio di tutto cuore per averlo pub- blicato. Mi ha dato una grandissima gioia e senz'altro mi iscrivo per poter ricevere regolarmente il Suo giornale. Con grande ammirazione per il suo operato di Direttore del suo bellissimo giornale, molti cordiali saluti.

Maria Gabriella Casalgrandi Gentile Signora Maria Gabriella, il mio grazie per il suo ap- prezzamento e un BENVENUTA di cuore fra gli amici de L'Arena di Pola. VF

Potersi ritrovare

Spett.le Redazione, sono Maddalena Pisani detta Leni, nata a Pola nel marzo del 1942 (mia madre si chiamava Meri Vitu- lich e mia nonna Antonia Raner) in via Cerere (oggi via Pa- sinska), profuga istriana nel terzo campo di Capodimonte (NA). Ho avuto il piacere e l’onore di essere la madrina all’i-

naugurazione del Monumento dedicato ai Caduti del Mare che si è svolta in provincia di Massa-Carrara e per la preci- sione in Piazza Italia a Pontremoli, paese dove oramai da più di 40 anni è ubicata l’abitazione mia e di mio marito Vito Montemiglio. Sono una vostra fedele abbonata e la lettura dell’Arena di Pola è per me un appuntamento fisso tutti i me- si. Sono stata costretta a lasciare Pola insieme ai miei geni- tori ed i miei fratelli e sorelle quando ero ancora molto picco- la, ma il mio legame con la mia città natale non si è mai dis- solto, ma anzi rafforzato nel corso degli anni. Quasi ogni estate torno in Istria dove mi sento veramente a casa, parlo ancora il dialetto con i miei cari ancora in vita (pochi oramai) ed a questo proposito vorrei lanciare un appello… se qual- cuno, leggendo queste righe, dovesse ricordarsi di me, vi prego vivamente di contattarmi (lascio in calce i miei recapi- ti). Cordiali saluti Maddalena (Leni) Via Walter Tessieri, 2 54027 Pontremoli (MS) (3911167877)

Gentile Leni, speriamo di poterle essere d'aiuto. Ci faccia sapere. VF

Un appello agli amici del Canada

Casualmente mi sono imbattuta in un articolo un po' vec- chiotto de L'Arena, in cui veniva menzionato Frank J. Mrazik, residente in Canada. È un nome collegato all'antica fabbrica di fiammiferi Görz di Pola, di cui i miei nonni nel 1920 acqui- starono quel che restava. Una parte del complesso però esiste tuttora. Chissà se qualcuno in Canada può darmi qualche notizia in merito! Cordiali saluti

Marina Righetti Gentile Signora Marina, noi giriamo il suo appello auguran- doci che qualche amico del Canada possa esserci d'aiuto.

VF

Ci scrivono

A

l Cippo Carsico in via Laurentina, il 29 settembre c'è stata l'inaugurazione della panchina tricolore.

Per tale realizzazione al Quartiere giuliano dalma- ta, è stata molto importante anche l'adesione di tutte le forze politiche che hanno dimostrato solidarietà alla Co- munità di origini giulia-

no dalmata del Quar- tiere: 21 consiglieri presenti al voto e 21 favorevoli. Il Comitato delle associazioni sto- riche è stato sempre chiamato in causa nel- le audizioni consiliari per motivare l'iniziativa e sostenerla anche nei momenti più difficili. Si tratta dell'unico caso in Italia in cui tutte le for- ze politiche hanno ap- poggiato il ricordo di

Norma Cossetto e di tutte le vittime politiche e civili in Istria Fiume e Dalnazia senza distinzioni di parte. In que- gli anni (1941-1947) l'odio politico in Venezia Giulia non ha risparmiato nessuna famiglia istriana e il successivo dramma dell'esodo durato, fino al 1958, ne è stato ulte-

riore testimonianza. In totale sintonia con il Comitato delle associazioni storiche diamo il benvenuto a Norma.

Donatella Schürzel ANVGD Roma M. Micich Archivio Museo storico di Fiume

Dedicato a Norma

I

l campo di prigionia e rieducazione socialista predisposto dalla Jugosla- via governata da Josip Brosz (sopran- nominato Tito) nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale rappre- senta uno degli indica-

tori più espliciti degli obiettivi di natura ideo- logica che il regime di quegli anni mise a punto per preparare una so- cietà fedelmente anco- rata agli assiomi della dottrina voluta ed impo- sta da Tito medesimo.

Non tanto un campo di sterminio, quanto un campo di sofferenza ed umiliazione per i prigio- nieri, costruito in seno ad un’isola del Mare Adriatico ove fosse qua- si impossibile la fuga via mare per effetto delle correnti. L’Isola Calva

accolse alcune migliaia di prigionieri, fra cui numerosi italiani, rei di aver manife- stato, in modo più o meno palese, idee non conformi all’interpretazione titina del socialismo reale. I resti del campo di pri-

gionia e rieducazione versano oggi nel più sorprendente stato di abbandono. Sarebbe forse opportuno coinvol- gere le autorità del go- verno croato per favori- re un intervento volto a sistemare il campo e a predisporre un centro di documentazione storica obiettiva, avente fini di- dattici, così come è sta- to fatto già in numerosi altri campi o siti signifi- cativi, come Auschwitz, Basovizza, Jaseno- vac,…

Stefano Pilotto

Il Campo di prigionia e rieducazione dell’Isola Calva

Goli Otok nella ex Jugoslavia

oggi Croazia

Illustre Presidente del Parlamento europeo Onorevole Davide Maria Sassoli

Apprezzando la Sua egregia attività in favore delle li- bertà democratiche le inoltro il mio appello, affinché venga da lei accolto e si proceda in Parlamento euro- peo in merito alla vicenda del Galeb di Tito e che si faccia chiarezza. Allego copia dell’articolo apparso su IL PICCOLO di Trieste di oggi.

“Finche la barca va...!” – Un appello.

Si stanno spendendo a Fiume-Rijeka gli 8 milioni di euro concessi dall’Unione Europea per fare un museo del GALEB, la nota nave di rappresentanza di Tito. Nel progetto museale sembra che verrà dedicato ampio spazio al dittatore comunista jugoslavo. Occorre, a no- stro avviso, che una commissione europea vigili su tali contenuti, affinché non venga data una immagine idil- liaca del dittatore sanguinario, che dopo la seconda guerra mondiale abolì le libertà parlamentari e diede il via a stermini di massa, tra cui le liquidazioni di migliaia di italiani nelle FOIBE e cacciò oltre 300.000 italiani dalle terre istriane, fiumane e dalmate. Anche per ri- spetto degli esuli giuliano-dalmati andrebbero chieste garanzie in merito. E’ nostro avviso segnalare queste strane operazioni culturali, affinché i dittatori di qualsia- si colore non vadano esaltati o magnificati nell’Europa democratica e si tutelino i valori europei più alti e civili contrari a ogni forma di dittatura. Riteniamo più che giusto richiedere una doverosa vigilanza in merito a questo nuovo museo galleggiante a Fiume-Rijeka”.

Con Alta stima e cordialità,

Il Direttore dell’Archivio Museo storico di Fiume con sede a Roma Istituzione riconosciuta dalla legge 92/2004

“Il Giorno del Ricordo”

dott. Marino Micich

L’Unione Europea ed il museo del Galeb

La Società di Studi Fiumani ci ha inviato per conoscenza copia dell’intervento presso

il Presidente del Parlamento Europeo

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