• Non ci sono risultati.

UNA CITTÀ DERUBATA di Massimo Castagna

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "UNA CITTÀ DERUBATA di Massimo Castagna"

Copied!
28
0
0

Testo completo

(1)

U

NA

C

ITTÀ DERUBATA di Massimo Castagna Una vera e propria ondata di furti nelle abitazioni di privati cittadini sta investendo con violenza la città. Non c'è quartiere di Enna Alta, Enna Bassa e delle contrade adiacenti che non sia investita in queste settimane da atti delin- quenziali.

Una serie di colpi messi a segno da una banda di ladri che fino ad oggi ha lavorato indisturbata. I dis- agi sono evidentissimi, dal momento che i ladri, a differenza del passato, non si limitano più ad entrare in case momentaneamen- te disabitate, ma entrano di notte quando le persone dormono.

Una situazione davvero grave ed insostenibile dove il cittadino appare sempre più solo ed indife- so, anche perché, specie nelle popolosissime contrade mancano totalmente la pubblica illuminazio- ne e la denominazione delle vie, cose queste che facilitano gli atti vandalici.

Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza e Guardia Forestale sono da giorni al lavoro per tentare di catturare i malviventi, ma fino a questo momento i risultati non sono incoraggianti.

A questo punto che fare? Come comportarsi? Cosa deve fare il cit- tadino per difendere la propria serenità e la propria vita privata?

Una affollata riunione di residenti (vedi foto) della Contrade Mugavero, S. Panasia, Mariola e Rizzato è servita per discutere sul da farsi e successivamente i resi- denti hanno incontrato il questore e le forze dell'ordine. Si è appreso il potenziamento del controllo del territorio, ma quello che è emer- so è la assoluta necessità di denunciare i furti, di chiamare il 113 e il 112 in caso di rumori stra- ni, della presenza di macchine sospette e, comunque, di tutto quanto non rientra nella normali- tà.La delegazione dei cittadini ha assicurato la massima collabora- zione con le forze dell'ordine, ma ha anche evidenziato la necessità di rassicurare le famiglie attraver- so un servizio di vigilanza curato dagli stessi cittadini, nelle adiacen- ze delle proprie abitazioni.

"Non si tratta di ronde - hanno spiegato gli interessati - ma di un

servizio di costante vigilanza per evitare il ripe- tersi di atti delinquenziali teso a notare tutto quanto appare strano e segnalarlo immediata- mente alle forze dell'ordine".

Nella riunione di contrada Mugavero è emersa anche la necessità che le istituzioni facciano appieno il loro dovere, ad iniziare dalla illumi- nazione delle strade; il buio, si sa, aiuta i delin- quenti a muoversi liberamente; un altro aspet- to importante è quello relativo alla mancanza di denominazione delle vie. Come fa il cittadino a spiegare all'operatore del 113 o del 112 dove intervenire e quali punti di riferimento deve dare per fare intervenire le forze dell'ordine?

Intanto si è saputo che il consiglio comunale di Enna sarà convocato in sessione straordinaria ed urgente per affrontare il problema della sicurezza. Ci si augura che venga affrontato con decisione e che nel progetto legalità voluto dal

prefetto, che sta seguendo costantemente l'e- voluzione dei fatti, vengano fuori proposte che non possono essere solo centri di ascolto, o piazze varie.

A lei signor Sindaco è demandata anche la sicu- rezza dei cittadini; non le è consentito un inte- ressamento di facciata, ma desideriamo che si rimbocchi le maniche a faccia la sua grande parte, dando la pubblica illuminazione e chi proprio non ne ha e mettendo in moto quella fantomatica commissione sulla toponomastica per dare un nome alle vie delle contrade.

Provi a scendere in questi posti di sera, se riuscirà a trovare la strada, dal momento che lei forse non vi ha mai messo piede, e si renderà conto dello stato delle strade, della totale oscu- rità e della mancanza di servizi che evidenziano anche in questo caso il fallimento della sua amministrazione.

- 2 -

Nella nostra Enna tanto tempo fa fu costruito il bellissimo e imponente castel- lo di Lombardia, uno dei più importanti castelli medioevali della Sicilia. Il suo nome deriva forse dal vicino quartiere cittadino, sede di una colonia lombarda. Secondo alcu- ni, dal fatto che qui aveva la residenza la guarnigione lombarda della cavalleria di Ruggero II. Baluardo fortissimo per la sua posizione, risale agli imperatori svevi, e fu sensibilmente modificato al tempo di Federico III di Aragona, che lo scelse a sua dimora. Esso possedeva venti torri. Oggi ne rimangono solo sei , di cui la più alta è la merlata Torre Pisana ( perché pare che ai tempi di Ruggero II ospitasse i soldati pisani del suo esercito). Dal suo terrazzo si gode di un panorama fra i più celebri della Sicilia.

Il 1° cortile detto Degli armati o di San Nicola (dalla chiesetta che vi esisteva) fu trasformato in teatro all'aperto (8000 posti);

il 2° cortile è detto della Maddalena; nel 3°

cortile, detto di S. Martino, si conservano gli

scarsi resti della chiesetta omonima che vi si trovava e delle costruzioni che dovevano costituire l'abitazione di Federico III.

In tempi più recenti ci si andava da piccoli, anche con la scuola, o a far qualche lezione all'aperto e divertirsi pure con gio- chi, basti pensare al Parco Robinson.

Nonché veniva utilizzato come teatro per spettacoli vari. Questo bel vissuto sembra oramai dimenticato entrando all'interno del castello. A quanto pare non c'è nessuna guida che possa raccontartene il passato, il presente e il futuro e non c'è l'ausilio di qual- che mappa che spieghi come muoverti all'in- terno dei luoghi o che funga da raccontasto- rie. Si vede tanta erba che sembra si diverta a nascondere quei luoghi protagonisti di tanta storia ennese.

Se poi si vuole andare più in alto basta entrare nella Torre Pisana, ma con molta cautela. La prima cosa che si "vede" è il buio, poi si prova a salire le scale e ad appoggiarsi ad una ringhiera arrugginita, stando attenti a qualche gradino rotto. Se non ci si scoraggia si arriva in cima dove , per fortuna, ci guida la luce naturale ma manca un cannocchiale che potrebbe farti rendere più chiara la visione della zona circostante, peraltro estesa. Uno spettacolo deprimente se si pensa che è parte integrante della nostra sto- ria fanciullesca.

Basta fare un giro in mac- china o a piedi per la strada che circonda questo maniero e si notano subito un cancello, che

sembra porti nella parte sotterranea delle mura, spalancato, stranamente, anzichè ben chiuso. Poi provano a far da artistico con- torno quei bei lampioni che col tempo e con l'aiuto di qualcuno sono stati alleggeriti o delle lampade o del vetro che protegge il contenuto, questo ovviamente riguarda quelli che sono rimasti. E già perché qualcu- n'altro non esiste più, è scomparso. Si gira ancora intorno è noti immediatamente, sulle mura che guardano la rocca di Cerere, una impalcatura che speriamo venga utilizzata al più presto allo scopo e tolta. E finalmente il magico tocco dei servizi pubblici, che ogni turista potrebbe utilizzare, che sembrano abbandonati. Quando provi ad andarci si è subito colpiti dal terreno circostante che e' stato arricchito con dei pneumatici. Eh sì!

Qualcuno ha pensato di fare questo lavoro perché probabilmente il terreno poteva fra- nare e l'amministrazione non aveva avuto il tempo di intervenire.

Salvatore Di Mattia

Una bella passeggiata in piazza, su e giù in lungo e in largo, è uno dei semplici ma sani svaghi che offre la nostra città. I bambini scorazzano qua e là sotto l'occhio vigile dei genitori, le coppiette passeggiano chiacchierando, i gruppi di ragazzi si danno appuntamento, tutti si guardano in giro in cerca degli amici, siedono sulle panchine all'ombra degli alberi, sostano in attesa, vanno e vengono. Un quadretto davvero idilliaco, tipico della provincia italiana.

Qualcuno si è accorto che qualco- sa non va, qualcuno che "vede" oltre che guardare, qualcuno che ci ha fatto notare come il palo centrale della piazza non è più rigorosamente in linea con l'altro gemello qualche metro più su, anzi, per usare la colorita espressione fornitaci: "nun è a chiummu". Guardando guardando, ci siamo accorti che la porzione di piazza sottostan- te la destra del palo, si è, come dire, abbas-

sata. E' possibile ipotizzare che sia in atto una sorta di cedimento della sede stradale?

E se così fosse, non sarebbe il caso, in nome della pubblica incolumità, di transennare l'intera zona ed effettuare i sopralluoghi e i controlli del caso? Non vor- remmo assurgere agli onori della cronaca con l'ennesimo episodio di incauta ammini- strazione, non vorremmo proprio.

Certamente, chi di dovere, e non è un modo di dire, si farà carico di sciogliere questo dubbio che ci attanaglia.

Certo non sarà un bello spettaco- lo avere due piazze chiuse e proprio nel centro cittadino, ma tant'è, di necessità faremo virtù. E continuando così le cose, rischiamo di diventare i cittadini più virtuo- si che un'amministrazione abbia mai avuto.

Virtuosi ma non certo stupidi, pazienti ma con la memoria lunga… lunga… lunga.

Giusi Stancanelli Copertoni a mo’ di aiuole,

troppo moderne per l’antico

Cancello aperto di un ingresso abbandonato

Il palo in questione

(2)

U

NA

C

ITTÀ DERUBATA di Massimo Castagna Una vera e propria ondata di furti nelle abitazioni di privati cittadini sta investendo con violenza la città. Non c'è quartiere di Enna Alta, Enna Bassa e delle contrade adiacenti che non sia investita in queste settimane da atti delin- quenziali.

Una serie di colpi messi a segno da una banda di ladri che fino ad oggi ha lavorato indisturbata. I dis- agi sono evidentissimi, dal momento che i ladri, a differenza del passato, non si limitano più ad entrare in case momentaneamen- te disabitate, ma entrano di notte quando le persone dormono.

Una situazione davvero grave ed insostenibile dove il cittadino appare sempre più solo ed indife- so, anche perché, specie nelle popolosissime contrade mancano totalmente la pubblica illuminazio- ne e la denominazione delle vie, cose queste che facilitano gli atti vandalici.

Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza e Guardia Forestale sono da giorni al lavoro per tentare di catturare i malviventi, ma fino a questo momento i risultati non sono incoraggianti.

A questo punto che fare? Come comportarsi? Cosa deve fare il cit- tadino per difendere la propria serenità e la propria vita privata?

Una affollata riunione di residenti (vedi foto) della Contrade Mugavero, S. Panasia, Mariola e Rizzato è servita per discutere sul da farsi e successivamente i resi- denti hanno incontrato il questore e le forze dell'ordine. Si è appreso il potenziamento del controllo del territorio, ma quello che è emer- so è la assoluta necessità di denunciare i furti, di chiamare il 113 e il 112 in caso di rumori stra- ni, della presenza di macchine sospette e, comunque, di tutto quanto non rientra nella normali- tà.La delegazione dei cittadini ha assicurato la massima collabora- zione con le forze dell'ordine, ma ha anche evidenziato la necessità di rassicurare le famiglie attraver- so un servizio di vigilanza curato dagli stessi cittadini, nelle adiacen- ze delle proprie abitazioni.

"Non si tratta di ronde - hanno spiegato gli interessati - ma di un

servizio di costante vigilanza per evitare il ripe- tersi di atti delinquenziali teso a notare tutto quanto appare strano e segnalarlo immediata- mente alle forze dell'ordine".

Nella riunione di contrada Mugavero è emersa anche la necessità che le istituzioni facciano appieno il loro dovere, ad iniziare dalla illumi- nazione delle strade; il buio, si sa, aiuta i delin- quenti a muoversi liberamente; un altro aspet- to importante è quello relativo alla mancanza di denominazione delle vie. Come fa il cittadino a spiegare all'operatore del 113 o del 112 dove intervenire e quali punti di riferimento deve dare per fare intervenire le forze dell'ordine?

Intanto si è saputo che il consiglio comunale di Enna sarà convocato in sessione straordinaria ed urgente per affrontare il problema della sicurezza. Ci si augura che venga affrontato con decisione e che nel progetto legalità voluto dal

prefetto, che sta seguendo costantemente l'e- voluzione dei fatti, vengano fuori proposte che non possono essere solo centri di ascolto, o piazze varie.

A lei signor Sindaco è demandata anche la sicu- rezza dei cittadini; non le è consentito un inte- ressamento di facciata, ma desideriamo che si rimbocchi le maniche a faccia la sua grande parte, dando la pubblica illuminazione e chi proprio non ne ha e mettendo in moto quella fantomatica commissione sulla toponomastica per dare un nome alle vie delle contrade.

Provi a scendere in questi posti di sera, se riuscirà a trovare la strada, dal momento che lei forse non vi ha mai messo piede, e si renderà conto dello stato delle strade, della totale oscu- rità e della mancanza di servizi che evidenziano anche in questo caso il fallimento della sua amministrazione.

- 2 -

Nella nostra Enna tanto tempo fa fu costruito il bellissimo e imponente castel- lo di Lombardia, uno dei più importanti castelli medioevali della Sicilia. Il suo nome deriva forse dal vicino quartiere cittadino, sede di una colonia lombarda. Secondo alcu- ni, dal fatto che qui aveva la residenza la guarnigione lombarda della cavalleria di Ruggero II. Baluardo fortissimo per la sua posizione, risale agli imperatori svevi, e fu sensibilmente modificato al tempo di Federico III di Aragona, che lo scelse a sua dimora. Esso possedeva venti torri. Oggi ne rimangono solo sei , di cui la più alta è la merlata Torre Pisana ( perché pare che ai tempi di Ruggero II ospitasse i soldati pisani del suo esercito). Dal suo terrazzo si gode di un panorama fra i più celebri della Sicilia.

Il 1° cortile detto Degli armati o di San Nicola (dalla chiesetta che vi esisteva) fu trasformato in teatro all'aperto (8000 posti);

il 2° cortile è detto della Maddalena; nel 3°

cortile, detto di S. Martino, si conservano gli

scarsi resti della chiesetta omonima che vi si trovava e delle costruzioni che dovevano costituire l'abitazione di Federico III.

In tempi più recenti ci si andava da piccoli, anche con la scuola, o a far qualche lezione all'aperto e divertirsi pure con gio- chi, basti pensare al Parco Robinson.

Nonché veniva utilizzato come teatro per spettacoli vari. Questo bel vissuto sembra oramai dimenticato entrando all'interno del castello. A quanto pare non c'è nessuna guida che possa raccontartene il passato, il presente e il futuro e non c'è l'ausilio di qual- che mappa che spieghi come muoverti all'in- terno dei luoghi o che funga da raccontasto- rie. Si vede tanta erba che sembra si diverta a nascondere quei luoghi protagonisti di tanta storia ennese.

Se poi si vuole andare più in alto basta entrare nella Torre Pisana, ma con molta cautela. La prima cosa che si "vede" è il buio, poi si prova a salire le scale e ad appoggiarsi ad una ringhiera arrugginita, stando attenti a qualche gradino rotto. Se non ci si scoraggia si arriva in cima dove , per fortuna, ci guida la luce naturale ma manca un cannocchiale che potrebbe farti rendere più chiara la visione della zona circostante, peraltro estesa. Uno spettacolo deprimente se si pensa che è parte integrante della nostra sto- ria fanciullesca.

Basta fare un giro in mac- china o a piedi per la strada che circonda questo maniero e si notano subito un cancello, che

sembra porti nella parte sotterranea delle mura, spalancato, stranamente, anzichè ben chiuso. Poi provano a far da artistico con- torno quei bei lampioni che col tempo e con l'aiuto di qualcuno sono stati alleggeriti o delle lampade o del vetro che protegge il contenuto, questo ovviamente riguarda quelli che sono rimasti. E già perché qualcu- n'altro non esiste più, è scomparso. Si gira ancora intorno è noti immediatamente, sulle mura che guardano la rocca di Cerere, una impalcatura che speriamo venga utilizzata al più presto allo scopo e tolta. E finalmente il magico tocco dei servizi pubblici, che ogni turista potrebbe utilizzare, che sembrano abbandonati. Quando provi ad andarci si è subito colpiti dal terreno circostante che e' stato arricchito con dei pneumatici. Eh sì!

Qualcuno ha pensato di fare questo lavoro perché probabilmente il terreno poteva fra- nare e l'amministrazione non aveva avuto il tempo di intervenire.

Salvatore Di Mattia

Una bella passeggiata in piazza, su e giù in lungo e in largo, è uno dei semplici ma sani svaghi che offre la nostra città. I bambini scorazzano qua e là sotto l'occhio vigile dei genitori, le coppiette passeggiano chiacchierando, i gruppi di ragazzi si danno appuntamento, tutti si guardano in giro in cerca degli amici, siedono sulle panchine all'ombra degli alberi, sostano in attesa, vanno e vengono. Un quadretto davvero idilliaco, tipico della provincia italiana.

Qualcuno si è accorto che qualco- sa non va, qualcuno che "vede" oltre che guardare, qualcuno che ci ha fatto notare come il palo centrale della piazza non è più rigorosamente in linea con l'altro gemello qualche metro più su, anzi, per usare la colorita espressione fornitaci: "nun è a chiummu". Guardando guardando, ci siamo accorti che la porzione di piazza sottostan- te la destra del palo, si è, come dire, abbas-

sata. E' possibile ipotizzare che sia in atto una sorta di cedimento della sede stradale?

E se così fosse, non sarebbe il caso, in nome della pubblica incolumità, di transennare l'intera zona ed effettuare i sopralluoghi e i controlli del caso? Non vor- remmo assurgere agli onori della cronaca con l'ennesimo episodio di incauta ammini- strazione, non vorremmo proprio.

Certamente, chi di dovere, e non è un modo di dire, si farà carico di sciogliere questo dubbio che ci attanaglia.

Certo non sarà un bello spettaco- lo avere due piazze chiuse e proprio nel centro cittadino, ma tant'è, di necessità faremo virtù. E continuando così le cose, rischiamo di diventare i cittadini più virtuo- si che un'amministrazione abbia mai avuto.

Virtuosi ma non certo stupidi, pazienti ma con la memoria lunga… lunga… lunga.

Giusi Stancanelli Copertoni a mo’ di aiuole,

troppo moderne per l’antico

Cancello aperto di un ingresso abbandonato

Il palo in questione

(3)

- 3 -

L'orrore sembra finito. Non più la spianata bianca al posto delle acque del lago. Oggi è un gran belvedere. Ci si compiace a guar- darlo. Le agghiaccianti affermazioni dell'assessore al turismo Cascio del settembre 2002 "tenuto conto che il lago non ha più acqua si potrebbe benissimo pensare di eliminare la riserva speciale per tra- sformare tutto il territorio in verde attrezzato" sembrano un incubo lontano.

L'effetto cartolina però non basta. Il lago rimare una chimera inavvicinabile anche quando è consentito l'accesso alla pista. Un can- neto fitto e alto fa da successiva barriera così che il contatto con le acque rimane un' impresa. E' il momento di non vanificare quanto fatto dall'uomo e dalla natura nell'ultimo anno. Ridurre il canneto, eliminare gli eucalipti ( in tal senso aveva promesso un interessamento l'assesso- re al territorio e ambiente Pellegrino) oltre che eliminare quegli orren- di WC nel paddock. Ma principalmente riimmettere ancora dell'acqua dall'Ancipa per ripristinare il vero livello storico delle acque. Rendendo il lago pienamente fruibile a barche e canoe (il neonato CUS ennese non sarebbe interessato?) rianimando lo storico club nautico. La tesi che così facendo si trasformerebbe in un lago artificiale è un gioco dialettico.

Si tratta semplicemente di ridare allo specchio lacustre il maltolto, quanto sottratto negli anni. A partire dalla costruzione di un canale di scolo delle acque che impedì quaranta anni fa che il lago potesse accumulare una riserva per i periodi di magra. Così il lago, non dovendo temere più le sempre più frequenti estati caldissime, tornerebbe o meglio diventerebbe una straordinaria attrattiva turisti- ca. Una conca dolcissima meta ideale di gite scolastiche e di soggior- ni rilassanti. Un unicum in Sicilia. Ben altra cosa rispetto ai numerosi laghi artificiali dell' isola su cui magari si va in barca, si pesca, si gareg- gia. Ma che inevitabilmente trasmettono un'impalpabile inquietudine.

Mario Rizzo Capita spesso in tutte le

città normali che si organizzino degli eventi (vuoi da parte dei commercianti che dal comune stesso), come concerti di gruppi musicali, concerti lirici, eventi teatrali, inaugurazione di negozi, matricole scolastiche, matrimoni e chi più ne ha più ne metta.

Questi eventi hanno bisogno solitamente di essere pubbliciz- zati, e purtroppo non tutti hanno la fortuna di essere in condizioni economiche tali da poter com- prare uno spazio pubblicitario.

I gestori dei locali rien- trano appena nelle spese della SIAE, del gruppo, e della propa- ganda dell'evento, che avviene tramite semplici locandine (la maggior parte delle volte fotoco- pie), appese nei soliti punti stra- tegici della città (spesso palazzi di abitazione), dove chiunque le possa vedere; anche il comune, ovviamente, spesso si serve di questo escamotage. Ma questa è una cosa che avviene da nove anni, ovvero da quando c'erano i concerti allo Spazio Sociale Giovanile (bei tempi!), organiz-

zati proprio dal comune che si interessava dei giovani.

Inoltre, i gestori dei locali che gia devono affrontare le spese sud- dette, e hanno altri centomila problemi, devono subire conti- nui richiami da parte dei vigili; ma il comune chi lo richiama?

Alcune persone hanno lamentato l'abuso dell'affissione di queste locandine (accusate di imbrattare la nostra bella città);

attenzione però, non bisogna colpevolizzare assolutamente nessuno per questo problema, il vero problema di fondo è il fatto che mancano gli spazi dove mostrare gli eventi. Infatti, solita- mente, nelle città normali vi sono delle bacheche dove chiunque può appendere la propria locan- dina gratuitamente e far sapere a tutti l'evento, evitando di "detur- pare" (come dice qualcuno) qual- che bel palazzo; non sarebbe bello crearne qualcuna anche nella nostra città? Sembra una stupidaggine ma è una cosa seria, ci aspettiamo provvedimenti imminenti.

William Vetri

Quella che riportiamo è una segnalazione pervenutaci più volte in redazione da parte di numerosi residenti di Via Cannarozzo, i quali lamentano un'anomalia presente nella via stes- sa. Nel cuore di questa, infatti, spicca una ringhiera, che divide la parte alta della via con la parte bassa. Tutto nella normalità se non fosse che la ringhiera è vistosamente dissestata e addirittura man- cante di alcune parti. Per sostituire la ringhiera è stata posta una transenna, che certamente non è il massimo e non rende sicuro il passaggio.

"Quando i nostri figli vanno a giocare sotto casa ci sen- tiamo molto insicuri, la nostra preoccupazione che possa succe- dere qualcosa di grave è sempre frequente - ci dicono alcuni resi- denti segnalatori -. La speranza è che chi di dovere si attivi al più presto per sistemare il pericoloso disservizio che segnaliamo".

Avendolo constatato lo mostriamo anche in fotografia: vi rendete conto del serio pericolo? Se ne renderanno conto anche gli ammi- nistratori?

Giovanni Albanese - 4 -

Si trova in via della Resistenza, ma questo ormai tutti lo sanno, anche grazie all'opportuna, seppur tardiva, realizzazione di cartelli segnala- tori. Quello che forse non tutti sanno è quanto ancora precaria sia l'organizzazione del suddet- to ufficio, malgrado lo sportello sia aperto ormai da circa sette

anni.

Al di là dei recenti miglioramenti, dal punto di vista logistico, si è sempre ricorso ad adattamenti. A separare infatti dall'ambiente aperto al pubblico la saletta dove si trovano gli impiegati con relativi terminali e cassaforte - evidentemente destinati alla conservazione di dati riservati - vi è semplicemen- te un pannello di compensato con s o p r a s t a n t e vetrata. Tutto ciò non lascia ben sperare sulla sicurezza della tutela dei propri dati ana- grafici e della privacy, conside- rato che anche nelle ore di chiu- sura dell'ufficio la sala resta di passaggio, acce- dendosi da lì al

distaccamento dei vigili urbani.

Ma chiaramente queste sono scelte che, seppur criticabili, devono fare i conti con la dis- ponibilità di locali, con i fondi stanziati eccetera eccetera.

Ciò che però è grave, e su cui il cittadino ha sicura- mente diritto di esprimersi, è il ripetersi di situazioni di disser- vizio per mancanza del perso- nale idoneo.

Di solito non si fanno file, è un ufficio periferico e come tale non è molto affollato, sebbene comunque frequentato - pare che siano già stati emessi circa cinquemila certificati-.

Ma il tutto va avanti solo quando è presente l'unico funzionario investito del potere di firma. In caso contrario, non- ostante la presenza di altri impiegati, tutto il sistema va in tilt. I certificati non possono essere emessi.

Al povero utente, cata- pultato in una dimensione di kafkiana memoria, non resta dunque che attendere a tempo indeterminato il ritorno del

"mitico eroe" della burocrazia italo-siculo-ennese, l'unico in possesso di quel magico potere di firma. Moltissime persone anche in questi ultimi giorni, sono state costrette ad andare via a mani vuote per la mancan- za non solo del funzionario incaricato, ma anche di un eventuale sostituto.

E' così che la nostra pubblica amministrazione para- dossalmente si inceppa nei suoi stessi tentativi di efficienza e buon andamento. Ma riteniamo che in fondo a tutto c'è rimedio, e forse anche in questo caso la soluzione non è così difficile da trovare!

Danila Guarasci L’intermittente ufficio dei

servizi demografici

Via Cannarozzo: le pericolose transenne

(4)

- 3 -

L'orrore sembra finito. Non più la spianata bianca al posto delle acque del lago. Oggi è un gran belvedere. Ci si compiace a guar- darlo. Le agghiaccianti affermazioni dell'assessore al turismo Cascio del settembre 2002 "tenuto conto che il lago non ha più acqua si potrebbe benissimo pensare di eliminare la riserva speciale per tra- sformare tutto il territorio in verde attrezzato" sembrano un incubo lontano.

L'effetto cartolina però non basta. Il lago rimare una chimera inavvicinabile anche quando è consentito l'accesso alla pista. Un can- neto fitto e alto fa da successiva barriera così che il contatto con le acque rimane un' impresa. E' il momento di non vanificare quanto fatto dall'uomo e dalla natura nell'ultimo anno. Ridurre il canneto, eliminare gli eucalipti ( in tal senso aveva promesso un interessamento l'assesso- re al territorio e ambiente Pellegrino) oltre che eliminare quegli orren- di WC nel paddock. Ma principalmente riimmettere ancora dell'acqua dall'Ancipa per ripristinare il vero livello storico delle acque. Rendendo il lago pienamente fruibile a barche e canoe (il neonato CUS ennese non sarebbe interessato?) rianimando lo storico club nautico. La tesi che così facendo si trasformerebbe in un lago artificiale è un gioco dialettico.

Si tratta semplicemente di ridare allo specchio lacustre il maltolto, quanto sottratto negli anni. A partire dalla costruzione di un canale di scolo delle acque che impedì quaranta anni fa che il lago potesse accumulare una riserva per i periodi di magra. Così il lago, non dovendo temere più le sempre più frequenti estati caldissime, tornerebbe o meglio diventerebbe una straordinaria attrattiva turisti- ca. Una conca dolcissima meta ideale di gite scolastiche e di soggior- ni rilassanti. Un unicum in Sicilia. Ben altra cosa rispetto ai numerosi laghi artificiali dell' isola su cui magari si va in barca, si pesca, si gareg- gia. Ma che inevitabilmente trasmettono un'impalpabile inquietudine.

Mario Rizzo Capita spesso in tutte le

città normali che si organizzino degli eventi (vuoi da parte dei commercianti che dal comune stesso), come concerti di gruppi musicali, concerti lirici, eventi teatrali, inaugurazione di negozi, matricole scolastiche, matrimoni e chi più ne ha più ne metta.

Questi eventi hanno bisogno solitamente di essere pubbliciz- zati, e purtroppo non tutti hanno la fortuna di essere in condizioni economiche tali da poter com- prare uno spazio pubblicitario.

I gestori dei locali rien- trano appena nelle spese della SIAE, del gruppo, e della propa- ganda dell'evento, che avviene tramite semplici locandine (la maggior parte delle volte fotoco- pie), appese nei soliti punti stra- tegici della città (spesso palazzi di abitazione), dove chiunque le possa vedere; anche il comune, ovviamente, spesso si serve di questo escamotage. Ma questa è una cosa che avviene da nove anni, ovvero da quando c'erano i concerti allo Spazio Sociale Giovanile (bei tempi!), organiz-

zati proprio dal comune che si interessava dei giovani.

Inoltre, i gestori dei locali che gia devono affrontare le spese sud- dette, e hanno altri centomila problemi, devono subire conti- nui richiami da parte dei vigili; ma il comune chi lo richiama?

Alcune persone hanno lamentato l'abuso dell'affissione di queste locandine (accusate di imbrattare la nostra bella città);

attenzione però, non bisogna colpevolizzare assolutamente nessuno per questo problema, il vero problema di fondo è il fatto che mancano gli spazi dove mostrare gli eventi. Infatti, solita- mente, nelle città normali vi sono delle bacheche dove chiunque può appendere la propria locan- dina gratuitamente e far sapere a tutti l'evento, evitando di "detur- pare" (come dice qualcuno) qual- che bel palazzo; non sarebbe bello crearne qualcuna anche nella nostra città? Sembra una stupidaggine ma è una cosa seria, ci aspettiamo provvedimenti imminenti.

William Vetri

Quella che riportiamo è una segnalazione pervenutaci più volte in redazione da parte di numerosi residenti di Via Cannarozzo, i quali lamentano un'anomalia presente nella via stes- sa. Nel cuore di questa, infatti, spicca una ringhiera, che divide la parte alta della via con la parte bassa. Tutto nella normalità se non fosse che la ringhiera è vistosamente dissestata e addirittura man- cante di alcune parti. Per sostituire la ringhiera è stata posta una transenna, che certamente non è il massimo e non rende sicuro il passaggio.

"Quando i nostri figli vanno a giocare sotto casa ci sen- tiamo molto insicuri, la nostra preoccupazione che possa succe- dere qualcosa di grave è sempre frequente - ci dicono alcuni resi- denti segnalatori -. La speranza è che chi di dovere si attivi al più presto per sistemare il pericoloso disservizio che segnaliamo".

Avendolo constatato lo mostriamo anche in fotografia: vi rendete conto del serio pericolo? Se ne renderanno conto anche gli ammi- nistratori?

Giovanni Albanese - 4 -

Si trova in via della Resistenza, ma questo ormai tutti lo sanno, anche grazie all'opportuna, seppur tardiva, realizzazione di cartelli segnala- tori. Quello che forse non tutti sanno è quanto ancora precaria sia l'organizzazione del suddet- to ufficio, malgrado lo sportello sia aperto ormai da circa sette

anni.

Al di là dei recenti miglioramenti, dal punto di vista logistico, si è sempre ricorso ad adattamenti. A separare infatti dall'ambiente aperto al pubblico la saletta dove si trovano gli impiegati con relativi terminali e cassaforte - evidentemente destinati alla conservazione di dati riservati - vi è semplicemen- te un pannello di compensato con s o p r a s t a n t e vetrata. Tutto ciò non lascia ben sperare sulla sicurezza della tutela dei propri dati ana- grafici e della privacy, conside- rato che anche nelle ore di chiu- sura dell'ufficio la sala resta di passaggio, acce- dendosi da lì al

distaccamento dei vigili urbani.

Ma chiaramente queste sono scelte che, seppur criticabili, devono fare i conti con la dis- ponibilità di locali, con i fondi stanziati eccetera eccetera.

Ciò che però è grave, e su cui il cittadino ha sicura- mente diritto di esprimersi, è il ripetersi di situazioni di disser- vizio per mancanza del perso- nale idoneo.

Di solito non si fanno file, è un ufficio periferico e come tale non è molto affollato, sebbene comunque frequentato - pare che siano già stati emessi circa cinquemila certificati-.

Ma il tutto va avanti solo quando è presente l'unico funzionario investito del potere di firma. In caso contrario, non- ostante la presenza di altri impiegati, tutto il sistema va in tilt. I certificati non possono essere emessi.

Al povero utente, cata- pultato in una dimensione di kafkiana memoria, non resta dunque che attendere a tempo indeterminato il ritorno del

"mitico eroe" della burocrazia italo-siculo-ennese, l'unico in possesso di quel magico potere di firma. Moltissime persone anche in questi ultimi giorni, sono state costrette ad andare via a mani vuote per la mancan- za non solo del funzionario incaricato, ma anche di un eventuale sostituto.

E' così che la nostra pubblica amministrazione para- dossalmente si inceppa nei suoi stessi tentativi di efficienza e buon andamento. Ma riteniamo che in fondo a tutto c'è rimedio, e forse anche in questo caso la soluzione non è così difficile da trovare!

Danila Guarasci L’intermittente ufficio dei

servizi demografici

Via Cannarozzo: le pericolose transenne

(5)

- 5 -

Si celebra un secolo di vita dell'Ospedale che nel gennaio 1904 per ini- ziativa del Dott. Pietro Farinato, medico e benefattore ennese, cominciò, di fatto, ad avere struttura e funzione ospedaliere.

L'ospedale "vecchio", sorgeva ove oggi si trova Piazza Garibaldi, cioè lo spazio creato dal Palazzo del Governo, Banca d'Italia, Palazzo della Camera di Commercio (ma che di fatto era il palazzo delle Corporazioni fino al 1943) e Palazzo per gli impiegati dello stato (INCIS) e risaliva al 1642 quando, nella allora Castrogiovanni, sorse una casa religiosa dei Frati di San Giovanni di Dio, chiamata anche

"Fatebenefratelli" (cfr. Angelo Vetri) accan- to alla Chiesa di San Giacomo onde la deno- minazione "Casa dell'Ospedale San Giacomo".

L'attuale invece, così come si vede oggi tra Piazza Carmine - ora Piazza Giovanni XXIII - e Via Trieste, era stato di fatto fondato il 5 Agosto 1872 ed eretto in ente morale con amministrazione affidata alla congregazione di carità. Per un certo tempo, ad Enna, vi furo- no e l'Ospedale vecchio ed il nuovo anche se, di questo la struttura era anch'essa vecchia in quanto dell'ex Convento del Carmine con annessa Chiesa del XVII secolo. Nel 1900, l'Ospedale fu intitolato, dopo l'eccidio di Monza, al Re d'Italia Umberto I, colà ucciso (29 Luglio 1900) dall'anarchico Gaetano Bresci, condannato allo ergastolo ma trovato suicida(!) dopo due anni di carcere.

Fino agli anni '30 - del 1900 -, l'Ospedale, pur adem- piendo agli scopi istituzionali, aveva solo un reparto - lazzaret- to - per le malattie infettive e poi uno per la piccola chirurgia con chirurghi che venivano di volta in volta da Catania e senza che vi fossero medici stabi- li, ma solo personale infermieristico.

Fu grazie al Prof. Gaetano Galvano, che l'Ospedale a partire dagli anni '40, pur durante la guerra, iniziò un'ascesa che lo ha portato ad essere uno dei più funzionali e validi dell'Isola. Galvano era stato allievo del celebre Prof. Muscatello, che tenne la cat- tedra di Chirurgia Generale all'Università di Catania e fu anche Senatore del Regno (allora i componenti il senato erano di nomina regia). Successivamente allorquan- do sulla cattedra catanese salì il Prof. Achille Mario Dogliotti, Galvano ne "assorbì" l'entu-

siasmo, la tecnica e lo spirito decisionale (che farà di Dogliotti una dei grandi maestri della Chirurgia italiana). Chiamato all'Ospedale di Enna ed avutone il Primariato di Chirurgia Generale ma anche la direzione sanitaria (fino al 1970 era pos- sibile la coesistenza delle due posizioni), si dedicò a rendere le vetuste mura dell'ex convento carmelitano un ospedale che poi venne ampliato con l'attuale struttura e con una serie di apparecchiature, servizi e spe- cialità che lo hanno portato ad avere credi- to e credibilità anche per la fitta schiera di illustri medici che all'Umberto I° hanno dedicato la loro vita.

E' in preparazione un volume che illustrerà il secolo di vita e le trasformazioni che ha avuto il nostro ospedale detto in gergo "u spitali". Ed in esso si troveranno certo fatti ed avvenimenti che le giovani generazioni non sanno manco che siano potute accadere. Giusto per citarne alcune:

quando con l'acquisita specializzazione in ostetricia e ginecologia, il Dott Paolo Lo

Manto (poi Sindaco di Enna), venne chiama- to a dirigere il "Reparto Ostetrico" la popo- lazione reagì dando l'ostracismo ritenendo- si immorale che una donna andasse a par- torire fuori dalle sacre mura domestiche.

Era l'epoca delle "mammane", cioè le oste- triche che non mollavano la loro preda anche perché ne avevano un giusto e logi- co ritorno economico.

E fu proprio il Prof. Galvano a far nascere i suoi figli in Ospedale per dimo- strare quale era la fiducia che lui aveva nella struttura e nei medici che colà operavano.

Da questo atto che mise in crisi le vecchie credenze iniziò quel successo che ha dato

ad Enna uno dei Reparti Ostetrici più labo- riosi ed efficienti della Sicilia grazie poi ai compianti Dott. Paolo Rizzo e Dott.

Amedeo Arengi che passarono più ore della loro vita in Ospedale che non nelle loro case.

Ed ancora. Il vecchio reparto di malattie veneree (malattie contratte nel rapporto sessuale) poi divenuto anche e"

delle malattie della pelle" e successivamen- te, depennata la morbilità sessuale divenuto divisione di Dermatologia. Era allocato al piano terreno dell'ingresso dove oggi si trova la statua di Farinato. Era diretto da Manlio Caruso, medico accattivante e signorili che veniva ad Enna due volte la set- timana da Catania, e che aveva soprattutto da visitare le "ragazze" della quindicina della casa di tolleranza che per legge dovevano essere sottoposte a visita prima di comin- ciare il loro lavoro, (molto apprezzato dai giovani!) e poi, e qui la cosa era grave, quanti attraverso rapporti dello stesso tipo contraevano quello che allora era un flagel- lo, la lue (sifilide) malattia che con i mezzi dell'epoca faceva più morti, sia pure a lunga distanza, di quanti non ne facessero altre malattie. Il reparto medicina era diretto dal Dott. Farina, poi Presidente dell'Ordine dei Medici fino alla morte. I flagelli di allora erano la malaria c endemica e le malattie infettive, il tifo e soprat- tutto dalle nostre parti la brucel- losi (melitense) che veniva presa bevendo il latte delle capre munte dinnanzi ad ogni casa al mattino assicurando così latte fre- sco sì, ma inquinato. E poi la radiologia con il Dott. Renzo Anzalone che si divideva tra il suo studio in Piazza Matrice, oggi Piazza Mazzini - e l'Ospedale fino a che non ebbe il Dott. Buonasera a dare grande prestigio e continuità nell'as- sistenza.

Tante, tante cose sono transitate dalla salita di via Carmine e dalla scala che da Via Roma porta alla Piazza costeggiando la vecchia chiesetta di Santa Lucia e l'ormai vecchio (il nuovo è a S. Anna) Ospedale ne avrebbe da raccontare: ha ritmato la vita - nel bene e nel male - della vecchia Castrogiovanni e poi della Enna del boom economico e del sacco perpetrato nella sua parte più antica.

Buon compleanno anche se ora lo manderanno - accade ai vecchi, si sa - in pensione.

L’ospedale Umberto I di Enna

Continua "Il segno della Civiltà", una pagina fotografica senza alcun tipo di commento, che mette in evidenza alcune azioni della vita quotidiana, o alcu- ne anomalie macroscopiche che non consentono un corretto vivere civile.

Parcheggiare l'auto nel posto riservato ai disabili significa fare un grande torto a chi non può deambulare; stessa cosa per chi ostruisce una scivola lungo i marciapiedi o chi parcheggia nelle strisce pedonali.

L'abbattimento delle barriere architettoniche è doveroso anche per gli spor- telli bancomat degli istituti di credito dove il disabile non può assolutamente accedervi. Anche il sacchetto della spazzatura abbandonato per strada, o la macchina in doppia fila non è un segno di civiltà. Ecco, questo è il significato di questa pagina. Vi invitiamo, quindi, a segnalarci fatti o azioni che possono interessare la collettività.

- 6 - a cura di Giusi Stancanelli

(6)

- 5 -

Si celebra un secolo di vita dell'Ospedale che nel gennaio 1904 per ini- ziativa del Dott. Pietro Farinato, medico e benefattore ennese, cominciò, di fatto, ad avere struttura e funzione ospedaliere.

L'ospedale "vecchio", sorgeva ove oggi si trova Piazza Garibaldi, cioè lo spazio creato dal Palazzo del Governo, Banca d'Italia, Palazzo della Camera di Commercio (ma che di fatto era il palazzo delle Corporazioni fino al 1943) e Palazzo per gli impiegati dello stato (INCIS) e risaliva al 1642 quando, nella allora Castrogiovanni, sorse una casa religiosa dei Frati di San Giovanni di Dio, chiamata anche

"Fatebenefratelli" (cfr. Angelo Vetri) accan- to alla Chiesa di San Giacomo onde la deno- minazione "Casa dell'Ospedale San Giacomo".

L'attuale invece, così come si vede oggi tra Piazza Carmine - ora Piazza Giovanni XXIII - e Via Trieste, era stato di fatto fondato il 5 Agosto 1872 ed eretto in ente morale con amministrazione affidata alla congregazione di carità. Per un certo tempo, ad Enna, vi furo- no e l'Ospedale vecchio ed il nuovo anche se, di questo la struttura era anch'essa vecchia in quanto dell'ex Convento del Carmine con annessa Chiesa del XVII secolo. Nel 1900, l'Ospedale fu intitolato, dopo l'eccidio di Monza, al Re d'Italia Umberto I, colà ucciso (29 Luglio 1900) dall'anarchico Gaetano Bresci, condannato allo ergastolo ma trovato suicida(!) dopo due anni di carcere.

Fino agli anni '30 - del 1900 -, l'Ospedale, pur adem- piendo agli scopi istituzionali, aveva solo un reparto - lazzaret- to - per le malattie infettive e poi uno per la piccola chirurgia con chirurghi che venivano di volta in volta da Catania e senza che vi fossero medici stabi- li, ma solo personale infermieristico.

Fu grazie al Prof. Gaetano Galvano, che l'Ospedale a partire dagli anni '40, pur durante la guerra, iniziò un'ascesa che lo ha portato ad essere uno dei più funzionali e validi dell'Isola. Galvano era stato allievo del celebre Prof. Muscatello, che tenne la cat- tedra di Chirurgia Generale all'Università di Catania e fu anche Senatore del Regno (allora i componenti il senato erano di nomina regia). Successivamente allorquan- do sulla cattedra catanese salì il Prof. Achille Mario Dogliotti, Galvano ne "assorbì" l'entu-

siasmo, la tecnica e lo spirito decisionale (che farà di Dogliotti una dei grandi maestri della Chirurgia italiana). Chiamato all'Ospedale di Enna ed avutone il Primariato di Chirurgia Generale ma anche la direzione sanitaria (fino al 1970 era pos- sibile la coesistenza delle due posizioni), si dedicò a rendere le vetuste mura dell'ex convento carmelitano un ospedale che poi venne ampliato con l'attuale struttura e con una serie di apparecchiature, servizi e spe- cialità che lo hanno portato ad avere credi- to e credibilità anche per la fitta schiera di illustri medici che all'Umberto I° hanno dedicato la loro vita.

E' in preparazione un volume che illustrerà il secolo di vita e le trasformazioni che ha avuto il nostro ospedale detto in gergo "u spitali". Ed in esso si troveranno certo fatti ed avvenimenti che le giovani generazioni non sanno manco che siano potute accadere. Giusto per citarne alcune:

quando con l'acquisita specializzazione in ostetricia e ginecologia, il Dott Paolo Lo

Manto (poi Sindaco di Enna), venne chiama- to a dirigere il "Reparto Ostetrico" la popo- lazione reagì dando l'ostracismo ritenendo- si immorale che una donna andasse a par- torire fuori dalle sacre mura domestiche.

Era l'epoca delle "mammane", cioè le oste- triche che non mollavano la loro preda anche perché ne avevano un giusto e logi- co ritorno economico.

E fu proprio il Prof. Galvano a far nascere i suoi figli in Ospedale per dimo- strare quale era la fiducia che lui aveva nella struttura e nei medici che colà operavano.

Da questo atto che mise in crisi le vecchie credenze iniziò quel successo che ha dato

ad Enna uno dei Reparti Ostetrici più labo- riosi ed efficienti della Sicilia grazie poi ai compianti Dott. Paolo Rizzo e Dott.

Amedeo Arengi che passarono più ore della loro vita in Ospedale che non nelle loro case.

Ed ancora. Il vecchio reparto di malattie veneree (malattie contratte nel rapporto sessuale) poi divenuto anche e"

delle malattie della pelle" e successivamen- te, depennata la morbilità sessuale divenuto divisione di Dermatologia. Era allocato al piano terreno dell'ingresso dove oggi si trova la statua di Farinato. Era diretto da Manlio Caruso, medico accattivante e signorili che veniva ad Enna due volte la set- timana da Catania, e che aveva soprattutto da visitare le "ragazze" della quindicina della casa di tolleranza che per legge dovevano essere sottoposte a visita prima di comin- ciare il loro lavoro, (molto apprezzato dai giovani!) e poi, e qui la cosa era grave, quanti attraverso rapporti dello stesso tipo contraevano quello che allora era un flagel- lo, la lue (sifilide) malattia che con i mezzi dell'epoca faceva più morti, sia pure a lunga distanza, di quanti non ne facessero altre malattie. Il reparto medicina era diretto dal Dott. Farina, poi Presidente dell'Ordine dei Medici fino alla morte. I flagelli di allora erano la malaria c endemica e le malattie infettive, il tifo e soprat- tutto dalle nostre parti la brucel- losi (melitense) che veniva presa bevendo il latte delle capre munte dinnanzi ad ogni casa al mattino assicurando così latte fre- sco sì, ma inquinato. E poi la radiologia con il Dott. Renzo Anzalone che si divideva tra il suo studio in Piazza Matrice, oggi Piazza Mazzini - e l'Ospedale fino a che non ebbe il Dott. Buonasera a dare grande prestigio e continuità nell'as- sistenza.

Tante, tante cose sono transitate dalla salita di via Carmine e dalla scala che da Via Roma porta alla Piazza costeggiando la vecchia chiesetta di Santa Lucia e l'ormai vecchio (il nuovo è a S. Anna) Ospedale ne avrebbe da raccontare: ha ritmato la vita - nel bene e nel male - della vecchia Castrogiovanni e poi della Enna del boom economico e del sacco perpetrato nella sua parte più antica.

Buon compleanno anche se ora lo manderanno - accade ai vecchi, si sa - in pensione.

L’ospedale Umberto I di Enna

Continua "Il segno della Civiltà", una pagina fotografica senza alcun tipo di commento, che mette in evidenza alcune azioni della vita quotidiana, o alcu- ne anomalie macroscopiche che non consentono un corretto vivere civile.

Parcheggiare l'auto nel posto riservato ai disabili significa fare un grande torto a chi non può deambulare; stessa cosa per chi ostruisce una scivola lungo i marciapiedi o chi parcheggia nelle strisce pedonali.

L'abbattimento delle barriere architettoniche è doveroso anche per gli spor- telli bancomat degli istituti di credito dove il disabile non può assolutamente accedervi. Anche il sacchetto della spazzatura abbandonato per strada, o la macchina in doppia fila non è un segno di civiltà. Ecco, questo è il significato di questa pagina. Vi invitiamo, quindi, a segnalarci fatti o azioni che possono interessare la collettività.

- 6 - a cura di Giusi Stancanelli

(7)

Il forum che pubblichiamo su que- sto numero di Dedalo rappresenta per noi che in questo progetto abbiamo creduto e per il quale giornalmente lavoriamo, un momento di grande soddisfazione. La pre- senza infatti del vice sindaco Mario Salamone rompe, finalmente, il muro di silenzio dietro al quale l'amministrazione comunale si era chiusa sin dalla nascita del nostro giornale. Chiaramente questo fatto non metterà in discussione quella che è la nostra opinione circa i disagi della nostra città e sulla cattiva amministrazione che a questi disagi non sanno dare risposta ma sicuramente servirà ai cittadini per capire meglio il punto di vista della giunta comuna- le, e a chi ci amministra ad avere un con- fronto con la città e la possibilità di far vale- re le proprie ragioni. Come sempre spette- rà poi al cittadino elettore formarsi un'opi- nione e giudicare di conseguenza.

Ma andiamo al dibattito che si è sviluppato attorno all'argomento principale, ovvero i rapporti tra amministrazione e con- siglio comunale. Mario Salamone esordisce con una frase che gli è particolarmente cara e che spesso ha avuto modo di ripetere nel corso della sua esperienza istituzionale, ovvero "le istituzioni non litigano ma dialo- gano". Ed è proprio lo stesso vicesindaco ad ammettere che questa visione dei rapporti istituzionali si è persa nel corso di questa consiliatura, per responsabilità innanzi tutto di chi amministra. "Certamente - continua Salamone - a questa situazione bisognerà porre rimedio nel corso dell'ultimo scorcio di questa esperienza consiliare, nell'interes- se della collettività".

E qui un'altra riflessione da parte dell'amministratore ennese che non possia- mo non condividere e che deve far riflette- re chi, fino ad oggi, ha impedito un corretto dialogo fra le istituzioni, e cioè i numerosi segnali di disaffezione della gente nei con- fronti delle istituzioni. Non vi è alcun dubbio che screditare le istituzioni non è certamen- te il miglior servizio che si possa fare alla città, ma è altrettanto vero che l'incapacità di avere un vero confronto non tanto o non solo con chi ha una diversa idea di come amministrare la nostra città, ma anche con l'istituzione Consiglio Comunale ha contri-

buito non poco a questa forma di disaffezione.

Insomma la parole di Mario Salamone rappresentano cer- tamente un netto passo avanti che però rischia di non bastare. Ormai i rapporti tra giunta e consiglio sem- brano quasi una telenovelas che si arricchisce, giorno dopo giorno, di nuovi episodi. Gli esempi che in questa direzione si potrebbero fare sono innumerevoli. Non possiamo quindi non augurarci che dietro le parole di Salamone ci sia una vera e propria inversione di tendenza, frut- to non di mero calcolo politico ma di una reale riflessione basata sulla necessità di dare soluzione ai tanti mali della nostra città.

Probabilmente i nostri amministra- tori si sono finalmente accorti del fatto che, non avendo la maggioranza del civico con- sesso, il minimo che possano fare è tentare di avviare un confronto con chi la detiene.

Confronto che deve essere ovviamente basato su proposte concrete e non certa- mente sulla ricerca dei massimi sistemi. E qui veniamo alle dolenti note. Dolenti per- ché ci rendiamo conto che sono inutilmente passati tre anni in sterili tentativi di colpi di mano ai danni del consiglio comunale che altro non ha potuto fare che difendersi.

Sarebbe certamente un atto di buona volontà se i nostri amministratori si prodigassero perché le istanza provenienti dagli inquilini di sala d'Euno possano vedere, almeno ogni tanto, la luce. Tutto ciò con un'azione che coinvolga, sul piano della piena assunzione di responsabilità, la strut- tura dirigenziale. Il tutto basato su un vero rapporto di lealtà. "La lealtà - sostiene il con- sigliere Di Pietro - sta alla base di ogni cor- retto rapporto istituzionale. Lealtà che è sostanzialmente mancata nei confronti del Consiglio Comunale".

Ma vi sono altri elementi sui quali è necessario riflettere: "l'inesperienza dal punto di vista politico di molti componenti l'amministrazione comunale - come dice il capogruppo dell'UDC, Dario Cardaci - ha portato a vere e proprie provocazioni nei confronti del Consiglio Comunale. I nostri amministratori dovrebbero ren- dersi finalmente conto di non poter contare su una maggioranza consi- liare e quindi ricercare il dialogo piuttosto che i colpi di mano che si concludono spesso con cattive figure".

Questo stato di malessere traspare anche dalle parole di Paolo Gloria, consigliere comunale di Forza Italia, quando dice che quello dei rapporti istituzionali è una carenza di questa amministrazione, pur non condividendo le azioni di sfiducia portate avanti dal centro sinistra, che sono interpretate come inutili

strumentalizzazioni. Anche per Gloria ele- mento decisivo è: "la precarietà numerica del centrodestra". Insomma se dovessimo ricercare un significato dietro alle parole del vice sindaco, potrebbe essere la consapevo- lezza (finalmente) che proprio per questa

"precarietà" è necessario confrontarsi su proposte concrete. Ed è proprio su questo che Salamone gioca la propria scommessa:

"Bisogna guardare al futuro tenendo conto che il passato ha creato dei problemi di diva- ricazione politica anche all'interno della CdL; la sfida va compiuta sui contenuti e non sulle recriminazioni".

In buona sostanza il terreno di con- fronto con le forze politiche e sociali sarà, innanzi tutto, il progetto dei Contratti di Quartiere, con i quali l'amministrazione si vuol dare l'obbiettivo di cambiare faccia alla città vecchia. "Sono già state individuate le ipotesi progettuali - precisa Salamone - ma attendiamo che le forze politiche diano il loro contributo". In definitiva l'ipotesi del vice sindaco è quella di avviare un confron- to con il Consiglio Comunale sui grandi temi che riguardano la città, a cominciare dal progetto di nuova viabilità ad Enna Bassa e all'applicazione del Piano Traffico ad Enna Alta.

All'apertura di Salamone si con- trappone lo scetticismo del capogruppo DS Garofalo che, anche sulla base di quanto avvenuto fino ad oggi sostiene che: "le aper- ture fatte da Salamone nella sua qualità di autorevole esponente dell'amministrazione comunale sono persino eccessive se parago- nate a quanto avvenuto in Consiglio fino ad oggi. Purtuttavia attendiamo segnali sul piano istituzionale".

In ultimo non possiamo non regi- strare che, per la prima volta, assistiamo ad una convergenza progettuale tra le ammini- strazioni comunale e provinciale proprio sul tema dei contratti di quartiere, per i quali il presidente Salerno ha dato ampia disponibi- lità a collaborare per la loro riuscita.

Restiamo quindi in attesa che gli impegni assunti diventino fatti concreti, convinti come siamo che solo dal confronto su pro- poste reali possa venire la soluzione per i problemi della nostra città.

Gianfranco Gravina - 8 -

G

Gaarrggaagglliioonnee,, LLoo GGiuiuddiiccee ee DDii PPiieettrroo

GlGloorriiaa ee SSaallaammoonnee

(8)

Il forum che pubblichiamo su que- sto numero di Dedalo rappresenta per noi che in questo progetto abbiamo creduto e per il quale giornalmente lavoriamo, un momento di grande soddisfazione. La pre- senza infatti del vice sindaco Mario Salamone rompe, finalmente, il muro di silenzio dietro al quale l'amministrazione comunale si era chiusa sin dalla nascita del nostro giornale. Chiaramente questo fatto non metterà in discussione quella che è la nostra opinione circa i disagi della nostra città e sulla cattiva amministrazione che a questi disagi non sanno dare risposta ma sicuramente servirà ai cittadini per capire meglio il punto di vista della giunta comuna- le, e a chi ci amministra ad avere un con- fronto con la città e la possibilità di far vale- re le proprie ragioni. Come sempre spette- rà poi al cittadino elettore formarsi un'opi- nione e giudicare di conseguenza.

Ma andiamo al dibattito che si è sviluppato attorno all'argomento principale, ovvero i rapporti tra amministrazione e con- siglio comunale. Mario Salamone esordisce con una frase che gli è particolarmente cara e che spesso ha avuto modo di ripetere nel corso della sua esperienza istituzionale, ovvero "le istituzioni non litigano ma dialo- gano". Ed è proprio lo stesso vicesindaco ad ammettere che questa visione dei rapporti istituzionali si è persa nel corso di questa consiliatura, per responsabilità innanzi tutto di chi amministra. "Certamente - continua Salamone - a questa situazione bisognerà porre rimedio nel corso dell'ultimo scorcio di questa esperienza consiliare, nell'interes- se della collettività".

E qui un'altra riflessione da parte dell'amministratore ennese che non possia- mo non condividere e che deve far riflette- re chi, fino ad oggi, ha impedito un corretto dialogo fra le istituzioni, e cioè i numerosi segnali di disaffezione della gente nei con- fronti delle istituzioni. Non vi è alcun dubbio che screditare le istituzioni non è certamen- te il miglior servizio che si possa fare alla città, ma è altrettanto vero che l'incapacità di avere un vero confronto non tanto o non solo con chi ha una diversa idea di come amministrare la nostra città, ma anche con l'istituzione Consiglio Comunale ha contri-

buito non poco a questa forma di disaffezione.

Insomma la parole di Mario Salamone rappresentano cer- tamente un netto passo avanti che però rischia di non bastare. Ormai i rapporti tra giunta e consiglio sem- brano quasi una telenovelas che si arricchisce, giorno dopo giorno, di nuovi episodi. Gli esempi che in questa direzione si potrebbero fare sono innumerevoli. Non possiamo quindi non augurarci che dietro le parole di Salamone ci sia una vera e propria inversione di tendenza, frut- to non di mero calcolo politico ma di una reale riflessione basata sulla necessità di dare soluzione ai tanti mali della nostra città.

Probabilmente i nostri amministra- tori si sono finalmente accorti del fatto che, non avendo la maggioranza del civico con- sesso, il minimo che possano fare è tentare di avviare un confronto con chi la detiene.

Confronto che deve essere ovviamente basato su proposte concrete e non certa- mente sulla ricerca dei massimi sistemi. E qui veniamo alle dolenti note. Dolenti per- ché ci rendiamo conto che sono inutilmente passati tre anni in sterili tentativi di colpi di mano ai danni del consiglio comunale che altro non ha potuto fare che difendersi.

Sarebbe certamente un atto di buona volontà se i nostri amministratori si prodigassero perché le istanza provenienti dagli inquilini di sala d'Euno possano vedere, almeno ogni tanto, la luce. Tutto ciò con un'azione che coinvolga, sul piano della piena assunzione di responsabilità, la strut- tura dirigenziale. Il tutto basato su un vero rapporto di lealtà. "La lealtà - sostiene il con- sigliere Di Pietro - sta alla base di ogni cor- retto rapporto istituzionale. Lealtà che è sostanzialmente mancata nei confronti del Consiglio Comunale".

Ma vi sono altri elementi sui quali è necessario riflettere: "l'inesperienza dal punto di vista politico di molti componenti l'amministrazione comunale - come dice il capogruppo dell'UDC, Dario Cardaci - ha portato a vere e proprie provocazioni nei confronti del Consiglio Comunale. I nostri amministratori dovrebbero ren- dersi finalmente conto di non poter contare su una maggioranza consi- liare e quindi ricercare il dialogo piuttosto che i colpi di mano che si concludono spesso con cattive figure".

Questo stato di malessere traspare anche dalle parole di Paolo Gloria, consigliere comunale di Forza Italia, quando dice che quello dei rapporti istituzionali è una carenza di questa amministrazione, pur non condividendo le azioni di sfiducia portate avanti dal centro sinistra, che sono interpretate come inutili

strumentalizzazioni. Anche per Gloria ele- mento decisivo è: "la precarietà numerica del centrodestra". Insomma se dovessimo ricercare un significato dietro alle parole del vice sindaco, potrebbe essere la consapevo- lezza (finalmente) che proprio per questa

"precarietà" è necessario confrontarsi su proposte concrete. Ed è proprio su questo che Salamone gioca la propria scommessa:

"Bisogna guardare al futuro tenendo conto che il passato ha creato dei problemi di diva- ricazione politica anche all'interno della CdL; la sfida va compiuta sui contenuti e non sulle recriminazioni".

In buona sostanza il terreno di con- fronto con le forze politiche e sociali sarà, innanzi tutto, il progetto dei Contratti di Quartiere, con i quali l'amministrazione si vuol dare l'obbiettivo di cambiare faccia alla città vecchia. "Sono già state individuate le ipotesi progettuali - precisa Salamone - ma attendiamo che le forze politiche diano il loro contributo". In definitiva l'ipotesi del vice sindaco è quella di avviare un confron- to con il Consiglio Comunale sui grandi temi che riguardano la città, a cominciare dal progetto di nuova viabilità ad Enna Bassa e all'applicazione del Piano Traffico ad Enna Alta.

All'apertura di Salamone si con- trappone lo scetticismo del capogruppo DS Garofalo che, anche sulla base di quanto avvenuto fino ad oggi sostiene che: "le aper- ture fatte da Salamone nella sua qualità di autorevole esponente dell'amministrazione comunale sono persino eccessive se parago- nate a quanto avvenuto in Consiglio fino ad oggi. Purtuttavia attendiamo segnali sul piano istituzionale".

In ultimo non possiamo non regi- strare che, per la prima volta, assistiamo ad una convergenza progettuale tra le ammini- strazioni comunale e provinciale proprio sul tema dei contratti di quartiere, per i quali il presidente Salerno ha dato ampia disponibi- lità a collaborare per la loro riuscita.

Restiamo quindi in attesa che gli impegni assunti diventino fatti concreti, convinti come siamo che solo dal confronto su pro- poste reali possa venire la soluzione per i problemi della nostra città.

Gianfranco Gravina - 8 -

G

Gaarrggaagglliioonnee,, LLoo GGiuiuddiiccee ee DDii PPiieettrroo

GlGloorriiaa ee SSaallaammoonnee

Riferimenti

Documenti correlati

Diffusi specialmente nelle regioni del Nord Italia, prati e bordure fiorite contribuiscono ad abbellire parchi, giardini e aree marginali, aumentando la biodiversità urbana e

Così succede che si ridisegnano anche le città, come in queste immagini del calendario 2017: ci sono i monumenti famosi, quelli che danno identità, visti con altri

In terms of other service to the discipline of Hepatology, Paul contributed on numerous committees including the scientific committees of the NIDDK, the AASLD Annual meeting

The potentialities of tourism as a key function to activate new forms of sustainable facilities and services, at the level of supply (involving the private and public sector) and as

The aims of this paper are: (1) to present some essential WWI observations of two observed dissociative patterns in survivors of war trauma – one, a chronic condition

| La Logistica Merci Urbana: impatti e soluzioni per le città | Key Energy | Ecomondo 2018 | Rimini, 7 novembre 2018 |... La Logistica Merci Urbana: impatti e soluzioni per

Questo caso è peculiare per la presenza di una cefalea secondaria a una lesione espansiva cerebrale rara in età pediatrica (prevalenza dell’angioma cavernoso 0,3-0,7%

Per realizzare questa buffa pecorella occorre un sacchetto di pop-corn e la testa della pecora.. La trovate in fondo a