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Capitolo 3

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Capitolo 3

La fase operativa di Wilson e della CIA

3.1 Una coalizione segreta

Tra la fine del 1982 e l’inizio del 1983 i contatti di Wilson e Joanne Herring con il presidente Zia si fecero sempre più frequenti.

La miliardaria texana organizzò un fastoso ricevimento, al quale parteciparono molte influenti personalità, allo scopo di continuare la sua opera di riabilitazione dell’immagine del Pakistan e del suo leader agli occhi dell’aristocrazia americana. Segretamente Zia aveva inoltre incassato il forte sostegno del presidente Reagan che lo aveva esortato a resistere contro i sovietici1.

Durante il ricevimento Wilson, preso da parte il presidente pakistano, propose un accordo, che ovviamente sarebbe rimasto segreto, con Israele. Zia rimase spiazzato da questa proposta ma aveva ormai maturato una certa esperienza in merito a quel parlamentare che, forte dei suoi alleati al Congresso ed in Medio Oriente, si era sempre dimostrato capace di mantenere ciò che aveva promesso.

Wilson raccontò che in Israele erano presenti enormi depositi segreti di armi di produzione sovietica che l’esercito aveva catturato all’OLP durante le operazioni in Libano. Il parlamentare, che doveva solamente convincere la CIA ad acquistarle, chiese se per l’ISI sarebbe stato un problema distribuirle ai mujaheddin ed ebbe il permesso ufficiale di Zia2.

1 G.Crile, Charlie Wilson’s War, New York, Atlantic, 2003, p.181.

2 Durante una delle sue visite in Pakistan, Wilson scoprì con stupore che gran parte dei

T-55 in dotazione all’esercito provenivano dalla Repubblica Popolare Cinese. In Israele stavano lavorando in segreto per apportare alcune migliorie a questo modello di carro armato, così il parlamentare affiancò alla proposta in favore dei mujaheddin un accordo segreto di collaborazione da cui avrebbero tratto vantaggio sia il Pakistan che Israele.

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55 L’assenso alla proposta fece comprendere a Wilson che il presidente

pakistano sarebbe sceso a patti con chiunque pur di fermare i sovietici che d’altronde erano visti come una minaccia nell’area anche da Israele3

. Il parlamentare si impegnò con Zia a compiere, nei mesi successivi, diversi viaggi, che avrebbero toccato anche l’Egitto, al fine di aprire un canale segreto di trattative tra Islamabad e Gerusalemme4.

Nel marzo del 1983 Wilson onorò la sua promessa e volò in Israele dove discusse con la IMI e con il suo amico Zvi Rafiah le proposte di accordo con il Pakistan sui T-54/55, ma soprattutto incitò gli ingegneri israeliani a progettare un’arma che i mujaheddin potessero utilizzare per abbattere gli Hind5. Se una proposta del genere fosse provenuta da qualsiasi altra personalità del governo americano probabilmente gli israeliani non l’avrebbero neanche presa sul serio, ma Charles Wilson, durante i suoi anni da uomo di Israele al Congresso, aveva dato prova di assoluta affidabilità e non c’era da dubitare che anche questa volta non avrebbe deluso le aspettative.

Prima che partisse per l’Egitto, gli israeliani informarono il parlamentare che gli ingegneri della IMI stavano già lavorando ad un progetto destinato alle forze di terra delle IDF6. Si trattava di un dispositivo multi razzo chiamato “Charlie Horse”, che i mujaheddin avrebbero potuto trasportare a dorso di mulo. Wilson, entusiasta dell’idea, informò i vertici dell’IMI della sua intenzione di presentare presentare l’arma alla CIA e che ne avrebbe imposto l’utilizzo qualora non si fossero trovate soluzioni migliori.

Il 31 marzo 1983 il deputato ed il suo seguito vennero imbarcati sull’unico aereo che collegava Gerusalemme al Cairo, istituito grazie agli

3 Al momento del colloquio tra Wilson e il presidente Zia, Israele e Pakistan non

intrattenevano alcun tipo di relazione diplomatica.

4 Wilson, ai sensi di legge, non aveva alcun potere per concludere un accordo del

genere. Il parlamentare aveva probabilmente già violato il “Logan Act” che vietava espressamente a chi non fosse il presidente o un suo rappresentante di condurre trattative di politica estera.

5 Il deputato, il questo frangente, stava violando apertamente la legge poiché a nessun

membro del Congresso è permesso commissionare ad una potenza straniera la progettazione e la costruzione di un sistema d’arma impegnando i fondi del Pentagono. Oltre a questo, gli israeliani, probabilmente distratti dalle prospettive di profitto che l’accordo con il Pakistan lasciava intravedere, non si resero completamente conto del fatto che stavano essendo trascinati nel finanziamento di una jihad musulmana in Afghanistan promossa dalla CIA.

6

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56 “Accordi di Camp David”. Questo trattamento di favore venne

accuratamente predisposto dal ministro della difesa egiziano Abu Ghazala, amico di vecchia data di Wilson7.

Ben presto si passò dai convenevoli alle trattative vere e proprie, durante le quali il deputato illustrò al ministro la situazione afghana e, assieme a coloro che avevano deciso di prendere parte alla partita, ciò di cui c’era maggiormente bisogno.

Il ministro fece presente che in Egitto erano presenti enormi magazzini di armi e le fabbriche militari costruivano ancora materiali su licenza sovietica. In pochi mesi sarebbe stato possibile inondare l’Afghanistan e mettere finalmente in mano ai mujaheddin armi capaci di contrastare davvero l’Armata Rossa che, dal canto suo, non avrebbe sospettato alcunché. Il tutto avrebbe ovviamente comportato interessanti profitti per l’Egitto.

Abu Ghazala accettò la proposta, assicurando che, data la delicatezza della questione e dei paesi coinvolti, essa non sarebbe passata tramite i canali ufficiali del Ministero degli Esteri, ma sarebbe stata sviluppata segretamente all’interno del comparto della difesa8

.

Wilson e Joanne avevano in programma un’ulteriore tappa che sarebbe servita a testare la volontà di confermare l’adesione alla coalizione di un alleato che già dall’inizio degli anni Ottanta elargiva finanziamenti in favore dei mujaheddin: l’Arabia Saudita9.

I sauditi, in base ad un accordo tra la famiglia reale ed il presidente Reagan, si erano impegnati ad elargire in favore dei mujaheddin lo stesso stanziamento previsto dal Congresso senza alcuna richiesta di informazioni in merito alla destinazione dello stesso. Da parte saudita la

7

Poco prima di intraprendere il viaggio, Wilson aveva fatto approvare un pacchetto di aiuti all’Egitto da un miliardo di dollari, un favore che certo non poteva non essere ricambiato ospitando, anche se malvolentieri, la componente israeliana del seguito del parlamentare.

8

M.Zaher, 40 Years Between Egypt & USA, Washington, Xlibris Corporation, 2011, pp.57-61.

9 Il primo contatto in merito alla guerra afghana tra Stati Uniti e Arabia Saudita avvenne

a livello di intelligence tra Turki e Casey e, pur contenendo nella sostanza i termini del futuro accordo tra il re e Reagan, era di natura assolutamente informale.

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57 gestione venne affidata alle abili mani del principe Turki, capo del GID, i

servizi informativi10.

In seguito a ciò Wilson e la Herring si incontrarono con l’ambasciatore saudita negli Stati Uniti, il principe Bandar bin Sultan, al quale venne esposto il piano per un deciso aumento di budget in favore delle operazioni afghane. Il principe affermò che non aveva bisogno di consultare il parlamento del suo paese per poter dare immediatamente una risposta affermativa.

L’Arabia Saudita sarebbe stata ben felice qualora si fosse trovata un’arma in grado di arginare il pericolo degli elicotteri sovietici nonché di portare il livello della jihad ad un grado di intensità superiore. Bandar confermò che il re avrebbe continuato a stanziare una cifra equivalente a qualunque finanziamento il Congresso avrebbe approvato in futuro11. L’ostacolo maggiore riguardava ancora la volontà del Congresso di impegnarsi seriamente. Per l’anno fiscale 1983 erano stati stanziati solo quindici milioni di dollari che, sommati ai contributi sauditi, avrebbero fatto lievitare il budget totale a trenta milioni, cifra assolutamente insufficiente di fronte al dato che stimava in circa un miliardo di dollari la somma che l’Unione Sovietica aveva impegnato annualmente dall’inizio del conflitto.

Concluso il giro di trattative, Wilson tornò ad Islamabad per aggiornare Zia sulla positiva evoluzione della situazione. Il parlamentare illustrò il rafforzamento di cui avrebbe beneficiato l’esercito pakistano grazie all’accordo sui T-54/55 con gli israeliani, anche nell’ottica di un riequilibrio con le forze indiane sostenute da finanziamenti sovietici. Oltre a ciò venne presentato anche il progetto per il “Charlie Horse” assieme a tutti i dettagli logistici che avrebbero permesso di mettere quest’arma nelle mani dei mujaheddin.

Alla conclusione della sua esposizione Wilson non nascose al presidente le difficoltà che avrebbe incontrato a Washington per reperire, attraverso il Congresso e la “Sottocommissione stanziamenti per la difesa”, i

10

Il principe Turki rimase a capo del GID dal 1977 al 2001 ed, in base all’identità di vedute col Pakistan in merito all’Islam come pilastro della società, fu uno dei più generosi finanziatori di Islamabad durante il conflitto afghano.

11 T.Niblock, State, Society and economy in Saudi Arabia, London, Croom Helm, 1983,

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58 finanziamenti necessari per realizzare quanto descritto. Nonostante ciò

assicurò personalmente che tutto ciò che era in suo potere sarebbe stato fatto per la causa afghana e pakistana.

Zia aveva deciso di aggiungere alla fine del colloquio con il parlamentare una serie di incontri tra i principali capi della resistenza sostenuti dall’ISI e colui che generosamente si sarebbe impegnato per finanziarli al Congresso.

Questi incontri, del tutto inaspettati per Wilson, servirono a Zia per far toccare con mano i buoni risultati che i servizi pakistani stavano conseguendo sul campo, ma soprattutto consentirono al parlamentare di sondare il terreno con i mujaheddin in merito alla natura delle armi che avrebbero ricevuto oltre a reperire notizie fresche riguardo le tipologie di cui più necessitavano.

Il primo incontro si svolse con Galbuddin Hekmatyar, uno dei capi ribelli più temuti e rispettati12. Wilson giunse immediatamente al nocciolo della questione, illustrando la serie di paesi che avevano deciso di prendere parte, o che comunque lo avrebbero fatto a breve, a favore della ribellione, infine pose la domanda centrale: « Se riesco a convincere gli americani a comprare le armi sovietiche che gli israeliani hanno catturato all’OLP, avresti problemi ad accettarle?». Hekmatyar rimase impassibile per un attimo poi accennò un sorriso e rispose: « Prendiamo le armi ai russi morti e le utilizziamo contro di loro, non vedo perché non possiamo prenderle dagli israeliani».

Il secondo incontro venne tenuto con Sibghatullah Mojadeddi, altro importante capo mujaheddin, e si svolse in modo del tutto simile al primo.

Colui che venne completamente lasciato all’oscuro delle manovre del parlamentare fu invece Howard Hart, il capo base CIA di Islamabad, che non poteva minimamente sospettare né riteneva possibile l’entrata di Israele in una coalizione a fianco di Pakistan ed Egitto. Hart credeva che Rahman, capo dei servizi pakistani e suo fidato amico, lo avrebbe

12

Hekmatyar cominciò a lavorare con l’ISI fin dai primi anni Settanta quando il Pakistan era deciso a contrastare la crescente influenza sovietica all’Università di Kabul finanziando le organizzazioni di studenti fondamentalisti. In seguito egli divenne uno dei più rigidi assertori del radicalismo islamico ed una terribile leggenda tra le file dei soldati sovietici a causa dei racconti sulle inenarrabili torture inflitte ai prigionieri.

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59 informato qualora Zia avesse voluto prendere importanti decisioni, ma fu

proprio il presidente ad ordinare al direttore dell’ISI di lasciare all’oscuro l’agente. Il capo base e il direttore dell’ISI avevano in passato già tentato, con scarsi risultati, di organizzare un movimento unitario di liberazione nazionale per l’Afghanistan ma si erano dovuti scontrare con le aspre rivalità ed il forte sentimento etnocentrico che portava i capi mujaheddin ad odiarsi mortalmente tra loro. Questa mancanza di unità non permise un’alta coordinazione delle azioni contro i sovietici, ma, se non altro, senza un leader riconosciuto era assicurata la continuazione della resistenza. Per semplificare il sistema, all’inizio del conflitto e dell’afflusso di finanziamenti della CIA, l’ISI scelse discrezionalmente sette clan da finanziare per evitare di disperdere risorse, imponendo ai rimanenti di unirsi a questi onde evitare la mancanza di rifornimenti. L’unico collante era rappresentato dall’ odio nei confronti dei sovietici e se questo riuscì momentaneamente ad interrompere le faide tra capi pashtun, molto meno efficace si dimostrò nel porre un freno allo scontro tra Hekmatyar ed i tagiki.

Alla luce di ciò, Zia comprese che coltivare l’alleanza con Wilson sarebbe stato più vantaggioso se non altro per la mole di denaro che direttamente o indirettamente aveva la possibilità di gestire. In fin dei conti la linea di Hart veniva da alcuni mesi considerata troppo prudente persino dal presidente, inoltre il capo base era in scadenza di mandato. Quando Charles Wilson visitò per la prima volta il Pakistan ed il campo profughi di Peshawar notò come sia civili che militari insistessero sul pericolo che costituivano gli elicotteri sovietici; per questo motivo, una volta tornato a Washington, decise di riunire nel suo ufficio al Campidoglio un gruppo di esperti che studiassero la questione e cercare di risolvere il problema nel minor tempo possibile. L’arma che si ritenne essere più idonea fu il cannone Oerlikon da 20 mm, la cui potenza di fuoco venne considerata sufficiente ad abbattere gli Hind sovietici13.

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60 Figura 15: Il cannone antiaereo Oerlikon 20mm.

Wilson era tra l’altro uno dei parlamentari di riferimento dei maggiori produttori di armi degli Stati Uniti e spesso si era mosso per far ottenere commesse presso l’esercito americano anche da produttori stranieri. Prima di commissionare una spesa così ingente volle consultare anche qualche esperto della CIA per avere un quadro più chiaro della situazione, ma soprattutto per strigliare la Divisione Vicino Oriente e l’Ufficio afghano che in quasi quattro anni di guerra non avevano ancora trovato il modo di fermare gli elicotteri.

Da quando Charles Cogan aveva sostituito Avrakotos, le operazioni della CIA in Afghanistan avevano subito uno stallo. Quest’ultimo, a capo dell’ufficio afghano della Divisione, vedeva frustrati tutti i suoi sforzi per dare il via ad un escalation a causa della prudenza del suo superiore. Quando Cogan e Avrakotos vennero convocati da Wilson per discutere dell’Afghanistan l’agente si accorse immediatamente dell’antipatia che correva tra il parlamentare ed il capo Divisione, ma soprattutto realizzò di aver trovato una persona che aveva intenzione di condurre la guerra in modo esattamente speculare al suo14.

14

Durante il colloquio Wilson illustrò i risultati ottenuti tramite i suoi viaggi in Israele, Pakistan ed Egitto, tra i quali l’invio in Afghanistan di 894 missili antiaerei SA-7, costringendo Cogan ad ammettere che la CIA, che continuava a stanziare una cifra molto bassa per l’Afghanistan, si era impegnata in modo insufficiente per tentare di risolvere il problema costituito dagli Hind.

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61 La questione degli Oerlikon rimase sulla scrivania di Wilson per alcuni

mesi, poiché né Cogan, né tantomeno Hart, avevano intenzione di far passare quelle armi dal passo Khyber. Oltre ad alcuni rilievi tecnici15 che il capo base evidenziò a Wilson in merito a quest’arma, il problema era molto più profondo e generale: la CIA, enormemente gelosa della propria autonomia, non poteva farsi imporre armi e tantomeno il modo di condurre una guerra segreta da un qualunque parlamentare del Congresso.

Speculare posizione nei confronti di Wilson venne assunta dal Pentagono che, nella persona del generale Richard S. Stillwell, responsabile delle attività segrete, decise di ricordare al parlamentare i limiti delle sue competenze in modo abbastanza acceso. La discussione non impressionò minimamente Wilson che ben sapeva di essere uno degli uomini che al Congresso decidevano proprio il budget della difesa.

Avrakotos, che militava nell’ambiente da più di venti anni, spiegò la situazione a Wilson durante alcuni colloqui che i due ebbero in segreto16. Ammise che le critiche di Hart all’Oerlikon erano in gran parte fondate, ma che il parlamentare doveva continuare questa lotta per affermare una linea più coraggiosa dell’attuale e che probabilmente avrebbe dato più frutti. Avrakotos sottolineò che i mujaheddin armati dalla CIA dall’inizio della guerra erano stati circa mezzo milione e che per ogni milione di dollari investito dagli Stati Uniti, l’Unione Sovietica era costretta a versarne dieci. Oltre a ciò tutto il materiale requisito aveva dato agli esperti della difesa una stima molto precisa del potenziale tecnologico dell’Armata Rossa. Se tutto ciò era stato realizzato seguendo una linea prudente, Wilson poteva bene immaginare i risultati che sarebbero stati conseguiti se la CIA, con i soldi del Congresso e della coalizione messa in piedi da Wilson, avesse deciso di rischiare un’ escalation.

15

L’Oerlikon era un arma a base fissa quindi piuttosto scomoda da utilizzare in un teatro di guerriglia mobile come quello dei mujaheddin. L’arma pesava 480 kg, a cui andava aggiunto il peso delle munizioni. Trasportare il tutto su dorso di mulo in un paese quasi sprovvisto di strade asfaltate non si sarebbe rivelato certo facile, infine l’arma stessa e le relative munizioni avevano un costo piuttosto elevato.

16 Dopo il primo burrascoso incontro fu Avrakotos, violando le regole, a ricontattare

Wilson proponendo di costituire un’alleanza per contrastare Cogan ed Hart. I due cementarono immediatamente una profonda amicizia personale che consentì di superare gli ostacoli più ardui che l’impresa afghana presentò.

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62 All’inizio del 1984 quaranta Oerlikon sbarcarono a Karachi, furono

imballati e spediti a Peshawar da dove avrebbero iniziato il loro viaggio per oltrepassare il passo Khyber. Pur avendo avuto un impatto bellico minimo, si può dire che queste armi cambiarono il corso della guerra in Afghanistan, infatti, politicamente, rappresentarono la prima delle numerose concessioni che l’Agenzia fece nei confronti di Wilson, riguardo al controllo della guerra segreta.

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63 3.2 I movimenti dentro e fuori l’Agenzia

Nel 1983 giunse il momento in cui la CIA decise autonomamente di cominciare ad indagare a fondo la realtà afghana.

Gli analisti volevano avere un quadro definitivamente chiaro in merito alla natura, al carattere e alle tendenze di ogni capo tribù che l’ISI aveva deciso di finanziare con i soldi dei contribuenti americani. Langley dovette ammettere che nei suoi archivi era presente ben poco materiale utile riguardo alle faide interne tra i capi tribali afghani, si dovette quindi richiedere l’aiuto dei ben più esperti colleghi dell’MI617

.

La Divisione Vicino Oriente scelse di mandare in visita ufficiale a Londra Avrakotos e McGaffin, i membri più qualificati dell’Ufficio afghano-pakistano, che iniziarono immediatamente a sondare il terreno. L’MI6 aveva perso molto dello smalto del fastoso periodo imperiale e versava in condizioni economiche piuttosto preoccupanti, ciò fece sì che il personale si dimostrasse molto disponibile con i colleghi della CIA, i quali vennero messi dettagliatamente al corrente della situazione.

L’Impero britannico operava tra Afghanistan e Pakistan già dall’Ottocento ed alcune spie che l’MI6 ancora utilizzava in loco erano parenti di chi aveva servito in quegli anni. La loro conoscenza del teatro operativo era quindi molto approfondita.

Nel dicembre del 1979, all’inizio dell’invasione sovietica, Londra decise di riattivare le sue vecchie reti. Nonostante le difficoltà economiche era stato deciso di mantenere un ruolo sulla scena mondiale18.

Ciò che più premeva alla CIA era reperire informazioni su Ahmad Shah Massoud. Questi era uno dei comandanti afghani più abili sia politicamente che militarmente e a trenta anni il suo nome era già ben conosciuto negli ambienti dei servizi afghani, pakistani e sovietici.

17 Military Intelligence section 6, il servizio di spionaggio estero britannico. Il Regno

Unito, dato il suo passato coloniale, possedeva negli archivi del SIS un’ingente quantità di documenti sia datati sia recenti, riguardanti la situazione geopolitica afghana, la distribuzione delle etnie, la dimensione linguistica ed i rapporti tribali.

18 S.Dorril, MI6: Fifty Years of Special Operations, London, Fourth Estate, 2001,

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64 In alcuni rapporti pervenuti a Langley si affermava che il comandante

aveva interrotto le sua azioni di guerriglia. Avendo sotto controllo una delle aree più critiche del nord dell’Afghanistan, la valle del Panshir, la CIA voleva comprendere i motivi di questa decisione.

Figura 16: Posizione geografica della valle del Panshir.

Tra circa trecento comandanti impegnati nella resistenza contro i sovietici, Massoud era il più importante, soprattutto dal punto di vista strategico: la valle del Panshir non era distante da Kabul, dove era situata la gran parte della 40° armata, e neanche dal tunnel del Salang, praticamente l’unica via d’accesso all’Afghanistan dei rifornimenti sovietici19.

Consci dell’importanza di questo snodo, l’Armata Rossa aveva più volte cercato di rendere sicura l’area tramite una profusione di mezzi che, per quanto impressionante, non era riuscita a sconfiggere una resistenza che, sotto una guida astuta, cercava di subire minime perdite, colpiva in modo letale, conosceva alla perfezione il territorio e poteva eclissarsi molto

19 M.Grad, Massoud: An Intimate Portrait of the Legendary Afghan Leader, Saint

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65 velocemente portando all’esasperazione i soldati sovietici, ai quali non

rimaneva altra scelta che ritirarsi20.

Al di là dell’innegabile valore militare di Massoud, CIA, MI6 e ISI avevano diversi motivi per diffidare del comandante mujaheddin.

Questi servizi di intelligence erano infatti al corrente del fatto che Massoud aveva negoziato la sospensione delle ostilità con i sovietici ben due volte, nel 1981 e nel 1982, alla conclusione delle sanguinose offensive. Il comandante aveva trattato direttamente con il colonnello del GRU21, Anatoly Tkachev, l’evacuazione del Panshir e la continuazione delle ostilità nella zona del Salang22, mentre i termini dell’accordo erano stati discussi e ratificati dal più alto livello del Comitato centrale del PCUS e del KGB.

Avrakotos sapeva bene che la CIA aveva lasciato completa libertà d’azione all’ISI in merito alla discrezionalità con cui venivano distribuiti i finanziamenti. Tutto ciò aveva comportato un afflusso di armamenti nettamente maggiore ai comandanti di etnia pashtun rispetto a tutti gli altri, visto che non avevano mai trattato con i sovietici. Militarmente la scelta era ineccepibile poiché, tra le popolazioni afghane, quest’etnia era senza dubbio una delle più valorose, ma la perseveranza con la quale l’ISI mancava di concedere rifornimenti a Massoud, pur se consigliati

20

L’Armata Rossa dall’aprile del 1980 al settembre del 1982 condusse nel Panshir sei offensive.

Le prime tre furono operazioni di portata limitata sia da parte sovietica che dalla parte dei mujaheddin, che ancora non contavano sufficienti forze per opporsi all’invasore. Durante la quarta offensiva le forze sovietiche vennero flagellate dalle mine di cui gli uomini di Massoud avevano disseminato il terreno della valle. La quinta offensiva vide protagonisti 12000 soldati, 104 elicotteri e 26 aeroplani; parte delle truppe venne paracadutata dietro le linee nemiche per tagliare i rifornimenti ai mujaheddin mentre le restanti vennero impiegate per neutralizzare le difese all’entrata della valle ed occuparne i maggiori punti strategici. Alla fine dell’offensiva i sovietici controllavano il fondovalle ma non le alture, la gran parte delle truppe paracadutate era stata velocemente accerchiata ed aveva subito numerose perdite, come d’altronde la parte di truppe destinata a sfondare frontalmente le difese della valle. La sesta offensiva venne condotta in modo mirato contro i nascondigli conosciuti dei mujaheddin ma anche contro interi villaggi sospettati di dare appoggio agli uomini di Massoud, coinvolgendo così in modo importante la popolazione civile come mai prima era accaduto. Gli avamposti conquistati dalle truppe sovietiche vennero velocemente ceduti al comando afghano che in breve tempo in parte disertò o venne sopraffatto dalla guerriglia rendendo vana ogni conquista.

Massoud riuscì a resistere agli attacchi poiché, avendo mantenuto diverse fonti informative all’interno dell’esercito afghano, riuscì ad essere messo al corrente, a volte con mesi o settimane di anticipo, delle intenzioni dei sovietici.

21 Glavnoe Razvedyvatel'noe Upravlenie, Direttorato Principale per l’Informazione,

ovvero il servizio informativo delle forze armate sovietiche.

22

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66 anche da Hart, insospettì l’agente. Proseguendo le ricerche emerse l’

esistenza di un’antica e sanguinosa faida tra i pashtun e i tagiki, l’etnia di Massoud. Considerando che la maggioranza degli ufficiali dell’ISI, compreso il direttore Akhtar Rahman, era di etnia pashtun ad Avrakotos fu finalmente chiara la motivazione del comportamento dei servizi pakistani23.

Ciò che più premeva ad Avrakotos era quindi riportare Massoud nel vivo della guerra tramite gli inglesi. Grazie all’MI6 i servizi americani potevano finalmente rifornire chi volevano ed eludere il divieto imposto dall’ISI di entrare in territorio afghano, dato che sul campo operavano agenti britannici, i quali erano sottoposti a regolamenti molto meno stringenti dei loro colleghi di Langley.

Avrakotos in seguito organizzò un incontro segreto a Peshawar con il fratello di Massoud dal quale scaturì l’afflusso di dollari che verso la fine del 1984 vennero depositati sul conto svizzero del ”Leone del Panshir”. Tali finanziamenti erano giunti con ottimo tempismo data l’imminenza dell’escalation a cui i sovietici avrebbero dato vita tra il 1984 ed il 1985. Questa espansione delle operazioni costrinse Avrakotos a rastrellare tutti i fondi possibili24 prima di rivolgersi di nuovo a Wilson, alleato fondamentale per ottenere nuovi finanziamenti e per battere le resistenze all’escalation del capo della Divisione Vicino Oriente, Charles Cogan. Le strategie di espansione della coalizione di Wilson coincidevano con quelle del capo dell’Ufficio afghano che progettò di mettere in campo una carta insolita contro l’Unione Sovietica: i cinesi.

La Repubblica Popolare Cinese continuò, come l’Egitto, a produrre armi su licenza sovietica anche dopo la fine dell’alleanza con Mosca25

, così

23

A fianco di tali motivazioni andrebbe sottolineato il fatto che i pashtun, che rappresentano una parte rilevante della popolazione pakistana, hanno spesso rivendicato l’indipendenza da Islamabad. Privilegiare questa etnia in Afghanistan probabilmente servì anche ad evitare tensioni in patria.

24

La legge degli Stati Uniti prevede che, alla fine dell’anno fiscale, tutti i fondi non spesi ripartiti tra le diverse basi CIA tornino al Tesoro. Questo è un metodo attraverso il quale il Congresso tiene sotto controllo il budget dell’Agenzia evitando così l’accumulo di tesori segreti che Langley potrebbe utilizzare in modo eccessivamente autonomo. Per tradizione non è consigliabile per un capo base non riuscire a spendere tutto il budget a disposizione, così Avrakotos, dopo una breve indagine interna, ottenne la lista delle stazioni con eccedenze e le convinse a dirottare i fondi sul suo Ufficio afghano.

25 L’alleanza tra l’URSS e la RPC venne sancita nel 1950 da un “Trattato di amicizia”

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67 Avrakotos decise di mettersi in contatto con il capo della base di Pechino,

Joe DiTrani, per sentire se c’erano possibilità che l’affare andasse in porto. Oggettivamente la proposta aveva scarse possibilità di avere un seguito concreto, dato che la CIA riteneva poco probabile che i cinesi avrebbero sfidato l’ira dei sovietici per la causa dei mujaheddin che, in fin dei conti, aveva un’importanza residuale per Pechino. La risposta delle gerarchie cinesi fu invece sorprendentemente positiva, così anche la Repubblica Popolare Cinese venne arruolata nella jihad, a patto che fosse garantito il più stretto riserbo in merito a questa partecipazione. Nell’ Agenzia infatti non più di dieci persone ne erano a conoscenza e tre facevano parte dell’Ufficio afghano di Avrakotos26

.

Una volta stipulato l’accordo segreto, nell’estate del 1984, i cinesi cominciarono subito la fornitura e la produzione dell’armamento di base di cui, in base a diversi rapporti, si riteneva che i mujaheddin avessero un bisogno più urgente27.

Il coinvolgimento crescente di governi come quello saudita, egiziano o cinese nell’avventura afghana permise alla CIA di svincolarsi in maniera sempre maggiore dal mondo del mercato nero che, privilegiando l’interesse economico a quello politico, costrinse spesso l’Agenzia a subire vere e proprie estorsioni a causa della speculazione.

Soprattutto l’entrata in gioco del governo cinese costrinse tutti i fornitori partecipanti alle operazioni afghane ad una drastica riduzione dei prezzi. Per dare un’idea dell’importanza dell’apporto cinese basti pensare che degli ulteriori cinquanta milioni di dollari stanziati dal Congresso per la guerra afghana nel 1984, trentotto finirono nelle casse della Repubblica Popolare28, che instaurò un collegamento navale tra Shanghai e Karachi per permettere l’arrivo dei rifornimenti.

Sessanta soprattutto a causa delle aperture di Chruščëv e di alcuni suoi comportamenti ritenuti deboli nei confronti dell’Occidente.

Al tempo dell’invasione in Afghanistan trenta divisioni sovietiche presidiavano il confine con la Cina.

26

op.cit.

27 Vennero immediatamente forniti ordini per diversi milioni di dollari comprendenti

fucili AK-47, “Dushka” da 12,7 mm e il lanciagranate anticarro RPG-7.

28 Necessario sottolineare come alla metà degli anni Ottanta la coalizione raggiunse la

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68 La lotta ai sovietici venne gestita non solo dal Congresso, che si

occupava dei finanziamenti, ma anche dalla ristretta squadra che, all’interno della Divisione Vicino Oriente e Asia meridionale, componeva l’Ufficio afghano-pakistano sotto la guida di Gust Avrakotos. Il lavoro di Avrakotos era potuto continuare anche grazie all’appoggio fornito da colui che sostituì McGaffin ossia Ed Juchniewicz.

Il nuovo arrivato era un vecchio amico del direttore Casey, con il quale teneva un filo diretto per quanto riguardava l’Afghanistan, ma soprattutto, non condividendo l’atteggiamento prudente tenuto dall’Agenzia fino a quel momento, era assolutamente in sintonia con le posizioni di Avrakotos riguardo un’escalation e ne rafforzò quindi la posizione.

L’agente, trovato quindi un utilissimo alleato per superare le resistenze di Cogan, scelse, per la sua squadra, di non superare le quattordici unità anche per dissuadere il resto dell’Agenzia dal pensare che un gruppo così ristretto potesse gestire davvero un programma che arrivò a toccare il miliardo di dollari annui29. Nella squadra erano presenti, tra i membri più importanti, un analista di intelligence esperto di questioni sovietiche e afghane30, un avvocato che svolgeva le funzioni di consigliere legale da opporre a quelli eccessivamente rigidi dell’Agenzia31

, un esperto di transazioni economiche sul mercato nero, un altro analista ferrato nello studio della guerra psicologica, Art Alper, l’esperto di esplosivi e demolizioni ed un addetto alla logistica capace di far arrivare nelle zone più inaccessibili tutti i rifornimenti che man mano venivano messi in campo dalla coalizione creata da Wilson e Avrakotos. A questa squadra

29 Per fare un confronto basti pensare che la squadra che gestiva, con un budget molto

più esiguo, la disastrosa questione dei Contras in Nicaragua contava 90 agenti il cui intreccio di competenze finiva inevitabilmente per creare confusione.

30

All’analista, che veniva chiamato Dwayne, venne affidato anche il compito di redigere un bollettino settimanale, riguardante l’evolversi della situazione , da presentare all’attenzione dei quaranta principali responsabili di CIA, Pentagono, Casa Bianca e dipartimenti di Stato. Avrakotos decise di far classificare il documento come “Top secret”, sapendo benissimo che il suo contenuto, spesso volutamente caratterizzato da tratti propagandistici, sarebbe trapelato e avrebbe contribuito a rendere più agevole il lavoro del suo ufficio.

31 Il legale, che si chiamava Larry Penn, svolse un ruolo fondamentale nel trovare

scappatoie legali che permisero, in una prima fase, ai finanziamenti sauditi di non essere soggetti alle stesse restrizioni imposte a quelli del Congresso, mentre, nella seconda fase della guerra, si impegnò nel far classificare come non letali o comunque non destinate all’assassinio tutta una serie di materiali il cui utilizzo altrimenti non sarebbero stati autorizzato.

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69 si aggiunse l’appoggio esterno, ma fondamentale, del colonnello Walter

Jajko che, dal suo ufficio al Pentagono, incaricò segretamente ottanta dei suoi uomini di far compiere ad alcuni satelliti passaggi aggiuntivi sull’Afghanistan in modo da elaborare studi sui bersagli che l’Armata Rossa poteva offrire ai mujaheddin. Un’altra squadra di tecnici si occupava invece di tradurre le fotografie in disegni che potevano essere messi in mano agli afghani senza correre pericoli32.

Nel marzo del 1985 il presidente Reagan firmò il NSDD-166 ( National Security Decision Directive) dal titolo “Aumento degli aiuti americani ai guerriglieri afghani”, un documento classificato “Top secret”, che giustificava politicamente a posteriori l’ingente aumento di finanziamenti che gli Stati Uniti avevano riversato sui mujaheddin ed eliminava alcuni paletti rispetto alle possibilità d’azione della CIA33. Sulla base di questo documento diversi membri del Congresso fecero pressioni sull’Agenzia affinché non delegasse la totale gestione dei finanziamenti all’ISI così da poter finanziare adeguatamente anche un guerriero valoroso come Massoud.

Nel frattempo, ai vertici del governo afghano, la logorata leadership di Karmal venne soppiantata da Najibullah, ex capo della polizia segreta afghana, che fu nominato presidente.

32 Nel 1984 il concorso di queste competenze, secondo stime ufficiali aveva prodotto tra

i sovietici ad ingenti perdite: 17000 soldati uccisi, il 62% del territorio afghano controllato dai mujaheddin, più di 350 aerei abbattuti, 2750 fra blindati e carri armati distrutti, 8000 altri mezzi di terra resi inutilizzabili. L’URSS, dall’inizio del conflitto aveva speso 12 miliardi di dollari mentre il Congresso era arrivato soltanto nel 1985 a stanziare 200 milioni che erano poi stati raddoppiati grazie all’apporto saudita. Nello stesso periodo, ideate illegalmente dalla CIA ma messe in pratica dall’ISI partì anche una serie di attentati, atti di sabotaggio e propaganda oltre in confine sovietico.

33 Possibilità di fare affidamento sul supporto satellitare ed omicidi mirati contro

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70 Figura 17: L’occupazione sovietica in Afghanistan al suo apice alla metà degli anni

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71 3.3 Le battaglie di Wilson al Congresso

Alla fine dell’estate del 1983, concluso il viaggio che l’aveva portato in gran parte del Medio Oriente a perorare con successo la causa dei

mujaheddin, Charles Wilson sapeva di avere ancora da combattere una

delle battaglie più dure perché finalmente la guerra afghana assumesse le dimensioni desiderate: la battaglia in Congresso.

Secondo la sua visione e quella di Zia ormai il conflitto richiedeva una spesa tale da non garantire più la possibilità di operare in modo sicuro tramite sotterfugi o costringere agenti capaci come Avrakotos ad elemosinare fondi da altre basi; per il bene della segretezza dell’operazione era necessario che gli Stati Uniti compissero un passo coraggioso.

L’uomo di cui Wilson aveva assolutamente bisogno era Clarence D. Long, capo della “Sottocommissione stanziamenti per le operazioni estere” all’interno della “Commissione stanziamenti” della Camera, in sostanza incaricato di dirigere i dodici uomini che gestivano l’intero bilancio del dipartimento di Stato e gli aiuti militari ed economici all’estero. Alla Camera fin dal 1963, Clarence, detto “Doc”, Long era considerato uno di quei “baroni”, dai quali è inevitabilmente governato il Congresso, personalità sconosciuta, fino al momento in cui non si ha necessità di finanziamenti, nome che quindi era necessario imparare a conoscere molto presto.

Nessuna istituzione del sistema politico americano poteva considerarsi abbastanza importante da potersi alienare il favore di Long che, ben consapevole del suo potere, mostrava un carattere intrattabile, oltre che di un’eccentricità e di una imprevedibilità unica34

.

Politicamente il capo della Sottocommissione era un convinto sostenitore di Israele, della causa dei diritti umani e nutriva quindi una sincera antipatia per il presidente pakistano Zia-ul-Haq. A Wilson appariva chiaro quanto si sarebbe rivelato arduo il compito di portarlo dalla parte dei mujaheddin.

34 S.S.Smith, The American Congress, New York, Cambridge University Press, 2007,

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72 Il deputato conosceva però anche i suoi punti deboli tra i quali una certa

sensibilità all’adulazione ed una predilezione per i viaggi ufficiali35 . Long, tra l’altro, provava una certa simpatia nei suoi confronti, in quanto entrambi sostenitori di Israele oltre che anticomunisti di vecchio stampo. Quando Wilson, convinto un numero sufficiente di persone, propose a Long un viaggio ufficiale durante il quale avrebbe dovuto incontrare Zia e gli afghani, al capo della Sottocommissione non rimase altro da fare se non accettare.

Alcuni giorni prima di partire decise di convocare la CIA nel suo ufficio per essere informato della situazione e delle personalità che avrebbe incontrato durante il viaggio. L’Agenzia, in un primo momento inviò a riferire il capo della Divisione Vicino Oriente, Charles Cogan.

L’incontro tra i due fu a dir poco burrascoso, poiché il funzionario della CIA, non essendo a conoscenza del potere di Long, lo trattò come un parlamentare qualunque a cui non era tenuto a rivelare alcun dettaglio rilevante circa il suo operato. Long, dal canto suo, perse velocemente la pazienza a causa di questo atteggiamento e minacciò di mandare a monte tutto il lavoro di Wilson, nonché di tagliare i milioni di dollari che gli Stati Uniti versavano al Pakistan. La situazione venne salvata solo dalle capacità diplomatiche di Wilson che convinse la CIA ad inviare il vice direttore John McMahon, il quale si dimostrò molto più disponibile del predecessore.

Wilson, dopo questo episodio, ebbe l’ulteriore conferma che il vero nemico di tutto ciò che stava facendo si trovava a Langley e si chiamava Charles Cogan.

Zia, che era stato informato dell’importanza di Long, preparò un’accoglienza degna di un capo di stato.

Il presidente pakistano fu molto disponibile nei confronti del capo della Sottocommissione e molto coinvolgente nello spiegare la tragicità della situazione, soprattutto quando sottolineò le atrocità dei sovietici toccando un tasto in merito al quale Long era molto sensibile. Tasto che venne ulteriormente sollecitato durante la visita della delegazione al campo

35 Predilezione poco esercitata dato che difficilmente Long riusciva a convincere un

numero di membri della Sottocommissione sufficiente a motivare il viaggio a causa della sgradevolezza della sua compagnia.

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73 profughi di Peshawar dove il potente parlamentare si convinse

definitivamente a sostenere la guerra afghana.

Tornato a Washington, Long si mise subito alacremente a lavoro per mantenere gli impegni presi con i profughi e con il presidente Zia visto che ad ottobre sarebbe scaduto l’anno fiscale ed i problemi da risolvere erano molti. Uno di questi fu portare anche la “Sottocommissione stanziamenti” del Senato, a maggioranza repubblicana, a votare gli stessi aiuti varati dal rispettivo consesso della Camera, in mano a Wilson e Long. Joanne Herring, che aveva molti contatti con l’establishment conservatore, venne incaricata di convincere il presidente Ted Stevens36. Assieme all’arduo compito di raccogliere i sostegni necessari affinché il Congresso si impegnasse decisamente per l’Afghanistan, Wilson decise di consultare Avrakotos, a nome della CIA, e Sigbhatullah Mojadeddi, a nome dei mujaheddin, al fine di avere un quadro più chiaro su ciò di cui c’era necessità sul campo e per avere di conseguenza un’idea dell’entità del finanziamento da proporre in Sottocommissione. Oltre a ciò riuscì ad organizzare anche un incontro tra lo stesso Mojadeddi ed il direttore della CIA Casey che contribuì a lubrificare i meccanismi di finanziamento tra l’Agenzia ed il Congresso37

Prima di ricevere le assicurazioni di Wilson, Casey era piuttosto scettico sulla volontà del Congresso di impegnarsi in Afghanistan, anche alla luce delle aspre critiche che la sua gestione della CIA stava subendo in merito alla gestione dell’affare dei Contras in Nicaragua.

Il deputato, pochi giorni dopo, ottenne facilmente tanto alla Camera quanto al Senato un finanziamento di quaranta milioni di cui diciassette espressamente destinati all’acquisto di un’arma antiaerea capace di abbattere i temibili Hind sovietici. La soddisfazione raddoppiò al

36 D.Kiewiet, The Logic of Delegation: Congressional Parties and the Appropriations

Process, Chicago, Chicago Press, 1991, p. 286.

37 Durante l’incontro, mentre Mojaheddi era ritirato in preghiera, Wilson mise al

corrente Casey che avrebbe riversato sull’Agenzia fiumi di denaro pur di poter dare il via ad un escalation in Afghanistan che, secondo la sua opinione avrebbe potuto prendere vita grazie all’introduzione nel conflitto dell’Oerlikon. Queste affermazioni, a qui poi Wilson diede seguito pratico, sovvertirono alla base la tradizione di accordi vigenti tra CIA e Congresso che si basava sostanzialmente su una richiesta di finanziamenti da parte dell’Agenzia ed una ratifica degli stessi da parte degli organi competenti del parlamento. Totalmente inusuale inoltre il fatto che un deputato della Camera consigliasse al direttore della CIA che tipo di arma introdurre in un conflitto segreto.

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74 pensiero che i sauditi avrebbero presto eguagliato quanto appena

stanziato.

Il problema procedurale che ancora sussisteva consisteva nel fatto che un finanziamento alla CIA doveva preventivamente essere approvato dalle commissioni che al Congresso si occupavano dei servizi segreti ovvero la “Commissione forze armate” e la “Commissione servizi segreti”.

Wilson, per accelerare i tempi, aveva saltato questo passaggio e fu costretto a richiedere una legittimazione a posteriori di quanto fatto sperando di non irritare eccessivamente i rispettivi presidenti.

Il passaggio in “Commissione forze armate” non creò alcun problema mentre per ottenere l’approvazione della “Commissione servizi segreti” il deputato dovette ricorrere all’influenza del potente speaker della Camera O’Neill38

.

Anche per quanto riguardò il Senato Wilson incassò piuttosto agevolmente l’approvazione di entrambe le commissioni.

Questa fu solo la prima battaglia che impegnò il parlamentare per iniziare a portare il budget per le operazioni in Afghanistan ad un livello importante.

Esattamente un anno dopo questi avvenimenti, alla fine del 1984, anche se segreta, la guerra afghana era divenuta, grazie a Wilson, uno dei temi più sentiti all’interno del Congresso. Oltre all’aspetto umanitario il parlamento degli Stati Uniti voleva mostrare di poter gestire una guerra segreta in maniera molto migliore rispetto a come la presidenza aveva gestito il Vietnam o stava gestendo il Nicaragua39.

Wilson era perfettamente a conoscenza delle resistenze nei confronti della CIA quando pronunciò queste parole in Sottocommissione stanziamenti:

Gli Stati Uniti non hanno nulla a che vedere con la decisione di queste persone di combattere. Gli afghani lo hanno deciso quel Natale e lotteranno fino alla fine, anche a

38

J.A.Farrell, Tip O'Neill and the Democratic Century, Boston, Little Brown & Co., 2001, p.776.

39 L’autunno del 1984 era un momento delicato per far votare al Congresso un aumento

dei finanziamenti per l’Afghanistan. I democratici alla Camera avevano appena respinto una richiesta di finanziamento della presidenza per i Contras da 19 milioni di dollari.

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colpi di pietre se necessario. Ma saremo condannati dalla storia se li lasceremo combattere con le pietre.

Il finanziamento venne votato all’unanimità ed anche stavolta sarebbe stato raddoppiato dai sauditi, in pratica da quel momento in poi Wilson agì come un agente della CIA all’interno della Camera e scherzosamente a Langley venne chiamato “il capo base del Congresso”.

Il tutto si svolse nel più assoluto riserbo dato che l’attenzione della stampa venne completamente catturata dalla faccenda dei Contras, che, pur coinvolgendo una somma molto minore di denaro, funse da copertura per la ben più imponente operazione afghana la quale subì una svolta decisiva proprio grazie alla battaglia parlamentare del 1984.

Figura

Figura 16: Posizione geografica della valle del Panshir.

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