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Comune di Spoleto

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Academic year: 2022

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Comune di Spoleto

Regione dell'Umbria

Direzione Tecnica

Regione dell'Umbria

EX CASERMA MINERVIO

Comune di Spoleto

INTERVENTI SULLE STRUTTURE PER LA RIPARAZIONE E MIGLIORAMENTO SISMICO DI IMMOBILI FACENTI PARTE

DEL MONASTERO DELLA STELLA

RELAZIONE PAESAGGISTICA

Il Dirigente Arch. Barbara Gentilini

Il Responsabile Unico del Procedimento lng. Monica Proietti

Coordinatore Progettuale

Progettista Strutturale lng. Francesco Proietti

Mandataria

lng. Giuseppe Latini

RTP

Progettista Architettonico e Responsabile del Gruppo D.L.

Arch. Giampiero Carini

Mandanti

TECNOSTUDIO - Professionisti Associati: Arch. Giampiero Carini lng. Gianfranco Cianfrini lng. Emiliano Pera Geom. Renzo Cirilli

lng. Amedeo Cutini lng. Giuseppe Latini

lng. Francesco Proietti lng. Filippo Tancetti

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Sommario

RELAZIONE PAESAGGISTICA ... 2

1) Premessa ... 2

2) Analisi dello stato attuale ... 4

2.1 Contesto paesaggistico-ambientale e morfologia dei luoghi ... 4

2.2 La storia ... 8

2.3 Emergenze naturalistico-ambientali della zona ... 10

2.4 Vincoli e loro natura ... 11

2.5 Beni oggetto di tutela e visibilità dei luoghi ... 16

3) Proposta progettuale ... 17

3.1 I contenuti dell'intervento ... 17

3.2 Impatto sul paesaggio dell'intervento in progetto ... 19

3.3 Elementi di mitigazione e compensazione dell'intervento ... 20

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1) Premessa

ai sensi del D.P.C.M. 12 dicembre

2005

L’intervento oggetto della presente relazione riguarda la riparazione e il miglioramento sismico di una porzione del complesso edilizio denominato Monastero della Stella sito nel centro storico del Comune di Spoleto. La caratteristica dell’intervento è di tipo permanente, con destinazione d’uso ad complesso museale.

In questa prima fase l’intervento è finalizzato al consolidamento e miglioramento sismico degli elementi strutturali, non modifica sostanzialmente quindi sagoma e quote della porzione edilizia interessata.

Il complesso del Monastero della Stella fa parte di un vasto aggregato urbano che comprende anche l'area dell’Anfiteatro Romano e dell’ex Monastero del Palazzo (denominato anche ex Caserma Minervio) all’interno del centro storico.

L’intero complesso, complice nei secoli le variazioni della sua destinazione d’uso (da monastero, ad ospedale e in tempi più recenti a caserma militare, come da tavole A0-A ed A0-B), va a costituire una porzione di “città murata” all’interno della cinta delle mura urbiche costruite alla fine del XIII° secolo; questa sua peculiarità la rende celata alla vista ed alla consapevolezza della città reale. I diversi cambiamenti succedutesi nel tempo, non hanno comunque alterato i caratteri peculiari che ne connotano l’essenza.

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La porzione oggetto del presente intervento ricopre in pianta una superficie di circa 670 mq e si sviluppa in parte su tre livelli ed in parte su due, aventi altezze comprese fra 3.50m circa ed 7m circa al colmo; la superficie complessiva è di circa 2635 mq

Analogamente a quanto risulta per l'intero complesso, la porzione in oggetto presenta murature realizzate in pietrame o miste a mattoni, orizzontamenti in struttura lignea ed in parte voltati; le coperture sono costituite da strutture portanti lignee con pianellato e sovrastante manto di coppi.

Le finiture dei paramenti esterni, completamente compromesse, sono realizzate in intonaco a calce.

L’immobile, in completo abbandono e soggetto a ripetute crisi sismiche negli ultimi 40 anni, si trova in uno stato di danneggiamento grave e diffuso con crolli di porzioni di copertura e di solai interni.

La sola parte che non risulta manomessa dagli interventi dell’ultimo secolo e mezzo o gravemente danneggiata è quella del chiostro interno, nella quale permangono elementi costruttivi in laterizio, pilastri, archi e paramenti murari databili dal XIV al XVI secolo.

L’attuale intervento di riparazione e miglioramento sismico è oggetto di finanziamento da parte della Regione Umbria: è intenzione dell'amministrazione procedere per stralci successivi alla riqualificazione delle altre parti del complesso fino al suo completamento.

Dal punto di vista ambientale e paesaggistico, l'intero centro storico di Spoleto è sottoposta a vincolo paesaggistico-ambientale ai sensi del D.Lgs. n° 42/2004 (ex L. n° 1497/1939) “ per la singolare bellezza panoramica” con DGR.4644 del 29/07/1985; vedi Allegato 1.

In data 12/07/2018 con Decreto del Ministero dei Beni Ambientali e delle Attività culturali e del Turismo l’intero complesso è sottoposto a vincolo.

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2) Analisi dello stato attuale

2.1 Contesto paesaggistico-ambientale e morfologia dei luoghi

Il complesso edilizio è ubicato all’interno del nucleo storico della città bassa di Spoleto e delimitato ad Ovest dalla Via dell’Anfiteatro e ad Est dal torrente Tessino e chiuso a sud dal complesso dell’Anfiteatro Romano ((I- II sec. D.C.).

L’area in studio è individuabile nel settore nord occidentale della Tavoletta I.G.M.I. “Spoleto”, F° 131 - II S.O. della Carta d’Italia e al Foglio n° 164, particella n° 20 del N.C.T. del Comune di Spoleto.

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Partendo dalla cartografia geologia ufficiale redatta dalla regione dell’Umbria in scala 1:10.000, si è cercato, attraverso sopralluoghi ed indagini geognostiche e sismiche puntali, di definire con maggior dettaglio la situazione litologica locale.

Il sito in questione è situato a Sud della propaggine meridionale della Valle Umbra, lungo le pendici nord-

occidentali del Colle S. Elia (453 m s.l.m.), ad una quota topografica compresa tra 323 e 320 m s.l.m.

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un blando declivio verso N-NO.

Il paesaggio circostante è rappresentato da forme collinari blande con allineamento dei rilievi più significativi generalmente NE-SO, a testimoniare l’elevata erodibilità dei depositi presenti. All’interno del nucleo storico della città, l’idrografia superficiale è praticamente assente, per cui l’allontanamento delle acque piovane avviene tramite le infrastrutture urbane che convogliano le acque sia nel Tessino che nel Tessinello, caratterizzati da un regime di tipo torrentizio, percorsi dalle acque in concomitanza con eventi meteorologici intensi.

Il torrente Tessino delimita ad Est il complesso dell’ Anfiteatro - Monastero della Stella, defluendo verso NO all’interno di argini artificiali realizzati dal Consorzio della Bonificazione Umbra per fronteggiare le continue esondazioni che hanno interessato storicamente la città di Spoleto e le aree di campagna più a valle.

Facendo riferimento all’assetto geologico strutturale del bedrock costituito dalla Serie Stratigrafica Umbro- Marchigiana, la struttura generale dei Monti di Spoleto (ubicati a Sud e ad Est della Città di Spoleto) è caratterizzata dalla sovrapposizione di due elementi tettonici principali separati da una superficie (thrust) a basso valore angolare. In particolare, il sito è ubicato lungo una serie di blocchi in giacitura dritta, appartenenti all’Unità tettonica di Spoleto (Barchi et al., 1991). Un piano di sovrascorrimento principale, immergente a basso angolo verso OSO, ne individua l’accavallamento verso Est, sull’antistante Unità della Valnerina Ovest (Barchi et al., 1991), troncando in vario modo strutture preesistenti. Sistemi di faglie dirette e/o trascorrenti principalmente con sviluppo NO-SE e SO-NE, suddividono il corpo superiore in un insieme di blocchi di dimensioni variabili. L’attività tettonica distensiva che ha interessato questo settore dell’Appennino settentrionale durante il periodo plio-pleistocenico, determinò la formazione di un’ampia depressione tettonica (Bacino Tiberino), successivamente colmata da cospicui spessori di depositi fluvio-lacustri. In particolare, la disposizione dei depositi continentali su cui è stata eretta Spoleto, è quella di un apparato deltizio antico, in cui la sedimentazione avveniva da SE verso NO.

La circolazione idrica sotterranea all’interno dei depositi continentali che caratterizzano l’area in questione, è possibile per la presenza di una buona permeabilità primaria delle facies a grana grossolana, delimitata inferiormente dalle argille grigio-azzurre o da banchi a più alta cementazione. La campagna geognostica del Febbraio 2000 (Giorgetti) aveva intercettato la piezometrica della falda freatica delle alluvioni del Torrente Tessino, tra 8,4 m (S1) e 9,5 (S2) m di profondità dal p.c., corrispondenti

rispettivamente ad una quota assoluta di 313,6 m e 313,5 m s.l.m.

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2.2 La storia

Come già descritto, la porzione del complesso edilizio del Monastero della Stella interessata dal presente intervento, appartiene ad un aggregato edilizio che ingloba anche l'area dell’Anfiteatro Romano e dell’ex Monastero del Palazzo (denominato anche ex Caserma Minervio) ubicata all’interno della cinta di mura urbiche costruite nel finire del XIII° secolo, nel settore urbano ricompreso tra le attuali Piazza Garibaldi, Via dell’Anfiteatro, vicolo delle Murelle, l’alveo del fiume Tessino e Piazza della Vittoria.

L’intero complesso presenta una superficie di mq 13.478 pari al 2% della superficie complessiva della città intramuraria medievale che ha un’estensione di mq. 658.172.

Il Monastero della Stella fu costruito nel 1254 ed accoglieva, oltre ai poveri e i pellegrini, anche i neonati

“esposti”. Tale Monastero, a partire dal Quattrocento, fu oggetto di vari interventi eseguiti dalle suore Agostiniane di clausura per arricchire ed ingrandire gli edifici che lo componevano.

Scomparsi gli edifici più antichi, l'insieme è ancora adesso costituito da edifici monastici in gran parte del Cinquecento. Nel 1700 è stata costruita la chiesa dei SS Stefano e Tomasso, con la ridefinizione degli spazi e ampliamenti.

Negli anni immediatamente successivi alla costituzione dello Stato unitario italiano una parte di enorme rilievo del suo patrimonio artistico fu investita dal decisivo evento della soppressione delle corporazioni religiose: per valore, storia, committenza e diffusione sul territorio, il loro patrimonio rappresentava e rappresenta parte rilevante della ricchezza artistica dell’intero territorio nazionale. Si trattò di un momento cruciale per la storia della gestione del patrimonio culturale che impegnò in modo incisivo le nuove strutture dello Stato ad essa preposte in un’articolata attività di conoscenza e tutela. Il decreto Pepoli del dicembre 1860 estendeva ai territori annessi allo stato unitario la legge Cavour-Rattazzi, che sopprimeva tutti gli enti ecclesiastici che «non attendevano alla predicazione, all’educazione o all’assistenza degli infermi», prevedendo la gestione dei loro beni da parte della “Cassa ecclesiastica”, ente autonomo appositamente istituito.

Il complesso fu quindi destinato al demanio e nel 1863 iniziarono i lavori di trasformazione degli edifici per la loro trasformazione in un collegio per i figli dei militari. A lavori ormai completati, per i locali del Monastero della Stella e del Monastero del Palazzo, fu abbandonata l’idea del collegio militare e vennero utilizzati come caserma dal Regio Esercito.

A seguito della crisi sismica del 1895 si ebbe il parziale crollo di un livello e della guglia del campanile.

Negli anni successivi il sito venne pesantemente manomesso per adattarlo alle varie destinazioni d’uso da caserma a foresteria ad alloggi per le famiglie dei militari. In anni recenti il sito ha perduto funzionalità e interesse da parte delle forze armate ed è stato dismesso; attualmente è completamente abbandonato ed in

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L’immobile non è soggetto a vincolo ai sensi dell’art. 10 del D.Lgs. 42/2004, anche se è in corso la procedura di decreto da parte del Ministero dei Beni Culturali. Comunque, gli edifici di interesse storico o artistico di proprietà di enti pubblici e persone giuridiche senza fine di lucro sono vincolati “ope legis”, senza necessità di decreto ministeriale, di notifica o trascrizione.

Negli ultimi anni sotto la supervisione della Soprintendenza sono state eliminate alcune superfetazioni recenti nel cortile, per ripristinare l'impianto originario e gli elementi tipologici del monastero.

Si rileva come le anomalie tipologiche e le variazioni di forma e di disegno degli elementi costruttivi e decorativi, oltre a porre problemi interpretativi riguardo alla ricostruzione delle diverse fasi edilizie, sottolineano il carattere non unitario della sua architettura.

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2.3 Emergenze naturalistico-ambientali della zona

L’area in cui sorge il complesso edilizio si presenta completamente edificata, priva di emergenze naturalistiche e/o ambientali ed ha tutti i connotati di una porzione di centro storico.

Marginalmente all’intero complesso, vi è la presenza del Torrente Tessino per la cui salvaguardia le opere in progetto non costituiscono in alcun modo depauperamento della risorsa tutelata, né rischio e/o potenziale pericolo di inquinamento della stessa.

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2.4 Vincoli e loro natura

La zona è soggetta ai seguenti vincoli territoriali:

a. vincolo ambientale e paesaggistico, ai sensi del D.L.gs. n° 42/2004 (ex L. n°1497/1939), Art.136, comma 1, lett. c) e d), in forza della D.G.R. n° 4644 del 29/07/1985;

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b. Ambiti lacustri e fluviali, ai sensi del D.L.gs. n° 42/2004 Art.142, comma 1, lett. c) e d),

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c. vincolo di vulnerabilità degli acquiferi, in riferimento all'Art. 107 della L.R. n° 1/2015,in base alla carta n° 45 allegata alla ex L.R. n° 27/2000, ad oggi comunque vigente in forza dell'Art.

271, comma 1, lett. i), della stessa L.R. n° 1/2015;

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d. vincolo sismico. Tutto il territorio comunale di Spoleto è classificato quale area sismica di seconda categoria, con grado di sismicità S=9, ai sensi della L. n° 64/74, ed in forza della

D.G.R. n° 1111/2012.

e. Inquadramento archeologico dell’area. L’area oggetto di intervento, nonostante sia ubicata extra moenia, al di fuori di quella che doveva essere la cinta muraria di epoca romana, si viene a trovare al centro di una serie di evidenze di primaria importanza, che la caratterizzano sotto il profilo archeologico come una zona di estrema rilevanza per il municipium di Spoletium, in epoca romana. Oltre ai rischi connessi al rinvenimento di strutture di epoca romana o tardo – antica, altrettanto probabile appare

ipotizzare la presenza di strutture o contesti riferibili a fasi precedenti dello stesso monastero della Stella o comunque riferibili ad altre fasi edilizie di quest’area.Inoltre, la pianta della città di Spoleto tratta dal Catasto Gregoriano del 1819 mostra chiaramente l’area oggetto di intervento ed indica senza dubbio la presenza di stabili realizzati in aderenza, successivamente demoliti.

Per gli interventi di miglioramento sismico di progetto si renderanno necessari una serie di scavi per realizzare le sottofondazioni ed il vano extra corsa di un eventuale ascensore per i diversamente abili; per le sottofondazioni, lo scavo previsto non supererà le profondità delle fondazioni esistenti, mentre per il vano extra-corsa dell’ascensore verrà realizzato uno scavo di una profondità di circa 1.80 m dall’attuale quota del piano terra. Ciò premesso, si è reso necessario realizzare una campagna di saggi esplorativi.

Su indicazione della Sovrintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, la campagna è stata eseguita sotto la supervisione dell’Archeologo Dott. Massimiliano Gasperini: i saggi richiesti sono stati effettuati il 08/01/2018 e non hanno evidenziato la presenza di elementi significativi, come riportato nella Documentazione Archeologica allegata.

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In sintesi di quanto esposto ai punti precedenti si evince come il sistema dei vincoli non incida negativamente sulla possibilità realizzativa degli interventi di riparazione e miglioramento sismico in progetto; in particolare per quanto concerne le motivazioni riportate nell'atto di tutela paesaggistica, in quanto non viene modificata né la sagoma in planimetria né lo skyline degli edifici, a meno del ripristino del campanile crollato.

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2.5 Beni oggetto di tutela e visibilità dei luoghi

Oltre al vincolo relativo all’intero complesso complesso dell’Ex-Caserma Minervio, il bene paesaggistico oggetto di tutela è "la vista panoramica verso il Colle S’Elia e la Rocca Albornoziana", percepibile solamente da alcuni scorci all’interno degli spazi connettivi dell’aggregato e dagli affacci degli edifici con visuale sud-est.

In base a quanto riportato ai precedenti paragrafi circa la morfologia dei luoghi e il carattere conservativo dell’intervento, non vengono modificati i coni visuali da e verso il Colle di Sant’Elia e la Rocca Albornoziana.

L’intervento prevede, visto il degrado e la inconsistenza della tessitura muraria, la sostruzione di una porzione della parete perimetrale del prospetto sud - sud-ovest con caratteristiche di finitura analoghe alle pareti preesistenti rinforzate ma caratterizzata da un’asola verticale finestrata.

La parete risulta parzialmente visibile dalla Rocca Albornoziana come da foto-inserimento a seguire

3) Proposta progettuale

3.1 I contenuti dell'intervento

Gli interventi proposti sono prevalentemente finalizzati alla riparazione e al miglioramento sismico delle strutture, come meglio descritti nella relazione generale di calcolo: rimangono inalterati sia la sagoma che l’ingombro in altezza nonché le quote delle gronde e del colmo, correggendo unicamente le attuali anomalie di coperture non perfettamente complanari.

Il manto di copertura verrà mantenuto in coppi e sottocoppi, le gronde verranno realizzate con le stesse dimensioni, foggia e materiali di quelli esistenti: zampini in legno con pianelle di recupero, canali e discendenti in rame.

Le tamponature esterne avranno un finitura in intonaco a base di calce e colore da concordare in sede d’opera con i responsabili della Sovrintendenza.

Le modeste modifiche introdotte nascono anche per l’organizzazione delle fasi di lavorazioni tese a diminuire i pericoli insiti nell’intervento e ridurre comunque fasi ripetitive, nell’evitare lavorazioni bagnate a favore di quelle a “secco” e reversibili, nonché nel semplificare le varie movimentazioni all’interno dei due edifici, come le travi di solaio.

La presenza di coperture crollate come di alcune porzioni di solaio intermedi, induce ad alcune riflessioni per organizzare le fasi di ricostruzione: infatti dopo la rimozione della copertura con i loro sospesi e incombenti e la spianatura della muratura ammalorata, verranno poste in opera le capriate in legno e il pacchetto di copertura, alfine di vincolare in sommità pareti con luce libera di oltre 6 metri.

La scelta per la copertura è quella di riproporre la tipologia di quelle esistenti : capriate in legno con

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catena in acciaio e una una doppia orditura di travi e travicelli sempre in legno con pianelle in laterizio e caldana in calcestruzzo alleggerito. Il manto di copertura coppi e controcoppi con eventuale materiale di recupero.

La scelta di realizzare i solai intermedi con travi e tavolato in legno con sovrapposizione di una caldana in calcestruzzo armato con rete, è finalizzata a soddisfare il requisito di un carico accidentale di 500 kg/mq.

Ulteriore intervento che può apportare un importante miglioramento al comportamento di insieme della struttura è l'inserimento di un cordolo in acciaio al livello degli appoggi delle capriate o comunque degli elementi portanti della copertura. Si è spesso riscontrato che causa dei crolli più dannosi sia stato il crollo per sfilamento degli elementi lignei della struttura di copertura che a loro volta sono caduti sulle strutture portanti degli orizzontamenti causandone il crollo. Risulta per questo necessario l'inserimento di un elemento di collegamento che impedisca a questi elementi di muoversi. Tale cordolo verrà imperniato alla muratura sottostante mediante connettori in acciaio inghisati con resine.

Si prevede un intervento diffuso di consolidamento delle murature portanti realizzato tramite rigenerazione muraria tramite iniezioni.

Tale intervento verrà accompagnato dalla realizzazione di un intonaco a base di calce e pozzolana fibrorinforzato con rete di fibra di vetro. Entrambi questi interventi permetteranno alla muratura di acquisire una resistenza maggiore che permetterà di resistere alle azioni di progetto.

Vi è la necessità di implementare la capacità di resistenza della muratura esistente, introducendo due setti murari da cielo a terra di elevata rigidezza, che comunque non andranno ad interferire con la funzionalità della destinazione prevista: i setti nel salone degli archi saranno realizzati con una struttura intelaiata in acciaio di adeguata rigidezza, rimovibile e rivestibile con pannellature; al piano terra è prevista la sostruzione di un attuale muro in pietra (di recente costruzione) con un setto irrigidente e di compartimen- tazione con i locali che andranno ad ospitare i locali tecnologici.

Nela zona più fortemente rimaneggiata del complesso viene individuato il nuovo vano scala, in posizione emisimmetrica e tale da poter servire tutti e tre i piani; la scala a giorno, realizzata in acciaio a vista, si svilupperà attorno all’ascensore; visto l’attuale stato di conservazione e di compromissione, la parete esterna del vano scala verrà completamente ricostruita.

Dalle analisi effettuate si è palesata la carenza di rigidezza dell'edificio al livello degli orizzontamenti, debolezza che permette eccessivi spostamenti di interpiano e permette di fornire ai maschi murari il necessario collegamento; l’eccessiva possibilità di deformazione e rotazione delle pareti consentirebbe lo sfilamento infatti degli orizzontamenti o delle coperture oltre che il crollo delle volte a loro appoggiate. Ne risulta pertanto fondamentale la creazione di piani rigidi che permettano all'edificio di approssimare il più possibile un comportamento scatolare durante i movimenti causati dal sisma. Le diverse campiture dei solai perimetralmente saranno confinati da cordoli in profilati in acciaio, inghisati alle murature perimetrali.

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quindi all'inserimento di nuovi tiranti inseriti a livello dei solai, alla quota dell'imposta delle capriate della copertura o dell'imposta delle volte dei vari, destinati a rendere efficaci i collegamenti con le pareti trasversali contrastando le problematiche di ribaltamento fuori piano-

Per dare maggior resistenza alle volte, si interverrà con rinforzo tramite nastri di fibre di vetro che consentano alla muratura la resistenza a trazione di cui non è fornita: negli elaborati di progetto sono riportati gli schemi di applicazione di tali fibre differenziati per tipologia (ad arco policentrico, a crociera e a botte.

Viene proposta la ricostruzione della guglia del campanile.

Inoltre Verranno messi in risalto gli apparati decorativi delle volte come i peducci, che saranno restaurati e messi in risalto, evitando che l’intonaco armato faccia perdere loro di “profondità”.

L’insieme sistematico di tali interventi, sommati al consolidamento diffuso dei setti murari, permette di raggiungere il miglioramento sismico strutturale richiesto dalla committenza.

Non sono previsti lavori di urbanizzazione e sistemazioni esterne ai fabbricati, a meno della realizzazione dei collettori interrati delle acque bianche e nere e il loro recapito alla pubblica fognatura in Piazza Giuseppe Garibaldi.

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3.2 Impatto sul paesaggio dell'intervento in progetto

L'effetto conseguente alla realizzazione dell'intervento edilizio è la persistenza del costruito, in continuità con il centro storico e con le destinazioni territoriali consolidatesi nel tempo.

La realizzazione delle opere descritte non contrasta con le prescrizioni di vincolo, ma lo enfatizza per la riqualificazione estetica e paesaggistica dell’immobile e quindi dell’area.

L'intervento in progetto non comporterà modificazioni significative

I. alla morfologia dei luoghi, in quanto non viene modificato il piano campagna a meno della modesta rampa di acceso esterno per soggetti diversamente abili

II. all'attuale compagine vegetazionale, in quanto all'interno dell'area interessata dall'intervento edilizio non sono presenti alberature e/o elementi vegetazionali di specie protetta ma solamente elementi alloctoni (un abete, due palme e arbusti ) dei quali si prevede la rimozione.

III. alla funzionalità ecologica, idraulica ed all'equilibrio idrogeologico del territorio in questione ed allo stesso connesso. Per quanto concerne la vulnerabilità dell'acquifero, la realizzazione delle opere ne tutela la presenza e la permanenza, in quanto le opere fondali saranno di tipo superficiale con travi di sottofondazione; gli scavi per le infrastrutture risulteranno di profondità limitate, contenute entro i 150 cm per quelle in linea ed entro i 3,50 m per quelle in manufatto (quali fosse, vasche e cisterne); è da rilevare che tali quote sono riferite all’attuale piano finito dei piazzali e quindi, visto il rialzo degli stessi rispetto allo storico piano campagna, sicuramente le opere non andranno ad interferire con la falda freatica (posta a quota variabile dai 6 m ai 13 m da quest'ultimo);

IV. all'assetto insediativo-storico, in quanto l’intervento edilizio da realizzare è finalizzato al miglioramento sismico di edifici esistenti. La rifunzionalizzazione dell’intera area, così ricca di storia, non può che essere un beneficio per l’intera collettività, che si riapproprierebbe di un’area abbondonata da oltre 40 anni e in uno stato avanzato di degrado;

V. all'assetto percettivo, scenico o panoramico dei luoghi, non alterato dall’intervento

VI. ai caratteri tipologici, materici, coloristici, costruttivi dell'insediamento storico, in quanto, come sopra ricordato, tutti questi aspetti risulteranno in perfetta continuità con quelli caratteristici del costruito della zona;

VII. all'assetto fondiario, agricolo e colturale, nonché ai caratteri strutturanti del territorio agricolo, in quanto l'intervento interessa parte del centro storico.

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3.3 Elementi di mitigazione e compensazione dell'intervento

Gli interventi proposti in progetto, che prevedono un semplice restauro delle facciate dell’edificio, non necessitano di particolari accorgimenti di mitigazione, anche in considerazione del fatto che da nessuno dei punti di vista significativi possibili - sia dall'immediato intorno dell’aggregato, sia da distanze a più largo raggio – risultano di fatto schermati dall’edificato esistente e pertanto non significativi alla scala paesaggistica ed ambientale;

A seguire

- : Copia atto di vincolo paesaggistico;

- : Fotoinserimenti;

- Copia Decreto di vincolo del 12/07/2018

Allegati: Elaborati del Progetto Definitivo

Bastia Umbra, ottobre 2018

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STATO ATTUALE

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STATO ATTUALE

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STATO ATTUALE

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Culturali e del Turismo - data 12/07/2018

con cui l’intero complesso è stato sottoposto a vincolo.

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