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II. INTENTIO AUTORIS

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II. INTENTIO AUTORIS

Sometimes there's nothing more right than to be proven wrong.

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2.1. La vita

Xu Xi (Xu il cognome), in origine Xu Suxi (许素细), nasce a Hong Kong nel 1954 da una famiglia di origini cinesi-indonesiane. Entrambi i genitori nascono sull'Isola di Giava: il padre, scomparso nel 1998, originario del Fujian, viveva a Tegal, mentre la madre, ora ultranovantenne e affetta dal morbo di Alzheimer, era di Cilacap. Entrambi dall'Indonesia si trasferiscono nell'allora colonia britannica di Hong Kong e iniziano la loro attività lavorativa: il padre commercia in manganese, mentre la madre diventa farmacista. A Hong Kong i due si incontrano, si sposano e anno dopo anno ampliano la loro famiglia con la nascita di quattro figli (tre femmine e un maschio), tra cui Xu, la primogenita.

Durante l’infanzia Xu frequenta una scuola internazionale a Hong Kong entrando in contatto già dai primi anni di vita con ragazzini dalle diverse nazionalità, soprattutto occidentali.

La realtà quotidiana in cui Xu cresce è paragonabile a una vera e propria babele linguistica e culturale. Le lingue native dei genitori di Xu erano infatti il giavanese e, per quanto riguarda il padre, anche il cinese mandarino. L'inglese era la loro seconda o terza lingua, mentre il cantonese, lingua principalmente parlata a Hong Kong, era la lingua di cui avevano una minore padronanza, il necessario alla sopravvivenza in una terra straniera. La lingua parlata all'interno del nucleo famigliare era l'inglese, anche se la padronanza della madre era molto bassa, mentre con il padre Xu parlava un cinese a dir poco stentato. Al di fuori della famiglia, Xu era solita parlare il cantonese, soprattutto con i suoi compagni di scuola, seppure intervallato molto spesso dall'uso della lingua inglese; sia con l'inglese che con il cantonese aveva la stessa dimestichezza che si ha a parlare una seconda lingua. È per questa ragione, in effetti, che la scrittrice stessa afferma di essere cresciuta senza una lingua madre1, mentre non manca di far riferimento alla

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sua condizione “alienante” di wah kiu, ovvero di “Cinese espatriato”: essere un

wah kiu a Hong Kong negli anni sessanta e settanta significava essere considerato

in maniera differente rispetto a un nativo o a un Inglese, guardato spesso con sdegno e commiserazione dai Cinesi di Hong Kong: «to look almost like but not to be Chinese, to speak but not to know the language the way local Cantonese families knew it.»2

Nel 1971 prosegue gli studi negli Stati Uniti e ottiene un BA in business e finanza all'università dello Stato di New York, a Plattsburgh.

Torna quindi a Hong Kong e inizia la sua carriera nel settore del marketing e dell'economia. Ricopre svariate cariche manageriali all’interno di diverse multinazionali, dapprima in Asia e successivamente in Nord America, tra cui, Federal Express, Leo Burnett Advertising e nella compagnia di bandiera Cathay Pacific Airways, fino al 1982. Decide di interrompere la sua attività lavorativa per quattro anni, durante i quali per un anno viaggia in Europa per scrivere romanzi e racconti, e nei successivi tre consegue un master in MFA Program for Poets &

Writers all’università del Massachussets ad Amherst. Inizia quindi a lavorare negli

Stati Uniti. Nel 1986 si trasferisce a New York per lavorare da Pinkerton's, una delle prime agenzie investigative in America, e per lo studio legale Milbank, Tweed, Hadley & McCloy. Acquisisce la cittadinanza americana, ma nel 1992 torna a Hong Kong per lavoro e nel 1996 lavora per il Dow Jones Publishing (The

Asian Wall Street Journal).

Per diciotto anni non consecutivi in parallelo alla carriera commerciale mantiene l'attività di scrittrice, fino a quando, alla fine del 1997, prende la decisione definitiva di dedicarsi a tempo pieno alla sua prima e vera passione, la scrittura: «My forties were a transformational decade. I quit corporate work, divorced, surrendered to an international life, and wrote.»3 Nello stesso periodo,

“mother-tongue”.» (Xu Xi, Overleaf Hong Kong: Stories & Essays of the Chinese Overseas, Chameleon Press, Hong Kong, 2005, p. 138).

2 Ibidem, p.ii

3 Tratto dall'articolo Confucius and Hair per la rivista online Cha: An Asian Literary Journal, Hong Kong, 2007.

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LXXXII muore improvvisamente il padre.

Riceve una borsa di ricerca dalla fondazione per le arti di New York (New

York Foundation for the Arts) e svolge l'attività di writer in residence a Château

de Lavigny a Losanna in Svizzera, al Kulturhuset USF a Bergen in Norvegia, e presso la fondazione The Jack Kerouac Writers in Residence Project a Orlando. Nel 2009 diventa preside di facoltà al Vermont College di Montpelier dove successivamente diverrà writer in residence fino al 2012. Nel 2010 diventa writer

in residence al City University of Hong Kong dove ha avviato e tutt’ora dirige un

corso specialistico di narrativa asiatica in lingua inglese.

È curatrice della regione di Hong Kong per l’Enciclopedia Routledge sulla letteratura post-coloniale (seconda edizione del 2005) e curatrice e co-curatrice delle antologie City Stage: Hong Kong Playwriting in English (2005), City Voices:

Hong Kong Writing in English Prose & Poetry from 1945 to the present dedicate

alla letteratura di Hong Kong in lingua inglese (2003), Fifty-Fifty: New Hong

Kong Writing (2008).

2.2. Riconoscimenti

Il New York Times l’ha definita una pioniera della narrativa asiatica in lingua inglese e Voice of America le ha riservato uno spazio all’interno della serie televisiva in lingua cinese “Cultural Odyssey”. Il romanzo Habit of a Foreign Sky era finalista nel 2007 per Man Asian Literary Prize. Il racconto Famine, pubblicato sulla rivista Ploughshares, venne selezionato per l’O. Henry Prize

Stories Collection e vinse il concorso per il South China Morning Post. Nel 2004

viene premiata dalla sua università SUNY-Plattsburgh dove conseguì la prima laurea e nel 2005 vince il Cohen Award. Nel 2009 era in visita al programma di scrittura Nonfiction e al laboratorio nazionale di scrittura presso l’Università dello Iowa e alla Silliman University, a Dumaguete nelle Filippine in veste di scrittore

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LXXXIII illustre dell’Asia.

2.3. Le opere e i temi principali

Fin dalla più tenera età, la sua fantasia le consente di inventare continuamente storie molto belle e originali, iniziando così a scrivere i primi racconti in inglese a nove anni e a vederli pubblicati a undici:

I had begun writing as a child, at first because it came naturally, but later to articulate the frustrations of living “my Hong Kong” as a “minority” wah kiu who spoke English too well to be truly “local” or Chinese. On top of that, I was ethnically mixed with two Asian bloods, as locals were quick to comment of my appearance. This often made me feel that I did not belong in Hong Kong, even though it was, at that time, the only place I considered “home”4

.

A partire dalla fine degli anni sessanta inizia a pubblicare regolarmente sul

South China Morning Post e in seguito su una rivista letteraria di Hong Kong, di

breve esistenza (solo quattro edizioni), utilizzando il suo nome indonesiano, S(ussy) Komala5. Komala è la traslitterazione indonesiana dal cinese adottata dal padre; la scelta di un nome inglese fu invece dovuta al sentimento anti-cinese diffuso in Indonesia durante gli anni sessanta. Successivamente sceglierà il nome Sussy Chako, derivante dall'unione delle prime sillabe del suo cognome, Ko(mala) e quello dell'ex-marito, Cha(popoulo). Infine, Xu Xi, il suo nome cinese traslitterato in pinyin6

4 AA. VV., City Voices, Hong Kong University Press, Hong Kong, 2003

5 I caratteri cinesi del suo nome possono essere pronunciati in numerosi modi diversi, a seconda anche del dialetto, da qui deriva il motivo delle diverse scritture, una volta traslitterato il nome in inglese.

6 Il pinyin rappresenta il sistema di trascrizione del cinese standard ufficiale nella Repubblica Popolare Cinese, correntemente riconosciuto dalla Organizzazione Internazionale per le

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Il suo primo romanzo, Chinese Walls, pubblicato nel 1994, narra le vite intrecciate dei membri di una famiglia cinese-indonesiana a Hong Kong. Seguiranno altri otto romanzi, poi racconti e saggi, tra i quali Evanescent Isles (2008) - la prima opera interamente di saggistica - raccolta di saggi riguardanti la realtà di Hong Kong.

Nella produzione più recente traspare in maniera molto chiara e definita quello spirito cosmopolita e multiculturale che ha da sempre caratterizzato tutta la sua esistenza; le tematiche dominanti nelle sue opere si ispirano ovviamente al suo vissuto personale, in particolar modo a quegli aspetti che riguardano le relazioni famigliari e sociali, il ruolo della donna, il rapporto con la tradizione e con la morale, i valori del confucianesimo, l'identità culturale e le tensioni razziali, e ad argomenti considerati tabù come e l'adulterio e la sessualità, esplorata anche nei suoi aspetti più torbidi.

2.4. Lo stile

Servendosi di un termine preso in prestito dalla nomenclatura medica e riprendendo le parole usate dalla scrittrice stessa per definire la sua esistenza, alcuni linguisti e studiosi di letteratura hanno parlato di “schizofrenia linguistico-culturale”7

in riferimento allo stile di Xu. Con questa espressione si vuole sottolineare la personale abilità dell'autrice nel ricreare un mosaico di lingue, di culture e di mondi attraverso un articolato ed estremamente dinamico uso della parola. E questa sua speciale agilità da trapezista con cui passa con volteggi acrobatici da un mondo linguistico a un altro, viene spesso ricondotta al suo vissuto personale, in quanto crebbe senza una mother tongue, mentre la scelta di impiegare l'inglese come lingua d'espressione letteraria è stata quella più

Standardizzazioni (ISO).

7 CHRISTOPHER PAYNE, Linguistic-Cultural Schizophrenia: Reading Xu Xi Writing Hong

Kong, Tamkang Review, College of Foreign Languages and Literatures, Tamkang University,

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“naturale”. Spesso la scrittrice si avvale di parole ed espressioni provenienti da lingue diverse, soprattutto dal francese, dal latino e, ovviamente, dal cinese o dal cantonese, evidenziandole tramite l'uso del corsivo, il quale, conferisce alle parole un certo tono ironico o sarcastico. Per le traslitterazioni dalla lingua cinese utilizza il sistema di trascrizione pinyin, mentre per le traslitterazioni dal cantonese si avvale del dizionario inglese-cinese dell'Università di Yale.

Secondo Christopher Payne la schizofrenia linguistico-culturale di Xu è produttiva in quanto presenta un'opportunità per riflettere su una molteplicità di realtà possibili. In modi diversi la lingua inglese spalanca le porte a immaginari alternativi di vite e mondi molteplici che si discostano da descrizioni stereotipiche, esotizzanti o dalla comune corrente di pensiero. Fin dalla metà degli anni novanta Xu Xi ha esplorato le vicissitudini della metropoli di Hong Kong attraverso la lingua inglese, collocandosi simultaneamente - e paradossalmente - sia ai margini che a capofila di una produzione culturale globalizzata.

Christopher Payne sostiene che l'interpretazione di certe narrazioni di Xu porta alla lettura di una rappresentazione simbolica della realtà interstiziale in cui si colloca la città stessa, «trapped interstially between two worlds, between its

Heimat (China) on the one hand, and the West on the other»8, e alla esplicitazione del parallelismo tra ambiente e personaggi che vivono al suo interno o che ad esso sono legati. Questa lettura evidenzia infatti «Xu Xi's exploration into the in-betweenness of characters linguistically and culturally suspended across the expanse of multiple worlds, and how their Being-in-the-world corresponds in many ways to Hong Kong's own sense of self.»9

Questi personaggi si ritrovano a vivere tra gli interstizi di due o più mondi: alcuni di loro sono studenti emigrati oltreoceano per studiare negli Stati Uniti, altri sono donne in carriera trattenute dai vincoli di una tradizione conservatrice, e altri ancora sono giovani e adulti di origini etniche miste alle prese con una realtà in continua evoluzione. Molti dei suoi personaggi mettono in risalto questa esistenza

8 Ibidem, p. 54. 9 Ibidem, p. 55.

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schizofrenica dal punto di vista linguistico-culturale, mentre cercano di mimare quello che è considerato il vero inglese, cercando di essere veri Britannici e/o Americani.

In questo senso, i personaggi di Xu Xi riflettono molto bene l'esistenza interstiziale linguistica della scrittrice stessa e la loro modalità di espressione è frutto di una meticolosa ricerca condotta sulla lingua per dare, in maniera onesta, voce al mondo o ai mondi che l'autrice intende rappresentare. Infatti, la scrittrice si rende presto conto che l'inglese di cui ha bisogno deve possedere caratteristiche proprie, che lo portano a distinguersi da un inglese standard, accettando al suo interno la compresenza e l'intrusione di più discorsi. In particolare, nella sua produzione più recente è ben visibile questa attitudine in cui si ravvisa un aumento della presenza di espressioni in più lingue: frasi o semplici espressioni in cinese e cantonese traslitterate vengono inframmezzate nel testo, ricreando una lingua inglese dai caratteri insoliti, vivaci e con nuove sfumature di senso e significato:

... what we see in her later works especially is more of the city of Hong Kong, its people and their stories, expressed in their English. The Anglohone Hong Kong narrativised in her oeuvre poignantly illustrates the polyglot realities of the city, a fact that is far too often dismissed by mainstream accounts – both Chinese and Euro-American – which emphasise the ethnic constitution of the city as being ninety-five per cent Chinese.10.

La produzione letteraria, in generale, offre uno spazio discorsivo per l'espressione di una coscienza urbana a più voci che mette in discussione le rigide interpretazioni stereotipate della realtà socio-culturale di Hong Kong. La narrativizzazione di Hong Kong è possibile attraverso un inglese in “versione indigena”, wicked and wild11

, e per la scrittrice rappresenta una scelta dovuta e di

10 Ibidem, p. 56.

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rispetto nei confronti di coloro che si sono visti confinare ai margini della società. La sua è una richiesta di ascolto rivolta sia al passato coloniale, sia al futuro cinese, volta a mettere in risalto l'espressione polifonica della coscienza di Hong Kong, non dalla prospettiva marginale di una letteratura “straniera”, ma da una prospettiva interna appartenente a un coro di voci di una città interstiziale.

2.5. Produzione letteraria

Romanzi e racconti

Access: Thirteen Tales, Typhoon Media Ltd., Hong Kong, 2011. Habit of a Foreign Sky, Haven Books, Hong Kong, 2010.

History's fiction: stories from the city of Hong Kong, Chameleon Press, Hong

Kong, 2001 e 2005.

The Unwalled City, Typhoon Media Ltd., Hong Kong, 2001. Hong Kong Rose, Asia 2000, Hong Kong, 1997 e 2004. Daughters of Hui, Chameleon Press, Hong Kong, 1996. Chinese Walls, Typhoon Media Ltd., Hong Kong, 1994.

Saggi

Evanescent Isles: From My City-Village, Hong Kong University Press, Hong

Kong, 2008.

Overleaf Hong Kong: Stories & Essays of the Chinese Overseas, Chameleon

Press, Hong Kong, 2005.

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Antologie

Fifty-fifty, Haven Books, Hong Kong, 2008.

City Stage, Hong Kong University Press, Hong Kong, 2005. City Voices, Hong Kong University Press, Hong Kong, 2003.

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