• Non ci sono risultati.

Le civiltà preromane in Italia

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "Le civiltà preromane in Italia"

Copied!
49
0
0

Testo completo

(1)

Le civiltà preromane in Italia

(2)

Nell’Italia antica si riscontra un mosaico di popolazioni alcune autoctone, altre formate da migrazioni indoeuropee.

Popolazioni non indoeuropee Etruschi, Liguri, Euganei, Reti, Camuni, Sicani, Sardi e Corsi.

Popolazioni indoeuropee

Latini, Siculi, Ausoni-Aurunci, Campani, Opici, Enotri, Sabini, Piceni, Umbri, Sanniti, Osci, Lucani, Bruzi, Sabelli adriatici (Marsi, Peligni, Marrucini,

Frentani, Pretuzi, Vestini), Apuli, Sabelli tirrenici (Ernici, Equi, Volsci), Iapigi (Dauni, Peucezi e Messapi), Veneti, Rutuli, Celti e coloni Greci.

(3)

Le civiltà preromane in Sardegna

La Sardegna, benché fosse già abitata attorno al XX millennio a.C.

subisce una colonizzazione da popolazioni di origine continentale già a partire dal 9000 a.C. e per tutto il neolitico, alla ricerca di terreni coltivabili e soprattutto delle cave di ossidiana, particolarmente richiesta per strumenti da taglio.

Alle fasi più antiche della civiltà sarda appartengono esempi di

monumenti megalitici dal significato religioso come i dolmen (grande pietra appoggiata orizzontalmente su pietre verticali) e menhir (stele di pietra erette verticalmente).

Dal 1800 a. C. durante l’età del bronzo e poi del ferro fino al VI sec. a.

C. si sviluppa la civiltà nuragica, caratterizzata da grandi torrette

megalitiche a forma tronco-conica dalla funzione abitativa e difensiva e forse anche religiosa. La società presentava una bipartizione fra

guerrieri e pastori, ma vantava anche una metallurgia molto avanzata.

(4)

Dolmen prenuragico di Mores (circa 3000 a. C.)

(5)

Menhir prenuragico (circa 3000 a. C) da Pranu Muttedu (Cagliari)

(6)

Ricostruzione di un complesso nuragico

(7)

Nuraghe di Abbasanta

(8)

Cronologia delle civiltà preromane

Civiltà palafitticole 5000 -1500 a.C.,

Cultura delle terremare ca 1650-1150 a.C

Cultura villanoviana X-VIII secolo a.C

Civiltà etrusca VIII-I sec. a. C.

(9)

Resti di insediamenti palafitticoli dell'età del bronzo in Trentino e ricostruzione

(10)

Statue stele della Lunigiana (3000-600 a. C.)

(11)

terramare

Con il nome di terramare (dal dialettale «terra marna» cioè terra grassa,

utilizzata come fertilizzante a causa dei resti organici) viene denominata una civiltà padana del bronzo caratterizzata da insediamenti abitativi su piattaforme sopraelevate e cinti da un fossato protettivo. Le case erano realizzate in legno, canne e terra battuta. L’economia era prevalentemente agricolo-pastorale, con importazione dei metalli. Le sepolture sono

prevalentemente ad incinerazione, spesso con l’uso di ceramica locale.

(12)

Ricostruzione della terramare di Montale (Mo)

(13)

Ricostruzione di due abitazioni di Montale

(14)

Interno

(15)

Artigianato terramaricolo

(16)

La cultura villanoviana si forma a partire dal X sec. all’VIII sec. a.

C. in zone dell’Italia centrale e meridionale in cui si svilupperà la civiltà etrusca.

La cultura villanoviana (che prendono il nome da Villanova presso Bologna dove furono ritrovate delle necropoli) è una civiltà del ferro, che sviluppa un’agricoltura intensiva grazie all’impiego di strumenti pià resistenti. Gli insediamenti abitativi impiegano capanne impiega sia inumazione, sia

incinerazione, con prevalenza di quest’ultima. Gli insediamenti Per la sepoltura delle ceneri si

usavano vasi biconici, talora con un finto elmo come coperchio.

(17)

Capanna villanoviana

(18)

Tomba a pozzetto con ossuario

biconico

(Volterra, Museo Guarnacci)

(19)

Biconico da Bologna

Biconici villanoviani

(20)

Verucchio,

trono in legno (VIII-VII sec. a.

C)

(21)

Spada e fodero villanoviani da Cuma

(VII sec.)

(22)

Gli Etruschi, chiamati

Τυρρηνοί dai Greci, Etrusci o Tusci dai romani, mentre essi si definivano Rasenna, furono una popolazione non

indoeuropea la cui lingua, scritta con lettere derivate dall’alfabeto greco, è stata decifrata solo in parte, che dominò l’Italia centrale dall’VIII secolo fino

all’affermarsi di Roma. Essi non costituirono mai uno stato unitario, ma si organizzarono in città stato dapprima sotto la guida di aristocrazie

capeggiate da un re-sacerdote elettivo detto lucumone, poi di democrazie capeggiate da

tiranni; le loro dodici principali città si

confederarono sotto la guida di Volsinii (attuale Orvieto).

(23)

Ipotesi sull'origine degli Etruschi

Migrazione dall'Oriente o più precisamente dalla Lidia (Erodoto)

Autoctonia (Dionigi di Alicarnasso)

Provenienza settentrionale (Tito Livio)

Sviluppo della civiltà villanoviana (Massimo Pallottino)

(24)

Erodoto Storie I, 94, 5-7

I Lidi affermano che contemporaneamente [...] fu da loro colonizzata la Tirrenia, dando questa versione dei fatti [...]Poiché la carestia non

diminuiva, anzi infuriava ancora di più, il re, divisi in due gruppi tutti i Lidi, ne sorteggiò uno per rimanere, l’altro per emigrare dal paese e a quello dei gruppi cui toccava di restare lì mise a capo lui stesso

come re, all’altro che se ne andava pose a capo suo figlio, che aveva nome Tirreno. Quelli di loro che ebbero in sorte di partire dal paese scesero a Smirne e costruirono navi e, posti su di esse tutti gli oggetti che erano loro utili, si misero in mare alla ricerca di mezzi di

sostentamento e di terra, finché, oltrepassati molti popoli, giunsero al paese degli Umbri, ove costruirono città e abitano tuttora. Ma in luogo di Lidi mutarono il nome prendendolo dal figlio del re che li guidava, e si chiamarono Tirreni

(25)

Dionigi d’Alicarnasso., Antichità romane, I, 26-30

Non penso neppure che i Tirreni siano coloni dei Lidi: non presentano infatti fra loro lo stesso linguaggio, né si può dire che, pur non

essendo più di lingua affine, conservino almeno qualche ricordo della madre patria. Non venerano neppure le medesime divinità dei Lidi, né osservano leggi e costumanze simili [...]. Sono forse più vicini alla verità quelli che sostengono che i Tirreni non sono emigrati da nessun luogo, ma sono invece un popolo indigeno, poiché in ogni sua manifestazione presenta molti caratteri di

arcaicità; sia per linguaggio che per modo di vivere non lo si ritrova affine ad alcun altro popolo.

(26)

Età orientalizzante (720–580 a.C.) La civiltà etrusca viene a delinearsi grazie anche ai primi esempi di scrittura nei territori già interessati dalla civiltà villanoviana attraverso uno stretto contatto con il mondo orientale evidente nelle forme artistiche. Nei principali centri, che intrattengono rapporti commerciali con il mondo greco, specialmente con l’Eubea, emerge una ricca nobiltà, quella dei principi, imprenditori che gestiscono il lavoro delle miniere, l'industria metallurgica, l'agricoltura, i trasporti terrestri e marittimi, le cui tombe sono ricche di oggetti d’arte (vasellame, decorazioni, armi e carri da parata) che costituiscono lo status symbol della loro potenza.

Flabello bronzeo da Populonia (periodo orientalizzante VII sec. a.

C.)

(27)

Pettine in avorio orientalizzante

(28)

Età arcaica (580–480 a.C.)

Le città etrusche, diventate metropoli ed arricchite da un ceto medio emergente, raggiungono l’apice della loro potenza,

dominando i commerci nel mare Tirreno, grazie ai porti di Populonia, Vetulonia, Vulci, Tarquinia e Cere, ma anche nell’Adriatico, che prende il nome dalla città di Adria. Nel 540 a.C. nella battaglia navale presso Alalia (costa orientale della Corsica) i Cartaginesi e gli Etruschi

sconfiggono i coloni focesi che avevano qui

fondato un emporio e che avevano anche fondato nella costa sudorientale della Gallia Massalia

(Marsiglia) fermando l’espansione greca nel Tirreno. Per un periodo monarchi etruschi provenienti da Tarquinia e Chiusi (o Volsinii) regnano anche a Roma, fino alla cacciata

tradizionalmente datata al 509 a. C..

(29)
(30)

Età classica (480–320 a.C.)

Nella battaglia di Cuma del 478 a.C. i Siracusani di Gerone I sconfiggono gli Etruschi bloccando l’espansione verso sud. I Greci vengono poi ad occupare l’isola d’Elba dando un grave colpo all’economia etrusca nel Tirreno. Un tentativo etrusco di appoggiare l’attacco ateniese a Siracusa non ottiene l’esito

sperato. Del declino della potenza etrusca trarranno vantaggio i Galli a nord, i Sanniti a sud e soprattutto la potenza emergente di Roma, che si libera definitivamente del controllo etrusco e nel 396 conquista la città di Veio.

La crisi delle città tirreniche aumenta l’importanza degli scali adriatici Spina (progressivamente caduta in declino per

l’interramento) e Adria, che veicolano rapporti commerciali molto intensi fra la pianura padana, fornitrice di grano, il nord Europa, da cui proveniva l’ambra e le città greche, Atene in particolare, da cui si importano esempi di ceramica di altissimo livello.

(31)

Età ellenistica (320–27 a.C.)

La cultura etrusca viene progressivamente assorbita nell’ambito di

quella romana. Nel 281 Tarquinia viene conquistata e nel 264 anche Volsinii viene distrutta.

Nel 79 a. C., al termine della Guerra sociale la Lex Iulia de civitate concede la cittadinanza romana a tutti i socii italici, decretando anche la fine dell’indipendenza amministrativa della città etrusche.

(32)
(33)

Frontone del tempio di Talamone (II sec. a.C.)

Riga 1 Riga 2 Riga 3 Riga 4

0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Colonna 1 Colonna 2

(34)

Particolare

(35)

Biga di Monteleone (VI sec. a. C.), Metropolitan Museum di New York

(36)

Servizio in bucchero da Chiusi (VI sec.)

(37)

La chimera di Arezzo (IV sec. a. C.)

(38)

Volterra porta all'arco (IV – III sec. A C.)

(39)

Sarcofago degli sposi (Vi sec. a. C.: Parigi, Louvre)

(40)

Sarcofago di Lartia Seiani da Chiusi

(II sec. a. C; Firenze, Museo Archeologico)

(41)

Urna cineraria (II-I sec. a. C; Perugia, Museo Archeologico)

(42)

Cerveteri Necropoli della Banditaccia

(43)

Cerveteri, Tomba dei rilievi (fine IV sec. a. C.)

(44)

Tomba dei leopardi, Tarquinia (480-450 a. C.)

(45)

Perugia, Ipogeo dei Volumni (seconda metà II sec. a.C.)

(46)

Divinità etrusche

(47)

Il fegato di Piacenza (II-I sec. a.C.)

(48)

Alfabeto etrusco

L’alfabeto impiegato dagli etruschi era quello greco-calcidese, attinta dalle colonie dell’Italia meridionale con una scrittura da destra a sinistra. Non sono pervenuti testi letterari, ma solo iscrizioni o testi normativi o religiosi. La lingua non è indoeuropea, ma sembra trovare raffronti con alcune lingue dell’Asia minore (iscrizioni dell’isola di Lemno).

(49)

Rappresentazione grafica

Riferimenti

Documenti correlati

L’Organismo di Vigilanza, formato da persone indipendenti nel ruolo, è l’ente istituito per vigilare sul rispetto del Codice Etico e del Modello Organizzativo da parte di tutti

TIPOLOGIE TESTUALI: alla luce delle circolari ministeriali del 2018-2019 che hanno fornito indicazioni sulle prove scritte e sulla valutazione del nuovo esame di stato, gli..

Tornarono però i contrasti tra le città della Lega di Delo, capeggiate da Atene, e quelle della Lega del Peloponneso, guidate da Sparta, entrarono in

Con la loro invasione misero fine alla civiltà cretese6. Giochi

Con la loro invasione misero fine alla civiltà cretese [ACHEI]6. Giochi

La civiltà degli antichi Greci si è sviluppata len- tamente, in un lungo periodo: sono stati neces- sari più di 400 anni, cioè quattro secoli.. La civiltà greca è durata

Nel 1100 a.C., , per motivi commerciali sotto le mura di Troia, una città sul Mar Nero, come ci viene raccontata da Omero nell’Iliade. Fondarono

All’inizio la forma di governo di Atene era la monarchia: il re veniva scelto tra le famiglie più importanti della città. Poi fu istituita la repubblica oligarchica, in cui il