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PARTE SPERIMENTALE

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Academic year: 2021

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Premessa

Questa tesi è stata effettuata nell'ambito di un progetto di ricerca finanziato dall'Agenzia Regionale Sviluppo e Innovazione Agricola (A.R.S.I.A.) riguardo la "Valorizzazione della zootecnia toscana attraverso

l'ottimizzazione dell'utilizzazione delle risorse pascolive in aree collinari e montane ed attraverso l'utilizzo di fonti proteiche alternative alla soia più idonee per le realtà zootecniche regionali". Più in particolare il lavoro è

riferito al sotto-progetto che riguarda il "Miglioramento delle produzioni animali attraverso la razionalizzazione della gestione dei pascoli nei territori della Val Tiberina".

Nella prima parte della tesi, è stato trattato l'argomento che riguarda la valorizzazione del territorio montano mediante il miglioramento dei cotici erbosi da utilizzare dagli animali al pascolo; e come l'allevamento del bestiame, nelle realtà collinari o montane, deve essere una valida soluzione ai problemi legati al territorio. Tra questi ricordiamo l'eccessiva declività, e in generale le condizioni pedo-climatiche sfavorevoli, che non permettono di svolgere un' agricoltura razionale e intensiva.

L'attività zootecnica può contribuire, specialmente in molte zone collinari svantaggiate come la Valtiberina, ad aumentare i redditi delle imprese agricole, consentendo di sfruttare e gestire razionalmente le risorse pascolive. Il pascolamento, oltre a rappresentare un importante fattore economico, poiché permette di contenere i costi di produzione del bestiame, risulta di notevole importanza ai fini del mantenimento dell'equilibrio ambientale del territorio. La presenza del cotico erboso rappresenta un sistema di controllo efficace e prioritario contro i dissesti idrogeologici, come in molte zone declive situate sulla dorsale Appenninica.

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La Valtiberina si trova sull'estrema punta orientale del territorio toscano; come zona di confine, in passato, è stata luogo di molte vicissitudini belliche, sottoposta nel corso dei secoli sia alle mire espansionistiche di Arezzo, sia agli attacchi da parte delle milizie dei potenti dell'Italia Centrale. Con la famosa battaglia di Anghiari, nel XIV° sec. entrò nell’orbita di Firenze, che ne sancì la definitiva annessione al Ducato.

La struttura economica della Valtiberina è stata tradizionalmente incentrata sull’agricoltura e sullo sfruttamento del patrimonio boschivo; nel corso dei secoli si sono poi affiancate attività manifatturiere, come l’artigianato e la coltivazione del tabacco. Nell'ultimo secolo, con la ripresa economica degli anni sessanta, si è sviluppata un'importante industria tessile, calzaturiera ed alimentare; facendone oramai uno fra i più consolidati distretti agro-industriali della Toscana.

Il territorio della Valtiberina è situato nella provincia di Arezzo, si estende su una superficie circa di 323.195 ha. Secondo gli ultimi parametri I.S.T.A.T., la provincia Aretina è suddivisibile principalmente in due ambienti pedoclimatici, un territorio di montagna con un'estensione pari a circa 128.812 ha, e uno di collina con un'estensione pari a circa 194.384 ha, con un indice di boschività del 46,5%.

La Provincia di Arezzo è caratterizzata da un sistema di valli, sul fondo delle quali si trovano gli agglomerati urbani più importanti, che il Piano di Coordinamento Territoriale Provinciale ha distinto in cinque zone:

ƒ la Piana Aretina; ƒ il Valdarno; ƒ la Valtiberina; ƒ la Val di Chiana; ƒ il Casentino.

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Geograficamente la Valtiberina è posizionata nell'estremità settentrionale della fossa tettonica del Tevere, delimitata dall'Alpe di Poti e dall'Alpe della Luna. Quest’area si presenta con un sistema di strette valli con formazioni di pendii acclivi e zone pianeggianti, limitate alla fascia territoriale ove scorre il fiume Tevere e dove si concentrano i centri urbani maggiori.

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Il paesaggio è morfologicamente suddivisibile in tre aree: la zona montana a nord e ad est, occupata da ampie superfici forestali con presenza di prati permanenti e pascoli; quella collinare, destinata prevalentemente a colture cerealicolo-zootecniche e una parte pianeggiante interessata da colture erbacee intensive come il tabacco.

ƒ La parte dell’alta Valtiberina comprende i territori dei comuni di Caprese Michelangelo, Pieve Santo Stefano, Badia Tedalda, Sestino e parzialmente quelli di Sansepolcro e Anghiari.

Le fasce altimetriche variano da 200 a 1300 metri, con le aree più in alte occupate da bosco di querce, faggete e castagneti. Recentemente sono stati fatti numerosi interventi di rimboschimento di conifere; in molti casi il bosco è interrotto da aree destinate a prato-pascolo e da colture foraggere.

ƒ La parte collinare interessa il Comune di Monterchi e parzialmente quello di Anghiari; la maggior parte di questo territorio ricade nella fascia tra i 300 e i 600 metri d'altitudine.

ƒ Le zone pianeggianti sono limitate dal bacino fluviale del Tevere, dove si concentrano i maggiori centri urbani: Anghiari e Sansepolcro, con altitudine che arriva fino a 300 metri s.l.m. Gran parte della superficie è occupata da seminativi, destinati in particolare a colture erbacee intensive come il tabacco e colture cerealicolo-zootecniche.

La Valtiberina si presenta come uno degli ambiti provinciali più ricchi da un punto di vista naturalistico, infatti in questa area ricadono ben 12 siti protetti sui 34 della provincia di Arezzo. Le principali Riserve Naturali presenti nel territorio della Comunità Montana sono: la Riserva Statale delle Formole che si estende per circa 247 ha; la Riserva Statale del

Poggio Rosso che si estende su 19 ha e la Riserva Statale della Fungaia

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Inoltre sul territorio sono rilevanti anche le zone a protezione speciale (Z.P.S.), siti di interesse comunitario (S.I.C.), nazionale (S.I.N.) e regionale (S.I.R.).

Nel comprensorio della Valtiberina sono presenti grosse estensioni di terreno che possono essere utilizzati solo dagli animali al pascolo, una delle razze bovine più numerose che vengono allevate è la razza Chianina, che proprio nella vicina Valdichiana ha avuto la sua origine.

In quest'ambiente l'utilizzazione del pascolo, rappresenta insieme all'allevamento dei bovini da carne, una delle più importanti attività economiche. Ad inizio progetto sono state individuate due aziende rappresentative del comprensorio; di cui una localizzata nel comune di Badia Tedalda, costituita da terreni di proprietà privata, mentre l'altra, localizzata nei pressi del Lago Montedoglio, nel comune di Pieve Santo Stefano, costituita da terreni demaniali.

Sui territori di queste due zone del comprensorio, è stata effettuata la fase sperimentale della ricerca, finanziata dall'A.R.S.I.A. e condotta da personale del D.A.G.A. dell'Università di Pisa, e dal D.I.S.A.T. dell'Università di Firenze, che hanno avuto il compito di valutare la produzione quanti-qualitativa del cotico, la composizione botanica dei cotici naturali, l'utilizzazione di alcune varietà di essenze erbacee per aumentare la produzione quanti-qualitativa dei cotici.

Inoltre, con l'obiettivo di incrementare le rese al macello delle due aziende, sono state valutati i parametri riproduttivi sugli animali di razza Chianina allevati e, dal punto di vista sanitario, sono stati eseguiti controlli sugli endoparassiti che potevano essere presenti negli animali e condizionare le loro produzioni. Queste ultime verifiche sono state svolte grazie alla collaborazione col settore di Parassitologia del Dipartimento di Patologia Animale, Profilassi e Igiene degli Alimenti dell'Università di Pisa.

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5.

MATERIALI E METODI

5.1 Le

aziende

campione: il caso di studio

5.1.1 Azienda Fresciano

L'azienda è situata in località Fresciano nel Comune di Badia Tedalda in provincia di Arezzo, ad una altitudine di 750 m.s.l.; ha una superficie totale di circa 500 ha e alleva bovini di razza Chianina. I terreni si sviluppano in una fascia altimetrica compresa tra i 700 e i 1000 metri; nella zona più bassa, si coltivano seminativi, che si estendono su una superficie di circa 200 ha. La restante superficie aziendale è suddivisa in boschi (estensione di circa 140 ha), intervallati da pascoli permanenti (circa 100 ha), e prati permanenti (circa 60 ha).

L'azienda dispone di due stalle in muratura di tipo tradizionale, provviste di una corsia di alimentazione centrale, munite di paddock esterno, con la funzione di accogliere gli animali di ritorno dai pascoli nella stagione primaverile-estiva, e di permettere il movimento dei soggetti durante la stagione invernale.

L'indirizzo produttivo dell'azienda è finalizzato alla linea vacca-vitello, con lo scopo principale della vendita del vitello svezzato; vengono, inoltre, anche ingrassati alcuni vitelli per il consumo interno.

L'azienda, dal 1998, si è indirizzata verso l'allevamento di bovini da carne, quando sono stati comprati circa dieci capi da allevamenti presenti nelle vicinanze; negli anni sono stati acquistati altri capi, fino a raggiungere un nucleo adeguato alla disponibilità foraggera e alla capienza delle stalle. Gli animali sono mantenuti al pascolo indicativamente da Aprile a Novembre (secondo l'andamento climatico stagionale), vengono alimentati esclusivamente con foraggi naturali, mentre durante l'inverno, sono allevati

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in stalla e alimentati con foraggi conservati, come fieno, mais e favino coltivati nell'azienda stessa.

Dal registro di stalla è stato evidenziato che, negli ultimi mesi del 2005, erano presenti in azienda 144 soggetti di cui 15 maschi e 129 femmine. Dei 15 maschi, 5 risultavano acquistati da altri allevamenti, nel periodo compreso tra il 2000 (anno d'inizio dell'attività) e il 2005, mentre i restanti 10, risultavano nati in azienda nel corso dei cinque anni.

Il gruppo delle femmine risultava il più eterogeneo, con 9 capi acquistati da altro allevamento (M), 55 di prima iscrizione (R), e 80 nati in azienda a partire dal 2000 (N) (Tabella 7).

In Tabella 8 sono riportate il trend delle nascite dei vitelli, avvenute in azienda, nel periodo compreso tra Gennaio 2000 e Novembre 2005.

Tabella 7: Animali presenti in azienda e cause di ingresso

Cause Ingresso Soggetti Totali femmine Totale maschi

M 9 4 5 R 55 55 0 N 80 70 10

Totale capi 144 129 15

Tabella 8: Capi nati in azienda dal 01.01.2000 al 07.11.2005

Anno Vitelli nati Totali femmine Totale maschi

2000 9 9 0 2001 0 0 0 2002 12 12 0 2003 17 17 0 2004 14 14 0 2005 (Nov.) 28 18 10 Totale 80 70 10

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Foto 2: Bovini in stalla

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5.1.2 Azienda Pieve

L'azienda si trova nelle vicinanze del Lago di Montedoglio situata nel Comune di Pieve Santo Stefano in provincia di Arezzo, ha una superficie di circa 500 ettari, con terreni in parte di proprietà e in parte in affitto dalla Comunità Montana.

La superficie complessiva dell'azienda si estende dai 300 ai 700 m.s.l., è caratterizzata da due diverse zone: una pianeggiante destinata ai seminativi, dove sono presenti terreni fertili e irrigui (disponibilità d'acqua per la vicinanza dell'invaso artificiale); una collinare, con terreni meno fertili caratterizzati da rocce affioranti e abbondante scheletro, gli unici impieghi economicamente validi rimangono il pascolo naturale e i pascoli seminati, sfruttabili con l'allevamento del bestiame.

Inoltre in questa zona, a causa della giacitura declive del suolo, risulta problematica un'adeguata regimazione delle acque meteoriche, fatto che ha determinato problemi durante la prova sperimentale, specialmente nel momento delle lavorazioni principali quando si è sciolta la neve presente. L'azienda dispone di due stalle, una posta nella parte alta, per accogliere gli animali di ritorno dai pascoli, e una nella parte bassa, destinata al ricovero invernale per l'ingrasso dei vitelli.

Nell'azienda si allevano bovini da carne di razza Chianina. L'indirizzo zootecnico dell'azienda è molto recente (l'attività è iniziata nel corso del 2003), quando l'allevatore ha comprato circa 150 capi, da altri allevamenti presenti nella provincia d'Arezzo. Dal registro di stalla aziendale, aggiornato agli ultimi mesi del 2005, è possibile osservare che erano presenti 233 soggetti, suddivisi in 46 maschi e 187 femmine.

Nel corso dei tre anni (2003, 2004 e 2005), la quota di animali comprati da altri allevamenti è stata di 197 (M), mentre gli animali nati in azienda sono stati 36 (N). (Tabella 9)

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Tabella 9: Situazione degli animali presenti e cause di ingresso in azienda

Cause Ingresso Soggetti Totali femmine Totale maschi

M 197 166 31 N 36 21 15

Totali capi 233 187 46

Tabella 10: Capi nati in azienda a partire dal 01/01/2003 al 07/11/2005

Anno Vitelli nati Totali femmine Totale maschi 2003 12 8 4 2004 14 7 7

2005 (Nov.) 10 6 4

Gli animali sono mantenuti al pascolo indicativamente dal mese di Aprile a Novembre (secondo l'andamento climatico stagionale); durante l'inverno, sono allevati in stalla, e alimentati con fieno, insilato di mais e orzo prodotti in azienda, oltre a favino, soia e integrazioni minerali.

L'indirizzo produttivo dell'azienda è quello della linea "vacca-vitello"; i vitelli nati sono tutti ingrassati all'interno dell'azienda, e destinati alla macellazione. L'azienda propone la vendita delle carni, sia alla grande distribuzione, sia con la vendita diretta, in apposito spazio adibito a spaccio.

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Foto 4: Animali al pascolo sul cotico naturale

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5.2 Andamento termopluviometrico nel periodo di prova

I dati termopluviometrici, elaborati e concessi dal Centro Operativo Regionale A.R.S.I.A., Servizio Agrometeorologico Regionale di Pisa, provengono da una stazione metereologica rappresentativa dell’areale di indagine, posta a Pieve Santo Stefano in provincia di Arezzo, ad una quota altimetrica di 800 metri s.l.m.

Per l’analisi del clima sono stati osservati i valori medi mensili registrati nel corso dei quttro anni di sperimentazione (2003, 2004, 2005 e 2006), con riferimento alla temperatura misurata in gradi Celtius e alla piovosità misurata in millimetri di pioggia, riportati nella tabella relativa.

Per meglio caratterizzare l’andamento climatico della zona oggetto della sperimentazione, ci siamo serviti dei climodiagrammi di Walter e Lieth (1960). Attraverso questi diagrammi climatici, infatti, è possibile analizzare contemporaneamente la temperatura e la piovosità di una medesima regione.

Nella costruzione del grafico a doppia ordinata, il valore della temperatura media mensile e quello della piovosità media mensile, stanno nel rapporto di 1:2, cioè a 10 gradi centigradi corrispondono 20 millimetri di pioggia secondo le indicazioni grafiche proposte da Gaussen (1954).

Con questo particolare metodo grafico di rappresentazione, vengono evidenziate lungo l’arco dell’intera stagione vegetativa tre situazioni sub

stagionali:

1. La stagione umida, rappresentata da quella parte dell’anno, in cui la curva delle precipitazioni è al di sopra della curva delle temperature.

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2. La stagione arida, rappresentata da quella parte dell’anno, in cui la curva delle precipitazioni è al di sotto della curva delle temperature medie mensili.

3. La stagione siccitosa, che viene ricavata attraverso un artificio grafico, costruendo in scala ridotta, la curva delle precipitazioni (10°C=30mm).

I climodiagrammi costruiti sulla base dei rilievi sperimentali termopluviometrici, oltre a fornire l’andamento delle temperature e piovosità medie, individuano i periodi in cui sarà possibile assistere ad una ricrescita dell’erba. Quest'ultima situazione, è favorita da condizioni climatiche favorevoli, e periodi in cui, al contrario, si ha un arresto dello sviluppo vegetativo.

La rappresentazione grafica delle tre diverse stagioni: umida, arida e

siccitosa, ci permette di mettere in relazione le curve di crescita dei cotici

erbosi con l’andamento climatico della zona.

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5.3 Le parcelle sperimentali

5.3.1 Azienda Fresciano

Il progetto è iniziato nell'autunno del 2003 quando sono state compiute delle lavorazioni principali per la preparazione dei terreni destinati alle prove sperimentali. Nel Novembre del 2003, è stata eseguita un'aratura alla profondità di 20 cm., seguita da un'erpicatura superficiale. Nella primavera successiva, nel momento in cui è stato possibile riprendere le operazioni colturali dopo le nevicate invernali, sono state effettuate le delimitazioni delle parcelle sperimentali. Sono stati scelte due diverse zone da destinare alle prove:

ƒ Una prima zona di 1,5 ha caratterizzata da terreno con roccia affiorante ma che non presentava un eccessiva pendenza, è stata destinata al pascolo naturale.

ƒ Una seconda zona di 1,5 ha di terreno è stata divisa in 3 parcelle di 5000 m2 ciascuna; qui sono state eseguite delle semine, con tre differenti miscugli di prato stabile (M1, M2, M3), per mezzo di uno

spandiconcime granulare a disco singolo, messo a disposizione dal proprietario dell'azienda. Il terreno dove è stata svolta la prova, presentava una pendenza media del 40% circa, e nella parte più bassa del campo una presenza abbondante di scheletro.

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Foto 7: Foto satellitare delle parcelle sperimentali dell'azienda

ui miscugli seminati e sul testimone naturale sono state poste delle gabbie metallo, della superficie di un 1m2, per proteggere la vegetazione delle

el pascolo naturale sono state poste quattro gabbie di esclusione munite

i differenti aeree della stessa

parcella, affinché fosse garantita una maggiore ccolta dei campion i miscugli, poiché le aree avevano dimensioni minori, sono state posizionate soltanto due gabbie per ogni risorsa.

S in

parcelle dall'azione di pascolamento degli animali presenti. N

d cartellino rigido in plastica, poste in due

omogeneità nella ra i del cotico. Su

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Si riporta la composizione botanica dei 3 miscugli e dei 3 erbai:

ƒ Miscu erficie di 5000 m2

Dose di semina (Kg/ha) glio 1 (M1) sup Specie Lolium perenne 4 Dactlylis glomerata 5 Poa pratensis 1,5 Trifolium repens 1 Trifolium pratense 1 Onobrychis viciifolia 5 ƒ Miscuglio superficie di 5000 m2

Dose di semina (Kg/ha) 2 (M2) Specie Lolium perenne 4 Dactlylis glomerata 5 Poa pratensis 1,5 Trifolium pratense 1 Medicago sativa 5 Onobrychis viciifolia 5 ƒ Miscuglio 3 (M3) superficie di 5000 m2

Specie Dose di semina (Kg/ha)

Lolium perenne 4 Dactlylis glomerata 4 Poa pratensis 1,5 Trifolium repens 1 Medicago sativa 6 Onobrychis viciifolia 4

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Foto 8: Parcella del pascolo naturale

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5.3.2 Azienda Pieve

Le prove sono state svolte nell'azienda collocata nei pressi dell'invaso artificiale di Montedoglio, presso il Comune di Pieve Santo Stefano in

rovincia di Arezzo.

la scelta delle zone teressate alla prova sperimentale. Durante la primavera del 2004, dopo che i terreni si sono resi liberi dalle precipitazioni nevose dei mesi invernali, sono state eseguite una serie di lavorazioni. Prima è stata fatta un erpicatura poi la semina, infine una rullatura, per migliorare la profondità del seme posizionato sul terreno.

Sono state individuate due zone: la prima di 1 ha utilizzata come pascolo naturale; una seconda di 2 ha, suddivisa in due settori di identiche superfici, sui quali è stata effettuate una semina, con due tipologie di miscugli (M4 e M5).

oto 7b: Foto satellitare delle parcelle sperimentali p

Nel Novembre del 2003 ha preso avvio il progetto con in

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Il miscuglio 4 (M4) è stat rcella in

due diverse zone; il campo "A" con una pendenza media del 20%, dove sono state collocate due gabbie di esclusione e il campo "B" con una pendenza media del 45%, dove sono st

Il m inato su una particella misurante circa 1 ha su un terreno con una pendenza media del 30%, dove sono state collocate 4

abbie di esclusione.

a composizione botanica dei 2 miscugli era così composta:

ƒ Miscuglio 4 (M4)

Dose di semina (Kg/ha) Dose x specie (Kg/ha) o seminato su una pa di 1 ha, dislocato

ate collocate altre due gabbie. iscuglio 5 (M5) è stato sem

g L

Specie

Lolium perenne 3 6

Dactylis glomerata 5 10

Medicago sativa 4,5 9

Lotus corniculatus 1 2

Trifolium pratense 1,5 3

Onobrychis viciifolia 4 8

ƒ Miscuglio 5 (M5)

Specie Dose x specie (Kg/ettaro) Kg in due ettari

Lolium perenne 4 8 Dactylis glomerata 4 7 Poa pratensis 1.5 3 Trifolium repens 1 2 Medicago sativa 5 10 Onobrychis viciifolia 4 8

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Foto 10: Parcella del pascolo Naturale

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5.4 La valutazione dei parametri quanti-qualitativi dei cotici

ƒ Valutazione degli aspetti quantitativi della produzione

La campionatura per la definizione delle curve di crescita, ha seguito le linee guida del metodo Corral, proposto dai ricercatori del "Grassland Research Institute" e modificato dal D.I.S.A.T. dell'Università di Firenze. Questo metodo consente di determinare l’andamento produttivo del cotico preso in esame, tramite sfalci consecutivi eseguiti ogni 15 giorni su superfici di 1 m2; è stato possibile comporre delle curve di crescita rappresentative di tutti i tipi di cotico per l’anno 2004, 2005 e 2006.

Il taglio dell’erba è stato eseguito con forbici da giardiniere, successivamente il materiale prelevato è stato posto in buste di plastica, chiuse ermeticamente, per impedire l’evapotraspirazione dei tessuti vegetali recisi. All’interno di ognuna di queste buste, è stata posta un’etichetta, sulla quale è stata riportata la superficie tagliata, l’azienda in cui è stato fatto il prelievo, il tipo di cotico e la data. Il campione, inoltre, è stato pesato sul posto con bilancia portatile da campo per calcolarne il peso fresco, e successivamente dopo esser stato portato presso il laboratorio del dipartimento, è stato posto in stufa per determinare il peso e secco ed effettuare le analisi chimiche.

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ƒ Valutazione degli aspetti qualitativi dei foraggi

Sui campioni raccolti sono state effettuate le determinazioni analitiche eguendo la metodologia Weende e Van Soest, presso il laboratorio della sezione di Scienze Zootecniche del D.A.G.A. dell’Università di Pisa.

Sui ca ’analisi è stata determinata la sostanza secca, me n

% tutt ttuate.

ƒ erminazione dell’azoto secondo il metodo

ƒ diante idrolisi acido-base secondo quanto

ƒ

ƒ Ceneri: incenerimento in muffola a 550°C, fino alla scomparsa dei

ellulosa, emicellulosa e lignina; l’A

(lignin (ceneri acido

ins

compo eribilità ed i potenziali

s

mpioni destinati all

tte do il campione fresco in stufa a 65°C, alla quale saranno riferite in e le determinazioni analitiche effe

Proteina grezza: det Kjeldhal (N · 6,25). Fibra grezza: me

specificato nel metodo Weende.

Estratto etereo: mediante estrazione con etere di petrolio in apparecchio Soxhtec.

residui carboniosi.

ƒ Estrattivi inazotati: costituiti da glucidi, acidi organici e pectine, si determinano come complemento a 100 della somma delle altre componenti (proteina grezza, fibra grezza, estratto etereo, ceneri).

Per valutare la qualità della fibra del foraggio, abbiamo determinato, per ogni campione, le costituenti fibrose secondo il metodo Van Soest: l’NDF (fibra al detergente neutro) composta da c

DF (fibra al detergente acido) composta da cellulosa e lignina; l’ADL a al detergente acido) composta da lignina; AIA

olubili) che rappresentano il contenuto di silice. La conoscenza di tali nenti fibrose ci permette di valutare la dig

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ƒ NDF: rappresenta la frazione fibrosa totalmente digeribile dai ruminanti e parzialmente digeribile dai monogastrici.

ƒ ADF: rappresenta la frazione fibrosa parzialmente digeribile dai

la frazione fibrosa assolutamente non digeribile né da ruminanti, né dai monogastrici.

è correlato con il livello di ingestione, in quanto stima bro del foraggio.

Dall’elaborazione dei dati relativi alle componenti fibrose, siamo in grado di determinare il contenuto in % sulla sostanza secca, di cellulosa ed emicellulosa:

ato possibile individuare il valore nutritivo unitario di ogni singolo campione di foraggio, espresso in UFL/kg di SS e UFC/kg di SS. Questi parametri sono stati determinati utilizzando le equazioni proposte da Lanari ed Antongiovanni (D. Lanari et al, 1991; M. Antongiovanni, 1993).

ruminanti e non digeribile dai monogastrici. ƒ ADL: rappresenta

In più l’NDF l’ingom

ƒ NDF – ADF = Emicellulosa ƒ ADF – (ADL + AIA) = Cellulosa

Sulla base dei rilievi precedentemente descritti, e delle determinazioni analitiche eseguite, è st

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5.5 Controlli

endoparassitari

degli animali nelle Aziende

5.5.1 La raccolta dei campioni

Le analisi coprologiche hanno interessato un pool di animali delle due aziende al fine di determinare la situazione parassitologica dei soggetti. La raccolta dei campioni, è stata effettuata una prima volta alla fine di Novembre del 2004, mentre la seconda a distanza di un anno, dopo che tutti gli animali erano rientrati in stalla dai pascoli.

E' stato eseguito un campionamento su un pool di animali presenti nelle due aziende, in base al sesso e all'età, per mezzo del sistema anagrafico aziendale.

Le operazioni in stalla sono state svolte da un operatore, dotato di idonea attrezzatura per il prelievo delle feci, che sono state poste all'interno di sacchetti di plastica e immediatamente sigillati e contrassegnati con la data e il cartellino del soggetto analizzato.

I campioni di feci raccolti, sono stati conservati a temperatura di 4°C, e sottoposti nei due giorni successivi, ad esami parassitologici qualitativi e quantitativi presso il laboratorio del settore di Parassitologia della Facoltà di Medicina Veterinaria. Una parte dei campioni, sono stati congelati e mantenuti ad una temperatura di - 20°C, in modo da essere pronti per ulteriori analisi nei giorni successivi.

In quest'ultimo caso, le feci sono state scongelate a temperatura ambiente, per circa 12 ore, prima di svolgere le analisi in laboratorio.

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5.5.2 Le determinazioni analitiche

I campioni sono stati analizzati mediante esami copromicroscopici qualitativi e quantitativi, che permettono di evidenziare gli elementi parassitari (uova di elminti ed oocisti di coccidi), le cui caratteristiche sono riportate nella tabella 11.

Tabella 11: Principali caratteristiche delle uova od oocisti osservate all'esame coprologico (Ambrosi 1995)

Parassita Forma Dimensioni µm

Strongili gastrointestinali ellissoidale 80-100 x 50

Nematodirus spp. ellissoidale a poli uguali 150-250 x 100 Trichuris spp. a limone 70-80 x 40

Paramphistomum spp. ellissoidale 130-150 x 75

Fasciola hepatica opercolate, ovoide 130-150 x 60-90

Dicrocelium 35-45 x 20

Moniezia benedeni cubiche 70 - 95 Eimeria spp. sferica-ellissoidale 10 - 50

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Gli esami copromicroscopici qualitativi sono stati effettuati in soluzioni acquose con densità tale da separare le particelle fecali, e permettere di evidenziare oocisti di Coccidi, uova di Strongili, uova di Strongiloidi, uova di Trichuridi, uova di Ascaridi.

Su campioni di feci bovine sono state compiute le seguenti analisi coproparassitologiche:

ƒ Flottazione in soluzione satura di cloruro di sodio (p.s. 1,200)

Cinque grammi di feci sono state stemperate e setacciate su un colino in circa 30 ml. di soluzione satura di cloruro di sodio, sino ad avere una sospensione omogenea.

La sospensione è stata trasferita in un cilindro di 15 ml., sino ad avere in superficie, un menisco sporgente dal bordo. Un vetrino coprioggetti, di poco più grande del diametro del cilindro, è stato posto sul menisco e lasciato circa 20 minuti, dopodiché è stato trasferito su un vetrino portaoggetti ed è stato esaminato al microscopio ottico. Questa tecnica qualitativa, mette in evidenza la presenza di elementi leggeri: oocisti coccidiche, uova di cestodi ciclofilleidi, uova di nematodi.

ƒ Flottazione in soluzione iodio mercurata (p.s. 1,450)

La metodica segue lo stesso procedimento della flottazione con soluzione satura di cloruro di sodio, ma dato il maggior peso specifico della soluzione, mette in evidenza anche le uova di Trematodi come

Dicrocoelium spp.

ƒ Esame quantitativo secondo la metodica Mc Master

Cinque grammi di feci sono state stemperate e setacciate con un colino in circa 30 ml. di soluzione satura di cloruro di sodio, sino ad avere una soluzione omogenea.

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La sospensione è stata trasferita su un vetrino Mc Master, mediante pipetta pastér, fornito di due camere di lettura, per la ricerca di uova di strongili gastrointestinali e oocisti coccidiche. La sensibilità di questa metodica è di 20 uova (UPG) o oocisti (OPG) per grammo di feci analizzate.

ƒ Sedimentazione rapida

Dieci grammi di feci sono stati posti in un setaccio a maglie fini, ben adattabile all'imboccatura di un bicchiere conico da 500 ml. Il tutto è stato posto sotto un tenue filo d'acqua, e operando di continuo, il materiale fecale è stato rimescolato fino ad avere nel bicchiere circa 250 ml. di sospensione. Allontanato il colino, sono state aggiunte al filtrato alcune gocce di tensioattivo Tween 20 all'1%, e il tutto è stato agitato con una spatola in modo delicato per non provocare schiuma.

Successivamente, il surnatante dopo aver sedimentato per quattro minuti, è stato allontanato con alcune gocce del tensioattivo, poi è stata aggiunta acqua fino al livello di 250 ml.

L'operazione è stata ripetuta varie volte, fino a completa chiarificazione del surnatante. L'esame mediante osservazione stereoscopica del sedimento, ha permesso di mettere in evidenza uova di trematodi: Fasciola spp. e

Paramphistomun spp.

ƒ Ricerca di Strongili polmonari mediante sedimentazione

L'apparato di Baerman, costituito da un imbuto al cui gambo viene posta una piccola provetta, è stato riempito per 3/4 di acqua; nella parte apicale è stata posizionata una rete a maglie sottili. Sulla rete metallica, viene messo il campione fecale (circa 3-4 grammi). Dopo 24 ore si stacca la provetta dall'apparato, e viene esaminato il suo contenuto al microscopio stereoscopico, per la ricerca di larve di strongili polmonari.

Figura

Figura 2: Il territorio della Valtiberina
Tabella 7: Animali presenti in azienda e cause di ingresso
Foto 3: Bovini al pascolo
Tabella 9: Situazione degli animali presenti e cause di ingresso in  azienda
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