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CAPITOLO 2

IL PROBLEMA DELLA CONSERVAZIONE DEL PATRIMONIO CULTURALE

1 – IMPORTANZA DELLA CONSERVAZIONE DEI BENI CULTURALI

Biblioteche, archivi e musei costituiscono un’infrastruttura della conoscenza che raccoglie, organizza e rende disponibili le opere d’arte, le testimonianze, i prodotti della creatività e dell’ingegno, i documenti, fornendo accesso a una pluralità di sapere e di informazioni. Essa agevola l’attività dei ricercatori e degli studiosi, tutela la memoria culturale della nazione, offre a tutti i cittadini occasioni di crescita personale e culturale, favorisce l’acquisizione di competenze che possono essere spese nella vita sociale e lavorativa.

Negli ultimi anni si è assistito ad un aumento deciso dei sistemi tecnologici ed informatici soprattutto negli usi e nelle pratiche legate al tempo libero, ma anche in quelle dei consumi e delle pratiche culturali. Pure i musei sembrano aver accolto, in modo tutt’altro che lineare e non sempre consapevole, le opportunità che l’evoluzione tecnologica e comunicativa comporta.

Ogni giorno che passa, se da una parte si stanno raggiungendo sempre nuovi traguardi nell’allargamento dell’accesso ai contenuti artistici, scientifici e culturali, nell’estensione dei canali di comunicazione e di ascolto e nell’arricchimento degli strumenti e delle forme di mediazione all’interno del museo, dall’altra il patrimonio culturale che si trova nei musei, negli archivi e nelle biblioteche italiane rischia grosse perdite.

Tutti i cittadini ci rimetterebbero se le opere d’arte fossero rovinate irrimediabilmente. Pare scontato, ma è quello che rischia realmente di accadere se le istituzioni che le ospitano non si impegnano a mantenere le condizioni ottimali di conservazione del patrimonio.

La pubblicazione del “Codice dei beni culturali e del paesaggio”, Decreto Legislativo 42/2004, ha sancito il concetto e l’obbligo di prevenzione e manutenzione, nonché di restauro, alla Sezione II, Misure di conservazione, articolo 29 “Conservazione”, recitando:

1. “La conservazione del patrimonio culturale è assicurata mediante una coerente, coordinata e programmata attività di studio, prevenzione, manutenzione e restauro;

2. Per prevenzione si intende il complesso delle attività idonee a limitare le situazioni di rischio connesse al bene culturale nel suo contesto;

3. Per manutenzione si intende il complesso delle attività e degli interventi destinati al controllo delle condizioni del bene culturale e al mantenimento dell’integrità, dell’efficienza funzionale e dell’identità del bene e delle sue parti;

4. Per restauro si intende l’intervento diretto sul bene attraverso un complesso di operazioni finalizzate all’integrità materiale ed al recupero del bene medesimo, alla protezione ed alla trasmissione dei suoi valori culturali.”

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28 E ancora all’articolo 30 “Obblighi conservativi”:

1. “Lo Stato, le regioni, gli altri enti pubblici territoriali nonché ogni altro ente ed istituto pubblico hanno l’obbligo di garantire la sicurezza e la conservazione dei beni culturali di loro appartenenza.

2. I soggetti indicati al comma 1 e le persone giuridiche private senza fine di lucro fissano i beni culturali di loro appartenenza, ad eccezione degli archivi correnti, nel luogo di loro destinazione nel modo indicato dal soprintendente.

3. I privati proprietari, possessori o detentori di beni culturali sono tenuti a garantirne la conservazione.

4. I soggetti indicati al comma 1 hanno l’obbligo di conservare i propri archivi nella loro organicità e di ordinarli, nonché di inventariare i propri archivi storici, costituiti dai documenti relativi agli affari esauriti da oltre quaranta anni.”

Questi recenti dispositivi di legge fanno seguito a documenti internazionali come il “Codice di deontologia dell’ICOM per i musei”, adottato nel 1986 e aggiornato a Barcellona nel 2001, che all’art. 6.3 “Conservazione delle collezioni” sottolinea:

“Uno degli obblighi deontologici essenziali di ogni professionista museale è garantire un’adeguata tutela e conservazione delle collezioni e dei singoli oggetti di cui l’istituzione è responsabile. Lo scopo è garantire, per quanto possibile, che le collezioni siano trasmesse alle generazioni future nelle condizioni migliori e più sicure sulla base delle cognizioni e delle risorse attuali. Il riconoscimento e il rispetto dell’integrità e dell’autenticità culturale e fisica di ciascun oggetto, esemplare o collezione, rappresentano un valore fondamentale dell’opera di conservazione. Tutti i professionisti museali cui sono affidati oggetti ed esemplari devono fare in modo di creare e mantenere un ambiente atto a proteggere le collezioni, siano esse in deposito, in esposizione o in corso di trasporto. Tale conservazione preventiva costituisce un fattore importante nella gestione dei rischi di un museo. Le condizioni di un oggetto o di un esemplare possono richiedere interventi di conservazione e l’opera di uno specialista. Che si tratti di restauro o di manutenzione, l’obiettivo principale deve essere quello di stabilizzare l’oggetto o l’esemplare”.

Un oggetto esposto in un museo, un documento conservato in un archivio o un libro messo a disposizione in una biblioteca, in quanto “testimonianze materiale” del cammino di crescita civile e culturale dell’uomo per le future generazioni, dovrebbero trovarsi in condizioni ottimali e conservarsi immutati nel tempo.

In realtà, invece, le opere d’arte, i manufatti, i reperti e tutti gli oggetti conservati subiscono un deterioramento nel tempo, per quanto lento possa essere.

Il tempo, si sa, agisce in modo ambivalente sugli oggetti museali e sui beni culturali: ne accresce il valore, ne esalta l’unicità, e fa dei dipinti, dei libri, dei tessuti, dei reperti delle nostre istituzioni culturali altrettante testimonianze preziose di arte e di cultura, giunte sino a noi. Preziose, ma insieme fragili: perché il tempo lavora allo stesso modo per distruggere, insidiando l’apparente solidità dei materiali, mettendo a nudo la caducità delle tecniche nelle loro laboriose intenzioni unitarie. Così l’oggetto-monumento si scopre vulnerabile come un vecchio corpo, su cui grava l’accumulo degli anni, anche se la sua percezione può essere quella di una rinnovata e sorprendente giovinezza.

E non vi è dubbio che l’azione del tempo è tanto più aggressiva oggi con l’accelerazione impressa dalla modernità in un contesto ambientale sempre più esposto al processo degenerativo dell’inquinamento. Proprio per questo il problema della conservazione, di cui sono in primo luogo responsabili le istituzioni culturali, non può essersi risolto soltanto ricorrendo al restauro, inteso come postumo atto riparatorio che ripristina una condizione di esistenza ipoteticamente ottimale degli oggetti, ma deve essere affrontato in una prospettiva più ampia e razionale.

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29 Ragionare in termini di prevenzione è plausibilmente l’unica strada da percorrere per evitare il degrado e anche per non sprecare l’impegno profuso dalle amministrazioni nel caso abbiano portato a compimento interventi di restauro. Le stesse opere d’arte restaurate infatti, riportate ai fasti originari dopo anni di intenso lavoro, se non propriamente conservate, rischiano di imboccare nuovamente la strada del declino con uno spreco notevole di energie, risorse umane e denaro. La convenienza di un sistema di prevenzione, di fatto, si riscontra anche in termini di spesa pubblica. Restaurare, quando possibile, costa infatti caro, perché occorrono molte giornate di lavoro e tecnologie all’avanguardia. Non per nulla, in questi ultimi anni si è venuta affermando, come insegnano gli studiosi più avvertiti, una nozione più complessa di conservazione, che ha il suo centro nella prevenzione. Prevenire significa allora vigilare quotidianamente perché la vita misteriosa degli oggetti, che formano il nostro patrimonio culturale e la nostra tradizione, stratificata e visibile, possa continuare senza fratture e senza danni, in un equilibrio dinamico che tenga sotto controllo i pericoli potenzialmente legati a fattori come la luce, il calore, l’umidità, le polveri. Le tecnologie moderne possono dare ora un aiuto decisivo, ma come sempre sta all’uomo agire con adeguata e tempestiva sensibilità, consapevolezza, competenza. Ciò che occorre è insieme una filologia aperta a tutti i contributi tecnico-scientifici, pluridisciplinare e specifica, che riconosca l’interdipendenza di natura.

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30 2 – PROBLEMATICHE TECNICO SCIENTIFICHE

La scienza della conservazione è una materia vasta ed articolata e l’attività di scienziati e tecnici in questo settore può riguardare molteplici campi, dalla chimica alla geologia, dall’ingegneria strutturale all’impiantistica, dalla scienza della corrosione all’ingegneria ambientale, fino a toccare aree strettamente tecnologiche quali la radiologia ed i moderni metodi di indagine delle opere d’arte (cromatografia, spettrofotometria, microscopia elettronica etc.). Da qualche decennio, in particolare, la conservazione dei beni culturali interessa fortemente la ricerca scientifica, specificamente quella applicata.

Tale interesse è dovuto anche all’affermarsi delle strategie di conservazione preventiva, la cui caratteristica multidisciplinare coinvolge attivamente il settore fisico-tecnico, in particolare per quanto riguarda il controllo di quei parametri (temperatura, umidità relativa, inquinamento, radiazione luminosa) che influenzano i naturali fenomeni di degrado dei manufatti.

È opportuno premettere, che se “conservare” dal punto di vista fisico-tecnico significa creare intorno all’opera d’arte “adeguate condizioni microclimatiche” è altrettanto vero che tale espressione è talmente inflazionata da essere diventata luogo comune, per cui può risultare difficile risalire alle ragioni che la generano e che la giustificano1; Ancora oggi è poco chiaro cosa sia un ambiente “idoneo” ed elaborare proposte di intervento per la conservazione non è affatto un problema dalla soluzione immediata.

Nella gestione di servizi relativi alla qualità dell’aria interna e al microclima, in particolare per quelli di matrice tecnologica, non è possibile applicare schemi standardizzati in quanto nel settore della conservazione si ha a che fare con oggetti che richiedono condizioni climatiche non standard e che spesso sono ospitati in edifici storici che, a loro volta, hanno particolari esigenze impiantistico-tecnologiche.

Ciò significa che è necessario considerare almeno i tre elementi principali del sistema: L’edificio (inteso come sistema edificio-ambiente), le collezioni e il pubblico fruitore, ognuno dei quali può essere fonte di diverse problematiche, infatti:

1. l’edificio – è immerso in uno specifico contesto climatico ed ambientale e, come

detto, non è possibile pianificare un microclima standardizzato, da applicarsi in ogni situazione. Inoltre può presentare vincoli rispetto alle possibilità di intervento tecnologico-impiantistico se è, come spesso accade, esso stesso un bene culturale da salvaguardare (non è questo il caso di questo lavoro di tesi)

2. le collezioni – presentano diversi materiali costitutivi, per cui si devono prendere in

considerazione tutti i fenomeni fisici, ma anche chimici e biologici, che si possono verificare in specifiche condizioni microclimatiche e le possibili interazioni che avvengono con i materiali di finitura usati per l’esposizione e il deposito. Le collezioni hanno una “storia ambientale” pregressa che va rispettata e messa in relazione con la sequenza di eventi caratterizzanti il degrado dei materiali; infine, per effettuare eventuali interventi vanno valutati i procedimenti esecutivi e lo stato di conservazione di ciascun oggetto.

3. Il pubblico fruitore – ad esso vanno garantite adeguate condizioni di accessibilità e

fruibilità. La conservazione va sempre confrontata con la necessità di offrire una corretta fruizione da parte del pubblico e questo aspetto non è privo di inconvenienti: i visitatori, infatti, alterano il microclima degli ambienti espositivi trascinando polveri ed inquinanti dall’esterno ed apportando energia termica e

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31 vapore acqueo (si pensi alle visite guidate allorché un gruppo cospicuo di turisti si avvicina ad un opera d’arte). Inoltre, al pubblico vanno garantite le migliori condizioni di leggibilità degli oggetti esposti e ciò non si concilia facilmente con le esigenze conservative dei materiali. Deve essere comunque garantita la continuità e la stabilità dei servizi a prescindere dai progetti e relativi interventi sulla qualità dell’ambiente museale e vanno assicurate condizioni di comfort ambientale che permettano la fruizione dell’oggetto stesso, pur tenendo conto delle esigenze degli oggetti conservati.

Ogni elemento indicato ha una valenza propria che va identificata e presa in considerazione: il segreto del risultato non sarà certo una mera individuazione ma l’utilizzo dei contributi che provengono da diversi livelli di informazione per ottenere quelle relazioni complesse in grado di condurre alla costruzione logica del progetto conservativo.

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32 3 – CONSERVAZIONE PREVENTIVA

Di conservazione dei beni culturali si parla tanto, e se è vero che l’importanza e la capillarità del nostro patrimonio storico e artistico sono percepibili “a occhio nudo”, è altrettanto vero, che tra i tanti paradossi del nostro Paese, la salvaguardia e la valorizzazione delle risorse culturali sembra il più emblematico.

A fronte di tanta ricchezza di beni, di cui 39 sono inclusi nella lista del patrimonio mondiale elaborata dall’UNESCO, non sempre esiste una visione complessiva del sistema culturale, in grado di individuare le scelte e i percorsi da intraprendere per tutelare, preservare e rendere fruibile tale patrimonio che oggi, più che mai, è al centro delle problematiche legate alle forti evoluzioni che le società contemporanee devono affrontare. Evoluzioni turistiche in primo luogo, ma anche tecnologiche ed economiche che inducono ad una riflessione di fondo sui mezzi da utilizzare per affrontare questi cambiamenti.

Sono tante le opere d’arte conservate nelle istituzioni culturali che reclamano di essere preservate dal naturale decadimento per essere trasmesse indenni alle future generazioni e che richiedono di essere protette nel modo più accurato ed efficace anche nei periodi di maggiori ristrettezze economiche.

Da tempo l’Istituto Beni Culturali ha posto la conservazione preventiva al centro del proprio operare, impiegando un approccio a carattere eminentemente sperimentale ed innovativo a vantaggio delle istituzioni ed attuando la relativa formazione nei confronti del personale.

Per conservazione preventiva si intende l’insieme dei comportamenti e delle precauzioni tecniche che possono essere messi in atto con continuità sui beni culturali, volti a prevenire i danni e a rallentare il degrado evitandone l’insorgere, eliminandone le cause principali o riducendole alla minima intensità.

La cura delle collezioni, infatti, deve potersi innanzitutto fondare su un’idonea politica di prevenzione2, assicurando, nel rispetto della specifica natura e delle caratteristiche degli oggetti:

- adeguate condizioni ambientali

- una costante ed efficace manutenzione dei locali - specifiche misure di protezione dai rischi

- una regolare verifica dei loro standard di conservazione - tempestivi interventi atti ad assicurare l’integrità degli oggetti

- idonee misure di sicurezza tanto degli oggetti e delle opere esposte quanto di quelli conservate nei laboratori e nei depositi.

In quest’impostazione, nulla di ciò che riguarda l’esposizione delle collezioni è estraneo all’obiettivo della conservazione: le condizioni dell’edificio e dei suoi impianti sono importanti quanto le procedure di pulizia delle sale o di manutenzione programmata delle vetrine in cui sono custoditi gli oggetti.

È evidente che vanno definite delle priorità procedendo con criteri che permettano di individuare le problematiche principali da affrontare.

In effetti, la conservazione preventiva ha come obiettivo la protezione delle collezioni nel loro insieme, piuttosto che l’azione rivolta al singolo oggetto e s’incentra prevalentemente sul concetto di “non intervento”, piuttosto che su quello d’intervento di restauro.

In tempi di disponibilità finanziarie limitate è, inoltre, quasi impossibile che un’istituzione possa sostenere i costi per il restauro o il risanamento di tutti i pezzi delle proprie collezioni ed è di

2 D.M. 10 maggio 2001 “Atto di indirizzo sui criteri tecnico- scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei”, (Art. 150, comma 6, del D.Lgs. n. 112 del 1998)

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33 fondamentale importanza, perciò, che si affronti il problema della conservazione in una prospettiva complessiva di prevenzione, in modo da ridurre gli interventi di restauro sulle opere ad una consistenza numerica ragionevole e facilmente gestibile anche per strutture dalle capacità finanziarie ristrette.

Indipendentemente da tutto, il tempo scorre e produce danni, ma il deterioramento degli oggetti non è chiaramente percepibile se non in un arco temporale esteso. Poiché il tasso di deterioramento è molto difficile da quantificare, i risultati ottenuti grazie agli investimenti in conservazione preventiva sono molto ardui da misurare, anche perché l’aspetto degli oggetti non migliora, come nel caso del restauro; semplicemente non peggiora. Ciò comporta che i responsabili dell’allocazione delle risorse siano più invogliati a finanziare un intervento di restauro, di cui si possono ammirare gli esiti a breve termine, traendone anche un effetto positivo di visibilità, piuttosto che investire denaro nell’acquisto e gestione di un sistema di monitoraggio del microclima, il cui scopo è che non si modifichi ciò che già oggi percepiamo.

Tuttavia è questa seconda strada la modalità più virtuosa ed anche più conveniente di gestire un patrimonio: evitare e ritardare gli effetti del degrado, come ampiamente dimostrato nella cospicua bibliografia internazionale sull’argomento.

La tabella sottostante riporta una possibile schematizzazione di tutti quei fattori che entrano in gioco, sui quali occorre maggiormente focalizzare l’attenzione per evitare gli effetti più dannosi.

MINACCIA SORGENTE DANNO CAUSE FREQUENTI AZIONE PREVENTIVA

UMIDITÀ RELATIVA UR TROPPO ALTA MUFFE E CORROSIONE CAMBIAMENTO METEOROLOGICO E CLIMATICO EFFETTUARE MONITORAGGIO TERMOIGROMETRICO UR TROPPO BASSA INFRAGILIMENTO PRESENZA DI CONDENSA, INFILTRAZIONI DI ACQUA SPOSTARE LE COLLEZIONI IN AMBIENTI PIÙ IDONEI, INTRODURRE SISTEMI DI

CONTROLLO ATTIVO E PASSIVO DELL'UR

RAPIDE VARIAZIONI DI UR FESSURAZIONE, RAGGRINZIMENTO, DEFORMAZIONE VENTILAZIONE INADEGUATA, PULIZIA AD

UMIDO DEI PAVIMENTI, TINTEGGIATURA DELLE

PARETI

MIGLIORARE LA VENTILAZIONE

UMIDITÀ PROVENIENTE DAL SUOLO, PRESENZA DI CONDENSA SUPERFICIALE

INTERVENIRE SULL'INVOLUCRO EDILIZIO

TEMPERATURA TEMPERATURA ELEVATA O BASSA AUMENTO DEL DEGRADO, INFRAGILIMENTO RISCALDAMENTO O CONTROLLO E REGOLAZIONE DELLA T INADEGUATI EFFETTUARE MONITORAGGIO MICROCLIMATICO, MIGLIORARE I SISTEMI DI CONTROLLO E REGOLAZIONE DELLA TEMPERATURA CAMBIAMENTI CLIMATICI ISTALLARE UN SISTEMA DI ILLUMINAZIONE ESTERNA

ALLE VETRINE, A FIBRE OTTICHE O A BASSA DISSIPAZIONE DI ENERGIA RAPIDE VARIAZIONI DI TEMPERATURA FESSURAZIONE, RAGGRINZIMENTO, DEFORMAZIONE ILLUMINAZIONE ISTALLARE UN SISTEMA DI ILLUMINAZIONE ESTERNA

ALLE VETRINE, A FIBRE OTTICHE O A BASSA DISSIPAZIONE DI ENERGIA

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34 ISOLAMENTO INSUFFICIENTE DELL'EDIFICIO MIGLIORARE L'ISOLAMENTO REGOLAZIONE INSUFFICIENTE DEL RISCALDAMENTO CONTROLLARE LA TEMPERATURA CON SISTEMI

DI CONDIZIONAMENTO O MIGLIORARE LA REGOLAZIONE DEL RISCALDAMENTO LUCE LUCE INTENSA, LUCE A LUNGHEZZA D'ONDA CORTA (UV) FADING, DECOLORAZIONE, INFRAGILIMENTO, DISTRUZIONE LUCE NATURALE E ARTIFICIALE NON DOSATA,

OGGETTI IN POSIZIONE ERRATA, SORGENTI DI LUCE ARTIFICIALE NON APPROPRIATE, MANCANZA

DI FILTRI E TENDAGGI

MISURARE L'INTENSITÀ DELLA LUCE ED IL LIVELLO DI

UV, INSTALLARE FILTRI E TENDAGGI PER RIDURRE L'UV

ED IL VISIBILE, RIDURRE L'ILLUMINAMENTO NELL'AREA

DI ESPOSIZIONE, RIDURRE I TEMPI DI ESPOSIZIONE ALLA

LUCE, SE NECESSARIO IMPORRE UN LIMITE ANNUALE

AL TEMPO DI ESPOSIZIONE ALLA LUCE INFESTAZIONI UCCELLI IMBRATTAMENTO DEGLI OGGETTI FORI E PASSAGGI NELL'INVOLUCRO DELL'EDIFICIO CURARE LA MANUTENZIONE DELL'INVOLUCRO DELL'EDIFICIO

RODITORI OGGETTI ROSI O DIVORATI

MATERIALI ATTRATTIVI O SORGENTI DI CIBO NEI

MATERIALI ESPOSTI INSERIRE TRAPPOLE INSETTI, LEPIDOTTERI, TARME, SCARAFAGGI OGGETTI IMBRATTATI, ROSI INTERNAMENTE E DANNEGGIATI IN SUPERFICIE PULIZIA INSUFFICIENTE, MANCATO CONTROLLO DELLE NUOVE ACQUISIZIONI ISOLARE IMMEDIATAMENTE GLI OGGETTI INFESTATI, ISPEZIONARE TUTTE LE NUOVE

ACQUISIZIONI

MUFFE DANNEGGIAMENTO SUPERFICIALE

UR ELEVATA

EVITARE DI CREARE AREE UMIDE, ISOLARE DALLA LUCE I

MAGAZZINI, MANTENERE I MAGAZZINI AL FREDDO, ETICHETTARE ED ISPEZIONARE FREQUENTEMENTE I MATERIALI SOGGETTI A RISCHIO FUNGHI DANNEGGIAMENTO SUPERFICIALE INQUINANTI AERIFORMI, ACICI, PARTICOLATI, SPORCO E POLVERE DEGRADO DEI MATERIALI PROSSIMITÀ DELLE STRADE (TRAFFICO) PULIRE REGOLARMENTE ED ACCURATAMENTE LE AREE DI ESPOSIZIONE ED I MAGAZZINI, INTRODURRE TAPPETI VINILICI PER IL TRATTENIMENTO DELLE POLVERI, GRIGLIE O BUSSOLE

PER L'ENTRATA DEL PUBBLICO, EFFETTUARE IL MONITORAGGIO AMBIENTALE MANCANZA DI

FILTRAZIONE DELL'ARIA

UTILIZZARE APPARECCHI DI FILTRAZIONE CHIUSURA INADEGUATA DI PORTE E FINESTRE, MANUTENZIONE INADEGUATA DELL'EDIFICIO CURARE LA MANUTENZIONE DELL'EDIFICIO DISINFESTAZIONE E UTILIZZO DI QUALUNQUE UTILIZZARE MATERIALI E PROCEDURE APPROVATI

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35 PRODOTTO CHIMICO

USUALMENTE NON PRESENTE IN AMBIENTE

VISITATORI RIDURRE IL CONTATTO CON GLI OGGETTI IMMAGAZZINAMENTO

INADEGUATO

INSCATOLARE O IMBALLARE GLI OGGETTI NEI DEPOSITI

MATERIALI UTILIZZATI PER DEPOSITI ED ELEMENTI DI ESPOSIZIONE CORROSIONE, DECOLORAZIONE, DANNEGGIAMENTO FISICO

USARE SOLO MATERIALI APPROVATI E TESTATI PER

UNA PARTICOLARE APPLICAZIONE, EVITARE L'USO

DEI MATERIALI SICURAMENTE DANNOSI, SE POSSIBILE

TESTARE I MATERIALI CONOSCIUTI PRIMA DELL'UTILIZZO, OPPURE SIGILLARE, RICOPRIRE O VENTILARE PER MITIGARE I

POSSIBILI EFFETTI DISASTRI INONDAZIONI RUGGINE, DISSOLVIMENTO DI INCHIOSTRI E PIGMENTI, CRESCITA DI MUFFE, DEFORMAZIONI, IMPREGNAZIONE, AUMENTO DI VOLUME, DISINTEGRAZIONE INONDAZIONI ESTERNE, PERDITE DA TUBAZIONI, INFILTRAZIONI DAL TETTO,

IMPIANTO ANTINCENDIO

FORMULARE UN ESAURIENTE "DISASTER PLAN" CHE INCLUDA LISTE DI CONTROLLO

PER LE PROCEDURE DI MANUTENZIONE INCLUDENDO I LAVORI APPALTATI (SPECIALE ATTENZIONE AI LAVORI EDILI), MANUTENZIONE DI INTERNI ED ESTERNI, ADDESTRARE, MOTIVARE E CONTROLLARE IL PERSONALE. INCENDI INCINERAZIONE, BRUCIATURE, DEPOSITO CHIMICO GUASTI ELETTRICI, FULMINI, CAUSE ACCIDENTALI, DOLO PERSONE PERSONALE, INTRUSI ROTTURE, ABRASIONI, FURTI MANIPOLAZIONI NON NECESSARIE O INDEBITE, MANIPOLAZIONI NON CORRETTE AUMENTO DI TEMPERATURA, INQUINANTI, GRADO IGROMETRICO VISITATORI AUMENTO DI TEMPERATURA, INQUINANTI, GRADO IGROMETRICO OTTIMIZZARE LA GESTIONE DEI FLUSSI E DEL PERCORSO DI

VISIBILITÀ

ROTTURE E FURTI ESPOSIZIONE APERTA

PREVENIRE LA POSSIBILITÀ CHE I VISITATORI TOCCHINO

GLI OGGETTI

TABELLA 1 –Analisi dei rischi e possibili interventi di conservazione preventiva

Per poter quindi procede alla progettazione di un nuovo edificio che possa tramandare nel tempo i beni che custodisce al suo interno è necessaria una corretta valutazione ed analisi dei rischi. Le voci elencate sopra nella tabella forniscono un ottimo punto di partenza per dare un’idea globale dello studio che viene intrapreso. Nei capitoli successivi saranno infatti trattati i parametri per la conservazione ed i sistemi di controllo di tali parametri ai fini di una corretta conservazione, dato che si vuol progettare un edificio nuovo, partendo da zero.

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