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Le nuove attività imprenditoriali in Italia e in Lombardia

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Academic year: 2022

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“Studi e Analisi”presenta elaborazioni e indagini prodotte dal Centro Studi nei

suoi ambiti d’interesse

Centro Studi

Giuseppe Panzeri Responsabile

Maria Grazia De Maglie Macroeconomia e terziario Andrea Fioni

Area sociale e mercato del lavoro Edoardo Della Torre

Mercato del lavoro Valeria Negri

Macroeconomia e industria

www.assolombarda.it stud@assolombarda.it Tel.segreteria: 02.58370.328

Le nuove attività imprenditoriali in Italia e in Lombardia

a cura di Edoardo Della Torre

L’ISTAT, sulla base di una rilevazione armonizzata a livello europeo, ha recentemente diffuso alcune informazioni relative alle caratteristiche delle imprese nate nel 2002 e ancora in attività nel 20051. In questo studio si propongono alcune elaborazioni di tali informazioni con confronti regionali e settoriali. Di seguito richiamiamo alcuni tra i principali risultati emersi.

La principale fonte informativa utilizzata per l’avvio dell’attività è rappresentata dalle conoscenze professionali, mentre le difficoltà principali risiedono, in Lombardia più che in Italia, nello stabilire i contatti con i clienti e negli ostacoli di natura giuridica e amministrativa. Al momento dell’avvio, la difficoltà a reperire finanziamenti è un fenomeno che interessa maggiormente l’industria manifatturiera rispetto ai servizi e l’85% dei nuovi imprenditori (87%

in Lombardia) ha dichiarato di aver utilizzato mezzi propri per il finanziamento iniziale.

Nella fase di sviluppo dell’attività, invece, gli ostacoli principali sono rappresentati dagli oneri fiscali (segnalati da più dell’80% del campione) e dai ritardi nei pagamenti e dai costi del personale.

Senza significative differenze territoriali, circa un terzo dei nuovi imprenditori è soddisfatto della redditività della propria attività e mediamente i giudizi sono più positivi per le imprese industriali rispetto a quelle del terziario. Le aspettative sull’evoluzione delle attività nei prossimi anni mostrano un elevato grado di fiducia degli imprenditori riguardo alla redditività e al fatturato, mentre si registra una maggiore prudenza riguardo alle variazioni nel numero di dipendenti impiegati. Complessivamente gli imprenditori lombardi mostrano un maggior grado di ottimismo.

In caso di aumenti dei profitti le priorità per le imprese lombarde e italiane sono, in ordine di importanza, gli investimenti nell’attività dell’impresa, la risoluzione dei debiti e l’aumento dei salari dei lavoratori.

1Per maggiori informazioni sulla metodologia di indagine e sulla tipologia di informazioni disponibili cfr. la Premessa a pag. 3.

(2)

Sommario

1 Premessa ...3

2 L’imprenditore fondatore...4

2.1 Le caratteristiche demografiche e sociali...4

2.2 La nascita delle idee: motivazioni e stimoli dei nuovi imprenditori...5

2.3 La costruzione dell’impresa: fonti informative, difficoltà e finanziamenti...6

3 Caratteristiche, difficoltà e aspettative dei delle imprese di successo...9

3.1 Caratteristiche strutturali ed economiche ...9

3.2 Redditività e ostacoli allo sviluppo dell’impresa... 10

3.3 Il futuro dell’impresa: aspettative e priorità ... 12

(3)

Premessa

L’Istituto Nazionale di Statistica ha recentemente diffuso alcuni dati relativi alle nuove attività imprenditoriali

“di successo”, riferendosi con tale definizione alle imprese “reali” nate nel 2002 e sopravviventi nel 20052. L’indagine è armonizzata con l’indagine europea FOBS (Factor of Business Success) promossa all’UE, alla quale partecipano su base volontaria e utilizzando un questionario comune 15 paesi dell’Unione Europea.

Una prima versione aggregata di tali informazioni era già stata diffusa nel luglio 20063, ora è possibile analizzare i fattori del successo imprenditoriale non solo nei diversi settori dell’economia privata (ad un buon livello di disaggregazione)4, ma anche osservando le differenze che si riscontrano a livello regionale (non è possibile però incrociare i dati settoriali con quelli regionali).

L’indagine è di tipo campionario ed è svolta su un insieme di imprese appartenenti alla popolazione costituita da tutte le imprese “reali” nate nel 2002 e sopravviventi a tre anni di distanza. Il campione impiegato è costituito da 19.091 imprese, parti a circa il 9,2% della popolazione target5. Non sono disponibili dati in valori assoluti, pertanto nell’analisi che segue si farà riferimento esclusivamente ai valori percentuali.

Se si considera che nel solo anno 2003 le Camere di Commercio hanno registrato circa 354.369 nuove iscrizioni e 260.302 cessazioni di attività6, è facile comprendere che cercare qualche elemento in più per ragionare su quali siano i fattori che permettono alle imprese di sopravvivere con successo e quali i punti più critici è senz’altro un esercizio utile per individuare possibili interventi migliorativi del funzionamento del sistema economico sia nazionale, sia locale.

Il rapporto che segue è suddiviso in due sezioni: nella prima sono analizzate principalmente le caratteristiche demografiche e sociali dell’imprenditore fondatore, le motivazioni che hanno spinto all’avviamento dell’attività e le difficoltà incontrate nel primo anno di attività (il campione di riferimento è costituito dalle imprese nelle quali l’imprenditore attuale è lo stesso che ha fondato l’impresa); nella seconda sezione sono invece osservate le caratteristiche economiche delle imprese, riguardo sia alla situazione corrente sia alle prospettive future (considerando in questo caso tutte le imprese che soddisfano il requisito della sopravvivenza nel 2005, anche quelle che hanno cambiato gli assetti proprietari), le aspettative per il futuro e le priorità previste dagli imprenditori in caso di aumento dei profitti.

2 Secondo le definizioni fornite dall’Istat, con “impresa reale nata” si intende la creazione di una nuova attività i cui fattori produttivi scaturiscono dal nulla, ossia dove nessun altra impresa è collegata. Con impresa sopravvivente si intende un’attività imprenditoriale nata al tempo t che al tempo t+n continua ad essere attiva (senza modificazioni) o è stata rilevata da un’altra impresa nata a questo scopo (per incorporazione)

3 Istat, Le nuove attività imprenditoriali – Anno 2005, Statistiche in breve, 13 luglio 2006

4 Ai fini di non appesantire troppo l’esposizione, in questa analisi saranno però presi in considerazione solo i macrosettori dell’Industria in senso stretto, delle costruzioni, del commercio e degli altri servizi.

5 Per maggiori informazioni riguardo alla metodologia di rilevazione, cfr. la Nota Metodologica dell’Istat.

6 Unioncamere, Movimprese 2003, comunicato stampa del 4 febbraio 2004.

(4)

1 L’imprenditore fondatore

7

1.1 Le caratteristiche demografiche e sociali

Un primo aspetto d’interesse riguarda le caratteristiche socio-demografiche dell’imprenditore fondatore; come si vedrà si registra una notevole eterogeneità a seconda del settore considerato e dell’area geografica di riferimento.

Complessivamente, il profilo generale che emerge dall’analisi è quello di un imprenditore di sesso maschile (solo una impresa “di successo” su quattro è fondata da una donna), con un diploma di scuola media superiore (solo un nuovo imprenditore su cinque è in possesso di una laurea) e con un’età compresa tra i 30 e i 39 anni (anche se quasi uno ogni tre ha meno di 30 anni).

Confrontando i dati lombardi con quelli nazionali, dal Grafico 1 si nota che le caratteristiche degli imprenditori lombardi non si discostano in modo significativo dal profilo generale appena delineato. Molto più evidenti sono le differenze registrate da altre regioni: nel Lazio, ad esempio, quasi un nuovo imprenditore ogni tre è in possesso di un titolo di studio pari alla laurea. Anche dal lato dell’imprenditorialità femminile il Lazio registra valori sopra la media nazionale, ma in questo caso l’incidenza maggiore si registra tra due regioni meridionali, la Campania e la Puglia, che registrano valori pari rispettivamente al 28,9% e al 28,8%.

Guardando l’età degli imprenditori emerge una netta differenza tra le regioni del nord e centro-nord rispetto alle regioni del sud e centro-sud, con le prime che registrano la maggiore incidenza di imprenditori con 40 anni o più (intorno al 30-35%) e le seconde che invece evidenziano un’incidenza per tali classi di età intorno al 20-25%. In più, in Liguria, in Emilia Romagna e nel Lazio gli imprenditori fondatori con 50 anni o più rappresentano più del 15% del totale, mentre nel Molise, in Sicilia e in Sardegna, non vanno oltre il 6%.

Grafico 1 - Incidenza percentuale di donne, laureati e cinquantenni e oltre tra gli imprenditori fondatori - 2005

21,9 22,1

21,5 24,6

26,0 25,2

12,1 11,5

10,9

0 5 10 15 20 25 30

Lombardia Nord-ovest Italia

incidenza laureati incidenza femminile incidenza cinquantenni e oltre

Rispetto a quanto si registra per l’industria e per il commercio, i laureati sono mediamente più presenti nel comparto residuale degli altri servizi, dove raggiungono un’incidenza pari a quattro imprenditori ogni dieci.

Come nota anche l’Istat, su questo dato pesano evidentemente i requisiti di accesso alle libere professioni.

Gli imprenditori stranieri rappresentano invece solo il 3% del totale, e si concentrano nel settore industriale. A livello territoriale, la presenza maggiore di stranieri si trova ancora nel Lazio (6%), mentre la Lombardia registra valori solo di poco superiori alla media nazionale.

7 Le informazioni riportate in questa sezione si riferiscono a quella imprese in cui l’imprenditore attuale è lo stesso che ha fondato l’attività.

(5)

1.2 La nascita delle idee: motivazioni e stimoli dei nuovi imprenditori

Un primo aspetto da affrontare per capire quali siano le motivazioni che spingono un individuo ad intraprendere un’iniziativa imprenditoriale è la sua condizione professionale precedente. A questo riguardo, come si vede dal Grafico 2 la maggior parte dei nuovi imprenditori aveva un contratto di lavoro dipendente (42,8%), uno su quattro era già un imprenditore o svolgeva una libera professione, più di uno ogni dieci è passato direttamente dal mondo dell’istruzione a quello dell’imprenditoria e, infine, una quota non irrilevante si trovava in condizioni di disoccupazione (14,7%).

Tali dati medi nascondono però realtà anche molto diverse a seconda della zona geografica considerata.

La condizione di lavoratore dipendente riguardava la maggior parte dei nuovi imprenditori in tutte le regioni del nord e del centro Italia, mentre in diverse regioni del Sud le idee imprenditoriali di successo sono nate principalmente da persone che si trovavano in condizione di disoccupazione Infatti, mentre in Lombardia solo 4 nuovi imprenditori ogni 100 si trovavano in tale condizione, nel Lazio la percentuale sale al 15%, e arriva al 33% in Campania. Dall’altro lato, mentre in Lombardia quasi l’80% dei nuovi imprenditori aveva un’occupazione dipendente o indipendente, tale quota scende al 63% nel Lazio e al 46% in Campania.

Grafico 2 - Condizione lavorativa precedente per area geografica - Anno 2005 - Valori percentuali

31,2

10,9

4,2 47,6

5,7 6,1 12,1

47,6

28,6

6,0 24,8

5,8 14,7

11,9 42,8

0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55

Imp/lib.prof. Lavoratore dipendente Studente Disoccupato Altra condizione

Lombardia Nord-ovest Italia

Su questi risultati pesano evidentemente le diverse condizioni dei mercati locali del lavoro. Tuttavia divari così ampi possono anche significare la presenza di stimoli diversi all’attività imprenditoriale. Nel caso lombardo la scelta imprenditoriale sembra derivare in larga parte da un’insoddisfazione verso la propria precedente occupazione, che però può allo stesso tempo essere utile nella costruzione della rete di rapporti e contatti necessari per avviare con successo un’attività in proprio. Questo indicatore, inoltre, può far supporre un buono stato di “salute dell’impresa”; verosimilmente, infatti, l’imprenditore non incontrerebbe grandi difficoltà a tornare all’occupazione precedente o a trovarne una nuova.

Disaggregando i dati per macro settori (Grafico 3), si nota che le differenze territoriali appena richiamate sono accompagnate da significative differenze anche a livello di settore. La quota di chi aveva un lavoro dipendente è più alta nell’industria manifatturiera in senso stretto e, soprattutto, nelle costruzioni, dove raggiunge quasi il 60% del totale. Gli ex-studenti sono più presenti nel comparto residuale degli altri servizi (dove rappresentano quasi il 20% del totale), mentre non raggiungono il 4% nel settore delle costruzioni. Nel comparto del commercio, infine, più di una nuova impresa ogni cinque è stata fondata (ed è tuttora guidata) da ex-disoccupati.

Riguardo alle motivazioni che hanno spinto i nuovi imprenditori ad intraprendere l’attività, il desiderio di mettersi in proprio e le prospettive di maggiori guadagni sono gli stimoli più diffusi, mentre con qualche

(6)

sorpresa le tradizioni familiari non rientrano tra le spiegazioni più significative. A conferma di quanto sostenuto sopra, disoccupazione e insoddisfazione verso la propria occupazione sono stato segnalate come motivazioni che hanno spinto (almeno in parte) all’avvio della nuova attività da quasi la metà degli intervistati.

Grafico 3 - Condizione lavorativa precedente per settore - Anno 2005 - Valori percentuali

23,1

6,2

17,6 46,9

6,1 10,1

3,6 57,5

25,7

3,2 22,3

7,1 21,5

9,3 39,9

6,3 12,3

18,9 36,3

26,3

5,8 14,7

11,9 42,8

24,8

0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65

Imp/lib.prof Lavoratore dipendente Studente Disoccupato Altra condizione industria in s.s.

costruzioni commercio altri servizi totale

Riguardo alle competenze specifiche accumulate nelle precedenti situazioni lavorative, il 61% dei nuovi imprenditori aveva già avuto esperienze professionali nel settore in cui è stata avviata l’attività. Il dato aggregato nasconde differenze di genere consistenti: tra le donne, infatti, solo il 45% aveva un’esperienza precedente nel settore, mentre tra gli uomini la percentuale sale al 67%. L’esperienza accumulata sembra contare maggiormente nei due macrosettori delle costruzioni e dell’industria manifatturiera in senso stretto (dove riguarda rispettivamente il 79% e il 70% dei casi), mentre ricopre un ruolo meno rilevante nel commercio, dove solo il 46% dei nuovi imprenditori soddisfa tale requisito.

L’aver già intrapreso iniziative imprenditoriali prima di quella attuale non sembra invece essere una discriminante significativa nel determinare il successo dell’impresa: seppur esista una quota rilevante di nuovi imprenditori con esperienze di questo tipo (il 22% una sola volta, il 7% più di una volta), per ben il 70% di essi si è trattato della prima esperienza. Esistono però alcune differenze significative a livello territoriale e settoriale. A questo riguardo, la Lombardia (insieme ad altre regioni del nord e centro-nord) è tra le regioni in cui è più bassa la percentuale di fondatori alla prima esperienza imprenditoriale.

1.3 La costruzione dell’impresa: fonti informative, difficoltà e finanziamenti

In questo paragrafo sono analizzati alcuni aspetti legati alla fase di avvio dell’attività imprenditoriale, e in particolare il tipo di fonti informative utilizzate, le principali difficoltà incontrate e le tipologie finanziamenti utilizzati.

Sul primo aspetto (Grafico 4) non emergono grandi differenze a livello territoriale; in Lombardia così come nell’insieme delle regioni del nord ovest e in generale in Italia, la principale fonte informativa è rappresentata dalle conoscenze professionali, a conferma di quanto argomentato sopra circa l’importanza delle reti di relazioni nella realizzazione del progetto imprenditoriale.

Le altre principali fonti indicate sono la famiglia e gli amici, con la Lombardia e le regioni del nord-ovest che registrano valori leggermente inferiori a quelli italiani, e le conoscenze professionali, dove invece la Lombardia si colloca poco sopra il dato nazionale.

All’opposto le fonti informative meno utilizzate sono le istituzioni finanziarie, utilizzate da meno dell’1% degli intervistati, le istituzioni pubbliche e i corsi di formazione (entrambi utilizzati dal 4,2% del campione).

(7)

Grafico 4 - Fonti informative utilizzate per la costruzione del progetto di impresa - Anno 2005 - Valori percentuali

3,6 0,3

12,6 15,1

12,7

2,6 3,5

38,8 54,6

38,5

12,9 16,2

13,6 34,1

54,1

37,4

0,4

4,2 3,3 0,7

51,4

36,1

4,2

10,7

16,5

14,0 39,9

0 10 20 30 40 50 60 70

Famiglia / Amici Corso formaz. Conoscenze

professionali Consulenze

professionali Istituzioni pubbliche naz.,

reg., loc.

Organizzazioni

specializzate Istituzione

finanziaria Nessun accesso ad

informazioni Nessun bisogno di informazioni

Lombardia Nord-ovest Italia

Altrettanto importante è comprendere quali sono le principali difficoltà incontrate dagli imprenditori al momento dell’avvio della nuova attività. Come si nota dal Grafico 5, tanto in Lombardia quanto in Italia la difficoltà principale risiede nello stabilire i contatti con i clienti.

Grafico 5 - Difficoltà all'avvio dell'impresa per area geografica

36 37 37

45 45 45

31 3128

36 35 36

20 19 21

1719 21 2118 19 18 17 19

44 44 43

39 3937

14 15 16

11 1113 16

22 22 28

23 23

13 13 12

10 10 8

6 6 7

6 5 5

1212 11

3 4 4 25 25

23

12 14 13

2 4 5 6 7

6

0 10 20 30 40 50 60 70

lombardia centro-nord italia lombardia centro-nord italia lombardia centro-nord italia lombardia centro-nord italia lombardia centro-nord italia lombardia centro-nord italia lombardia centro-nord italia lombardia centro-nord italia lombardia centro-nord italia lombardia centro-nord italia lombardia centro-nord italia lombardia centro-nord italia

Reperire finanziamenti

Stab.re contatti con i

clienti

Pagare fatture Stabilire il prezzo prodotti

Trovare immobili adeguati

Trovare fornitori

Trovare personale qualificato

Tecnologia informatica

Aspetti giur.ci e amministrativi

Decidere da solo

Sostegno famiglia

Nessuna in parte molto

Nella nostra regione, più di un imprenditore su quattro (28%) ha indicato questa causale come molto rilevante, e complessivamente il problema è avvertito dal 73% dei nuovi imprenditori lombardi (e dal 68%

degli imprenditori italiani). Anche le difficoltà legate agli aspetti giuridici e amministrativi sono, seppur lievemente, più sentite in Lombardia (69%) rispetto al resto d’Italia (la media italiana è infatti al 66%). Infine,

(8)

più della metà dei nuovi imprenditori ha manifestato difficoltà legate anche al reperimento di finanziamenti (59%), problema meno avvertito tra le nuove imprese lombarde (52%).

Osservando le differenze nella diffusione tra macrosettori delle tre principali difficoltà individuate sopra (Grafico 6), riguardo ai contatti con i clienti a agli aspetti giuridici e amministrativi non emergono scostamenti significativi dalla media generale, mentre più accentuate sono le diversità relative al reperire i finanziamenti.

In particolare, le difficoltà ad ottenere finanziamenti all’avvio dell’attività riguardano più il settore industriale rispetto al terziario. Nel comparto dell’industria in senso stretto quasi un nuovo imprenditore ogni tre ha indicato come molto rilevante tale tipologia di problemi e il 70% lo ha segnalato come rilevante almeno in parte.

Grafico 6 - Le tre principali difficoltà all'avvio dell'impresa per settore

41 40 37 35 37

49 52

45 41 45 42 44 44 43 43

29

22 22

19 22

19 18

19 29 23 27 27

22 21 23

0 10 20 30 40 50 60 70 80

industria in senso stretto costruzioni commercio altri servizi totale industria in senso stretto costruzioni commercio altri servizi totale industria in senso stretto costruzioni commercio altri servizi totale

REPERIRE FINANZIAMENTI STABILIRE CONTATTI CON I CLIENTI ASPETTI GIURIDICI E AMMINISTRATIVI in parte molto

Alla luce di ciò, diventa dunque ancora più interessante e utile analizzare la diffusione delle diverse modalità di finanziamento iniziale dei progetti d’impresa.

Grafico 7 - Finanziamenti iniziali dell'impresa per area geografica – Valori percentuali – 2005

1,0 2,4

8,8

19,7 16,6

87,1

8,1

17,9

86,9

19,1

7,0 7,5

16,3 25,3

85,5

0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70 75 80 85 90

Aiuti pubblici Credito senza garanzie Credito con garanzie Aiuto familiari e amici Mezzi propri

Italia

Nord-ovest

Lombardia

(9)

Ben l’85% dei nuovi imprenditori di successo ha dichiarato di aver utilizzato mezzi propri per il finanziamento iniziale delle propria attività; in Lombardia tale percentuale sale all’87%. Come si nota dal Grafico 7, gli altri mezzi di finanziamento considerati risultano assai meno diffusi.

A livello italiano, la seconda fonte di finanziamento in ordine di diffusione (25%) è l’aiuto di familiari o amici, che non è molto diverso dall’utilizzo di mezzi propri, mentre in Lombardia è più diffuso il credito con garanzia, che riguarda circa un nuovo imprenditore ogni cinque. Anche il credito senza garanzie risulta più diffuso in Lombardia rispetto al totale delle regioni del centro-ovest e alla media italiana.

Va notato anche il ritardo che si registra nella nostra regione circa la possibilità di usufruire di aiuti pubblici;

la diffusione di questa tipologia di finanziamento è infatti pari all’1%, contro il 7% a livello italiano.

Risultati interessanti si ottengono anche disaggregando le modalità di finanziamento per settore di attività (Grafico 8). L’industria in senso stretto appare infatti come il comparto in cui sono maggiormente diffuse le forme di finanziamento diverse dall’utilizzo dei mezzi propri (che risultano invece particolarmente utilizzati nel comparto delle costruzioni). Riguardo agli aiuti pubblici, ad esempio, la percentuale di imprese che ne ha potuto usufruire è doppia rispetto alla media generale. Va notato che anche nel commercio l’utilizzo dei mezzi propri ha riguardato una quota minore di imprenditori rispetto alla media

Grafico 8 - Finanziamenti iniziali dell'impresa per settore – Valori percentuali – 2005

83,4

31,0

9,0

22,9

14,6 92,4

16,1

7,6

16,3

4,3 7 16,6

8,1 19

79,8

6,6 14,6

6,9 26,4

86,1 85,5

25,3

16,3

7,5 7,0

0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100

Mezzi propri Aiuto familiari e amici Credito senza garanzie Credito con garanzie Aiuti pubblici industria in senso stretto costruzioni

commercio altri servizi totale

2 Caratteristiche, difficoltà e aspettative dei delle imprese di successo

2.1 Caratteristiche strutturali ed economiche

Prima di analizzare le aspettative degli imprenditori sull’evoluzione futura della propria attività, consideriamo ora alcune caratteristiche strutturali, organizzative e di mercato riguardanti la totalità delle imprese di successo che costituiscono il campione Istat8.

Riguardo alle dimensioni, si registra una variazione nel numero medio di addetti da 1,4 nel 2002 (anno di fondazione) a 2,0 nel 2004; le dimensioni medie delle imprese lombarde nel 2004 erano leggermente inferiori alla media nazionale e pari al 1,9 addetti per impresa.

Considerando il fatturato, la variazione tra il 2002 e il 2004 è stata mediamente pari a +138,6%; nello stesso periodo di tempo il fatturato per addetto è cresciuto del 69,7%. Le imprese lombarde presentano per il 2004 un fatturato per addetto pari a 162,7 migliaia di euro, valore sensibilmente superiore alla media nazionale (pari a 108,3 migliaia di euro).

8 Come ricordato nella parte introduttiva e nella nota 7, infatti, i dati sin qui esposti si riferivano a quelle realtà in cui attualmente l’imprenditore è lo stesso che ha fondato l’attività nel 2002.

(10)

Dai dati è possibile però trarre anche informazioni circa alcuni indicatori che possono spiegare il successo registrato dalle imprese analizzate, è il caso ad esempio dell’innovazione, della cooperazione con altre imprese, e del tipo di mercato su cui operano le imprese.

In riferimento all’introduzione di innovazioni nell’impresa, si osserva che poco meno di una nuova impresa ogni cinque ha introdotto innovazioni (in Lombardia il rapporto è leggermente inferiore).

Come si vede dal Grafico 9, l’indagine permette anche di distinguere il tipo di innovazione introdotta: tra chi ha innovato, la tipologia più diffusa tanto a livello italiano (47,6%) quanto a livello lombardo (43,7%) è l’innovazione di prodotto. L’innovazione nelle strategie marketing riguarda una impresa ogni tre a livello italiano, mentre in Lombardia il rapporto scenda a una ogni cinque. Rispetto alla media nazionale, inoltre, in Lombardia e nelle regioni del nord-ovest risulta più diffusa l’innovazione nel processo produttivo, utilizzata in entrambi i casi dal 25% delle imprese (contro una media nazionale del 21%).

Anche l’esistenza di rapporti di collaborazione con altre imprese riguarda circa una impresa ogni cinque, con la Lombardia che in questo caso si colloca però sopra la media nazionale.

Riguardo alla localizzazione dei mercati di vendita, l’83,6% delle imprese opera su mercati locali o regionali, il 22% su mercati nazionali, e solo il 6% compete anche o solo su mercati internazionali. In Lombardia si registra una maggiore presenza delle imprese su mercati nazionali (31,7%) e internazionali (8,4%) e una minor quota di imprese che opera su mercati locali o regionali (76%).

Grafico 9 – Tipologia di innovazione introdotta per area geografica - 2005 - Valori percentuali

43,7

25,0 25,1

20,0 44,3

25,5 24,2 25,0

31,8 29,7

21,2 47,6

0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55

Prodotto Processo Organizzazione Marketing

Lombardia Nord-ovest Italia

2.2 Redditività e ostacoli allo sviluppo dell’impresa

Osservando i giudizi espressi dagli imprenditori riguardo ai risultati economici dell’impresa (Grafico 10), si nota che complessivamente un imprenditore ogni tre giudica buona o molto buona la redditività della propria attività, mentre solo uno ogni cinque la considera scarsa. Confrontando i dati territoriali non emergono differenze significative rispetto alla media nazionale, mentre, come si nota dal grafico qui sotto, alcune osservazioni interessanti si possono trarre dalla disaggregazione settoriale e di genere.

Settorialmente, il comparto industriale (sia quello dell’industria in senso stretto, sia quello delle costruzioni) mostra una quota maggiore di imprenditori che si dichiarano soddisfatti o molto soddisfatti dei rendimenti economici della propria attività, mentre tra le imprese del terziario la quota di imprenditori che esprimono un giudizio negativo è superiore alla media generale.

Le imprenditrici sembrano registrare andamenti peggiori rispetto a quelle dei loro colleghi uomini; tra le donne, infatti, un’impresa ogni quattro non raggiunge la sufficienza, mentre tra gli uomini tale rapporto scende a meno di una ogni cinque. Allo stesso tempo, le imprenditrici registrano anche una quota molto minore di imprese con redditività buona o molto buona.

(11)

Ciò avviene nonostante le donne dichiarino di incontrare meno ostacoli allo sviluppo della propria attività rispetto agli uomini. Tra le nove possibilità di risposta offerte dal questionario, infatti, solo nel caso delle

“difficoltà a conciliare lavoro e famiglia” la quota di donne interessate (molto o in parte) è sensibilmente più elevata rispetto a quella degli uomini; nella grande maggior parte degli altri casi la quota di imprenditori uomini interessati è superiore a quella delle donne.

Grafico 10 – Giudizio sulla redditività dell’impresa per settore di attività e sesso dell’imprenditore – 2005.

20,3 48,2

30,6 33,4 33

18,4 25,8

20,0 11,5 24,2 22,2

45,5 46,7

45,3 54,2 45,2 44,3

33,5 28,7 34,7 34,3

0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100

industria s.s. costruzioni commercio altri servizi maschi femmine totale

scarsa appena sufficiente molto buona / buona

Tanto per gli uomini quanto per le donne, però, gli ostacoli maggiori che si incontrano nello sviluppo della attività sono di natura fiscale; come si vede dal Grafico 11, più di otto imprenditori ogni dieci (e più di uno ogni due in modo molto forte) considerano gli oneri fiscali come impedimenti rispetto alle possibilità di sviluppo dell’impresa. A seguire si trova la scarsa redditività dell’impresa, motivazione, anche in ragione di quanto appena detto sopra, più diffusa tra le donne rispetto agli uomini, e i ritardi nei pagamenti.

Grafico 11 – Fattori che ostacolano lo sviluppo dell’impresa - 2005

38,2

28,3

12,8

35,8 10,6

9,0

4,0

27,8

49,8

35,9

28,3 24,9

35,5 23,8

24,3

11,5

28,4

51,8

0 10 20 30 40 50 60 70 80 90

Scarsa redd.tà

Finanziamenti Personale qu alificato

Costi del personale

Oneri fiscali Know-how Diff.comb. lav.

e famiglia

Trovare i soci Ritardo pagam in parte molto

(12)

Il Grafico 12 mostra le differenze che si registrano nei diversi macrosettori riguardo ai cinque principali ostacoli che i nuovi imprenditori incontrano nello sviluppo della propria attività, ciascuno dei quali interessa complessivamente più del 50% degli intervistati (vedi Grafico 11). Se riguardo all’importanza degli oneri fiscali non si registrano differenze significative, il ritardo nei pagamenti e i costi del personale sembrano interessare maggiormente i settori delle costruzioni e dell’industria in senso stretto rispetto al terziario. Le stesse considerazioni valgono, in misura minore, per le difficoltà ad ottenere finanziamenti.

Complessivamente, dunque, è il comparto industriale a registrare le difficoltà maggiori riguardo a questi fattori, mentre nel terziario, dove con buona probabilità è più forte la componente femminile, sono le esigenze legate alla conciliazione tra lavoro e famiglia ad essere particolarmente avvertite.

L’indagine dell’Istat ha rilevato informazioni anche riguardo ai fattori che più specificatamente ostacolano l’attività di vendita di beni e servizi. Tra questi, la forte competizione è stata segnalata da nove imprenditori su dieci, seguita a lunga distanza dalla scarsità della domanda (segnalata nel 54,3% dei casi), dalla difficoltà nel determinare i prezzi (47,7%), e, infine, dall’assenza di professionisti del marketing (31,5%). Le uniche differenze che si registrano per le nuove imprese lombarde riguardano la scarsità della domanda, che sembra rappresentare un ostacolo meno presente rispetto a quanto registrato a livello nazionale.

Grafico 12 – I cinque principali ostacoli per settore di attività dell’impresa

36,440,2 36,333,2

29,0 28,4 19,4

25,5

32,6 32,1 34,838,3 42,2 41,5 32,0

39,5 37,4 43,0

30,135,3 34,2 29,1

27,3 17,9

38,3 40,3

22,6 23,8

56,2 56,0 51,648,8

14,9 9,1

7,8 12,1

30,6 40,0

21,9 24,8

48,353,8 47,9 49,4 27,7 17,3 29,5

22,6

0 10 20 30 40 50 60 70 80 90

industria s.s. costruzioni commercio altri servizi industria s.s. costruzioni commercio altri servizi industria s.s. costruzioni commercio altri servizi industria s.s. costruzioni commercio altri servizi industria s.s. costruzioni commercio altri servizi industria s.s. costruzioni commercio altri servizi

S carsa re dd.tà F i nanzi ame nti Costi de l pe rsonale O ne ri fiscali Know -how Ri tardo pagam i n parte molto

2.3 Il futuro dell’impresa: aspettative e priorità

A conclusione di questo apprendimento vogliamo ora lo sguardo al futuro delle nuove attività. Le informazioni a disposizione circa i prossimi due anni mostrano che ben l’81,4% dei nuovi imprenditori crede di continuare la strada intrapresa, l’11,4 vuole vendere l’attività, il 3,2 vorrebbe cedere l’impresa attuale e costituirne una nuova e il rimanente 5,5% pensa di associare la propria attività a quella di altre imprese.

Riguardo alle aspettative sull’evoluzione delle attività nel prossimo anno (

Grafico 13), i nuovi imprenditori mostrano un elevato grado di fiducia riguardo alla redditività e al fatturato, mentre si mostrano più prudenti riguardo alle variazioni nel numero di dipendenti impiegati. Una buona quota, inoltre, prevede di ampliare la gamma di beni o servizi offerti alla clientela.

A livello territoriale, seppur le differenze rispetto alla media siano minime, va notato che in Lombardia gli imprenditori sembrano mostrare in generale un maggior grado di ottimismo. Rispetto al dato nazionale, infatti, nella nostra regione la quota di essi che prevede andamenti negativi è minore per tutte le variabili considerate (mentre in tre casi su quattro è maggiore quella che prevede aumenti).

(13)

Grafico 13 – Aspettative sull’evoluzione delle attività nel prossimo anno- 2005

2,6 3,9

5,8 12,8

15,5 16,3

85,7 69,1

66,5 46,5

46,9 43,4

44,1

10,6 9,6 28,3

27,0 27,7 40,7

37,6 40,3

4,1

15,0 14,4 12,5 6,5 4,7

85,3

40,9 43,4

42,5 82,4 69,2

45,0 42,1

11,1

0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100

Lombardia Nord-ovest Italia Lombardia Nord-ovest Italia Lombardia Nord-ovest Italia Lombardia Nord-ovest Italia

FatturatoDipendentiVarieta benie serviziRedditività

Diminuzione Invariato Aumento

Come abbiamo già visto, le previsioni occupazionali sono quelle su cui gli imprenditori si sono mostrati più cauti. È interessante quindi andare più in profondità su questo fattore analizzando le differenze registrate per settore. Come si può vedere dal Grafico 14, nel comparto dell’industria in senso stretto quasi un imprenditore ogni cinque si aspetta un aumento nel numero di dipendenti occupati nella propria azienda; allo stesso tempo, però, anche la quota di imprenditori che si aspettano una diminuzione è la più alta tra i quattro settori, segno evidentemente di una percezione di maggiore turbolenza nell’andamento del settore. Gli imprenditori del terziario, invece, sia riguardo al commercio, sia riguardo agli altri servizi, mostrano aspettative più prudenti in entrambe le direzioni.

Distinguendo infine tra imprenditori fondatori e non, sono questi ultimi ad aspettarsi in maggior numero incrementi occupazionali.

Grafico 14 – Aspettative sull’evoluzione nel numero di dipendenti per settore di attività e tipologia di imprenditore –2005

5, 3 6, 2

86,4

10, 7 18,5

8, 3 9, 5

9,0 7,7

6,5 6, 3 11,1

84, 3

78,4

82, 4 83,0 72, 1 72,5

13,9

16,8

11,1

0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100

totale imprenditori fondatori imprenditori non fondatori industria in s.s.

costruzioni commercio altri servizi

Diminuzione Invariato Aumento

(14)

L’ultimo aspetto preso in considerazione riguarda le priorità previste in caso di aumenti dei profitti (Grafico 15), tra le quali gli investimenti nell’attività dell’impresa interessano più del 65% dei nuovi imprenditori in Italia e una quota leggermente inferiore in Lombardia (62,7%). A livello nazionale la seconda priorità espressa, in ordine di preferenze, è l’aumento del salario dei dipendenti, seguita dalla necessità di estinguere i debiti e, poi, dall’aumento del numero dei dipendenti. In Lombardia, le preferenze per la risoluzione dei debiti superano, seppur di poco, le intenzioni di aumentare i salari, mentre l’aumento del numero dei dipendenti interessa una quota di imprenditori sensibilmente inferiore.

Grafico 15 – Priorità previste in caso di aumenti dei profitti – 2005

32,1

34, 4

62, 7

8, 2

21,4 16, 8

20, 6 11, 9

19,0

35, 9

32, 8

65,9

32,0 8,6

0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70

assumere dipendenti Aumentare la remun dei dip Investire nell'att. d'impresa Estinguere i debiti Aumentare il salario Ridurre orario di lavoro Nessuna

lombardia italia

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