• Non ci sono risultati.

LO SVILUPPO SOCIO-EMOTIVO

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "LO SVILUPPO SOCIO-EMOTIVO"

Copied!
54
0
0

Testo completo

(1)

MODULO 3

LO SVILUPPO SOCIO-EMOTIVO

Cap. 6 e Cap. 13

(2)

LO SVILUPPO EMOTIVO E

L’ATTACCAMENTO

(3)

LO SVILUPPO EMOTIVO E L’ATTACCAMENTO

EMOZIONI

• Le emozioni sono reazioni soggettive all’ambiente che solitamente vengono percepite a livello cognitivo come positive o negative e sono accompagnate da una qualche forma fisiologica. Sono

comunicate agli altri attraverso il comportamento o azioni.

• Funzioni delle emozioni:

• Comunicano sentimenti, interazioni sociali

• Solo legate alla salute fisica e mentale

• Aiutano lo sviluppo dell’intelligenza emotiva: essere capaci

di muoverci con successo nel mondo delle emozioni proprie

e altrui è cruciale nella vita quotidiana

(4)

Le emozioni si associano a cambiamenti su almeno 3 piani:

• fenomenologico-esperenziale (caratterizza l’esperienza soggettiva di emozione, così come la percepiamo coscientemente);

• fisiologico (risposte dei visceri e del SNC che accompagnano l’esperienza soggettiva);

• espressivo- comportamentale (insieme delle espressioni facciali e delle risposte comportamentali che accompagnano l’esperienza soggettiva). In questo ultimo piano rientrano anche i cambiamenti relazionali indotti dalla manifestazione esterna degli stati emozionali, ovvero le conseguenze relazionali e sociali prodotte dal comportamento della persona che sperimenta a livello soggettivo un’emozione.

La relazione tra questi piani è complessa: i tre piani possono cambiare parallelamente (covariazione), può esserci covariazione solo tra due; possono funzionare indipendentemente l’uno dall’altro (forme di psicopatologia).

(5)

Emozioni primarie: paura, gioia, rabbia, disgusto, sorpresa,

tristezza, disprezzo si manifestano precocemente e non richiedono introspezione;

Emozioni secondarie o autoconsapevoli quali orgoglio, senso di colpa, gelosia, vergogna emergono in fasi successive dello

sviluppo e dipendono dal proprio senso di sé e dalla

consapevolezza delle emozioni degli altri individui alle nostre azioni.

Sebbene i ricercatori siano per lo più d’accordo con Darwin nel

ritenere che le emozioni abbiano una base biologica, tuttavia la

regolazione e l’espressione delle emozioni sono modellate da

caregivers e fattori culturali. Le regole di espressione (display

rules) delle emozioni non sono universali.

(6)

Le prospettive dello sviluppo emotivo

Lo sviluppo emotivo del bambino è influenzato da:

- l’ereditarietà genetica

- condizioni dell’ambiente in cui nasce

- le interazioni con i membri della famiglia - le interazioni con i pari

Tre prospettive teoriche:

1. Prospettiva genetico-maturazionista 2. Prospettiva dell’apprendimento

3. Prospettiva funzionalista

(7)

1. Prospettiva genetico-maturazionista

• Le emozioni sono il prodotto di fattori biologici.

• Le differenze individuali nel temperamento giocano un ruolo centrale nel determinare l’intensità delle reazioni infantili a situazioni emotivamente stimolanti oltre che la capacità di controllare le proprie reazioni.

• Ricerche sui gemelli: monozigoti somiglianza reciproca maggiore

vs eterozigoti nelle tempistiche in cui iniziano a sorridere, nella

quantità di tempo dedicato a sorridere, nelle reazioni di paura

degli estranei e nell’inibizione.

(8)

Temperamento: stile di comportamento individuale e una risposta emotiva caratteristica. Il temperamento può essere pensato come la base biologica ed emotiva della personalità.

La classificazione di Chess e Thomas (1977, 1991)

• Bambino facile: questo bambino generalmente ha un umore positivo, stabilisce rapidamente una routine regolare nell’infanzia (ad esempio,

mantiene costanti gli orari del sonno o del pasto), si adatta facilmente alle nuove esperienze. Il 40% dei bambini.

• Bambino difficile: è un bambino che reagisce negativamente e piange spesso, costringe il caregiver a routine quotidiane irregolari, è lento ad accettare i cambiamenti. Il 10% dei bambini.

• Bambino “lento a scaldarsi”: questo bambino ha un basso livello di

attività, qualche volta è negativo, e mostra un umore piatto. Il 15% dei

bambini. 


(9)

• Le espressioni emotive del singolo risultano dalle esperienze individuali.

• La frequenza con cui i bambini ridono o sorridono sembra variare in base alla natura dell’ambiente in cui crescono. I genitori possono aiutarli a gestire e comprendere le emozioni premiando solo certe manifestazioni emotive.

• Es. sorriso bimbo →risposta piacevole genitoriale → incoraggiamento sorriso del bimbo;

• Vale anche per le paure.

2. Prospettiva dell’apprendimento

(10)

3. Prospettiva funzionalista

• Le emozioni sono funzionali al raggiungimento dei nostri obiettivi e all’adattamento all’ambiente.

• Le emozioni sono fenomeni relazionali piuttosto che strettamente interni e intrapsichici: ruolo privilegiato nello stabilire e nel mantenere relazioni sociali.

• Le emozioni hanno un’importante componente sociale:

usiamo le informazioni fornite dai segnali sociali come guida

per il nostro comportamento.

(11)

Il pianto è il meccanismo più importante che i neonati hanno a disposizione per comunicare col mondo.

Pianto di base: un modello ritmico che generalmente consiste in un pianto, seguito da un silenzio più breve, poi un fischio più corto che ha una tonalità più alta del pianto principale, e un’altra breve pausa prima del pianto successivo. Alcuni studiosi del comportamento infantile pensano che la fame sia una delle condizioni atte a stimolare il pianto di base.

Pianto di rabbia: una variazione del pianto di base in cui viene spinta una maggiore quantità di aria attraverso le corde vocali.

Pianto di dolore: un improvviso iniziale lungo pianto sonoro

seguito dal trattenimento del respiro, senza la presenza di un

lamento preliminare. Il pianto di dolore è provocato da stimoli

molto intensi.

(12)

Lo sviluppo delle espressioni primarie

(13)

Sorridere è un importante mezzo che i bambini hanno a disposizione per comunicare le emozioni.

Sorriso endogeno o riflesso: un sorriso che non avviene in risposta a stimoli esterni e appare durante il primo mese di vita, generalmente durante il sonno. Interpretazione caregiver importante.

Sorriso esogeno: compare tra le 3-8 settimane, è un sorriso prodotto da sveglio in risposta a stimoli visivi o acustici, soprattutto il volto e la voce dei genitori che, gratificati, iniziano a trattare il bambino come attivo partner sociale. Gli stimoli in grado di produrlo sono ancora indifferenziati.

Sorriso sociale: un sorriso che si verifica come risposta specifica alle persone familiari con le quali si instaura uno scambio reciproco. Non appare fino all’età di 2 o 3 mesi. Questo sorriso più selettivo è indice del fatto che il sorriso inizia a segnalare un piacere e non solo una stimolazione.

Sorrisi di Duchenne: sorrisi speciali per le madri ; Sorriso scoperto:

durante il gioco (sorriso di Duchenne + stupore)

Non tutti i bambini sorridono con la stessa frequenza; esistono differenze individuali, culturali e di genere

(14)

Lo sviluppo delle espressioni primarie

Allo stesso momento in cui i bambini iniziano a mostrare segni di emozioni positiva imparano anche ad avere paura di certi avvenimenti e persone.

La paura dell’estraneo o dell’ignoto si sviluppa molto più lentamente dei corrispettivi positivi.

Sroufe (1996) distingue 2 fasi di manifestazione della paura:

1. diffidenza (circa 3 mesi): bambini reagiscono con turbamento alla presenza di estranei, che non possono comprendere o assimilare.

2. paura vera (7-9 mesi): reazione negativa immediata a un evento che ha un significato specifico, come vedere la faccia di uno sconosciuto.

Con la crescita, i bambini mostrano maggiore timore e discriminazione

verso l’ignoto. Timore dell’estraneo non sembra essere universale, le

reazioni dei bambini variano tra alcune culture. Le differenze individuali

potrebbero essere legate al temperamento.

(15)

L’inizio della paura dell’estraneo

(16)

I FATTORI CHE ALTERANO LA PAURA

DEGLI ESTRANEI NEL BAMBINO

PIÙ PAURA MENO PAURA

Contesto - Ambiente non familiare (es.

laboratorio)

- Nessun contatto fisico con una figura familiare

- Distanza dalla madre o altra persona familiare

- Reazioni emotive contenute o negative da parte della figura familiare

- Ambiente familiare (es.

laboratorio)

- Vicinanza fisica a una figura familiare

- Reazioni positive o incoraggiamento verso l’estraneo della figura familiare

Caratteristiche dell’estraneo

Dimensioni e caratteristiche dell’adulto

Dimensioni e caratteristiche del bambino

Comportamento

dell’estraneo Passivo ed esibisce

un’espressione neutra Attivo, amichevole e sorridente Grado di controllo sulla

persona o oggetto insolito

Basso controllo e imprevedibilità Alto controllo e prevedibilità

(17)

Riferimento sociale (Social Referencing)

• Importante conquista sociocognitiva del primo anno di vita

• È il termine usato per descrivere la “lettura” dei segnali emotivi degli altri al fine di decidere come agire in una particolare

situazione di incertezza.

• Lo sviluppo del social referencing aiuta i bambini a interpretare più accuratamente situazioni ambigue.

• L’espressione facciale materna influenza il bambino

nell’esplorazione o meno di un ambiente non familiare.

• Dal secondo anno di vita i bambini diventano più competenti nel social referencing. I bambini tra i 14 e i 22 mesi sono più

consapevoli del fatto che il volto materno è la fonte migliore di

informazione rispetto i bambini più piccoli (Walden, 1991).

(18)

Ansia o protesta da separazione: consistente nel

pianto o in altri segni di turbamento all’allontanamento

del caregiver. Normalmente compare durante la

seconda metà del primo anno di vita e si raggiunge il

picco, nei bambini occidentali, verso i 15 mesi di età e

gradualmente decresce durante l’infanzia e il periodo

prescolare. A volte l’ansia da separazione riappare in

altre forme in età più avanzate.

(19)

La protesta da separazione

Sebbene i bambini di 4 culture abbiamo reagito in maniera diversa

nell’intensità della propria protesta per il distacco dalle madri, tutti tendevano a

raggiungere un picco di

stress circa alla stessa età

tra i 13 e 15 mesi.

(20)

Insieme alla paura altre due emozioni negative comuni sono:

Rabbia e Tristezza.

Izard (1994-95), i neonati esprimono emozioni specifiche come il disgusto (in risposta a sapori amari) e la paura (in risposta al dolore) e sembrano essere indipendenti da eventi esterni.

Tra i 2-3 mesi, secondo Izard, i bambini iniziano a mostrare espressioni di rabbia, interesse, sofferenza e tristezza in maniera affidabile.

I neonati mostrano rabbia in maniera non diversa dagli adulti in risposta a particolari evento esterni, può essere suscitata da dolore e frustrazione. Anche la tristezza è una reazione al dolore, alla fame o alla mancanza di controllo ma viene manifestata meno spesso della rabbia.

Sono entrambe emozioni efficaci per richiamare il conforto da

(21)

Still Face Paradigm- Tronick

Procedura strutturata di osservazione dell’interazione bambino-caregiver durante i primi 6 mesi di vita del bambino,

La procedura prevede la videoregistrazione, per alcuni minuti, della madre con il proprio bambino, posizionato in un infant-seat. La procedura prevede 3 fasi.

1) Fase di interazione spontanea: si osserva la regolazione interattiva naturale tra madre e bambino nella posizione vis a vis per tre minuti circa.

2) Fase di still face: la madre assume un'espressione immobile, senza toccare il bambino e senza rispondere alle sue comunicazioni per altri tre minuti circa. La madre, per attuare la fase 2, può scegliere tra due varianti: sguardo verso il bambino, sguardo altrove. Questa fase permette di osservare le strategie del bambino:

sorpresa, disorientamento, tentativo di richiamare la madre, frustrazione, pianto. In seguito alla mancata risposta da parte della madre, l'attenzione dall'esterno si rivolge all'interno: il bambino si preoccupa del proprio stato interno, si preoccupa di autoregolarsi.

3) Fase di riunione: la madre ricomincia ad interagire spontaneamente col proprio bambino. Per aver tempo di recuperare lo stress da parte del bambino e per verificare effetti relativamente a momento di assenza materna.

Si osservano eventuali effetti del momento di assenza materna.

(22)

I ricercatori hanno potuto osservare, attraverso un'analisi microanalitica dei filmati, le strategie difensive attuate dal bambino in risposta a questa situazione sperimentale di stress, rappresentata dall'incomunicabilità espressiva del caregiver.

Questi esperimenti ripetuti nel tempo con numerose variabili hanno messo in evidenza come bambini di 3-4 mesi già tentino di ripristinare il contatto con la propria madre aumentando vocalizzi e richiami direzione di quest'ultima per poi scomporsi e perdere il controllo posturale.

I bambini di 3-6 mesi sono in grado di ricordare l'episodio di rottura a cui sono stati sottoposti perché nel momento in cui, passata la fase del volto immobile, la madre torna essere giocosa come prima, i piccoli si rivolgono a lei in modo ambivalente.

(23)

•Le emozioni complesse (chiamate anche secondarie) si trovano solo negli esseri umani dal momento che richiedono cognizione e soprattutto consapevolezza alcuni autori le definiscono autoconsapevoli o autocoscienti;

•Iniziano a manifestarsi verso al metà del secondo anno di vita, ad esempio i bambini possono mostrare invidia o gelosa imbronciandosi.

•Il senso di colpa che richiedo lo sviluppo di un senso di responsabilità personale e dell’interiorizzazione degli standard morali; emerge successivamente rispetto all’orgoglio e la vergogna.

Lo sviluppo delle espressioni secondarie

(24)

• La gelosia inizia a manifestarsi già a 1 anno. È un’emozione sociale che si verifica tra persone che hanno stabilito relazioni sociali consolidate.

• L’orgoglio viene espresso quando i bambini provano un sentimento di gioia in seguito all’esito positivo di un’azione particolare.

• La vergogna emerge quando i bambini percepiscono che non hanno raggiunto dei comportamenti standard o degli obiettivi.

• Il senso di colpa è legato alla responsabilità personale.

Secondo Graham (1984) i bambini di 6 anni si mostravano colpevoli quando avevano scarso controllo sull'esito di una

situazione. A 9 anni riconoscono il senso di agentività sugli esiti

di un’azione.

(25)

• La disposizione a esprimere emozioni positive e negative varia in maniera significativa da bambino a bambino.

• Le differenze individuali nell’emotività positiva e negativa sono legate la capacità di adattamento dei bambini (Lengua, 2002). Per esempio i soggetti che a 10 anni esibivano livelli alti di emozionalità negativa (paura e irritabilità) avevano più probabilità di difficoltà di adattamento, tendevano a

deprimersi e ad avere problemi di condotta. Quelli che

venivano giudicati emotivamente positivi, nei quali si era

registrato un tasso più alto di sorrisi e risate, avevano

un’alta competenza sociale, indici di un adattamento

migliore.

(26)

• Una sfida evolutiva significativa per il bambino e imparare a riconoscere emozioni esibite dagli altri.

• Durante le interazioni faccia a faccia madre-figlio i bambini tendono a

riconoscere le emozioni positive molto più frequentemente di quelle negative (Izard, 1995). Più nello specifico potrebbero sviluppare l’abilità di conoscere la gioia prima di riuscire a distinguere la rabbia (La Barbera,

1976). La sequenza di riconoscimento gioia-rabbia è coerente anche con la traiettoria delle manifestazioni il bambino stesso (emerge prima il sorriso della paura).

• La qualità e la quantità dell’interazioni tra genitori e bambini fanno la

differenza nella capacità infantile di distinguere i sentimenti: i soggetti che hanno subito abusi, stati sottoposti ad alti livelli di minacce ostilità, sono meno capaci di rivelare le espressioni tristezza.

• Gli ambienti familiari chiaramente hanno una funzione di modellamento di queste abilità e così anche la cultura.

Riconoscere le emozioni degli altri

(27)

• Imparare a controllare le emozioni è una grande sfida per i bambini e neonati e metodi di controllo continuano a cambiare con la crescita.

• Tra i 12 e 36 mesi I bambini iniziano ad andare a scuola e in maniera non sempre esplicita gli adulti e i pari con i quali si trovano ad interagire richiedono di esercitare più controllo sull’espressione delle emozioni. Sotto questa pressione le espressioni intense e sregolate del periodo neonatale lasciano spazio gradualmente a manifestazioni più modulate (Malatesta,1989).Le espressioni diventano meno intense ed esagerate, meno variabili e più convenzionali.

• I bambini in età prescolare con un controllo migliore della rabbia mostravano un minor comportamento esternalizzante all’ingresso nelle scuole (Gilliom, 2002).

La regolazione emotiva e le norme di

manifestazione delle emozioni

(28)

• Allo stesso tempo i bambini iniziano ad apprendere le norme di manifestazione delle emozioni, che prescrivono quali emozioni mostrare in che circostanza, il che indica spesso di dover imparare a separare l’espressione visibile delle emozioni dalla sua essenza interna.

• Nel conformarsi alle norme sociali i bambini dagli 8 ai 10 anni

apprendono a sorridere anche quando si sentono tristi, a fingere un

malessere che non provano realmente o mascherare il divertimento

quando sanno che non dovrebbero ridere. I bambini di 2 anni tuttavia

potrebbero già mostrare una certa comprensione delle norme di

manifestazione emotiva. Anche qui ruolo importante la cultura.

(29)

Le famiglie hanno ruolo fondamentale nello sviluppo emozionale dei bambini.

Denham (1998) ha delineato tre modi in cui le famiglie influenzano le emozioni infantili.

1. i pattern e di espressività emozionale dei membri della famiglia fanno da modello per l’espressività emozionale dei bambini.

2. le reazioni specifiche di genitori fratelli all’emozione dei bambini incoraggiano o scoraggiano determinati schemi di espressività emozionale.

3. parlando delle emozioni, spiegando ed esaminando la comprensione dei bambini riguarda le proprie risposte emozionali e a quelli degli altri, i genitori fungono spesso da allenatore emozionali o Emotional coaches.

L’espressività emozionale è specifica di ogni famiglia. Molti studi hanno dimostrato che esistono somiglianze tra genitori e bambini nel grado di

espressività emozionale: i soggetti che crescono in un ambiente emozionale positivo, gioioso hanno maggiori probabilità di manifestare emozioni positive.

L’influenza della famiglia sullo sviluppo

emozionale

(30)

I bambini con genitori attenti alle emozioni sanno gestire meglio il turbamento emotivo da soli e vengono anche più facilmente dei pari.

Quando genitori hanno un atteggiamento punitivo e sprezzante nei confronti le emozioni i figli i bambini rimangono impacciati.

Alcuni genitori affrontano il mondo delle emozioni in maniera attiva discutendo sulle emozioni; comprendono il valore e l’espressione emozionale, sono consapevoli delle proprie emozioni e sono favorevoli a usarle per aiutare i propri bimbi.

Dunn e colleghi hanno scoperto che le conversazioni sostenute da bambini di 3 anni con le proprie madri e fratelli sugli stati sentimentali erano strettamente legati all’abilità degli stessi di comprendere le emozioni altrui a 6 anni.

In generale più un bambino é competente nel comprendere le emozioni più e abile nell’attuare comportamenti sociali, quali il problem solving e la risoluzione dei conflitti ed ha più probabilità di venire accettato dei

(31)

Linguaggio emotivo e comprensione delle emozioni

• Tra i 2 e i 4 anni, i bambini aumentano il numero di

termini che utilizzano per descrivere le emozioni anche se la verbalizzazione delle emozioni ha le sue radici evolutive nel periodo preverbale.

• Quando hanno 4 o 5 anni, i bambini mostrano un

incremento nella capacità di riflettere sulle emozioni.

• Le emozioni giocano un forte ruolo sul successo delle

relazioni tra pari.

(32)

Adolescenza

• Durante la prima adolescenza aumentano gli alti e bassi emotivi.

• Sebbene il malumore sia un aspetto normale della prima adolescenza, nondimeno, per alcuni adolescenti, tali

emozioni possono riflettere dei seri problemi.

• Le fluttuazioni emotive nella prima adolescenza possono essere legate alla variabilità ormonale di questo periodo, anche se le esperienze ambientali possono influire ancor più dei cambiamenti ormonali sulle emozioni

dell’adolescenza.

(33)

L'attaccamento

L’attaccamento è un forte legame emozionale che si forma tra neonato e caregiver nella seconda metà del primo anno di vita il bambino. L’emergere

dell’attaccamento è una delle pietre miliari dello

sviluppo durante il primo anno di vita e si ritiene che aumenti l’efficacia genitoriale nella futura

socializzazione dei bambini.

(34)

Le teorie sull’attaccamento

1.La teoria psicoanalitica sull’attaccamento di Freud: i bambini sviluppano un legame verso il caregiver perché viene associato alla gratificazione della

pulsione innata del neonato ad ottenere piacere attraverso la suzione o altre forme di stimolazione orale.


2.La teoria dell’apprendimento sull’attaccamento: associa la formazione del legame madre bambino al fatto che la madre sia fonte di riduzione della

pulsione primaria della fame. Poiché la madre fornisce al figlio cibo, che è un rinforzatore primario (legato alla sopravvivenza) diventa essa stessa un

rinforzatore secondario. L’abilità di soddisfare la fame del neonato fornisce la base dell’attaccamento del bambino alla madre o a qualsiasi altro caregiver legato alla nutrizione. 


Tuttavia diversi studi hanno messo in dubbio che l’alimentazione sia fondamentale per lo sviluppo di attaccamento. Primo tra tutti Harlow.

(35)

Harlow (1958) ha separato dei cuccioli di scimmie dalle madri naturali e li ha cresciuti in compagnia di due madri surrogate: una era fatta di fil di ferro e una aveva un biberon attaccato con nutrimento per i cuccioli; l’altra era fatta di

morbido tessuto spugnoso ma era priva di nutrimento. Dai risultati emerge che i piccoli passavano complessivamente più tempo con la madre morbida rispetto a quella di fil di ferro. Soprattutto nei momenti di stress i piccolissimi preferivano stringersi alla mamma spugna anche se non dispensava cibo: è chiaro che

l’attaccamento alla madre surrogata non dipendeva da una riduzione della fame, ma dal bisogno di vicinanza e contatto.

Schaffer e Emmerson (1964) hanno scoperto che i bambini formano legami attaccamento verso padri e altri adulti che vedevano frequentemente il cui ruolo aveva poco o niente a che fare con l’alimentazione.

Il punto centrale della teoria dell’apprendimento è che l’attaccamento non è

automatico: si sviluppa nel tempo come risultato di interazioni soddisfacenti con adulti responsivi. 

(36)
(37)

Gli approcci dello sviluppo cognitivo suggeriscono che prima che un attaccamento specifico possa avvenire il bambino non solo deve essere in grado di distinguere tra madre e un estraneo ma deve anche essere cosciente del fatto che le persone esistono anche quando non si possono vedere (deve aver sviluppato quella che Piaget chiama permanenza dell’oggetto).

I progressi nello sviluppo cognitivo il bambino possono anche spiegare in parte il cambiamento graduale dei modi in cui si esprime l’attaccamento:

con la crescita e la prossimità fisica perde importanza i bambini sono sempre più in grado di mantenere un contatto fisico con genitore attraverso parole sorrisi e sguardi.

(38)

3.La teoria etologica sull’attaccamento di John Bowlby 

Sostiene che l’attaccamento deriva dalla predisposizione biologica sia del bambino che dei genitori a rispondere a reciproci

comportamenti in modo che i genitori forniscono al bambino cura e protezione. Questa visione affondano le radici nella teoria

evoluzionista e negli studi di osservazione degli animali che risalgono a Konrad Lorenz (1952). Dai suoi studi si concettualizza il processo di imprinting: gli uccelli appena nati riescono a sviluppare

un’attaccamento verso il primo oggetto che vedo nel corso di un

periodo critico successivo alla nascita.

(39)

1.l'effetto base sicura: la base sicura è quella atmosfera che si crea tra figura attaccata e figura d’attaccamento quando la relazione di attaccamento è abbastanza sicura.

2.comportamenti di ricerca della vicinanza: ricerca di

contatto fisico nei bambini non solo per essere protetto, ma per permettere lo sviluppo e la regolazione dell’organismo di capacità autonome attraverso una giusta stimolazione.

3.proteste di separazione: insieme di comportamenti di attaccamento funzionali a richiamare l’attenzione e la vicinanza della figura di attaccamento (piangere, sentirsi male, strillare, accusare, mettersi in pericolo), quando la vicinanza è pregiudicata.

L'attaccamento non è semplice espressione di un comportamento

affettivo infatti si definisce a partire da:

(40)

L’attaccamento non si sviluppa all’improvviso ma emerge piuttosto attraverso una serie di stadi, spostandosi dalla preferenza generale il bambino verso gli esseri umani rispetto gli oggetti inanimati a una vera relazione con i genitori. 4 fasi dello sviluppo dell’attaccamento:

Pre-attaccamento: dalla nascita ai 2 mesi. Reattività sociale indiscriminata.Il bambino mette in atto i comportamenti di attaccamento, ma non in modo selettivo.

Attaccamento in corso: da 2 a 7 mesi. Il piccolo produce segnali orientati, in misura maggiore verso una persona, generalmente il caregiver primario.

Attaccamento evidente: da 7 a 24 mesi. Si può cominciare a parlare di vero e proprio “legame di attaccamento” in quanto il bambino manifesta ansia e protesta da separazione, ma anche atteggiamenti di esplorazione nei confronti dell’ambiente, e paura dell’estraneo.

Relazione corretta secondo lo scopo: da 24 mesi in poi. Il legame è reciproco: ora anche il bambino è in grado di adattarsi alle esigenze della madre, accettando, per esempio, brevi periodi di separazione. E’ da questa fase che il bambino si forma delle rappresentazioni della relazione o Modelli

Lo sviluppo dell’attaccamento

(41)

I bambini sviluppano attaccamento non solo nei confronti delle madri ma anche dei padri e di altre persone con cui interagiscono regolarmente.

Attaccamento del padre

Nel 40% delle società le madri non sono nemmeno il caregiver principale e in molte culture i padri hanno ruolo speciale nello sviluppo del bambino.

Alcune specificità tra madre e padre sono rilevabili a partire alla qualità del parenting:

mentre le madri svolgono un ruolo primario di contenimento emotivo utilizzando prevalentemente la comunicazione verbale durante le interazioni con il proprio bambino, i padri sono più propensi a stimolare i figli attraverso attività fisica e il gioco offrendo loro con maggiore intensità sfide emotive e cognitive.

Da diversi studi emerge che la sicurezza della relazione di attaccamento il padre risulta essere correlata:

- a minori problemi comportamentali

- maggiore socievolezza tra pari e popolarità tra pari in età prescolare - minori livelli di aggressività

- minori sintomi ansiosi nel corso dell’infanzia

(42)

La natura e la qualità dell'attaccamento

La formazione dei primi legami di attaccamento non è uniforme.

Gli studi di Mary Ainsworth (1973) basati sul concetto di base sicura e partendo dalla cosiddetta Strange Situation sono stati replicati molte volte in diverse parti del mondo. La proposta della Ainsworth era che i bambini organizzano il proprio attaccamento verso un particolare adulto di modo da utilizzarlo come base sicura per le proprie esplorazioni o un rifugio sicuro nel caso siano turbati.

STRANGE SITUATION: una procedura standardizzata che ha l’obiettivo di attivare e intensificare i comportamenti di attaccamento del bambino nei confronti del genitore, sottoponendolo a situazione di stress moderato-crescente nel tempo.

Ha permesso di valutare le relazioni madre-bambino e di classificarle in base alla loro natura e qualità. La procedura era applicata tipicamente a bambini di 8-9 mesi.

(43)

Strange Situation, dramma in miniatura in 8 parti:

1.madre,bambino, osservatore (30 sec): osservatore esce dalla stanza

2.madre, bambino (3min)

3.estranea, madre, bambino (3min): estranea entra nella stanza 4.estranea, bambino (3min): la madre esce

5.madre, bambino (variabile): la madre entra, estranea esce 6.bambino da solo (3min): la madre esce

7.estranea, bambino (2o5 min): estranea entra nella stanza

8.madre, bambino (variabile): madre entra, estranea esce.

(44)

Con Strange si fa riferimento a una situazione estranea per creare una condizione di stress e potenziale pericolo nel bambino. La Strange Situation consiste una seduta di 20 minuti, divisa in 8 episodi ognuna delle quali durano 3 minuti circa. Viene videoregistrata e di solito c’è anche uno specchio unidirezionale. Il bambino vive una situazione di stress in quanto si trova in ambiente non familiare (stanza con dei giochi) in presenza di un estraneo (appartenente all’equipe dei ricercatori) e vive due separazioni dal caregiver, seguite dal ricongiungimento. Tramite i video, viene codificato il comportamento del bambino nei confronti della figura d’attaccamento in varie condizioni di stress per classificare il suo pattern d’attaccamento. Attraverso questa procedura, Ainsworth e coll. hanno inizialmente classificato 3 principali modelli di attaccamento:

(45)

1. Bambini con attaccamento SICURO (di tipo B): madre considerata come base sicura, da cui allontanarsi senza timore per esplorare l’ambiente. La separazione desta disagio, ma il bambino sicuro tollera l’assenza della madre e al suo ritorno la accoglie positivamente (con sorrisi e vocalizzazioni). Risultato di una madre responsiva e disponibile, che fa sperimentare al figlio un senso di sicurezza e fiducia.

2. Bambini con attaccamento INSICURO-EVITANTE (di tipo A): il bambino è concentrato nella sua autonoma esplorazione dell’ambiente: non si relazione frequentemente con la madre e non sembrano temere l’estraneo. Nei momenti di disagio o di separazione-ricongiungimento non ricercano la madre. Risultato di una madre rifiutante verso le richieste di aiuto del figlio, che ha imparato a provvedere autonomamente ai suoi bisogni. Disattivazione del sistema di attaccamento e iper-attivazione del sistema di esplorazione.

3. Bambini con attaccamento INSICURO-AMBIVALENTE (di tipo C): vissuti ambivalenti nei confronti sia della madre sia dell’esplorazione. Il bambino non è tranquillo nell’esplorazione e non ricorre alla madre come base sicura. Durante la separazione dalla madre, sono angosciati e quando la madre torna non riescono a tranquilizzarsi. Mostrano comportamenti ambivalenti: ricercano ma poi rifiutano il contatto con la madre, la stringono ma esprimono rabbia e agitazione. Risultato di una madre incoerente e imprevedibile, che oscilla tra gli estremi rifiutante-invadente rispetto ai bisogni del figlio. Iper-attivazione del sistema di attaccamento per vigilare costantemente sulla sua presenza di cui non si ha fiducia e certezza.

(46)

Un altro tipo di attaccamento, aggiunto successivamente da Mary Main (allieva della Ainsworth) e da Solomon è quello INSICURO- DISORGANIZZATO (di tipo D): può essere caratterizzato dalla mancanza di una coerente strategia

comportamentale organizzata nel far fronte alle sollecitazioni che il bambino riceve nella Strange Situation.

Le madri di questi bambini, che presentano una latente paura immotivata,

mostrano un comportamento che incute paura e/o spaventato: sottopongono al bambino a una condizione di funzionamento abnorme caratterizzata da

retroazione/proazione che può ampliarsi fino a pervenire una paralisi funzionale. I bambini mostrano comportamenti interrotti o indirizzati in modo errato,

stereotipie, posture anomale, immobilità fino a paura e preoccupazione nei confronti del genitore.

Spirale disfunzionale:

Avvicinamento al caregiver→paura→ allontanamento→attivazione del sistema di attaccamento→ ricomincia il giro.

(47)

• Questo pattern di attaccamento è stato collegato al maltrattamento infantile o a traumi irrisolti nella storia del genitore. Il bambino si trova a vivere il conflitto legato agli aspetti paradossali della figura di attaccamento, dalla quale non è possibile ottenere conforto dalle situazioni di pericolo perchè è i genitore stesso a suscitare paura.

• Un altro fattore che viene spesso viene spesso associato a questo pattern di attaccamento è la depressione materna: i figli di madri depresse non solo mostrano un comportamento di approccio/evitamento ma anche tristezza. La presenza di un caregiver non depresso come un padre può mitigare gli effetti negativi e la depressione materna sullo sviluppo infantile.

• Anche crescere in un istituto od orfanotrofio potrebbe portare ad alti livelli di attaccamento disorganizzato. Lo stile di cura sperimentato, che comprende la mancanza di contatto visivo, scambi comunicativi ridotti e una responsività lenta al malessere il bambino, contribuiscono al prodursi della caratterizzazione di un attaccamento insicuro.

(48)

I fattori che influenzano la qualità dell’attaccamento

Responsivitá sensibile: indica la capacità della figura di accudimento di accorrere in sincronia con il bisogno del bambino.

- Le madri dei bambini con attaccamento sicuro di solito permettono loro di svolgere un ruolo attivo nel determinare l’inizio, il ritmo e la fine il nutrimento durante prime fasi di vita (non basta ma è positivo).

- Le madri con attaccamento di tipo insicuro evitante tendono ad essere distanzianti e rifiutanti, sono generalmente insensibili ai segnali il bambino con il quale hanno di rado un contatto fisico ravvicinato e col quale spesso interagiscono in maniera ostile.

- I genitori di individui con attaccamento insicuro resistente sono disponibili in modo discordanti, mostrano affetto limitato e interagiscono in maniera impacciata con i figli.

- I genitori con attaccamento di tipo insicuro disorganizzato spesso trascurano o maltrattano fisicamente i bambini che mostrano un comportamento di approccio/

evitamento con i genitori. Rappresenta la tendenza a mostrare un’alternanza di pattern di avvicinamento a una persona o oggetto e ritirata da esso che in realtà potrebbe essere una risposta adattiva: dato che l’abuso già sofferto i bambini non sanno cosa aspettarsi. 

(49)

Il tipo di cure che genitori hanno ricevuto da piccoli è un altro elemento che influisce sulla qualità dell’attaccamento che si crea tra di essi e loro bambini. Dai nostri genitori ereditiamo quelli che Bowlby chiama MODELLI OPERATIVI INTERNI (MOI), rappresentazioni mentali di sé, dei propri genitori e della natura dell’interazione con essi, nella forma in cui la ricostruisce e interpreta; è nota anche come rappresentazioni attaccamento. A causa dei MOI quando le persone diventano genitori tendono a ricreare le proprie relazioni infantili. La continuità intergenerazionale non è sempre diretta, perché alcuni bambini adulti sono in grado di sviluppare attaccamenti insicuri con i genitori e alla fine sviluppano relazioni interpersonali soddisfacenti con il coniuge, il compagno e la prole (earned secure).

• Se il temperamento infantile ha una qualche influenza sullo sviluppo e l’attaccamento, questo influsso deve essere probabilmente mediato da molti altri fattori del contesto sociale in cui cresce (es. relazione con genitori, isolamento sociale genitore…).

(50)

Sensibilità e mindmindedness materna: si riferisce alla propensione materna a considerare il proprio bambino come soggetto separato da sé e dotato di una mente.

• Il modo in cui la madre commenta gli stati mentali del bambino e utilizza in particolare termini riferiti a stati interni ha un ruolo di primaria importanza nello sviluppo della capacità del bambino di comprendere gli stati mentali propri e altrui, e di utilizzare a sua volta un linguaggio riferito a stati interni.

• La sensibilità materna è rivisitata e inserita in una rete di relazioni

reciproche tra mindmindedness genitoriale, attaccamento e

sviluppo della comprensione sociale del bambino.

(51)

Stili di cura e attaccamento

• I bambini con attaccamento sicuro hanno caregiver sensibili ai loro segnali e molto disponibili a rispondere ai bisogni del bambino.

• Sensibilità o responsività: indica la capacità della madre, o della figura di accudimento, di accorrere in sincronia con il bisogno del bambino.

• I caregiver dei bambini evitanti tendono a non rispondere ai segnali dei loro bambini e hanno poco contatto fisico con loro.

• I caregiver di bambini resistenti tendono a essere incoerenti;

qualche volta rispondono ai bisogni dei bimbi, qualche volta no.

• I caregiver di bambini disorganizzati spesso li trascurano o li

abusano fisicamente.

(52)

• La qualità dell’attaccamento è abbastanza stabile nel tempo, ma non significa che il cambiamento non sia possibile. Una minoranza importante di bambini con un attaccamento insicuro riesce a sviluppare delle relazioni migliori con i genitori entro il raggiungimento dell'età scolare. Al contrario le relazioni attaccamento sicuro possono diventare insicure se circostanze di vita familiare si deteriorano (perdita del lavoro, divorzio, malattia o abuso..)

• Un attaccamento sicuro sin da piccoli sembra legato a un comportamento esplorativo più complesso a 2 anni di età (Main, 1973); con la crescita questa curiosità intellettuale si riflette in un’intensificazione dell’interesse e piacere nel risolvere i problemi.

• Rapporti di alta qualità genitori figli e una responsività più alta nelle madri sono stati associati uno sviluppo cognitivo migliore all’età di 7 anni; la

disorganizzazione è connessa risultati cognitivi scarsi scarsi (Stams,2003).

La stabilità e gli esiti della qualità di attaccamento

(53)

• Molti supportano l’idea che la qualità delle relazioni genitore- bambino sia importante per il suo sviluppo sociale futuro. I giovani con relazioni sicure e insicure sviluppano pattern sociali ed emotivi molto diversi: alcuni

insegnanti hanno valutato che i bambini di 4-5 anni con attaccamento sicuro mostravano più emozioni positive, avevo una maggiore empatia verso gli altri e maggiore abilità di iniziare, sostenere e rispondere

all’interazioni con altre persone, si lamentavano anche di meno, erano

meno aggressivi e instauravano meno reazioni negative all’avvicinarsi degli altri bambini. A 8- 12 anni i soggetti con attaccamento sicuro avevano

continuato ad essere valutati come più competenti a livello sociale, più orientati verso i compagni e meno dipendenti dagli adulti. Inoltre avevano maggiori probabilità di sviluppare amicizie più strette rispetto ai pari con legami meno sicuri(Sroufe, 2006).

(54)

• Secondo John Bowlby avere diversi caregiver oltre i genitori potrebbe compromettere la qualità dell’attaccamento infantile. Non ci sono prove scientifiche che dicano che essere educati da un terzo possa effettivamente ostacolare la formazione di un attaccamento tra bambini e genitori. 

L’effetto del nido d’infanzia sull’attaccamento è stato oggetto di numerose ricerche con alcune ipotesi che suggeriscono che possa portare a legami più insicuri (genitori a lavoro?meno disponibilità dei caregiver?

interpretazione di assenza?). In alcuni casi il nido in infanzia può compensare delle cure genitoriali non ottimali. La stabilità dello staff può essere una determinante importante della qualità della relazione tra operatori e bambini; Un nido d’ infanzia di buona qualità può rinforzare l’abilità linguistiche e cognitive dei bambini, che mostrano un adattamento più rapido, giocano di più con i pari e sono più abili a livello sociale, sono meno timorosi degli adulti sconosciuti.

Cura del bambino e attaccamento

Riferimenti

Documenti correlati

Analisi Matematica 1, Scritto 1-C.. Corso

Analisi Matematica 1, Scritto 1-A.. Corso

Analisi Matematica 1, Scritto 1-A.. Corso

Analisi Matematica 1, Scritto 1-A. Corso

Analisi Matematica 1, Scritto 2-A. Corso

Analisi Matematica 1, Scritto 2-B. Corso

Analisi Matematica 1, Scritto 2-A.. Corso

Analisi Matematica 1, Scritto 1-A.. Corso