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Academic year: 2021

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Il polimorfismo del gene TCF7L2 è associato a ridotta

secrezione insulinica in soggetti a rischio di diabete

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Introduzione

Il diabete tipo 2 è una malattia eterogenea, i cui principali difetti fisiopatologici sono costituiti da deficit secretorio β-cellulare e ridotta sensibilità all’insulina (1). Nonostante il rilevante significato clinico e la diffusione epidemica della malattia, i meccanismi alla base dello sviluppo del diabete tipo 2 (DT2) restano poco conosciuti. Tutto ciò spinge la ricerca di base e clinica ad individuare approcci terapeutici nuovi per il trattamento e la prevenzione della malattia. L’identificazione, attraverso l’analisi genetica, dei geni implicati nello sviluppo della malattia rappresenta un potente strumento per comprendere i meccanismi molecolari chiave coinvolti nella predisposizione e progressione della malattia.

La comprensione dell’architettura genetica del DT2, dopo anni di limitate e spesso frustranti ricerche, ha mostrato, di recente, notevoli progressi (2). A differenza delle forme monogeniche di diabete, come il diabete della maturità che insorge nel giovane (MODY), dove singole mutazioni sono sufficienti a causare malattia, l’ereditarietà del DT2 è il risultato di numerose varianti geniche, ognuna con effetti modesti sul rischio di malattia. Tali varianti, in combinazione con fattori ambientali, interagiscono nel determinare la suscettibilità individuale allo sviluppo del diabete. I recenti studi di associazione “genome-wide”, condotti su decine di migliaia di individui, hanno permesso di identificare diverse varianti comuni (con frequenze di popolazione comprese tra 10 e

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presente in omozogosi, si associa con un rischio di diabete aumentato di circa due volte. Tale dato appare rilevante se confrontato con un aumento di rischio per-variante pari al 10-20% attribuibile ad altre varianti geniche (3-7).

TCF7L2 può, quindi, essere considerato il più importante tra i geni finora identificati in associazione al diabete. Fino ad oggi non sono stati prodotti studi di associazione fra TCF7L2 e rischio di diabete nella popolazione italiana.

Scopo del presente lavoro è stato quello di valutare la frequenza di varianti di TCF7L2 in un gruppo di soggetti ad elevato rischio di diabete e l’associazione di tale polimorfismo sia con i parametri metabolici, sia con quelli di insulino-sensibilità e insulino-secrezione.

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Soggetti e Metodi

Mediante screening opportunistico sono stati reclutati, nell’arco di 3 anni, 1017 soggetti ad alto rischio di diabete. Di tutti i soggetti sono stati raccolti, mediante procedura standard, dati antropometrici e clinici ed è stato eseguito un carico orale di glucosio (OGTT). Sono stati misurati il peso, l’altezza e la circonferenza alla vita (a livello dell’ombelico, con il soggetto in posizione eretta), quindi è stato calcolato l’indice di massa corporea [BMI, peso(Kg)/altezza(m)2]. La misurazione della pressione arteriosa è stata ripetuta due volte, con il soggetto in posizione supina, utilizzando la media delle due misure nell’analisi dei dati.

Su un campione di sangue prelevato al mattino, dopo digiuno notturno, sono stati misurati glicemia (G0), insulinemia (I0) e

peptide C, profilo lipidico ed emoglobina glicata A1c (HbA1c). Dopo somministrazione di 75 g di glucosio, sono stati eseguiti prelievi di sangue ai tempi 15, 30, 60, 90 e 120 minuti per la misurazione su plasma di glicemia, insulinemia e peptide-C. Tutte le misurazioni biochimiche sono state effettuate su analizzatore Roche-Modular Autoanalyzer (Milano). Insulina e C-peptide sono stati misurati mediante immunoassay (Immulite, DPC; Los Angeles, USA). Il colesterolo LDL è stato calcolato mediante la formula di Friedewald.

Sulla base dei risultati dell’OGTT e seguendo i criteri dell’American Diabetes Association 1997 (8), i soggetti sono stati

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digiuno (mU/litro) x glicemia a digiuno (mmol/litro)/22.5] (9), mentre la funzione β-cellulare è stata misurata mediante i seguenti parametri:

- HOMA- B = I0 x 20 / [G0-3.5]

- insulinogenic index (IG30 = [CP30 - CP0] / [G30 – G0])

- disposition index (DI = IG30 / HOMA-IR)

dove CP0 e CP30 indicano i valori di peptide-C a digiuno e dopo 30

minuti dal carico orale di glucosio, mentre G0 e G30 quelli della

glicemia a digiuno e dopo 30 minuti.

Genotipizzazione

I polimorfismi di un singolo nucleotide sono stati genotipizzati utilizzando il saggio di discriminazione allelica TaqMan e le varianti comuni sono state identificate con ABI PRISM 7900 (Applied Bio-system, Foster City, CA, USA). In queste analisi preliminari abbiamo avuto a disposizione il DNA di solo 548 soggetti. Il genotipo di rs7903146 è stato determinato in 481 individui (tasso di richiamo 88%). Gli alleli di rischio sono stati definiti basandosi sui dati della popolazione CEU (International HapMap), i genotipi erano in equilibrio di Hardy-Weinberg. Dopo la rigenotipizzazione di 60 campioni (10%), il tasso di concordanza ottenuto era del 100%.

Analisi statistica

I dati sono presentati come media ± deviazione standard, le variabili che non avevano una distribuzione normale sono state riportate come mediana (range inter quartile) e l’analisi è stata eseguita su valori trasformati in logaritmo. L’analisi della covarianza (ANCOVA) è stata utilizzata per confrontare variabili continue tra gruppi, e il test χ2 (test di Pearson) per la

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comparazione delle frequenze. Le analisi di regressione lineare sono state utilizzate per testare le correlazioni tra genotipo e fenotipo e la co-linearità è stata selezionata tra i predittori nel modello. L’analisi di regressione logistica aggiustata per età, genere e BMI, è stata utilizzata per valutare la predizione di sviluppo di diabete tipo 2. I confronti tra le variabili in relazione al fenotipo sono stati eseguiti utilizzando il modello non additivo e additivo per l’allele di rischio TCF7L2 rs7903146. Tutte le analisi statistiche sono state eseguite usando SPSS versione 15.0. Valori nominali a due code di p< 0.05 sono considerati statisticamente significativi.

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Risultati

I risultati qui presentati si riferiscono a 481/1017 soggetti arruolati nello studio, dei quali è stato eseguito lo studio genetico. Sulla base dell’OGTT è risultato che 62 (13%) erano affetti da diabete tipo 2 di nuova diagnosi, 221 (46%) avevano normale tolleranza glucidica (NGT), 198 (41%) presentavano alterata glicemia a digiuno e/o alterata tolleranza al glucosio (IFG/IGT) (Figura 1). La frequenza di diabete tipo 2 è risultata più alta negli uomini rispetto alle donne (18.1% vs 9.4%, χ2, p=0.005). Gli individui con diabete tipo 2 avevano un’età leggermente più alta dei soggetti con normale tolleranza al glucosio (p=0.007), un BMI più alto; pressione arteriosa sistolica e diastolica più elevate (p=0.02), e più bassi livelli di colesterolo HDL (p=0.01), dopo aggiustamento per età, sesso e BMI. Infine, come atteso, i soggetti diabetici mostravano un indice HOMA-IR (parametro di insulino-resistenza) più elevato e un indice insulinogenico IG30 (parametro di insulino-secrezione) più basso, rispetto ai non diabetici (Tabella I).

Figura 1. Frequenza delle classi di alterata regolazione glicemica.

41%

46%

13%

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Tabella I. Caratteristiche cliniche nei soggetti con e senza diabete. Popolazion e Totale Soggetti non diabetici Soggetti diabetici p N (%) 500 (100%) 420 (87.2) 64 (12.8) -- Età (anni) 49 ± 11.5 48.3 ± 11.7 52.5 ± 9.5 0.007 Sesso (%M) 42.8 40.5 59.4 0.005 BMI (Kg/m2 ) 29.1 ± 5.4 28.9 ± 5.2 30.4 ± 5.9 0.01 Circonferenza vita (cm) M 100.7 ± 11 100.4 ± 11 101.7 ± 12 0.5 Circonferenza vita (cm) F 98.5 ± 15 98.5 ± 14 103.7 ± 16 0.08 Colesterolo totale (mg/dl) 208 ± 39 207.8 ± 40 205.1 ± 35 0.3 Colesterolo LDL (mg/dl) 131.4 ± 36.4 130.6 ± 37 135.7 ± 33 0.7 Colesterolo HDL (mg/dl) 51.6 ± 15 52.4 ± 15 45.8 ± 11 0.01 Trigliceridi (mg/dl)* 115 (82-168) 110 (79-167) 131 (100-180) 0.1

Pressione arteriosa sistolica (mmHg) 129 ± 16 128.5 ± 15 135.8 ± 19 0.02

Pressione arteriosa diastolica (mmHg) 82 ± 11 81.3 ± 11 86.2 ± 12 0.02

HOMA-IR* 2.3 (1.5-3.4) 2.2 (1.5-3.2) 3.4 (2.3-5.4) 9x10-8 HOMA-B* 32.8 (22.4-51) 32.4 (22.7-50.3) 38 (19.5-57.1) 0.7

Indice insulinogenico 0.05 [0.03-0.07] 0.05 [0.03-0.08] 0.02 [0.01-0.04] 3x10-11 Dati espressi come media ± ds; * valore mediano M: maschi; F: femmine.

Età, sesso maschile e BMI sono risultati predittori indipendenti di diabete tipo 2 quando inclusi simultaneamente in un modello di regressione logistica (OR 1.03 [95% CI 1.006-1.06], p=0.01 per anno di età; 2.4 [1.36-4.2], p=0.002, per il genere maschile; 1.07 [1.02-1.13], p=0.009 per kg/m2, rispettivamente). Il rischio di diabete tipo 2 si associava a valori più alti di HOMA-IR e più bassi di IG30, dopo aggiustamento per età, sesso e BMI (OR:3.06 [1.86-5.04], p=1x10-5 e 4.01 [2.57-6.24], p=8x10-10, rispettivamente per unità logaritmica).

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Caratteristiche cliniche in accordo con il genotipo TCF7L2

Dei 481 soggetti nei quali era stata determinata la variante rs7903146 di TCF7L2, 35.5% aveva il genotipo CC, 48.2% CT e 16.6% TT. La frequenza dell’allele T è risultata pari a 65% (Figura 2). Gli individui con il genotipo TT avevano un BMI più basso (p=5x10-5) e una circonferenza vita più bassa (p=0.009) rispetto ai portatori dell’allele C, dopo aggiustamento per età e sesso. Inoltre, il livello di colesterolo totale (p=0.04) e colesterolo LDL (p=0.01) erano più bassi nei soggetti omozigoti per l’allele T, mentre il colesterolo HDL tendeva ad essere più alto (p=0.08) in confronto con i portatori dell’allele C, dopo aggiustamento per età, sesso e BMI (Tabella II).

Il profilo glicemico durante l’OGTT è risultato più elevato nei soggetti TT rispetto ai CC (ANOVA, p<0.05), mentre i livelli di peptide-C erano più bassi rispetto ai CC e CT (ANOVA, p<0.05) (Figura 3).

Figura 2. Frequenza del genotipo di TCF7L2/rs7903146.

0 50 100 CC CT TT G e n o ti p o T C F 7 L 2 ( % )

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Tabella II. Caratteristiche cliniche in relazione al genotipo TCF7L2. Genotipo CC CT TT p N (%) 176 (35.2) 241 (48.2) 83 (16.6) -- Età (anni) 49.4±11.8 48.6±11.1 49±12.2 0.7 Sesso (M/F, n) 84/92 99/141 31/52 0.2 BMI (Kg/m2 ) 29.6±5.7 29.6±5.2 26.8±4.5 5x10-5 Circonferenza vita (cm) 100.3±15.4 100.2±13.5 95.6±11.5 0.009 Colesterolo totale (mg/dl) 207±41 210±37 199±41 0.04 Colesterolo LDL (mg/dl) 130±37 135±34 122±40 0.01 Colesterolo HDL (mg/dl) 51±14 50±14 56±19 0.08 Trigliceridi (mg/dl)† 139 [84-179] 146 [83-171] 120 [77-142] 0.3

Pressione arteriosa sistolica (mmHg) 129±14 130±16 127±15 0.8 Pressione arteriosa diastolica (mmHg) 82±11 83±11 79±10 0.4 Glicemia a digiuno (mg/dl) 93±12 94±12 97±13 0.007 Diabete (%) 14.2 13.7 7.2 0.2 † Mediana e range

La frequenza di diabete è risultata pari a 39%, 52% e 9%, per il genotipo CC, CT e TT, rispettivamente. Nel gruppo di soggetti studiati, l’allele T non incrementava il rischio di diabete tipo 2, dopo aggiustamento per età, sesso e BMI (OR: 0.84 [0.56-1.27], p=0.4). Analizzando solo i soggetti non diabetici, l’allele di rischio T è risultato associato a livelli più elevati di glicemia a digiuno (CC: 92.9 ± 12.4; CT: 94.4 ± 12.4; TT: 97.5 ± 13.6 mg/dl, padd=0.006) (Figura 4A). Mentre l’area sotto la curva

glicemica (AUC-G) non era diversa tra i genotipi, quella della secrezione di peptide-C (AUC-CP) era più bassa nei portatori

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Figura 3. Andamento della glicemia e del C-peptide durante OGTT in base al genotipo di TCF7L2.

HOMA-IR sono risultati più bassi nei soggetti portatori dell’allele T (ANOVA, p<0.02). Allo stesso modo si comportavano gli indici di insulino-secrezione: HOMA-B (padd=0.04), IG30 (padd=0.04),

rapporto AUC C-peptide/AUC glucosio (p=0.002) e indice insulinogenico, anche dopo aggiustamento per età, sesso e BMI (Figura 5A-B). 50 100 150 200 -15 0 15 30 45 60 75 90 105 120 CC CT TT G lic e m ia ( m g /d l) 0 2 4 6 8 10 12 -15 0 15 30 45 60 75 90 105 120 C -p e p ti d e ( n g /m l) Tempo (minuti)

*

*

*

*

*

*

*

*

*

* p<0.05 TT vs CC * p<0.05 TT vs CC e TT vs CT

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Figura 4. Livelli di glicemia a digiuno (A) e dell’area sotto la curva glicemica (AUC-G) (B) in base al genotipo di TCF7L2.

A sinistra modello non additivo, a destra modello additivo.

4,475 4,5 4,525 4,55 4,575 L N F P G CC CT TT 4,5 4,52 4,54 4,56 CC CTTT 16500 17000 17500 18000 18500 A U C g lu c o s e 16500 17000 17500 18000 (B) (A) p=0.024 p=0.045 p=0.018 p=0.025 3 3,2 3,4 3,6 L N H O M A -B CC CT TT 3 3,2 3,4 3,6 CCCT TT -3 -2,8 -2,6 -2,9 -2,8 -2,7 n o g e n ic I n d e x (B) p=0.037 p=0.01 (A)

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Discussione

In questo studio è stato valutato se la variante di rischio per diabete del TCF7L2, precedentemente descritta in studi caso-controllo (10-13) e di coorte, può aggiungere ulteriori informazioni in una popolazione a rischio di diabete, già preselezionata con uno screening opportunistico.

I nostri risultati evidenziano che la frequenza dell’allele di rischio del polimorfismo rs7903146 di TCF7L2 è elevata in un gruppo di soggetti ad alto rischio di DT2. Inoltre, è interessante notare che le frequenze osservate sono risultate più elevate rispetto a quelle degli studi precedenti (10, 14-16), forse ad indicare una maggiore suscettibilità al diabete in relazione all’area geografica di origine (Figura 8).

Nelle popolazioni europee, gli studi genome-wide (3-7,17) hanno dimostrato che TCF7L2 è il più importante locus predisponente al diabete. Inoltre, per la prima volta è stato identificato, in gruppi

Figura 6. Frequenza del genotipo di TCF7L2 in diverse popolazioni.

0 10 20 30 40 50 60 70

Pisa

CEU

Finn

Malmo

DPP

CC CT TT % g e n o ti p o T C F 7 L 2

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etnici differenti, un gene consistentemente coinvolto nella suscettibilità verso il diabete tipo 2. A livello individuale, lo stato di portatore dell’allele di rischio di TCF7L2 incrementa il rischio di diabete del 50%, mentre a livello di popolazione il rischio attribuibile è inferiore al 25% e varia con la frequenza allelica (15).

Il basso numero di soggetti diabetici osservato nella nostra popolazione è dovuto al disegno dello studio, che esclude dall’arruolamento individui già con diabete noto. In questo quadro non sorprende che il potere statistico nel predire il diabete tipo 2 mediante le varianti genetiche sia limitato, d’altra parte lo scopo dello studio era, piuttosto, quello di valutare le caratteristiche fenotipiche associate al TCF7L2.

Il risultato più importante di questo studio è che la principale alterazione associata con l’allele di rischio T di rs7903146 è rappresentato da un difetto della secrezione di insulina. Tale dato non fa che confermare osservazioni ottenute sempre in soggetti a rischio di DT2 residenti nel Nord-America (14).

La maggiore insulino-sensibilità dei portatori dell’allele T è rispecchiata da un punto di vista fenotipico da un BMI e da una circonferenza addominale minori, sebbene la significatività si venga a perdere dopo aggiustamento per tali tratti.

Le stime di secrezione insulinica usate negli studi di associazione finora non hanno permesso di individuare un difetto specifico a livello della β–cellula: al contrario, nella nostra popolazione è stata osservata un’alterazione generale –basale, acuta e globale.

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diagnosi, cioè soggetti esclusi dall’analisi di associazione con le variabili fenotipiche. D’altra parte, i soggetti a rischio portatori dell’allele T potrebbero non aver ancora manifestato la malattia proprio a causa della maggiore sensibilità insulinica, probabilmente secondaria ad altri fattori, sia genetici sia ambientali. In entrambi i casi, i nostri risultati confermano che la variante rs7903146 di TCF7L2 può portare allo sviluppo di diabete compromettendo la secrezione insulinica. Così come KCNJ11, TCF7L2 sembra essere un gene associato a diabete il cui polimorfismo comune coinvolge primariamente la β-cellula (14, 19-21). Evidenze addizionali circa il ruolo di TCF7L2 sulla regolazione della secrezione insulinica derivano dagli studi che hanno valutato il peso alla nascita. Freathy et. Al (21) hanno studiato la variante rs7903146 in 15709 individui provenienti da sei studi e in 8344 madri di tre studi. Ogni copia fetale dell’allele di rischio per diabete è risultata associata con un incremento del peso alla nascita di 18 g, mentre per ogni allele materno l’incremento era di 30 g. Quando si stratificava per il genotipo fetale, l’associazione permaneva, suggerendo che l’associazione è determinata dal genotipo materno, e l’associazione con il genotipo fetale sarebbe il risultato della forte correlazione tra genotipo fetale e materno.

L’effetto della variante rs7903146 di TCF7L2 sulla secrezione insulinica potrebbe anche spiegare l’associazione dell’allele di rischio di TCF7L2 con il BMI, ad esempio attraverso una cronica riduzione dell’effetto anabolico dell’insulina. La presenza della variante rs7903146 di TCF7L2 aumenterebbe l’espressione di TCF7L2 nelle β-cellule, probabilmente riducendo la secrezione di glucagon-like peptide indotta dall’insulina e/o la produzione di nuove β-cellule mature (13, 16, 22, 23). Il TCF7L2, noto anche come TCF-4, è un fattore di trascrizione facente parte della via di segnale intracellulare WNT, la quale agisce come recettore

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nucleare per CTNNB1 (β-catenina) (24). Esso svolge anche un ruolo critico nello sviluppo del pancreas e delle isole durante la crescita embrionale (25). L’importanza della via del segnale WNT nell’omeostasi glucidica è ulteriormente sottolineata da dati recenti che indicano che varianti comuni della regione del cromosoma 10q contenente HHEX, anch'esso target del segnale WNT (ma anche altri geni candidati: KIF11 e IDE) sono associati al rischio di DT2 (3-7). In quale modo la versione “difettosa” di TCF7L2 possa alterare la secrezione insulinica non è del tutto noto. Dal momento che TCF7L2 è implicato nello sviluppo del cancro del colon-retto, e che l’animale knokout omozigote per TCF7L2 è privo del compartimento di cellule staminali epiteliali, tanto da andare incontro a morte 24 ore dopo la nascita, è stato suggerito che il difetto di base possa essere legato alla riduzione della secrezione di glucagon-like peptide-1 (GLP1, un ormone insulinotropo trascrizionale, regolato da TCF7L2) da parte delle cellule neuroendocrine intestinali (13). In alternativa, poiché TCF7L2 fa parte del segnale WNT, una via implicata nella proliferazione cellulare, nella motilità e nello sviluppo del pancreas e delle isole durante la crescita dell’embrione, si può presumere un effetto sulla massa β-cellulare, sullo sviluppo delle β-cellule, così come sulla funzione stessa della β-cellula.

In conclusione, abbiamo replicato per la prima volta in una popolazione italiana a rischio di diabete l’associazione tra il genotipo di rischio del rs7903146 e il difetto di secrezione

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Ringraziamenti

I miei più sentiti ringraziamenti vanno al Prof. Stefano Del Prato, che mi ha dato la grande opportunità di svolgere la tesi presso il Dipartimento di Endocrinologia e Metabolismo, e al Dott. Roberto Miccoli, per il tempo che mi ha dedicato con generosità, dispensandomi continuamente preziosi suggerimenti senza i quali la stesura di questa tesi non sarebbe potuta avvenire.

La mia sincera gratitudine va ai miei familiari, perché se ho raggiunto questo traguardo lo devo a loro e al sostegno che non mi hanno mai fatto mancare.

Figura

Tabella I. Caratteristiche cliniche nei soggetti con e senza diabete.   Popolazion e   Totale  Soggetti non diabetici  Soggetti  diabetici  p  N (%)  500 (100%)  420 (87.2)  64 (12.8)  --  Età (anni)  49 ± 11.5  48.3 ± 11.7  52.5 ± 9.5  0.007  Sesso (%M)
Figura 2. Frequenza del genotipo di TCF7L2/rs7903146.
Tabella II. Caratteristiche cliniche in relazione al genotipo TCF7L2.  Genotipo  CC  CT  TT  p  N (%)  176 (35.2)  241 (48.2)  83 (16.6)  --  Età (anni)  49.4±11.8  48.6±11.1  49±12.2  0.7  Sesso (M/F, n)  84/92  99/141  31/52  0.2  BMI (Kg/m 2 )  29.6±5.7
Figura 3. Andamento della glicemia e del C-peptide durante OGTT in base al  genotipo di TCF7L2
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