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CAPITOLO 3

“I fenomeni eruttivi del 28 Dicembre 2002"

3.1 I testimoni oculari

I fenomeni eruttivi iniziati nel tardo pomeriggio del 28 dicembre sono stati osservati da numerosi testimoni di Stromboli che sono immediatamente accorsi verso la Sciara per osservare quanto stava accedendo.

Le descrizioni dei fenomeni e le stime dei tempi di accadimento sono state raccolte nel corso di interviste fatte dal Prof. M. Rosi nelle settimane successive all’inizio dell’eruzione (mesi di gennaio e febbraio 2003). Il confronto incrociato delle osservazioni fornisce un quadro coerente dell’accaduto e aggiunge dettagli importanti sui fenomeni occorsi e sui tempi. Tali dati integrano quanto emerge dallo studio stratigrafico e composizionale del deposito di “hot avalanche” e dalle colate emesse nelle fase iniziale dell’eruzione.

Carlo Lanza

Verso le 18:00 (circa 1/2 ora prima che facesse buio) ha notato un bagliore che dalla punta della montagna si estendeva sotto, nella Sciara (punto di osservazione alimentari Scibilia vicino ai carabinieri). Si è sentito per telefono con Claudio Utano e hanno deciso di salire. Carlo Lanza, Claudio Utano e Irene Lanza, sorella di Carlo, sono saliti arrivando alla fine della mulattiera con i motorini verso le 18:30-18:45. A quel momento sono stati investiti da vapore acqueo e si vedevano due colate, una che andava verso la spiaggia dei Gabbiani, l’altra più al centro Sciara. La colata al centro Sciara non aveva

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ancora toccato il mare. Quando sono arrivati a quota 400 (ore 18:45-19:00) la colata al centro Sciara aveva toccato il mare. Da qui, senza sosta, Carlo e Claudio hanno continuato a salire mentre Irene seguiva più lentamente con il cane. Dopo essere saliti ancora altri 100m (15’ più tardi) sono stati investiti da una nube calda di acqua salata che bruciava sulla pelle e negli occhi. Claudio e Carlo sono rimasti circa mezz’ora e ritornando, hanno incontrato Sergio Ballarò e la sua ragazza a quota 400m.

Mario Pruiti (guida vulcanologica di Stromboli)

La sera del 28 dicembre si trovava nella sua casa a Ginostra. Ha visto un bagliore alle 17:05 (più o meno 10’). Alle 17:15, visto che il bagliore non cessava, si è messo in movimento per raggiungere Punta dei Corvi. All’inizio il bagliore si vedeva nella parte alta, ha corso come un pazzo per vedere l’arrivo della lava in mare. Alle 17:30-18:00 è arrivato a Punta del Corvo. Una colata era già arrivata alla spiaggia dei Gabbiani, l’altra sfociava a centro Sciara nel punto dove si buttava la colata all’inizio di gennaio. Vedeva distintamente due ventagli di acqua calda. Un ventaglio partiva dalla spiaggia dei gabbiani, l’altro al centro Sciara. E’ tornato alla punta dei Corvi tra le 11:30 e le 24:00 e le due colate c’erano ancora.

Pino Restuccia

Pino era a casa quando alle 18:20-18:30 ha sentito un boato, la Sciara si è illuminata e si è sentito uno spostamento di pietre “tipo quando c’è un fiume che scende”. Nella Sciara si vedeva un bagliore provenire da dietro il Bastimento. Si vedeva anche una nube bianca sopra il Bastimento. Partiti da

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casa con la motoretta e arrivati al secondo ponte, (50m prima del bivio: mulattiera-pizzeria), c’era una nube nera che si alzava per tutta la Sciara dal Bastimento fino a mare. La nube saliva verticalmente (calda?).

Le vespe sono state parcheggiate davanti all’osservatorio. Da qui Pino, la moglie Anna Maria, il cognato, Dario Famularo e Giancarlo Petrusa, hanno costeggiato il muro sotto l’osservatorio. Fatti circa 25m sono stati bersagliati da sabbia e lapilli grossi. La nube veniva dal mare. La sabbia e i lapilli che cadevano (fino a 2-3cm), obbligava gli stessi a coprirsi il capo con la maglietta. La nube aveva oscurato tutto ed eravamo al buio. Ad un tratto la nube è passata, si è liberata la vista sul mare e siamo saliti seguendo il bordo Sciara. Alle 18:50 abbiamo visto la colata arrivare al mare, formarsi immediatamente una enorme quantità di vapore e siamo stati investiti da vapore intriso di goccioline d’acqua. Poiché il vapore persisteva abbiamo deciso di spostarci dal punto in cui eravamo (posizione della telecamera bassa Prociv), per salire a quota 400m. Siamo saliti seguendo il costone di bordo Sciara (Pino, Dario Famularo, Giancarlo Petrusa e Francesco Restuccia, mentre Anna Maria si è fermata alla fine della mulattiera). Durante la salita a quota 400m non si poteva vedere nulla a causa del vapore. Da quota 400m, ore 19:15-19:20, si vedevano due colate: Una accostata al Filo del Fuoco era incanalata e aveva una velocità “immensa”; quella più all’interno era molto più aperta e scendeva piano. A questo punto Pino, il figlio Francesco e Marco Radice, continuano a salire. Il vapore non c’era più, era giorno (a causa delle colate di lava). In circa 15’ siamo arrivati a quota 700m al primo fortino, erano

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circa le 19:30. Non si vedeva fuoriuscita di lava dal cratere, il versante del cono sotto il cratere si vedeva bene perché la lava illuminava tutto. I crateri erano integri. In quel momento erano attive due bocche effusive: la prima si trovava dove sono oggi gli hornitos, la seconda era più alta. La prima che ha cessato di emettere lava è stata quella bassa.

Verso le 19:50-20:00 abbiamo iniziato la discesa. Nel momento in cui ci trovavamo sotto le Roccette, in un punto in cui non potevamo vedere bene nella Sciara, abbiamo sentito un tuono e abbiamo visto, in lontananza, nella Sciara una cosa che scendeva e si ingrossava. Due o tre minuti dopo siamo stati investiti dalla sabbia e poiché il vento spirava da mare verso monte bisogna pensare che la sabbia provenisse da più in basso. La discesa era molto lenta perché la caduta di sabbia era fitta. Siamo arrivati a quota 400m alle 9:40. La caduta di sabbia è stata ininterrotta fino al rientro a casa.

Sergio Ballarò

Sergio si è accorto dell’inizio dell’eruzione mentre era a casa perché la sua ragazza (Sara Battaglia) ha notato la caduta di cenere tra le 18:00 e le 19:00. I due sono saliti a piedi fino all’osservatorio di Labronzo e salendo lungo il filo di bordo Sciara e poi il sentiero fino a quota 400m. Sono arrivati a quota 400m alle 19:45 (più o meno 15’) restando a osservare i fenomeni all’interno della Sciara fino alle 22:30 –23:00. Da quota 400m si vedevano bene due bocche effusive a quota un po’ più alta rispetto al punto di osservazione. Dalle bocche fuoriuscivano due colate che arrivavano a mare. Le bocche sono rimaste attive anche se si notavano variazioni di portata. Si sono aperte altre bocche più in

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alto. Circa mezz’ora dopo sono descritti “trabocchi dal cratere centrale”. La “lava” fuoriuscita sarebbe stata moto fluida e si vedevano delle “ondate di lava” (materiale incandescente?) che si riversavano nella Sciara. Ogni ondata percorreva la Sciara fino al mare in un tempo valutabile da tre a cinque minuti. Il cratere 1 non emetteva lava. Si vedeva costantemente un bagliore rosso che illuminava i fumi bianchi. Ad un certo momento e’ stata vista uscire dal cratere 2 o 3 una nube scura che si è riversata nella Sciara. L anube di cenere è stata spinta dal vento verso il Bastimento e poi verso quota 400 investendo con una pioggia di cenere fine Sergio e la sua ragazza. Il fenomeno è durato 5-10’(?).

Stefano Oliva

Si trovava al bar Ingrid tra le 17:00 e le 18:00. Ha notato dalla piazza della chiesa un bagliore che si estendeva dall’area craterica lungo tutta la Sciara. Il bagliore si vedeva bene perché eravamo all’ora del tramonto. A distanza di 1-2 minuti dal bagliore si è visto alzarsi una colonna di vapore bianco dalla costa.

Quadro dei fenomeni occorsi secondo i testimoni

Inizio dei fenomeni

Secondo Stefano Oliva i fenomeni sarebbero iniziati tra le 17:00 e le 18:00. Pruiti dà le 17:05 più o meno 10’, Pino Restuccia mette invece l’inizio alle 18:20 circa. Resta il fatto che, secondo S. Oliva, dalla comparsa del bagliore sulla cima alla comparsa del vapore bianco dalla costa ai piedi della Sciara, sarebbero passati solo pochi minuti. Questa osservazione indica che il primo materiale che è sceso nella Sciara non era una colata lavica bensì una

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materiale molto più veloce compatibile con una valanga di materiale caldo. L’esatto inizio di questo processo dovrebbe avere una corrispondente traccia sismica ed eventualmente nella telecamera posta sul Pizzo che non sono stati peraltro mai controllati.

Arrivo delle colate a mare

Il secondo punto che è possibile fissare sono i tempi di arrivo della colata veloce e di quella, più lenta e più larga che scendeva più a centro Sciara. Restuccia e Lanza concordano sull’ora di arrivo della colata più lenta alla costa (18:50 secondo Restuccia, tra le 18:45 e le 19:00 secondo Lanza).

Secondo Pruiti, che si trovava a punta dei Corvi tra le 18 e le 18:30 due colate avevano gia raggiunto il mare: una alla spiaggia dei gabbiani, l’altra a centro Sciara (più o meno dove poi arrivava la lava a gennaio). La testimonianza di Pruiti è convincente sui tempi (un’ora per spostarsi da casa sua a Ginostra a punta dei Corvi sembra addirittura eccessivo) e sul fatto che nei luoghi di costa da lui indicati fossero arrivati materiali caldi formanti due ventagli distinti di acqua calda in mare. Sorge invece una discrepanza sui tempi di arrivo alla costa della colata di centro Sciara che Restuccia e Lanza segnalano intorno alle 19:00. Quanto alla veridicità dell’arrivo della colata veloce alla spiaggia dei Gabbiani questo è perfettamente compatibile con le altre testimonianze, non è tuttavia chiaro se Pruiti poteva chiaramente distinguere tra l’effetto prodotto dalla valanga calda e quello della lava che arriva a mare data la distanza dalla Punta dei Corvi alla spiaggia dei Gabbiani.

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Un interessante fenomeno di pioggia di lapilli e totale oscuramento per la presenza di una grande quantità di cenere nell’atmosfera è riferito dal Restuccia mentre questi si trovava a Labronzo (presumibilmente tra le 18:15 e le 18:30) dal momento che lo stesso gruppo ha poi visto entrare in mare la seconda colata da circa 170m lungo il bordo Sciara alle 18:50. Poiché il vento in quel momento spirava dal mare (da NW) non è possibile che tali materiali provenissero dalla cima del vulcano e bisogna necessariamente pensare a una sorgente prossimale e lungo la costa. La spiegazione più plausibile sono esplosioni freatiche alla spiaggia dei Gabbiani. Non è possibile decidere se il fenomeno sia stato provocato dal primo contatto della lava veloce con il mare o da esplosioni del deposito di “hot avalanche”. Data la consistenza dell’orario con quello di arrivo della colata veloce a mare data da Pruiti la prima ipotesi sembra più probabile.

Crollo del bordo del cratere 1

Sia Pino Restuccia che Carlo Lanza riportano osservazioni che consentono di avanzare un’ipotesi sul momento in cui si sarebbe verificato il crollo del bordo del cratere 1 (bordo di NE). Restuccia riferisce che alle 19:30 il bordo craterico osservato dai primi fortini che si incontrano salendo, era ben visibile a causa dell’illuminazione data dalla lava e perfettamente integro. Durante la discesa, poco dopo le 20:00, “in un momento in cui ci trovavamo sotto le Roccette, in un punto in cui non potevamo vedere bene nella Sciara, abbiamo sentito un tuono e abbiamo visto, in lontananza, nella Sciara una cosa che scendeva e si ingrossava” e poi…. “Due o tre minuti dopo siamo stati

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investiti dalla sabbia e poiché il vento spirava da mare verso monte bisogna pensare che la sabbia provenisse da più in basso”. Ballarò e la sua ragazza riferiscono lo stesso fenomeno raccontando che sono stati investiti da una fitta pioggia di cenere che è durata per circa 10 minuti I fenomeni segnalati sono compatibili con il crollo del cratere 1 i cui materiali sarebbero rotolati lungo la Sciara, presumibilmente fino a mare. Nelle foto scattate la mattina del 29 dicembre si nota infatti una struttura a conoide velata di lava, situata poco a W degli scogli della lava ’85 e che non può essere ascritta per intero all’accumulo di lava (Foto di Mario Cincotta).

Sciara di Fuoco Deposito di Hot Avalanche Conoide velato di lava Area craterica Scogli della lava del 1985 Spiaggia dei Gabbiani

29 Dicembre 2002 (ore 11)

A B

Figura 1: Deposito di “hot avalanche” (A) e conoide detritico velato di lava (B) possibilmente prodotta dal crollo del bordo del cratere 1 la sera del 28.

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3.2 I depositi ai piedi del Bastimento

I depositi vulcanici accumulati ai piedi dello sperone del Bastimento durante le fasi iniziali dell’eruzione, sul lato destro della Sciara del Fuoco guardando dalla montagna verso il mare, sono stati osservati, fotografati e descritti dal Prof. M. Rosi, nel coso di rilievi effettuati nei mesi di gennaio/febbraio del 2003. I risultati di tali osservazioni si accordano e sono complementari alle osservazioni e agli studi effettuati sui depositi di valanga calda (Hot Avalanche) oggetto di questo lavoro di tesi. E’ importante sottolineare che i depositi di seguito descritti, sono stati, durante i mesi successivi, gradualmente sepolti dalle lave fuoriuscite nel 2003. Allo stato attuale resta visibile solo un piccolo lembo di breccia di pochi metri di affioramento e per un tratto ampio, la colata lavica che sarebbe scesa, secondo i testimoni oculari, “come acqua” dal bordo del cratere 1 fino a raggiungere il mare alla spiaggia dei Gabbiani. L’unità eruttiva che fissa una robusta correlazione temporale tra i depositi qui descritti e quelli affioranti alla spiaggia dei Gabbiani è rappresentata dalla colata lavica fluida che “vela” il deposito di valanga calda. Tale unità è infatti correlabile, fatte le dovute considerazioni per la maggiore prossimalità al centro di emissione, (spessore limitato di ordine decimetrico e superficie di tipo “shelly pahoehoe” nelle zone pianeggianti) con la colata che “vela” i depositi di breccia e di spatter ai piedi del Bastimento..

La foto di fig. 1 scattata il 20 febbraio ’03, dall’elicottero, offre una visione panoramica delle principali unità eruttive emesse nelle fasi iniziali dell’eruzione affioranti al piede della parete verticale del Bastimento (lato

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della foto (unità “C”), proviene dalla parte destra in alto dell’immagine, ed è troncata da un gradino prodotto dai movimenti di versante prodottisi nella nottata del 28 dicembre ’02. In basso è presente una struttura, compresa tra i due canali lavici attivi, relativamente liscia, allungata secondo il pendio della Sciara e interessata da grosse fratture (unità “A”). Le lave nere provenienti dalla parte alta a destra dell’immagine (unità “D”), sono quelle emesse, in più momenti, dalla bocca situata a quota seicento metri durante il mese di gennaio su cui si sono sovrapposte le lave di febbraio dal momento che si è avuta la chiusura della bocca a quota 500m.

Di seguito sodo descritti:

1- Depositi sottoposti alla “velatura lavica” emessi durante le fasi iniziali dell’eruzione esposti sul gradino prodotto dai movimento di versante (B). 2- Depositi formanti il corpo “liscio” anch’esso velato di lava e

successivamente fratturato informalmente denominato “panettone” (A). 3- Colata che forma la “velatura lavica” (C).

4- Strutture legate al processo di colamento secondario del “panettone” (A1)

Figura 1: Panoramica delle principali unità eruttive del 28 Dicembre 2002. A: “Panettone” velato di lava composto dall’agglutinato di spatter e litici. B: Depositi di braccia sciolta e agglutinato di spatter e litici. Lo spessore aumenta accostandosi alla parete del Bastimento. C: Lava fluida che vela l’unità B. D: Lave emesse dalla bocca a quota 600 durante il mese di Gennaio 2003. Bastimento A B C D 20 Febbraio 2003

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1- (unità “B” in foto). Depositi sottostanti la “velatura lavica” emessi durante le fasi iniziali esposti sul gradino prodotto dai movimenti di versante.

Consistono di un cuneo di depositi composti da banchi metrici di brecce sciolte, alternati a banchi metrici di scorie saldate (spatter) mescolati a materiale litico. Nella foto (fig. 1) il cuneo si ispessisce andando da destra a sinistra assumendo il massimo spessore contro la parte del Bastimento. Nella stessa foto si scorge inoltre la “velatura lavica” a tetto mentre è più difficile distinguere la base del cuneo di brecce e scorie saldate, anche per la presenza, sul lato sinistro di una notevole quantità di detrito.

La foto della figura 2 mostra il deposito di breccia mescolata a spatter con spessore che cresce verso sinistra. La foto ritrae la parte destra del cuneo deposizionale visibile nella foto precedente (fig. 1). La breccia appare sciolta alla base del deposito (br), mentre sembra parzialmente saldata nella parte centrale per la presenza di un’elevata quantità di spatter mista ai blocchi litici. Un sottile strato di breccia sciolta (br) è presente anche a tetto dell’unità, immediatamente sotto la velatura lavica. Il carattere di “velatura” della lava (circa 20 centimetri di spessore) è perfettamente apprezzabile così come pure è ben visibile il carattere mantellante della lava

Figura 2: B – Deposito di breccia sciolta (br) e agglutinato di spatter (ag) e litici emesso durante la fase esplosiva iniziale ai piedi del Bastimento. A – Depositi vulcanici pre-2002 (lave del 1985). C – Velatura lavica sottile che ammanta l’unità “B”.

A

B

br ag br

C

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stessa. Entrambe queste caratteristiche si accordano bene con una colata lavica veloce e fluida che lascia un sottile strato lavico.

2- (unità “A” in foto). Depositi formanti il corpo “liscio”, velato di lava, informalmente denominato “panettone”.

I depositi formanti il “panettone” sono stati osservati nelle numerose fratture aperte su tagli verticali profondi fino a 5-7 metri. La foto (fig. 3) mostra la presenza di un blocco angoloso di lava litica di circa due metri di diametro, affogato in un deposito di spatter e litici. Il blocco, esposto sul taglio che limitava il “panettone” verso monte, è indicativo di prossimalità del sito alla bocca eruttiva. Da notare nella parte alta della foto lo strato decimetro di lava che “sigilla” il “panettone” evidenziando il carattere coevo di quest’ultimo e dei depositi di breccia precedentemente descritti. La foto di fig. 4 è stata anch’essa scattata nella parte alta del “panettone”. Essa mostra la struttura interna a elementi saldati appiattiti, mescolati a frammenti angolosi

Figura 3: A – Blocco litico inglobato nel deposito di agglutinato di spatter e litici che formava il “panettone”. B- Velatura lavica che riveste il “panettone

A B

Singolo spatter con bordi densi e interno vescicolato

Figura 4: agglutinato di spatter e litici formanti il “panettone”.

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Nella foto di fig. 5 si vede da vicino la struttura dell’agglutinato di spatter e litici e l’effetto di quenching dei litici sugli spatter.

3- (unità “C” in foto). Colata che forma la “velatura lavica”.

Nella foto di fig. 6 si notano due soggetti: In primo piano si notano brandelli di lava e una velatura lavica che “rimonta” il pendio in corrispondenza di un cambio di direzione verso sinistra del canale seguito dalla lava prima di dare origine a una cascata. La risalita poco prima della cascata e’ accompagnata dalla presenza di “schizzature di lava” indicanti un moto turbolento del flusso con increspature della superficie. La stessa lava è andata a formare, più in basso, una superficie orizzontale sigillata da lava tipo “shelly pahoehoe” a corde. Si vedono due superfici laviche penecontemporanee formatesi però in momenti diversi: la più vecchia (C) ha un colore meno scuro a causa di una

Impronta lasciata dal litico

Figura 5: Dettaglio dell’agglutinato di spatter e litici formanti il “panettone”. Da notare le impronte lasciate dai litici e l’effetto di “quenching” dei litici sugli spatter.

Bastimento

C D

A

Figura 6: Colata lavica fluida che “vela” i materiali eruttivi pre-28 Dicembre 2002 a quota 650 m. circa. La “risalita” sul pendio (evidenziata dalla freccia) dovuta al cambio di direzione, indica l’elevata velocità del flusso. La presenza di “schizzature” (A) più in alto presuppone turbolenza del flusso. C e D: Superfici lisce, a corde della stessa lava “shelly pahoehoe”.

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leggera ricopertura di materiale piroclastico; la seconda (D) è nera e non ricoperta da materiale piroclastico.

4- Strutture legate al processo di colamento secondario del “panettone”. La foto di fig. 7 mostra un fenomeno di “intonacatura” della parete del Bastimento con materiale lavico fresco e di strie prodotte dal colamento di tale materiale con produzione di strutture fragili sulla lava a contatto della parete. Il materiale “colato” altro non era che lo stesso “panettone” che, al piede della parte aveva raggiunto spessori tali da rendere il processo di movimento gravitativo favorito.

Considerazioni

I depositi descritti sono indicativi di attività esplosiva (lancio di blocchi e di spatter) occorsa ai piedi del Bastimento prima dell’emissione della colata lavica veloce. L’attività esplosiva doveva produrre talvolta l’emissione dominante di materiale litico (messa in posto di strati di breccia sciolta) oppure di spatter (formazione di strati saldati e del panettone). La limitata dispersione del materiale litico e la efficace saldature sono entrambi consistenti con un’attività esplosiva molto debole. La distribuzione areale dei

Figura 7: Striature lasciate dallo scorrimento secondario del deposito di spatter nella parete del Bastimento. La linea tratteggiata indica l’altezza raggiunta dall’agglutinato.

Parete del Bastimento

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depositi (panettone e depositi esposti sul gradone a monte), l’incremento di spessore ai piedi della parete del Bastimento e la dimensione massima dei blocchi indicano che il centro eruttivo si trovava ai piedi del Bastimento in una zona compresa tra l’apice superiore del “panettone” e il gradone prodotto dai successivi movimenti di versante. In questo stesso sito il giorno 29 dicembre si è avuta la formazione di una bocca effusiva.

Le fasi eruttive dominate da materiale litico potrebbero corrispondere a momenti di generazione delle valanghe calde formanti il deposito alla spiaggia dei gabbiani. E’ difficile dire se durante l’accumulo dei depositi di spatter ci sia stato o meno una concomitante alimentazione di valanghe più ricche di frazione juvenile.

La foto di fig. 8 scattata in Febbraio conferma in modo chiaro la discesa, lungo il cosiddetto Filo del Fuoco della Sciara, di valanghe calde le cui nubi cineritiche, avrebbero causato la combustione della vegetazione. Non si notano invece effetti sulla vegetazione che indichino una componente di moto tale da causarne l’abbattimento. Tale effetto si accorda bene con lo scarso volume e massa d’urto delle valanghe stesse.

Figura 8: Vegetazione “bruciata” dal passaggio della valanga calda del 28 Dicembre lungo il Filo del Fuoco della Sciara a quota 350-400 m sul livello del mare.

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Per quanto riguarda la lava che sigilla i depositi esplosivi iniziali le osservazioni compiute in zona prossimale indicano che all’atto della sua emissione, l’attività esplosiva era già conclusa. La lava proveniente da zone più alte di quota 600m, secondo la testimonianza di Carlo Lanza, sarebbe stata emessa copiosamente dal cratere 1 muovendosi verso valle a gran velocità. Tale ricostruzione è compatibile con la presenza di “schizzatura” di spatter legata alla turbolenza del moto in corrispondenza di curve del canale, e all’effetto di velatura della precedente superficie. Tale effetto potrebbe essere legato sia ad un elevata portata, sia ad un’elevata velocità del flusso. Gli effetti legati alla dinamica del moto e che presuppongono bassa viscosità, sono peraltro in accordo con morfologie di tipo “shelly pahoehoe” e allo spessore sottile delle velature laviche.

Figura

Figura 1: Deposito di “hot avalanche” (A) e conoide detritico velato di lava (B) possibilmente prodotta dal   crollo del bordo del cratere 1 la sera del 28
Figura 1: Panoramica delle principali unità eruttive del  28  Dicembre  2002.  A:  “Panettone”  velato  di  lava  composto  dall’agglutinato  di  spatter  e  litici
Figura  2:  B  –  Deposito  di  breccia  sciolta  (br)  e  agglutinato di spatter (ag) e litici emesso durante la fase  esplosiva  iniziale  ai  piedi  del  Bastimento
Figura  3:  A  –  Blocco  litico  inglobato  nel  deposito  di  agglutinato di spatter e litici che formava il “panettone”
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